Storie originali > Thriller
Segui la storia  |       
Autore: Milly_Sunshine    09/03/2023    0 recensioni
La A+ Series è una sorta di evoluzione distopica della Formula 1, in cui i risultati possono essere condizionati dall'alto per esigenze di spettacolo e in cui i piloti sono stati privati totalmente della loro personalità, al punto da dovere tenere segreto il proprio nome e a non potere mai mostrare il proprio volto, riconoscibili soltanto dal colore della vettura che guidano e dal loro numero di gara, oltre che dagli occhi nei rari momenti in cui vengono immortalati con la visiera del casco aperta. Noto sportivamente come Argento Quattro, Yannick è sempre stato l'eterno secondo ed è ben disposto a piegarsi al volere della dirigenza, se questo può portarlo alla vittoria dell'ambito titolo mondiale contro gli avversari Viola Cinque e Rosso Ventisette. Il suo incontro con Alysse, che con la dirigenza della A+ Series sembra avere un conto in sospeso, gli apre gli occhi, ma le nuove consapevolezze si scontrano duramente con le regole della serie: Argento Quattro e i suoi stessi avversari rischiano di ritrovarsi con le loro stesse vite appese a un filo. // Remake di una mia fan fiction sulla Formula 1 pubblicata anni fa su Wattpad.
Genere: Azione, Mistero, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il CEO era soprappensiero. Affacciato alla finestra a scrutare il cielo, non si accorse di Maelle Heidelberg già all’interno della stanza. Non era possibile che fosse entrata senza segnalare la sua presenza, perciò non le chiese nemmeno se avesse dimenticato di bussare.
Da parte sua, Maelle gli domandò, centrando subito il punto: «Per caso sta tenendo d’occhio le nubi, direttore?»
Non gli capitava spesso di sorridere spontaneamente, se non nei casi in cui era molto compiaciuto. In quella situazione, tuttavia, il suo sorriso fu dettato da ragioni più “umane”. Maelle stava diventando brava a coglierlo di sorpresa.
«Sì, tengo d’occhio le nubi, un po’ come i tifosi che sperano in una gara bagnata.»
«Il radar dice che non cadrà pioggia.»
«Lo so.»
«È un vero peccato» osservò Maelle. «Non sarebbe il caso di iniziare a prendere sul serio l’idea degli irrigatori artificiali?»
«No, non mi piace l’idea degli irrigatori artificiali» obiettò il CEO. «Le squadre potrebbero in qualche modo arrivare preparate.»
«Anche alla pioggia possono arrivare preparate» replicò Maelle.
«Capisco quello che vuole dire e, lo ammetto, non mi dispiacerebbe affatto l’idea di avere gare bagnate in cui i piloti siano costretti a gareggiare con gomme da asciutto. È dall’inizio della stagione, o da poco più tardi, che non vedo l’ora che succeda. Il meteo, tuttavia, non sta mai dalla nostra parte.»
«Per questo suggerivo fosse opportuno dare una mano al meteo.»
Il CEO scosse la testa.
«Mi piacerebbe potere controllare il meteo, ma non è così. Un irrigatore artificiale non avrà mai lo stesso fascino di un temporale che arriva all’improvviso. Come avrà capito, non avrei problemi a stravolgere la storia e a cancellarla, se fosse possibile ricavarne denaro. Tuttavia non vedo come una gara bagnata in maniera artificiale possa incrementare i nostri profitti. Il fanbase invoca la pioggia, perché spera di vedere gare più caotiche oppure più incidenti. Non so se mi spiego.»
Maelle annuì.
«Si spiega, si spiega. Di per sé non è la pioggia, quella che vogliono, quanto piuttosto il caos e la possibilità che ci siano problemi, quindi bisognerebbe piuttosto lavorare costantemente su quello.»
«Esattamente» confermò il CEO. «Vogliono vedere piloti che affrontano fenomeni naturali, non un irrigatore che, per quanto ne sa il pubblico, potrebbe intervenire in maniera programmata. Non voglio una tifoseria convinta che le squadre e i piloti vengano informati in maniera preventiva dell’intensità dell’acqua e del momento esatto in cui questa arriverà sul circuito. Chiaramente, in caso di irrigatori, nessuno verrebbe informato, ma sarebbe difficile convincerne i tifosi. Per giunta potrebbero insinuare che certe squadre o certi piloti vengano favoriti con comunicazioni efficaci.» L’espressione che comparve in quel momento sul volto di Maelle Heidelberg fece comprendere immediatamente al CEO che cosa stesse per dirgli, quindi interruppe le sue proteste sul nascere. «Lo so, sta pensando che l’accusa di favoritismi comporti l’incremento dei flame e, di conseguenza, dell’interesse per la A+ Series. Me ne rendo conto anch’io, ma penso ci voglia comunque una certa dignità. Polemiche dovute a incidenti e penalità sono accettabili. Polemiche relative alla pioggia artificiale rischiano di coprirci di ridicolo. Per non parlare del fatto che c’è una ragione per cui le gare bagnate piacciono così tanto, ovvero che avvengono raramente e che non vi sia alcun possibile controllo. Si immagina se ci fosse una pioggia finta a ogni gran premio? I tifosi, per quanto trash siano, vogliono comunque vedere un po’ di poesia e non c’è nulla di romantico nella pioggia finta.»
Maelle si arrese, sfoderando un sorriso.
«Va bene, mi ha convinta.»
«Sapevo che l’avrei fatta ragionare» ribatté il CEO. «Adesso, in ogni caso, dobbiamo rassegnarci: oggi non pioverà, quantomeno durante la gara.»
«Ci vorrebbe una bandiera rossa» obiettò Maelle. «In tal caso la corsa finirebbe più tardi, per l’orario in cui è prevista una possibile perturbazione.»
«Rosso Ventisette è al comando e prosegue indisturbato, davanti ad Argento Quattro e Argento Tre» puntualizzò il CEO. «Oggi abbiamo già la nostra storia del giorno, senza doverci mettere in mezzo anche una bandiera rossa.»
«Il rosso è solo un colore e il 27 è solo un numero.»
«È un nuovo pilota che porta lo stesso numero. C’è chi lo capisce e chi approva l’idea che possa andare a conquistare la sua prima vittoria con quel colore. In più c’è chi disapprova. Lasciamo che tutto vada come deve andare. Ci sarà comunque da discutere: da un lato ci saranno i sostenitori di questo Ventisette, che affermeranno senza mezzi termini che è allo stesso livello di quello precedente, dall’altro ci saranno i suoi detrattori, convinti che quello di un tempo sia inarrivabile.»
«Nel frattempo Santiago Fernandez si appresta a diventare un pilota di Indycar.»
«Quello che fa Santiago Fernandez non mi tocca più.»
«Molti appassionati sono entusiasti della sua presenza in Indycar» puntualizzò Maelle. «Ci sono gruppi social in cui c’è gente che afferma che, per via della sua presenza in Indycar, inizierà a seguire un campionato che finora non ha mai preso in considerazione.»
Il CEO insisté: «Quello che fa Santiago Fernandez non mi tocca, così come non mi tocca quello che fanno i suoi sostenitori. Le altre categorie motoristiche non sono un nemico da annientare. Anzi, spesso ad appassionarsi a una serie sono quelli che già sono appassionati di altre categorie. Non deve interessarci se la gente disposta a spendere soldi per la A+ Series guarda le gare di Indycar o spende soldi anche per la Indycar. Tutto quello che importa è che continui a spendere soldi per la A+ Series e che non se ne allontani. Non possiamo prenderci il lusso di denigrare chi segue la Indycar o tifa per i suoi piloti, finiremmo per allontanare una parte del nostro stesso fanbase. Dobbiamo convivere con tutto ciò che non ci distrugge... e le altre categorie motoristiche, glielo assicuro, non ci distruggono. Anzi, per ogni Santiago Fernandez che se ne va, c’è un nuovo Ryuji Watanabe che diviene un nostro adepto.»
«Watanabe non era nessuno in Indycar» replicò Maelle. «Anzi, era un pilota che spesso e volentieri finiva per fare da contorno.»
«Infatti nessuno sa che Ryuji Watanabe sia divenuto un pilota della A+ Series» puntualizzò il CEO. «Non saremmo riusciti sicuramente a promuoverci grazie alla sua presenza, ma il fatto stesso che abbia accettato di gareggiare in questa categoria, fingendo di essersi ritirato dalle competizioni, significa che la A+ Series ha una rilevanza enorme.»
«Quel Watanabe è troppo scaltro, per i miei gusti.»
«No, è solo un idiota, come la maggior parte dei suoi colleghi.»
«Potrebbe riconoscere Ventisette.»
Il CEO la guardò storto.
«Che razza di idea è questa?»
Maelle precisò: «Voglio dire, potrebbe essere in grado di capire chi sia che sta disputando questo gran premio con quei colori.»
«Nessuno lo capirà» tagliò corto il CEO, «E in ogni caso nessun pilota potrà parlarne. Watanabe se ne resterà in silenzio, come prevede il suo contratto con la A+ Series. Comunque non si preoccupi, nessuno si è nemmeno reso conto che i quattro titoli consecutivi vinti da Viola Cinque non sono stati vinti dallo stesso pilota.»
«Nessuno può parlarne apertamente» ribatté Maelle. «Non possiamo avere la certezza assoluta che nessuno sappia.»
«Non possiamo averne la certezza assoluta, ma i pettegolezzi prima o poi giungono anche alle mie orecchie. Le assicuro che non mi è mai giunta alcuna voce su una presunta sostituzione di Viola Cinque nel corso della sua striscia vincente. Sono passati diversi anni, ormai. Se nessuno ha capito, possiamo avere relative certezze a proposito di molte altre sostituzioni. Non dobbiamo preoccuparci, se non in una sola circostanza, ovvero quando i nostri ex piloti decidono di rivelare segreti compromettenti, non avendo più niente da perdere. Convincerli a tacere, tuttavia, non si rivela mai così tanto complicato. Possiamo stare sicuri, Maelle, le assicuro che siamo in una botte di ferro e vi rimarremo molto a lungo.»
Maelle sospirò, poco convinta.
«Se lo dice lei.»
«Non veda sempre tutto così nero» la esortò il CEO. «Anche il cielo lo è, in questo momento, ma non cade una sola goccia di pioggia. A volte le nubi sono soltanto nubi.»
Inaspettatamente, Maelle si mise a ridere, senza dargli alcuna spiegazione.
Il CEO le domandò: «La cosa la diverte?»
«No» rispose Maelle, «Solo, non mi aspettavo fosse capace di un pensiero così poetico.»
«Devo esserne impressionato, oppure offeso?»
«Non volevo certo offenderla. Anzi, mi scusi se le sono scoppiata a ridere in faccia.»
«Non c’è nessun problema, Maelle» la rassicurò il CEO. «Anzi, sono felice di scoprire che abbia anche un lato umano.»
Maelle obiettò: «Parliamo spesso degli aspetti meno tecnologici del motorsport. Avrebbe dovuto capire che sono umana già molto tempo fa.»
«Più che umana, a volte mi sembra disumana» ribatté il CEO. «Sono certa che, mentre è qui che mi parla, stia pensando che un bell’incidente mortale renderebbe questo gran premio decisamente più movimentato e spettacolare.»
«No, affatto» replicò Maelle. «Personalmente non ritengo gli incidenti mortali il punto di partenza per avere spettacolo. Mi limito a rendermi conto una certa fetta di fanbase ne sia convinta. Quando lavoravo come social media manager, mi capitava spesso di vedere i commenti dei tifosi. Ce n’erano che stilavano classifiche di quali piloti avrebbero preferito vedere morire o infortunarsi gravemente. Altri si limitavano ad augurarsi la morte degli avversari diretti dei loro idoli. Non importa come la penso io, che cosa faccia battere il mio cuore quando vedo una gara. Anzi, per me le gare sono solo lavoro, ormai. Non nego che l’automobilismo mi abbia sempre affascinato e che il mio stesso mestiere sia ragione di soddisfazione, per me, ma non è intrattenimento. Ho scelto di dedicare la vita alla mia professione, non certo di dedicarla alla A+ Series in sé. Le opportunità mi hanno portata qui, ma ci sarebbero state altre opzioni altrettanto gratificanti, per me. Non mi interessa davvero se Rosso Ventisette vincerà oggi, né se sia più o meno veloce di quello ufficiale, né mi interessa se alla fine di questa giornata sarà vivo o morto. Tutto quello di cui mi importa è che Rosso Ventisette, insieme ai suoi diciannove colleghi, possa generare introiti per la categoria. Non mi interessa nemmeno quale percentuale del pubblico sarà soddisfatta dal risultato con cui finirà il gran premio di oggi, quello che conta davvero è che l’attenzione rimanga alta. Lo sa anche lei, d’altronde: una grande fetta di tifosi vorrebbe vedere un pilota in rosso vincere il mondiale, ma ci guardiamo sempre bene dal dare soddisfazione a quella tifoseria. Puntualmente, ogni anno, si illudono di un titolo mondiale destinato a non arrivare mai. Puntualmente si dicono delusi, disgustati dagli avversari, convinti di essere vittime di un complotto. Però rimangono legati alla A+ Series, legati ai colori che sostengono. Lo resteranno almeno fino al giorno in cui uno tra Ventisette e Ventotto realizzerà il loro sogno. Certo, rimarranno anche dopo, su questo non ho dubbi, così come rimarrebbero anche se vedessero i loro idoli vincere quattro o cinque titoli uno dietro l’altro, ma perché cambiare le cose? Il loro obiettivo, a parole, è assistere alla vittoria del campionato da parte della loro scuderia del cuore, ma la realtà è che sono abituato a vederla perdere.»
«La sua analisi delle dinamiche del campionato riesce a spiazzarmi ogni volta.»
«Il campionato, di per sé, è spiazzante.»
«Lei crede?»
«Non per noi, ma per chi lo vede dal di fuori.»
Il CEO obiettò: «Considerato quanto sia elevata la percentuale di presunti appassionati che danno più peso al colore del farfallino di Hamster Gangster ai concerti che non a quello che succede in pista, non sono sicuro che sia così spiazzante. Forse, per farli rimanere spiazzati, basterebbe far vedere loro Hamster Gangster vestito in modo sobrio, come effettivamente si veste quando non deve esibirsi.»
Maelle osservò: «Hamster Gangster è un bel ragazzo. È un vero peccato che spesso se ne vada in giro conciato come un pagliaccio.»
«Non per noi e per le nostre casse» ribatté il CEO. «Comunque, Maelle, riesce sempre a stupirmi. Non pensavo fosse il tipo di persona che si focalizza sulla bellezza esteriore delle persone, né che la notasse quando le si presenta davanti.»
«Perché, lei non è colpito dalle belle donne?»
«In minima parte.»
«Cosa significa?»
«Significa che un sacco di uomini potenti e facoltosi finiscono per utilizzare il proprio potere e i propri soldi per attirare a sé una donna di bell’aspetto - o più, magari saltando dall’una all’altra - con la quale finiscono per deconcentrarsi e non focalizzarsi più su quello che conta davvero. Se mi sta chiedendo se ho una vita sessuale attiva...»
Maelle lo interruppe: «Oh, no, non mi permetterei mai!»
Il CEO la ignorò: «Sì, ogni tanto scopo, però contare milioni è infinitamente più emozionante che avere un orgasmo. Ci sono uomini convinti che avere una mantenuta di bell’aspetto con cui andare a letto e che penda dalle loro labbra sia la parte migliore dell’avere tanti soldi. Io non sono come loro: la parte migliore dell’avere i soldi, è avere soldi. C’è chi pensa che il massimo dell’ambizione sia potere controllare una compagna facendola vivere nel lusso. Li trovo ridicoli. Non hanno idea di come ci si senta nel controllare un campionato di automobilismo, chiunque ci lavori e l’esistenza stessa di ciascun pilota. Per quanto mi riguarda, quegli uomini possono pure rimanere davanti alla TV a guardare Rosso Ventisette che vince il Gran Premio della Malesia per poi andarsene a scopare con le loro mogli o fidanzate subito dopo la bandiera a scacchi. Non li invidio. Anch’io potrei fare quello che fanno loro, da un momento all’altro. Nessuno di loro, tuttavia, potrebbe mai fare quello che faccio io.»
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: Milly_Sunshine