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Autore: Feathers    27/02/2023    1 recensioni
Harringrove (Billy + Steve)
Tratto dal testo
« Con le ragazze era piacevole, ma quasi non gli pareva che ci fosse differenza fra avere un rapporto con loro e toccarsi da solo, e la ragione era semplicissima: non gli piacevano davvero. Steve Harrington che gli baciava e accarezzava il corpo nel più semplice dei modi gli stava provocando delle sensazioni pazzesche, che non si era mai concesso di godersi, e sulle quali probabilmente avrebbe fantasticato a vita. Cercò di tenere impresso nella sua mente ogni dettaglio, ogni minuscolo gesto, per evitare di dimenticarsene nel caso in cui non fosse riaccaduto mai più. »
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Billy Hargrove, Steve Harrington
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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25 Agosto 1986

17:30

Steve appoggiò il capo sullo schienale; premette i polpastrelli sui fianchi di Billy, che si morse il labbro e ondeggiò sopra di lui con lentezza, fra un sospiro di piacere e l'altro. "Mi sono sempre chiesto a cosa cazzo servissero le poltrone senza braccioli. Ora penso di aver capito."
Steve ridacchiò, prima di emettere un gemito inaspettato; il corpo di Billy era bollente e umido contro il suo. Il ragazzo gli baciò il mento, e poi percorse una scia su tutta la mascella, e su fino alla tempia.
"M-mi stai... sfinendo oggi..." mormorò Steve.
Billy sorrise e gli accarezzò la nuca, ammirando le goccioline di sudore sul bel viso dell'altro. "Ah... ti sto sfinendo?"
"In... i-in senso... positivo."
"Hm." Billy ammiccò, soddisfatto, e si fermò, lasciandogli addosso una sensazione frustrante. "...solo un momento." Allungò una mano e afferrò l'accendino e la sigaretta che aveva lasciato sul tavolino accanto.
"D-devi... proprio adesso...?" farfugliò l'altro ragazzo, con aria quasi disperata. "Ma fumi mentre fai qualunque cosa?"
"Mi sa di sì." Billy si accese la sigaretta, e fece un tiro. Riprese a ondeggiare impercettibilmente, e sbirciò la sua reazione stizzita, divertito.
Steve gli rubò la sigaretta e se la mise in bocca. "Ma muoviti di più!"
"Non adesso. Dopo."
"Ma non ti stanchi...? Sembra faticoso."
"Ho ripreso a fare palestra, principino." mormorò Billy sul suo collo. "Potrei stare qui a negarti l'orgasmo per molto più tempo... se non la smetti con tutta questa insolenza." biascicò, prima di catturare il suo lobo fra i denti.
"Ahia... Cazzo!" guaì Steve, ma lo lasciò fare. Non pensava che l'avrebbe mai detto, ma quel lieve dolore gli piaceva parecchio. Billy gli mordicchiò la base del collo, e gli fece un lungo succhiotto, poi tornò su a baciargli il lobo, salendo fino all'elice.
Steve sentì la pelle d'oca ricoprirgli metà del corpo. Cercò di distrarsi fumando, con scarsi risultati. "Cristo, ti decidi a muoverti!?"
Billy si scostò abbastanza da guardarlo, con un ghigno. Si riprese la sigaretta e fece un altro tiro. "Che fretta c'è?"
"Fammi almeno fumare. Stronzo."
"Come si dice?"
"Che pazienza che ho. «Per favore»."
"Hm. Bene." Il biondo gli imboccò la sigaretta e Steve fece un tiro, con aria esausta. "Giuro... che la prossima volta mi vendico."
"Oh. E come...? Sentiamo."
"...ti restituisco tutte le botte che mi hai dato l'anno scorso... ma sul culo."
Il più giovane scoppiò a ridere di gusto. "E questa dovrebbe essere una punizione? Me le prendo più che volentieri."
Steve gli lanciò un'occhiataccia.
"D'accordo, d'accordo. Faccio il bravo, visto che non ne puoi più."
"Finalmente, Cristo."
Billy spense la sigaretta sul posacenere accanto. Ancorò le mani sulle sue spalle, appoggiò la fronte alla sua e ricominciò a cavalcare il suo sesso. "Oddio... Ho trovato quel punto..." Aumentò ancora il ritmo, ansimando forte a ogni spinta.
Steve affondò di nuovo le dita nei suoi fianchi, quasi facendogli male, strizzò le palpebre e si sentì subito tremare le gambe. L'orgasmo lo travolse con violenza, strappandogli un urlo improvviso di sollievo. Riaprì gli occhi in tempo per vedere l'espressione estatica di Billy che stava venendo. Non fece nemmeno caso allo sperma sul proprio ventre; era ormai avvezzo a quelle cose. Si limitò a socchiudere di nuovo le palpebre e a lasciarsi cadere sullo schienale, col fiatone.
L'altro ragazzo si avvinghiò a lui, appoggiando il mento sulla sua spalla, come se improvvisamente tutte le sue energie fossero svanite. Tornò a strusciare le labbra sul suo collo, ma con più dolcezza, e sussurrò: "...voglio che gemi il mio nome la sera, mentre ti tocchi... o la notte... mentre stai sognando di scoparmi. Voglio diventare la tua dipendenza. La tua droga."
"Temo che tu lo sia già." Steve sorrise, passandogli le mani sulla schiena.
Billy lo guardò, sistemandogli i capelli dietro le orecchie. Ricacciò in gola il «Quanto sei bello», rendendosi conto che era un po' troppo romantico da dire. Deglutì, e tirò fuori il suo solito ghigno. "Sì. Ti ho decisamente sfinito. Adorabile."
Steve si umettò le labbra secche, quasi mezzo addormentato. "Questo è... il miglior sesso... che io abbia mai fatto in vita mia. S-sei... bravissimo. E mi piace quando... dici quelle cose..."
Billy restò spiazzato, e non riuscì a rispondere per un po'. "Hm. Beh... grazie. Si chiama «parlare sporco», o qualcosa del genere. E anche io mi diverto parecchio. Direi che... sei la prima persona con cui mi diverto davvero, ovviamente." Esitò. "E... e pensare che facciamo solo la metà di quello che potremmo fare."
Steve tornò a fissarlo, perplesso. "Che intendi?"
Billy gli sfilò il preservativo con attenzione, quasi come scusa per non guardarlo, e prese un kleenex per pulirgli il torace e il ventre. "Che magari... che so... tu... un giorno potresti ricevere. Quando sarai pronto."
"Ricevere...?"
"Nel senso che-"
"Ah sì sì sì, ho capito! Beh, uh, non credo. È un po' tipo... la storia dei baci sulla bocca. Sai, io... non sono gay."
L'altro ragazzo sbuffò. "Ancora con questa storia, Harrington? Trenta secondi fa ero letteralmente seduto sul tuo cazzo."
"Shhh."
"Chi deve sentirmi!? Ascolta, io capisco il volerlo nascondere perché nemmeno io ci tengo tanto a spifferarlo ai quattro venti, vista la gente che c'è in giro. E mio padre che mi pesterebbe a sangue. Ma almeno ammettilo a te stesso. Se l'ho fatto io, puoi anche tu."
"Non posso ammettere una cosa che non sono!" protestò Steve.
"Eppure è il miglior sesso della tua vita. L'hai appena detto. Pensi che non sia un segno?"
"Non lo so..."
"D'accordo. Quando mi vedi nudo... cosa provi?"
Il più grande strabuzzò gli occhi, e quasi involontariamente squadrò il corpo muscoloso dell'altro. "Che domanda è...?"
"Una domanda semplicissima. Rispondi."
Steve deglutì. "...mi piace. Cioè... mi fa effetto... vederti. Ma mi fanno effetto anche le donne nude. Parecchio effetto. Capisci?"
L'altro sbatté le ciglia, e assunse un'espressione pensosa. "Molto strano. Devi cercare di capirci qualcosa, allora." Si sedette più comodo sulle sue cosce, e gli pettinò i capelli insolitamente scarmigliati con le dita. "Nel frattempo... puoi sempre divertirti con me. Quando e quanto vuoi."
Steve sospirò, con un mezzo sorriso. "Grazie. Però non vorrei che tu-"
"Cosa?"
Ci fu una pausa di silenzio.
"Non vorrei che tu... ti sentissi usato. Solo questo."
"E chi ha detto che mi sento usato? Ripeto: io non sono fatto per l'amore e quelle robe lì."
"Pensavo avessi una cotta per me da almeno un annetto o simili."
Billy fece una smorfia sprezzante. "Ero attratto fisicamente da te e basta. Non è mai stata una cotta." mentì, fiero della sua capacità di fingere.
"D'accordo, d'accordo." rispose Steve. Attese qualche secondo, poi allungò una mano e gli accarezzò la guancia e il collo, con dolcezza, fissandolo con aria languida.
Billy schiuse le labbra e sollevò le sopracciglia. "Che... che stai...?"
Steve si protese leggermente in avanti, reclinando la testa da un lato; poté giurare di vedere le sue pupille dilatarsi e di sentire il suo battito accelerare contro il proprio petto.
Di colpo, l'espressione sognante del più grande si trasformò in un sorrisino furbo. "Dovresti vedere la tua faccia."
Billy arrossì e abbassò il capo, pieno di vergogna, come se qualcuno gli avesse strappato tutti i vestiti in pubblico. Non seppe precisamente da dove venisse, ma sentì una vecchia ferita riaprirsi e bruciare, gettando benzina sul fuoco della sua rabbia repressa. "Sai che c'è, Steve? Vattene a quel paese." Si alzò e iniziò a rivestirsi in fretta.
L'altro ragazzo rimase interdetto. "A-aspetta... dove vai?"
"A casa mia."
"Non volevo offenderti. Vole-"
Il biondo si rimise la maglietta e i jeans, e acchiappò la cintura, che era finita sul pavimento.
"Billy... non c'è nulla di male nel provare dei sentimenti per qualcuno."
"Oh sì che c'è. È una debolezza, soprattutto in questa situazione. E io ho già avuto abbastanza casini."
Steve si alzò, e si rimise i boxer. "Senti... hai ragione. Non è stato carino, né divertente. Hey... hey. Guardami un attimo!" Lo afferrò per una mano, e lo fissò con sincera mortificazione negli occhi scuri. "Scusami. Non ricapiterà, okay?"
Billy abbassò il capo, incapace di sostenere quello sguardo dopo essersi sentito tanto esposto, e di colpo parve più triste che arrabbiato. "O-okay. Ma in questo momento voglio starmene da solo."
Il più grande intrecciò le dita alle sue e le strinse. "Va bene. Domenica ci vediamo comunque da te però, ti va? Ci vediamo la partita insieme."
Billy rimase impassibile per un bel pezzo, poi annuì. Steve fissò gli occhi sensibili del ragazzo, e gli parve di vederli inumidirsi, come la volta in cui gli aveva sciacquato le dita ustionate. Per la primissima volta, ogni cellula del suo corpo lo pregò di baciarlo, subito, immediatamente, e la cosa lo spaventò e lo sconvolse non poco. Billy era un uomo. Non poteva assolutamente piacergli fino a quel punto, e non poteva provare certe cose per lui.
Billy gli lasciò la mano, e si avviò verso la porta. "Ciao."

---

26 Agosto 1986

13:45
Steve compose il numero di Robin quasi senza guardare il telefono, e alzò la cornetta, in attesa. Dopo due squilli, la ragazza rispose. "Sì?"
All'inizio, il giovane rimase in silenzio, sospirando, poi raccolse il fiato. "Uh, Rob..."
"...Steve? Tutto apposto?"
"Sì, è che... non ho dormito. Lo so che è un orario un po' strano."
"Ma figurati! Cosa è successo? Il Sottosopra?! Mi sto preoccupando..."
"No no no! Non è una cosa grave. Però ho bisogno di parlare con te. Urgentemente."
"Così? O vuoi tipo che... ci incontriamo da qualche parte?"
"A casa mia o tua. Fuori no, per piacere. Se qualcuno mi sente io-"
"Cristo santo. È un casino di tempo che mi sembri sempre più strano. Lo sapevo che c'era qualcosa sotto, ma pensavo fossero solo le mie solite paranoie e ansie e strani presentimenti e roba varia e... e lo sai come sono fatta-"
"Lo so. Lo so. E io ti ho mentito quando ti ho detto che non c'era nulla. Mi dispiace..."
"Va tutto bene." mormorò lei, con tono comprensivo. "Non ti preoccupare. Vengo io fra venti minuti, okay? Non ti faccio guidare in queste condizioni."
"Okay. Grazie."
Riattaccarono insieme. Steve appoggiò la tempia sul cuscino, e giocherellò con la federa bianca. La notte precedente non aveva quasi chiuso occhio, e si era sentito spossato per tutta la mattinata. Quando socchiuse gli occhi, crollò dopo pochi minuti, e iniziò a sognare un mucchio di cose confuse e disturbanti, finché il suono energico del campanello non lo fece svegliare di soprassalto. Si alzò e si precipitò al piano di sotto per aprire la porta.
La sua migliore amica lo fissò con aria preoccupata. "Oddio, che faccia."
"Grazie..." Steve ridacchiò. Vederla lo mise immediatamente di buon umore.
"Scusa! È che sembri distrutto."
"Lo sono. Entra, dai..."
Robin si sedette sul divano. "Dimmi tutto. Non sto più nella pelle. Ho fatto due o tre ipotesi, magari ho indovinato."
Steve le portò della coca cola. "Nah."
La ragazza bevve, e gli lanciò delle caramelle frizzanti che aveva comprato prima di venire a casa sua. "Hai commesso qualche crimine, eh? Ti devo aiutare a seppellire un cadavere?"
Il giovane afferrò le caramelle e scoppiò a ridere nervosamente. Si mise comodo anche lui. "Grazie. Divertente questa. No. Ora te lo dico... Mi sa che non mi crederai..." Posò la lattina di coca, con la mano che tremava.
"Addirittura."
"Hm hm."
Lei attese con pazienza.
Steve si passò una mano sul volto. "Senti. Non... non è facile."
"Oh, ci credo che non è facile. Mi hai sempre detto le cose tranquillamente."
Il ragazzo bevve un sorso di coca cola. "Non so nemmeno da dove iniziare."
"Ti aiuto io. Okay, niente Sottosopra, niente crimini, e dici pure che non è grave. Ti sei fatto qualcuno che non avresti dovuto farti. Vero?"
Lui inspirò, e si schiarì la gola, annuendo con un sorrisino imbarazzato. "Circa."
"Ottimo, ci ho preso." Robin sollevò un dito con finto fare minaccioso. "Se è Nancy ti uccido, devi smetterla di starle dietro. Sai che vuole solo attenzioni."
"Nooo. Peggio."
La ragazza fece un gesto esagerato e teatrale con le braccia. "...cosa c'è di peggio?! Steve!"
Lui si coprì di nuovo il viso con le mani.
"...oh ci sono! Magari è una donna grande! Tipo che so... uh, la signora Wheeler."
Steve la fissò, sbigottito. "...che?! No! Non mi sono mai piaciute quelle molto più grandi di me!"
Robin rise e si strinse nelle spalle. "È che... a quanto pare a lei piacciono i giovanotti, quindi poteva anche essere."
"Che significa che le piacciono i giovanotti?! È sposata. A meno che non sia una «cornificatrice» di professione tipo mio padre." Steve roteò gli occhi.
Lei si avvicinò appena a lui, manco fossero in un luogo pubblico e qualcuno avesse potuto udirli. "Beh, un'amica mia frequentava la piscina. E gira voce che un anno fa la signora Wheeler abbia avuto una specie di tresca con il fratello di Max." sussurrò.
Il viso di Steve diventò bordeaux.
Robin sbatté le palpebre. "...Steve...? Perché quella faccia?"
Il giovane sollevò le sopracciglia, senza osare guardarla. "Hai trovato... la persona."
Gli occhi di lei diventarono enormi. "...dimmi che è uno scherzo."
"...non lo è."
"Dimmi che è uno scherzo! Ti prego!" ripeté la ragazza.
"Mi dispiace di non avertelo detto, io-"
"E ci credo che non me l'hai detto!" La voce di lei si alterò parecchio. "Gesù. Ma come ti è saltato in mente?!"
Steve si voltò, con fare smarrito. "C-che? Mi stai forse giudicando per una cosa che faresti anche tu?"
"Che farei anche io...!? Pensi che io farei sesso con una ragazzina minorenne?"
Il giovane aggrottò le sopracciglia. "No, aspetta... ma che c'entra questo adesso?"
"Mi risulta che Max è minorenne. È solo una ragazzina, ed è pure fidanz-"
"...che c'entra Max...?"
"Sei arrossito quando ho detto «Max»." disse Robin, gesticolando.
Steve chiuse gli occhi e strinse le labbra, nel disperato tentativo di non scoppiare a ridere. "No. Sono arrossito... quando hai detto «fratello di Max»."
Robin ci mise qualche secondo a realizzare: sbatté le ciglia, e abbassò la voce di diverse ottave, calmandosi. "Un attimo... no, aspetta... ma tu non..." Fece una pausa, e poi sussurrò: "...Billy?"
Steve annuì, il capo chino.
"Ecco perché veniva così spesso in videoteca! E tu mesi fa mi hai chiesto quella cosa strana! Oddio, quanto sono scema... sono proprio scema."
Calò il silenzio nel salottino di casa Harrington. I due giovani sentivano solo il ticchettio del costoso orologio in legno. Il ragazzo mise le gambe sul divano, e si accartocciò su sé stesso.
"Perché non me ne hai voluto parlare?"
"Perché non sono gay, okay Rob!?" sbottò lui. "Non posso esserlo. Per questo non te l'ho detto, pensavo fosse una cosa passeggera, irrilevante. Ma adesso sono confuso, perché è successo troppe volte, e mi piace. Mi piace tutto questo, e mi chiedo a 'sto punto se tutto quello che ho vissuto fino a qualche mese fa sia falso... io avevo delle certezze, e adesso... adesso io non mi riconosco più, e se i miei genitori lo vengono a sape-"
"Hey hey hey. Tranquillo. Respira." La ragazza gli posò una mano sul braccio. "Lo so che non lo sei. Cioè, che non sei gay. Ma... anche se tu lo fossi sai che non c'è... nulla di sbagliato. Vero?"
"Certo che lo so. Non è questo il punto... il punto è che... ripeto: non posso esserlo. Le ragazze mi piacciono, e tanto. Mi sono sempre piaciute, e mi ero innamorato di Nancy, e ne sono sicurissimo. Al cento per cento."
"È vero, lo eri, e si vedeva. Però... Billy ti attrae. Giusto?"
Steve si portò indietro i capelli. "Sì. È inutile che continuo a prendermi in giro da solo. Mi attrae. Magari è una fase, o sto uscendo di testa. Forse c'è qualcosa che non va in me. L'unica cosa che so è che non sono gay."
La ragazza inspirò. "No, infatti. Non penso nemmeno io che tu lo sia. Ma..."
"Ma cosa?"
"...ma potresti essere bisessuale."
Lui aggrottò le sopracciglia e la guardò. "Che roba è?"
"Dai, Steve. Veramente non sai che significa?" chiese lei, con un sorriso rassicurante.
Il ragazzo scosse il capo.
"Significa che possono piacerti le ragazze, ma anche i ragazzi. E gli altri, come direbbe Bowie."
"Gli altri? Ci sono altri...?"
"Sì. Ma innanzitutto pensiamo a te. Ascoltami, Steve. Io sono... felice che adesso tu abbia trovato il coraggio di dirmelo. E... e hai ragione. Non è facile. Per niente. Mi ricordo ancora di quando io l'ho detto a te..."
"Non ce l'hai con me?"
"No! Affatto." La ragazza si protese in avanti e lo abbracciò. Lui la lasciò fare, e nascose il viso contratto nell'incavo del collo della sua migliore amica. Non accadeva spesso che si abbracciassero, specialmente in modo non scherzoso. "Lo posso capire. Io tremo tutta quando ne parlo. Cioè, quando parlo del fatto che... sai..."
"...che ami le poppe." mormorò lui, con voce un po' malferma.
"Sì, esattamente." Robin sogghignò, e lo strinse più forte.
Il giovane accennò un sorriso. "Quindi è... normale."
"È normalissimo essere bisessuali. Può piacerti Billy, e sì, anche le poppe." scherzò lei.
Steve emise un suono che parve un misto fra un singhiozzo e una risata, e si asciugò gli occhi col polso. "Avrei dovuto dirtelo sin da prima."
Robin gli fece delle carezze sulla schiena. "Non fartene una colpa. A stento riesci a dirlo a te stesso ora, figurarsi a me."
   
 
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