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Autore: Dreamer47    08/03/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's Legacies
Capitolo 50.



Si mosse all'interno della cucina del bunker, sentendo la piccola Mary seguirla ad ogni spostamento e cercando di imitare i suoi stessi gesti, ed Abby sorrise brevemente quando vide la figlia guardarla e ridere divertita per poi tornare a giocare con la sua bambola; Abby aspettò che l'acqua nel pentolino che avesse appena messo sul fuoco iniziasse a bollire, spostando lo sguardo sulla superficie imperfetta dell'acqua che avesse iniziato a formare le prime bollicine. 
Non si era ancora ripresa del tutto da ciò che fosse successo negli ultimi giorni e non se l'era ancora sentita di andare via dal bunker e portare Mary con sé, dato che Rowena era davvero riuscita a completare l'incantesimo per far sparire il Marchio dal braccio di Dean, rimuovendolo completamente ad un costo fin troppo alto. 
Poco prima che l'incantesimo fosse completo, Dean era sparito perché si era reso conto di ciò che stesse diventando, iniziando a considerare lo spiacevole episodio che fosse avvenuto con Abby come la goccia che fece traboccare il vaso. 
Se aveva fatto del male ad Abby, non aveva più alcuna sicurezza che un giorno non avrebbe potuto perdere di nuovo il controllo e ci avesse riprovato. 
Magari Sam non sarebbe stato lì per fermarlo, magari si sarebbe spinto oltre. 
O peggio, avrebbe fatto del male a Mary. 
Per questo motivo Dean aveva supplicato Morte di ucciderlo o di fare qualsiasi cosa necessaria per far sì che non potesse fare male a nessuno e Morte aveva accettato, all'unica condizione che avrebbe dovuto uccidere Sam ed Abby.
Dean li aveva attirati in un vecchio locale vuoto e sarebbe andato fino in fondo, uccidendoli entrambi con la Falce di Morte, se solo Sam non avesse trovato le parole giuste per farlo ragionare; era così indeciso e confuso, ed il Marchio non faceva altro che pulsargli sul braccio, ma le parole di suo fratello e di Abby gli avevano permesso di invertire la rotta e uccidere Morte con la sua stessa falce. 
Abby e Sam erano presto corsi verso di lui per assicurarsi che stesse bene e lo avevano abbracciato stretto a turno. 
Ma Rowena aveva già portato avanti l'incantesimo, qualcosa stava accadendo dentro Dean e una forte luce proveniente dal suo braccio aveva fatto sgranare gli occhi a tutti e due i ragazzi, che capirono immediatamente cosa stesse succedendo. 
Charlie stava bene ed era tornata sana e salva a casa, il Marchio di Caino era finalmente sparito dal braccio di Dean e quando Abby e Sam lo guardarono negli occhi non riuscirono a vedere altro che il vero Dean. 
Non ebbero il tempo di spiegargli cosa fosse accaduto mentre uscivano da quel locale per tornare a casa, che una fitta e densa nube nera l'investí completamente, e si rifugiarono dentro l'Impala in preda alla paura, perché Sam ed Abby dovevano immaginare che quella fosse una conseguenza diretta dell'incantesimo che avesse fatto Rowena sotto costrizione. 
Erano rimasti tutti e tre vicini, chiedendosi cosa diavolo sarebbe successo e se sarebbe sopravvissuti ed Abby istintivamente cercò la mano di Dean per stringerla forte, mentre guardava con aria spaventata quella nube nera che aveva tutta l'aria di non essere niente di positivo. 
Ed infatti presto si resero conto che una strana epidemia si fosse espansa su quella città, causata da quella nube che altro non fosse che Amara, l'Oscurità. 
Abby sbatté gli occhi e tornò al presente mentre toglieva i filtri della camomilla che avesse lasciato per qualche minuto dentro il bollitore, e lo portò nella sala comune mentre sentiva Mary seguirla con un sorriso. 
Arrivarono entrambe nella sala ed Abby vide Anael tremare e piangere, quasi fosse davvero umana, mentre continuava a dire in loop l'unica frase che avesse detto da quando fosse apparsa nel bunker un quarto d'ora prima. 
Aveva un grossa ferita sul fianco sinistro che sembrava essere stata fatta con i denti e subito Abby la ricucí proprio come se fosse stata un'umana come loro, mentre Dean aveva momentaneamente allontanato Mary per non farla guardare; Abby versò la camomilla doppia nella sua tazza, che corresse con delle abbondanti gocce calmanti per tranquillizzarla, e la porse alla sua amica avvolta nella coperta che ancora tremava e fissava un punto vuoto davanti a sé. 
Le passò una mano fra i capelli mentre la vide bere con ancora le lacrime agli occhi, e le chiese cosa l'avesse ridotta in quelle condizione, notando come Anael si fosse voltata verso di lei con aria spaventata. 
"Voi non capite: lei lo ha fatto cambiare, Castiel non era più in sé. Gli ha fatto un incantesimo e mi ha attaccata, mi ha dilaniata a morsi". 
Sam afferrò la piccola Mary dalle braccia del padre, scuotendo la testa e sorridendole come se non ci fosse nulla di sbagliato in ciò che Anael stesse dicendo, e cercò di sviare il discorso quando sentí chiedere a Mary cosa volesse dire la parola dilaniare: portò via la nipote dopo aver lanciato un'occhiataccia a Dean e a Abby, chiedendosi perché uno dei due non l'avesse portata via prima che sentisse, ma nessuno dei due ci diede molto peso al momento. 
"È stata Rowena? Si è liberata?" chiese Dean aggrottando le sopracciglia e sospirando rumorosamente, passandosi una mano sulla fronte e scuotendo la testa quando vide l'angelo ancora sotto shock annuire. "Ok, come rintracciamo Cas? Tu puoi sentirlo, Anael?". 
L'angelo tremò ancora all'interno della sua coperta, mentre le sue guance venivano rigate ancora dalle lacrime e la sua tazza oscillava fin troppo, tanto che Abby si trovò costretta a togliergliela dalle mani finché le gocce non avessero iniziato a fare effetto sul suo corpo. "No, non posso più. Radio angelo è impazzita, dicono che la nostra vita è finita da quando è stata liberata l'Oscurità".
Abby scambiò una rapida occhiata con Dean e la ragazza sospirò, incrociando le braccia al petto e sospirando mentre si appoggiava al tavolo con i glutei, sedendovisi sopra. 
Sentí Dan avvicinarsi all'angelo, tornato da poco da lavoro e avendo scoperto cosa diavolo fosse successo, e aiutò Anael ad alzarsi per condurla nella sua stanza e farla riposare un po', permettendole di rasserenarsi quel tanto che bastasse per recuperare le forze e riacquisire i suoi poteri angelici che sembravano essere scomparsi. 
Dean sospirò rumorosamente e appoggiò i pugni chiusi sul tavolo proprio di fianco ad Abby ed incurvò le spalle mentre teneva gli occhi chiusi, chiedendosi quale altra calamità avessero scatenato sulla terra; la ragazza lo guardò e sedò l'impulso di sfiorargli la testa e di passargli la mano sull'incavo del collo per lasciare che lui vi si appoggiasse. 
Erano stati piuttosto a contatto negli ultimi due giorni, specialmente quando Sam era rimasto nell'ospedale della città per trovare una cura all'epidemia scatenata dall'Oscurità mentre loro accompagnarono la poliziotta Jenna a casa, insieme alla bambina nata da poca che poi si fosse scoperto essere Amara stessa. 
C'era bisogno di qualcuno che guidasse la macchina e di qualcuno che potesse dare qualche dritta a Jenna su come comportarsi con una bambina così piccola, come tenerla o cambiarla, ed Abby sembrava la persona più adatta. 
Il viaggio di ritorno fu piuttosto tranquillo, specialmente perché sembrò loro di essere tornati a qualche anno prima: si fermarono a prendere qualcosa da mangiare ed Abby tornò a sorridere a qualche sua battuta, nonostante si tenesse parecchio a distanza ed evitasse il suo sguardo in certi momenti. 
Ma il viaggio era lungo e Dean sapeva che quella fosse l'occasione perfetta per parlare con lei; le aveva fatto delle semplici domande, chiedendole come stessero Silver, Matt ed il loro bambino, come si trovasse Mary nella nuova casa, fino a quando provò a parlare di Edward e di ciò che fosse successo. 
Nonostante Abby non si sentisse ancora pronta per parlarne, questa volta non si tirò indietro e parlò in maniera civile, senza nascondersi né cercare di evitare l'argomento. 
"Il fatto che tu non abbia più il Marchio non cambia nulla, Dean. Potrei passare sopra quello che è accaduto quando eri un demone, ma il resto.. È troppo anche per me". 
Dean era rimasto in silenzio ad incassare il colpo mentre guardava la strada buia che gli si prospettava davanti e strinse forte la mascella, annuendo senza dire una parola per qualche secondo, fino a quando la guardò brevemente negli occhi leggendo nell'azzurro quanto le fosse costato dire quelle parole. "Hai ragione, non merito il tuo amore e non lo meritavo neanche prima di avere il Mar-". 
"Non la mettere così, Dean. Sai che non è affatto così". 
"È la verità. E tu meriti qualcuno di migliore, Abby. Siamo arrivati fino a qui e anche se non stiamo più insieme, io.."
.
L'aveva guardata per un lungo istante ed Abby aveva sentito il cuore sobbalzare nel suo petto, perché dopotutto erano sempre gli occhi della persona che aveva amato e amava ancora. 
Ma poi lo vide sorridere amaramente e scuotere la testa, tornando a guardare la strada illuminata dai lampioni e fare spallucce mentre si mordeva il labbro. "Quello che voglio dire è che abbiamo una figlia e dobbiamo fare ciò che è meglio per lei"
Abby abbassò lo sguardo e giocherellò nervosamente con le mani, parlando con voce tremante. "Si, per me va bene". 
"Bene, ragazzina. Abbiamo un accordo allora" aveva detto Dean accennando un altro sorriso amaro, scuotendo la testa e sospirando perché separarsi da Abby era sempre doloroso. 
Abby sospirò rumorosamente e tornò nuovamente al presente, interrompendo il filo dei suoi pensieri mentre guardava il ragazzo affianco a sé avere l'aria piuttosto confusa e stanca e fece un piccolo sorriso. "Come stai?". 
Dean aprí gli occhi e si voltò nella sua direzione, trovandosi così vicino a lei che avrebbe potuto sporgersi appena per raggiungere il suo viso e far ripartire tutto; ma non era quello che voleva davvero. "Come se un tir mi avesse investito dieci volte di seguito, ma per il resto splendidamente". 
La ragazza accennò una risata per niente divertita e scosse la testa, stirando un po' le spalle e mordendosi il labbro facendo vagare poi lo sguardo fino al corridoio dentro cui suo fratello e Anael fossero spariti qualche istante prima. "Pensi che Castiel starà bene? Se la caverà?". 
"Cas se la cava sempre.." sussurrò Dean facendo spallucce e sedendosi sul tavolo accanto a lei, incrociando le braccia al petto come Abby e sfiorandole il braccio con il suo inavvertitamente. 
Quel piccolo gesto la fece voltare nella sua direzione, sollevando lo sguardo verso di lui e respirando molto lentamente mentre la loro intesa diventava sempre più intensa: sarebbe bastato poco per Abby cedere ed avvicinarsi per stringerlo a sé, e sapeva che Dean non avrebbe opposto alcuna resistenza. 
Ma Abby aveva bisogno di starsene un po' per conto suo, stare da sola senza Dean e senza nessun uomo accanto, nonostante quello che stesse provando mentre lo guardava dritto negli occhi e le sue labbra si erano piegate in un sorriso, così come quelle del ragazzo. "Non appena avremo risolto la questione di Castiel, io torno a Summerfield". 
Dean accennò un sorriso e deglutí un po' a fatica, scacciando quella tensione che avesse accumulato in un solo sguardo ed annuì. "Lo so. Va bene". 
"Porto Mary con me". 
"Si, come sempre". 
"La iscrivo a scuola". 
Dean sollevò le sopracciglia e sgranò gli occhi, sentendo dei sentimenti contrastanti dentro di lui su cui prevalse la paura che qualche loro nemico si rifacesse su sua figlia. "A scuola? Non è un po' presto?". 
"Mary deve socializzare con gli altri bambini, Dean" rispose Abby sorridendo e voltandosi verso di lui, notando che il modo in cui la guardasse non fosse ancora cambiato. "C'è una Nursery School, vicino al mio appartamento. Potrebbe andare lì, se per te va bene". 
"Si, si d'accordo.." sussurrò Dean sospirando e facendo spallucce, storcendo il naso quando la sentí parlare del suo nuovo appartamento, rendendola una cosa fin troppo permanente. 
Avrebbe amato che lei e la loro figlia continuassero a vivere con lui nel bunker, ma Dean si rendeva conto che un po' di distacco fra loro fosse ciò di cui necessitassero per andare avanti e superare la loro rottura. 
Persino adesso che fossero solamente vicini e che stessero parlando della vita scolastica della loro bambina, entrambi si sentivano elettrici come sempre quando volevano toccarsi e non potevano; erano così presi dal guardarsi e dal comunicare senza parole, che non si accorsero quando Dan entrò all'interno della sala e si diresse a grandi passi proprio nella libreria davanti a loro. 
Abby distolse lo sguardo quando sentí il fratello iniziare a bofonchiare qualcosa e sorrise appena quando lo vide avvicinarsi a loro per dirgli che si stava subito mettendo sulle tracce di Castiel; afferrò un vecchio libro e si sedette al tavolo con il suo pc, dicendo che se Castiel fosse stato ancora sulla Terra lo avrebbe trovato. 
La sorella fece il giro del tavolo lasciando il fianco di Dean e passando una mano sulla schiena di Dan, che quasi non se ne accorse per quanto fosse già preso dalle indagini, e subito pensò che per quanto Dan si fosse sforzato per tutta la vita di non somigliare al loro padre, era fin troppo simile. 
Sollevò lo sguardo verso Dean, che si fosse seduto accanto a Dan per dargli una mano ed accennò un sorriso. "Vado a controllare come se la passa Sam con Mary: sicuramente lo avrà già costretto a diventare una delle sue principesse con cui giocare". 



Il soffitto non era mai stato così interessante come nell'ultimo paio di notti, in cui Abby non riusciva più a chiudere occhio e se ne stava con gli occhi completamente sbarrati senza riuscire a dormire mentre tutti i pensieri della sua vita incasinata frullavano nella sua testa. 
Scosse la testa e sospirò leggermente, osservando Edward dormire ancora una volta al suo fianco; Abby era felice di non stare da sola con Mary in quella casa e questo Edward lo aveva intuito. 
Quella sera si era presentato alla sua porta con dei corposi cheeseburgers per cui Abby perdesse la testa, e subito gli aveva gettato le braccia al collo per la felicità. 
Dopo aver messo a letto Mary, Abby e Edward avevano deciso di farsi una bevuta durante una delle loro solite chiacchierate; avevano parlato di Abby che fosse tornata al bunker per prendersi cura di Anael, di come si fosse sentita a ritornare in quella che per tanto tempo fosse stata la sua casa. 
Se ne stavano seduti sul portico sul retro, Edward fumava il suo sigaro mentre beveva un po' del suo Bourbon ed Abby beveva la sua solita birra rossa. 
Stava seduta proprio al fianco di Edward e lo osservava attentamente: i suoi lunghi capelli ricci erano raccolti una crocchia improvvisata, la sua barba era leggermente scompigliata per il modo in cui aveva giocato con Mary prima di metterla a letto. 
Ogni volta che la vedesse, Edward si divertiva sempre a giocare insieme alla bambina, adorava sentirla ridere ed inoltre pensava che potesse un po' distrarre Mary dal fatto che i suoi genitori avessero preso strade diverse. 
Edward le raccontava la giornata che avesse trascorso al bar quel giorno e continuava a ricordarle di passare a trovarlo qualche sera quando Mary fosse al bunker, così da poter passare un po' di tempo insieme. 
Questa volta Abby si appoggiò al suo braccio e lo guardò muovendo il volto verso il suo, sollevando lo sguardo ed arrivando così vicina al suo viso da sentire la sua lunga barba sfiorarle la pelle, ed il ragazzo sollevò un sopracciglio mentre la guardava con un grande sorriso sul viso. 
"Mi stai chiedendo un appuntamento, bartender?".
Le passò il braccio attorno alla schiena, abbracciandola e portandosela più vicina a sé tanto che Abby tornò a respirare il suo odore intriso di sigaro che si era riscoperta ad amare. 
Con l'altra mano le sfiorò la guancia, chinandosi su di lei mentre la guardava con un sorriso compiaciuto sul volto. "Si. Si, rossa. E' tutto quello che voglio".
Così vicino a lui, Abby riusciva a sentire il cuore battere velocemente nel suo petto esattamente come il suo.  
Gli sorrise mentre lo guardava negli occhi ed annuì, come a dirgli che andasse tutto bene. 
E Edward si era chinato di più su di lei mentre continuava a guardarla, pronto ad annullare la distanza fra le loro labbra e questa volta si sarebbero gustati ogni istante. 
La sintonia, la magia fra di loro, il respiro accelerato, il cuore che batteva forte. 
Ebbero la sensazione che non ci fosse nulla che potesse andare storto fra loro, come se fossero sempre stati destinati a trovarsi. 
"Mamma, ho fatto un brutto sogno..". 
Entrambi sobbalzarono per la sorpresa e quasi Abby riversò la sua birra sull'uomo al suo fianco; si alzò di scatto e si allontanò da Edward per avvicinarsi alla piccola Mary che stesse in piedi sulla soglia della porta mentre si stropicciava gli occhi e la guardava con le lacrime agli occhi. 
L'aveva presa fra le braccia e l'aveva consolata, asciugando le sue guance; l'aveva riportata in stanza ed era rimasta con lei fino a quando non si fosse riaddormentata. 
Eppure Abby era rimasta qualche istante in più nella stanza di sua figlia, ripensando a ciò che non fosse ancora pronta per fare ma che la vicinanza con Edward la portasse a desiderare sempre di più. 
Quando finalmente era riuscita ad uscire dalla stanza, Abby aveva preso un lungo respiro ed lo aveva raggiunto in cucina dove lo vide intento a sparecchiare ed a mettere nel lavandino i piatti e le posate che avessero usato. 
Si era voltato verso di lei e le aveva sorriso dolcemente, le aveva fatto l'occhiolino ed Abby si era avvicinata in silenzio, palesemente agitata. 
Era giunta al suo fianco tenendo lo sguardo basso, mentre lo sentiva iniziare ad insaponare le stoviglie. 
Percepiva il suo sguardo indagatore su di sé e quando trovò il coraggio ed incrociò nuovamente i suoi occhi, Abby percepí un grandissimo senso di tranquillità provenire da lui. 
"Dai, dimmi che ti passa per la testa, rossa". 
Il suo sguardo era così rassicurante che Abby stentava a credere al modo in cui fosse così tranquillo, e questo la disturbava perché non era abituata ad essere guardate in quel modo. 
Scosse la testa con aria confusa, allargò le braccia e sospirò rumorosamente. "Non posso darti quello che vuoi adesso. Mi dispiace, Edward". 
L'uomo sollevò un sopracciglio e si fermò dall'insaponare uno dei bicchieri con la sua spugnetta, chiuse il rubinetto e tornò a guardarla con aria divertita. "È questo il problema, Abby? Pensi che io sia qui solamente per.. Cosa? Portarti a letto, mmh?".
Abby sgranò appena gli occhi perché non era abituata neanche a tutta quella sincerità, così strinse le labbra in una smorfia per trattenere  un piccolo sorriso ironico . 
Edward sospirò e scosse la testa, tornando ad aprire il rubinetto per sciacquare lo stesso bicchiere sotto l'acqua per poi riporto sul ripiano ad asciugare, passa do ad insaponare uno dei piatti. 
Le diede tutto il tempo per riorganizzare i pensieri e per capire cosa volesse davvero dire, fino a quando Abby si sospirò e tornò a guardarlo con aria più seria. "Ok, giochiamo a carte scoperte, bartender: sento qualcosa per te, ok? E tu lo hai capito, come io riesco a percepire che lo senti anche tu. Ma non sono pronta per sentirlo fino in fondo, non ci riesco. Non adesso". 
Edward le aveva sorriso compiaciuto, ma continuava a lavare i piatti sotto l'acqua corrente facendo spallucce lanciandole un'occhiata di tanto in tanto mentre iniziava a parlare. "Hai ragione. C'è qualcosa fra di noi ed io non ho nessuna esperienza in questo, perché non ho mai provato per qualcun altro ciò che sento per te. Ma non sono qui perché voglio qualcosa da te, Abby. Sono qui perché.. Amo passare tutto il tempo che ho a disposizione con te e con Mary. Non ricordi cosa ti ho detto una volta? Aspetterò tutto il tempo necessario". 
Si affrettò a nascondere il sorriso che Edward le avesse fatto spuntare sul viso con quelle parole, scosse la testa e si avvicinò quel tanto che bastasse per prendere i bicchieri che già avesse lavato, cominciandoli ad asciugare uno dopo l'altro; sollevò lo sguardo nella sua direzione e lo trovò a sorriderle ampiamente, chinandosi quel tanto che bastasse per depositare un vasto bacio fra i capelli. 
 
Quelle parole, quelle emozioni provate insieme ad Edward avevano scosso qualcosa dentro di lei che non le consentiva di prendere sonno quella notte, rimanendo con gli occhi sbarrati ad osservare il soffitto. 
Fino a quando fu troppo anche per lei e scese dal letto senza fare rumore, uscì dalla stanza passando dal corridoio per controllare che Mary stesse dormendo serenamente nel proprio letto e scese le scale lentamente; arrivò in cucina e si versò un grosso bicchiere di Whisky da cui bevve un lungo sorso, per poi appoggiarsi all'isola di marmo con i gomiti, inclinando la schiena e passandosi una mano sul collo.
Era così stanca, ma non riusciva a dormire. 
Non importava che avesse passato tutta la giornata con Silver e il piccolo Nathan, insegnando a Mary come ci si comportasse con i bambini più piccoli, non importava che avesse corso per tutta la città per alleggerire le mansioni di sua sorella per aiutarla ad affrontare i primi mesi da genitore molto pesanti, mentre Matthew stava a lavoro per metà giornata. 
Non riusciva a chiudere occhio, ma era troppo stanca per non farlo. 
Abby sapeva che nonostante con Edward stesse bene come mai prima d'ora, la sua insonnia nascesse per tutta quella storia della separazione dal bunker e per la sorella di Dio che avesse iniziato ad esprimere un certo interesse nei confronti di Dean: qualche settimana prima, Sam l'aveva chiamata per chiederle aiuto per una caccia, ed Abby si era subito messa a disposizione lasciando Mary da Silver, e li aveva aiutati ad entrare in un vecchio edificio abbandonato dove trovarono Amara nelle sembianze di una sedicenne. L'aveva sentita dire quanto lei e Dean fossero legati e aveva visto il modo in cui si fosse avvicinata a lui, e Abby non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma aveva davvero provato il forte impulso di picchiare quella ragazzina. 
Nonostante fossero riusciti ad uscire tutti e tre sani e salvi da quella situazione, Abby aveva perso il sonno e aveva iniziato a fare una ricerca dietro l'altra senza però trovare dei risultati; così si era rivolta a Castiel e Anael che le rivelarono tutto ciò che sapessero sull'Oscurità, ed Abby rimase abbastanza sorpresa quando aveva sentito tutta la storia. 
Sospirò e scosse la testa, afferrando il suo cellulare fra le mani e mandando giù un altro po' di Whisky, mentre scuoteva la testa e fissava lo schermo con su scritto il nome ed il numero di Dean. 
Forse non era una buona idea, un po' perché erano le tre e mezza del mattino e un po' perché non sapeva neanche cosa dirgli se avesse risposto, eppure si ritrovò a mettere il telefono vicino all'orecchio mentre lo sentiva squillare. 
"Abby? State bene?!". 
La ragazza sorrise e chiuse gli occhi, sentendo il cuore battere forte nel petto. "Si, sta tranquilla. Perché non dovremmo?". 
"Non chiami mai a quest'ora. Anzi, non chiami mai". 
Abby strinse la mascella e si ritrovò costretta ad annuire e ad essere d'accordo con lui, perché era vero: nelle ultime settimane aveva completamente azzerato i loro contatti, aveva fatto sì che non si parlassero a meno che non si trattasse di Mary o delle cacce, eppure adesso era così stanca persino per controllare i suoi istinti e aveva solamente bisogno di sentire la sua voce. "Si, hai ragione. Ma va tutto bene e volevo solamente..". 
Dean la sentí sospirare dall'altro capo del telefono e aggrottò le sopracciglia, cercando di capire cosa stesse cercando di dire e perché avesse quel tono così stanco e abbattuto, ma non le sentí più proferire parola, tanto che iniziò a valutare l'idea di prendere la macchina e raggiungerla nel più breve tempo possibile. "Sei ancora lì?". 
"Si, si. Io sono solo stanca e non riesco a dormire, e volevo sentire la tua voce.." sussurrò Abby scuotendo la testa sentendo gli occhi pizzicare, mandando giù un altro lungo sorso di Whisky. "Scusa, non avrei dovuto disturbarti". 
"Neanche io dormivo, comunque: stavo guardando un vecchio film e bevendo qualche birra". 
"Hai anche tu problemi a dormire?". Abby aggrottò le sopracciglia e piegò la testa di lato, tenendo ancora gli occhi chiusi mentre lo immaginava nel suo letto con il cartone di pizza vuoto a fianco e le lattine di birra sparse per il pavimento. 
"Si, non è facile neanche per me" gli sentí dire sospirando rumorosamente con un tono basso e dispiaciuto. "Dopo tutto questo tempo, dormire senza di te è molto difficile". 
"Pensi che sia per questo?" chiese Abby accennando una risata nervosa, mentre si versava dell'altro Whisky nel bicchiere. "Che sia così difficile perché siamo stati insieme per tanto tempo?". 
Dean sospirò e fece spallucce nella sua stanza del bunker, guardandosi attorno e pensando quanto quella camera sembrasse vuota senza Abby e Mary che mettessero disordine in giro, sentendo il cuore battere più forte per il dispiacere, che gli tirò via un altro sospiro rassegnato. "Comunque, stiamo continuando a cercare Amara. Sam è convinto che Dio gli mandi delle visioni, vuole andare nella gabbia per parlare con Lucifero, dato che era l'unico presente quando la sorellina è stata imprigionata". 
"Cosa? No! Sam non può parlare con Lucifer, non può stare nella gabbia con lui! È un suicidio, dopo tutto quello che gli ha fatto! ". 
"Si, è quello che gli ho detto anch'io, ma sai com'è fatto Sam..". 
Abby sentí la rassegnazione nella sua voce, inasprita dalla paura e dalla preoccupazione per il suo fratellino, e la ragazza mandò giù un altro lungo sorso di Whisky, scuotendo la testa e sospirando. "Vuoi che venga lì ad aiutarti? Forse posso convincere Sam a non farlo, forse posso aiut-". 
"No. No, no. Stai andando bene, Abby: hai preso le distanze, mi tieni lontano, mi eviti quando vengo a prendere Mary o quando vieni qui al bunker per riportarla a casa tua. Passerà, è questione di tempo, ma stai andando davvero bene. Meglio di me. Quindi non venire per un po', d'accordo? Perché io.. Solo, non venire, ok?". 
Abby sentí uno strato lucido formarsi sui suoi occhi e solo in quel momento si rese conto di essere passata da dei lunghi e assordanti silenzi, a quella chiamata che ormai durava da troppo tempo; strinse di più il telefono e annuí, perché in fondo anche lei era umana, anche lei di tanto in tanto sentiva dentro di sé il bisogno di soffocare la sua parte razionale. "Ok Dean, come vuoi". 
L'uomo strinse forte i pugni e sospirò rumorosamente, rimanendo in silenzio per un lungo momento mentre sentiva il respiro irregolare della ragazza. 
Per una volta che anche lui era d'accordo alla loro separazione, non avrebbe mandato tutto a puttane solamente per un momento di debolezza di Abby. 
Aveva bisogno che lei tornasse a stare bene e anche lui aveva il suo stesso bisogno. "Allora buonanotte ragazzina".
"Si, buonanotte". 
Abby chiuse di scatto la chiamata sentendo gli occhi pizzicare e lo stomaco rigirarsi, ma scosse la testa e ricacciò all'interno di sé stessa tutte le sue emozioni che la tenessero sveglia la notte. 
Finì il suo drink e sarebbe andata nuovamente sopra a provare a prendere un po' di sonno se non fosse stata attirata dal giornale portato da Edward, il giorno precedente, iniziando a leggere di una donna che fosse stata trovata morta all'interno di un vecchio edificio abbandonato a qualche città di distanza. 
Non seppe perché, ma venne stranamente attirata da quella notizia, tanto che si mise immediatamente al computer per fare delle ulteriori ricerche, mentre fuori dalla finestra il buio della notte veniva rimpiazzato dalle prime luci dell'alba. 



Strinse gli occhi avvolgendosi di più nelle coperte provando di ignorare quella vibrazione incessante che proveniva dal suo comodino che non accennava a fermarsi e Dean si ritrovò a sbuffare quando venne completamente svegliato, chiedendosi perché non riuscisse mai a collezionare più di tre ore di sonno di fila. 
Si liberò dalle coperte ed allungò un braccio verso il mobiletto basso di legno, andando a tentoni fin quando le sue dita non incontrarono il telefono freddo che continuava a vibrare, e se lo portò all'orecchio senza neanche guardare chi stesse chiamando. "Spero che sia una questione di vita o di morte". 
"Ciao Dean". 
Il ragazzo sgranò gli occhi e si svegliò completamente, tirandosi su a sedere ed osservando brevemente lo schermo del suo telefono notando che il nome non combaciasse con la voce che provenisse dal cellulare. 
Vide il fratello muoversi sotto le coperte del proprio letto voltarsi verso di lui e sedersi sul materasso, guardandolo con aria assonnata dato che anche Sam fosse a corto di energie ultimamente, dato che stavano investigando giorno e notte su Amara, per questo si trovavano nella città in cui erano avvenuti dei brutali massacri nelle ultime quarantotto ore. "Edward? Perché mi chiami dal telefono di Abby?". 
Dean sentí l'uomo sospirare rumorosamente dall'altro capo del telefono e guardò il fratello, che intanto si fosse del tutto svegliato e si fosse avvicinato a lui per capire cosa stesse succedendo. 
"C'è stato un incidente e Abby è rimasta coinvolta. Dovresti essere qui". 
Il sangue del maggiore si ghiacciò nelle vene e strinse la mascella e anche i pugni, guardando Sam con aria spaventata e preoccupata. "Dammi l'indirizzo". 
"Te lo mando per messaggio. Ma Dean: fa' presto. Non so quanto tempo rimanga ancora ad Abby e dobbiamo trovare una soluzione. Subito". 
La velocità con cui Dean raccattò tutte le sue cose e quelle del fratello dalla stanza stranizzò Sam a tal punto che stentò a riconoscere Dean, il quale non si fermò neanche un momento per spiegargli ciò che fosse accaduto, liquidandolo con un semplice Dobbiamo sbrigarci. 
Sam non fece domande, perché sapeva che se suo fratello si comportasse in quella maniera volesse solamente dire che fosse accaduto qualcosa di grave, ma quando si trovarono in auto da soli e Dean spinse la sua auto ad una velocità fin troppo sostenuta, Sam lo guardò con aria preoccupata. "Che è successo ad Abby?". 
Dean si voltò velocemente a guardarlo con aria arrabbiata, perché il fratello aveva appena interrotto il filo dei suoi pensieri, e strinse forte il volante mentre sentiva gli occhi pizzicare. "Non lo so, ma è grave e.. Dobbiamo sbrigarci". 
Sam annuì e sospirò, sapendo che tutti i problemi come Amara che stava commettendo un massacro dopo l'altro e le sue visioni paranormali sulla gabbia passassero in secondo piano davanti al l'incolumità di Abby. Il fratello corse sempre di più, guidando in maniera più spericolata del solito, e Sam fu tentato di dirgli di fare a cambio, perché non voleva arrivare nell'ospedale dove si trovasse Abby come paziente, eppure non disse nulla vedendolo così teso e impaurito. 
Arrivarono entro tre ore dalla chiamata di Edward, nonostante il viaggio in condizioni normali sarebbe durato più di cinque, e Dean pensò di non potercela fare quando spense il motore nel parcheggio dell'ospedale: cercò di non dare troppo a vedere quanto l'idea di entrare e scoprire che fosse già troppo tardi lo tormentava e si lasciò condurre da Sam verso l'ingresso e verso la stanza della ragazza. 
Rimase sulla soglia della stanza per dei lunghi istanti quando vide Abby sdraiata su quel letto con gli occhi chiusi e molti tubi che la collegassero ad una macchina, così come un'altra apparecchiatura stesse monitorando il suo cuore che batteva; per dei lunghi momenti Dean si dimenticò come si camminasse, non riuscendo più a muoversi, e come si respirasse, sentendo il fiato venirgli meno, costringendolo ad appoggiarsi allo stipite della porta mentre Sam si avvicinò subito a Edward, chiedendo spiegazioni. 
Dean tremò per la paura e strinse i pugni sentendo la rabbia crescere dentro di sé mentre osservava Abby incosciente sdraiata sul letto, fin quando distolse lo sguardo dalla ragazza per postarlo su quello di Edward, visibilmente scosso.
Aveva una ferita sulla fronte che sembrava essere stata ricucita alla perfezione su cui erano stati messi dei punti di carta, ed i suoi occhi erano stanchi e addolorati, cerchiati dalle scure occhiaie che testimoniassero il fatto che non avesse mai lasciato il fianco di Abby neanche per riposarsi, armandosi solamente di caffè per rimanere vigile. 
Ma la stanchezza, il dolore e le ferite non erano abbastanza per Dean, che serrò la bocca in un'espressione disgustata e scosse leggermente la testa. "Dimmi che diavolo è successo ad Abby, prima che venga lì e ti spacchi la faccia". 
Lo sguardo ammonitore del fratello minore gli fece capire che non fosse l'unico a soffrire in quella particolare circostanza, e Dean sospirò rumorosamente, facendo un passo avanti e raggiungendo i due uomini al centro della stanza, guardando negli occhi scuri di Edward che scosse la testa e ricambiò l'occhiata. "Siamo stati a caccia e siamo stati attaccati. Ho ucciso un demone divoratore, ma prima che potessi anche solo accorgermene l'altro era addosso ad Abby, sono caduti a terra e..".
Dean non riuscì a controllarsi mentre la scena prendeva forma nella sua mente, né tanto meno riuscì a smettere di guardarlo in cagnesco, e si mosse come una molla avvicinandosi a lui per colpirlo con un forte pugno sullo zigomo per sfogare la sua profonda rabbia: in tutti quei anni, Dean non aveva mai tolto gli occhi di dosso ad Abby durante le cacce. 
Preferiva distrarsi durante un combattimento e venire colpito, piuttosto che evitare di controllare che lei stesse bene, perciò non capiva come Edward avesse lasciato che qualcosa di brutto le accadesse. Non importava che avesse fatto del suo meglio per lottare, liberarsi e salvare Abby. 
Per Dean non era abbastanza. 
Ma il maggiore non aveva fatto i conti con la furia che battesse nel petto di Edward stesso, che in fretta ricambiò il pugno subito spaccando lo zigomo a Dean. 
Lo afferrò dalla camicia e lo spinse indietro, fino a fargli colpire la parete con la schiena. "Pensi che non mi odi abbastanza per ciò che le è successo? Ti ho chiamato solamente perché so dei tuoi contatti con gli angeli. Chiamane uno, fallo svolazzare fino a qui e fa' che la salvi!". 
Sam si affrettò a mettersi fra i due e tirò via il fratello, guardandolo in cagnesco e allontanandolo il più possibile afferrandolo dalle spalle. "Qui non puoi fare così, Dean! Siamo in ospedale, davanti ad Abby che sta lottando per sopravvivere!". 
Il rimprovero del fratello non lo scalfí neanche e Dean scosse la testa liberandosi della sua presa, e diede un'altra lunga occhiata ad Abby sentendo il cuore battere più forte, chiedendosi come avrebbe potuto dire a sua figlia che la sua mamma non ci fosse più, nel caso in cui fosse morta. 
Come avrebbe fatto lui a sopravvivere, nel caso in cui Abby lo avesse lasciato in quel modo. 
Tornò a guardare Edward in cagnesco: entrambi avevano messo su la stessa occhiata, entrambi erano furiosi e se la prendevano l'uno con l'altro perché tenevano ad Abby allo stesso modo. 
Puntò un dito contro Edward e fece una smorfia di disgusto. "No, tu mi hai chiamato perché avevi bisogno di scaricarti la coscienza".
Dean scosse la testa e sentí la stanza rimpicciolirsi provando l'imminente necessità di uscire da lì, di prendere aria, e si voltò deciso per varcare la soglia e trovarsi nel corridoio di quell'ospedale. 
Mentre camminava nella disperata ricerca dell'uscita ed iniziò ad aspettare che l'ascensore arrivasse al suo piano, sentí due dottoresse lì vicino parlare fra di loro e quasi non ci fece caso fin quando la loro chiacchierata attirò la sua attenzione facendogli sgranare gli occhi. 
Sentí dire loro quanto la donna della stanza 326 fosse messa male e dicendo apertamente che probabilmente non avrebbe superato la notte con quelle brutte ferite interne; Dean strinse i pugni e scosse la testa, voltandosi verso le scale ed iniziando a scenderle velocemente fino ad arrivare nella prossimità del parcheggio, uscendo da quel maledetto ospedale e respirando a fatica. 
Non credeva che quella fosse una cosa possibile, che Abby se ne andasse prima di lui lasciandolo da solo: iniziò a pensare ai possibili rimedi, come costringere Crowley o qualche angelo a riportarla in vita, ma sapeva che nessun essere celeste li avrebbe aiutati e che Castiel e Anael non fossero abbastanza forti per salvarla.
Non adesso che non erano abbastanza forti come un tempo. 
Sentí una voce alle sue spalle chiamarlo e prima di voltarsi a controllare chi fosse, Dean asciugò le lacrime incontrollate che erano scivolate dai suoi occhi; riconobbe Dan e Silver correre verso di lui, e Dean sorrise brevemente quando vide la piccola Silver essere diventata una donna così grande e forte. 
"Che è successo?!" chiese Dan ad un tono molto alto, sgranando gli occhi e sentendo il cuore battere forte per la paura. 
"Perché sei qui fuori? Lei è.. Mia sorella è.." iniziò Silver con tono serio, per poi culminare con voce spezzata mentre gli occhi le divennero immediatamente lucidi. 
"No, no. È ancora viva, ma dicono che non passerà la notte.." sussurrò Dean deglutendo a fatica, affrettandosi a rispondere con voce tirata. "Terzo piano, stanza 326".
I due ragazzi lo ringraziarono con lo sguardo e corsero dentro l'ospedale senza aggiungere l'altro, e Dean rimase ad osservarli fin quando non scomparvero, iniziando a chiedersi cosa avrebbe dovuto fare. 
Guardò il cielo azzurro di quella giornata soleggiata e giunse le mani, chiudendo gli occhi mentre sentiva il dolore dentro di sé crescere sempre di più, e quando li riaprì sentí le lacrime rigargli il viso irsuto. "Ti prego, se ci sei Dio, ti prego salvala. Mary ha bisogno di sua madre, molto più di me. Non lasciare morire Abby, piuttosto prendi me. Ti supplico".


 
Accostò l'Impala nei pressi di una palazzina buia e abbandonata dentro la quale Abby fosse finita in coma e si voltò a guardare il suo passeggero, che gli fece un piccolo segno con la testa per confermare che quello fosse il posto giusto. 
Dean scese dalla sua auto, muovendosi nel buio della notte fino ad arrivare al suo portabagagli per prendere il suo machete, sorridendo appena all'idea che Abby avrebbe approvato la sua scelta perché *non c'è niente di meglio di una lama tagliente in combattimento, perché qualsiasi essere senza testa avrà difficoltà ad attaccarti*. 
Si lasciò guidare da Edward all'interno di quell'edificio e Dean fu contento di sapere che su Abby vegliassero Castiel e Anael, oltre che i suoi fratelli e Sam. 
Dopo aver supplicato Dio di aiutare Abby, Dean aveva capito che nessuna divinità sarebbe venuta ad aiutarlo in quella situazione, così decise di agire da solo. 
Chiamò i due angeli, i quali dopo aver esaminato il corpo di Abby dissero che quello fosse solamente un involucro di ossa, sangue e carne, perché dentro di lei non vi era più la sua anima: per questo decise di riaprire il caso, nonostante Edward avesse ucciso entrambi i demoni divoratori. 
Dean doveva capire cosa fosse successo e dove fosse finita la sua anima, così impugnò la sua torcia ed iniziò ad osservare il luogo spoglio e vandalizzato dentro il quale Edward lo avesse condotto. 
Il loro fu un viaggio molto silenzioso, non si parlarono tranne per le comunicazioni riguardanti l'ultima caccia intrapresa da Abby, e l'unica occhiata che si rivolgevano l'un l'altra era di rabbia e di odio, come se fossero seduti ognuno al fianco del proprio nemico. 
Giunsero fino ad un'ampia sala vuota con pochi mobili coperti da vecchi lenzuoli e Dean si avvicinò fino ai due cadaveri dei demoni che ancora giacessero a terra senza testa, e sospirò lentamente quando Edward gli indicò il punto esatto in cui Abby fosse stata attaccata. 
Il cacciatore si chinò e si piegò sulle ginocchia, toccando il freddo pavimento vuoto e deglutendo a fatica cercando di sforzarsi e trattare quella situazione come un normale caso, evitando di lasciarsi trasportare dalle emozioni mentre pensava che se solo avesse permesso ad Abby di venire al bunker per aiutarlo con Sam, a quest'ora la ragazza sarebbe in perfette condizioni e non sarebbe finita su un letto d'ospedale in coma e senza l'anima. 
Dean toccò ancora il pavimento e si guardò attorno alla ricerca di qualcosa che potesse dargli un suggerimento, quando vide alla sua destra una superficie riflettente appoggiata al muro, coperta quasi internamente da un telone che lasciasse però esposto l'angolo inferiore destro; rimase in silenzio per qualche istante, valutando nella sua mente che dall'angolazione nella quale si fosse trovata Abby durante l'attacco, probabilmente il suo sguardo si sarebbe potuto posare su quell'oggetto. 
Si tirò in piedi e si avvicinò a quella superficie, scoprendo con un gesto veloce l'intero specchio e rimanendo per qualche secondo senza parole: il bordo in legno antico era intagliato con delle strane rune, qualcosa che non aveva mai visto prima e che non conosceva. 
Sentí i passi di Edward farsi più vicini e lo vide aggrottare le sopracciglia quando seguì il suo sguardo. "Ma che diavolo è?". 
Dean scosse la testa e fece spallucce, avvicinandosi allo specchio rettangolare appoggiato a terra e facendogli segno con lo sguardo. "Non lo so, ma aiutami a portarlo in macchina". 
Edward sollevò un sopracciglio e iniziò a chiedersi se quell'uomo fosse semplicemente pazzo o geniale, e si avvicinò velocemente per dargli una mano. "Perché? Cosa pensi che sia?". 
"Io non penso niente, ma ho già visto queste rune e per fortuna so chi può aiutarci" rispose Dean muovendosi all'indietro e trasportando quello specchio attraverso la sala. 
Si mossero con attenzione per non danneggiarlo fino ad arrivare in auto mentre con delicatezza inserirono lo specchio sui sedili posteriori, legandolo bene con delle corde per evitare che potesse rompersi durante il trasporto; Dean estrasse il suo telefono e scattò una foto alle incisioni sul bordo legnoso e si affrettò ad inviarle ad un numero che ormai aveva imparato a conoscere bene, dopodiché si affrettò a far partire la chiamata, mentre entrava all'interno della sua auto e accendeva il motore, sentendo Edward sedersi sul sedile dei passeggeri. 
"Ciao Rowena, come te la passi? Ho bisogno di un piccolo favore". 



"Stiamo sprecando il nostro tempo.." sussurrò Edward muovendosi nervosamente avanti e indietro per la piccola piazzola di sosta, sospirando e tenendo il telefono fra le mani nel caso in cui qualcuno chiamasse per avvertirlo di un peggioramento di Abby. 
Dean roteò gli occhi a quella vista ma non si scompose, rimanendo appoggiato alla fiancata della sua auto con le braccia conserte e le labbra strette in un'espressione scocciata, stanco di attendere. "È l'unica opzione che abbiamo". 
Edward si fermò davanti a lui, aggrottando le sopracciglia e assottigliando gli occhi mentre lo guardava in cagnesco, allargando le braccia per la rabbia. "Come puoi essere così dannatamente calmo? Si tratta della donna con cui hai passato gli ultimi undici anni: t'importa così poco di lei da non dare di matto? Dovresti essere in ospedale, vegliare sulla madre di tua figlia prima che muoia!". 
Dean accennò un sorriso amaro e strinse i pugni per controllarsi, perché se avesse davvero dovuto esternare i suoi sentimenti avrebbe cominciato con la rabbia: lo avrebbe colpito a suon di pugni probabilmente fino ad ucciderlo, ma una parte piccola e pulsante dentro di sé continuava a suggerirgli che non fosse stata colpa di Edward e che avesse fatto del suo meglio. "Tornerò in quell'ospedale quando l'avrò salvata, che ti piaccia o no. Quindi  chiami un taxi e ti togli dai piedi oppure mi dai una mano e mi aiuti a salvarla, dato che tutta questa storia è solamente colpa tua". 
Il suo sguardo fu a metà fra l'incredulità ed il sentirsi preso in giro, perché Edward non aveva tolto gli occhi di dosso ad Abby per tutta la caccia, e non faceva altro che colpevolizzarsi lui stesso da quando l'avesse portata in ospedale. 
Si avvicinò all'uomo davanti a sé e strinse i pugni per la rabbia, sibilando fra i denti. "Ho fatto di tutto per proteggerla". 
"Beh, non hai fatto abbastanza!". Dean replicò con tono secco e sprezzante, guardandolo con astio misto ad odio. Uno sguardo gelido che avrebbe fatto rabbrividire chiunque, ma non Edward, che lo sostenne e sollevò le sopracciglia con un gesto sorpreso. "Quello che è successo, è stato un incidente: sarebbe potuto capitare anche a me o a te. Abby è perfettamente in grado di badare a se stessa e di difendersi da sola! È la cacciatrice migliore che io abbia mai conosciuto e merita fiducia. Te ne accorgeresti anche tu, se solo riuscissi a smettere di pensare a lei come se fosse solamente una ragazzina". 
Dean sostenne il suo sguardo per dei lunghi istanti, reprimendo il suo istinto che gli suggeriva di colpirlo e chiudere quella faccenda una volta per tutte, ma Dean riuscì a controllare i suoi impulsi e sospirò; si fece più avanti di qualche passo fino ad arrivare a poche spanne dal suo viso, sollevò le sopracciglia e si passò indice e pollice della mano destra agli angoli delle labbra, prima di parlare con tono glaciale. "Io non so a che gioco stai giocando Edward; non so che ruolo tu abbia nella vita di Abby, né perché le ronzi sempre attorno, ma posso dirti una cosa: io non ho mai permesso che qualcuno le facesse del male e ho sempre lottato per lei. Lo farò anche stavolta". 
"Non hai mai permesso che qualcuno le facesse del male, tranne te stesso. Io ricordo com'era ridotta la sera del vostro litigio, quando era sconvolta, tremava e aveva le impronte delle tue mani stampate attorno ai polsi, e tu?". 
Istintivamente Dean allungò le mani e spinse l'uomo davanti a sé indietro, colpendolo al petto e facendolo indietreggiare mentre lo fulminava con gli occhi, dimostrando però che le parole di Edward fossero vere. 
Edward scosse la testa e rise leggermente mentre guardava nei suoi con l'espressione di chi sapesse di avere ragione, e sollevò un sopracciglio. 
Avrebbe detto qualcosa o avrebbe sicuramente risposto con un pugno in pieno viso, ma non ne ebbe il tempo perché una macchina si avvicinò loro nel buio della notte, posteggiando proprio dietro l'Impala. 
Edward ebbe solamente il tempo di sistemarsi la giacca e di bisbigliare fra i denti un leggero Non finisce qui, prima di voltarsi ad osservare la portiera aprirsi e una donna dai lunghi capelli rossi, molto più accesi di quelli di Abby, scendere in maniera elegante dall'auto e avvicinarsi a loro con un sorriso impertinente e vittorioso sul viso. 
"Ciao Dean.." sussurrò Rowena sbattendo le sue lunghe ciglia, sentendosi pienamente soddisfatta all'idea che se lei li avesse aiutati i Winchester le avrebbero dovuto un favore, e poi lasciò scivolare lo sguardo sul secondo uomo, osservandolo dalla testa ai piedi faticando a guardarlo per quanto la sua bellezza fosse accecante. "E tu chi sei, splendore?".
"Un amico" rispose seccamente Dean scomponendo il suo atteggiamento rigido e aprendo lo sportello della sua Impala, facendo luce con la torcia per far vedere alla donna lo specchio di cui avessero parlato al telefono. "Riconosci queste rune?".
"Abbiamo dimenticato i modi gentili, ragazzo?" chiese la donna accennando un sorriso, guardando nuovamente verso Edward e ammiccando in modo seducente. "Sono Rowena, piacere di conoscerti". 
"Rowena, Abby si aggrava ogni secondo che passa: non possiamo perdere tempo!". 
La donna guardò nello sguardo serio di Dean e sollevò le sopracciglia come se ne fosse totalmente impressionata, ma presto si ritrovò a scoppiare in una sonora risata divertita quando lasciò scivolare le sue dita sul petto tonico di Edward e gli sorrise con decisione. "Non mi importa di Abby, testone: sono qui solamente per capire se c'è qualcosa da guadagnare o se invece è il caso che io torni alla mia vacanza". 
Dean poco gradí le sue parole, specialmente perché l'ultima volta in cui l'avesse vista Rowena era scappata con il libro che Sam ed Abby le avessero chiesto di tradurre e con i codici per decriptarlo, oltre che aver stordito Charlie con la magia; nonostante andasse contro ogni suo principio, Dean si ritrovò a negoziare la libertà di Rowena, garantendole zero trappole o vendette, intimandole e supplicando solamente di aiutare Abby, ma la donna appariva poco convinta e molto dubbiosa. 
In fin dei conti, Rowena era sempre la solita strega egoista ed arrogante, il cui unico scopo ed interesse era quello di arricchire se stessa e trovare sempre la situazione più vantaggiosa. 
Edward notò quel gioco di sguardi fra i due interlocutori e, nonostante non conoscesse Rowena, sapeva cosa avesse intenzione di dire. 
Così fece ciò che gli riuscisse meglio: Edward si sciolse in un sorriso profondo e le si avvicinò, afferrando le mani della strega che ancora fossero sul suo petto.
Rowena lo guardò quasi con aria incantata, pensando che Edward fosse l'uomo più bello che avesse mai visto nella sua lunga vita. 
La sua pelle olivastra, i suoi occhi nocciola, la sua barba lunga, la sua espressione magnetica e penetrante. L'attiravano verso di lui come se fosse una calamita. 
"Aiutaci a salvare Abby, Rowena. Ti prego. Ti prometto che il compenso sarà adeguato al tuo impegno". 
Dean sollevò un sopracciglio fino all'inverosimile mentre osservava quella scena e trattenne i conati di vomito, guardandoli con espressione disgustata mentre si sentiva quasi offeso; usava la stessa tecnica su tutte le donne che incontrasse, ottenendo da loro ciò che gli servisse. 
Non era sorpreso da quel genere di comportamento, lo capiva perfettamente. 
Ciò che non capiva era perché Rowena avesse preferito Edward a lui.
Scosse la testa sbuffando in tono severo mentre si avvicinava ai due che ancora si guardavano l'un l'altro in modo seducente. "Vogliamo andare?". 



Si mosse all'interno della stessa palazzina abbandonata dentro la quale lo avesse portato Edward qualche ora prima, impugnando stretta la sua pistola e la sua torcia, mentre si guardava attorno con aria attenta: era stato messo in guardia da Rowena, la quale gli aveva detto di nascondersi nel momento in cui la forte luce lo avrebbe colpito, altrimenti la Dea Hathor l'avrebbe visto e avrebbe divorato la sua anima. 
Dean aveva respinto così tanto l'idea che la dea si fosse nutrita dell'anima di Abby, sapendo perfettamente che la ragazza sarebbe stata perfettamente in grado di mettersi al sicuro in quel mondo parallelo che la dea avesse creato nello specchio, stupendosi che fosse finito proprio dentro quella palazzina. 
Il maggiore aveva lasciato Edward di guardia per assicurarsi che Rowena non facesse scherzi e non lo lasciasse rinchiuso in quel mondo, dicendogli letteralmente di *spararle in testa* se avesse avuto anche il minimo dubbio sulle sue intenzioni, e sapeva che Edward l'avrebbe fatto senza esitazione dal momento che volesse salvare Abby tanto quanto lui. 
Dean si era assicurato che Edward portasse lo specchio direttamente nella stanza d'ospedale della ragazza insieme a Rowena, perché non aveva tempo di tornare insieme a loro e sorbirsi tutte le raccomandazioni che probabilmente Sam gli avrebbe fatto per farlo desistere dal compiere quel gesto;  aveva un unico obiettivo: salvare Abby. 
Dean si mosse nell'*Altrove*, così lo aveva definito Rowena, gridando il nome di Abby all'interno della palazzina buia, ma non ricevette risposta non importava quanto gridasse forte; uscì fuori dall'edificio dopo averlo perlustrato interamente e si guardò attorno notando la fitta vegetazione mischiarsi con il buio della notte, e si trovò costretto a sollevare un sopracciglio perché non aveva nulla a che vedere con le sembianze del posto che si trovasse nella realtà. 
La palazzina era circondata dall'asfalto e da una lunga strada, oltre che da altre casette abbandonate nelle zone limitrofe, mentre nell'Altrove non vi era nulla a parte la vegetazione ed una stradina a ciottoli che sembrava esser stata messa lì al centro proprio per indurlo ad attraversarla. 
"E va bene, figlia di puttana. Ti darò ciò che vuoi". 
Dean si mosse silenziosamente sbuffando appena ed impugnando la sua lama oltre che la sua torcia, mentre camminava attraverso quella strada polverosa e si guardava attorno con la sensazione di essere osservato e di essere seguito; sapeva che fosse questione di tempo prima che qualcuno sarebbe sbucato fuori dal nulla per attaccarlo ed accelerò il passo, iniziando a notare all'apice di quella strada una piccola casetta buia. 
Proprio quando si sentí quasi al sicuro perché aveva appena raggiunto la veranda di quella casa, sentì un paio di mani afferrarlo dalle spalle e trattenerlo indietro, facendolo cadere rovinosamente a terra e fargli cadere la torcia appena più lontano. 
Nonostante il buio, Dean riuscì a vedere le sembianze di quella strana creatura, con il viso parecchio deturpato e dei lunghi tentacoli che partivano dal suo corpo. 
Rimase per qualche secondo interdetto quando vide quella creatura cambiare forma sotto i suoi occhi, assumendo l'aspetto di una bellissima donna egiziana, con dei folti capelli corvini alle spalle ed uno sguardo penetrante e malizioso. Sarebbe anche rimasto a guardare e capire cosa volesse da lui, quando Dean allungò una mano verso la torcia e gliela puntò contro, abbagliandola ed osservandola trasformarsi nuovamente in quella strana creatura, che iniziò a ringhiare nella sua direzione. 
"Ormai sei segnato, sei mio". 
La dea scomparve nel nulla, lasciandolo solo sull'asfalto polveroso con gli occhi sgranati, pensando che probabilmente la sua ipotesi fosse giusta: la luce attirava Hathor, ma era anche l'unica cosa che la respingeva lontano se puntata su di lei. 
Si tirò in piedi e sospirò, voltandosi verso la casa silenziosa e buia e salì i due scalini della veranda, per poi intrufolarsi all'interno aprendo lentamente la porta con uno scricchiolio parecchio sinistro; provò a chiamare il nome della ragazza, ma il silenzio che ricevette come risposta gli fece capire che Abby non si trovasse nanche lì. 
Si chiuse la porta alle spalle riaccendendo la luce e si guardò attorno, osservando un vecchio salone mal ridotto con della vegetazione che crescesse anche all'interno, e Dean sospirò e scosse la testa, pensando che avrebbe dovuto trovare la ragazza il più presto possibile prima che.. 
Riuscì a parare un forte colpo con un asse di legno dritto alla sua testa proveniente dalle sue spalle, che sicuramente gli avrebbe procurato un trauma cranico, e lo spinse indietro con forza costringendo anche chiunque lo avesse appena sferrato ad indietreggiare anche lui; ma presto gli occhi di Dean incontrarono di nuovo i suoi azzurri, fermandosi un momento per tirare un respiro di sollievo mentre la guardava. 
Abby sgranò gli occhi quando lo riconobbe lasciò cadere l'asse mal ridotta di legno che avesse trovato come unica fonte per difendersi, e sentí gli occhi pizzicare e la felicità battere nel suo petto con forza.
"Immaginavo che portassi un po' di rancore nei miei confronti, ma colpirmi con quello, Abby? Davvero?" scherzò Dean sorridendo di gusto e guardandola con aria felice di averla finalmente ritrovata. 
Ciò che non si aspettò fu la reazione della donna davanti a sé, che non fu capace di parlare né di esprimere a parole quanto realmente fosse felice di vederlo, annullando la distanza fra di loro con un forte e stretto abbraccio, affondando il viso sul suo petto e scoppiando in un forte pianto, mentre singhiozzava fra le sue braccia.
"Va bene, va tutto bene adesso ragazzina. Ti ho ritrovata, sei qui con me". 
Dean cercò di tranquillizzarla stringendola di più e carezzandole i capelli, ma Abby non riusciva proprio a smettere di piangere e di provare un forte dolore dentro di sé, e Dean si accorse di non averla mai vista spaventata e fragile come in quel momento; le gambe le cedettero e si ritrovarono seduti sulle assi vecchie del pavimento, mentre il ragazzo provava a calmarla e a dirle che doveva calmarsi, perché avrebbe avuto bisogno di lei per uscire insieme da quello strano mondo. 
"Ero così terrorizzata e impaurita. Avevo così paura..". 
"Lo so ragazzina, ma adesso ci sono io e..".
"No, no Dean.." sussurrò Abby allontanandosi appena dal suo petto e sollevando lo sguardo per incrociare il suo, mentre ancora le lacrime le rigavano le guance. "Ho provato a contattarvi, vi vedevo attraverso gli specchi. E ho provato anche con te, ti ho chiamato ma tu non mi sentivi e.. Io sono sempre stata lì Dean, ti vedevo ma tu non rispondevi e.. Avevo così paura di rimanere qui e di non rivedere più Mary, di non rivedere te e la nostra famiglia..". 
Il cacciatore accennò un sorriso amaro e sospirò, afferrandole il viso fra le mani e spazzando via le sue lacrime come una carezza delicata, appoggiando la fronte alla sua rendendosi conto che non stesse diventando pazzo: aveva avuto l'impressione per tutto il giorno di essere osservato, di essere seguito, e aveva anche sentito la sua voce urlargli di aiutarla, ma Rowena aveva escluso a priori che si potesse trattare della vera Abby. 
E invece Dean aveva avuto sempre ragione, l'aveva sentita e sapeva che Abby stesse cercando di comunicare con lui dall'Altrove. 
"Adesso ti sento, adesso ti vedo. Sono qui con te e ce ne andremo via da qui, insieme, ok?".
Abby sentí il cuore battere forte ed annuì, scaldandosi in quella forte stretta che Dean non accennava ad allentare, e chiuse gli occhi per qualche istante per regolarizzare il respiro. "Perché sei venuto fin qui?". 
"Qualcuno doveva pur riportarti a casa, no?". 
Lo guardò dritto negli occhi e sorrise mentre leggeva nel suo sguardo che avesse categoricamente escluso chiunque altro da quel tipo di indagine, perché se non fosse andato lui stesso di persona a salvarla sarebbe diventato pazzo; Abby sorrise ed annullò la distanza con un delicato e casto tocco fra le loro labbra, baciandolo con leggerezza perché non riusciva più a controllare quel suo bisogno. 
Era ancora spaventata e aveva avuto davvero il terrore di non uscire più da quella situazione, che nessuno capisse che la sua anima fosse rimasta intrappolata nello specchio dentro il quale fosse stata confinata la dea Hathor, e rivedere Dean era stata come una ventata di speranza che le avessero permesso di tornare a credere nella possibilità di salvarsi.
Si allontanò per interrompere quel casto contatto umido e caldo ed aprí gli occhi, accennando un sorriso mentre osservava l'espressione contratta di Dean, che strinse più forte la presa su di lei e la guardò con confusione, nonostante capisse che quello fosse stato un momento dettato unicamente dalla paura. 
"Andiamo, troviamo un modo per uscire di qua ragazzina, d'accordo?". 
Abby annuì e si lasciò mettere in piedi dal ragazzo che la sorresse e accennò un sorriso nella sua direzione, e presto Dean si allontanò per guardare fuori dalla finestra del salone, sorpassando i divani mal ridotti mentre la ragazza si mise al suo fianco. "Come usciamo di qui?". 
Dean sorrise audacemente e le fece l'occhiolino, estraendo dalla sua giacca una seconda torcia e passandogliela con fermezza, pensando che non avesse mai avuto partner di caccia migliore migliore di lei. "Oh ragazzina, ho in mente un piano". 



Il risveglio non fu dei più felici, specialmente per tutti quei tubi e fili che trovava collegati al suo corpo, e solamente quando i dottori la estubarono Abby riuscì finalmente a realizzare di essere tornata; si guardò attorno del tutto disorientata e vide i suoi fratelli, Castiel e Anael, Sam, Edward e persino Rowena al suo capezzale, e subito sentí Dan e Silver starle addosso e stringerla in un forte abbraccio, sentendo la sua sorellina piangere di felicità per vederla finalmente cosciente e con la sua anima al giusto posto. 
Poi fu il turno di Sam, che si chinò verso di lei e le sfiorò il viso con delicatezza, stringendola in un delicato abbraccio e dicendole di non fare più uno scherzo del genere, perché li aveva spaventati a morte, così come fece Edward, che però la strinse più forte a sé e le baciò la tempia con un modo così intimo da far storcere il naso a Silver. 
Abby si era spostata sul letto quel tanto che bastasse per fargli spazio al suo fianco, e Edward si era subito seduto accanto a lei per stringerla in un forte abbraccio; la sua presenza le faceva bene e curava tutte le ferite del suo cuore, anche le più piccole. 
Ma presto il suo sguardo scivolò su quello di Dean in piedi in fondo alla stanza, e lo guardò per qualche istante negli occhi; non aveva dimenticato ciò che Dean avesse fatto per lei nell'altro mondo, il modo in cui fosse andato a prenderla e l'avesse riportata lì. 
Gli sorrise con gratitudine e Dean rispose con un piccolo sorriso, facendo spallucce mentre si voltava per uscire dalla stanza in silenzio. 
Aveva salvato Abby, stava finalmente bene. 
Nient'altro aveva più importanza per Dean. 
Presto però Abby si decise a firmare le dimissioni senza il consenso dei medici, avendo una voglia matta di raggiungere Mary che fosse rimasta con Matthew per tutto il tempo. 
Una volta lasciata la struttura ospedaliera, Abby si voltò a guardare Edward che le era stato accanto per tutto il tempo. 
"Quindi hai deciso: torni al bunker. Torni da Dean".
Abby sollevò un sopracciglio e sorrise amaramente per qualche istante, scuotendo la testa: non aveva dimenticato ciò che fosse accaduto con Dean nell'altra dimensione, ma non dimenticava neanche ciò che sentisse ogni volta che stesse accanto a Edward. "No: torno da Mary. È stata con Matt per tutto questo tempo e voglio che adesso abbia una vita normale per almeno un giorno, con i genitori sotto lo stesso tetto".
Edward sollevò un sopracciglio e sospirò, facendo spallucce e distogliendo lo sguardo per qualche istante mentre osservava Dean osservarli con aria seria mentre costringeva Rowena ad entrare nella sua Impala.  
Tornò a guardare Abby negli occhi ed annuì, prendendo un lungo respiro prima di parlare con voce pacata. "Per quello che è successo con quel demone divoratore, mi dispiace tanto Abby. È stata tutta colpa mia, saresti potuta morire e..".
"No, no". Abby avanzò nella sua direzione e scosse la testa, prendendogli le mani fra le sue e sorridendo. "Non è stata colpa tua se ho guardato dentro quello specchio e la Dea Hathor mi ha intrappolata. Dammi qualche giorno per riprendermi: verrò al tuo locale. L'invito per l'appuntamento è ancora valido, giusto?". 
Il volto di Edward si rilassò in un grande sorriso e si chinò ad abbracciarla stretta a sé, affondando la testa fra i suoi capelli per respirare il suo odore. "Sempre, rossa".
Ed Abby si beò di quel contatto che la faceva sorridere di felicità, desiderando di non sciogliere quella stretta mai più; ma poi Dan la richiamò, dicendole che fosse tutto pronto e che dovesse salire in auto, così Edward sciolse la presa su di lei e le fece l'occhiolino, prima di aiutarla a salire in auto e chiuderle la portiera con un gesto galante. 



Rimase in silenzio mentre osservava come l'asfalto scuro venisse inghiottito dall'auto di suo fratello, il quale di tanto in tanto si girasse per controllare che stesse bene o che riposasse. 
Parlarono tanto di ciò che fosse accaduto e di ciò che stesse accadendo fra lei e Dean, del modo in cui si fossero drasticamente allontanati e del ruolo che Edward occupasse nella sua vita, e Abby si limitò a dire che aveva solamente voglia di dormire per tutto il viaggio, dato che si sentiva ancora parecchio scossa. 
Nonostante fosse l'unica maniera per eludere le domande di suo fratello, rappresentò un'idea davvero stupida quella di dormire per più di cinque ore mentre Dan guidava, dato che per gran parte della notte Abby si rigirò sul materasso della sua stanza personale nel bunker, non riuscendo a trovare neanche una posizione che le risultasse comoda; si mise seduta e si allungò per attingere alla sua scorta di alcol per aiutarsi a conciliare il sonno, ma rimase delusa quando si rese conto che fosse solamente una bottiglia vuota. 
Indossò il suo solito pigiama a maniche corte e i suoi pantaloni larghi e corti, uscendo dalla stanza per dirigersi verso la sala comune cercando di fare il più piano possibile per non svegliare nessuno; si avvicinò al mobiletto bar e prese una bottiglia di Scotch, svitandone il tappo e prendendo dei lunghi sorsi direttamente dalla bottiglia, inclinando la testa all'indietro mentre sollevava la bottiglia. 
Sentí dei passi alle sue spalle e si girò di scatto, vedendo avanzare verso di lei il maggiore con un sorriso divertito sulle labbra, e istintivamente sorrise anche lei come una bambina scoperta dopo una marachella mentre mandava giù l'ultimo sorso. 
"Non riesci a dormire neanche stanotte?" chiese l'uomo alludendo all'ultima chiamata che Abby gli avesse fatto, e avanzò verso di lei sedendosi a capotavola al tavolo più vicino alla ragazza, studiando il suo sguardo. 
Abby fece spallucce e si sedette vicino a lui, appoggiandosi con i gomiti al tavolo e guardandolo con aria un po' più seria. "Infatti, non ci riesco. Ma non sono la sola, vedo". 
Dean indugiò per qualche altro istante sul suo sguardo indeciso su cosa rispondere e poi sospirò rumorosamente, sporgendosi appena verso di lei per prenderle la bottiglia dalle mani; bevve qualche sorso e si leccò subito dopo le labbra, mentre giocava con la bottiglia in maniera nervosa e pensava all'ultima conversazione che avesse avuto con Edward quella sera stessa. 
"Devo farti le mie scuse". 
Edward si era voltato a guardarlo con aria sorpresa dopo aver udito le sue parole, trovandosi improvvisamente interessato alla conversazione che Dean avesse casualmente iniziato proprio prima che Edward salisse sulla sua Jeep.
Si voltò interamente ad osservarlo e serrò le braccia al petto, sollevando le sopracciglia mentre i capelli sulle spalle venivano lentamente mossi dalla brezza di quella sera. "Tu ti scusi con me?". 
Dean deglutí a fatica mentre incrociava il suo sguardo e sospirò, avvicinandosi a lui. "Si insomma, ero preoccupato per Abby. Avevo paura, ero arrabbiato e me la sono presa con te. Non avrei dovuto parlarti in quel modo: hai fatto del tuo meglio per proteggerla, quindi mi dispiace".
Edward era rimasto a lungo ad osservare i suoi occhi verdi, lo aveva scrutato ed aveva notato lo sguardo sincero con cui lo guardasse Dean. 
Avrebbe ancora voluto spaccargli la faccia per la gelosia, e questo sentimento era più che ricambiato da Edward, però adesso Dean si sentiva davvero un grande stronzo ad aver parlato in quel modo ad un uomo che stesse soffrendo come lui. 
Edward annuì lentamente e sospirò facendo spallucce, sciogliendo quella posa a braccia conserte che lo facesse sembrare una dura montagna di muscoli. 
Annuì nella sua direzione solamente perché sapeva che una parte di Abby tenesse ancora a Dean più di quanto dicesse; Edward divenne serio e gli tese la mano, accennando un sorriso rassicurante che sembrava dirgli che andasse tutto bene e che accettasse le sue scuse. 
Dean accennò un debole sorriso, iniziando a pensare che Edward non fosse così male come pensasse e che si fosse dimostrato anche un ottimo cacciatore; pensò che se le cose fossero state diverse, forse avrebbe potuto essere amico di Edward. 
Così afferrò la sua mano e strinse la presa in quel gesto riappacificatore che avrebbe dovuto sancire l'inizio della tregua, ma Edward fece un passo avanti e si avvicinò fin troppo a Dean.
Gli batté la mano libera contro la spalla sinistra e si chinò leggermente per parlare all'orecchio di Dean. "Ogni volta che Abby ti è vicina, il suo cuore si spezza un po' di più. Lasciala andare, amico. Permettile di essere felice. Non basta amare qualcuno, se poi non te ne sai prendere cura". 
Dean tornò al presente mentre guardava la ragazza davanti a se appoggiare i gomiti al tavolo e passare le mani sul collo nel tentativo di rilassare i muscoli che dovessero darle fastidio, a giudicare dall'espressione dolorosa che avesse messo su. "Come ti senti adesso?".
"I miei danni fisici sono stati guariti da Castiel e Anael, la mia anima è tornata al suo posto e lo specchio è stato distrutto insieme alla dea che ha cercato di divorarmi per cena, quindi posso dire di stare benone" rispose Abby facendo spallucce e ridendo di gusto, appoggiando la schiena alla sedia ed ignorando il modo in cui la stesse guardando, perché sapeva che a cosa si riferisse la sua domanda. La ragazza sospirò e divenne seria, abbassando lo sguardo sul tavolo e seguendo le nervature del legno con gli occhi. "Non sono mai stata terrorizzata come quando ero dentro quello specchio. È stato orribile. Ero sola con quell'essere che mi braccava e più cercavo di mettermi in contatto con voi, più nessuno di voi mi sentiva. Sono riuscita a dormire in auto con Dan perché ero ancora sotto effetto degli antidolorifici, ma adesso.. Ogni volta che chiudo gli occhi mi rivedo in quel posto ed è spaventoso". 
"Sei uscita, Abby. Sei tornata a casa: sei al sicuro qui". Dean deglutí a fatica sapendo di essere impossibilitato ad aiutarla in qualsiasi altro modo, perché non c'era assolutamente nulla che potesse fare per toglierle il suo dolore così le porse nuovamente la bottiglia, accennando un sorriso nella sua direzione che la donna ricambiò; la vide prenderla e bere qualche sorso mentre serrava le palpebre con forza, e provò una grande tenerezza. 
"Comunque non mi hai spiegato come avete convinto Rowena a collaborare: non sembrava molto felice di stare qui". 
"Io non sono riuscita a convincerla, ma Edward si". Dean accennò un sorriso divertito e si raddrizzò sulla sedia e facendo spallucce, mentre osservava il suo sguardo curioso posarsi su di lui, a cui rispose scuotendo la testa. "Diciamo che si è convinta ad aiutarci perché il tuo amico si è mostrato molto disponibile nei suoi confronti. Ed anche per la faccenda di Sam: mio fratello vuole ancora scendere all'inferno per parlare con Lucifer e Rowena ci aiuterà". 
"Non mi piace questo piano.." sussurrò Abby scuotendo la testa e aggrottando le sopracciglia, pensando a quanto Rowena avrebbe potuto imbrogliarli senza che se ne rendessero conto. 
"Neanche a me. Ma non posso impedirglielo e neanche tu, per questo devi tornare al tuo appartamento" rispose Dean guardandola con aria più seria e sospirando, lasciando che intravedesse il suo atteggiamento perentorio. "Non c'è niente che tu possa fare qui".
"No, senti Dean io posso ai-". 
"Come? Come puoi impedire a mio fratello di tornare all'inferno per parlare con Lucifer?" chiese Dean con un tono totalmente rassegnato e stanco; accennò un sorriso nervoso e le prese la bottiglia dalle mani per bere qualche abbondante sorso. "È ridicolo solamente parlare di tutto questo".
Abby sospirò e sentí il cuore battere un po' più in fretta quando lo vide incrociare nuovamente il suo sguardo e addolcire la sua espressione in un sorriso. "Io voglio restare qui". 
"Non è una decisione saggia, tu non puoi star-". 
"Non ti sto chiedendo il permesso Dean, io voglio aiutarvi come sempre. E non voglio che tu mi cacci via da casa mia!" esclamò Abby con aria perentoria, mettendosi immediatamente più dritta con la schiena. 
Dean sollevò un sopracciglio e in un'altra situazione avrebbe riso per la sua forza di volontà e per il suo carattere fin troppo arrogante, ma questa volta la guardò con aria seria. "Pensavo che non la considerassi più come casa tua". 
"Beh, casa è dove stanno le persone che amo e se voi siete qui questa rimane casa mia.." sussurrò la ragazza accennando un sorriso e facendo spallucce, guardandolo come se quella fosse la cosa più naturale del mondo; ma poco dopo abbassò lo sguardo e prese a torturarsi nervosamente le mani. "Comunque volevo ringraziarti per oggi: mi hai salvato la vita venendo in quel posto orribile, Dean". 
Il ragazzo bevve un altro sorso di Scotch e fece spallucce, porgendole la bottiglia e sospirando. "Non ho fatto niente di speciale". 
A quelle parole, Abby sollevò lo sguardo verso il suo accennando un sorriso divertito e felice come non lo avesse da tempo, mentre dei ricordi improvvisi si scatenarono dentro il suo cuore facendole provare una forte nostalgia. "Ricordi Deadtown?". 
"Quando sei entrata in telepatia fisica con lo spirito di McCall?" chiese Dean senza neanche doverci pensare più di tanto, guardandola con aria curiosa e accennando un sorriso mentre ricordava ciò che fosse successo dopo quel caso, quando Abby gli avesse finalmente permesso di entrare dentro di lei abbattendo le sue barriere mentali per vedere la sua anima che annegava nel dolore per la perdita del padre. 
"Mi hai salvato la vita anche in quell'occasione e mi hai detto anche lì che non avevi fatto niente di speciale. Invece si, lo hai fatto: avevano tutti perso la speranza, anche io. Ma tu mi hai riportata indietro, così come hai fatto oggi, così come fai sempre, con chiunque incontri. Non importa se siano buoni o cattivi, tu cerchi sempre di salvare le persone e lo fai perché sei un uomo buono.." sussurrò Abby tutto d'un fiato sentendo il cuore battere più forte nel petto e la bocca seccarsi per l'agitazione, accennando un sorriso mentre si sporgeva sul tavolo per sfiorargli la guancia con tenerezza. 
Dean s'irrigidí appena contro il suo tocco e sospirò lentamente mentre guardava nei suoi occhi e nel suo viso così vicino, non trovando alcuna traccia di insicurezza nel suo sguardo; deglutí a fatica e si schiarí la gola, sentendo però un groppo stabilizzarsi all'altezza del petto e non scivolare più. "E cosa vorresti dire con questo?". 
"Che per tanto tempo ho pensato di aver perso l'uomo di cui mi sono innamorata molti anni fa, ma invece adesso mi sta di nuovo davanti.." sussurrò Abby sorridendo felice sentendo gli occhi divenire lucidi per l'emozione mentre lo guardava e provava un forte amore nel suo petto.
L'uomo rimase immobile per qualche istante a fissarla negli occhi, mentre la vedeva così sicura di sé e delle sue parole e per un istante pensò che Abby dovesse aver perso la testa perché non era da lei ammettere certe cose; iniziò a pensare che l'esperienza nell'Altrove l'avesse davvero agitata nel profondo fino a portarla a dire certe cose, eppure nei suoi occhi c'era una grande convinzione e riusciva anche a leggervi un grande amore. 
A Dean non servivano parole aggiuntive per fare ciò che facesse meglio: avrebbe voluto avvicinarla a sé con delicatezza, scostarle i capelli dal viso e sfiorarle la guancia con i polpastrelli. 
Avrebbe voluto posare le sue labbra sulle sue con dolcezza, mentre sentiva il loro cuore battere con un unico ritmo, come se fosse uno solo.
Dean avrebbe voluto sentire di nuovo ciò che sentiva quando stava con Abby, sentirsi di nuovo a casa. 
Abby era decisamente la sua casa, il suo rifugio, il suo punto di partenza, e questo Dean lo aveva sempre saputo. 
Avrebbe voluto stringerla a sé, stringere il suo corpo, caricarla addosso per portarla nella stanza che una volta dividevano e che da qualche mese fosse diventata unicamente quella di Dean, dove avrebbero fatto l'amore per tutta la notte, aiutandola anche a dormire ed a sconfiggere la sua paura facendo tornare tutto alla normalità, ma Dean non fece nulla di tutto questo. 
Abbassò lo sguardo ed abbassò quel momento di massima intimità che c'era appena stato fra loro, scosse la testa e l'allontanò da sé per evitare di leggere nei suoi occhi la richiesta di una spiegazioni, perché non voleva deluderla di nuovo, ma doveva. 
Dean avrebbe voluto dirle che l'amasse ancora tanto e che fosse l'amore della sua vita, ma invece scosse la testa e fece spallucce, trovando la forza di guardarla negli occhi e dicendo: "
Solo Dio sa quanto ancora io ti ami da impazzire, ma non possiamo. Sai che non possiamo: non funziona più fra di noi, Abby. Dobbiamo voltare pagina"
La ragazza non ebbe il tempo di replicare che Dean si alzò velocemente dalla sua sedia e si diresse verso il corridoio senza neanche voltarsi a guardarla; rimase immobile, spiazzata e senza più il cuore, sentendo gli occhi divenire lucidi ed abbassando il volto per guardare il pavimento, perché faceva male. 
Si spazzò via le lacrime dalla guance e si alzò in silenzio, dirigendosi verso il corridoio per tornare alla sua stanza portando come compagna per la notte l'ancora piena bottiglia di Scotch.
 
  
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