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Autore: __Dreamer97    09/03/2023    4 recensioni
(FANFICTON INTERATTIVA, ISCRIZIONI CHIUSE)
Da ormai molti anni, la società magica londinese, unica rimasta in un mondo ormai distrutto, ha deciso di dividere la popolazione in quattro grandi gruppi, chiamati Fazioni, ognuna specificata in un'attività: i Grifondoro, per la difesa della città; i Tassorosso, per il sostentamento della popolazione; i Corvonero, per l'elettricità; i Serpeverde, per le risorse idriche. Per anni, la società ha goduto di un periodo di pace, ma quanto durerà ancora? Qualcosa si muove nell'ombra, desideroso di arrivare alle fondamenta dii questa civiltà. Nel mentre, il Giorno della Scelta si avvicina e nuovi maghi e streghe entreranno a far parte definitivamente nelle Fazioni, ormai sempre più ostili verso le altre. E tu, che Fazione scegli?
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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CAPITOLO 3

 

“So di non sapere.”

 eeeeee

 

 

 

 

20941, Campi di arance, Settore Est, Fazione di Tassorosso

 

 

            L’ombra della chioma degli alberi costituiva un importante riparo per il piccolo Ingram che, lontano dalla zona delle capanne, stava seduto contro un tronco a leggere uno dei pochi libri presenti nella stanzetta che fungeva da piccola biblioteca della Fazione, situata nel settore Nord poco distante dalla Grande Serra. La copertina era ruvida al tocco e il colore rosso, una volta brillante, ora era sbiadito, più tendente ad un rosa pallido. Oramai aveva letto quel libro già troppe volte, per i suoi sei anni d’età, ma non è che avesse molta scelta: la maggior parte dei libri antichi si trovava a Corvonero, mentre alle altre Fazioni era rimasto poco e niente.

Ingram girò la pagina, entusiasta come sempre di iniziare, per l’ennesima volta, l’ottavo capitolo del suo volume, quando improvvisamente gli fu strappato dalle mani. Il bambino alzò lo sguardo, il viso sottile in buona parte coperto da un paio di occhiali scuri per evitare i dolorosi raggi del sole, solo per incontrare i tre volti di Adrian Donuts, Marybelle Anton e Trent Barrow, tre Tassorosso quattro anni più grandi di lui, che lo guardavano con aria arrogante.

-Ma guardate, lo strambo sta ancora a nascondersi! Cosa c’è, la società è troppo normale per te? – esclamò Adrian, scatenando le risate negli altri. Ingram continuò a guardarlo con un’espressione di indifferenza, che nemmeno le lenti riuscivano a nascondere. Era ormai solito agli scherzi e alle prese in giro degli altri, ancora non abituati ad un bambino albino nella Fazione, nonostante avesse trascorso tra di loro tutta la vita.

- Gradirei gentilmente riavere il mio libro indietro, grazie. – rispose lui e, senza alcun segno di timore, si alzò in piedi per cercare di fronteggiare i tre guardandoli dritti negli occhi. Gesto inutile, perché tutti lo superavano di almeno dieci centimetri.

- Ma guardatelo, lo strambo ha pure il coraggio di ribattere! – questa volta a parlare fu Trent, spingendolo contro l’albero come a fargli capire la situazione in cui si trovava. Ingram cercò di reagire, ma all’improvviso, veloce come un fulmine, un sasso finì contro la tempia del ragazzo. Questi si portò la mano destra alla fronte, indietreggiando per il colpo subito.

- Chi ha osato?! – urlò furioso, mentre gli altri due si scambiavano sguardi confusi. Dalla stessa direzione arrivò rapida un’altra pietra, seguita da molte altre, e i ragazzi iniziarono ad avvicinarsi l’uno all’altro per cercare di difendersi, senza troppo successo, in qualunque modo possibile.

- Forza, andiamocene! – sbottò Marybelle iniziando a correre, seguita subito dopo dai due ragazzini. Rimasto solo, Ingram si guardò intorno, aspettandosi un altro attacco, ma una risata cristallina lo costrinse ad assottigliare lo sguardo per individuare la direzione del rumore. Da uno degli altri alberi che si trovavano lì, spuntò un altro bambino più o meno della sua età, con una folta zazzera di capelli castani e un paio di occhialoni da aviatore, che di sicuro arrivavano da qualche altra Fazione, a coprirgli gli occhi. Tra le mani, si trovava quella che aveva tutta l’aria di essere una fionda.

- Però, si sono volatilizzati subito! E io che volevo divertirmi ancora un po’! – disse lui, voltandosi poi verso l’albino per sorridergli allegramente.

- Ehm… Grazie per l’aiuto. Da guardare è stato molto divertente! – rispose Ingram e il castano iniziò a ridere.

- E lo credo, è stata una mia idea! Io sono Ivan, piacere di conoscerti! – il bambino gli porse la mano entusiasta, iniziando a dondolare leggermente sulle gambe in modo decisamente energico nonostante la figura esile. Fu quel piccolo gesto a convincere l’altro ad accettare la stretta che gli aveva proposto.

- Io sono Ingram e il piacere è tutto mio! –

 

 

 

 

 

26 giugno 2105, Congresso

 

 

            -Va bene, giovani cadetti! Avete dieci minuti per salutare i vostri vecchi compagni e i vostri familiari. E fatelo bene: da questo momento in poi, abbandonerete completamente la vostra vecchia vita! – le parole che erano appena uscite dalla bocca di Laurelle Campbell, uno dei membri della fazione di Corvonero, ebbero il potere di far muovere l’intero gruppo dei ragazzi appena arrivati, che subito si fiondarono a fare i dovuti saluti. Primo fra tutti Ingram, che corse velocemente verso i volti familiari di suo padre e Seraphina, quasi più una zia acquisita che una semplice amica. I due lo accolsero a braccia aperte, per nulla delusi dalla sua scelta: poteva al contrario scorgere una scintilla di fierezza nonostante la commozione che rendeva gli occhi di entrambi lucidi.

- Sono così fiero di te. – disse suo padre abbracciandolo e il giovane ricambiò con forza.

- Mi mancherete moltissimo, non so come avrei fatto in questi anni senza di voi. – rispose voltandosi verso Seraphina e stringendo anche lei con calore. La donna gli passò le dita tra i capelli bianchi, sistemandoli come quando era bambino.

- Ora dovrai vivere la tua vita, ma noi siamo sicuri che riuscirai a trovare tutte le risposte che cerchi. – nel sentire quelle parole, gli occhi dell’ormai ex-Tassorosso si inumidirono: sapeva esattamente a cosa si riferisse la donna; da quel momento in poi, avrebbe potuto parlare più spesso con il Professor Ramirez, l’insegnante di Divinazione2 che, da quando era arrivato a Hogwarts, lo aiutava con il suo “dono”.

Poco più lontano dal ragazzo, un piccolo gruppetto verde e grigio era intento a scambiarsi abbracci e saluti, augurandosi il meglio per quella vita che non avrebbero più vissuto insieme.

-Mi mancherete tantissimo, non vi dimenticherò mai. – disse Aileen mentre, alla sua destra, Lenora stringeva Ellen, che a differenza della mora aveva gli occhi lucidi.

- Non è giusto, almeno voi starete insieme, io invece sono da sola! – esclamò la rossa, visto che Lenora ed Aileen si trovavano insieme a Grifondoro e Venus ed Evelyn a Corvonero. Fu quest’ultima a sorriderle e a cercare di rassicurarla.

- Non sarai da sola, anche Cata è diventata una Tassorosso! Di sicuro con lei ti troverai benissimo! –

- Evie ha ragione! Catalina è la persona più buona di questo mondo, non sarai mai sola! – alle parole della ex-compagna di Fazione, Ellen si sentì leggermente rincuorata: aveva conosciuto Cata ad Hogwarts e fin da subito l’aveva trovata adorabile, nonostante il brutto vizio di distrarsi spesso o di iniziare troppi discorsi senza chiuderli; forse un po’ troppo ingenua per il mondo crudele che la circondava.

- Io devo andare a salutare le mie sorelle, prima che mia madre mi trovi. Vi auguro tutto il bene del mondo. Ciao ragazze. – Evelyn le salutò per l’ultima volta, per poi dirigersi verso la gemella e la sorella minore, che l’aspettavano per salutarla.

- Vado anche io, voglio trovare mia madre prima di salire sul treno. – anche Aileen si congedò, lasciando le tre da sole.

- Forse dovrei andare anche io da mio nonno, ho alcune cose da dirgli. Per il resto, vi voglio veramente bene. – Lenora le salutò con un sorriso incoraggiante, voltandosi poi decisa verso la figura dell’anziano parente. Mentre camminava, in testa aveva solo un pensiero fisso: andare a Grifondoro e scoprire la verità sui suoi genitori.

 

 

 

 

 

            Mildred guardava sorridendo i nuovi cadetti di Grifondoro, eccitati e spaventati da tutto il casino che li circondava: tutti conoscevano l’enorme entusiasmo che animava la Fazione rossa ogni volta che avveniva la Scelta, aumentando il chiasso che già normalmente li distingueva a livelli inumani. Infatti, come a voler dimostrare i suoi pensieri, vide Amos saltellare attorno alla figura di Aidan, che stava ridendo probabilmente per l’atteggiamento dell’amico. Contagiata da tutta quella felicità, la ragazza decise di avvicinarsi al duo.

-Aidan! Sono così felice di trovarti ancora tra noi! – il giovane Grifondoro, nel sentire quelle parole, sorrise a trentadue denti mentre, di fianco, Amos continuava a saltellare.

- Non è meraviglioso?? Potrà fare l’addestramento con te e io potrò aiutarvi! – esclamò il moro tutto allegro, ma Mildred non sembrava condividere lo stesso entusiasmo.

- In realtà, io sarò solo la vostra responsabile3… Dell’addestramento si occuperà qualcun altro, visto che nemmeno Rill lo farà. – man mano che spiegava, Amos si faceva sempre più confuso e Mildred poteva benissimo capire perché: ogni anno gli addestramenti venivano affidati al Capofazione appena eletto, ma quell’anno i rappresentati dei Grifondoro avevano deciso diversamente.

- Sinceramente Millie, potresti benissimo tenerlo tu l’addestramento. Lo sanno tutti che hai ottime capacità sia con la spada che con la boxe, almeno in quello potresti addestrarci tu! – la frase appena detta da Aidan non venne quasi registrata, perché Millie aveva notato un volto familiare tra la folla: una vecchia conoscenza dei tempi della scuola che aveva completamente assorbito la sua attenzione.

- Ragazzi, scusatemi ma devo abbandonarvi un secondo. – e, senza aspettare una risposta dai due, si mosse verso la Fazione blu.

- Momoi4! – Mildred alzò una mano per farsi vedere, ma la Capofazione di Corvonero l’aveva già riconosciuta e le si stava avvicinando.

- Millie, è da tanto tempo che non ci vediamo. Congratulazioni per la carica, avrei voluto dirtelo stamattina, ma con tutti i casini non ho fatto in tempo. – ora Kaia si trovava di fronte a lei, impeccabile nel suo tailleur blu cobalto e Mildred non poté fare a meno di sorridere.

- Reciproco il complimento. È davvero bello poter finalmente scambiare due parole. – replicò la Grifondoro. Nonostante avessero pochi minuti, poteva utilizzarli per farsi dire le ultime novità da quella che, fino al suo giorno della Scelta, era stata una sua grande amica. E, magari, ottenere anche il nome del suo sarto.

 

 

 

 

 

            Nicholas osservava quasi con invidia la conversazione che stava avvenendo tra Kaia Maleahani e Mildred Abbott, che chiacchieravano tranquillamente vicino ai nuovi cadetti di Grifondoro e Corvonero. Sapeva di non dover provare un sentimento del genere, ma rivedere Kaia, con la quale aveva condiviso una grandissima amicizia ai tempi della scuola ed era terminata solo a seguito della Scelta, aveva risvegliato in lui una moltitudine di ricordi. Con la Corvonero aveva passato momenti magnifici e avevano passato sette anni a scambiarsi informazioni e nozioni di ogni genere, ma poi si erano dovuti allontanare…

Mentre con la testa vagava nel suo personale mare di ricordi, non si accorse dei due ragazzi che gli si stavano avvicinando fino a che non si trovarono a non più di dieci centimetri da lui.

-Ehy Nick, hai per caso visto dei Gorgosprizzi? – la voce divertita di Ivan ebbe la capacità di riportare l’attenzione di Nicholas al presente. Davanti a lui, oltre al ragazzo c’era anche un’altra giovane con brillanti occhi vedi e capelli rosso fuoco che certo non passava inosservata, complice anche lo sguardo serio ed ombroso.

- Ciao Ivan, sto bene. Congratulazioni per la tua scelta! – esclamò il rosso e il ragazzino sorrise imbarazzato. All’improvviso però, parve ricordarsi della ragazza di fianco a lui.

- Oh, quasi dimenticavo! Nich, ti presento Ellen, ex Serpeverde e, da questo momento, Tassorosso! È una mia grande amica e sono sicuro che con lei ti troverai benissimo! – a quelle parole, Nicholas volse lo sguardo verso la nuova recluta, che in quel momento lo stava osservando attentamente, come se stesse cercando di leggerlo in qualche modo. Il rosso assottigliò lo sguardo, cercando di capire come mai quello sguardo gli fosse così familiare… Non ebbe però tempo per indagare, perché i tre rintocchi della campana del Congresso fecero capire alle quattro Fazioni che era finalmente arrivato il momento di far partire i cadetti verso le loro nuove case. Si voltò quindi verso Ivan, abbracciandolo.

- Buona fortuna per tutto e rimani fuori dai guai. – disse Nicholas e il moro ricambiò la stretta, con le lacrime agli occhi.

- Mi mancherete. – rispose solamente e, dopo aver salutato anche Ellen, che rimaneva lì nei Tassorosso, si diresse verso la sua nuova Fazione.

 

 

 

 

 

Maggio 2097, Capanna Sùilladh, Settore Ovest, Fazione di Tassorosso

 

 

            Lanciando un urlo nella notte, Ingram si svegliò di soprassalto, avvertendo anche il padre che si trovava nella stanza accanto. Velocemente, l’uomo si alzò dal letto e si fiondò nella camera del figlio, cercando di capire cosa fosse successo.
-Papà…- La voce del bimbo gli arrivò come un flebile pigolio, ma fu abbastanza per far preoccupare l’uomo. Si sedette accanto al letto e afferrò Ingram, tirandoselo al petto per rassicurarlo.
-Non è niente, Ingram… è solo un incubo.– Cercò di consolarlo Andrew, ma il bimbo scosse la testa continuando a piangere disperato.
-Era la mamma… era coperta di pustole… faticava a respirare… e poi ha smesso.– Singhiozzò e il padre capì immediatamente la situazione: in quel periodo, un’epidemia di Vaiolo di Drago aveva colpito tutte le Fazioni e i Corvonero, trovandosi con pochi medici per affrontare la situazione, si erano trovati costretti a richiamare gli ex membri della Fazione blu, in quanto potevano comunque vantare una discreta conoscenza. Così, Gabryella Poisyas era stata richiamata insieme a tanti altri e, probabilmente, Ingram aveva sognato la sua possibile morte. Andrew strinse ancora di più il figlio.
-Ingram, capisco che sei spaventato, ma la mamma sta lavorando per salvare delle vite. È normale che tu sia preoccupato, ma lei sta bene. – Disse cullandolo in modo da poterlo calmare. Pian piano, Ingram si riaddormentò di nuovo, rassicurato tra le braccia del padre.
Tuttavia, una settimana dopo la migliore amica di Gabryella, Seraphina, si recò presso la Capanna Suilladh. Nella stessa casa che avevano condiviso la donna gli comunicò che sua moglie, su un letto di fortuna e consumata dalla malattia che aveva cercato con tanto coraggio di sconfiggere, aveva esalato l’ultimo respiro. La descrizione era preoccupatamene simile a quella fatta dal piccolo Ingram poche notti prima.

 

 

 

 

 

Treno Serpeverde

 

 

            Erano ormai in viaggio da dieci minuti e ne avrebbero avuto ancora per altri quindici. In silenzio, completamente assorta dal paesaggio al di fuori del vetro, Flare ripensava alla sua Scelta, a quando aveva guardato per l’ultima volta la sua Fazione. Rivolse lentamente lo sguardo verso i suoi vestiti, rosso fuoco che faceva netto contrasto con il verde smeraldo del treno. Una parte di lei si sentiva male per quello che aveva fatto, abbandonare la sua casa e la sua famiglia per cosa? Per un capriccio? Per egoismo? Dopo tutto quello che la sua famiglia aveva fatto per lei?
-Hai fatto la scelta giusta a cambiare Fazione, è inutile che ti agiti così tanto.– L’improvvisa voce che le arrivò nelle orecchie la fece trasalire e Flare spostò lo sguardo dai suoi piedi al ragazzo che stava seduto di fronte a lei, e che ora la osservava incuriosito: i suoi abiti gialli e neri sembravano brillare in mezzo a tutto quel verde, ma il dettaglio che attirò maggiormente l’attenzione della ragazza erano i vistosi occhialoni da aviatore che si trovavano sulla sua testa.
-E come fai a dirlo?– Rispose irritata, cercando però di mantenere una facciata pacata: sapeva perfettamente quanto Ivan si divertisse a punzecchiare le persone per far perdere loro la calma e lei non voleva essere un’altra delle sue vittime. Tuttavia, quel giorno Ivan sembrava avere altri pensieri.
-È da quando siamo saliti sul treno che continui a torturati le mani e vedo gli ingranaggi della tua adorabile testolina muoversi velocemente. – Continuò lui sorridendo, ma Flare non sembrava ancora convinta.
-Perché secondo te avrei fatto la scelta giusta? -
-Ti dispiace aver lasciato? –
-Un po’ sì.–
-Un po’ non è esattamente una risposta, lo sai?– Commentò il moro e la ex Grifondoro emise uno sbuffo, ormai stanca di tutte quelle battutine. Per questo motivo Ivan arrivò al dunque.
-Senti, è ovvio che ti dispiaccia aver cambiato, d’altronde era la tua famiglia. Ma poniti questa domanda: se tu fossi rimasta là, saresti stata felice al cento percento? – La domanda dell’ex Tassorosso ebbe potere di farla pensare, perché sapeva, in fondo, che il ragazzo non aveva tutti i torti: se fosse rimasta con la sua famiglia, una parte di sé non sarebbe mai stata felice e avrebbe continuato a soffrire in silenzio. Ivan aveva ragione: aveva fatto la scelta giusta. Riportò lo sguardo sull’altro ragazzo, ora impegnato a giocare con i bottoni della sua camicia, ormai incuriosita.
-E tu? Non ti dispiace aver abbandonato la tua casa? - Gli chiese. Lo vide abbassare lo sguardo, improvvisamente troppo silenzioso. Fece per ripetere la domanda, ma un suono proveniente dal treno li costrinse ad alzare lo sguardo.
-Oh, guarda là! – Esclamò Ivan e Flare girò la testa, cercando di vedere che cosa le avesse indicato l’altro dal vetro: di fronte a loro, imponente e immensa, stava la Centrale, sede della Fazione dei Serpeverde. A quel punto, i due si guardarono, formulando in contemporanea lo stesso pensiero: stava per iniziare la loro nuova vita.

 

 

 

 

 

Stazione Grifondoro

 

 

            Non appena il treno si fermò con uno stridio al capolinea della tratta, centinaia di Grifondoro e neo-Grifondoro si riversarono sui binari, creando un’enorme calca che i membri più anziani cercavano di contenere. Lenora si guardava attorno spaesata, non abituata a tutto quel casino: non che a Serpeverde non ci fosse rumore, ma i più anziani cercavano sempre di trattenere l’entusiasmo dei più giovani.
-Lenora, vieni qui, altrimenti rischiamo di perderci!– La voce di Aileen le parve quasi come un’ancora di salvezza in quel grande oceano in cui si era immersa ma, non appena raggiunse l’amica, si accorse immediatamente della presenza di un fastidioso iceberg: Aidan Cleremont la osservava con il suo solito sorrisetto strafottente, noncurante delle continue occhiatacce che Aileen gli lanciava per far sì che la smettesse.
-Sai, pensavo di aver visto di tutto in questa giornata, ma la tua Scelta l’ha migliorata ancora di più!– Esclamò il moro e Lenora aprì bocca, pronta subito a ribattere, quando il suono di una campana costrinse i tre a volgere lo sguardo di fronte a loro. Le due ragazze capirono immediatamente che doveva trattarsi di un richiamo per i cadetti e, seguendo Aidan che di sicuro conosceva quel suono più di loro, si unirono al gruppo di ragazzi e ragazze che camminava verso la Fortezza Rossa, sede principale dei Grifondoro. I nuovi si guardavano intorno, meravigliati dal lungo sentiero che collegava la stazione al castello. Era abbastanza largo da permettere loro di camminare quattro per fila e, su ogni lato, un’imponente serie di faggi dalle foglie rosse e arancioni ombreggiava l’intera zona come protezione dal sole.
-Che meraviglia…- Sussurrò Lenora, ma non con tono sufficientemente basso da non farsi sentire da Aidan. Questo le rispose con un occhiolino. 
-Che ti aspettavi dalla mia Fazione? È ovvio che sia mag… Ahi! Leen, mi hai fatto male! – Il ragazzo rivolse uno sguardo truce all’amica, che in risposta ricambiò l’occhiataccia.
-Aidan, lo sai che noi non possediamo una meraviglia del genere, essendo principalmente sottoterra… Oddio, quella è la Fortezza! – L’esclamazione della rossa fece girare il viso di tre quarti del gruppo in direzione del castello, che si ergeva maestoso di fronte a loro. Un coro di esclamazioni meravigliate si levò dai cadetti esterni5, mentre varcavano le soglie di quella che sarebbe diventata la loro nuova casa. Subito, un’imponente scalinata si presentò davanti a loro, grande poco più di quella che erano abituati a vedere a Hogwarts. Ovunque si potevano osservare arazzi e tendaggi rappresentanti i colori della Fazione. Il gruppo si fermò in mezzo a quell’ampio salone e, dopo qualche minuto, davanti allo scalone si materializzarono due persone: la prima, quella più indietro, era una ragazza minuta, dai lunghi capelli biondi e occhi acquamarina, con addosso un grazioso abito rosa; davanti a lei, un ragazzo che la superava in altezza di almeno quindici centimetri, dai capelli biondo scuro e occhi azzurri. Vista la sua corporatura, la ragazza a confronto sembrava ancora più piccola. Nel vedere i due, Aidan sbiancò in un secondo, preoccupando immediatamente le due ragazze che aveva di fianco.
-Aidan, tutto bene?– Gli domandò Aileen e anche Lenora sembrava in pensiero, nonostante cercasse di non farlo vedere. Aidan cercò di parlare ma, fortunatamente, fu la voce del ragazzo a rispondere alle domande delle due.
- Buongiorno e benvenuti a tutti, vecchi e nuovi Grifondoro. Il mio nome è Bailey Cleremont e, da oggi, sarò vostro Responsabile negli allenamenti. Dietro di me si trova Mildred Abbott, Capofazione che mi aiuterà con il vostro addestramento. – La bionda fece un leggero cenno con la testa, sorridendo gentilmente ai ragazzi. Nel frattempo, Lenora aveva già capito la situazione.
-Aidan, quello sarebbe…-
-Mio fratello Bailey.– Sussurrò in risposta il moro, non distogliendo lo sguardo dalla figura del fratello più grande. A quel punto intervenne Aileen.
-Non avevi mica detto che aveva rifiutato quel ruolo?– Bisbigliò lei e, a quel punto, il ragazzo si voltò verso le due.
-Appunto. Se ha cambiato idea, vuol dire solo una cosa: deve essere successo qualcosa di grave.-

  

 

 

 

 

 

Atrio, Fortezza Grigia, Fazione dei Corvonero

 

 

             -Benvenuti a tutti i nuovi arrivati e bentornati ai vecchi membri di questa Fazione. Il mio nome è Kaia Maleahani e il mio compito è quello di guidarvi e di accompagnarvi verso la vostra nuova casa. – Nel sentire quelle parole, pronunciate da una dei Capifazione, il piede di Ingram cominciò a picchiettare contro il pavimento, mentre il ragazzo cercava in tutti i modi possibili di prestare attenzione. Non voleva farsi riprendere già il primo giorno ma era elettrizzato di iniziare questa nuova avventura in un posto completamente nuovo. Accanto a lui, Evelyn non era da meno, osservando con aria sognante il vestito che la Capofazione indossava.
-L’abito è meraviglioso! Dici che potrò averne uno anche io?– Sussurrò all’improvviso a Venus che, a differenza della corvina, ascoltava attentamente quanto si stava dicendo.
-Evie, il Capofazione Whitemore ti sta guardando malissimo, ti conviene abbassare la voce.– Dietro di lei, Aine prese a picchiettarle sulla spalla, avvertendola dello sguardo di ghiaccio proveniente dall’uomo: quando aveva sentito il nome della ragazza, aveva quasi fatto i salti di gioia perché con Evelyn si era sempre trovata bene per i corridoi di Hogwarts. La corvina le rivolse un sorriso, ma Venus fece un cenno ad entrambe, indicando loro che la Capofazione stava riprendendo il suo discorso.
-Prima di mostrarvi il castello, però, ci sono alcune cose su cui dovete essere avvertiti. Da quest’anno, il Consiglio ha deciso di inserire delle prove d’entrata anche per le Fazioni di Corvonero e di Tassorosso, in modo da poter bilanciare il numero di cadetti nelle varie Fazioni. – Un coro di voci si levò dal gruppo dei ragazzi, chi sbigottito e chi, invece, arrabbiato.
-Prove d’entrata? Che follia è questa? – Domandò Venus che, come la maggior parte, era rimasta esterrefatta. Aine invece era quasi preoccupata: aveva sentito parlare delle prove di Grifondoro e Serpeverde, e se anche la loro fosse stata così difficile? Di fronte a tutta quella agitazione, Kaia cercò di rassicurarli.
-Non vi preoccupate, non sarà niente di pericoloso. Per tutta l’estate verrete allenati nelle vare discipline care ai Corvonero, in modo tale da essere preparati per la prova finale, in cui verranno testate le vostre capacità. Per l’allenamento verrete aiutati da altri membri della Fazioni, tra cui alcuni professori che gentilmente si sono offerti volontari. La prova non avrà nulla che potrà nuocere alla vostra sicurezza ma, se per caso vi ritrovaste in difficoltà e non riusciate a uscirne da soli, allora la prova verrà interrotta. Potrete conoscerne lo svolgimento solamente il giorno stesso. Avrete un solo tentativo e, se fallirete, allora sarete costretti ad abbandonare la Fazione e a trasferirvi nel Quartiere6. – Il silenzio era ormai calato sul gruppo dei cadetti, visibilmente spaventati da quelle parole: il Quartiere era la circoscrizione degli Esclusi, che si trovava nei sotterranei della città, nello specifico nelle zone al di sotto del Congresso.
-Questa cosa non mi piace. Aine, tu ne sapevi qualcosa?– Il bisbiglio di Ingram arrivò alle orecchie della ragazza, che scosse la testa dispiaciuta.
-Purtroppo no, penso che la decisione sia stata presa dal Governo, anche perché dubito che i Tassorosso volessero delle prove per loro…- Rispose lei e Venus fu subito d’accordo: i membri dei Tassorosso erano i più gentili e altruisti della città e mai avrebbero messo in difficoltà i giovani cadetti che sceglievano la loro Fazione.
-Adesso verrete accompagnati nelle vostre camerate, in modo che possiate riposare. Starete tre per camera, ovviamente separati tra maschi e femmine. Prima però, sarete accompagnati a ritirare la vostra tenuta da allenamento, da utilizzare solamente durante le lezioni, e a scegliere degli abiti per il resto della giornata. I vostri vecchi abiti, invece, verranno ritirati e smaltiti. Le lezioni inizieranno tra due giorni, in modo che possiate visitare il castello e le aree adiacenti. Detto ciò, io vi saluto e, ancora una volta, vi do il benvenuto nella fazione di Corvonero. -

 

 

 

 

 

Settembre 2099, Hogwarts, Fazione di Corvonero

 

 

            Ingram osservava attentamente lo studio nel quale si trovava, chiedendosi come mai suo padre avesse richiesto urgentemente un incontro con il professor Ramirez che, a quanto aveva capito lui, era il professore di Divinazione. Suo padre, seduto accanto a lui, aspettava silenziosamente l’arrivo dell’altro uomo, guardando il vuoto pensieroso. Dopo qualche minuto, la porta si aprì, rivelando la figura di un signore sulla quarantina, alto e con i capelli brizzolati. I penetranti occhi azzurri sembravano conoscere ogni cosa. Quando vide il padre di Ingram, il professore sorrise, richiudendosi la porta alle spalle.
-Andrew, da quanto tempo. Era dai tempi della Scelta che non ci vedevamo. Dimmi, questo è tuo figlio?– Chiese, e Andrew sorrise in risposta.
- Assolutamente sì. Ingram, ti presento Josè Ramirez, eravamo nello stesso anno ad Hogwarts. – spiegò e il ragazzino portò lo sguardo sulla figura del professore. L’uomo sorrise ancora e li fece accomodare sulle due sedie poste di fronte la sua scrivania.
-Allora, di che si tratta? – Domandò il Professor Ramirez ed Andrew si schiarì la voce.
-Vedi, è una questione molto delicata, prima avevo dei dubbi ma ormai ne sono assolutamente certo: Ingram ha il dono della Veggenza. – Dopo quelle parole Ingram vide l’uomo trasalire leggermente, per poi risistemarsi subito.
-È una cosa che sa fare solo lui o è di famiglia?– Chiese ancora, interessato alla questione.
-La nostra famiglia possiede questo dono, ma era da più di un secolo che non si manifestava. Ingram ha iniziato ad avere queste visioni da piccolo e da allora non ha più smesso. Vorrei chiederti di tenerlo d’occhio.– Andrew praticamente pregò l’altro uomo, e il Professor Ramirez annuì quasi subito.
- Non ti preoccupare. Con me puoi stare tranquillo, non scopriranno mai il suo segreto, hai la mia parola. – Disse, sicuro di poter mantenere la promessa. In quel momento, Ingram seppe di aver trovato un mentore che lo avrebbe aiutato a capire la sua vera natura.

 

 

 

 

 

Magazzini, Settore Nord, Fazione di Tassorosso

 

 

            Ellen osservava meravigliata la rigogliosa vegetazione che la circondava, inondandola di profumi mai sentiti prima7; non solo, ma anche la luce del sole le faceva provare nuove sensazioni, non essendo abituata a tutto quel calore8. Di sicuro non avrebbe più avuto bisogno dei suoi abiti pesanti, ormai un lontano ricordo di quella che era la sua casa. Poco più avanti rispetto a lei, Catalina spostava il peso da un piede all’altro, impaziente di entrare nei Magazzini per poter scegliere i propri abiti. Ellen la osservava incuriosita chiedendosi come facesse a non essere minimamente preoccupata da quanto era stato detto prima da Adeline Holmes, la Capofazione che li aveva accolti. Ad un certo punto, la sua mente si spostò sull’altro ragazzo che aveva incontrato, quello che Ivan le aveva presentato prima di separarsi: Nicholas Rymer, così si chiamava, aiutava Adeline con il loro addestramento ed era responsabile del reparto di Erbologia. Non era quello che l’aveva attirata quanto un altro dettaglio: quel cognome lei lo conosceva fin troppo bene, ma mai si sarebbe aspettato di trovarlo pure lì. Pensandoci più intensamente, il volto del giovane le aveva ricordato quello di qualcun altro, un’associazione che mai avrebbe pensato di fare…
-Ellie? Ellie! Perché sei lì ferma come una statua? Stai cercando di fare la fotosintesi come le piante? Guarda che per noi non funziona! – Il tono allegro e divertito di Catalina la allontanò da tutti quei pensieri e costrinse Ellen a guardarla.
-Scusami, ma ancora non sono abituata a tutto questo sole, da noi il massimo che possiamo ottenere è il neon delle lampadine.– Spiegò la rossa, evitando ovviamente di dirle cosa le stava passando per la testa in realtà. Catalina la osservò confusa, ma subito dopo sgranò gli occhi, come se qualcosa l’avesse improvvisamente turbata. Ellen fece per chiederle cosa fosse successo, ma la mora la prese per il polso e cominciò a trascinarla.
-Forza, dobbiamo ritirare la nostra roba e scegliere i vestiti! Ho sempre amato il giallo, è un colore così allegro! – La ex-Corvonero la trascinò all’interno dell’edificio, probabilmente per sviare la domanda che Ellen le avrebbe posto. Così, le due entrarono finalmente all’interno dei magazzini, venendo travolte da tanti profumi diversi, a causa della miriade di piante e fiori presente lì dentro.
-Ciao, voi siete cadetti? – Domandò loro una voce morbida e le due si girarono verso una ragazza Tassorosso che le guardava sorridendo.
-Sì! Siamo state mandate qui perché dobbiamo ritirare la tenuta d’allenamento e alcuni abiti! – Spiegò Catalina iniziando a saltellare e sia Ellen che la ragazza la guardarono intenerite.
-Allora vi conviene seguirmi, così vi do tutto quello che vi serve! La vostra divisa sarà composta da una maglia nera con sopra lo stemma della nostra fazione, un paio di pantaloni neri, scarpe nere e una felpa. In più vi verrà già affidata la maglia che dovrete indossare il giorno della prova, con i colori dei Tassorosso. – Mentre parlava, la ragazza le aveva accompagnate al bancone dove, disposti in una fila ordinata, vi erano tanti pacchetti.
-Allora, provate le tenute per trovare la taglia, poi mi seguirete per il resto. Buona prova! – La Tassorosso si allontanò dalle due per andare ad aiutare altri cadetti, lasciandole da sole con in mano gli abiti.
-Quindi… scegliamo quello che vogliamo e proviamo?– Si chiese Ellen confusa: ancora non era abituata a tutta quella gentilezza, essendo cresciuta in una Fazione molto più “rigida”. A quella domanda, gli occhi di Catalina si allargarono ancora di più.
-Che stiamo aspettando allora? Cominciamo a provare! -

 

 

 

 

 

Sala Comune, Quinto Piano, Centrale, Fazione di Serpeverde

 

 

            Quando Ivan si era seduto ad uno dei tavoli della Sala Comune di Serpeverde, aveva cercato in tutti i modi di frenare il suo entusiasmo, guadagnandosi qualche occhiataccia dagli altri cadetti che però avevano smesso non appena avevano incrociato lo sguardo con Flare, seduta di fronte al ragazzo. Non erano mai stati grandi amici a scuola, ma la ragazza sapeva che, se avesse voluto sopravvivere all’interno della Fazione, avrebbe dovuto allearsi con qualcuno.

-Se ti do anche la mia porzione di patate mi dici a cosa pensi? – le chiese ad una certa Ivan e Flare alzò gli occhi al cielo.

- Non sto pensando a nulla, stai tranquillo… Ma quelli non li avevi buttati insieme al resto dei tuoi vestiti? – Ivan sapeva esattamente a cosa si stesse riferendo la compagna, per questo fu il suo turno di alzare gli occhi al cielo. Portò la mano sinistra a sistemarsi gli occhialoni che aveva in testa, come a rimarcare quello che stava per dire.

- Questi occhiali vanno benissimo per la Fazione in cui mi trovo, ergo me li tengo. – rispose lui, ignorando alcune risatine da altri cadetti. Fin dal suo primo anno a Hogwarts, sapeva di essere considerato un ragazzino strano, ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.

- Quelli non appartengono ai Tassorosso, da dove arrivano? – Flare inarcò di nuovo un sopracciglio, decisa a sapere l’origine di quell’oggetto. A quel punto, il ragazzo se li levò dalla testa e si mise ad osservarli, improvvisamente più pensieroso.

- Erano di mia madre. Prima di diventare una Tassorosso faceva parte di questa Fazione. – confessò e la mora non seppe cosa dire, presa in contropiede da una risposta del genere.

- Ivan… - le parole di Flare furono interrotte dal tintinnio di un bicchiere. L’intera sala si gettò nel silenzio più totale mentre, dal tavolo dei Consiglieri, si alzava Norman Petrov, colui che possedeva la carica più alta all’interno dei Serpeverde.

- Miei cari, stasera festeggiamo la Scelta di questi giovani cadetti, che hanno deciso di entrare nei ranghi della nostra amata Fazione. Non sono ancora dei veri membri della nostra società, per questo noi auguriamo loro una buona fortuna, che possano superare le insidie che troveranno sul loro cammino. Ai nuovi cadetti! –

- Ai nuovi cadetti! – un coro si levò da tutti i tavoli presenti, mentre i Serpeverde alzavano i calici verso i tre tavoli che avevano destinato ai ragazzi.

- Però, non mi aspettavo un’accoglienza così! – esclamò Ivan divertito e Flare scosse la testa: se solo avesse visto cosa combinavano i Grifondoro ad ogni ora del giorno, di sicuro si sarebbe rimangiato la parola…

- Ehy Plisensky, non pensavo di trovarti qui! Credevo che te la fossi fatta sotto e non fossi salito sul treno! – un coro di risate si levò dal tavolo dietro il loro, costringendo Flare e altri cadetti ad osservare. La ragazza riconobbe quello che aveva parlato, ovvero Adrian Donuts, ex Tassorosso. Non lo aveva mai sopportato, ma non era stranita dal fatto di ritrovarselo come compagno di Fazione, visto quanto fosse crudele e meschino nei confronti degli altri. Con la coda dell’occhio vide Ivan irrigidirsi leggermente, prima di sfoggiare un enorme sorriso e voltarsi verso il ragazzo.

- Devo dire che lo stavo per perdere, ma dovevo salutare per bene tua madre, sai un’ultima volta. È stato un lungo bacio appassionato! – esclamò e il tavolo scoppiò ancora in risate, questa volta contro Donuts.

- Brutto figlio… - Adrian si alzò, con l’intento di andare ad attaccare l’ex compagno di Fazione, ma qualcuno si frappose fra lui e Ivan.

- Bene bene, non è passato neanche un giorno che già nascono le prime discussioni? Mi fate commuovere. – vedendo il suo intento sfumato, Adrian si voltò infuriato, ma sbiancò non appena si rese conto di chi fosse la persona di fronte a lui.

- Allora, non parliamo più? Dov’è finita tutta la spavalderia di prima? – sogghignando come se non stesse terrorizzando una recluta, Armin stava in piedi di fronte al tavolo, intento ad osservare il cadetto che stava importunando Ivan.

- Mi-mi dispiace, Signor –

- Capofazione, prego. –

- Sì, Capofazione Stettner, mi dispiace. – se avesse potuto il ragazzo sarebbe completamente sparito nel terreno, per evitare che quegli occhi lo guardassero più del dovuto.

- Perfetto. Non vogliamo essere sbattuti fuori dal mio addestramento già il primo giorno, giusto? – nel sentire quella domanda, il ragazzo scosse velocemente la testa, tornando poi a sedersi al suo posto. Armin rise leggermente, poi si voltò verso di loro per controllare se fosse tutto okay. Non appena ebbe ricevuto una risposta, si diresse verso il tavolo dei Capifazione. Flare lo seguiva con lo sguardo, leggermente intimorita da quello che aveva appena visto. Tuttavia, analitica com’era, non le era scappato per niente lo sguardo leggermente preoccupato che Armin aveva rivolto a Ivan, che in questo momento mangiava come se nulla fosse accaduto. Aggrottò le sopracciglia, incuriosita da quel piccolo gesto che, apparentemente, era privo di significato. Scosse la testa e riprese a mangiare, mentre mille pensieri frullavano nella sua testa: l’avrebbe scoperto da sola.

 

 

 

 

 

27 giugno, Sala Comune, Fortezza Grigia, Fazione di Corvonero

 

 

                        Il leggero brusio che riempiva la sala durante la colazione rendeva l’atmosfera più allegra, nonostante le grigie pareti della fortezza suggerissero il contrario. James si dirigeva con passo tranquillo verso il tavolo destinato agli insegnanti, salutando di tanto in tanto i suoi alunni. Rivolse un sorriso gentile ai nuovi cadetti, uniti tutti in un’unica tavolata e avvolti dai colori della fazione blu. Alcuni sembravano ancora parecchio intimoriti ma, non aveva dubbi, ben presto si sarebbero integrati. Raggiunto il suo tavolo salutò alcuni colleghi, andando poi a sedersi accanto al professore di Divinazione.

-Buongiorno James, avuto una buona serata? – la voce possente di José Ramirez lo salutò allegramente, costringendolo a fare altrettanto.

- Buonasera Professor Ramirez, fortunatamente i festeggiamenti per le nuove entrate non sono arrivati fino alla mia unità. Lei invece, tutto bene? – domandò di rimando e l’uomo sbuffò.

- James, ti prego, quante volte ti ho detto di chiamarmi per nome? Ormai sono passati gli anni in cui ero un tuo professore. – esclamò e James rise leggermente: si ricordava ancora quando, nel suo primo anno a Hogwarts, aveva conosciuto Josè, allora al suo primo anno di insegnamento.

- Mi scusi, ma ormai è un’abitudine che farà fatica a svanire. – rispose il corvino e il professore non nascose una risata, sapendo consapevole che non l’avrebbe avuta vinta nemmeno quella volta.

- Buongiorno professori, perdonatemi se vi disturbo. Professor White, potrebbe cortesemente dedicarmi qualche minuto? Vorrei chiederle alcune cose riguardo alle lezioni che terrà per l’addestramento dei cadetti. – la figura di Kaia, aggraziata come suo solito, comparve nel campo visivo dei due uomini, che contemporaneamente si girarono per guardarla. James la fissò confuso, perché ricordava di averle già detto il programma, ma l’occhiata velata che gli lanciò la Capofazione gli fece capire che sicuramente si trattava di un’altra questione. Con quella convinzione, James si congedò da José e seguì la Capofazione fuori dalla Sala Comune.

- Evitiamo di girarci intorno, perché sappiamo benissimo entrambi che per quanto riguarda il mio contributo per l’addestramento sono già a posto. Cos’è successo? – James decise di andare dritto al punto e, dalla faccia che aveva Kaia, capì che i suoi dubbi erano esatti. Guardandosi intorno per controllare di essere soli, dalla tasca della giacca indaco estrasse un foglietto ripiegato, che James capì trattarsi di una lettera. Non appena notò il sigillo di cera che prima richiudeva la lettera, sgranò gli occhi.

- Kaia, quella da dove arriva? – le domandò a bassa voce, sperando con tutto il cuore che nessuno li potesse vedere.

- Me la sono ritrovata in tasca ieri, qualcuno deve avermela infilata dopo le scelte, con tutto quel casino… - spiegò Kaia: si ricordava di aver parlato con molte persone; quindi, difficilmente avrebbe potuto capire chi fosse stato.

- Perché mai un Grifondoro dovrebbe lasciarti un messaggio? –

- Per avvertirmi che Bailey Cleremont è diventato il nuovo istruttore dei cadetti. – James non poté credere alle parole della ragazza.

- I Grifondoro prima scelgono un nuovo Capofazione, poi lo sostituiscono e infine aggiungono un istruttore, tra l’altro figlio di uno dei Capifazione più influenti? Sta succedendo qualcosa. – rispose il professore e Kaia annuì.

- È quello che ho pensato anche io. Vedo se riesco a scoprire qualcosa, nel frattempo comportati come sempre. Riuscirò a capire di cosa si tratta. – con un piccolo cenno della testa, la ragazza si congedò dall’amico, allontanandosi e mischiandosi ai Corvonero che uscivano dalla Sala Comune. Dopo qualche minuto, James fece lo stesso, ripensando a quello che Kaia gli aveva svelato e la sua mente cominciò a vagare: qualcosa stava cambiando.

 

 

 

 

 

25 dicembre 2102, Capanna Sùilladh, Settore Ovest, Fazione di Tassorosso

 

 

            Ingram sedeva a tavola con suo padre e Seraphina, finalmente a casa dopo tre mesi di scuola. Nonostante non si festeggiasse più quel periodo come qualche secolo prima, la scuola aveva comunque deciso di lasciare agli studenti un po’ di tempo per riposare, in modo da permetter loro di stare con i familiari. Tuttavia, da quando era arrivato il giovane si comportava in modo strano, preoccupando lievemente sia il padre che la donna. In quel momento i tre stavano cenando, ma Ingram non sembrava molto partecipe, continuando a rigirare il suo cibo con la forchetta. Suo padre lo osservava silenziosamente, incerto se dire qualcosa o meno, mentre Seraphina spostava lo sguardo da una figura all’altra. All’ennesima occhiata preoccupata del padre e sospiro del ragazzo, però, la donna perse la pazienza.

-Va bene, ho cercato di non dire nulla, ma non ci riesco. Ingram, tesoro, io e tuo padre siamo preoccupati per te. È da quando sei tornato che ti comporti in modo strano. Lo sai che a noi puoi dire tutto, soprattutto se hai qualche problema. – le parole di Seraphina ebbero il potere di causare un brivido lungo la schiena di Ingram, che alzò lo sguardo per fissare i due adulti.

- Io… - iniziò a dire, per la prima volta a corto di parole. Tuttavia, sapeva che non poteva rimandare per sempre quel discorso all’infinito così, dopo aver preso un respiro profondo, decise di parlare.

- Ammetto di non essermi comportato come al solito, ma c’è una cosa molto importante che vi devo dire… Vedete, alla fine del terzo anno, dopo aver assistito ad alcuni eventi, ho capito che i miei interessi romantici non rispecchiavano a pieno quelli della società. – Ingram si fermò un attimo per osservare i due adulti, ma riprese subito dopo non appena questi gli fecero un cenno.

- Quello che sto cercando di dire è che, dopo una lunga e tormentata riflessione, ho capito che mi piacciono i ragazzi. Spero che continuerete ad amarmi e che mi accettiate per quello che sono. – l’albino prese un respiro profondo, ormai liberato dal peso insostenibile che si portava dietro da mesi e aspettò una risposta da parte dei due adulti. Seraphina lo guardò attentamente e, dopo quelli che sembravano secoli, gli sorrise dolcemente.

- Ingram, mio dolce ragazzo, l’amore non è una cosa di cui vergognarsi, che sia per un ragazzo o per una ragazza. Quindi, non essere mai terrorizzato da quello che sei, perché è ciò che ti rende te. – una mano sulla spalla costrinse il ragazzo a spostare lo sguardo dalla donna al padre.

- Ingram, credevi davvero che questo avrebbe cambiato l’amore che io provo per te? Sei mio figlio e tale sei rimasto e rimarrai. Ora, passando a cose più serie: è quel tuo amico? – domandò Andrew e Ingram divenne confuso.

- Quale ragazzo? –

- Ma sì, quello con cui giri sempre, come si chiama… Ah, Ivan! Passi un sacco di tempo con lui, pensavo che… -

- Per Merlino, no! Ivan è il mio migliore amico, è come un fratello per me, come ti viene in mente?! – esclamò e i due adulti si misero a ridere, per poi iniziare a discutere su chi della Fazione potesse aver preso il suo interesse o se fosse un compagno di scuola. Tuttavia, nonostante fosse una discussione imbarazzante, Ingram non riusciva a smettere di sorridere: andava tutto bene.

 

 

 

 

 

Grande Serra, Fazione di Tassorosso

 

 

            Quel giorno, il sole era più caldo che mai, illuminando tutta la Fazione e riscaldandone i vari territori. Tuttavia, nonostante il bel tempo che, stranamente, sembrava più luminoso di altri, molti membri della Fazione nera-gialla avevano deciso di rifugiarsi all’interno della Grande Serra, per godersi quella giornata di pace e tranquillità che, ogni anno, i Capifazione più anziani donava ai membri a seguito dell’arrivo dei cadetti. Come la maggior parte delle persone, anche Apollo si trovava lì, intento a leggere un manuale di Erbologia seduto su un vecchio beige.

-Ehy, anche tu qui? Pensavo fossi uno dei pochi che aveva deciso di lavorare comunque. – gettandosi accanto a lui con poca grazia, Nicholas rubò il libro che l’altro stava leggendo, guadagnandosi uno sguardo leggermente contrariato.

- Si dia il caso che lo stessi leggendo. – disse e Nicholas sorrise.

- Dovresti prenderti un giorno per riposare come si deve, visto che raramente ti stacchi dal lavoro. Inoltre, ti ricordo che domani dovremo aiutare Adeline con i cadetti e le serviremo belli carichi! – il rosso iniziò a ridere quando Apollo tentò di dargli un pizzicotto inutilmente.

- Bambini, avete finito di litigare? L’asilo è dall’altra parte della Serra, questo è uno spazio per adulti. – avvolta in un’adorabile salopette nera e maglione giallo, Adeline si sedette sulla poltrona accanto a loro, tuttavia sorridendo alle buffonate dei due.

- Diglielo anche tu! Dovrebbe riposare, altrimenti domani non riuscirà a dispensare consigli ai nostri adorabili cadetti! Anche a me non piace stare senza far niente, ma c’è un limite a tutto. – ribadì ancora Nicholas, ma questa volta Apollo riuscì a tirargli un pizzicotto, provocandogli un gemito di dolore. La ragazza scosse la testa, chiedendosi ancora come avesse fatto a diventare amici di quei due. O come avessero fatto a stringere amicizia tra di loro, quello rimaneva ancora un mistero per tutta la Fazione.

- Anche se non avrei usato gli stessi modi di Nick, devo dire che concordo con lui. Pollo, tutto questo lavorare così duramente e senza pause non ti fa bene. Lo sappiamo che ti dai sempre da fare e non ti piace stare con le mani in mano, ma in questo modo ti sovraccarichi troppo. – al discorso dell’amica, Apollo appoggiò il libro sulle sue gambe, rivolgendo finalmente la sua completa attenzione ai due.

- Ragazzi, capisco che siate preoccupati, ma io sto bene. Tutto questo lavoro non mi spaventa, sono abituato a tenermi occupato. – l’intendo del biondo era quello di rassicurarli, ma quell’ultima parola accese una lampadina nella testa di Adeline.

- È perché non sei diventato Capofazione? – domandò, spiazzando completamente Apollo che si voltò verso di lei, mentre le sue guance iniziavano a tingersi di rosso.

- Ma cosa dici? Assolutamente no, ti ho già detto che sono davvero felice per te. – replicò, ma la mora scosse la testa.

- Non mi sono spiegata bene, quindi riformulo la domanda: ti dispiace non essere stato scelto e quindi di non poterla vedere? – provò ancora e a quel punto Nicholas, che aveva seguito quel pezzo di discussione senza capire, ebbe la stessa illuminazione di Adeline.

- Per tutti i bubotuberi, allora è questo! Dopo tutti questi anni? – esclamò il rosso sorridendo sornione e questa volta il viso del povero Apollo raggiunse tonalità cremisi.

- La smettete di dire cavolate? Ormai è passata, lei è là e io sono qua, devo farmene una ragione. – il ragazzo cercò di rassicurare i due, ma fu quell’ultima frase che diede conferma ai due che, a differenza di quanto diceva l’amico, non andava per niente bene. Adeline gli mise una mano sulla spalla, portando Apollo a voltarsi verso di lei, gli occhi blu cielo più nuvolosi del solito.

- Pollo, a noi puoi dirle queste cose, non ti giudicheremo. E poi, visto che ora anche lei è Capofazione, è probabile che gestisca anche gli scambi dei prodotti tra le due Fazioni. In quel caso potresti accompagnarmi, d’altronde sei il responsabile del settore dei raccolti, no? –

- Esatto, riusciresti a vederla per poco, ma almeno la vedi. – continuò Nicholas e Apollo annuì a quelle parole, grato di aver trovato due amici come loro. Era ovvio che il problema fosse quello, ma era una promessa che si era fatto una volta finito il suo settimo anno a Hogwarts: non poteva dimenticarla e mai l’avrebbe fatto.

 

 

 

 

 

Campo d’addestramento A, Settore Ovest, Fazione di Grifondoro

 

 

            Amos ascoltava attentamente il suo Istruttore, impegnato a dare le ultime direttive riguardanti l’esame per diventare Auror che lui e i suoi compagni avrebbero sostenuto a breve. Tuttavia, il giovane attendeva con ansia il rintocco della campana che avrebbe segnato la fine degli allenamenti. Voleva sapere a tutti i costi se le voci che avevano iniziato a girare all’interno della Fazione fossero vere, anche se in cuor suo nutriva qualche dubbio. D’altronde, perché scegliere per l’addestramento dei cadetti Bailey Cleremont quando, tra le reclute, vi era il fratello minore?

Fortunatamente per lui, il suono che tanto desiderava non ebbe un secondo di ritardo e, senza aspettare un minuto di più, si fiondò verso il campo D, dove sapeva che avrebbe trovato Millie ad allenarsi con il sacco da box. Infatti, come pensava, trovò la bionda intenta a tirare una raffica di colpi contro il sacco.

-Millie! È vero che Bailey Cleremont è il nuovo responsabile dei cadetti? – le domandò subito senza giri di parole e Mildred sorrise, ormai abituata ai suoi modi di fare.

- Assolutamente sì! All’inizio è stata una sorpresa anche per me, ma sono felicissima di essere con lui! Conosco Bailey da tantissimo tempo e so che è la persona giusta per addestrare i ragazzi! – esclamò lei, ma Amos ancora era confuso.

- Ma di solito non è il Capofazione a tenere l’addestramento? Perché non farlo tenere a te? E perché scegliere lui quando c’è suo fratello tra le reclute? E perché… -

- Perché non lo chiedi direttamente a me? – una voce profonda arrivò da dietro di lui e il Grifondoro si voltò di scatto, solo per ritrovarsi faccia a faccia con il soggetto delle sue domande. Tuttavia, non ebbe il tempo di parlare, perché Mildred volò dritta tra le braccia dell’altro.

- Bailey! Sono così contenta che lavoreremo insieme! – disse, scatenando un attacco di risa nei due.

- Appena ho saputo che avresti gestito tu la cosa ho cambiato idea e ho deciso di accettare. Anche io sono felice di passare di nuovo del tempo con te. – sciogliendo l’abbraccio, Bailey si voltò finalmente verso Amos, che stava fermò immobile ad osservare i due.

- Park, è bello vederti qui. Allora, rimani a fissarmi come un pesce lesso oppure mi poni quelle domande che tanto vorticavano nella tua testa? – a quella frase, Amos si riscosse dai suoi pensieri, non aspettandosi una risposta del genere.

- Non fa niente, sarà per un’altra volta! Non vedo l’ora di assistere agli allenamenti dei cadetti, dovranno essere divertentissimi! – Amos era eccitato alla sua brillante idea, ma Mildred alzò un sopracciglio.

- Sbaglio oppure tu hai i tuoi allenamenti a cui pensare? E non hai adesso lezione con la Williams? – la ragazza sorrise nel vedere il più giovane boccheggiare come un pesce fuor d’acqua, ricordandosi improvvisamente di quel piccolo dettaglio. Infatti, iniziò a correre dopo aver dato loro un piccolo saluto.

- Quel ragazzo è una trottola, mi chiedo come tu faccia ad essere amico suo. – disse Bailey e Mildred sorrise ancora di più.

- È un ragazzo molto dolce, se si impara a conoscerlo a fondo. Allora, pronto per questa avventura insieme? – a quella domanda, il Grifondoro ricambiò il sorriso.

- Assolutamente sì. – rispose, ma nella sua testa si trovava un piccolo punto di nostalgia: con Mildred sembrava di essere tornato nuovamente a Hogwarts, ma mancava qualcosa. Mancava una persona.

 

 

 

 

 

Balconata, Fazione di Serpeverde

 

 

            Armin si trovava sul piano superiore della Centrale, guardando intensamente il mare che si trovava davanti a lui. Ogni volta che si ritrovava in quel posto, si chiedeva che cosa si trovasse al di là di quell’immensa distesa d’acqua. Solo pochi suoi colleghi rosso e oro lo sapevano, poiché il mare bagnava solamente la sua Fazione e difficilmente si allontanavano in quella direzione. Per questo lo intrigava: era un luogo misterioso, che nessuno conosceva, dietro al quale si celavano enormi misteri.

Era così assorto nei suoi pensieri che non si accorse di Desiree fino a che non se la ritrovò accanto.

-Non ho mai capito perché tu sia finito qui tra noi Serpi, quando avresti potuto scegliere Grifondoro e uscire dalle mura. – disse la ragazza a filo di voce, come per non disturbare la quiete attorno a loro. Armin si voltò a guardarla, ma ritornò subito ad osservare l’orizzonte.

- Non ho mai avuto quel tipo di pazzia. O forse, se le cose fossero andate diversamente, chi lo dice che non avrei scelto comunque Serpeverde? D’altronde, è dove sono sempre stato destinato. O così credevo. – rispose lui e Desiree si girò di scatto.

- Non avrai mica intenzione di abbandonare? Hai presente i rischi che correresti? – la mora non poteva credere a quello che aveva appena sentito. Fece per dire altro, ma il ragazzo fu più veloce di lei.

- Tranquilla, non ho intenzione di diventare un Escluso. Tuttavia, potrei diventarlo se scoprissero quello che ho fatto. – Desiree non capì, ma Armin rispose anche a quel quesito. Guardandosi intorno per accertarsi di non avere occhi indiscreti addosso, da sotto il giubbotto verde tirò fuori una cartelletta, che la ragazza osservò curiosa.

- L’ho presa dall’ufficio del Consigliere Briscol9. Ne ho fatto una copia. – a quelle parole, la ragazza strabuzzò gli occhi, presa in contropiede.

- Sei impazzito? Qualcuno poteva vederti! Rischi davvero di essere sbattuto tra gli Esclusi! Perché diavolo sei entrato lì dentro?! – sbottò lei perdendo la sua solita calma e Armin non poté che darle ragione: se qualcuno lo avesse visto entrare nei locali del Consigliere, per lui sarebbe stata la fine.

- Volevo capire il perché di tutte queste strane scelte, così sono entrato. Non ho trovato niente a riguardo, ma guarda un po’ qui. – il Serpeverde le passò la cartellina e Desiree cominciò a sfogliarla, voltandosi poi con un cipiglio interrogativo.

- Sono le cartelline dei Capifazione di tutte le Fazioni. – lesse Desiree, in quel momento pensierosa, non riuscendo a capire il problema: d’altronde, il Consiglio era sempre aggiornato su tutto.

- Non è quello, infatti, che mi ha stupito. – fece ancora Armin e, con il dito, le indicò qualche riga scritta sul terzo foglio. Nel leggere l’informazione, la mora sgranò gli occhi.

- Non ci credo. Vuoi dire che… -

- Che il Consiglio Serpeverde ha avuto voce in capitolo sulle scelte di tutte le Fazioni? Assolutamente sì. È per questo motivo che quando sono stato scelto ho storto il naso: fin dalla mia scelta sono sempre stato nella lista nera dei membri più anziani; quindi, perché scegliermi come Capofazione quando si poteva scegliere qualcuno di più “malleabile”? Non ha per niente senso. In più, sono stati loro ad approvare quelli delle altre Fazioni, guarda il caso di Grifondoro. Probabilmente si sono accorti che Rill era un problema e hanno puntato l’ago su Millie. – la spiegazione di Armin, man mano che andava avanti, prendeva sempre di più un senso logico e finalmente Desiree capì cosa avesse spinto Armin ad indagare. Riportò gli occhi sui fogli, quando un dettaglio attirò la sua attenzione.

- Un momento. Al nuovo Capofazione di Grifondoro hanno affiancato qualcun altro… Bailey Cleremont? Il figlio del Capofazione Cleremont? – la Serpeverde continuava a sfogliare quelle pagine, ma non le era sfuggito il ticchettio nervoso delle dita di Armin, che continuava a guardare il mare di fronte. Quando erano a scuola non avevano parlato molto, complice anche la differenza d’età, ma Desiree non poteva scordarsi quel trio che, dal primo anno, girovagava insieme per il Castello, combinando guaio architettando sempre qualcosa. talmente inseparabili che parve quasi impossibile vederli prendere direzioni diverse.

- Tu, Cleremont e Abbott eravate molto amici a scuola, se non ricordo male. – fece lei e Armin si irrigidì, probabilmente sorpreso dal fatto che lei si ricordasse di quello.

- Eravamo come fratelli, all’epoca. Bailey mi diceva sempre che non avrebbe preso la strada di suo padre, per questo mi fa strano leggere lì il suo nome. Deve esserci sotto qualcosa di più importante se ha accettato di aiutare Millie con l’addestramento. E io voglio sapere cosa.

- Non possiamo conoscere le decisioni delle altre Fazioni, Armin. Di sicuro ci sarà una spiegazione a tutto… -

- E ti sei dimenticata di Alistair Cleremont?! Pensi davvero che Bailey avesse intenzione di prendere quel ruolo dopo le circostanze misteriose in cui è scomparso il fratello?! – il ragazzo alzò il tono di voce e Desiree cominciò a guardarsi intorno, sperando che nessuno avesse sentito. prendendo un respiro profondo, ponderò le sue parole.

- Anche a me sembra strano, ma non dobbiamo correre a decisioni affrettate. Alla prossima riunione del Congresso, potremmo capire cosa sta succedendo. Per adesso, quella cartellina è meglio farla sparire, prima che qualcuno la trovi. – nonostante non fosse completamente d’accordo, Armin dovette dar ragione alla collega. Con un incantesimo non verbale bruciò la cartellina, eliminandola completamente, per poi incamminarsi verso l’interno con Desiree. Tuttavia, nella sua testa continuava a tornare il volto di Bailey, come se lo ricordava l’ultima volta che lo aveva visto. Non lo vedeva dal giorno della Scelta, quando avevano intrapreso strade separate, ma ancora non riusciva a dimenticarsi l’espressione sconvolta dell’altro quando lui aveva deciso di unirsi ai Serpeverde. Ma d’altronde, secondo Armin era stato meglio così. almeno, non gli avrebbe più fatto del male.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

2094: all’inizio della storia non avevo dato alcun anno; quindi, ho dovuto calcolare una data;

Divinazione: è il padre di Catalina, nominato nel secondo prologo;

Responsabile: come avevo detto all’inizio, il Capofazione scelto nell’anno dei 28 anni doveva gestire anche l’addestramento dei cadetti, ma non è così nel caso di Millie;

Momoi: è il modo in cui Millie chiama Kaia dai tempi di Hogwarts;

Cadetti esterni: i cadetti che arrivano da una Fazione diversa da quella scelta;

Quartiere: la zona dove vivono gli Esclusi corrisponde alla metropolitana londinese, per questo si trova sottoterra. Sono diverse zone collegate dai cunicoli;

Mai sentiti prima: avendo abitato sempre alla centrale, quindi sottoterra, l’odore dei fiori e delle piante è nuovo per chi proviene da Serpeverde;

Calore: stesso discorso del punto precedente;

Consigliere Briscol: dallo scorso capitolo, quella che fronteggia Armin nella riunione al Congresso.

 

 

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Buongiorno a tutti! Stravolta, devastata, distrutta, con un ritardo di oltre un anno, ma ci siamo. Il terzo capitolo è qui. Come al solito ringrazio quelle persone che mi hanno sempre incoraggiata e che mi hanno impedito di buttare tutto all’aria e di chiudere tutto. Sono sincera con voi, ho passato un bruttissimo periodo per problemi personali e non riuscivo ad andare avanti in nessun modo. Posso però rassicurare che non cancellerò nessuno dei miei lavori, quindi potete stare tranquilli.

Come prima cosa, vorrei ringraziare Fe_ per avermi fatto da beta per questo capitolo ma, soprattutto, per avermi sopportata in questo periodo con i miei scleri e le mie ansie. Sei fantastica, davvero e non so come avrei fatto.

Passando a qualcosa di meno piacevole, annuncio che ASHER PEETRUS FARLEY e OYSTER PRIMROSE FARLEY non faranno più parte di questa storia. So che non sono passati i due capitoli come avevo detto, ma è passato più di un anno e io ho continuato ad inviare messaggi su messaggi e sapete quanto queste cose mi diano fastidio, oltre al fatto che l'autrice è sparita pure dall'altra mia interattiva. Quindi questa è stata la mia decisione.

Con questo, alcune piccole note: il prossimo capitolo mostrerà gli addestramenti dei ragazzi, mentre quello successivo sarà direttamente incentrato sulla prova finale. Questo perché vorrei arrivare presto alla narrazione vera e propria di questa storia.

A seguito di questa cosa, ho deciso di inserire un mio Oc, di Grifondoro, per gestire al meglio alcune cose che avevo pensato per la storia:

 

 

 

BAILEY CLEREMONT

28 anni | Fazione dei Grifondoro | bisessuale

Addestratore | Responsabile esplorazioni esterne

Non c’è niente che ti rende più folle del vivere in una famiglia. O più felice. O più esasperato. O più… sicuro.

sssss 

Bailey è il secondogenito della famiglia Cleremont. Affascinante, magnetico, sa di avere su di sé gli sguardi di tutti e, nonostante sembra che gli piaccia, in realtà si imbarazza facilmente. Nel profondo ha un animo dolce e protettivo, anche se fa fatica a darlo a vedere. Non è capace a esprimere i suoi sentimenti, per questo a volte può sembrare un po’ rude con le risposte. Usa tanto il sarcasmo ed è un dongiovanni, anche se dopo una brutta avventura non si fida più di nessuno.

 

 

Ed ora vi propongo qui la lista dei membri per il prossimo capitolo, ovviamente escludendo i miei Oc:

 

Adeline

Amos

Apollo

Desiree

James

Nicholas

Mildred

 

 

È tutto, io vi saluto e ci vediamo al prossimo capitolo! Bacioni,

__Dreamer97

   
 
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