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Autore: ValeAlcazar    28/02/2023    2 recensioni
Io e Manu Roja ci siamo cimentare in una storia prendendo una frase tratta dal manga
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 1 – UN INCONTRO FORTUITO

Cap. 5 – PENSIERI E TURBAMENTI


Lasciata Agnes ed accertatosi che fosse rientrata in casa, André prese Alexander, che aveva lasciato un po' più lontano per non svegliare gli abitanti della casa vista l'ora tarda e non crearle problemi, si mise in sella dirigendosi verso Palazzo Jarjayes.

Durante il tragitto, mille pensieri occuparono la sua mente rivivendo i momenti di passioni vissuti con lei, in contrasto con quello che il suo cuore urlava da sempre per Oscar.

"Che mi succede? Perché mi sono lasciato trasportare dalla passione con Agnes, perché l'ho fatto? Cosa voglio dimostrare? Che posso dimenticarti Oscar? Sei dentro di me da quando ti ho vista la prima volta da bambino, non ho scelto di farlo, sei entrata prepotentemente in ogni fibra del mio essere.

Non ho scelto di amarti, ti amo e basta.

Ma Agnes...già Agnes!

Dolce, gentile, impaurita. Pensi di essere sbagliata, ma non è così, non sei tu ad esserlo.

Mio Dio cosa ho fatto?

La sto illudendo che possa esserci qualcosa di più tra noi, ma non posso...non posso stare con lei.

Sono stato cauto, non voglio mettere nei guai una brava ragazza, anche se mi piace e tanto.

Sto bene con lei, ma il mio cuore appartiene a te Oscar, solo a te amore mio. Potrei allontanarmi, ma non voglio, non servirebbe, impazzerei a non averti accanto, non vedere i tuoi splendidi occhi, quel mare blu che a volte sembra in tempesta, ci annegherei in quel mare e morirei felice.

Perso nei miei pensieri sono arrivato, non devo fare rumori, non voglio svegliare nessuno.

Andiamo Alexander, vai a riposare amico mio."

Uscendo dalle scuderie, dopo aver sistemato il suo fidato amico, André prima di dirigersi verso l'ala sinistra del Palazzo, alzò lo sguardo verso le stanze di Oscar come a darle la buonanotte immaginandola già dolcemente abbandonata al sonno, ma notò la sua figura esile da dietro le tende che si muoveva nella stanza, illuminata dalla fioca luce lunare che faceva capolino dal diradarsi delle nuvole, che fino a un'ora prima coprivano il cielo lasciandole lo spazio necessario per illuminare quella finestra, bearlo della sua visione prima di andare a dormire popolando così i suoi sogni.

Oscar, quella sera si era ritirata prima del solito, era stanca e spossata dopo aver trascorso diverse nottate insonni alla Reggia, raddoppiando il servizio d'ordine per la nuova stagione dei ricevimenti.

Alle prime avvisaglie del temporale,Oscar cercò in tutte le maniere di restare calma tentando con tutte la sua volontà di abbandonarsi ad un placido sonno ristoratore...ma inutilmente.

Il rumore e lo scroscio della pioggia che prima cadeva fitta, il frastuono continuo dei tuoni risuonavano fino a poco prima, ma che in lontananza ancora riempivano il silenzio della notte, la terrorizzavano a tal punto da rompere il suo sonno e non riuscire più a chiudere occhio.

Si girava convulsamente nel letto, finché un torpore soporifero le avvolse le membra facendola sprofondare in un inquieto dormiveglia.

Si riscosse sussultando, al lontano suono della pendola, che scandiva nel silenzio di palazzo i suoi monotoni rintocchi.

L'oscurità incombeva sovrana nella sua camera, solo una piccola candela rimasta accesa spandeva un fioco chiarore all'interno della stanza.

Un brusio lontano, lieve, indistinto che si perdeva nei meandri del parco la fece trasalire, chi mai poteva aggirarsi a quell'ora tardiva tra i viali di Palazzo Jarjayes?

Pose maggiore attenzione e si accorse che il rumore proveniva dalla cigolante serratura della porta delle scuderie.

Si alzò dal letto e in punta di piedi raggiunse l'ampia finestra, scostò il bianco tendaggio e notò una sagoma che avanzava furtiva e rapida verso l'ingresso principale, accompagnandosi da un piccolo lume.

Appena la visuale divenne più nitida, Oscar riconobbe André, che giunto al patio spense la lanterna voltandosi verso l'ala sinistra del Palazzo per raggiungere il suo alloggio.

Cosa ci faceva in giro in piena notte? Forse il temporale improvviso lo aveva colto di sorpresa e per questo motivo si era fermato in qualche riparo a Parigi?

Non poteva essere altrimenti si chiedeva, era l'unica spiegazione plausibile per quel rientro a quell'ora tarda.

Una volta accertatasi che fosse André, non uno sconosciuto ad aggirarsi per chissà quale motivo intorno al Palazzo, tornò a farsi cullare dal tepore del letto appena lasciato, sperando di poter finalmente dormire.

La mattina successiva, André attendeva Oscar nelle scuderie per poi recarsi a Versailles, per affrontare un'altra giornata lavorativa.

"Buongiorno André...André? Insomma André, ma che ti succede? Sei strano stamattina, ma dove hai la testa?"

"Buongiorno Oscar. Niente, niente Oscar, non ti preoccupare.

Ho solo dormito un po' male stanotte...sarà stato il rumore del temporale." provò a giustificarsi

"Quando sei rientrato il temporale si era già allontanato. Ho sentito dei rumori perché non riuscivo a prendere sonno e ti ho visto rientrare.

Sei rimasto bloccato in qualche taverna finché non è passato il temporale suppongo." gli chiese

"Non ti è mai passata la paura dei temporali, eh Oscar!" la canzonò lui cercando di sviare il discorso

"Ti ho appena detto che avevo sentito dei rumori e ho sbirciato da dietro la tenda per capire chi fosse ancora in giro a quell'ora tarda."

"Ah Oscar, questa non la bevo. Ammettilo hai ancora paura dei temporali." ribatte ridendo

"Smettila di prendermi in giro André, non è per niente divertente." disse infastidita

"Questo lo dici tu." riprese a canzonarla

"Ricordo ancora quando eravamo piccoli, come sgattaiolavi da camera tua per venire da me e dormivi tranquilla fino al mattino dopo." ricordò col tono di voce e lo sguardo malinconico

"Già!" rispose Oscar accennando un sorriso

"Su andiamo che si è fatto tardi." esortò subito dopo Oscar salendo in sella a César e lanciandolo al galoppo lasciando indietro André

"Non sai quanto vorrei tornare a quei tempi Oscar. Soli io e te, senza il tuo lavoro che ti porta sempre più lontana da me." e lanciò anche lui Alexander al galoppo per raggiungerla.

Albeggiava appena quando Agnes in compagnia del padre e di uno dei garzoni lasciarono il loro quartiere, per dirigersi alla volta di piccoli villaggi situati nelle campagne circostanti Parigi.

Quella si sarebbe preannunciata una giornata molto impegnativa, non solo per il rifornimento presso gli abituali vigneti, ma anche per le consegne in quanto i clienti, soprattutto i signorotti locali, erano molto esigenti per le loro cantine.

Agnes viaggiava accanto al padre, solitamente loquace, quel giorno appariva stranamente taciturna.

La sua mente era rapita dal dolce pensiero della sera innanzi, tenera ebrezza di quelle leggere carezze, le sue dita che sfioravano il corpo perfetto di André, lui così attento, premuroso, delicate sensazioni soavi che le avvolgevano l'anima.

Agnes, si dedicò come di consueto al lavoro, ma fremeva all'idea di raggiungere la Reggia di Versailles, là avrebbe potuto vedere André, anche se questi non l'avesse degnata di uno sguardo, le sarebbe bastato semplicemente guardarlo da lontano.

Concluse le ultime trattative e contrattazioni, Agnes e il padre presero la via del ritorno, ormai era tardo pomeriggio non sarebbero rientrati che a sera inoltrata a casa, per questo decisero di consumare un frugale pasto in un'osteria prima di recarsi a palazzo dove Mousier Carapet, uno dei dispensieri attendeva le botti di sidro e bottiglie di vino alle mandorle, nuova prelibatezza della tavola Reale.

Il calesse si arrestò ad una delle entrate secondarie di Versailles, quella che immetteva direttamente nel cortile delle scuderie, a quell'ora pressoché deserte.

Mousier Andouins si dedicò a discutere i prezzi e trattative con gli uomini che lo aspettavano per il rifornimento, mentre Agnes dopo aver affidato il cavallo a uno degli stallieri si arrestò sotto un pergolato di legno.

Non era stanca, quell'attimo di solitudine, la portava ad immaginare ancora quelle labbra che morbide e lievi si avventuravano tra le pieghe nascoste del suo intimo, portandola al delirio totale dei sensi.

Persa nei suoi pensieri una voce la fece trasalire...era André che, avendola scorta gli si avvicinava sorridendo.

"Agnes..."

"Buonasera André. " sussurrò lei a mezza voce arrossendo timidamente ricordando gli avvenimenti della sera prima.

"Salve... " rispose, cercando di stemperare quel senso d'imbarazzo che visibilmente si notava riflesso sul volto della fanciulla.

"Spero di non averti creato problemi con tuo padre, per averti accompagnata a casa ad un'ora cosi tarda"

"No André, non preoccuparti. Mio padre non si è accorto che sono rientrata tardi. Mi ha solo chiesto come mai non ero a cena ieri sera, ma gli ho detto una mezza verità.

Che mentre tornavo a casa la pioggia mi ha sorpresa e che tu incontrandomi per strada per non bagnarci siamo andati a rifugiaci a casa di una delle serve di Palazzo Jarjayes che abita in zona e poi mi hai riaccompagnata."

"E ti creduta?"

"Direi di sì. Vuole ringraziarti alla prima occasione per esserti preso cura di me."

Si avvicinò a lei accarezzandole il viso, lei abbassò lo sguardo appoggiando la sua guancia alla mano di André accogliendo quella carezza che le scaldò il cuore.

"André io..."

"Non dire niente Agnes...non devi.

Se ti riferisci a ieri sera, lo abbiamo voluto entrambi.

Tu mi piaci, io..."

"Non dire niente di più André, ti prego.

È successo, ti capisco se non vorrai più vedermi.

Non voglio assolutamente importi niente. Anche tu mi piaci, lo sai, lasciamo al tempo decidere se dobbiamo o no stare insieme.

Perdonami ma ora devo andare. A presto André."

"Va bene Agnes, come vuoi.

Rispetto la tua decisione. Spero di rivederti presto."

Le si accostò, le prese il viso tra le mani e la baciò sulla fronte che lei ricambiò abbracciandolo poco prima di andar via.

André la guardava mentre si allontanava.

Lei si voltò ancora una volta verso André con un sorriso malinconico e gli occhi lucidi, si chiese se lo avrebbe rivisto e se avessero avuto mai la possibilità di stare insieme...se lo augurava.

Intanto portava dentro al suo cuore chiusi come in uno scrigno quegli attimi vissuti con lui come un tesoro prezioso.

   
 
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