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Autore: Dorabella27    22/02/2023    14 recensioni
Il titolo di questa OS sembra penitenziale, e ricalca, fra l’altro, quello di un bel film con Liz Taylor, che compie giusto cinquant’anni.
Lo svolgimento, spero, sarà tutt’altro che mesto: e inizia il Mercoledì delle Ceneri del 1783, quando ormai una nostra vecchia conoscenza si trova bloccata, complice una caviglia bizzosa, da qualche settimana nella tenuta di famiglia ad Arras. Ecco a voi, sotto forma di raccolta di OS, un possibile seguito di “Natale ad Arras”. Ma non mi dilungo oltre, perché non sta bene che la premessa sia più lunga del racconto …
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Generale Jarjayes, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò, mentre dalle persiane filtravano i raggi di un sole che ormai chiamava imperiosamente la primavera. Le braccia di André, che la cingevano, ogni notte, da ormai quasi due mesi, le comunicavano un dolce tepore. La caviglia, che tanto l’aveva impensierita, quando, il giorno di Natale, il dottore, accorso in tutta fretta, l’aveva dichiarata fratturata, stava lentamente guarendo e da un paio di giorni Oscar aveva ricominciato a poggiare, con cautela, il piede a terra, aiutandosi con un bastone da passeggio appartenuto al padre del Generale. La sua preoccupazione era stata quella che il piede non recuperasse più la perfetta mobilità, il che avrebbe avuto esiti disastrosi sulla sua agilità e velocità nei movimenti, che erano state la sua risorsa maggiore e la sua arma segreta in un mondo di uomini, contro alla cui forza non avrebbe mai potuto competere su un terreno di parità. Tuttavia, quella caviglia rotta, e quel salvataggio nella neve, e la giornata della Vigilia, le avevano cambiato l’esistenza. E Oscar François de Jarjayes, che aveva fatto della resistenza ai cambiamenti un elemento cardine della sua indole, e che, per inveterata abitudine, raramente deviava dalla via tracciata per lei -per quanto ardua potesse essere -, aveva visto il suo attendismo sbriciolato: l’infortunio le aveva anzi regalato otto settimane di grazia assoluta.
Nella grande casa, tutto congiurava a mantenere il segreto, e a lasciare che la coppia, appena riconosciutasi nell’amore reciproco, godesse di quella calda intimità, propiziata dalla tranquillità richiesta perché il Colonnello Jarjayes si riprendesse dall’infortunio occorso la sera della Vigilia di Natale nel parco della tenuta, e dalla solenne infreddatura che aveva ricavato dalla sua lunga passeggiata solitaria fra la neve. Il clima un poco sospeso della magione era anche alimentato dal fatto che Justine Legris, la solerte e grigia governante, fidanzatasi il giorno di Natale con l’amministratore della tenuta Jarjayes, stata vivendo una seconda, ma che, una prima giovinezza, rinfrancata dall’amore di Monsieur Laval, il matrimonio con il quale era previsto per il sabato dopo Pasqua, quello che precede la Domenica in Albis.
Sì, decisamente, quella sarebbe stata una primavera promettente, sorrise fra sé Oscar, ancora riparata dal tepore delle coperte e della vicinanza di André …
 
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Più tardi, in una piccola, disadorna chiesa di Arras, durante la funzione pomeridiana delle Ceneri, l’officiante, prima di passare a compiere il rito sulla folla di semplici fedeli in fila composta davanti all’altare, per speciale distinzione nei confronti di Monsieur le Comte, notoriamente infortunato, si era posto davanti a Oscar, accanto alla quale sedeva André, che l’aveva aiutata a prendere posto al primo banco, e sulle due chiome, su quella biondissima del Colonnello Jarjayes che restava seduto, e su quella corvina di André, levatosi per rispetto, aveva fatto cadere un poco di cenere, con la formula rituale: “Memento quia pulvis es et in pulverem reverteris”.
Quel messaggio intimamente penitenziale l’aveva sempre turbata, da bambina, inducendola ogni anno a pensare per ore, dopo la cerimonia cui suo padre e Nanny la costringevano sempre a partecipare, a che cosa sarebbe stato il disfacimento del suo corpo, e di quello di André[1]. Invece, quel 22 febbraio, mentre i raggi del sole che filtravano dalle vetrate baciavano i suoi riccioli biondi, Oscar pensava che no, non sempre la cenere è associata a immagini negative.
In fondo, poteva davvero dire che la sua vecchia vita era andata in cenere, andata in cenere sotto la neve di un Natale che le aveva portato una nuova esistenza.
E non rimpiangeva la fiamma dell’amore che si era mangiata, come vecchia carta divorata dalla vampa del fuoco, la vecchia vita del Comandante de Jarjayes.
 
[1] Affronto l’argomento in un altro racconto, “In pace requiescant”.
Come sapete, sono allergica a tutte le ricorrenze: Festa della Donna, Capodanno, San Valentino, Ferragosto, addii al nubilato, gender reveal, compleanni, anniversari di matrimonio, con relativi riti e miti; anche il Natale mi va tremendamente stretto. Tuttavia, per la sua simbologia, il Mercoledì delle Ceneri esercita su di me un fascino particolare: e non so se il Mercoledì delle Ceneri del 1783 fosse proprio il 22 febbraio, né ho controllato; diciamo che ci crediamo. E siccome da molte parti mi si chiede di dare un seguito a Natale ad Arras, dato che non sono brava a scrivere flash-fic, ma tenere la penna in mano - anche metaforicamente - vuol pur dire mettersi alla prova su vie sempre un po' diverse, cercando magari di uscire dalla propria "comfort zone", ...e, soprattutto, dato che i nostri beniamini sono da circa 14 mesi bloccati ad Arras… ecco a voi un possibile seguito, costruito come una serie di OS (quante? Parliamone ...) legate da un filo temporale, che svilupperanno un racconto cercando, laddove possibile, di coincidere, nelle date del racconto, con le reali date del nostro calendario, ormai avviato verso la primavera. E come disse Oscar Wilde: “Non sparate sul pianista. Fa del suo meglio”.
   
 
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