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Autore: Justice Gundam    21/02/2023    1 recensioni
Il Confine dell'Oceano, un gruppo di rigogliose isole nelle vicinanze del Primo Continente. Un gruppo di coloni, facenti parte di una spedizione del Regno di Estania, in cerca di un luogo dove iniziare la loro nuova vita. Gli avventurieri che vegliano su di loro e mantengono la sicurezza. Ma una minaccia terribile incombe su di loro: un esercito di insetti giganteschi e creature insettoidi è apparso all'improvviso e minaccia l'incolumità degli abitanti. Una manciata di esperti, maghi e combattenti saranno gli unici in grado di proteggere i coloni del Confine dell'Oceano da questa mostruosa invasione...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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Pathfinder: L'Isola degli Insetti Giganti

Una fanfiction di Pathfinder scritta da: Justice Gundam

 

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Capitolo 10 - La fine di Pasiega

Erano già passati diversi giorni dalla spedizione di Albion e dei suoi compagni nell'entroterra.

Da quel giorno, le truppe di stanza a Pasiega avevano rafforzato la sorveglianza. Il comandante Verdugo, non volendo correre rischi, aveva istituito alcune pattuglie che si occupavano di tenere d'occhio il perimetro della colonia, in modo da avvistare con buon anticipo eventuali minacce. Albion, Draig e i loro compagni si erano offerti volontari per fare anche loro dei turni, e avevano già partecipato a diverse ronde. Ma fino a quel momento, la situazione era rimasta la stessa - calma ma tesa, come se da un momento all'altro la cittadina coloniale si aspettasse che apparisse qualcun altro di quegli insetti giganti e attaccasse i coloni.

Quel giorno, Draig stava partecipando alla ronda che percorreva il confine nord della cittadina. Diversi soldati, ognuno di essi vestito dell'uniforme dell'esercito estaniano e armato di alabarda e balestra,tenevano d'occhio i confini della loro terra, e in mezzo a quel gruppo di uomini così compiti e disciplinati, il dragonide barbaro si sentiva quasi fuori posto. Certo, con il suo fisico possente e il suo abbagliamento minimale, spiccava enormemente tra le guardie.

Il possente guerriero tenne ben stretta la sua lancia in una grande mano artigliata, mentre il suo sguardo acuto spaziava da un lato all'altro dell'orizzonte e lungo la macchia verde smeraldo della giungla che sorgeva a non più di un chilometro da lì. Draigsi sentiva un po' combattuto, in quel momento. Da un lato, non gli sarebbe dispiaciuto che qualcuno di quegli insetti giganti attaccasse – sarebbe stato una piacevole diversione dalla noia di quella ronda in cui non accadeva nulla.D'altro canto, il fatto che non si presentasse nessuno di quei mostri voleva dire che Pasiega poteva ancora dormire sonni tranquilli, e per Draig questo voleva dire che poteva benissimo sopportare un po' di noia. E poi, doveva ammettere che gli sguardi ammirati dei soldati estaniani stuzzicavano la sua vanità, anche se nessuno di loro finora aveva avuto il coraggio di parlargli.

Beh, lui non era certo il tipo che aveva problemi a dare inizio ad una conversazione.

Quando un soldato dai capelli castani, con barba e baffi dello stesso colore, si piazzò vicino a lui, davanti all'ingresso della palizzata che proteggeva Pasiega, Draig si schiarì la voce e cercò di intavolare un discorso. Sarebbe bastato un argomento qualsiasi...

"Buongiorno." disse Draig, rivolgendo al soldato un sorriso quanto più rassicurante possibile. Certo, un possente uomo-rettile sputafuoco non poteva essere troppo rassicurante, non importa quanto ci provasse... ma Draig cercò comunque di metterlo a suo agio, e a giudicare dall'espressione del soldato, ci stava riuscendo abbastanza bene. "Come stanno andando le cose? Vi sta piacendo Pasiega?"

"Oh, senza dubbio, signor Draig." rispose il soldato, facendo un cenno con la testa e un lieve sorriso. "Devo ammettere che all'inizio ero un po' scettico riguardo questa iniziativa del nostro beneamato sovrano... ma vedo che la colonia sta prosperando, e possiamo ritenerci fortunati ad avere lei e i suoi compagni a proteggerci."

Draig rise giovialmente, un suono gutturale e possente. "Hohohohoo! Mi fa piacere sentirvelo dire!" affermò. "Ma potete chiamarmi semplicemente Draig! Non sono certo uno che si formalizza tanto!"

"Beh, in questo caso... sentiti libero di darmi del tu! Tristàn Fajardo, piacere!" rispose il soldato. "Sai... fino a pochi mesi fa ero di stanza a Nueva Bendiciòn, dove facevo parte del contingente assegnato al Mastro Inquisitore Najara. Ma... come potrai immaginare, non era esattamente un posto divertente. Nè un posto dove ci siano tante possibilità di fare carriera."

"Davvero?" chiese Draig. "A uno verrebbe da pensare che fare da guardia del corpo ad una figura così importante nella Chiesa di Estania apra un bel po' di possibilità."

Tristàn alzò le spalle. "Sì, verrebbe da pensarlo. Ma... non credere che il Mastro Inquisitore sia tanto disposto a raccomandare la gente. Tra l'altro, non ero proprio una guardia del corpo... più che altro un soldato al suo servizio. No, quando gli servono guardie del corpo, Najara evoca qualche creatura da chissà quale luogo... I soldati sono lì più che altro per fare scena e per essere carne da macello in caso succeda qualche casino."

Il dragonide alzò gli occhi al cielo. Questa era una cosa che lui, cresciuto nella società meritocratica dei dragonidi, non aveva mai apprezzato della società degli umani - in cui persone meno capaci e meno forti potevano comandare a bacchetta altri che, pur essendo più abili, non avevano lo stesso status sociale. "Quand'è così, hai fatto bene a farti trasferire. E da quanto sei qui?"

"Da sette mesi, più o meno." rispose Tristàn. "Certo, è stato un po' duro all'inizio abituarsi a questa nuova vita. Ma penso di poter dire tranquillamente che Pasiega è diventata la mia seconda casa. Ho un buon lavoro, e guadagno abbastanza da poter supportare la mia famiglia, lì nella nostra madrepatria."

"Mi fa piacere saperlo." disse Draig, senza mai distogliere la sua attenzione dall'orizzonte. Ancora una volta, non si vedeva nulla di pericoloso o sospetto, e il dragonide tirò tra sè un sospiro di sollievo, pensando che anche quella ronda sarebbe stata tranquilla...

Un suono improvviso, uno snervante ronzio amplificato di centinaia di volte, giunse improvvisamente alle orecchie del dragonide rosso, la cui attenzione scattò su all'istante. Tristàn, allarmato, vide Draig afferrare la sua lancia e mettersi in guardia, mentre cercava di capire da che parte provenisse quel suono. Il dragonide serrò gli occhi... e un attimo dopo, qualcosa andò a sbattergli contro con abbastanza forza da costringerlo a fare due passi indietro! Con un grugnito, il dragonide alzò la testa per guardare di cosa si trattava... appena in tempo per vedere l'enorme mosca rigonfia che fluttuava in aria, pericolosamente vicina alla sua testa!

Immediatamente, i soldati estaniani afferrarono le loro armi. I più lontani puntarono le loro balestre contro il repellente insetto - una mosca di colore verde metalizzato grande come un umano adulto - e cominciarono a fare fuoco, colpendolo in diversi punti e facendo schiantare al suolo. La mosca gigante agitò le zampe in aria e ronzò per qualche istante prima di immobilizzarsi... ma altre mosche della stessa risma e delle stesse dimensioni apparirono dalla boscaglia con un ronzio infernale e si scagliarono sui difensori di Pasiega! Alcune di loro approfittarono che i difensori erano impegnati e volarono oltre la palizzata, e i soldati riuscirono solo in parte a falciarle a colpi di quadrelli!

"Da... da dove sbucano fuori, questi mosconi schifosi?" ringhiò Draig, vedendo una delle mosche giganti calare su di lui. Con un ringhio gutturale, il dragonide vibrò un colpo con la sua lancia ed infilzò uno di quegli insetti mostruosi, uccidendolo all'istante per poi scagliarlo via... ma un altro soldato non fu altrettanto fortunato e venne agguantato da un'altra mosca, che lo sollevò in aria mentre il malcapitato si agitava e cercava di liberarsi. Altre due mosche si gettarono su di lui e lo agguantarono con le loro proboscidi, cominciando a succhiargli il sangue!

"Attenti! Mirate giusto! Abbattetele!" esclamò una voce, mentre un altro soldato afferrava il corno legato alla sua cintura e soffiava tre volte in esso in rapida successione, in modo da dare l'allarme e dare il segnale ai coloni di rifugiarsi e concentrarsi sulla difesa. Draig prese a sua volta il suo corno e ci soffiò dentro tre volte, poi lo gettò via e si voltò verso le mosche giganti che volavano oltre la palizzata. Alcune lingue di fuoco guizzarono agli angoli della sua bocca, un attimo prima che il dragonide barbaro aprisse le fauci e scagliasse una palla di fuoco che incendiò una delle mosche giganti, trasformandola in breve tempo in un mucchio di cenere!

"Sono troppe! Non possiamo fermarle tutte qui!" ringhiò Draig... un attimo prima che un'altra forma strisciasse fuori dalla vegetazione vicina! Un gruppo di scarafaggi grandi come cavalli, i cui corpi oleosi sembravano quasi riverberare alla luce del sole! Altri insetti mostruosi apparvero uno dopo l'altro... e con orrore, in rapida successione, Draig vide arrivare una vespa gigante... poi due millepiedi giganti molto più grandi di quelli affrontati durante la spedizione... e subito dopo, con un frastuono da incubo, uno scarabeo dalle mandibole orribilmente lunghe e seghettate volò sopra i guardiani, oscurando il sole per un attimo! Altri insetti si stavano lanciando sui soldati di Estania, che si misero in formazione, formando un piccolo muro di lame con le loro alabarde, e cercarono di fare il possibile per difendersi!

"Restate uniti! Come un sol uomo!" ruggì Draig, aggrappandosi con tutte le sue forze alla sua lancia e vibrando un colpo che infilzò uno scarafaggio grande come un cane da caccia. "Cercate di rallentarli il più possibile, e ritiriamoci verso l'interno! Se restiamo qui verremo massacrati!"

Come a voler dare ragione a Draig, un soldato estaniano cadde a terra, trafitto dalla mandibole di un millepiedi gigantesco... e un altro soldato crollò al suolo agonizzante dopo che una vespa gigante lo aveva trafitto alla gola con un pungiglione grande come un pugnale! I ranghi dei soldati di Pasiega cominciavano a sfaldarsi, e gli uomini stavano rapidamente cedendo al panico e al terrore nel vedere i loro commilitoni che morivano in maniera atroce attorno a loro. Una soldatessa arrivò di corsa brandendo un archibugio, un primitivo fucile con meccanismo a ruota, e lo puntò rapidamente contro uno degli insetti più pericolosi, un'enorme vespa che sembrava in procinto di trafiggere Draig con il suo pungiglione velenoso. Con rapidità e sangue freddo, la soldatessa prese la mira e premette il grilletto, esplodendo un colpo assordante! Il proiettile sfrecciò in aria e colpì il mostruoso insetto al torace, facendolo abbattere al suolo con un ultimo spasmo.

"Grazie!" esclamò Draig voltandosi verso la soldatessa. Quest'ultima annuì e poi mise a terra il fucile e sfoderò uno stocco finemente forgiato, che usò per trafiggere una formica gigantesca che stava cercando di morderle un ginocchio! Ma altri insetti continuavano ad arrivare da tutte le direzioni, e i soldati stavano per essere sopraffatti dalla superiorità numerica. "Ma non possiamo restare qui! Il nostro villaggio è sotto attacco! Dobbiamo andare ad aiutare i nostri compagni e i cittadini!"

"Presto! Prendete bene la mira! Ricaricate quelle balestre!" esclamò Tristàn. La donna con l'archibugio tirò fuori dalla cintura una pistola a pietra focaia e la lanciò a Tristàn, che prese al volo l'arma, la caricò in tutta fretta e sparò un colpo che falciò un mostruoso scarabeo gigante con le elitre arancioni striate di nero. Lo scarabeo-tigre crollò al suolo con un ultimo frullo d'ali, ma lo sciame di insetti giganti, sia volanti che striscianti, era fin troppo fitto e numeroso perchè i difensori di Pasiega potessero sperare di affrontarlo. I soldati superstiti, tra cui Tristàn e la donna con l'archibugio, iniziarono un'ordinata ma rapida ritirata, sperando di poter ricevere un po' di supporto dal resto delle truppe...

 

oooooooooo

 

Damiàn stava sfruttando quel po' di tempo libero che aveva per scrivere una lettera ad una persona cara che era rimasta nella madrepatria... ma era arrivato appena a metà quando la quiete e il silenzio erano stati improvvisamente infranti da una sequela di urla di terrore e da un ronzio assordante simile al rombo di un tuono caduto pericolosamente vicino! Nel giro di pochi secondi, tutto era precipitato nel caos, e il mezzelfo arcanista, ansioso e spaventato, si era precipitato fuori casa per vedere di cosa si trattasse.

L'orrore lo aveva travolto non appena aveva messo piede fuori dalla porta di casa. Uno stuolo enorme di mostruosi insetti si era riversato su Pasiega e si era dato alla distruzione indiscriminata, demolendo gli edifici e lanciandosi contro le persone e gli animali! Le strade erano già ingombrate di morti e feriti, sia estaniani che insetti... e agli attaccanti si erano aggiunti diversi umanoidi simili ad insetti antropomorfi, che stavano attaccando gli abitanti di Pasiega senza alcuna distinzione tra uomini, donne e bambini!

"Ma... cosa... onnipotente Boccob, che sta succedendo qui?" boccheggiò il mezzelfo, sentendosi come se all'improvviso si fosse ritrovato all'inferno. Era talmente sconvolto e spaventato che si accorse solo all'ultimo momento dell'enorme insetto che stava per atterrare su di lui e schiacciarlo al suolo - una locusta enorme, di colore marroncino con le ali vivacemente colorate e delle orride mascelle che sembravano capaci di sminuzzare un albero! Damiàn alzò le braccia per istinto, troppo sconvolto per difendersi, e tutto davanti ai suoi occhi sembrò rallentare...

Improvvisamente, due frecce attraversarono l'aria e colpirono la gigantesca locusta al torace e ad un occhio, piantandosi nel suo corpo con un fruscio agghiacciante. Damiàn riuscì a riscuotersi dal suo shock e si guardò attorno, vedendo Pepa che arrivava di corsa con una terza freccia già incoccata nel suo arco, mentre la locusta mostruosa crollava al suolo e agitava convulsamente le zampe nei suoi ultimi istanti di vita.

"Damiàn!" esclamò Pepa, evidentemente sollevata nel vedere che il suo compagno era ancora vivo. Lo raggiunse e controllò che non fosse ferito - per fortuna stava bene fisicamente, anche se era comprensibilmente scioccato. "Damiàn, stai bene?"

"S-sì... credo di sì... se non altro, non sono ferito." mormorò il giovane arcanista, cercando di non far vedere il tremitio delle sue mani. "Ma ora... dobbiamo trovare gli altri. Cercare di difendere i civili, e... capire cosa sta succedendo!"

Mentre attorno a loro altri insetti ed artropodi giganti scendevano in picchiata o si lanciavano all'attacco, Damiàn vide avvicinarsi a gran velocità un'orrida creatura di colore marroncino simile ad un ragno - con la differenza che aveva dieci zampe e le sue mandibole erano orrendamente ipersviluppate, al punto da raggiungere la lunghezza della sua testa! Con uno scatto quasi impossibile da seguire, la creatura si lanciò su Pepa, che si scansò appena in tempo per evitare di essere ghermita da quelle terrificanti fauci. Ma la punta di una delle mandibole riuscì comunque a prenderla di striscio, aprendole una dolorosa ferita sotto la spalla destra. Con un grugnito, la ranger si scansò e cercò di sfoderare la sua arma, ma Damiàn, che ora sembrava essersi ripreso dallo spavento, alzò una mano e scagliò contro la bestia un fiotto di acido giallastro, che investì la testa e le zampe anteriori di quell'orrendo aracnide e gli strappò un innaturale sibilo di dolore! La bestia cominciò a correre alla cieca avanti ed indietro, agitando a vuoto le mandibole e dando a Damiàn e Pepa il tempo di allontanarsi e cercare di portare quanti più civili possibile al sicuro.

"SCUDO!" esclamò il mezzelfo. Alzò una mano e creò uno scudo di energia scintillante davanti a sè, poi si frappose tra due scarafaggi giganti e una famiglia - padre, madre e tre bambini - che cercava disperatamente di fuggire. Gli insetti giganti indietreggiarono dopo aver sbattuto contro un ostacolo invisibile, ma ripresero testardamente ad avanzare, non capendo perchè andavano a sbattere contro qualcosa che non vedevano. "Presto, scappate! Raggiungete un luogo sicuro! Non riusciremo a tenerli fermi a lungo!"

"Guardate!" esclamò Pepa, fermatasi giusto un istante per tamponarsi il braccio ferito. "Sta arrivando qualcos'altro, che cosa...?"

Con orrore, la giovane ranger si accorse che delle strane creature di forma umanoide ma con fattezze da insetto si erano unite agli attaccanti di Pasiega. Alcuni di loro erano degli uomini-vespa alti poco più di un metro, terribilmente simili ad Isrizzed, l'insettoide sacerdote di Deskari che il gruppo aveva sconfitto non tanto tempo prima in quel tempio sacrilego. Ma altri, un po' più rari, erano più o meno delle dimensioni di un umano, forse anche un po' più alti, e ricordavano parecchio delle mantidi religiose dalla livrea marroncina che cercavano in qualche modo di imitare un essere umano, con quattro braccia dotate di mani a quattro dita ciascuna, teste affusolate e un paio di robuste gambe che terminavano in piedi a tre dita.

"Ma che diavolo...?" sussurrò Pepa, un attimo prima che due degli uomini-vespa caricassero verso di lei, costringendola a difendersi con dei frenetici fendenti sferrati con la sua scimitarra.  Una sciabolata colpì uno dei due uomini-vespa ad un braccio, e l'insettoide si allontanò con uno stridio acuto, ma l'altro si avventò su Pepa e cercò di trafiggerla ad un fianco con la sua lancia!

"DARDO INCANTATO!" esclamò Damiàn, lanciando un altro incantesimo e scagliando uno strale di luce argentata che attraversò il torace della vespa umanoide, che si immobilizzò con un fremito di dolore ed incredulità prima di accasciarsi al suolo senza vita. "Ora tocca a me aiutare lei, signorina Pepa."

"Grazie, signor Damiàn." disse la ragazza, per poi sferrare un rapido e letale fendente che abbattè il secondo uomo-vespa. Ma altri insetti ed insettoidi stavano arrivando da varie direzioni, costrigendo i due coloni ad una rapida ritirata, seguendo la famiglia e il resto dei civili che cercavano disperatamente di mettersi in salvo. Gli insetti giganti stavano falciando un abitante dietro l'altro, e le strade erano ormai ingombre di cadaveri - uomini, donne e bambini, senza distinzione. Alcuni soldati estaniani stavano accorrendo, spade sguainatee archibugi e balestre carichi, ma era una battaglia persa in partenza contro un nemico così numeroso ed implacabile.

"Maledizione... dobbiamo dare loro una mano!" esclamò Pepa, per poi scagliare due frecce, una delle quali trafisse una mosca gigante. "E dobbiamo anche trovare i nostri amici! Dove saranno adesso?"

"Messer Draig era alla palizzata! Spero che se la sia cavata..." affermò ansiosamente Damiàn, attingendo a tutta l'energia magica del suo corpo in un frenetico tentativo di rallentare quell'orda mostruosa...

 

oooooooooo

 

"Hey, voi! Si può sapere che state facendo? Che volete da noi?" ringhiò Albion, riprendendo fiato dopo un violento corpo a corpo con un uomo-mantide che teneva tra le mani artigliate una strana arma, una sorta di asta da combattimento con una lama frastagliata ad entrambe le estremità. Accanto a lui, Serena stava cercando come poteva di rallentare altri insetti giganti, scagliando raggi di energia oscura con una mano, mentre con l'altra si tamponava una ferita alla pancia che uno degli uomini-vespa le aveva inflitto con la sua lancia prima di essere abbattuto da un deciso colpo di mazza. Il piccolo halfling druido, Hipolito, stava cercando di evacuare una casa dietro di loro, aiutando una bambina mezzelfa, i suoi genitori ed un gattino bianco a raggiungere un posto più sicuro.

L'uomo-mantide (un thri-kreen, se Hipolito non ricordava male) rispose ad Albion con un secco schiocco delle sue mandibole e una serie di fischi acuti. Sembrava voler attendere che Hipolito finisse di mettere al sicuro i civili, prima di riprendere lo scontro... e quando ormai la famiglia era sana e salva, si scagliò di nuovo all'attacco e tentò un affondo con quella sua strana arma. Albion scansò abilmente il colpo, e la lama rimbalzò sulla sua armatura con un tintinnio metallico... e Serena, cogliendo il momento giusto, si lanciò all'attacco con rapidità notevole malgrado la sua ferita, e sferrò un colpo con la sua mazza, raggiungendo il thri-kreen al fianco.

Con uno stridio acuto, il guerriero mantide cadde in ginocchio e riuscì per un pelo ad evitare di perdere la presa sulla sua arma. Con un cenno di assenso, Albion sferrò un altro attacco e colpì a morte il suo avversario, che finamente crollò al suolo schioccando le mandibole. Per un attimo, Albion riprese fiato, ma non c'era il tempo di fermarsi a lungo. Hipolito si avvicinò a Serena che strizzò un occhio per il dolore della ferita e si chinò leggermente, in modo che il piccolo druido potesse farle un incantesimo curativo.

"Okay, resta ferma un attimo... Spiriti della Natura, alleviate il dolore di questa giovane figlia dell'uomo." esclamò. "CURA FERITE LEGGERE!"

La mano di Hipolito brillò di una calda luce dorata che scorse rapidamente nel corpo della giovane warlock, la cui ferita si ridusse di dimensioni. Non era guarita del tutto, ma se non altro era molto più sopportabile. "Grazie, Hipolito." sussurrò la ragazzina, mentre riprendeva in mano la sua arma e si preparava a sostenere un nuovo assalto. Stavolta, dai vicoli vicini stavano arrivando zanzare grandi come gatti, molte delle quali avevano già il ventre ingombro di sangue. "STate attenti! Restate indietro, qui faccio io!" esclamò Serena, per poi cominciare a scagliare dei raggi di luce viola dal palmo della mano libera. I raggi letali andarono a segno ed abbatterono due delle zanzare giganti, che si schiantarono al suolo in un groviglio di zampe ed ali... ma ormai gli insetti e gli insettoidi incombevano da tutte le parti!

"Presto, ritirata!" ordinò a malincuore Albion. "Concentratevi sull'evacuare quante più persone possibile!" Tra sè, il paladino mandò un augurio e una speranza di buon ritorno a Draig, che sicuramente era stato di ronda fuori dal perimetro di Pasiega. Poteva solo sperare che gli insetti giganti e quegli orridi insettoidi non lo avessero ucciso.

In una situazione normale, l'idea che qualcuno potesse far fuori il suo tenace e combattivo compagno d'armi gli sarebbe sembrata ridicola. Adesso, con Pasiega presa d'assalto da un'orda apparentemente inarrestabile, questa terribile possibilità non era più tanto remota. In ogni caso, dovevano ritrovare Damiàn e Pepa, oltre a cercare di salvare quanta più gente possibile... e se la cosa era fattibile, dovevano anche ritrovare il comandante Verdugo e la vice-comandante Torreblanca.

Alcune formiche giganti apparirono da una strada laterale, schiaccando le mandibole con espressione famelica mentre avanzavano contro di loro. Serena scagliò un altro paio di raggi di energia oscura e riuscì ad abbattere una delle formiche, mentre Albion apriva le fauci e scagliava un raggio gelido di energia bianco-azzurrina che colpì un'altra delle formiche e la intorpidì. Con abbastanza tempo a sua disposizione per lanciare un incantesimo, Hipolito si appellò nuovamente agli spiriti della natura e creò un groviglio di liane che avvinghiò le formiche superstiti e le tenne ferme al loro posto.

"Okay, questo le tratterrà per un po'... ma non possiamo sprecare tempo! Si libereranno tra non molto!" esclamò l'halfling. "Signorina Serena, siete in grado di proseguire?"

Nonostante la dolorosa ferita, Serena non mostrò paura nè esitazione. "Posso farcela. Non sono ferita gravemente." affermò. Albion tirò un momentaneo sospiro di sollievo, poi lui e Serena seguirono Hipolito verso l'ufficio del comandante Verdugo...

 

oooooooooo

 

Mentre la battaglia attorno a lui infuriava, il tosculi alchimista Varshod restava fermo accanto al muro di un'abitazione, sconvolto dal terrore e da un senso di colpa che non lo aveva mai davvero lasciato, e che ora si ripresentava più feroce che mai. Tenendo tra le mani una sfera di vetro contenente qualche sostanza chimica che lui aveva distillato solo poche ore prima, l'uomo-vespa osservava con crescente orrore i suoi simili che si davano alla distruzione indiscriminata, uccidendo chiunque osasse pararsi loro davanti. Gli abitanti di quella colonia di umani stavano combattendo con disperata determinazione, ed erano riusciti ad abbattere diversi dei suoi simili... ma questo non riusciva certo a tranquillizzare Varshod, che non vedeva altro che uno spreco di vite da entrambe le parti.

Gli era stato detto che stavano semplicemente andando a rubare del cibo e dell'equipaggiamento da Pasiega, il villaggio degli invasori che erano approdati sulla loro isola. Ma al momento di agire, Varshod aveva visto un esercito di insetti giganti, tosculi suoi simili, thri-kreen e persino alcuni trox che si lanciavano contro la città degli umani assetati di sangue. Varshod aveva sentito le grida di terrore e dolore degli esseri umani che venivano mssacrati, e aveva visto alcuni dei suoi compagni che restavano impietriti di fronte alla violenza che gli altri stavano perpetrando. Non poteva fare a meno di pensare che i cosiddetti intrusi non fossero poi tanto diversi da loro. E in quel momento, tutte le storie che molti dei suoi superiori raccontavano sulla crudeltà degli invasori e sulla loro "diversità" gli apparivano come ridicole scuse per fare la guerra.

Sicuramente, in quel momento, gli abitanti di Pasiega consideravano lui e i suoi simili come dei mostri... e non poteva dare loro tutti i torti.

"Che stai facendo lì, Varshod?" esclamò, nella loro lingua dal timbro nasale, un tosculi armato di una scimitarra ancora insozzata di sangue. Tenendo in un'altra mano una boccetta piena di liquido rossastro, si avvicinò all'edificio presso il quale Varshod si stava rifugiando, e altri due dei suoi simili arrivarono a loro volta, anche loro armati di ampole di quel liquido che Varshod riconobbe fin troppo bene.

"Non... non starete pensando di..." mormorò Varshod. Malgrado il suo volto da vespa non lasciasse trasparire molte emozioni, il modo in cui le sue antenne si muovevano riusciva fin troppo bene a comunicare paura e confusione.

La sua domanda non ebbe risposta. Come rispondendo ad un unico ordine, i suoi tre simili scagliarono le loro ampolle attraverso le finestre dell'edificio... e una frazione di secondo dopo ci fu un'esplosione, e l'interno dell'edificio venne invaso dalle fiamme! Il ruggito dell'incendio venne per qualche terribile secondo sovrastato dalle urla agonizzanti delle persone che si erano rifugiate là dentro e che ora morivano arse vive... e Varshod rabbrividì per l'orrore, allontanandosi in tutta fretta dall'edificio in fiamme. Le sue mandibole si mossero spasmodicamente, come se il tosculi cercasse disperatamente di non vomitare... e Varshod provò un minimo di sollievo quando i tre suoi simili si allontanarono senza badare troppo a lui, permettendogli di allontanarsi senza attirare attenzioni sgradite. Il tosculi alchimista restò a guardare l'edificio in fiamme, dal quale non provenivano più urla... e guardò verso il terreno, sentendosi improvvisamente svuotato.

Era questo quello che volevano davvero i suoi superiori? Volevano la guerra, finchè una delle due parti non fosse stata sterminata? Disgustato e spaventato, il tosculi si allontanò lentamente, fermandosi solo quando andò a sbattere con la schiena contro qualcosa che era apparso all'improvviso dietro di lui. Con un'esclamazione di paura, Varshod si voltò e sfoderò un pugnale dalla lama larga e ricurva da un fodero assicurato ad una bandoliera, e si trovò davanti un thri-kreen che teneva alzate le sue braccia superiori, mentre con quelle inferiori teneva ben stretta una di quelle strane armi ad asta che anche gli altri della sua razza usavano.

"Hey, Varshod! Sono io!" esclamò l'uomo-mantide con aria allarmata. A giudicare dal linguaggio del suo corpo, anche lui dava l'impressione di voler essere da tutt'altra parte in quel momento. Volse lo sguardo verso l'edificio in fiamme, e poi al resto di Pasiega che veniva travolta dall'esercito di insetti ed insettoidi, e ne rimase agghiacciato. "Che sta succedendo...? Sono stati... loro a fare questo?"

"Credevo... che fosse soltanto una spedizione per rubare del cibo e dell'equipaggiamento agli invasori, Ikkotha." affermò mestamente Varshod. "La mia divisione era appena entrata in azione, quando ho visto questa marea di insetti e un esercito di nostri simili... e ho capito quale fosse il vero scopo di tutto questo!" L'uomo-vespa scosse la testa e guardò in lontananza, forse sperando di trovare un modo di fuggire da lì. "Non... non possiamo restare qui! Non... non voglio rendermi complice di questo massacro!"

"Nemmeno io." rispose Ikkotha con voce nasale, per poi fare cenno al suo compagno più piccolo di seguirlo. "Presto, vieni! Qerus dovrebbe essere qui in giro... dobbiamo trovarlo e convincerlo a lasciar perdere questa pazzia, prima che sia troppo tardi! Ma lo sai bene che se ce ne andiamo, non ci sarà posto in tutta l'isola dove potremo nasconderci!"

Varshod seguì il suo compagno più alto nella vegetazione fitta, mentre il frastuono della battaglia e le urla dei morenti continuavano a riecheggiare sinistramente. Ikkotha sferrò una serie di fendenti con la sua arma, falciando la fitta vegetazione che impediva loro di proseguire... e finalmente raggiunsero una radura appartata, dove ebbero una sorpresa un po' più gradita: un altro insettoide li stava aspettando lì - un colosso alto più di due metri, simile ad un muscoloso scarabeo umanoide dalla corazza grigia, con un volto dall'espressione stranamente umana affiancato da un paio di enormi mandibole a forma di falce, sei braccia - due delle quali erano più muscolose e terminavano in un paio di enormi mani che reggevano un impressionante martello da guerra - e un paio di gambe robuste terminanti in una sorta di zoccoli chitinosi. Dava l'impressione del classico bruto tutto muscoli e niente cervello... ma il modo in cui si rivolse a Varshod ed Ikkotha faceva capire che c'era qualcosa di più dietro il suo aspetto.

"Che... succede, compagni?" chiese il colossale uomo-scarabeo, con una voce che suonava stranamente melodica, quasi femminile. Parlava lentamente, facendo delle pause anche di qualche secondo ogni volta che pronunciava alcune parole. "Mi sembra di capire... che non sta andando molto bene."

"Noi... non vogliamo partecipare a questa pazzia, Qerus." rispose Ikkotha. "E' il momento di andarcene. Anche se... sinceramente credo che sia una scelta impulsiva ed imprudente."

La guerriera-scarabeo non sembrò per nulla perturbata da quello che aveva sentito - piuttosto, si sfregò la fronte con una delle sue mani più piccole e guardò i suoi due compagni più piccoli come se avesse bisogno che loro le spiegassero cosa stava accadendo. "Ehm... non sono sicura... di cosa volete fare voi due..." rispose disorientata. "Ma... quando lo sapranno, ci puniranno tutti, e tu lo sai... loro sono duri... con chi... tradisce l'alveare."     

Ma con una rapida occhiata, e un momento in cui i tre insettoidi restarono a guardarsi, Qerus si rese conto che i suoi compagni facevano sul serio... e senza chiedersi altro, abbassò la testa e fece cenno ad Ikkotha di guidarli dove lui volesse. Il guerriero mantide ringraziò con un cenno della testa e un cenno amichevole della mano, poi prese la testa del terzetto e cominciò a guidarli verso una destinazione di cui nessuno di loro era sicuro... Era stata una decisione che sicuramente avrebbe avuto delle conseguenze enormi per ognuno di loro, e che avrebbe potuto presto voler dire che non erano più i benvenuti nell'Alveare...

Ma in quel momento, a Varshod ed Ikkotha importava molto di più fare i conti con la loro coscienza... e cercare di pensare ad un modo di aiutare le persone che avevano perso le loro case e i loro cari a causa di quella pazzia...

 

oooooooooo

 

Con un muggito terrificante, Dmitros Verdugo sferrò un devastante fendente, tenendo salda in entrambe le mani la sua enorme ascia bipenne. La terribile lama tranciò in due il suo bersaglio, e le due metà del ragno gigante che Verdugo stava affrontando si afflosciarono inerti al suolo... ma altri insetti ed insettoidi arrivavano da ogni parte, e i suoi uomini si riducevano ad ogni istante che passava. Represse un'esclamazione di orrore quando una soldatessa venne afferrata da uno scorpione grande come un cavallo, che le trafisse il collo con il suo pungiglione e la stritolò nelle sue chele. Con la forza della disperazione, Verdugo riuscì ad arrivare in aiuto di un'altra cadetta e abbattè l'uomo-vespa che le stava addosso... ma non prima di aver ricevuto dalla creatura una pugnalata alla gamba destra, che contribuì a rallentare i suoi movimenti. Un torpore inquietante si impadronì quasi subito dell'arto, e Verdugo si accorse con suo sommo rammarico che il pugnale doveva essere stato avvelenato.

"Restate uniti! Non date a questi mostri la minima apertura!" esclamò Verdugo. Strinse i denti e afferrò una boccetta di pozione curativa dalla cintura, per poi vuotarla d'un fiato e unirsi ai soldati che proteggevano alcuni gruppi di superstiti. Con un fendente della sua ascia, il minotauro abbattè un enorme millepiedi che si stava avvicinando, ma un attimo dopo, una vespa gigante scese in picchiata su di lui e cercò di trafiggerlo con il suo pungiglione...

Una figura femminile agile e scattante si piazzò accanto al minotauro e sferrò un abile affondo con il suo stocco, colpendo a morte la vespa gigantesca in mezzo agli occhi. La vice-comandante Orsola Torreblanca strinse i denti e fece un passo indietro sotto la spinta dell'insetto gigante, ma riuscì a restare in piedi e fece cadere il corpo senza vita ai suoi piedi.

"Comandante Verdugo!" esclamò la donna, pulendo rapidamente la sua lama dai fluidi corporei che la insozzavano.

"Vice-comandante Torreblanca." rispose il suo superiore, senza nascondere il suo sollievo nel vedere la sua seconda in comando. Ma gli insetti giganti non diedero loro molto tempo per rallegrarsi e ripresero l'assalto, soffocando ogni suono con il loro infernale ronzio. "Tsk... qual è la situazione? Dove possiamo far rifugiare i civili?"

"Temo... che l'intera colonia sia ormai invasa, comandante!" esclamò Orsola. Un thri-kreen si fece avanti e lanciò contro di loro due proiettili di cristallo dai bordi affilati come lame, colpendo Orsola di striscio ad un fianco prima di passare alla carica brandendo una scimitarra. La donna scansò abilmente un fendente dall'alto verso il basso, poi rispose con una finta, un fendente e infine un affondo all'addome del nemico, che si accasciò a terra agonizzante. "Tutto quello che possiamo fare... è cercare di evacuare quanti più civili possibile!"

Verdugo strinse i denti, un attimo prima che una raffica di colpi di pistola sovrastasse il frastuono della battaglia. Alcuni soldati estaniani avevano aperto il fuoco con delle pistole a pietra focaia, abbattendo diversi degli insetti giganti. Ma anche così, gli invasori erano talmente numerosi e determinati che la colonia aveva solo guadagnato un po' di tempo.

"Dobbiamo fare qualcosa per guadagnare tempo, almeno..." disse tra sè Verdugo. Un altro colpo d'ascia abbattè un tosculi che stava cercando di colpirlo da un lato, poi il possente minotauro si voltò verso tre ragni giganti e riuscì ad abbatterne due in breve tempo... ma uno di loro riuscì a sfuggire ai colpi e morse Verdugo al fianco. La ferita iniziò immediatamente a bruciare come una marchiatura a fuoco, e il minotauro ringhiò di dolore per poi afferrare il mostruoso aracnide, sollevarlo con tutte le sue forze e scaraventarlo via!

"Comandante, siete ferito!" esclamò Orsola, tamponandosi una ferita al braccio sinistro dopo aver trafitto una formica gigante con il suo stocco. "Per favore, state indietro! Prendetevi almeno un po' di respiro..."

"Vice-comandante Torreblanca!" esclamò una soldatessa dopo aver scagliato un quadrello dalla sua balestra. "Non riusciamo più a trattenerli! Sono troppo numerosi!"

"RAAAAARGH!" Un ruggito tonante sovrastò il frastuono della battaglia, e una possente figura umanoide si scagliò contro uno scorpione gigante che si stava avvicinando pericolosamente alla vice-comandante. Mezzo secondo dopo, un massiccio dragonide dalle squame scarlatte, il corpo muscoloso segnato da graffi, tagli e contusioni, abbattè la sua lancia sul bestione corazzato, infilando la punta tra le placche della corazza e trafiggendo la testa! Immediatamente,  le zampe dello scorpione gigante cedettero, e la bestia agitò scompostamente le chele in aria prima che la vita lo lasciasse. Ma il dragonide rosso non aveva finito. Facendo appello a tutte le sue forze, Draig prese fiato, si voltò verso il nemico e scagliò una palla di fuoco che esplose in mezzo a quell'orda mostruosa, dando alle fiamme diversi degli invasori e costringendone altri a retrocedere!

"Comandante Verdugo! Vice-comandante Torreblanca!" esclamò Draig, scendendo dal corpo del nemico abbattuto e rimettendosi in guardia. "Siamo spiacenti! Non siamo riusciti a trattenerli, erano troppo numerosi!"

"Soldato Draig! Siamo contenti di vedere che siete vivo..." disse Verdugo, raggiungendo il dragonide rosso, che nonostante le ferite riuscì ad abbozzare un sorriso. "Gli altri, sapete per caso dove sono?"

"Vorrei saperlo..." rispose il dragonide barbaro, vibrando ancora un paio di colpi con la sua lancia e abbattendo un altro nemico. "In questo momento, tutto quello che ho potuto fare è stato portare qui tutti i superstiti... e non sono tanti, nè tantomeno bene armati, temo."

A fianco di Draig arrivarono i pochi soldati superstiti della ronda - soltanto cinque, tra cui Tristàn e la soldatessa con l'archibugio. E nessuno di essi aveva un aspetto troppo combattivo. Il desiderio di difendere la loro città era evidente nelle loro espressioni, ma erano tutti troppo esausti ed indeboliti per poter apportare un aiuto concreto.

"Avete fatto quello che potevate con abnegazione, soldato Draig." disse Torreblanca, mentre i soldati formavano una barriera umana per impedire agli insetti giganti ed agli insettoidi di proseguire oltre. "Siamo orgogliosi di poter contare su un guerriero del vostro calibro."

Draig sorrise amaramente mentre si apprestava ad affrontare la marea di artropodi assassini. Non che le lodi gli dispiacessero... ma se solo avessero avuto qualche modo per ribaltare questa pessima situazione, sarebbe stato ancora meglio. E in tutto ciò c'erano anche il rimpianto di non aver potuto salvare più abitanti di Pasiega, e di non aver potuto vedere un'ultima volta il suo migliore amico.

Oh, beh. Se non altro, sarebbe morto gloriosamente in battaglia. Stringendo i denti, Draig si apprestò a sostenere l'assalto finale degli insettoidi, deciso a portarsene dietro quanti più possibile prima di cadere. Il nemico si avvicinò sempre di più, e alcuni thri-kreen puntarono le loro lance contro il dragonide rosso, forse pregustando il sapore delle sue carni...

Due frecce sibilarono in aria, trafiggendo un thri-kreen e un tosculi, e facendoli abbattere al suolo con due brevi stridii di dolore... e l'esercito degli insetti esitò per un attimo, il tempo necessario ad altre due figure di unirsi all'ultima linea di difesa della colonia! Pepa si piazzò accanto a Tristàn, tenendo una freccia incoccata e mirando ad uno degli insetti più grandi, pronta a scagliare un colpo alla testa del mostro... e subito dopo, anche Damiàn raggiunse Draig e il resto dei difensori. La sua veste era lacerata in diversi punti, e aveva un taglio sulla fronte che aveva da poco smesso di sanguinare, ma il giovane mago era comunque pronto a combattere fino alla fine, le mani sollevate ed avvolte da una tenue aura verdina.

"Pepa! Damiàn!" esclamò Draig sollevato. "Meno male, ci siete anche voi..."

"E non sono da soli!" esclamò la voce di una ragazza. Un raggio di luce violacea balenò contro l'esercito di insettoidi e colpì in pieno un'ape delle dimensioni di un cane. Ci fu una piccola esplosione di luce viola, e l'ape si schiantò a terra, quasi spezzata in due dal colpo. Un istante dopo, con un possente ruggito, un familiare dragonide dalle squame argentate trafisse un altro nemico con la sua alabarda, poi si voltò e scagliò dalle fauci un altro raggio di energia gelida, mentre un terzo individuo, più piccolo ma non per questo meno combattivo, si piazzò vicino ai difensori di Pasiega, tenendo tra le mani tre grossi sassi.

"Spiriti della natura, conferite la vostra forza a queste pietre, che possano respingere il nostro nemico! PIETRE MAGICHE!" esclamò Hipolito. Le pietre che teneva nelle mani vennero avvolte da una tenue aura magica per qualche secondo... e il piccolo halfling ne mise una nella sua fionda, la fece girare e poi scagliò il colpo, centrando uno scarafaggio gigante con abbastanza potenza da farlo finire a zampe all'aria!  

Mentre Serena si ritirava verso i suoi compagni, scagliando ogni tanto un altro raggio energetico, Albion si piazzò accanto a lei per difenderla e usò la sua alabarda per mandare via gli avversari più vicini. In tutta fretta, il gruppo si riunì, rinsaldando il muro di vite che proteggeva gli abitanti di Pasiega in fuga.

"Albion!" esclamò Draig con evidente gioia - un po' disturbata dal fatto che anche il dragonide argentato era chiaramente ferito. "Hah! Dovevo immaginare che non saresti morto così facilmente!"

Albion rivolse al suo amico un mezzo sorriso. "Ho preso un po' di lezioni da te, in quanto a testardaggine." affermò, una mano premuta sopra una ferita alla spalla. "Ma... temo che non saremo in grado di fare più di tanto. Siamo troppo pochi... e i nostri nemici sono troppi... e troppo forti..."

Un ronzio infernale coprì le sue parole, e quando Albion alzò lo sguardo vide due giganteschi calabroni dalla livrea gialla e rossa che volavano sopra di loro, gli occhi compositi che passavano ogni cosa in rassegna in cerca di vittime. Alcuni soldati estaniani tirarono verso il calabrone più vicino, ma la maggior parte dei quadrelli mancarono il bersaglio, e anche quei pochi che lo raggiunsero rimbalzarono sulla sua corazza chitinosa. 

Gli insetti, temporaneamente rallentati dall'attacco a sorpresa, ripresero l'assalto con rinnovato vigore, ma i primi a farsi avanti caddero sotto i disperati affondi della lancia di Draig. Il barbaro mostrava chiari segni di esaustione, dovuta al fatto che stava spingendo il proprio corpo oltre i suoi limiti combattendo in preda alla furia, ma per fortuna il resto del gruppo provvide a dargli una mano. Verdugo e Torreblanca si piazzarono al suo fianco, sferrando una serie di colpi contro gli invasori... ma altri nemici si fecero avanti, e un thri-kreen riuscì a sferrare un affondo che colpì Verdugo ad un fianco!

"Comandante!" esclamò Torreblanca. Rapida come un lampo, la donna estrasse un pugnale dalla cintura e lo scagliò con letale precisione, trafiggendo la gola dell'uomo-mantide, che barcollò per qualche secondo e crollò al suolo. Stringendo i denti per il dolore, Verdugo afferrò l'arma a doppia lama del suo avversario e la scagliò come un giavellotto contro un tosculi armato di scimitarra, infilzandolo e inchiodandolo a terra!

"Comandante, tutto bene?" chiese Torreblanca, mentre con il suo stocco teneva a bada due nemici. Due soldati di Estania caddero morti accanto a lei, sfoltendo ulteriormente le file dei dfensori... mentre i tosculi e i thri-kreen indietreggiarono, in modo che gli insetti giganti potessero andare all'attacco. Alcuni degli uomini-mantide lanciarono dei dardi di cristallo, alcuni dei quali andarono a segno, ferendo civili in fuga, soldati ed avventurieri in maniera indiscriminata.

Verdugo afferrò saldamente la sua ascia insozzata di sangue. Si guardò attorno, e si rese subito conto che ormai non c'era più niente da fare. Per quanto lo addolorasse ammetterlo, Pasiega era perduta. Gli insetti giganti e gli insettoidi avevano ormai occupato quasi tutto, e gran parte della popolazione era stata uccisa o catturata - e Verdugo non era sicuro se il secondo sarebbe stato un destino migliore del primo. Il gruppo di Albion stava ancora lottando con tutte le loro forze, nonostante le ferite e la fatica... ma per quanto ancora sarebbe durato?

...

...

No. Non poteva finire così. Forse oggi questo sarebbe stato il suo fallimento... ma questo non voleva dire che ogni speranza doveva morire in quell'infausto giorno.

"Torreblanca." disse Verdugo, sentendo gli effetti del veleno che si diffondeva nel suo corpo - anche a causa del notevole sforzo fisico che stava facendo. "I civili superstiti... sono stati fatti evacuare? Dove sono in questo momento?"

"Una prim divisione si sta dirigendo verso ovest, verso la strada che conduce a Tarago." rispose la donna, infilzando la testa di una mosca gigante con il suo fioretto. "Dovrebbero essere già abbastanza lontani da qui..."

"Bene. Paladino Albion!" esclamò il possente minotauro. Quando il dragonide argentato volse a lui la sua attenzione, non prima di aver abbattuto un orrendo aracnide dalle mascelle uncinate e dalle zampe piene di spuntoni, Verdugo diede il suo ordine. "Ascoltatemi bene! Vi ordino di prendere con voi il vostro gruppo e un po' di soldati, e raggiungere il gruppo di civili in fuga verso est, verso Tarago! Torreblanca! Voi eseguite una ritirata strategica e raggiungete il gruppo di civili che hanno evacuato Pasiega da ovest! Guidateli verso un luogo sicuro! Cercate di farne sopravvivere il più possibile!"

"Comandante Verdugo!" esclamò Albion allarmato. "E voi, cosa farete?"

Il minotauro non si voltò nemmeno verso Albion. Restò fermo al suo posto con la sua ascia ben stretta tra le mani, guardando il nemico con cupa determinazione.

"Io resto. Il mio posto è qui."

"C-Comandante!" esclamò Damiàn, riprendendo fiato dopo aver lanciato un incantesimo Dardo Incantato. Ormai, anche le sue riserve di magia erano agli sgoccioli... "Ma... se lei dovesse restare..."

"La ucciderebbero! Non avrebbe nessuna possibilità di uscire vivo!" esclamò Serena, la cui espressione stoica era svanita, mostrando ora allarme ed apprensione. Anche gli altri membri del suo gruppo, chi più chi meno, erano scioccati da quello che Verdugo aveva detto.

"Credete che non lo sappia?" esclamò Verdugo severamente. "Ma ho giurato, quando ho indossato questa uniforme, che avrei servito la mia patria e il suo popolo, fino a dare la vita per essi. E adesso... è il momento di mantenere la mia promessa. Ma voi... voi dovete sopravvivere! In questo momento... voi siete gli unici che possano fare da guida alla nostra gente e tenere viva la speranza che un giorno... Pasiega possa ritornare quello che era!"

"N-Noi?" esclamò sconvolto Draig. "Ma come... come possiamo fare? Senza la sua guida, noi... che possibilità abbiamo?"

Un sorriso rassicurante apparve sul volto severo del minotauro. "Io... ho visto che ognuno di voi può fare molto." affermò. "Sapevo che un giorno mi avreste superato, e che ci saremmo dovuti separare. Purtroppo, la separazione è avvenuta prima di quanto avremmo voluto... ma sono sicuro che voi ce la farete! Io... vi affido la mia gente e le speranze del nostro popolo. Questa è la mia ultima missione per voi."

"Sì... ricevuto, comandante Verdugo." rispose Orsola, nascondendo un tremitio nella voce.

Albion prese un bel respiro per trattenere le sue emozioni, e fece un saluto militare. "Voi... siete il guerriero più coraggioso che io abbia mai conosciuto."

"E tu il più lento." tagliò corto Verdugo. "Su, forza! Sbrigatevi!"

Albion si prese giusto un istante per fare ordine nei suoi pensieri... poi, ricacciando indietro le sue emozioni, il dragonide paladino strizzò gli occhi e lanciò un ordine ai suoi compagni. "RITIRATA! Ritirata, amici! Andiamo verso est, raggiungiamo i civili in fuga!"

"Avete sentito anche voi!" esclamò la Torreblanca. "Ritirata! Ci ricongiungiamo al gruppo di civili in fuga da ovest!"

Alcuni dei compagni di Albion ebbero qualche resistenza... ma quando divenne ormai chiaro che l'unica alternativa alla fuga era morire inutilmente, decisero che era il momento di scegliere il male minore, e sopravvivere per combattere un altro giorno. Con riluttanza, voltandosi di tanto in tanto per scagliare qualche ultimo attacco, i sei avventurieri e un piccolo drappello di soldati si dileguarono verso un passaggio che ancora non era caduto sotto il controllo degli insettoidi... e la comandante Torreblanca fece lo stesso con il gruppo di soldati a lei assegnato, mentre Verdugo e il grosso dei suoi uomini formavano un muro difensivo, facendo a pezzi tutti gli insetti giganti che cercavano in sfondare e raggiungere i fuggiaschi. Verdugo tagliò in due un'ape gigante con la sua ascia e si fermò a prendere fiato per un attimo, fissando il muro di arti chitinosi ed occhi compositi che si ergeva davanti a loro, una macchina di distruzione senza rimorsi nè pensieri...

Verdugo mise ordine nei suoi pensieri e trattenne un moto di paura. La morte incombeva, e in quel momento, il possente guerriero doveva ammettere di non aver mai provato tanta paura prima di allora. Con uno sforzo di volontà, mise a tacere il suo istinto di autoconservazione che gli gridava di fuggire... e serrò gli occhi con determinazione.

"Uomini e donne di Estania. Vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per il nostro paese." affermò. "E vi chiedo perdono per avervi trascinati in tutto questo."

Un soldato parlò, con voce un po' tremante ma decisa. "Sapevamo... a cosa stavamo andando incontro, comandante Verdugo." affermò. "Come ha detto lei... ora è il momento di mantenere la nostra promessa."

"Siamo con lei, comandante Verdugo." affermò una soldatessa, tamponandosi una profonda ferita ad un fianco.

Il minotauro sorrise gentilmente mentre afferrava la sua ascia. "Sappiate, valorosi soldati di Estania, che sono orgoglioso di essere stato il vostro comandante." affermò. "Grazie di tutto. E ora, andiamo a mietere, prima di cadere. E cerchiamo di fare un buon lavoro. Ogni insetto che abbattiamo qui è uno di meno a cui i nostri ragazzi dovranno sfuggire."

I rimanenti soldati di Estania, come rinvigoriti da quell'esortazione, alzarono le armi e gli scudi, caricarono balestre e pistole, e si prepararono a ricevere per l'ultima volta la carica degli insetti, che già incombevano nuovamente su di loro...

 

oooooooooo          

 

Tra il frastuono della battaglia e il ronzio dell'esercito di insetti giganti che si allontanavano sempre di più, i pochi superstiti della colonia di Pasiega proseguivano la loro fuga disperata, fermandosi solo di tanto in tanto a gettare uno sguardo angosciato a quelle che fino a poche ore prima erano state le loro case, i loro cari, le loro speranze per il futuro.

Quel flagello inaspettato si era abbattuto su di loro, cancellando ogni cosa in un attimo... e ora, tutto quello che rimaneva era qualche decina di profughi e quel poco che erano riusciti a sottrarre alla furia di quei mostruosi insetti.

Di nuovo alla testa dei suoi compagni d'avventura, Albion strinse i denti, frustrato ed addolorato. Se solo fosse stato più forte... o forse più previdente o più capace... chissà, forse si sarebbe potuto salvare qualcun altro. Forse Pasiega non sarebbe caduta così. Mentre i suoi compagni di gruppo si raccoglievano attorno a lui, ognuno fissando la loro colonia che crollava in lontananza.

Ma non c'era il tempo di restare lì a piangere i loro morti. La decisione di Albion, il suo senso di responsabilità verso la sua gente, gli diede la forza di riscuotersi, e il dragonide paladino si volse verso i superstiti confusi ed angosciati, cercando di spronarli ad andare avanti. "Presto! Presto, gente di Estania!" esclamò. "Dobbiamo allontanarci da qui! Non gettiamo via le vite che siamo riusciti a salvare!"

Nonostante la situazione apparentemente disperata, le parole del paladino riuscirono a scuotere qualcosa nell'animo dei fuggiaschi, che ripresero ad avanzare. Serena restò sulla retroguardia, e si volse ancora una volta verso la colonia ormai in rovina, quel luogo che lei sperava sarebbe stato l'inizio di una nuova vita anche per lei. La sua espressione era neutrale e distaccata come sempre... tranne per una singola lacrima che scese lungo la sua guancia.

"Addio, Pasiega." sussurrò la warlock, per poi voltarsi e raggiungere il resto dei fuggiaschi. 

 

oooooooooo

 

Verdugo grugnì e cadde in ginocchio esausto e sanguinante, usando la sua ascia bipenne ormai grondante del sangue degli invasori per reggersi ancora per qualche istante. Il possente minotauro e i suoi soldati avevano lottato con tutte le loro forze, e lui stesso aveva contato almeno una dozzina di invasori cadere sotto la sua mortale lama... ma la superiorità numerica del nemico si era presto rivelata schiacciante, e ora i soldati estaniani cadevano uno dopo l'altro, trafitti dalle armi degli insettoidi o tra le fauci e i pungiglioni degli insetti giganti. La vista gli si stava annebbiando, risparmiandogli la vista dello scempio che veniva fatto... e il comandante riuscì appena a distinguere la figura di un piccolo ma letale tosculi che lo caricava brandendo una lancia.

Con un supremo sforzo di volontà, il comandante riuscì ad alzarsi, ma la fatica e le ferite avevano rallentato molto i suoi riflessi, e non riuscì ad evitare la punta affilata che lo trafisse allo stomaco, quasi uscendo dalla schiena. Un dolore lancinante attraversò tutto il suo corpo mentre Verdugo cadeva in ginocchio, sputando sangue dalla bocca e dalle narici... e l'uomo-vespa spinse con tutte le sue forze, cercando di finirlo. 

Il dolore sembrò risvegliare le ultime forze di Verdugo, che afferrò l'asta della lancia che stava penetrando nel suo corpo e tirò verso di sè, costringendo l'incredulo tosculi ad avvicinarsi. Il comandante sfoderò un pugnale dalla cintura e lo piantò nella gola dell'avversario, che rabbrividì e crollò a terra in fin di vita, in una pozza di sangue verdastro.

Verdugo mollò la presa, e il suo pugnale cadde a terra accanto al corpo del tosculi. Le forze gli stavano venendo meno, e non riusciva quasi più a vedere o sentire nulla. In effetti, ormai non riusciva più neanche a sentire dolore, ma solo un'esaustione che gli penetrava fin nelle ossa. Ormai era alla fine, e lo sapeva.

Lentamente, il minotauro si afflosciò a terra, tirando ancora qualche flebile respiro mentre una pozza del suo sangue si allargava sotto di lui. Attorno a lui, i soldati estaniani che erano rimasti a difendere la fuga dei civili giacevano morti o morenti.

"Beh... almeno... me ne porto dietro uno in più." disse tra sè Verdugo, accettando la fine. "E con questo... credo proprio di aver finito. Albion... soldati... il resto lo affido a voi..."

Chiuse gli occhi, sentendosi come se si stesse addormentando. "Padre... madre... ho cercato di vivere con onestà e rettitudine, come mi avete insegnato." mormorò. "Spero... di esserci riuscito...  ora verrò da voi... credo che... abbiamo molto di cui parlare..."

E Dmitros Verdugo morì, con un ultimo sorriso sulle labbra.

 

oooooooooo

 

CONTINUA...

 

 

 

  
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