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Autore: Eneri_Mess    23/02/2023    0 recensioni
Il silenzio era come un gas nella stanza che gli stava scendendo dentro e lo stava avvelenando. Neanche la presenza di Shouto sembrava tangibile quanto la leggera eco, poco più forte di un sussurro, che aleggiava nella sua testa.
Izuku.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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COW-T 13, prima settimana, M2
Prompt: 27. Ho ascoltato i miei silenzi e ho avuto i brividi (Ultimo – Alba)
Numero parole: 2162
Rating: Verde
Note: shottina Bakugou-centric, che si può leggere da sola come un WHAT IF di come sarebbero andate le cose se Deku non avesse mai incontrato All Might (e quindi niente OFA) e niente UA… niente di niente.
Oppure è interpretabile come Missing Moment a “On the wrong side of Heaven”. Questi headcanon su Deku quirkless, la spaccatura definitiva tra lui e Katsuki, una relazione BakuTodo, ecc… affliggono tanto la mia mente e penso che continuerò a sfruttarli in altre fic…!
Si ringrazia la Socia per il nomignolo a Burnin’ UU/




 

Hero! Hero! Aiutami!

Moccioso, che succede? Dove sono i tuoi?

Il mio fratellino! Devi salvare il mio fratellino! Un Villain l’ha preso!

Smettila di frignare, ci penso io. Dove sono!?

Di qua! Salvalo! Ti prego… devi salvarlo!




 

“... Ehi?”

Bakugou uscì dalla propria memoria con un sussulto nel sentire una mano sulla spalla. Si girò di scatto e il movimento repentino giocò a suo sfavore, facendolo cogliere in flagrante. 

“Cosa c’è che non va? Sei… turbato?”

Katsuki grugnì, ricordandosi di avere un bicchiere in mano e bevendo. Era solo acqua e non servì a sciogliere il nodo che sentiva allo stomaco.

“Sto bene, Impiastro a metà. Sono solo stanco.”

Shouto si prese qualche momento per scegliere come rispondere.

“Comprensibile. Hai fatto un doppio turno per via di quell’ultimo incidente.”

“Seh…”

“Però hai salvato un bambino. È andato tutto bene… o no?”

“Certo che è andato bene” ringhiò Katsuki, maledicendosi per non riuscire a controllare il proprio tono e finendo col dare l’idea contraria di quello che stava affermando. Si spostò, abbandonando la porta finestra da cui stava osservando la città illuminata, per andare verso il tavolo col piccolo aperitivo messo su dallo staff dell’Agenzia di Endeavor. Cercò della birra decente, abbandonando l’inutile bicchiere con l’acqua sul primo angolo disponibile.

“Ohi, ohi, il pulcino è di cattivo umore!”

“Esatto, Vomito fiammeggiante, quindi gira alla larga.”

Burnin’ rise, portandosi al suo fianco e offrendogli l’oggetto della sua ricerca con un ghigno.

“Sicuro? Me la porto via?”

Katsuki fece per prendere la bottiglia, ma lei gliela sfilò da davanti le grinfie lasciandolo a mani vuote.

“Come mai il tuo musetto incazzato è più teso del solito?”

“Cazzi miei.”

“Problemi col turno?”

“Ha salvato un bambino” si intromise Todoroki, apparendo al fianco dell’ex compagno di scuola.

Burnin’ lo squadrò meglio, corrugando la fronte e le labbra.

“Ti ha vomitato sulla divisa o se l’è fatta addosso? Sono inconvenienti che capitano.”

“Mi state facendo venire mal di testa con queste scemenze inutili! Non è successo nulla!” e Katsuki girò sui tacchi, intenzionato ad andarsene, ma nessuno dei due lo mollò.

“Eddai, Boom Boom, erano solo chiacchiere. Tieni la birra, su. Rossa come piace a te.”

Bakugou gliela tolse dalle mani di malagrazia e buttò giù una lunga sorsata. Forse troppo lunga, perché gli sfuggì un rutto involontario, a cui allegò un’imprecazione.

“Wow” commentò Burnin’, scambiando un’occhiata con Shouto, Sicuro che non sia successo altro?, per poi tornare a Dynamight. “Quel bambino che hai salvato ti ha chiamato papà e hai avuto una crisi d’età? Sappi che sei ancora giovane e puoi aspettare.”

“Io me ne vado a casa” annunciò il biondo, definitivamente disgustato. “Crepate.”

 

 

Shouto l’antifona non la capì e seguì Katsuki. Il fatto che abitassero a due palazzi di distanza fu solo una coincidenza quella sera. Bakugou se lo ritrovò ancora attaccato alle calcagna pure dopo essersi fatto tutti i piani a piedi per smaltire un po’ del malumore.

“Puoi fare dietro-front e scendere con le tue gambe o ti butto di sotto io. Scegli.”

La minaccia fu un grugnito più esasperato che una promessa, mentre infilava la chiave di casa nella toppa.

“Posso restare per la notte?”

Bakugou rimase a fissare l’uscio aperto solo per uno spiraglio, la mano sulla maniglia. Ribattere animatamente e poi sbattergli la porta in faccia per sottolineare il No sarebbe stata la cosa più facile.

Hero! Devi salvare il mio fratellino! Ti prego!

“Fa come ti pare” borbottò, entrando senza accendere la luce e lasciando spalancato dietro di sé. Anche se finse di non prestargli attenzione, i sensi di Katsuki continuarono a percepire ogni movimento di Shouto.

Nessuno dei due premette alcun interruttore e si mossero al buio. Questo fece comprendere a Bakugou come l’ex compagno di scuola si fosse abituato a camminare dentro casa sua con appena qualche bagliore proveniente dalle finestre, e lo spinse a quantizzare quanto tempo fosse passato da quando lo aveva trascinato lì per la prima volta. Ma fu un pensiero frivolo, spinto di lato da quello ben più denso e ingombrante che non voleva abbandonarlo. 

Il mio fratellino… starà bene?

“Ohi, Bastardo a metà.”

Shouto si fermò alle sue spalle, in attesa.

Hero… è tutta colpa mia… Il mio fratellino… io…

L’irruenza del bacio di Katsuki li spinse entrambi contro il bancone della cucina. Shouto emise un mezzo verso, più di sorpresa che di dolore, ma durò un istante. Ricambiò quell’improvviso scatto afferrando Bakugou per la camicia e, al contempo, dandogli più accesso alla propria bocca.

Con una mano, Katsuki lo prese per la nuca, stringendo abbastanza forte da tenerlo fermo per staccarsi e riprendere fiato, combattendo contro Todoroki che, non misurando la propria forza, tentò di riappropriarsi delle sue labbra. Nonostante il buio, percepì il suo sguardo spaiato fisso totalmente sulla propria bocca, agognante e senza nessun altro pensiero per la testa.

Hero… lui… lui è tutto quello che ho…!

Doveva spegnere quella voce. 

Katsuki agguantò Shouto per un polso e lo trascinò in camera da letto.

 

 

Izuku…! Izuku!

Bakugou riaprì gli occhi di scatto, ma non cambiò nulla tra il buio della mente e il buio della stanza.

Con lentezza, i suoi sensi ripresero a funzionare. Avvertì per prima cosa la consistenza del materasso, la morbidezza del cuscino e la mano poggiata sul suo fianco nudo. Inspirando, riconobbe gli odori, di Todoroki e del sesso. Aveva la bocca impastata, amara, dalla birra e anche da qualcosa che sapeva di Shouto. Il respiro dello Scemo a metà era lieve e fresco contro la sua nuca.

Katsuki strusciò la guancia sulla federa del cuscino, cercando un sonno che non era sicuro di volere, ma che il suo corpo esausto richiedeva.

Gli ci mancavano i brutti sogni per un’inezia.

Hero… lo hai salvato! Hai salvato il mio fratellino!

Certo che l’ho salvato, moccioso. Corri, va’ da lui e non perderlo più di vista.

Lo farò! Izuku…! Izuku!

Con uno sbuffo, Bakugou raggiunse il bordo del letto e si mise seduto. Alle sue spalle, Todoroki scivolò contro il materasso con un respiro più forte, ma non si svegliò.

Che fosse meglio o peggio, Katsuki non ne fu certo. Non avrebbe dato spiegazioni - sarebbero state lunghe, inconcludenti e con l’alta probabilità di sfociare nei sensi di colpa - ma il silenzio…

Il silenzio che aveva dentro lo stava soffocando.

Izuku…!

Il fratellino di quel moccioso si chiamava Izuku. Quante probabilità c’erano di incappare in una coincidenza simile?

Il villain che l’aveva preso in ostaggio era una mezzasega. In meno di dieci minuti aveva risolto tutto, senza un graffio. Ma ci aveva pensato quel nome a fare breccia dentro di lui.

Si massaggiò il petto e sentì il bisogno di una doccia, ma non si mosse.

Il silenzio era come un gas nella stanza che gli stava scendendo dentro e lo stava avvelenando. Neanche la presenza di Shouto sembrava tangibile quanto la leggera eco, poco più forte di un sussurro, che aleggiava nella sua testa.

Izuku.

Erano quattro anni che non lo vedeva. Ed erano almeno sette che non si parlavano decentemente, se lo avevano mai fatto da quando erano piccoli.

Ed era colpa sua.

Si passò una mano sulla faccia e lì la lasciò, prendendo un respiro più profondo.

Izuku.

Neanche ricordava l’ultima volta che lo aveva chiamato col suo nome.

Le loro strade si erano separate all’inizio del liceo, dopo il goffo e quasi mortale tentativo di Deku di superare l’esame di ammissione alla UA. Ma un quirkless come lui non aveva avuto neanche una chance. Doveva andare così. Non riusciva a immaginare Izuku tentare di frequentare una scuola dove il requisito base era avere un quirk, sopravvivere ad allenamenti estenuanti che avevano messo alla prova persino lui e diventare quindi un Hero, probabilmente il lavoro più pericoloso in circolazione.

Deku sarebbe morto al primo tirocinio sul campo, al primo villain che lo avesse preso di mira. Ed era ridicolo avere un desiderio suicida del genere per voler aiutare gli altri.

Eppure, nonostante a Bakugou suonasse tutto così logico a parole, il nodo al suo stomaco non si allentò, ma anzi, gli risalì al petto in modo spiacevole.

Izuku.

Avevano perso i contatti. Dall’ingresso al corso per eroi, Katsuki si era concentrato unicamente su migliorare ed essere più forte. Aveva avuto i suoi cazzi e le sue botte di realtà, come incappare nel capolavoro di casa Todoroki e scoprire quanto fosse più dura del previsto raggiungere la cima. O come i suoi compagni non fossero alla stregua delle mezze seghe che aveva frequentato per tutta la vita. Per la prima volta si era trovato in mezzo a suoi pari, a persone desiderose quanto lui di stringere i propri obiettivi. Era stato un bagno di realtà che era iniziato con una doccia fredda.

Bakugou Katsuki improvvisamente era diventato uno dei tanti. Uno studente con un quirk non insuperabile e magnifico come aveva creduto - come gli avevano ripetuto per anni.

Per questo non aveva più avuto tempo per Deku. Aveva dovuto pensare a se stesso e, per la prima volta, aveva una giustificazione valida per non avercelo intorno, per non sentirsi messo all’angolo dalla sua presenza e da quel suo modo di essere che lo aveva sempre fatto sentire inferiore.

Le cose non erano andate come si era aspettato.

Non era stato un percorso negativo, ma a ventidue anni, guardandosi indietro, Katsuki sentiva i pugni vuoti.

Vedrai che ti farai presto un nome, Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva Dynamight! Ahah, forse abbrevialo, così la gente lo ricorderà meglio?

Hai la strada spianata. Assomigli molto a Endeavor e lui è diventato il secondo eroe del Giappone prestissimo.

Sarà una grande responsabilità, ma sono certo che tu sia in grado di assumertela.

La gente cianciava senza pensieri. Fin dal giorno del diploma chiunque aveva dato fiato alla bocca con promesse e aspettative che si erano accumulate sulle sue spalle senza che avesse dato il consenso.

Chi era diventato? Un sidekick dell’Agenzia di Endeavor e solo perché l’Idiota a metà ce lo aveva trascinato dopo il diploma. Il suo sogno di essere il numero uno, di superare All Might, giaceva in un angolo della sua mente come un vecchio quadro su cui era stato tirato un telo. Cos’era andato storto? Dov’era finita la sua motivazione?

E tutto a quello a cui riusciva a pensare ora era Izuku?

Perché proprio lui, dopo tutto quel tempo?

Perché non hai mai risposto a nessuna delle sue chiamate.

Perché da quattro anni lo hai lasciato definitivamente indietro.

Sai almeno dove si trova, adesso?

Si premette con forza i palmi sulle palpebre, lasciandosi scappare un’imprecazione. La sua mente aveva deciso di torturarlo, di incidere quella sacca di sensi di colpa che aveva nascosto molto in fondo proprio per non sentire i liquami dei suoi errori infettarlo.

Si era imposto di non pensare a Izuku dal giorno del funerale di Midoriya Inko, quattro anni prima. Un incidente senza reali colpevoli, quelle gomitate del Destino che non ti aspetti, ma che ti tolgono il fiato insieme alla ragione e ribaltano qualsiasi piano della realtà.

Katsuki era andato alla veglia con l’intenzione di riallacciare i rapporti dopo tre anni di Non ho tempo da perdere, merDeku, non sto giocando. Tre anni in cui non ce l’aveva avuto attaccato alle spalle, come una seconda ombra adulatrice.

Tre anni che si erano conclusi con uno sguardo vuoto e neanche una parola. E il suo coraggio non aveva travalicato il solco, la spaccatura, che li aveva definitivamente divisi.

Doveva andare così. Era quello che si era raccontato.

Izuku.

Lo aveva cancellato dal suo quotidiano, dalla sua mente, aveva estirpato ogni ricordo e lo aveva inscatolato come quando si cambia casa e inevitabilmente si fa una cernita di cosa tenere e cosa no.

Deku era stato un compagno di giochi e poi una piaga per quasi quindici anni della sua vita. Neanche ricordava quando lo avesse conosciuto - o se, semplicemente, ci fosse sempre stato. Avevano condiviso dei giochi, dei momenti, fine. Ci si perdeva di vista con gli amici di infanzia. Si percorrevano strade diverse. Si diventava conoscenti e si andava avanti lo stesso.

Quindi cosa c’era ora che lo faceva sentire sbagliato?

Perché il nome di un insignificante bambino aveva scoperchiato così tanto?

Sette anni di silenzi e Katsuki sentì un brivido attraversargli la schiena, la coscienza, come dita gelide.

Cosa avrebbe dovuto fare?

“Bakugou…” 

Katsuki sussultò. Il presente tornò come aria nei polmoni. Si voltò verso Shouto, ringraziando l’oscurità per mascherare la sua espressione. Doveva essere sconvolto e disorientato, perché le sensazioni residue dei suoi pensieri persistettero, restie a lasciarlo andare. 

… Izuku…

“... perché non dormi, Bakugou…? Domani… il turno…” 

Se avesse provato a rimettersi giù era certo che la sua mente gli avrebbe vomitato dentro un altro fiume di melma. 

“Ohi, scemo, alzati. Vieni a farti una doccia. Devo anche rifare il letto, fa schifo.”

ngh…

Katsuki strattonò il lenzuolo finché Shouto non finì per terra. 



 
   
 
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