CAPITOLO
3
“So
di non sapere.”
20941,
Campi di arance, Settore Est, Fazione
di Tassorosso
L’ombra della chioma degli alberi costituiva un
importante riparo per il piccolo Ingram che, lontano dalla zona delle
capanne,
stava seduto contro un tronco a leggere uno dei pochi libri presenti
nella
stanzetta che fungeva da piccola biblioteca della Fazione, situata nel
settore
Nord poco distante dalla Grande Serra. La copertina era ruvida al tocco
e il
colore rosso, una volta brillante, ora era sbiadito, più
tendente ad un rosa
pallido. Oramai aveva letto quel libro già troppe volte, per
i suoi sei anni
d’età, ma non è che avesse molta
scelta: la maggior parte dei libri antichi si
trovava a Corvonero, mentre alle altre Fazioni era rimasto poco e
niente.
Ingram
girò la pagina,
entusiasta come sempre di iniziare, per l’ennesima volta,
l’ottavo capitolo del
suo volume, quando improvvisamente gli fu strappato dalle mani. Il
bambino alzò
lo sguardo, il viso sottile in buona parte coperto da un paio di
occhiali scuri
per evitare i dolorosi raggi del sole, solo per incontrare i tre volti
di
Adrian Donuts, Marybelle Anton e Trent Barrow, tre Tassorosso quattro
anni più
grandi di lui, che lo guardavano con aria arrogante.
-Ma
guardate, lo strambo sta
ancora a nascondersi! Cosa c’è, la
società è troppo normale per te? –
esclamò
Adrian, scatenando le risate negli altri. Ingram continuò a
guardarlo con
un’espressione di indifferenza, che nemmeno le lenti
riuscivano a nascondere.
Era ormai solito agli scherzi e alle prese in giro degli altri, ancora
non
abituati ad un bambino albino nella Fazione, nonostante avesse
trascorso tra di
loro tutta la vita.
-
Gradirei gentilmente
riavere il mio libro indietro, grazie. – rispose lui e, senza
alcun segno di
timore, si alzò in piedi per cercare di fronteggiare i tre
guardandoli dritti
negli occhi. Gesto inutile, perché tutti lo superavano di
almeno dieci
centimetri.
-
Ma guardatelo, lo strambo
ha pure il coraggio di ribattere! – questa volta a parlare fu
Trent,
spingendolo contro l’albero come a fargli capire la
situazione in cui si
trovava. Ingram cercò di reagire, ma
all’improvviso, veloce come un fulmine, un
sasso finì contro la tempia del ragazzo. Questi si
portò la mano destra alla
fronte, indietreggiando per il colpo subito.
-
Chi ha osato?! – urlò
furioso, mentre gli altri due si scambiavano sguardi confusi. Dalla
stessa
direzione arrivò rapida un’altra pietra, seguita
da molte altre, e i ragazzi
iniziarono ad avvicinarsi l’uno all’altro per
cercare di difendersi, senza
troppo successo, in qualunque modo possibile.
-
Forza, andiamocene! –
sbottò Marybelle iniziando a correre, seguita subito dopo
dai due ragazzini.
Rimasto solo, Ingram si guardò intorno, aspettandosi un
altro attacco, ma una
risata cristallina lo costrinse ad assottigliare lo sguardo per
individuare la
direzione del rumore. Da uno degli altri alberi che si trovavano
lì, spuntò un
altro bambino più o meno della sua età, con una
folta zazzera di capelli
castani e un paio di occhialoni da aviatore, che di sicuro arrivavano
da
qualche altra Fazione, a coprirgli gli occhi. Tra le mani, si trovava
quella
che aveva tutta l’aria di essere una fionda.
-
Però, si sono
volatilizzati subito! E io che volevo divertirmi ancora un
po’! – disse lui,
voltandosi poi verso l’albino per sorridergli allegramente.
-
Ehm… Grazie per l’aiuto.
Da guardare è stato molto divertente! – rispose
Ingram e il castano iniziò a
ridere.
-
E lo credo, è stata una
mia idea! Io sono Ivan, piacere di conoscerti! – il bambino
gli porse la mano
entusiasta, iniziando a dondolare leggermente sulle gambe in modo
decisamente
energico nonostante la figura esile. Fu quel piccolo gesto a convincere
l’altro
ad accettare la stretta che gli aveva proposto.
-
Io sono Ingram e il
piacere è tutto mio! –
26
giugno 2105, Congresso
-Va
bene, giovani cadetti! Avete dieci minuti per
salutare i vostri vecchi compagni e i vostri familiari. E fatelo bene:
da
questo momento in poi, abbandonerete completamente la vostra vecchia
vita! – le
parole che erano appena uscite dalla bocca di Laurelle Campbell, uno
dei membri
della fazione di Corvonero, ebbero il potere di far muovere
l’intero gruppo dei
ragazzi appena arrivati, che subito si fiondarono a fare i dovuti
saluti. Primo
fra tutti Ingram, che corse velocemente verso i volti familiari di suo
padre e
Seraphina, quasi più una zia acquisita che una semplice
amica. I due lo
accolsero a braccia aperte, per nulla delusi dalla sua scelta: poteva
al
contrario scorgere una scintilla di fierezza nonostante la commozione
che
rendeva gli occhi di entrambi lucidi.
-
Sono così fiero di
te. – disse suo padre abbracciandolo e il giovane
ricambiò con forza.
-
Mi mancherete
moltissimo, non so come avrei fatto in questi anni senza di voi.
– rispose voltandosi
verso Seraphina e stringendo anche lei con calore. La donna gli
passò le dita
tra i capelli bianchi, sistemandoli come quando era bambino.
-
Ora dovrai vivere
la tua vita, ma noi siamo sicuri che riuscirai a trovare tutte le
risposte che
cerchi. – nel sentire quelle parole, gli occhi
dell’ormai ex-Tassorosso si
inumidirono: sapeva esattamente a cosa si riferisse la donna; da quel
momento
in poi, avrebbe potuto parlare più spesso con il Professor
Ramirez,
l’insegnante di Divinazione2
che, da quando era arrivato a
Hogwarts, lo aiutava con il suo “dono”.
Poco
più lontano dal
ragazzo, un piccolo gruppetto verde e grigio era intento a scambiarsi
abbracci
e saluti, augurandosi il meglio per quella vita che non avrebbero
più vissuto
insieme.
-Mi
mancherete
tantissimo, non vi dimenticherò mai. – disse
Aileen mentre, alla sua destra,
Lenora stringeva Ellen, che a differenza della mora aveva gli occhi
lucidi.
-
Non è giusto,
almeno voi starete insieme, io invece sono da sola! –
esclamò la rossa, visto
che Lenora ed Aileen si trovavano insieme a Grifondoro e Venus ed
Evelyn a
Corvonero. Fu quest’ultima a sorriderle e a cercare di
rassicurarla.
-
Non sarai da sola,
anche Cata è diventata una Tassorosso! Di sicuro con lei ti
troverai benissimo!
–
-
Evie ha ragione!
Catalina è la persona più buona di questo mondo,
non sarai mai sola! – alle
parole della ex-compagna di Fazione, Ellen si sentì
leggermente rincuorata:
aveva conosciuto Cata ad Hogwarts e fin da subito l’aveva
trovata adorabile, nonostante
il brutto vizio di distrarsi spesso o di iniziare troppi discorsi senza
chiuderli; forse un po’ troppo ingenua per il mondo crudele
che la circondava.
-
Io devo andare a
salutare le mie sorelle, prima che mia madre mi trovi. Vi auguro tutto
il bene
del mondo. Ciao ragazze. – Evelyn le salutò per
l’ultima volta, per poi
dirigersi verso la gemella e la sorella minore, che
l’aspettavano per
salutarla.
-
Vado anche io,
voglio trovare mia madre prima di salire sul treno. – anche
Aileen si congedò,
lasciando le tre da sole.
-
Forse dovrei andare
anche io da mio nonno, ho alcune cose da dirgli. Per il resto, vi
voglio
veramente bene. – Lenora le salutò con un sorriso
incoraggiante, voltandosi poi
decisa verso la figura dell’anziano parente. Mentre
camminava, in testa aveva
solo un pensiero fisso: andare a Grifondoro e scoprire la
verità sui suoi
genitori.
Mildred guardava sorridendo i nuovi
cadetti di Grifondoro, eccitati e spaventati da tutto il casino che li
circondava: tutti conoscevano l’enorme entusiasmo che animava
la Fazione rossa
ogni volta che avveniva la Scelta, aumentando il chiasso che
già normalmente li
distingueva a livelli inumani. Infatti, come a voler dimostrare i suoi
pensieri, vide Amos saltellare attorno alla figura di Aidan, che stava
ridendo
probabilmente per l’atteggiamento dell’amico.
Contagiata da tutta quella
felicità, la ragazza decise di avvicinarsi al duo.
-Aidan!
Sono così
felice di trovarti ancora tra noi! – il giovane Grifondoro,
nel sentire quelle
parole, sorrise a trentadue denti mentre, di fianco, Amos continuava a
saltellare.
-
Non è
meraviglioso?? Potrà fare l’addestramento con te e
io potrò aiutarvi! – esclamò
il moro tutto allegro, ma Mildred non sembrava condividere lo stesso
entusiasmo.
-
In realtà, io sarò
solo la vostra responsabile3…
Dell’addestramento si occuperà
qualcun altro, visto che nemmeno Rill lo farà. –
man mano che spiegava, Amos si
faceva sempre più confuso e Mildred poteva benissimo capire
perché: ogni anno
gli addestramenti venivano affidati al Capofazione appena eletto, ma
quell’anno
i rappresentati dei Grifondoro avevano deciso diversamente.
-
Sinceramente
Millie, potresti benissimo tenerlo tu l’addestramento. Lo
sanno tutti che hai
ottime capacità sia con la spada che con la boxe, almeno in
quello potresti
addestrarci tu! – la frase appena detta da Aidan non venne
quasi registrata,
perché Millie aveva notato un volto familiare tra la folla:
una vecchia
conoscenza dei tempi della scuola che aveva completamente assorbito la
sua
attenzione.
-
Ragazzi, scusatemi
ma devo abbandonarvi un secondo. – e, senza aspettare una
risposta dai due, si
mosse verso la Fazione blu.
- Momoi4!
– Mildred alzò una mano per farsi vedere, ma la
Capofazione di Corvonero
l’aveva già riconosciuta e le si stava avvicinando.
-
Millie, è da tanto
tempo che non ci vediamo. Congratulazioni per la carica, avrei voluto
dirtelo
stamattina, ma con tutti i casini non ho fatto in tempo. –
ora Kaia si trovava
di fronte a lei, impeccabile nel suo tailleur blu cobalto e Mildred non
poté
fare a meno di sorridere.
-
Reciproco il
complimento. È davvero bello poter finalmente scambiare due
parole. – replicò
la Grifondoro. Nonostante avessero pochi minuti, poteva utilizzarli per
farsi
dire le ultime novità da quella che, fino al suo giorno
della Scelta, era stata
una sua grande amica. E, magari, ottenere anche il nome del suo sarto.
Nicholas osservava quasi con invidia
la conversazione che stava avvenendo tra Kaia Maleahani e Mildred
Abbott, che
chiacchieravano tranquillamente vicino ai nuovi cadetti di Grifondoro e
Corvonero. Sapeva di non dover provare un sentimento del genere, ma
rivedere Kaia,
con la quale aveva condiviso una grandissima amicizia ai tempi della
scuola ed
era terminata solo a seguito della Scelta, aveva risvegliato in lui una
moltitudine di ricordi. Con la Corvonero aveva passato momenti
magnifici e
avevano passato sette anni a scambiarsi informazioni e nozioni di ogni
genere,
ma poi si erano dovuti allontanare…
Mentre
con la testa
vagava nel suo personale mare di ricordi, non si accorse dei due
ragazzi che
gli si stavano avvicinando fino a che non si trovarono a non
più di dieci
centimetri da lui.
-Ehy
Nick, hai per
caso visto dei Gorgosprizzi? – la voce divertita di Ivan ebbe
la capacità di
riportare l’attenzione di Nicholas al presente. Davanti a
lui, oltre al ragazzo
c’era anche un’altra giovane con brillanti occhi
vedi e capelli rosso fuoco che
certo non passava inosservata, complice anche lo sguardo serio ed
ombroso.
-
Ciao Ivan, sto
bene. Congratulazioni per la tua scelta! – esclamò
il rosso e il ragazzino
sorrise imbarazzato. All’improvviso però, parve
ricordarsi della ragazza di
fianco a lui.
-
Oh, quasi
dimenticavo! Nich, ti presento Ellen, ex Serpeverde e, da questo
momento,
Tassorosso! È una mia grande amica e sono sicuro che con lei
ti troverai
benissimo! – a quelle parole, Nicholas volse lo sguardo verso
la nuova recluta,
che in quel momento lo stava osservando attentamente, come se stesse
cercando
di leggerlo in qualche modo. Il rosso assottigliò lo
sguardo, cercando di
capire come mai quello sguardo gli fosse così
familiare… Non ebbe però tempo
per indagare, perché i tre rintocchi della campana del
Congresso fecero capire
alle quattro Fazioni che era finalmente arrivato il momento di far
partire i
cadetti verso le loro nuove case. Si voltò quindi verso
Ivan, abbracciandolo.
-
Buona fortuna per
tutto e rimani fuori dai guai. – disse Nicholas e il moro
ricambiò la stretta,
con le lacrime agli occhi.
-
Mi mancherete. – rispose
solamente e, dopo aver salutato anche Ellen, che rimaneva lì
nei Tassorosso, si
diresse verso la sua nuova Fazione.
Maggio
2097, Capanna Sùilladh, Settore Ovest, Fazione di
Tassorosso
Lanciando un urlo nella notte, Ingram si
svegliò di
soprassalto, avvertendo anche il padre che si trovava nella stanza
accanto. Velocemente,
l’uomo si alzò dal letto e si fiondò
nella camera del figlio, cercando di
capire cosa fosse successo.
-Papà…- La voce del bimbo gli arrivò
come un flebile pigolio, ma fu abbastanza
per far preoccupare l’uomo. Si sedette accanto al letto e
afferrò Ingram,
tirandoselo al petto per rassicurarlo.
-Non è niente, Ingram… è solo un
incubo.– Cercò
di consolarlo Andrew,
ma il bimbo scosse la testa continuando a piangere disperato.
-Era la mamma… era coperta di pustole… faticava a
respirare… e poi ha smesso.–
Singhiozzò e il padre capì immediatamente la
situazione: in quel periodo,
un’epidemia di Vaiolo di Drago aveva colpito tutte le Fazioni
e i Corvonero,
trovandosi con pochi medici per affrontare la situazione, si erano
trovati
costretti a richiamare gli ex membri della Fazione blu, in quanto
potevano
comunque vantare una discreta conoscenza. Così, Gabryella
Poisyas era stata
richiamata insieme a tanti altri e, probabilmente, Ingram aveva sognato
la sua
possibile morte. Andrew strinse ancora di più il figlio.
-Ingram, capisco che sei spaventato, ma la mamma sta lavorando per
salvare
delle vite. È normale che tu sia preoccupato, ma lei sta
bene. – Disse
cullandolo in modo da poterlo calmare. Pian piano, Ingram si
riaddormentò di
nuovo, rassicurato tra le braccia del padre.
Tuttavia, una settimana dopo la migliore amica di Gabryella, Seraphina,
si recò
presso la Capanna Suilladh. Nella stessa casa che avevano condiviso la
donna
gli comunicò che sua moglie, su un letto di fortuna e
consumata dalla malattia
che aveva cercato con tanto coraggio di sconfiggere, aveva esalato
l’ultimo
respiro. La descrizione era preoccupatamene simile a quella fatta dal
piccolo
Ingram poche notti prima.
Treno
Serpeverde
Erano
ormai in viaggio da dieci minuti e ne avrebbero avuto ancora per altri
quindici. In silenzio, completamente assorta dal paesaggio al di fuori
del
vetro, Flare ripensava alla sua Scelta, a quando aveva guardato per
l’ultima
volta la sua Fazione. Rivolse lentamente lo sguardo verso i suoi
vestiti, rosso
fuoco che faceva netto contrasto con il verde smeraldo del treno. Una
parte di
lei si sentiva male per quello che aveva fatto, abbandonare la sua casa
e la
sua famiglia per cosa? Per un capriccio? Per egoismo? Dopo tutto quello
che la
sua famiglia aveva fatto per lei?
-Hai fatto la scelta giusta a cambiare Fazione, è inutile
che ti agiti così
tanto.– L’improvvisa voce che le arrivò
nelle orecchie la fece trasalire e
Flare spostò lo sguardo dai suoi piedi al ragazzo che stava
seduto di fronte a
lei, e che ora la osservava incuriosito: i suoi abiti gialli e neri
sembravano
brillare in mezzo a tutto quel verde, ma il dettaglio che
attirò maggiormente
l’attenzione della ragazza erano
i vistosi occhialoni da aviatore che
si trovavano sulla sua testa.
-E come fai a dirlo?– Rispose irritata, cercando
però di mantenere una
facciata pacata: sapeva perfettamente quanto Ivan si divertisse a
punzecchiare
le persone per far perdere loro la calma e lei non voleva essere
un’altra delle
sue vittime. Tuttavia, quel giorno Ivan sembrava
avere altri
pensieri.
-È da quando siamo saliti sul treno che continui a
torturati le mani e
vedo gli ingranaggi della tua adorabile testolina muoversi velocemente.
–
Continuò lui sorridendo, ma Flare non sembrava ancora
convinta.
-Perché secondo te avrei fatto la scelta giusta? -
-Ti dispiace aver lasciato? –
-Un po’ sì.–
-Un po’ non è esattamente una risposta, lo
sai?– Commentò il moro e la ex
Grifondoro emise uno sbuffo, ormai stanca di tutte quelle battutine.
Per questo
motivo Ivan arrivò al dunque.
-Senti, è ovvio che ti dispiaccia aver cambiato,
d’altronde era la tua
famiglia. Ma poniti questa domanda: se tu fossi rimasta là,
saresti stata
felice al cento percento? – La domanda dell’ex
Tassorosso ebbe potere di farla
pensare, perché sapeva, in fondo, che il ragazzo
non aveva tutti i torti:
se fosse rimasta con la sua famiglia, una parte di sé non
sarebbe mai stata
felice e avrebbe continuato a soffrire in silenzio. Ivan aveva ragione:
aveva
fatto la scelta giusta. Riportò lo sguardo
sull’altro ragazzo, ora impegnato a
giocare con i bottoni della sua camicia, ormai incuriosita.
-E tu? Non ti dispiace aver abbandonato la tua casa? -
Gli chiese. Lo vide
abbassare lo sguardo, improvvisamente troppo silenzioso. Fece per
ripetere la
domanda, ma un suono proveniente dal treno li costrinse ad alzare lo
sguardo.
-Oh, guarda là! – Esclamò Ivan e Flare
girò la testa, cercando di vedere che
cosa le avesse indicato l’altro dal vetro: di fronte a loro,
imponente e
immensa, stava la Centrale, sede della Fazione dei Serpeverde. A quel
punto, i
due si guardarono, formulando in contemporanea lo stesso pensiero:
stava per
iniziare la loro nuova vita.
Stazione
Grifondoro
Non
appena il treno si fermò con uno stridio al capolinea della
tratta, centinaia
di Grifondoro e neo-Grifondoro si riversarono sui binari, creando
un’enorme
calca che i membri più anziani cercavano di contenere.
Lenora si guardava
attorno spaesata, non abituata a tutto quel casino: non che a
Serpeverde non ci
fosse rumore, ma i più anziani cercavano sempre di
trattenere l’entusiasmo dei
più giovani.
-Lenora, vieni qui, altrimenti rischiamo di perderci!– La
voce di Aileen le
parve quasi come un’ancora di salvezza in quel grande oceano
in cui si era
immersa ma, non appena raggiunse l’amica, si accorse
immediatamente della
presenza di un fastidioso iceberg: Aidan Cleremont la osservava con il
suo
solito sorrisetto strafottente, noncurante delle continue occhiatacce
che
Aileen gli lanciava per far sì che la
smettesse.
-Sai, pensavo di aver visto di tutto in questa giornata, ma la tua
Scelta l’ha
migliorata ancora di più!– Esclamò il
moro e Lenora aprì bocca, pronta subito a
ribattere, quando il suono di una campana costrinse i tre a volgere lo
sguardo
di fronte a loro. Le due ragazze capirono immediatamente che doveva
trattarsi
di un richiamo per i cadetti e, seguendo Aidan che di sicuro conosceva
quel
suono più di loro, si unirono al gruppo di ragazzi e ragazze
che camminava
verso la Fortezza Rossa, sede principale dei Grifondoro. I nuovi si
guardavano
intorno, meravigliati dal lungo sentiero che collegava la stazione al
castello.
Era abbastanza largo da permettere loro di camminare quattro per fila
e, su
ogni lato, un’imponente serie di faggi
dalle foglie rosse e arancioni
ombreggiava l’intera zona come protezione dal sole.
-Che meraviglia…- Sussurrò Lenora, ma non con
tono sufficientemente basso da
non farsi sentire da Aidan. Questo le rispose con un
occhiolino.
-Che ti aspettavi dalla mia Fazione? È ovvio che sia
mag… Ahi! Leen, mi hai
fatto male! – Il ragazzo rivolse uno sguardo truce
all’amica, che in risposta
ricambiò l’occhiataccia.
-Aidan, lo sai che noi non possediamo una meraviglia del genere,
essendo
principalmente sottoterra… Oddio, quella è la
Fortezza! – L’esclamazione della
rossa fece girare il viso di tre quarti del gruppo in direzione del
castello,
che si ergeva maestoso di fronte a loro. Un coro di esclamazioni
meravigliate
si levò dai cadetti esterni5,
mentre varcavano le soglie di
quella che sarebbe diventata la loro nuova casa. Subito,
un’imponente scalinata
si presentò davanti a loro, grande poco più di
quella che erano abituati a
vedere a Hogwarts. Ovunque si potevano osservare arazzi e tendaggi
rappresentanti i colori della Fazione. Il gruppo si fermò in
mezzo a quell’ampio
salone e, dopo qualche minuto, davanti allo scalone si materializzarono
due
persone: la prima, quella più indietro, era una ragazza
minuta, dai lunghi
capelli biondi e occhi acquamarina, con addosso un grazioso abito rosa;
davanti
a lei, un ragazzo che la superava in altezza di almeno quindici
centimetri, dai
capelli biondo scuro e occhi azzurri. Vista la sua corporatura, la
ragazza a
confronto sembrava ancora più piccola. Nel vedere i
due, Aidan sbiancò in
un secondo, preoccupando immediatamente le due ragazze che aveva di
fianco.
-Aidan, tutto bene?– Gli domandò Aileen e anche
Lenora sembrava in pensiero,
nonostante cercasse di non farlo vedere. Aidan cercò di
parlare ma,
fortunatamente, fu la voce del ragazzo a rispondere alle domande delle
due.
- Buongiorno e benvenuti a tutti, vecchi e nuovi Grifondoro. Il mio
nome è
Bailey Cleremont e, da oggi, sarò vostro Responsabile negli
allenamenti. Dietro
di me si trova Mildred Abbott, Capofazione che mi aiuterà
con il vostro
addestramento. – La bionda fece un leggero cenno con la
testa, sorridendo
gentilmente ai ragazzi. Nel frattempo, Lenora aveva già
capito la situazione.
-Aidan, quello sarebbe…-
-Mio fratello Bailey.– Sussurrò in risposta il
moro, non distogliendo lo
sguardo dalla figura del fratello più grande. A quel punto
intervenne Aileen.
-Non avevi mica detto che aveva rifiutato quel ruolo?–
Bisbigliò lei e, a quel
punto, il ragazzo si voltò verso le due.
-Appunto. Se ha cambiato idea, vuol dire solo una cosa: deve essere
successo
qualcosa di grave.-
Atrio,
Fortezza Grigia, Fazione dei Corvonero
-Benvenuti
a tutti i nuovi arrivati e
bentornati ai vecchi membri di questa Fazione. Il mio nome è
Kaia Maleahani e
il mio compito è quello di guidarvi e di accompagnarvi verso
la vostra nuova
casa. – Nel sentire quelle parole, pronunciate da una dei
Capifazione, il piede
di Ingram cominciò a picchiettare contro il pavimento,
mentre il ragazzo
cercava in tutti i modi possibili di prestare attenzione. Non voleva
farsi
riprendere già il primo giorno ma era elettrizzato di
iniziare questa nuova
avventura in un posto completamente nuovo. Accanto a lui, Evelyn non
era da
meno, osservando con aria sognante il vestito che la Capofazione
indossava.
-L’abito è meraviglioso! Dici che potrò
averne uno anche io?– Sussurrò
all’improvviso a Venus che, a differenza della corvina,
ascoltava attentamente
quanto si stava dicendo.
-Evie, il Capofazione Whitemore ti sta guardando malissimo, ti
conviene
abbassare la voce.– Dietro di lei, Aine prese a picchiettarle
sulla spalla,
avvertendola dello sguardo di ghiaccio proveniente dall’uomo:
quando aveva
sentito il nome della ragazza, aveva quasi fatto i salti di gioia
perché con
Evelyn si era sempre trovata bene per i corridoi di Hogwarts. La
corvina le
rivolse un sorriso, ma Venus fece un cenno ad entrambe, indicando loro
che la
Capofazione stava riprendendo il suo discorso.
-Prima di mostrarvi il castello, però, ci sono alcune cose
su cui dovete essere
avvertiti. Da quest’anno, il Consiglio ha deciso di inserire
delle prove
d’entrata anche per le Fazioni di Corvonero e di Tassorosso,
in modo da poter
bilanciare il numero di cadetti nelle varie Fazioni. – Un
coro di voci si levò
dal gruppo dei ragazzi, chi sbigottito e chi, invece, arrabbiato.
-Prove d’entrata? Che follia è questa? –
Domandò Venus che, come la maggior
parte, era rimasta esterrefatta. Aine invece era quasi preoccupata:
aveva
sentito parlare delle prove di Grifondoro e Serpeverde, e se anche la
loro
fosse stata così difficile? Di fronte a tutta quella
agitazione, Kaia cercò di
rassicurarli.
-Non vi preoccupate, non sarà niente di pericoloso. Per
tutta l’estate verrete
allenati nelle vare discipline care ai Corvonero, in modo tale da
essere
preparati per la prova finale, in cui verranno testate le vostre
capacità. Per
l’allenamento verrete aiutati da altri membri della Fazioni,
tra cui alcuni
professori che gentilmente si sono offerti volontari. La prova non
avrà nulla
che potrà nuocere alla vostra sicurezza ma, se per caso vi
ritrovaste in
difficoltà e non riusciate a uscirne da soli, allora la
prova verrà interrotta.
Potrete conoscerne lo svolgimento solamente il giorno stesso.
Avrete un
solo tentativo e, se fallirete, allora sarete costretti ad abbandonare
la
Fazione e a trasferirvi nel Quartiere6.
– Il silenzio era
ormai calato sul gruppo dei cadetti, visibilmente spaventati da quelle
parole:
il Quartiere era la circoscrizione degli Esclusi, che si trovava nei
sotterranei della città, nello specifico nelle
zone al di sotto del
Congresso.
-Questa cosa non mi piace. Aine, tu ne sapevi qualcosa?– Il
bisbiglio di Ingram
arrivò alle orecchie della ragazza, che scosse la testa
dispiaciuta.
-Purtroppo no, penso che la decisione sia stata presa dal
Governo, anche
perché dubito che i Tassorosso volessero delle
prove per loro…- Rispose
lei e Venus fu subito d’accordo: i membri dei Tassorosso
erano i più gentili e
altruisti della città e mai avrebbero messo in
difficoltà i giovani cadetti che
sceglievano la loro Fazione.
-Adesso verrete accompagnati nelle vostre camerate, in modo che
possiate
riposare. Starete tre per camera, ovviamente separati tra maschi e
femmine.
Prima però, sarete accompagnati a ritirare la vostra tenuta
da allenamento, da
utilizzare solamente durante le lezioni, e a scegliere degli abiti per
il resto
della giornata. I vostri vecchi abiti, invece, verranno ritirati e
smaltiti. Le
lezioni inizieranno tra due giorni, in modo che possiate visitare il
castello e
le aree adiacenti. Detto ciò, io vi saluto e, ancora una
volta, vi do il
benvenuto nella fazione di Corvonero. -
Settembre
2099, Hogwarts, Fazione di Corvonero
Ingram osservava attentamente lo studio nel quale si
trovava, chiedendosi come mai suo padre avesse richiesto urgentemente
un
incontro con il professor Ramirez che, a quanto aveva capito lui, era
il
professore di Divinazione. Suo padre, seduto accanto a lui, aspettava
silenziosamente l’arrivo dell’altro uomo, guardando
il vuoto pensieroso. Dopo
qualche minuto, la porta si aprì, rivelando la figura di
un signore sulla
quarantina, alto e con i capelli brizzolati. I penetranti occhi azzurri
sembravano conoscere ogni cosa. Quando vide il padre di Ingram, il
professore
sorrise, richiudendosi la porta alle spalle.
-Andrew, da quanto tempo. Era dai tempi della Scelta che non ci
vedevamo.
Dimmi, questo è tuo figlio?– Chiese, e Andrew
sorrise in risposta.
- Assolutamente sì. Ingram, ti presento Josè
Ramirez, eravamo nello
stesso anno ad Hogwarts. – spiegò e il
ragazzino portò lo sguardo sulla
figura del professore. L’uomo sorrise ancora e li fece
accomodare sulle due
sedie poste di fronte la sua scrivania.
-Allora, di che si tratta? – Domandò il Professor
Ramirez ed Andrew si schiarì
la voce.
-Vedi, è una questione molto delicata, prima avevo dei dubbi
ma ormai ne sono
assolutamente certo: Ingram ha il dono della Veggenza. – Dopo
quelle parole
Ingram vide l’uomo trasalire leggermente,
per poi risistemarsi subito.
-È una cosa che sa fare solo lui o è di
famiglia?– Chiese ancora,
interessato alla questione.
-La nostra famiglia possiede questo dono, ma era da più di
un secolo che non si
manifestava. Ingram ha iniziato ad avere queste visioni da piccolo e da
allora
non ha più smesso. Vorrei chiederti di tenerlo
d’occhio.– Andrew praticamente
pregò l’altro uomo, e il Professor Ramirez
annuì quasi subito.
- Non ti preoccupare. Con me puoi stare tranquillo, non scopriranno mai
il suo
segreto, hai la mia parola. – Disse, sicuro di poter
mantenere la
promessa. In quel momento, Ingram seppe di aver trovato un mentore che
lo
avrebbe aiutato a capire la sua vera natura.
Magazzini,
Settore Nord, Fazione di Tassorosso
Ellen
osservava meravigliata la rigogliosa vegetazione che la circondava,
inondandola
di profumi mai sentiti prima7;
non solo, ma anche la luce del
sole le faceva provare nuove sensazioni, non essendo abituata a tutto
quel
calore8. Di sicuro non
avrebbe più avuto bisogno dei suoi
abiti pesanti, ormai un lontano ricordo di quella che era la sua casa.
Poco più
avanti rispetto a lei, Catalina spostava il peso da un piede
all’altro,
impaziente di entrare nei Magazzini per poter scegliere i propri abiti.
Ellen
la osservava incuriosita chiedendosi come facesse a non essere
minimamente
preoccupata da quanto era stato detto prima da Adeline Holmes, la
Capofazione
che li aveva accolti. Ad un certo punto, la sua mente si
spostò sull’altro
ragazzo che aveva incontrato, quello che Ivan le aveva presentato prima
di
separarsi: Nicholas Rymer, così si chiamava, aiutava Adeline
con il loro
addestramento ed era responsabile del reparto di Erbologia. Non era
quello che
l’aveva attirata quanto un altro dettaglio: quel cognome lei
lo conosceva fin
troppo bene, ma mai si sarebbe aspettato di trovarlo pure
lì. Pensandoci più
intensamente, il volto del giovane le aveva ricordato quello di qualcun
altro,
un’associazione che mai avrebbe pensato di fare…
-Ellie? Ellie! Perché sei lì ferma come una
statua? Stai cercando di fare la
fotosintesi come le piante? Guarda che per noi non funziona!
– Il tono allegro
e divertito di Catalina la allontanò da tutti quei pensieri
e costrinse Ellen a
guardarla.
-Scusami, ma ancora non sono abituata a tutto questo sole, da noi il
massimo
che possiamo ottenere è il neon delle lampadine.–
Spiegò la rossa, evitando
ovviamente di dirle cosa le stava passando per la testa in
realtà. Catalina la
osservò confusa, ma subito dopo sgranò gli occhi,
come se qualcosa l’avesse
improvvisamente turbata. Ellen fece per chiederle cosa fosse successo,
ma la
mora la prese per il polso e cominciò a trascinarla.
-Forza, dobbiamo ritirare la nostra roba e scegliere i vestiti! Ho
sempre amato
il giallo, è un colore così allegro! –
La ex-Corvonero la trascinò all’interno
dell’edificio, probabilmente per sviare la domanda che Ellen
le avrebbe posto.
Così, le due entrarono finalmente all’interno dei
magazzini, venendo travolte
da tanti profumi diversi, a causa della miriade di piante e fiori
presente lì
dentro.
-Ciao, voi siete cadetti? – Domandò loro una voce
morbida e le due si girarono
verso una ragazza Tassorosso che le guardava sorridendo.
-Sì! Siamo state mandate qui perché dobbiamo
ritirare la tenuta d’allenamento e
alcuni abiti! – Spiegò Catalina iniziando a
saltellare e sia Ellen che la
ragazza la guardarono intenerite.
-Allora vi conviene seguirmi, così vi do tutto quello che vi
serve! La vostra
divisa sarà composta da una maglia nera con sopra lo stemma
della nostra
fazione, un paio di pantaloni neri, scarpe nere e una felpa. In
più vi verrà
già affidata la maglia che dovrete indossare il giorno della
prova, con i
colori dei Tassorosso. – Mentre parlava, la ragazza le aveva
accompagnate al
bancone dove, disposti in una fila ordinata, vi erano tanti pacchetti.
-Allora, provate le tenute per trovare la taglia, poi mi seguirete per
il
resto. Buona prova! – La Tassorosso si allontanò
dalle due per andare ad
aiutare altri cadetti, lasciandole da sole con in mano gli
abiti.
-Quindi… scegliamo quello che vogliamo e
proviamo?– Si chiese Ellen confusa:
ancora non era abituata a tutta quella gentilezza, essendo cresciuta in
una
Fazione molto più “rigida”. A quella
domanda, gli occhi di Catalina si
allargarono ancora di più.
-Che stiamo aspettando allora? Cominciamo a provare! -
Sala
Comune, Quinto Piano, Centrale, Fazione di Serpeverde
Quando
Ivan si era seduto ad uno dei tavoli della Sala Comune di Serpeverde,
aveva
cercato in tutti i modi di frenare il suo entusiasmo, guadagnandosi
qualche
occhiataccia dagli altri cadetti che però avevano smesso non
appena avevano
incrociato lo sguardo con Flare, seduta di fronte al ragazzo. Non erano
mai
stati grandi amici a scuola, ma la ragazza sapeva che, se avesse voluto
sopravvivere all’interno della Fazione, avrebbe dovuto
allearsi con qualcuno.
-Se ti do anche
la mia porzione di patate mi dici a
cosa pensi? – le chiese ad una certa Ivan e Flare
alzò gli occhi al cielo.
- Non sto
pensando a nulla, stai tranquillo… Ma quelli
non li avevi buttati insieme al resto dei tuoi vestiti? –
Ivan sapeva
esattamente a cosa si stesse riferendo la compagna, per questo fu il
suo turno
di alzare gli occhi al cielo. Portò la mano sinistra a
sistemarsi gli
occhialoni che aveva in testa, come a rimarcare quello che stava per
dire.
- Questi
occhiali vanno benissimo per la Fazione in
cui mi trovo, ergo me li tengo. – rispose lui, ignorando
alcune risatine da
altri cadetti. Fin dal suo primo anno a Hogwarts, sapeva di essere
considerato
un ragazzino strano, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
- Quelli non
appartengono ai Tassorosso, da dove
arrivano? – Flare inarcò di nuovo un sopracciglio,
decisa a sapere l’origine di
quell’oggetto. A quel punto, il ragazzo se li levò
dalla testa e si mise ad
osservarli, improvvisamente più pensieroso.
- Erano di mia
madre. Prima di diventare una
Tassorosso faceva parte di questa Fazione. –
confessò e la mora non seppe cosa
dire, presa in contropiede da una risposta del genere.
-
Ivan… - le parole di Flare furono interrotte dal
tintinnio di un bicchiere. L’intera sala si gettò
nel silenzio più totale
mentre, dal tavolo dei Consiglieri, si alzava Norman Petrov, colui che
possedeva la carica più alta all’interno dei
Serpeverde.
- Miei cari,
stasera festeggiamo la Scelta di questi
giovani cadetti, che hanno deciso di entrare nei ranghi della nostra
amata
Fazione. Non sono ancora dei veri membri della nostra
società, per questo noi
auguriamo loro una buona fortuna, che possano superare le insidie che
troveranno sul loro cammino. Ai nuovi cadetti! –
- Ai nuovi
cadetti! – un coro si levò da tutti i
tavoli presenti, mentre i Serpeverde alzavano i calici verso i tre
tavoli che
avevano destinato ai ragazzi.
-
Però, non mi aspettavo un’accoglienza
così! –
esclamò Ivan divertito e Flare scosse la testa: se solo
avesse visto cosa
combinavano i Grifondoro ad ogni ora del giorno, di sicuro si sarebbe
rimangiato la parola…
- Ehy Plisensky,
non pensavo di trovarti qui! Credevo
che te la fossi fatta sotto e non fossi salito sul treno! –
un coro di risate
si levò dal tavolo dietro il loro, costringendo Flare e
altri cadetti ad
osservare. La ragazza riconobbe quello che aveva parlato, ovvero Adrian
Donuts,
ex Tassorosso. Non lo aveva mai sopportato, ma non era stranita dal
fatto di
ritrovarselo come compagno di Fazione, visto quanto fosse crudele e
meschino
nei confronti degli altri. Con la coda dell’occhio vide Ivan
irrigidirsi
leggermente, prima di sfoggiare un enorme sorriso e voltarsi verso il
ragazzo.
- Devo dire che
lo stavo per perdere, ma dovevo
salutare per bene tua madre, sai un’ultima volta.
È stato un lungo bacio
appassionato! – esclamò e il tavolo
scoppiò ancora in risate, questa volta
contro Donuts.
- Brutto
figlio… - Adrian si alzò, con l’intento
di
andare ad attaccare l’ex compagno di Fazione, ma qualcuno si
frappose fra lui e
Ivan.
- Bene bene, non
è passato neanche un giorno che già
nascono le prime discussioni? Mi fate commuovere. – vedendo
il suo intento
sfumato, Adrian si voltò infuriato, ma sbiancò
non appena si rese conto di chi
fosse la persona di fronte a lui.
- Allora, non
parliamo più? Dov’è finita tutta la
spavalderia di prima? – sogghignando come se non stesse
terrorizzando una
recluta, Armin stava in piedi di fronte al tavolo, intento ad osservare
il
cadetto che stava importunando Ivan.
- Mi-mi
dispiace, Signor –
- Capofazione,
prego. –
- Sì,
Capofazione Stettner, mi dispiace. – se avesse
potuto il ragazzo sarebbe completamente sparito nel terreno, per
evitare che quegli
occhi lo guardassero più del dovuto.
- Perfetto. Non
vogliamo essere sbattuti fuori dal mio
addestramento già il primo giorno, giusto? – nel
sentire quella domanda, il
ragazzo scosse velocemente la testa, tornando poi a sedersi al suo
posto. Armin
rise leggermente, poi si voltò verso di loro per controllare
se fosse tutto
okay. Non appena ebbe ricevuto una risposta, si diresse verso il tavolo
dei
Capifazione. Flare lo seguiva con lo sguardo, leggermente intimorita da
quello
che aveva appena visto. Tuttavia, analitica com’era, non le
era scappato per
niente lo sguardo leggermente preoccupato che Armin aveva rivolto a
Ivan, che
in questo momento mangiava come se nulla fosse accaduto.
Aggrottò le
sopracciglia, incuriosita da quel piccolo gesto che, apparentemente,
era privo
di significato. Scosse la testa e riprese a mangiare, mentre mille
pensieri
frullavano nella sua testa: l’avrebbe scoperto da sola.
27
giugno, Sala Comune, Fortezza Grigia, Fazione di Corvonero
Il leggero brusio che riempiva la
sala durante la colazione rendeva l’atmosfera più
allegra, nonostante le grigie
pareti della fortezza suggerissero il contrario. James si dirigeva con
passo
tranquillo verso il tavolo destinato agli insegnanti, salutando di
tanto in
tanto i suoi alunni. Rivolse un sorriso gentile ai nuovi cadetti, uniti
tutti
in un’unica tavolata e avvolti dai colori della fazione blu.
Alcuni sembravano
ancora parecchio intimoriti ma, non aveva dubbi, ben presto si
sarebbero
integrati. Raggiunto il suo tavolo salutò alcuni colleghi,
andando poi a
sedersi accanto al professore di Divinazione.
-Buongiorno
James, avuto una buona serata? – la voce
possente di José Ramirez lo salutò allegramente,
costringendolo a fare
altrettanto.
- Buonasera
Professor Ramirez, fortunatamente i
festeggiamenti per le nuove entrate non sono arrivati fino alla mia
unità. Lei
invece, tutto bene? – domandò di rimando e
l’uomo sbuffò.
- James, ti
prego, quante volte ti ho detto di
chiamarmi per nome? Ormai sono passati gli anni in cui ero un tuo
professore. –
esclamò e James rise leggermente: si ricordava ancora
quando, nel suo primo
anno a Hogwarts, aveva conosciuto Josè, allora al suo primo
anno di
insegnamento.
- Mi scusi, ma
ormai è un’abitudine che farà fatica a
svanire. – rispose il corvino e il professore non nascose una
risata, sapendo
consapevole che non l’avrebbe avuta vinta nemmeno quella
volta.
- Buongiorno
professori, perdonatemi se vi disturbo.
Professor White, potrebbe cortesemente dedicarmi qualche minuto? Vorrei
chiederle alcune cose riguardo alle lezioni che terrà per
l’addestramento dei
cadetti. – la figura di Kaia, aggraziata come suo solito,
comparve nel campo
visivo dei due uomini, che contemporaneamente si girarono per
guardarla. James
la fissò confuso, perché ricordava di averle
già detto il programma, ma
l’occhiata velata che gli lanciò la Capofazione
gli fece capire che sicuramente
si trattava di un’altra questione. Con quella convinzione,
James si congedò da
José e seguì la Capofazione fuori dalla Sala
Comune.
- Evitiamo di
girarci intorno, perché sappiamo
benissimo entrambi che per quanto riguarda il mio contributo per
l’addestramento sono già a posto.
Cos’è successo? – James decise di andare
dritto al punto e, dalla faccia che aveva Kaia, capì che i
suoi dubbi erano
esatti. Guardandosi intorno per controllare di essere soli, dalla tasca
della
giacca indaco estrasse un foglietto ripiegato, che James
capì trattarsi di una
lettera. Non appena notò il sigillo di cera che prima
richiudeva la lettera,
sgranò gli occhi.
- Kaia, quella
da dove arriva? – le domandò a bassa
voce, sperando con tutto il cuore che nessuno li potesse vedere.
- Me la sono
ritrovata in tasca ieri, qualcuno deve
avermela infilata dopo le scelte, con tutto quel casino… -
spiegò Kaia: si
ricordava di aver parlato con molte persone; quindi, difficilmente
avrebbe
potuto capire chi fosse stato.
-
Perché mai un Grifondoro dovrebbe lasciarti un
messaggio? –
- Per avvertirmi
che Bailey Cleremont è diventato il
nuovo istruttore dei cadetti. – James non poté
credere alle parole della
ragazza.
- I Grifondoro
prima scelgono un nuovo Capofazione,
poi lo sostituiscono e infine aggiungono un istruttore, tra
l’altro figlio di
uno dei Capifazione più influenti? Sta succedendo qualcosa.
– rispose il
professore e Kaia annuì.
- È
quello che ho pensato anche io. Vedo se riesco a
scoprire qualcosa, nel frattempo comportati come sempre.
Riuscirò a capire di
cosa si tratta. – con un piccolo cenno della testa, la
ragazza si congedò dall’amico,
allontanandosi e mischiandosi ai Corvonero che uscivano dalla Sala
Comune. Dopo
qualche minuto, James fece lo stesso, ripensando a quello che Kaia gli
aveva
svelato e la sua mente cominciò a vagare: qualcosa stava
cambiando.
25
dicembre 2102, Capanna Sùilladh, Settore Ovest, Fazione di
Tassorosso
Ingram sedeva a tavola con suo padre e Seraphina,
finalmente
a casa dopo tre mesi di scuola. Nonostante non si festeggiasse
più quel periodo
come qualche secolo prima, la scuola aveva comunque deciso di lasciare
agli
studenti un po’ di tempo per riposare, in modo da permetter
loro di stare con i
familiari. Tuttavia, da quando era arrivato il giovane si comportava in
modo
strano, preoccupando lievemente sia il padre che la donna. In quel
momento i
tre stavano cenando, ma Ingram non sembrava molto partecipe,
continuando a
rigirare il suo cibo con la forchetta. Suo padre lo osservava
silenziosamente,
incerto se dire qualcosa o meno, mentre Seraphina spostava lo sguardo
da una
figura all’altra. All’ennesima occhiata preoccupata
del padre e sospiro del
ragazzo, però, la donna perse la pazienza.
-Va
bene, ho cercato di non
dire nulla, ma non ci riesco. Ingram, tesoro, io e tuo padre siamo
preoccupati
per te. È da quando sei tornato che ti comporti in modo
strano. Lo sai che a
noi puoi dire tutto, soprattutto se hai qualche problema. –
le parole di
Seraphina ebbero il potere di causare un brivido lungo la schiena di
Ingram,
che alzò lo sguardo per fissare i due adulti.
-
Io… - iniziò a dire, per
la prima volta a corto di parole. Tuttavia, sapeva che non poteva
rimandare per
sempre quel discorso all’infinito così, dopo aver
preso un respiro profondo,
decise di parlare.
-
Ammetto di non essermi
comportato come al solito, ma c’è una cosa molto
importante che vi devo dire…
Vedete, alla fine del terzo anno, dopo aver assistito ad alcuni eventi,
ho
capito che i miei interessi romantici non rispecchiavano a pieno quelli
della
società. – Ingram si fermò un attimo
per osservare i due adulti, ma riprese
subito dopo non appena questi gli fecero un cenno.
-
Quello che sto cercando di
dire è che, dopo una lunga e tormentata riflessione, ho
capito che mi piacciono
i ragazzi. Spero che continuerete ad amarmi e che mi accettiate per
quello che
sono. – l’albino prese un respiro profondo, ormai
liberato dal peso
insostenibile che si portava dietro da mesi e aspettò una
risposta da parte dei
due adulti. Seraphina lo guardò attentamente e, dopo quelli
che sembravano
secoli, gli sorrise dolcemente.
-
Ingram, mio dolce ragazzo,
l’amore non è una cosa di cui vergognarsi, che sia
per un ragazzo o per una
ragazza. Quindi, non essere mai terrorizzato da quello che sei,
perché è ciò
che ti rende te. – una mano sulla spalla costrinse il ragazzo
a spostare lo
sguardo dalla donna al padre.
-
Ingram, credevi davvero
che questo avrebbe cambiato l’amore che io provo per te? Sei
mio figlio e tale
sei rimasto e rimarrai. Ora, passando a cose più serie:
è quel tuo amico? –
domandò Andrew e Ingram divenne confuso.
-
Quale ragazzo? –
-
Ma sì, quello con cui giri
sempre, come si chiama… Ah, Ivan! Passi un sacco di tempo
con lui, pensavo che…
-
-
Per Merlino, no! Ivan è il
mio migliore amico, è come un fratello per me, come ti viene
in mente?! –
esclamò e i due adulti si misero a ridere, per poi iniziare
a discutere su chi
della Fazione potesse aver preso il suo interesse o se fosse un
compagno di
scuola. Tuttavia, nonostante fosse una discussione imbarazzante, Ingram
non
riusciva a smettere di sorridere: andava tutto bene.
Grande
Serra, Fazione di Tassorosso
Quel
giorno, il sole era più caldo che mai, illuminando tutta la
Fazione e
riscaldandone i vari territori. Tuttavia, nonostante il bel tempo che,
stranamente, sembrava più luminoso di altri, molti membri
della Fazione
nera-gialla avevano deciso di rifugiarsi all’interno della
Grande Serra, per
godersi quella giornata di pace e tranquillità che, ogni
anno, i Capifazione
più anziani donava ai membri a seguito dell’arrivo
dei cadetti. Come la maggior
parte delle persone, anche Apollo si trovava lì, intento a
leggere un manuale
di Erbologia seduto su un vecchio beige.
-Ehy, anche tu
qui? Pensavo fossi uno dei pochi che
aveva deciso di lavorare comunque. – gettandosi accanto a lui
con poca grazia,
Nicholas rubò il libro che l’altro stava leggendo,
guadagnandosi uno sguardo
leggermente contrariato.
- Si dia il caso
che lo stessi leggendo. – disse e
Nicholas sorrise.
- Dovresti
prenderti un giorno per riposare come si
deve, visto che raramente ti stacchi dal lavoro. Inoltre, ti ricordo
che domani
dovremo aiutare Adeline con i cadetti e le serviremo belli carichi!
– il rosso
iniziò a ridere quando Apollo tentò di dargli un
pizzicotto inutilmente.
- Bambini, avete
finito di litigare? L’asilo è
dall’altra parte della Serra, questo è uno spazio
per adulti. – avvolta in
un’adorabile salopette nera e maglione giallo, Adeline si
sedette sulla
poltrona accanto a loro, tuttavia sorridendo alle buffonate dei due.
- Diglielo anche
tu! Dovrebbe riposare, altrimenti
domani non riuscirà a dispensare consigli ai nostri
adorabili cadetti! Anche a
me non piace stare senza far niente, ma c’è un
limite a tutto. – ribadì ancora
Nicholas, ma questa volta Apollo riuscì a tirargli un
pizzicotto, provocandogli
un gemito di dolore. La ragazza scosse la testa, chiedendosi ancora
come avesse
fatto a diventare amici di quei due. O come avessero fatto a stringere
amicizia
tra di loro, quello rimaneva ancora un mistero per tutta la Fazione.
- Anche se non
avrei usato gli stessi modi di Nick,
devo dire che concordo con lui. Pollo, tutto questo lavorare
così duramente e
senza pause non ti fa bene. Lo sappiamo che ti dai sempre da fare e non
ti
piace stare con le mani in mano, ma in questo modo ti sovraccarichi
troppo. –
al discorso dell’amica, Apollo appoggiò il libro
sulle sue gambe, rivolgendo
finalmente la sua completa attenzione ai due.
- Ragazzi,
capisco che siate preoccupati, ma io sto
bene. Tutto questo lavoro non mi spaventa, sono abituato a tenermi
occupato. –
l’intendo del biondo era quello di rassicurarli, ma
quell’ultima parola accese
una lampadina nella testa di Adeline.
- È
perché non sei diventato Capofazione? –
domandò,
spiazzando completamente Apollo che si voltò verso di lei,
mentre le sue guance
iniziavano a tingersi di rosso.
- Ma cosa dici?
Assolutamente no, ti ho già detto che
sono davvero felice per te. – replicò, ma la mora
scosse la testa.
- Non mi sono
spiegata bene, quindi riformulo la
domanda: ti dispiace non essere stato scelto e quindi di non poterla
vedere? – provò ancora e a quel punto Nicholas,
che aveva seguito quel pezzo di
discussione senza capire, ebbe la stessa illuminazione di Adeline.
- Per tutti i
bubotuberi, allora è questo! Dopo tutti
questi anni? – esclamò il rosso sorridendo
sornione e questa volta il viso del
povero Apollo raggiunse tonalità cremisi.
- La smettete di
dire cavolate? Ormai è passata, lei è
là e io sono qua, devo farmene una ragione. – il
ragazzo cercò di rassicurare i
due, ma fu quell’ultima frase che diede conferma ai due che,
a differenza di
quanto diceva l’amico, non andava per niente bene. Adeline
gli mise una mano
sulla spalla, portando Apollo a voltarsi verso di lei, gli occhi blu
cielo più
nuvolosi del solito.
- Pollo, a noi
puoi dirle queste cose, non ti
giudicheremo. E poi, visto che ora anche lei è Capofazione,
è probabile che
gestisca anche gli scambi dei prodotti tra le due Fazioni. In quel caso
potresti accompagnarmi, d’altronde sei il responsabile del
settore dei raccolti,
no? –
- Esatto,
riusciresti a vederla per poco, ma almeno la
vedi. – continuò Nicholas e Apollo
annuì a quelle parole, grato di aver trovato
due amici come loro. Era ovvio che il problema fosse quello, ma era una
promessa che si era fatto una volta finito il suo settimo anno a
Hogwarts: non
poteva dimenticarla e mai l’avrebbe fatto.
Campo
d’addestramento A, Settore Ovest, Fazione di Grifondoro
Amos
ascoltava attentamente il suo Istruttore, impegnato a dare le ultime
direttive
riguardanti l’esame per diventare Auror che lui e i suoi
compagni avrebbero
sostenuto a breve. Tuttavia, il giovane attendeva con ansia il rintocco
della
campana che avrebbe segnato la fine degli allenamenti. Voleva sapere a
tutti i
costi se le voci che avevano iniziato a girare all’interno
della Fazione
fossero vere, anche se in cuor suo nutriva qualche dubbio.
D’altronde, perché
scegliere per l’addestramento dei cadetti Bailey Cleremont
quando, tra le
reclute, vi era il fratello minore?
Fortunatamente
per lui, il suono che tanto desiderava
non ebbe un secondo di ritardo e, senza aspettare un minuto di
più, si fiondò
verso il campo D, dove sapeva che avrebbe trovato Millie ad allenarsi
con il
sacco da box. Infatti, come pensava, trovò la bionda intenta
a tirare una
raffica di colpi contro il sacco.
-Millie!
È vero che Bailey Cleremont è il nuovo
responsabile dei cadetti? – le domandò subito
senza giri di parole e Mildred
sorrise, ormai abituata ai suoi modi di fare.
- Assolutamente
sì! All’inizio è stata una sorpresa
anche per me, ma sono felicissima di essere con lui! Conosco Bailey da
tantissimo tempo e so che è la persona giusta per addestrare
i ragazzi! –
esclamò lei, ma Amos ancora era confuso.
- Ma di solito
non è il Capofazione a tenere
l’addestramento? Perché non farlo tenere a te? E
perché scegliere lui quando
c’è suo fratello tra le reclute? E
perché… -
-
Perché non lo chiedi direttamente a me? – una voce
profonda arrivò da dietro di lui e il Grifondoro si
voltò di scatto, solo per
ritrovarsi faccia a faccia con il soggetto delle sue domande. Tuttavia,
non
ebbe il tempo di parlare, perché Mildred volò
dritta tra le braccia dell’altro.
- Bailey! Sono
così contenta che lavoreremo insieme! –
disse, scatenando un attacco di risa nei due.
- Appena ho
saputo che avresti gestito tu la cosa ho
cambiato idea e ho deciso di accettare. Anche io sono felice di passare
di
nuovo del tempo con te. – sciogliendo l’abbraccio,
Bailey si voltò finalmente
verso Amos, che stava fermò immobile ad osservare i due.
- Park,
è bello vederti qui. Allora, rimani a fissarmi
come un pesce lesso oppure mi poni quelle domande che tanto vorticavano
nella
tua testa? – a quella frase, Amos si riscosse dai suoi
pensieri, non aspettandosi
una risposta del genere.
- Non fa niente,
sarà per un’altra volta! Non vedo
l’ora di assistere agli allenamenti dei cadetti, dovranno
essere
divertentissimi! – Amos era eccitato alla sua brillante idea,
ma Mildred alzò
un sopracciglio.
- Sbaglio oppure
tu hai i tuoi allenamenti a cui
pensare? E non hai adesso lezione con la Williams? – la
ragazza sorrise nel
vedere il più giovane boccheggiare come un pesce fuor
d’acqua, ricordandosi
improvvisamente di quel piccolo dettaglio. Infatti, iniziò a
correre dopo aver
dato loro un piccolo saluto.
- Quel ragazzo
è una trottola, mi chiedo come tu
faccia ad essere amico suo. – disse Bailey e Mildred sorrise
ancora di più.
- È
un ragazzo molto dolce, se si impara a conoscerlo
a fondo. Allora, pronto per questa avventura insieme? – a
quella domanda, il
Grifondoro ricambiò il sorriso.
- Assolutamente
sì. – rispose, ma nella sua testa si
trovava un piccolo punto di nostalgia: con Mildred sembrava di essere
tornato
nuovamente a Hogwarts, ma mancava qualcosa. Mancava una persona.
Balconata,
Fazione di Serpeverde
Armin
si trovava sul piano superiore della Centrale, guardando intensamente
il mare
che si trovava davanti a lui. Ogni volta che si ritrovava in quel
posto, si
chiedeva che cosa si trovasse al di là di
quell’immensa distesa d’acqua. Solo
pochi suoi colleghi rosso e oro lo sapevano, poiché il mare
bagnava solamente
la sua Fazione e difficilmente si allontanavano in quella direzione.
Per questo
lo intrigava: era un luogo misterioso, che nessuno conosceva, dietro al
quale
si celavano enormi misteri.
Era
così assorto nei suoi pensieri che non si accorse
di Desiree fino a che non se la ritrovò accanto.
-Non ho mai
capito perché tu sia finito qui tra noi
Serpi, quando avresti potuto scegliere Grifondoro e uscire dalle mura.
– disse
la ragazza a filo di voce, come per non disturbare la quiete attorno a
loro.
Armin si voltò a guardarla, ma ritornò subito ad
osservare l’orizzonte.
- Non ho mai
avuto quel tipo di pazzia. O forse, se le
cose fossero andate diversamente, chi lo dice che non avrei scelto
comunque
Serpeverde? D’altronde, è dove sono sempre stato
destinato. O così credevo. –
rispose lui e Desiree si girò di scatto.
- Non avrai mica
intenzione di abbandonare? Hai
presente i rischi che correresti? – la mora non poteva
credere a quello che
aveva appena sentito. Fece per dire altro, ma il ragazzo fu
più veloce di lei.
- Tranquilla,
non ho intenzione di diventare un
Escluso. Tuttavia, potrei diventarlo se scoprissero quello che ho
fatto. – Desiree
non capì, ma Armin rispose anche a quel quesito. Guardandosi
intorno per
accertarsi di non avere occhi indiscreti addosso, da sotto il giubbotto
verde
tirò fuori una cartelletta, che la ragazza
osservò curiosa.
- L’ho
presa dall’ufficio del Consigliere Briscol9.
Ne ho fatto una copia. – a quelle parole, la ragazza
strabuzzò gli occhi, presa
in contropiede.
- Sei impazzito?
Qualcuno poteva vederti! Rischi
davvero di essere sbattuto tra gli Esclusi! Perché diavolo
sei entrato lì
dentro?! – sbottò lei perdendo la sua solita calma
e Armin non poté che darle
ragione: se qualcuno lo avesse visto entrare nei locali del
Consigliere, per
lui sarebbe stata la fine.
- Volevo capire
il perché di tutte queste strane
scelte, così sono entrato. Non ho trovato niente a riguardo,
ma guarda un po’
qui. – il Serpeverde le passò la cartellina e
Desiree cominciò a sfogliarla,
voltandosi poi con un cipiglio interrogativo.
- Sono le
cartelline dei Capifazione di tutte le
Fazioni. – lesse Desiree, in quel momento pensierosa, non
riuscendo a capire il
problema: d’altronde, il Consiglio era sempre aggiornato su
tutto.
- Non
è quello, infatti, che mi ha stupito. – fece
ancora Armin e, con il dito, le indicò qualche riga scritta
sul terzo foglio.
Nel leggere l’informazione, la mora sgranò gli
occhi.
- Non ci credo.
Vuoi dire che… -
- Che il
Consiglio Serpeverde ha avuto voce in
capitolo sulle scelte di tutte le Fazioni? Assolutamente sì.
È per questo
motivo che quando sono stato scelto ho storto il naso: fin dalla mia
scelta
sono sempre stato nella lista nera dei membri più anziani;
quindi, perché
scegliermi come Capofazione quando si poteva scegliere qualcuno di
più
“malleabile”? Non ha per niente senso. In
più, sono stati loro ad approvare
quelli delle altre Fazioni, guarda il caso di Grifondoro. Probabilmente
si sono
accorti che Rill era un problema e hanno puntato l’ago su
Millie. – la
spiegazione di Armin, man mano che andava avanti, prendeva sempre di
più un
senso logico e finalmente Desiree capì cosa avesse spinto
Armin ad indagare.
Riportò gli occhi sui fogli, quando un dettaglio
attirò la sua attenzione.
- Un momento. Al
nuovo Capofazione di Grifondoro hanno
affiancato qualcun altro… Bailey Cleremont? Il figlio del
Capofazione
Cleremont? – la Serpeverde continuava a sfogliare quelle
pagine, ma non le era
sfuggito il ticchettio nervoso delle dita di Armin, che continuava a
guardare
il mare di fronte. Quando erano a scuola non avevano parlato molto,
complice
anche la differenza d’età, ma Desiree non poteva
scordarsi quel trio che, dal
primo anno, girovagava insieme per il Castello, combinando guaio
architettando
sempre qualcosa. talmente inseparabili che parve quasi impossibile
vederli prendere
direzioni diverse.
- Tu, Cleremont
e Abbott eravate molto amici a scuola,
se non ricordo male. – fece lei e Armin si
irrigidì, probabilmente sorpreso dal
fatto che lei si ricordasse di quello.
- Eravamo come
fratelli, all’epoca. Bailey mi diceva
sempre che non avrebbe preso la strada di suo padre, per questo mi fa
strano
leggere lì il suo nome. Deve esserci sotto qualcosa di
più importante se ha
accettato di aiutare Millie con l’addestramento. E io voglio
sapere cosa.
- Non possiamo
conoscere le decisioni delle altre
Fazioni, Armin. Di sicuro ci sarà una spiegazione a
tutto… -
- E ti sei
dimenticata di Alistair Cleremont?! Pensi
davvero che Bailey avesse intenzione di prendere quel ruolo dopo le
circostanze
misteriose in cui è scomparso il fratello?! – il
ragazzo alzò il tono di voce e
Desiree cominciò a guardarsi intorno, sperando che nessuno
avesse sentito.
prendendo un respiro profondo, ponderò le sue parole.
- Anche a me
sembra strano, ma non dobbiamo correre a
decisioni affrettate. Alla prossima riunione del Congresso, potremmo
capire
cosa sta succedendo. Per adesso, quella cartellina è meglio
farla sparire,
prima che qualcuno la trovi. – nonostante non fosse
completamente d’accordo,
Armin dovette dar ragione alla collega. Con un incantesimo non verbale
bruciò
la cartellina, eliminandola completamente, per poi incamminarsi verso
l’interno
con Desiree. Tuttavia, nella sua testa continuava a tornare il volto di
Bailey,
come se lo ricordava l’ultima volta che lo aveva visto. Non
lo vedeva dal
giorno della Scelta, quando avevano intrapreso strade separate, ma
ancora non
riusciva a dimenticarsi l’espressione sconvolta
dell’altro quando lui aveva
deciso di unirsi ai Serpeverde. Ma d’altronde, secondo Armin
era stato meglio
così. almeno, non gli avrebbe più fatto del male.
2094:
all’inizio della
storia non avevo dato alcun anno; quindi, ho dovuto calcolare una data;
Divinazione:
è il padre di Catalina, nominato nel secondo prologo;
Responsabile:
come avevo detto all’inizio, il Capofazione scelto
nell’anno dei 28 anni doveva
gestire anche l’addestramento dei cadetti, ma non
è così nel caso di Millie;
Momoi: è
il modo in cui
Millie chiama Kaia dai tempi di Hogwarts;
Cadetti esterni:
i cadetti che arrivano da una Fazione diversa da quella scelta;
Quartiere:
la zona dove vivono gli Esclusi corrisponde alla metropolitana
londinese, per
questo si trova sottoterra. Sono diverse zone collegate dai cunicoli;
Mai sentiti prima:
avendo abitato sempre alla centrale, quindi sottoterra,
l’odore dei fiori e
delle piante è nuovo per chi proviene da Serpeverde;
Calore: stesso
discorso
del punto precedente;
Consigliere
Briscol:
dallo scorso capitolo, quella che fronteggia Armin nella riunione al
Congresso.
ANGOLO AUTRICE
Buongiorno a
tutti! Stravolta, devastata, distrutta,
con un ritardo di oltre un anno, ma ci siamo. Il terzo capitolo
è qui. Come al
solito ringrazio quelle persone che mi hanno sempre incoraggiata e che
mi hanno
impedito di buttare tutto all’aria e di chiudere tutto. Sono
sincera con voi,
ho passato un bruttissimo periodo per problemi personali e non riuscivo
ad
andare avanti in nessun modo. Posso però rassicurare che non
cancellerò nessuno
dei miei lavori, quindi potete stare tranquilli.
Come prima cosa,
vorrei ringraziare Fe_ per avermi
fatto da beta per questo capitolo ma, soprattutto, per avermi
sopportata in
questo periodo con i miei scleri e le mie ansie. Sei fantastica,
davvero e non
so come avrei fatto.
Passando a
qualcosa di meno piacevole, annuncio che ASHER
PEETRUS FARLEY e OYSTER PRIMROSE FARLEY
non faranno più parte di
questa storia. So che non sono passati i due capitoli come avevo detto,
ma è
passato più di un anno e io ho continuato ad inviare
messaggi su messaggi e
sapete quanto queste cose mi diano fastidio, oltre al fatto che l'autrice è sparita pure dall'altra mia interattiva. Quindi questa è
stata la mia
decisione.
Con questo,
alcune piccole note: il prossimo capitolo
mostrerà gli addestramenti dei ragazzi, mentre quello
successivo sarà
direttamente incentrato sulla prova finale. Questo perché
vorrei arrivare
presto alla narrazione vera e propria di questa storia.
A seguito di
questa cosa, ho deciso di inserire un mio
Oc, di Grifondoro, per gestire al meglio alcune cose che avevo pensato
per la
storia:
BAILEY
CLEREMONT
28
anni | Fazione
dei Grifondoro |
bisessuale
Addestratore
| Responsabile esplorazioni esterne
Non
c’è niente che ti rende più folle del
vivere in una famiglia. O più felice. O
più esasperato. O più… sicuro.
Bailey
è il secondogenito della famiglia Cleremont. Affascinante,
magnetico, sa di
avere su di sé gli sguardi di tutti e, nonostante sembra che
gli piaccia, in
realtà si imbarazza facilmente. Nel profondo ha un animo
dolce e protettivo,
anche se fa fatica a darlo a vedere. Non è capace a
esprimere i suoi
sentimenti, per questo a volte può sembrare un po’
rude con le risposte. Usa
tanto il sarcasmo ed è un dongiovanni, anche se dopo una
brutta avventura non
si fida più di nessuno.
Ed ora vi
propongo qui la lista dei membri per il
prossimo capitolo, ovviamente escludendo i miei Oc:
Adeline
Amos
Apollo
Desiree
James
Nicholas
Mildred
È
tutto, io vi saluto e ci vediamo al prossimo
capitolo! Bacioni,
__Dreamer97