Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Alexander33    22/02/2023    2 recensioni
Una ragazza poco raccomandabile dispersa tra le pieghe del tempo, un sos misterioso, una soluzione da trovare, un cuore spezzato da guarire.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Tadashi Daiwa, Yattaran
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«cosa stai facendo?» lo sguardo era duro, ma una nota spaventata trapelava dal tono della voce.

 

Kaya sobbalzó. Aveva sperato di finire prima che lui se ne accorgesse. Non era andata così.

 

Guardó il piccolo anello all’anulare e una morsa carica di rimpianto insopportabile la fece vacillare. Solo per un attimo. Gli rivolse un sorriso triste.

 

«Ti amo.»


Il vortice alle sue spalle cresceva rapidamente di dimensione. Adesso era grande quanto un pallone da basket e cresceva a vista d’occhio.

 

Harlock si avvicinó e l’afferró per un braccio, in un gesto disperato

«no! Tu no! Non puoi lasciarmi anche tu…»

 

Il sorriso che Kaya gli rivolse era malinconico

«non ho mai fatto nulla di buono nella mia vita: lascia che lo faccia ora e lo faccia per te. Il mio regalo di nozze… Questo non è il mio posto, non è il mio tempo…»

 

Le parole pronunciate da Kaya non avevano senso. «no!» le strinse il polso con tutta la forza che possedeva, poteva sentire le ossa, piccole e sottili sotto le dita. 

«non andare! Non sai cosa potrebbe accadere! Ancora non sappiamo dove ti porterà…!»

 

Il vortice turbinava alle sue spalle, aveva raggiunto le dimensioni massime consentite: un maelstrom dimensionale, in attesa di divorare qualunque cosa gli si avvicinasse troppo.

 

Kaya cercava di liberarsi dalla sua stretta «devo andare, e tu lo sai. C’è qualcosa di molto più grande di me che ti aspetta. Lasciami… Tochiro mi ha dato la sua parola. Andrà tutto bene…»

 

«Non m’importa… qualsiasi cosa vi siate detti! Non devi andare! TE LO ORDINO! » Un urlo che sembrava un ruggito.

“Le spezzeró il polso se continuo a stringere”.

 

Una lacrima sfuggì, segno tangibile di quella disperazione che non gli permetteva di mollare la presa.

 

L’attrazione della singolarità si faceva sentire, ogni centimetro che Kaya guadagnava verso di essa, i piedi scivolavano con più decisione, attratti dal vortice.

 

«Devi lasciarmi andare! O finirai anche tu lì dentro!»

 

«No!!! Ho perso Maya, ho ucciso Namino e la mia Mayu è scappata lontano da me… non posso perdere anche te! Ti seguiró se necessario! Cronaline non andare! Resta!!!»

 

Lo sguardo di Kaya mutó, improvvisamente strattonó e contemporaneamente si abbassò, avventandosi sulla mano che la tratteneva, affondando i denti su di essa finché sentì il sapore del sangue. Istintivamente Harlock molló la presa e Kaya con un salto entró nel vortice che collassó subito dopo.

 

Apparve Yattaran, trafelato

«capitano! Cosa è successo?»

 

«È tardi… è troppo tardi…» lo sguardo perso oltre l’apertura del Gate che era tornato ad essere un semicerchio metallico silente. Il cristallo al suo apice aveva esaurito la sua energia: un contenitore vuoto.


Harlock fissava l’ingresso del gate come ipnotizzato, ancora incredulo e incapace di accettare ció che era successo in pochi istanti.


«kaya se ne è andata. Ormai è solo un ricordo… non esiste più» il tono era piatto, incolore. 

 

«non lo puoi sapere… ci sono buone possibilità che sia tornata da…»

 

«lei è morta! Se è tornata indietro, in questo tempo lei non esiste più! È solo un ricordo…» la voce del capitano sembrava svuotata di ogni emozione. Vuota come il suo sguardo. 

 

Yattaran comprese «mi dispiace capitano… sul serio».

 

Harlock rimase ad osservare la parete oltre l’ingresso del gate, immobile, per lunghissimi minuti finché sopraggiunse Meeme che dolcemente lo accompagnó nelle sue stanze.




 

Attraversato il gate Kaya si voltó e vide Harlock congelato nell’attimo in cui lei aveva saltato. Il dolore che vedeva sul suo volto  le spezzó il cuore: gridó il suo nome ma capì che ormai non la poteva più sentire.

Intorno a lei una nebbia luminosa le impediva di vedere chiaramente avanti a sé. Una mano afferró la sua, e Kaya gridó.

 

«Ti ho trovata!»

 

In un battito di ciglia Kaya si ritrovó sotto un cielo grigio e piovoso, con i piedi ben piantati sull’asfalto bagnato, nel viicolo dietro il teatro dove aveva avuto inizio tutto.






 

Yattaran e Tadashi si ritrovarono soli.

 

«E chi lo immaginava che sarebbe finita così? Il capitano è proprio sfortunato con le donne… deve avere addosso una maledizione. Domani smonteremo questo aggeggio… andiamo Tadashi…»

 

Il laboratorio rimase deserto e buio.

 

Nel silenzio della stanza un click metallico.

La struttura del macchinario ebbe qualche palpito luminoso e il vortice si riformó, più piccolo, al suo centro.

Dalla singolaritá emerse, come da una parete liquida, una fanciulla che si accasció subito a terra, esausta.



 
   
 
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