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Autore: mattmary15    26/02/2023    0 recensioni
Questa storia è stata scritta per la challenge 'Cards on the table' di 'Non solo Sherlok' Gruppo eventi multifandom. Racconta gli eventi di Bakugo, Deku, Todoroki e altri personaggi in un ipotetico futuro post finale di MHA così come l'ho immaginato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Nuovo personaggio, Shouto Todoroki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia è stata scritta per partecipare alla challenge #cardsonthetable del gruppo eventi multifandom 'Non solo Sherlock'.
I prompt del primo capitolo dei quattro previsti dalla challenge sono : 
Provocazione / Letto vuoto / X vuole con sé Y per lavorare/affrontare qualcosa / Enemy to lovers. Buona lettura.


Capitolo I
Provocazione

 

La luce dell’alba illuminò il letto vuoto.

Katsuki, immobile, lo fissò per qualche istante ancora. Se non fosse stato per quella stupida battuta, una provocazione infantile, non sarebbe successo nulla.

Invece lei lo aveva sfidato, lasciando cadere il suo costume ed entrando nella doccia senza chiudere la porta.

“Che c’è? Non puoi farti la doccia con una collega? Non sei tu quello che dice di essere superiore a tutto?”

Glielo aveva detto lasciandogli spazio sotto al getto dell’acqua calda che stava riempiendo di vapore lo spogliatoio. 

Bakugo si era liberato dei gadget del suo costume, si era tolto con malagrazia i vestiti e l’aveva raggiunta. 

La detestava. La odiava da quando avevano finito il liceo e lei aveva rinnegato ogni cosa che era successa tra loro durante la guerra contro Shigaraki e OFA. Ritrovarsela nel team dell’agenzia di Best Jeanist era stato un tiro mancino del destino.

Nonostante ciò, in quello spogliatoio, dopo uno scontro durato tutto il pomeriggio con un maledetto gruppo di terroristi, mentre l’adrenalina gli pompava il sangue nelle vene troppo velocemente e il vapore gli impediva di vedere nitidamente il suo viso, Bakugo si avventò sulle sue labbra e la baciò sbattendola contro le piastrelle umide.

Lei si dimenò appena e si voltò per dargli le spalle. Lui continuò a baciarle il collo ma non si mosse, come fosse troppo impegnato a tenerle sollevati i capelli. Fu lei a spingersi contro il suo corpo, giacché sapeva per esperienza che lui non l’avrebbe mai toccata senza il suo consenso. Glielo aveva promesso in un giorno di pioggia di tanti anni prima. 

A Bakugo sembrò di rivivere quello stesso momento e la strinse. 

Fecero l’amore così. Un po’ per caso, un po’ per rabbia.

Quando si risvegliarono, stanchi per la lotta, tra le lenzuola bagnate, lui si mise seduto e  nel buio guardò dove doveva essere lei.

“Promettimi che questo non cambierà niente tra di noi.” Le disse.

Lei mugugnò qualcosa che sembrava un ‘sì’ e Katsuki si rimise sdraiato e si riaddormentò.

All’alba lei non c’era più. Lui si rivestì in fretta e si infilò le scarpe.

Guardò un’ultima volta il letto disfatto e uscì sbattendo la porta.

 

Tokyo, oggi. 

 

Bakugo non poteva credere alla sua sfortuna.

Non solo quel maledetto Crusher gli era sfuggito di nuovo e due membri della sua squadra erano rimasti feriti, ma adesso Best Jeanist gli stava comunicando la peggiore notizia che potesse ricevere dopo una giornata di merda come quella appena conclusasi.

Kirishima gli diede una gomitata nel fianco proprio quando stava per esplodere. Si ricompose più che potette e parlò.

“Non credo che ne uscirà qualcosa di buono.” Disse incrociando le braccia al petto. 

Hakamada lo guardò severamente prima di spostarsi vicino alla finestra del suo ufficio e dargli le spalle. 

Dopo le ferite riportate nella grande battaglia contro All for One, l’eroe conosciuto come Best Jeanist aveva deciso di lasciare la guida delle operazioni della sua agenzia di eroi per mantenere solo la carica onorifica di presidente. Aveva scelto Bakugo come suo sostituto e il ragazzo, che adesso masticava amaro alle sue spalle, si era distinto nella guida della società svolgendo un lavoro egregio. Aveva mantenuto il personale già assunto e aveva aggiunto alcuni rinforzi. Uno di loro se ne stava silenziosamente al suo fianco anche se Hakamada sapeva che, se interpellato sulla questione, ne avrebbe avute di cose da dire. Si schiarì la voce e parlò.

“Crusher opera su larga scala. Le sue incursioni sono prevalentemente a Tokyo ma i suoi affari riguardano soprattuto Kyoto. Trovo opportuno, anzi necessario, coordinarsi con la squadra 2.” Bakugo sbuffò.

“C’è un motivo se si chiama squadra 2.”

“Non essere insolente. Cosa ti ho sempre detto?”

“Un sacco di cose. Alcune utili, te ne do atto.”

“Bakugo non è un mio capriccio. E non è neppure perché credo che tu non stia facendo bene, anzi! E’ una esplicita richiesta del centro di coordinamento. Le altre agenzie stanno facendo lo stesso.”

Il ragazzo perse l’atteggiamento spocchioso che aveva tenuto fin dall’inizio della riunione e si fece serio.

“All Might ed Endeavor stanno radunando le squadre?”

“Anche Hawks e Mirko. Tutte le affiliate al centro di coordinamento lo stanno facendo.”

“Quindi sta di nuovo succedendo qualcosa di grosso. Crusher ci preoccupa così tanto?”

“Più di quanto dovrebbe ma non so ancora tutto. Ci sarà un summit. Ho scaricato tutte le informazioni sul tuo pad personale. Per allora voglio che la mia agenzia sia pronta. Pensi di riuscire a far funzionare le cose?”

Un sorrisetto sfacciato si dipinse sulle labbra di Katsuki. 

“Alla perfezione!”

Hakamada non aggiunse altro. Bakugo fece cenno a Kirishima di seguirlo e insieme lasciarono l’ufficio del presidente.

 

Kirishima faceva avanti ed indietro sul tetto dell’edificio già da un po’ quando il velivolo veloce dell’agenzia comparve nello spazio aereo di atterraggio.

Sollevò un braccio e si allontanò dallo spazio di manovra.

Un forte ventò spazzò tutta la superficie del terrazzo sollevando polvere e fumo. 

Le porte del velivolo si aprirono e Shinso fece capolino per primo subito sopravanzato da Kaminari che gli si gettò addosso abbracciandolo con foga. Dietro di lui Jiro trasportava due grosse sacche.

Kirishima si affrettò a togliergliele dalle mani.

“Che cazzo, Denki! Si fanno trasportare alle donne i bagagli pesanti?” Kaminari scosse le spalle mentre Jiro gli strappava di mano le sacche.

“I miei gioielli li porto io.” Rispose la ragazza che poi scoppiò a ridere. “Grazie lo stesso.”

L’ultima a scendere dall’aereo controllando che tutti i sistemi fossero spenti correttamente e che il jet fosse ben ancorato fu Nogami.

Kirishima non si era ancora abituato alla trasformazione di Yuki dopo la morte della professoressa Midnight. La osservò in silenzio fino a che non fu lei a salutarlo.

“Ci rivediamo, Eijiro. Ti trovo in forma!”

“Grazie. Tu come stai?” Le chiese un po’ in imbarazzo.

“Alla grande. Un po’ preoccupata per la piega che sta prendendo la faccenda di Crusher.”

“Lo so. Anche qui siamo all’erta. Francamente pensavamo di risolverla almeno due mesi fa.”

La voce di Bakugo lo fece saltare sul posto.

“Accompagna gli altri di sotto. Qui ci penso io.”

Kirishima sorrise a Nogami e indicò la strada per gli spogliatoi ai membri della squadra che veniva da Kyoto.

Il ragazzo coprì con ampie falcate lo spazio che lo separava dalla nuova arrivata e la guardò dritto negli occhi blu. Il suo sguardo sembrava più adulto dell’ultima volta che l’aveva vista. Aveva tagliato i capelli biondi fin sopra le spalle.

“Abbiamo liberato due appartamenti per voi. Il demente sta ancora con la stramba?” Nogami annuì. “Allora uno possono prenderlo loro. L’altro è per Shinso.”

“Avevo prenotato della camere d’albergo.” Fece lei senza smettere di guardarlo negli occhi.

“Ho disdetto. Non sappiamo per quanto dovrete restare. E’ opportuno che il team resti unito.”

“E immagino che questo preveda che non potrò andare a casa dal mio fidanzato.”

“Abbiamo una missione. Ci sarà un summit. La nostra agenzia è la prima del Giappone. Non mi piace che tu stia qui. Non ti voglio tra i piedi, Birdy, ma se c’è qualcosa di grosso che bolle in pentola, ricordati che lavori con me non con il tuo fidanzato.”

“Non chiamarmi in quel modo. Io sono Ionic. Se non vuoi usare il mio nome di battaglia, uso il mio cognome, come fanno tutti.”

“Come ti pare. Il summit è previsto per domani. Noi ci vediamo in agenzia un’ora prima.”

Bakugo si voltò e fece per guadagnare la rampa di scale quando lei lo fermò.

“Tutto qui?”

“Che ti aspettavi? Una fanfara?”

“Non facciamo il punto della situazione? Non vuoi essere aggiornato su quello che la mia squadra ha fatto a Kyoto?”

“Quello lo so già. Sono io che approvo tutti quei fottuti rapporti che mandi a Best Jeanist.”

Yuki non riuscì a nascondere la sorpresa.

“Li leggi tu?”

“Anche se tu sei il capo della squadra 2 dipendi comunque da me.”

“Questo lo so, solo non ti facevo il tipo che legge i resoconti delle missioni.”

“Tu non sai un cazzo di me.” Rispose lui con rabbia, stringendo un pugno.

“Questo non è vero e tu lo sai.”

“Forse. In ogni caso noi due non siamo mai andati particolarmente d’accordo.”

“Abbiamo fatto sempre scintille in missione!” Esclamò lei facendo un passo in avanti ma pentendosi pressoché immediatamente di aver usato quelle parole.

“E lì finisce quanto ci accomuna.” Rispose lui seccamente.

“Se le cose stanno così, perché mi hai convocata a Tokyo?”

“Voglio che lavori con me nella missione per catturare Crusher. Quando leggerai i dettagli che ti ho inviato con l’ultimo memo, capirai. Solo lavoro, Birdy.”

Yuki stavolta non gli rispose piccata. Guardò oltre la balaustra del palazzo, in direzione della grande torre dove sapeva essere gli uffici dell’agenzia di Endeavor e prese il suo cellulare. C’erano due chiamate senza risposta dallo stesso numero. Sollevò di nuovo lo sguardo su Bakugo che la fissava come se sapesse cosa stava per dire. 

“Come sta tua madre?” 

Il ragazzo la guardò come se non avesse compreso la domanda poi rispose.

“Bene. Chiede spesso di te.”
“E tu che le rispondi?” Fece lei dipingendosi un sorriso sarcastico in viso.

“Che sei morta. Tua madre?”

“Viva e vegeta. Mi chiama solo quando prendo lo stipendio.”

“Alcune cose non cambiano.”

“Già. E Midoriya? Lui come sta?”

“Lo vedrai domani. Si da un mucchio di arie adesso.”

“Non ci credo!” Esclamò lei e sorrise.

Bakugo sentì qualcosa tirare nel petto. Non volle credere che il suo cuore potesse contrarsi ancora a quel modo. Improvvisamente di fronte a lui non c’era più la donna che comandava il team Kyoto della sua agenzia, l’eroina Ionic. Improvvisamente rivedeva la ragazzina insicura e cocciuta del liceo, quella che si era risvegliata dal coma stringendo la sua mano in un pomeriggio assolato come un altro, la ragazza che lui aveva difeso da Dabi a costo della sua vita.

Fece un passo verso di lei, lo sguardo più gentile, il tratti del viso addolciti da quel ricordo. Il suo telefono squillò e lui lesse il nome sullo schermo.

Si girò e lasciò il terrazzo. Yuki Nogami non era sua amica. Yuki Nogami non era niente per lui. 

Finché era in grado di credere alle sue stesse menzogne, andava bene così.

  
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