Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Fiore del deserto    08/03/2023    0 recensioni
Periodo contemporaneo, Alice è la trisnipote di Alice Kingsleigh e, paradossalmente, né è la fotocopia fatta e finita. A differenza della trisnonna, però, “l’attuale” Alice ha un carattere poco combattivo, ma conserva una sensibile creatività che le permette di farsi strada nel mondo dell’arte: i suoi splendidi quadri, infatti, che hanno sempre come tema principale “Il Paese delle Meraviglie”, tematica tramandata di generazione in generazione grazie alla trisnonna, le hanno permesso di partecipare ad una mostra artistica molto rinomata. Tutto prenderà una prospettiva diversa, quando la stessa Alice si ritroverà catapultata nel Sottomondo, spinta dalla curiosità di inseguire un particolare coniglio bianco che va di fretta.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apre gli occhi e ciò che vede è una splendida distesa di rosei ciliegi in fiore, la cui fragranza floreale viene insufflato nei polmoni di una sorpresissima Alice.
Tutto ormai stava diventando sempre più curioso al punto da non dare più nulla per scontato.
Dove siamo? è la legittima domanda della ragazza. Marmorea, il regno della Regina Bianca, è la risposta dello Stregatto. E come se l’avesse appena chiamata, la stessa Mirana avanza dolcemente verso di loro, senza nascondere l’espressione carica di sollievo ed inquietudine insieme.
Anche questa volta, per la tristezza nel cuore della candida donna, Alice si vede costretta a rivelare di non ricordare nulla di lei e del suo regno. Un flebile “oh” esce dalle labbra scure di Mirana, chiaramente dispiaciuta.
«Cara, cara Alice.» la accoglie, comunque, con calore la regina «Anche tu sei qui, finalmente.»
Quella parola, “anche”, fa presagire che sia arrivato già qualcun altro prima di lei. Allungato lo sguardo oltre la regina, ad Alice pare di scorgere una figura a lei familiare seduta su di una panchina di bianchissimo marmo.
L’inconfondibile chioma rossiccia e la carnagione nivea del Cappellaio lasciano correre un sorriso sulle labbra di Alice. Sta bene, lui e il Leprotto e Mally stanno tutti quanti bene. O, almeno, così sembra visto che si trova in compagnia di un paio di persone intente a prestargli delle cure.
«Sto bene, sul serio.» asserisce il Cappellaio sollevando il palmo di una mano contro un medico, volenteroso di disinfettargli e fasciargli alcune delle ferite esposte.
Comprendendo lo stato d’animo della ragazza, desiderosa di andare incontro ai suoi amici, Mirana le fa strada e Alice si avvia verso il Cappellaio, chiamandolo con timida gioia.
Lo sguardo di Tarrant si trasforma completamente alla vista di lei e, in barba alle cure a cui sottoporsi, balza verso la ragazza saltellando come un cerbiatto tra i prati in fiore.
«Alice!» esclama correndole incontro, afferrandole le piccole e delicate mani che tanto si ostacolano con quelle callose, macchiate e ingrigite di lui. Mani che riconoscevano la fatica e il sacrificio, ma sempre e comunque gentili e tenui «Oh, sapessi quanto sono felice che tu sia qui. Salva e... oh, cos’è quello?» si interrompe quando vede che la giovane gli stia sorridendo. 
Per la prima volta da quando aveva messo piede in quel magico mondo, Alice stava mostrando un sorriso ed era davvero bello, fresco e innocente. Un sorriso sincero e senza sforzo.
Festoso come non mai, al Cappellaio sembra di aver assistito ad un importante avvenimento.
«Sorride, la mia Alice. Oh, finalmente...»
«Cappellaio.» benché lieta di rivederlo, la ragazza lo fa rinsavire appoggiandogli delicatamente i polpastrelli sulle braccia.
Dichiarando di stare bene con un soffocato sospiro, il Cappellaio ritorna alla realtà. A questo punto, la Regina Bianca decide di fare il punto della situazione e non riesce a nascondere la sua preoccupazione riguardo il terremoto avvenuto poco prima.
«La saggezza assoluta ci guiderà.» annuisce Mirana ed è chiaro per tutti, tranne per Alice, che la sovrana si stia riferendo al Brucaliffo.
Seguita da tutti i presenti, Mirana si incammina verso i corridoi del castello fino ad arrivare ad un vestibolo lungo e basso, illuminato da una fila di lampade che pendono dal soffitto. La stanza è circondata da molte porte, alternandosi da quelle bianche e quelle nere, tutte chiuse a chiave. Mirana si imbatte in un piccolo tavolo di cristallo e sopra di esso vi è una chiave minuscola, adatte per le zampette di Mally. La afferra con delicatezza e la inserisce all’interno della porta bianca con la serratura più grande di tutte. Un solo tentativo e la porta si apre. Di fronte a quella stranezza, Alice si rifiuta di farsi ulteriori domande.
«Vai, adesso.» Mirana espone la soave mano indicando l’ingresso, invitando Alice ad attraversare.
«Se permettete maestà,» avanza il Cappellaio appoggiando discretamente una mano sulla spalla di Alice «vorrei accompagnarla.»
«D’accordo.» annuisce la regina, pregando gli altri presenti di non aggiungersi «Un accompagnatore è sufficiente.»
Avanzando verso la porta, Alice e il Cappellaio trovano una tenda più bassa che prima non avevano notato e dietro di essa un’altra porta. Alice la apre e si stupisce nell’apprendere che dia su di un corridoio non molto più largo della tana di un animaletto come un topolino o una talpa. Seguita dal Cappellaio, si inginocchia e si intrufola camminando a gattoni fino a che non si arriva al più bel giardino che chiunque avesse mai visto. I due si guardano intorno e scorgono fiori di ogni genere e colore e a pochi passi più avanti si erge un fungo, alto suppergiù quanto Alice. La ragazza si alza in punta di piedi e sbircia oltre l’orlo del fungo, così i suoi occhi scuri incontrano quelli del bruco azzurro seduto sulla superficie del fungo, a zampe conserte e intento a fumare in silenzio il suo lungo narghilè. Senza curarsi di niente e di nessuno.
«Oh, saggezza assoluta...» enfatizza il Cappellaio, investendo il bruco di una moltitudine di richieste riguardo il sisma che ha scosso l’intero mondo «Cosa mai ci attende? Di certo, non siamo in una situazione gradevole.»
Il Brucaliffo guarda Alice e il Cappellaio senza pronunciare una sola parola, fino a che non sposta il narghilè dalla bocca e apostrofa la ragazza con voce svogliata, ignorando completamente le domande di Tarrant.
«E ora... chi sei tu?»
Come inizio non c’era male.
«Alice.» dice lei «Ma so di non essere l’Alice che cercate. Era la mia trisnonna, ma per qualche strana ragione sento che...»
«Spiega te stessa.» la incita il bruco.
«Ho paura di non poter essere più chiara di così.» risponde Alice, mentre il suo volto comincia ad assumere un colorito rossastro «Sono io la prima a non capirci più nulla. Tutti questi cambiamenti hanno finito per scombussolarmi.»
«Sciocchezze.» rimprovera Brucaliffo.
«Parli così perché non ti trovi nella mia situazione.» esclama Alice, dimenticando la dolcezza e le buone maniere, con Tarrant che cerca di metterle invano un freno «Quando ti trasformerai in una crisalide, sai cosa succederà? Non credo proprio che saresti preparato. E poi in farfalla? Sono sicura che ti sentirai diverso e strano.»
«Nemmeno per sogno.» dice il bruco con agghiacciante calma.
«Io so che io mi sentirei molto strana.»
«Tu. E chi sei tu?»
Comprendendo che la conversazione non stava giungendo ad un senso logico, Alice decide di sfidarlo.
«Perché non mi dici chi sei tu?»
«Perché dovrei perder tempo con te?» la domanda si rivela imbarazzante e fastidiosa, ma il bruco rincara la dose «Pensi che io ami perdere il mio tempo con una bambinetta viziata, depressa e che non sappia cosa voglia dalla vita?»
Arrossendo di rabbia e malessere, Alice si volta per andarsene.
«Torna indietro.» il Cappellaio la raggiunge e la afferra delicatamente per un braccio.
«Io non ci parlo con...» si ribella lei, mostrando un’espressione annacquata da sgradevoli lacrime.
«Controllati.» le dice Tarrant con decisione, ma anche con garbo «Brucaliffo ha una cosa importante da dirti.»
Alice inghiotte il senso di pianto meglio che può. Riflette e ascolta il Cappellaio.
Torna indietro insieme a lui, dopotutto il bruco avrebbe sempre detto qualcosa che sarebbe valsa la pena di ascoltare.
«Tu credi» domanda Brucaliffo «di essere cambiata?» vede Alice annuire e prosegue «Cos’è, allora, ti crea altri dubbi in te stessa?»
«Non fa piacere continuare a cambiare così spesso.» risponde Alice.
«Sei contenta di come sei ora?» pausa «Non rispondermi adesso, non rispondermi affatto. Quando smetterai di cercare le risposte, saranno loro a cercare te.» un’altra pausa e, finalmente, decide di rispondere alla domanda posta dapprima dal Cappellaio «Il tempo è stato compromesso per troppo tempo. Se l’ultima occasione, non verrà sfruttata...» un’aspirata profonda e un lungo sospiro di nube. Da essa iniziano a comparire una sequenza di immagini che inquadrano la vera Alice in groppa al Grafobrancio con indosso l’armatura da Paladino quale ella era stata, impugnando valorosamente la Spada Vorpal. E appare la Regina Rossa che ordina di distruggere qualsiasi cosa possa ricordare il tempo che scorre, ricalcando il divieto assoluto dell’esistenza degli orologi. Teste mozzate a chiunque disobbedisca, la corruzione e la violenza del Fante. Ed ecco comparire l’attuale Alice, confusa e spaesata ed è adesso lei che trattiene tra le mani la Spada Vorpal. Sta affrontando qualcosa, una grande creatura nera come la pece, dalle lunghe zanne affilate e le grosse ali in nero patagio come quelle di un gigantesco pipistrello.
Alice riconosce il mostro. È uno dei protagonisti dei suoi quadri. È lui, il Jabberwocky. La paura si fa strada nelle sue membra, riconosce che anche quel mostro era assolutamente reale e che adesso le avventure affrontate dalla sua trisnonna, ora spettano a lei.  
In pochi secondi, il Brucaliffo scompare nella coltre fumosa lasciando Alice e il Cappellaio senza una risposta definitiva. Il succo, tuttavia, è stato quasi colto. Parola d’ordine: la storia si sta ripetendo e non c’è tempo.
Scuotendo il capo, Alice fa dei piccoli passi indietro e il Cappellaio la tiene ferma per le spalle.
«Hai paura, non è vero?» è la sua semplice domanda e nella posa la obbliga a guadarlo negli occhi «Avevi questo sguardo anche la prima volta che affrontasti il Jabberwocky. Ma quanto ardore potevi spigionare una volta che...»
«Era la mia trisnonna, Cappellaio!» esclama Alice stizzita «Io sono io, un’Alice assolutamente diversa! Guardami!»
Il Cappellaio la guarda, come lei ha chiesto. Annuisce.
«Lo sto facendo, Alice. Ti sto guardando.» dice con calma, come se le urla della ragazza non lo avessero per nulla infastidito «E c’è un dettaglio che mi rende sicuro che tu sia tu.» soavemente, le appoggia un polpastrello sul neo caratterizzato sopra la bocca «Ho lasciato alla mia Alice il mio bacio.»
  
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