Remus non credeva all’amore e-vissero-tutti-felici-e-contenti. 

Non credeva al colpo di fulmine, non credeva al filo rosso del destino. 
L’unico filo di cui aveva sentito parlare, era la storia di uno che si fece un piercing, da cui spuntò un filo bianco -non rosso. 
Lo tirò via, e venne fuori che era un nervo. 
Ahia.  

  

Se c’era davvero un filo, e se davvero tutti ne avevano almeno uno, il mondo doveva essere pieno di nodi, ingarbugliato come una ragnatela.  
Camminarci senza inciampare ad ogni passo sarebbe stato impossibile. 
Quindi Remus, queste storie d’amore struggente e passionale, le lasciava a Madama Piedidiburro -o a James Potter, ma non glielo diciamo questo.  

 Almeno finché non conobbe Sirius Black. 

  

James, era tutto il contrario. 
James era:  
Prendere una chitarra, suonarla sotto il suo balcone.  
James era:  
Tagliare l’erba del campo di Quidditch, il giorno del suo compleanno, così che dicesse Cara mia, quanto t’amo.  
James, ancora, era:  
Bouquet di gigli gialli e girasoli e rose gialle, un prendisole giallo, un cappello con sopra un altro girasole. 
Solo perché una volta gli aveva detto che era il suo colore preferito. 
“Ma sta così male con il colore dei suoi capelli, Jamie!” Gli aveva detto Mary.  
Allora lo aveva cambiato, con un colpo di bacchetta. 

Verde smeraldo. 

Come i tuoi occhi, amore mio. 

  
Almeno finché non imparò davvero a conoscere Lily Evans. 

  

  

“Come ci siamo ridotti così, mio caro vecchio Luni?” 
James gli passa un braccio sulle spalle, rubandogli la sigaretta.  
Da un tiro, tossisce, e gliela rimette fra le dita facendo finta di nulla. 
“Non chiedermelo.” Risponde Remus.  

  

Solo una cosa, avevano in comune.  

  

Quando si innamorarono fu per sempre.