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Autore: theladyontheship    01/03/2023    0 recensioni
La giovane Abigail Morgan non aveva mai servito su una nave da guerra.
Ma ora si trovava a inseguire una nave corsare a bordo della HMS Surprise, capitanata dal famoso Jack Lucky Aubrey.
E in questa avventura, tra pirati, ufficiali, alleati e nemici, cercherà di cambiare le sorti del proprio destino.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Incompiuta
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Il silenzio può essere assordante quanto il frastuono.

Avvolgeva la nave come un velo invisibile ma spesso che attutiva ogni rumore, scricchiolio, respiro.

Perfino le onde dell'oceano sembravano aver capito la solennità di quel momento e accarezzavano la chiglia della HMS Surprise con delicatezza, in sordina.

Abigail non sapeva se odiare o apprezzare quel momento ovattato.

La battaglia era conclusa, attorno a lei i marinai trasportavano i corpi dei compagni caduti, li disponevano con gentilezza sul ponte per prepararli per le esequie.

Uno di loro le era morto tra le braccia.

"C'è un paradiso non è vero signorina Morgan? Rivedrò mia madre, mio padre…"

Lei aveva potuto solo annuire e tentare un sorriso per rassicurare quel ragazzo.

Quanti anni aveva? 13, forse 14, vittima dell'arruolamento forzato che strappava i giovani alle famiglie per mandarli a morire in mare.

Abigail sospirò profondamente un paio di volte, poi scese sottocoperta.

Passò davanti alla cabina che fungeva da aula scolastica, li trovò tutti lì.

I giovani guardiamarina, malconci, sanguinanti, ma vivi.

Blakeney però mancava all'appello.

"È ferito." disse il giovane Calamy intuendo nello sguardo di Abigail una domanda "Ha il braccio rotto, il dottore sta decidendo cosa fare."

"Glielo amputeranno?" chiese Boyle.

"Vedrai che il dottor Maturin farà la cosa migliore per Blakney." cercò di rassicurarlo Hollom.

"Signori, sono felice di vedervi tutti qui, salvi." disse Abigail "Siete stati tutti molto coraggiosi durante la battaglia."

Calamy sbuffò, o forse era un sospiro nervoso: "C'è chi ha fatto la sua parte, e chi invece ha esitato."

"Non siamo tutti eroi signor Calamy." disse Abigail. 

"No, certamente." rispose lui, e guardò Hollom con disappunto.

L'altro guardiamarina lo notò, e abbassò lo sguardo.

"Signor Calamy." lo riprese Abigail, non c'era bisogno di spiegare il perché di quel rimprovero.

Era da un po' di tempo che quell'argomento veniva trattato.

"Vado a vedere se il dottore ha notizie di Blakeney. Per intanto vi suggerisco di andare nei vostri alloggi, riposate, vi faremo sapere quando avremo bisogno di voi." lì congedò Abigail, e uscì per andare nella cabina del capitano. Sapeva di trovare già tutti lì.

Mentre bussava alla porta sentì distintamente la voce del capitano: "La verità è che ce le hanno suonate di Santa ragione." stava dicendo "Avanti!"

Abigail aprì la porta.

"Oh, signorina Morgan, entrate. Gradite un brandy?" il capitano Jack Aubrey non attese la sua risposta, le versò un goccio di liquore in un bicchierino "Credo che ne abbiamo tutti bisogno." 

La donna annuì: "Grazie signore."

"Come state?" le chiese porgendole il bicchiere.

Abigail sospirò: "Grazie capitano…frastornata, direi. Qualche acciacco ma nulla di grave."

"Vi siete comportata in modo molto coraggioso." commentò il signor Allen.

Abigail sorrise, era sempre piacevolmente stupita dalla cortesia degli ufficiali della Surprise, di solito non veniva riservata alle donne come lei.

"Ho cercato di aiutare come meglio ho potuto signore, grazie." 

"Voi eravate sul ponte quando l'Acheron ha attaccato, giusto?" chiese Allen.

"Sì signore, e se non fosse stato per il capitano che ci ha urlato di abbassarci credo che sarei stata colpita in pieno da una cannonata." rispose Abigail, e bevve un sorso di brandy, e tossì.

"Era la Vostra prima battaglia signorina Morgan, la prossima volta saprete da sola quando abbassarVi." scherzò il capitano.

“E Hollom era di guardia...non ha visto la nave? Eravate lì, come è andata?” chiese Allen.

“Il guardiamarina Hollom ha intravisto qualcosa tra la nebbia, una sagoma credo, ma non era sicuro che fosse reale.”

“Ha esitato a dare l’allarme.” disse il tenente Simpson, con disprezzo.

Incredibile come quell’uomo fosse sempre irritante, pensò Abigail, non importava il contesto, cosa dicesse, il suo tono di superiorità la infastidiva.

“Sì lui…non era sicuro.” ripeté lei.

"Non per difendere il guardiamarina Hollom ma erano ben nascosti nella nebbia, quei maledetti." commentò il tenente Pullings "È il loro modo di agire a quanto pare."

"La domanda che dobbiamo porci è perché?" chiese Aubrey "L'Acheron è una nave corsara, attacca baleniere e mercantili. Perché noi, una nave da guerra di Sua maestà britannica? Ve lo dico io. Sanno della nostra missione. E hanno deciso di passare dall'essere preda ad essere predatore."

"Ciò significa che avete delle spie nel Vostro quartier generale Jack." disse il dottor Maturin.

"Napoleone ha spie come le abbiamo noi." disse il tenente Pullings "Non mi stupirebbe se sapessero le nostre rotte."

"Delle spie ci occuperemo una volta tornati a casa." disse Aubrey "Ora dobbiamo capire come contrattaccare. Signor Allen, quanto tempo ci vorrà per riparare i danni?" 

"Faccio una stima approssimativa, due settimane." rispose l’ufficiale.

"Cerchiamo di farlo in una sola, va bene signor Allen? Conto su di Voi." disse Aubrey.

"Dottore" intervenne Abigail "Come sta il guardiamarina Blakeney? Ho promesso ai suoi compagni di portare notizie."

Il dottor Maturin sospirò: "La ferita è profonda, l'osso è rotto in più punti che minacciano di lacerare i vasi sanguigni."

La donna comprese senza bisogno di altre spiegazioni: "Quando procederete con l'amputazione?"

"Già oggi, appena possibile." 

Jack Aubrey scosse la testa: "Un ragazzo giovane. Il padre era in Marina, capirà. Sua madre, d'altra parte…" sospirò.

"Sua madre apprezzerà il ritorno di un figlio vivo seppur menomato, signore. Altre madri oggi non hanno avuto la stessa benedizione." commentò Abigail, poi si scusò "Perdonatemi signori, sono stata…inopportuna…basta brandy per me." tentò di scherzare.

Allen annuì: "È chiaro che siete preoccupata...Voi tenete molto a questi ragazzi signorina, è una qualità ammirevole."

Abigail gli sorrise, grata, poi disse: "Vado ad aiutare a sistemare le cabine, con permesso…”

"Grazie signorina Morgan." rispose il capitano Aubrey.

"A Voi… signori." 

Abigail stava per uscire quando l’ufficiale Simpson le disse: “Non volete notizie del tenente Bush?” 

La donna era di spalle, ma percepiva l’imbarazzo degli altri ufficiali a quella domanda.

Stronzo, pensò Abigail e si voltò, si schiarì la voce e annuì: “Certamente…mi sembrava non avesse riportato ferite importanti…” si giustificò.

“Ha qualche costola rotta” intervenne il dottor Maturin, un pò infastidito “e ha comunque riportato un trauma cranico. Ma come ha detto la signorina Morgan non è grave.”

“Andate pure signorina, gli uomini hanno sicuramente bisogno di un aiuto.” concluse il capitano, e Abigail uscì dalla cabina.

Chiusa la porta la donna si appoggiò ad essa, soffocò un rantolo nel palmo della mano, fece due profondi respiri e si diresse a passo lesto verso la sua cabina.

Una volta lì chiuse la porta, si appoggiò al davanzale della finestra, abbassò la testa e scoppiò a piangere.


Il guardiamarina Blakeney aprì lentamente gli occhi, una fitta di dolore al braccio lo fece tremare.

Il ricordo di ciò che era accaduto lo colpì come un lampo veloce.

L'Acheron aveva attaccato la Surprise, lui era sul ponte quando le prima cannonate avevano squarciato il legno.

Si ricordava di essere stato sbalzato di molti metri all'indietro, e lì, nell'impatto si era rotto il braccio.

Aveva visto l'osso uscire dalla carne, ed era svenuto.

Dell'operazione invece non ricordava nulla, potete del laudano che il dottor Maturin gli aveva somministrato prima dell'amputazione.

"Signor Blakeney…" mormorò Abigail "Sentite dolore? Volete che chiami il dottore?" 

"Signorina Morgan…no, io penso di poter resistere…" disse Blakeney "Va ogni giorno meglio."

Abigail annuì. Erano passati tre giorni dall'operazione, e per fortuna la ferita non si era infettata e stava guarendo, lentamente ma nel modo giusto.

"Quando potrò tornare in servizio?"

"Non appena il dottore darà il suo benestare, ma non metteteVi fretta signor Blakeney." rispose Abigail.

Blakeney si morse il labbro per via di una fitta dolorosa, poi chiese: "Posso farVi una domanda signorina Morgan?"

"Certo."

“Siete al mio capezzale…ma non a quello del tenente Bush.” 

Non era una domanda, era una constatazione. Ed era legittima.

“Il tenente Bush…lui sta bene, fa un pò fatica a respirare per via delle costole rotte, ma si rimetterà. Sono già stata da lui.” concluse, sapendo di mentire sulla sua ultima affermazione.

Blakeney le sorrise, annuì: “Speriamo si rimetta presto, è un ottimo uffic…ufficiale…”

“Riposate ora.” disse Abigail sistemandogli la coperta.

Il guardiamarina sprofondò nuovamente nel sonno. 

Benedetto laudano, pensò lei mentre lasciava l’infermeria.

Speriamo si rimetta presto. O speriamo che le ossa perforino definitivamente quei polmoni, e che muoia, quel viscido.

Arrivata alla sua cabina trovò il tenente Simpson ad attenderla.

Quel sorriso sbilenco e arrogante, Abigail pensò che avrebbe voluto afferrare il tenente per il suo codino biondo e spaccargli le labbra contro il muro.

Ma si limitò a salutarlo.

“Cosa posso fare per Voi signor Simpson?”

“Ho pensato che avevate un pò di tempo libero, dato che Bush è ancora malfermo.” rispose l’ufficiale “E il tenente non ha esattamente l’esclusiva…” disse, e afferrandola per i fianchi la tirò a sè, la strinse con violenza e le infilò la lingua in bocca.

Abigail gliela morse istintivamente, Simpson la spinse via, dolorante.

“Puttana!” sibilò e le diede un ceffone.

Abigail barcollò per un secondo, poi piena di rabbia gli tirò un pugno sul naso e poi sulla gola.

Simpson cadde a terra, imprecando e soffocando.

“Sei una…schifosa…!” disse quando gli tornò il fiato in gola.

“E Voi un pervertito dal cazzo piccolo, ora fuori dalle palle tenente, e siete fortunato che non farò rapporto al capitano per la Vostra condotta.”

Simpson si alzò e rise: “Fai pure la spavalda quanto vuoi, goditela. Quando Bush uscirà dall’infermeria sono sicuro che sarà di tutt’altro avviso. Se non ricordo male l’ultima volta ha voluto guardarci.” le disse mentre le passava accanto per andarsene “Guardati le spalle puttana. Non c’è via di scampo per quelle come te.”

Abigail si chiuse nella sua cabina, le mancava il respiro, la gola le bruciava per la rabbia, per le parole non dette, per le urla che non poteva liberare dal suo petto.

Simpson aveva ragione.

Lei era solo una puttana.

La puttana di Bush, e di chiunque altro lui decidesse.

E fino a che il tenente fosse stato in vita non aveva scampo.


“Sei pensierosa bambina.”

La voce di Killick, il cuoco personale del capitano, la destò dai suoi pensieri.

Non hai scampo.

Simpson aveva ragione. Quella frase la perseguitava da tutto il giorno.

“Sono solo ancora scossa…”

“Dopo tre giorni?” chiese Killick stupito “Signorina devi sviluppare un pò di spirito di adattamento o la vita in mare ti annienterà.”

Abigail sorrise, il cuoco le piaceva, era un uomo di ghiaccio, sempre scocciato, diretto e caustico, ma era una persona buona.

Quando aveva scoperto che sapeva cucinare l’aveva coinvolta nei lavori in cucina.

“Dopotutto” aveva detto “mica sollazzerai gli ufficiali tutto il giorno, avrai certamente ore libere, e non vorrai stare con le mani in mano.”

Abigail in fondo apprezzava questo suo atteggiamento diretto. D’altronde non si poteva cerco indorare la situazione.

Lei era su quella nave con una mansione precisa, specifica, ed era pagata bene per svolgerla.

Non c’era molto da dire.

Abigail Morgan, prostituta per gli ufficiali della marina.

Nello specifico era la puttana, chiamiamo le cose col loro nome come era solito dire Simpson, del tenente William Bush, il quale non si faceva scrupolo a prestarla ad altri uomini in cambio di denaro o favori.

Ormai lavorava per lui da tre anni, sia in mare che su terra ferma, ma era la prima volta su una nave da guerra in missione.

Nonostante la gravità della situazione Bush, come altri ufficiali decorati, non aveva voluto rinunciare al suo giocattolo preferito. 

Non era insolito che gli ufficiali portassero a bordo delle prostitute, una delle poche eccezioni per cui a una donna era permesso servire su una nave di Sua Maestà Britannica.

Sulla nave del capitano Jack Aubrey non c’erano mai state prostitute, lui stesso trovava disdicevoli certe distrazioni, ma avere il tenente Bush a bordo comportava questi compromessi.

Nipote di un ammiraglio decorato William Bush era un raccomandato di prima classe, aveva fatto velocemente carriera grazie alle conoscenze del nonno, ma onor del vero si doveva ammettere che il figlio d’arte aveva carisma, coraggio ed era un ottimo stratega.

La guerra contro Napoleone aveva bisogno di lui e Bush voleva servire con il capitano Jack Aubrey, altro ufficiale che godeva di grande rispetto.

Lucky Jack aveva dovuto cedere alle sue richieste, ordini dall’alto.

E così Abigail si era trovata su una nave da guerra la cui missione era affondare una nave corsara.

“Sei ancora persa nei tuoi pensieri, Santo cielo bambina…” Killick sospirò “Resta in quel mondo fatato ma almeno pela veloce le carote!”

Abigail rise, gli chiese scusa.

“E cosa c'è che ti preoccupa?” chiese Killick con tono disinteressato, ma era evidente che invece fosse un pò preoccupato per lei.

“Il futuro, credo.” rispose Abigail.

Killick si sedette di fronte a lei, prese alcune carote e iniziò a tagliarle: “Magari adesso la situazione è preoccupante…ma tutto si risolve. Quelli come noi si alzano sempre in piedi, un modo lo troviamo sempre.” sentenziò.

“Quelli come noi?”

“La gente che viene dalla strada. Siamo abituati ai calci in culo, finiamo per terra e ci rialziamo.” spiegò “Tu da dove vieni?”

“Belfast. Ma te lo avevo già detto…”

“E quanti calci in culo hai preso a Belfast?”

“A essere onesta non così tanti quanto immagini.” ammise Abigail.

Non era stata molto ricca di dettagli sulla sua storia, ma Killick sapeva che lei non veniva da una famiglia povera e bisognosa. Beh, almeno non all’inizio.

“Se sei finita qui a scaldare il letto di un ufficiale non deve essere andata così bene la tua vita laggiù, dico bene?”

“Immagino di no…”

“Ecco” disse Killick “la vita ti ha strattonata, spintonata e buttata nel fango. E tu hai pianto rannicchiata in un angolo? No! Ti sei alzata e hai detto fanculo, io me la riprendo questa vita! Il mio destino!”

“E guarda dove sono finita, a scaldare il letto di un ufficiale su una nave da guerra, e ho anche rischiato di morire.” scherzò lei.

Killick sbuffò: “Oggi è così ma oggi non è tutta la vita. E arriverà il giorno della rivalsa, quella vera. A volte bisogna forzare la mano al destino. Capirai come fare.”

Abigail annuì: “Non so se ha senso ciò che dici, ma grazie.”

Killick sorrise compiaciuto: “Ora pela ste carote o non potrò fare lo stufato promesso al capitano.”


“Cosa intendete con stato di coma dottore?” chiese il capitano Aubrey.

Il dottor Maturin si pulì gli occhiali con un fazzoletto e li rimise sul viso: “Il coma è un’assenza di coscienza, è come se il paziente fosse in uno stato di sonno profondo da cui è impossibile svegliarlo.”

“Ma io stamattina l’ho sentito borbottare!” protestò Simpson.

“I pazienti in coma possono avere reazioni quali muovere gli arti, parlare, perfino ridere.” spiegò Maturin “Ma lo fanno in uno stato di incoscienza, non sono consapevoli del mondo circostante, sono gesti inconsapevoli."

“Questa condizione è fatale?” chiese il capitano.

“Non necessariamente. So di pazienti sopravvissuti mesi in questo stato, tutto dipende dalla loro capacità di assumere cibo e liquidi. Nel caso del tenente Bush ho visto che riesce a deglutire se gli viene somministrata dell’acqua. Sono riflessi incondizionati che permangono…”

“Bene, avrete un nuovo compito signorina Morgan, fare da infermiera al signor Bush.” commentò Simpson guardando la ragazza con aria di scherno “Ciò comporterà anche occuparsi dei suoi bisogni corporali, ma immagino siate abituata…”

“Non avete un minimo di ritegno signor Simpson?” la voce del tenente PUllings era severa e alterata “Un nostro ufficiale lotta per la vita. Senza contare un certo linguaggio, rivolto a una signora.”

Simpson rise: “.Signora mi sembra esagerato per questa…meretrice di alto bordo.”

“Siete senza decenza…” rispose Pullings scuotendo la testa.

“Non c’è problema signor Pullings.” disse Abigail.

Il capitano Aubrey intervenne: “Sulla mia nave non tollero mancanza di rispetto verso chicchessia, intesi signori? E non voglio tornare di nuovo sull’argomento.” dopo un momento di silenzio assenso disse “Signorina Morgan, sarebbe così gentile da assistere il dottore nella cure dei pazienti in infermeria?”

“La signorina lo sta già facendo, con molta gentilezza e precisione aggiungo.” rispose il dottore.

“Molto bene. Signori, dopodomani ripartiremo per portare a termine la nostra missione ovvero raggiungere l’Acheron e fermarla, ad ogni costo. Preparatevi amici miei, sarà una lunga avventura.”

Lasciata la cabina del capitano Simpson raggiunse il tenente Pullings e iniziò a provocarlo: “Cosa state cercando di fare Thomas, accattivarVi le simpatie di quella puttana? Vi sentite solo, avete bisogno di compagnia?”

“Dateci un taglio Horace.” rispose Pullings, ma Simpson gli si parò davanti.

“Sapete io Vi capisco, è bella. Quegli occhi verde scuro, il sorriso gentile…è anche piuttosto bravina in certe pratiche.”

“Siete…”

“Senza decenza, sì lo avete già detto. Ma perchè tanti scrupoli per una puttana Thomas?” rise Simpson “Siete proprio un patetico eroe romantico Pullings!” e detto questo se ne andò, continuando a ridere.

Il tenente Pullings si accorse di aver serrato i pugni dalla rabbia, respirando a fondo sciolse le dita da quella stretta.

Simpson sapeva irritarlo come mai nessuno al mondo.

Raggiunse la classe dei guardiamarina, e vi trovò Abigail intenta a sistemare dei libri.

La ragazza sentendolo arrivare si voltò di scatto.

“Scusate, non volevo spaventarVi!” si scusò l’ufficiale.

Abigail rise: “Siamo tutti sul chi vive immagino.”

“Riordinate?” chiese Pullings avvicinandosi.

“In realtà stavo cercando un altro libro da leggere. Il dottor Maturin mi aveva dato un libro di erboristica ma l’ho finito…avete letto questo?” chiese mostrandogli Tom Jones di Harry Fielding.

“Anni fa, è una piacevole lettura.”

“Allora vada per Fielding.” rispose Abigail “Volevo ringraziarVi per prima, siete stato molto gentile a difendermi, ma davvero, non cadete nelle provocazioni del tenente Simpson.”

Pullings annuì: “Avete ragione, è che il tenente è così…”

“Irritante, fastidioso?”

Pullings rise: “Per essere gentili, sì.”

“E’ l’unico ad essere scortese con me qui, se Vi consola. L’equipaggio si è dimostrato sempre molto rispettoso nei miei confronti. Non è un atteggiamento che ho incontrato spesso.”

Thomas sorrise: “Merito del capitano Aubrey. Tratta ogni uomo su questa nave col medesimo rispetto. Ed è ferreo sulla disciplina, credetemi, ma ha sempre una parola gentile per tutti, e sa riconoscere le qualità e i successi di ognuno. Credo che dipenda da questo. Se sei trattato come uno scarto della società allora tratterai gli altri in questo modo. Ma se dimostri alle persone rispetto, e soprattutto gli insegni che meritano quest'ultimo, agiranno di conseguenza. Molti ufficiali hanno paura che questo atteggiamento scateni sentimenti di ribellione e ammutinamento, io ho capito che è esattamente il contrario. Questi marinai seguiranno Lucky Jack in capo al mondo, e non per paura, ma per sincera ammirazione.”

Abigail sorrise: “Avete proprio ragione signor Pullings.”

Thomas azzardò: “Come state? Voglio dire, mi riferisco al tenente Bush…”

La ragazza sospirò: “Non so come rispondere signor Pullings.”

“Immagino. Perdonatemi, sono stato forse inopportuno.”

“Diciamo che questa situazione è inusuale. Credo metta in discussione il mio ruolo, in qualche modo.” ammise Abigail.

La loro conversazione venne interrotta dalle grida dei guardiamarina.

“Smettila Calamy, lascialo stare!” gridava Boyle.

“Sei un idiota, non sai fare nulla!” diceva Calamy.

“Signori!” il tenente Pullings li raggiunse nel corridoio, in tempo per fermare il guardiamarina Calamy che stava per aggredire il suo collega Hollom.

“Cosa state facendo? Vi sembra un atteggiamento consono al Vostro ruolo Calamy?”

Abigail raggiunse Hollom, che sedeva per terra, ansimando.

“E’ un incompetente signor Pullins!” gridò Calamy.

“Adesso calmatevi!” gli intimò il tenente.

“Signor Hollom, fate qualche respiro profondo, così.” Abigail cercava di calmare il guardiamarina visibilmente scosso e impaurito.

Williamson provò a spiegare: “Avevamo terminato i test della settimana, eravamo sul ponte…c’è stata una folata di vento e sono finiti in mare.”
“Hollom non doveva togliere il fermacarta, sei un incapace!” disse Calamy.

“Adesso basta!” tuonò Pullings “Capisco che siete ancora sconvolti per la battaglia, per Blakeney. Ma questo comportamento è inaccettabile! Venite, parleremo al capitano di ciò che è accaduto e sorvoleremo su questo spiacevole intermezzo. Chiaro?”

I guardiamarina si guardarono, e poi annuirono.

“Ricomponetevi, tutti quanti. Ora andiamo.”

Abigail aiutò Hollom ad alzarsi, lui la ringraziò timidamente.

Era un ragazzo dolce, gentile, e terribilmente insicuro, il perfetto capro espiatorio per tutti i mali del mondo, pensò lei.

Il tenente Pullings fece andare avanti i guardiamarina, e poi salutò Abigail: “Vediamo di risolvere questa nuova magagna…di certo non ci annoiamo qui sulla Surprise…arrivederci signorina Morgan, e buona lettura.”

La ragazza sorrise: “Buona…ramanzina signor Pullings. Grazie.”

Il tenente ridacchiò e raggiunse il gruppetto di guardiamarina.

Abigail li guardò allontanarsi, e poi si diresse verso l’infermeria.

Credo metta in discussione il mio ruolo, aveva detto al tenente Pullings.

A volte bisogna forzare la mano al destino, aveva detto Killick.

E aveva aggiunto Capirai come fare.

Mentre scendeva in infermeria si disse che doveva fare in fretta, perchè anche Simpson aveva ragione. 

Le donne come lei non sono mai al sicuro, e non hanno mai scampo.

A meno che non facciamo loro per prime la mossa giusta.

   
 
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