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Autore: mortifero    10/03/2023    1 recensioni
Fashion student!Morty passa con suo nonno un sabato sera a Milano.
Ovviamente, con Rick la serata si rivela più scatenata del previsto. C'è anche da aspettarselo. Quello che meno riescono a prevedere è come un minuscolo fraintendimento riesca a far venire al pettine nodi creduti ben nascosti.
Genere: Erotico, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Altri, Morty Smith, Rick Sanchez
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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Capitolo Finale: Honeymoon



We both know that it's not fashionable to love me

But you don't go 'cause truly there's nobody for you but me

-

We both know the history of violence that surrounds you

But I'm not scared, there's nothing to lose now that I've found you



Entrato nel garage, la prima sensazione che travolge Morty è tranquillità, e non sa nemmeno lui perché. Il garage è sempre stato sinonimo di avventure spericolate ed esperimenti pazzi, ed entrambe le cose la maggior parte delle volte sono state a rischio morte. Ma è anche sinonimo di casa, famiglia, amicizia — lì il suo rapporto con suo nonno è stato nutrito e allevato, costruito, allargato e cedimentato. Morty non può negare che Rick sia suo amico, né Rick può affermare che fra lui e il moro non ci sia niente.

Un amico che però tende ad avere una personalità di tipo evitante, che come meccanismo di difesa non ha mai abbandonato l'allontanarsi da persone e luoghi per distaccarsi dai problemi. Non ha la minima idea di quanto ha fatto penare Morty, e il giovane non si fa problemi a rinfacciarlo, ma suo nonno riesce a zittirlo con uno sguardo indifferente. Rick vuole dimostrare fermezza e tranquillità, ma qualcosa nei suoi gesti e nella sua postura chiusa – braccia incrociate al petto, protezione — fanno trasparire fragilità. Il moro non è abbastanza sveglio per notarlo subito, però.

"Sì, certo, il vomito", fa l'anziano, appoggiando una mano al bancone e non guardando più Morty negli occhi. "Nient'altro?".

Morty scuote la testa alla domanda di Rick, non capendo a pieno che cosa intenda. Cos'altro poteva succedere?

Il vecchio fa un segno di assenso, trattiene un sospiro di sollievo e si risiede al proprio posto, ma Morty è ancora lì al suo fianco, senza dir niente.

"Sono occupato". Rick sa benissimo che quella frase non è mai riuscita a fermare Morty nel ficcare il naso dove non dovrebbe, tra i marchingegni incompiuti e i fili elettrici scoperti che inviano ancora qualche scossa. Non gli piace ammetterlo, ma de-costruire una realtà dove Morty si svegliava con lui, pranzava e cenava con lui, è più difficile del previsto. Il cibo è più sciapo, chissà come mai pure i cuscini del proprio letto sembrano più scomodi — cos'ha suo nipote di tanto speciale, nel rendere tanto invivibile la sua assenza?

Ha vissuto senza Morty prima, ed è stato catartico, una beatitudine a volte. Ora che la mancanza del moro nella sua vita non è più una propria scelta, si cristallizza sempre più come perdita, vuoto arduo da colmare.

Rick si scontra con questo fattore ogni volta che Morty è lì vicino, illumina la stanza con il suo essere e fa risorgere in lui qualcosa creduto abbattuto anni orsono, perché va bene morire d'amore una volta, forse anche due, ma mai tre.

"Che cosa fai?". È la domanda di rito che fa alzare a Rick gli occhi al cielo, perché non può esultare apertamente. Morty si avvicina al tavolo di lavoro con un riflesso spontaneo, naturale, come se fosse nato per questo.

Anche a lui è mancata la quotidianità di avere suo nonno lì al proprio fianco, solo che è più esplicito a riguardo. "D-deve essere qualcosa di pazzesco". Balbetta un po' e cerca di nascondersi in un piccolo sorriso gentile.

"Come ogni cosa che faccio, Morty". È la risposta pronta di Rick, ma una sottile incurvatura all'insù delle labbra lo tradisce, e il moro si bea di quella pace ritrovata.

Ma perché c'è stato tanto trambusto, per cominciare? Morty ripensa all'accaduto di pochi minuti prima, e la prima risposta è "Sicuramente è imbarazzato per il vomito". Passa qualche secondo di riflessione: qualcosa non torna. C'è un vuoto, un tassello mancante al suo puzzle e che dà fastidio, perché Morty ha appena finito il gioco, e gli manca proprio l'ultimo pezzetto per concludere. O qualunque cosa sia. Non ha mai giocato a puzzle, quello è il gioco preferito di suo padre, non il suo. Si corregge: è come essere arrivato all'ultimo livello di Mike Tyson's Punch Out e non riuscire a sconfiggere Great Tiger.

Vuoto, perdita, frustrazione. Una miscela di tutti questi tre sentimenti si combina in lui, che ora ha più domande che risposte. Dubbi nascono dalla frase di Rick, "Non è successo nient'altro?". Una domanda da poco che cinque secondi fa è passata in sordina, ma ora attiva l'attenzione come un allarme nucleare. Cos'altro poteva succedere? Illuminazione improvvisa: da quando in qua Rick è mai stato imbarazzato dal vomito? Non è lui che rozzamente ripete sempre "meglio fuori che dentro" dopo ogni rutto o peto? Non tornano i conti.

Morty cammina tra i ricordi sfuocati di quella sera. Il suo tragitto nella memoria si ferma davanti la scena di un gioco andato troppo oltre, con un significato che ha superato ormai l'innocente scherzo. Merda.

Un vuoto ricolmato apre porte di stanze piene di silenzi. Che Rick temesse per la prima volta di fare del male a suo nipote? Perchè?

Nel frattempo, con aria tutta soddisfatta, Rick avvicina un foglio di progetti e appunti più simili a scarabocchi a suo nipote, mentre con le mani avvita un coperchio che serve a richiudere dei fili verde, rosso e giallo. Il giovane ovviamente non sa che quella è l'alternativa se i peggiori pensieri di Rick si fossero rivelati veri. Questo non impedisce al vecchio di crogiolarsi in delle lodi, mentre mostra come solo lui è in grado di creare un congegno talmente avanzato, da renderlo capace di penetrare nel processo di codifica, ritenzione e recupero di un'informazione e manipolarlo, rendendo l'informazione non più reperibile, o per distorcerla a proprio gusto. Non la classica pistola cancella memoria, ma qualcosa di più estremo, che miri al completo controllo del ricordo. "Nonno al college ha perso molto tempo a studiare la memoria dichiarativa episodica, l’iconica e l’ecoica, d-davvero un argomento i-inutile di cui puoi tranquillamente fare a meno, ma mi ha ispirato a creare ...".

"Sì, il turbo-coso, cabla-laser-quantico, già già". Sembrerebbe una presa in giro, se solo non si capisse come il tono di voce di Morty sia inconsistente, proprio come lo è lui adesso. Non è qui con Rick. Non con la testa. Non ha prestato attenzione alle proprie parole come presumibilmente non avrà nemmeno ascoltato davvero ciò di cui suo nonno sta parlando.

"Non mi stai ascoltando, Morty?", Rick si gira a guardarlo, un sopracciglio incurvato mentre scruta il nipote. Dentro di sé è deluso come uno showman che ha appena perso il suo pubblico, ossessionato come tale a cercarne di capire il perché. Morty non guarda più né lui né il suo lavoro, gli occhi scuri persi in un mondo intangibile.

Rick stringe i denti e poggia il suo cacciavite sul baco, mentre dà tutta l'aria di voler fare fuoco e fiamme. Morty che non lo ascolta è irritante e offensivo. Strano, anche. Bizzarro che suo nipote non sia interessato: può pure non capirci nulla, ma guarderà sempre Rick con quello sguardo meravigliato ed eccitato, lodando il grande genio al suo fianco. La sensazione pruriginosa di privazione si espande sempre di più, ferita aperta a cui si aggiunge del limone.

"Non è vero!", si difende Morty, ed è quasi più offensivo della semplice distrazione. Rick può chiudere un occhio (non è vero) a suo nipote che, chissà, magari fantastica a come sarebbe bello baciare la propria coinquilina mentre suo nonno sta parlando, ma arrivare a negarlo così esplicitamente? Morty è uno scemo (più del solito) se crede che Rick gli creda e non si arrabbi!

"A cosa stavi pensando?". Non è davvero una domanda, più un ordine: lo sta intimando di sputare fuori il sacco. Qui. Subito. Nessuno sconto.

Il moro non sa che rispondere.

È una regola taciuta tra loro, che di certe cose non se ne può parlare, perché "Sai che trambusto potrebbe scoppiare, Morty? Io non sarò quello a prendermi tutta la merda, tocca a te". Rick non sembra maturato così tanto. Forse è vera l'esistenza dell'eterno ritorno, forse illudersi che Rick potesse cambiare è stato bello, meno scontrarsi con la realtà delle cose. Quanto vorrebbe che suo nonno sapesse dare di più.

Morty si sente una belva a chiedere così tanto da suo nonno, ma la così enorme pretesa è solo il minimo sindacale, e Rick non si è mai fatto scrupoli a prendere ciò che voleva da suo nipote. È lecito ed eticamente imperativo che Morty abbia anche lui delle richieste.

"Pensavo a prima", il moro fa, e non sa nemmeno lui come sia riuscito a pronunciare la frase con una spontaneità tale da far apparire la questione semplice e insignificante come ogni altra. Morty sa che non è un argomento comodo da affrontare, e nemmeno di poco valore, neanche per Rick. "Che cosa pensavi fosse successo?". Il ragazzo ha già intuito la risposta, ma vuole una conferma, finalmente qualcuno che lo intimi e lo svegli, perché innamorarsi (ossessionarsi) di Rick è sbagliato, non è sano, non avrebbe alcun futuro. Non ne varrebbe la pena. Forse solo così spetterebbe di credere e sperare in un matrimonio che non è mai stato reale, non quanto vorrebbe.

Ma ogni secondo che passa, ogni respiro proveniente dall'uomo più anziano, il suo odore di dopobarba a basso costo, fanno traboccare d'amore il cuore di Morty. Il suo mondo si allaga in una miscela rosea e profumata alla lavanda e miele, che gli arriva fino al collo e pare godere nel vederlo annaspare per non cadere vittima della privazione d'aria. Anche Morty pare godere nella situazione, nella dimostrazione di quanto una vita possa essere precaria e volubile, nella distanza sempre più piccola con la morte. Accetterebbe sia il miele che il veleno dal suo dio dell'amore, di tutto se proviene da quelle labbra sottili e inavvicinabili; qualunque cosa abbia in serbo per lui, il moro l'accoglierebbe con devozione ed estasi, come ogni bravo fedele.

Ma la fantasia è imbarazzante agli occhi della realtà, e la vita reale perde sempre più il suo fascino davanti a tali immaginazioni.

I lineamenti sul viso di Rick sono meno tesi ma non si rilassano del tutto. È come se si aspettasse, dopotutto, una domanda del genere. Chiude gli occhi e sospira. Poi li riapre e Morty scopre che la belva è solo e solamente in Rick, è sempre stata in lui. "Sono occupato, Morty", l’uomo ripete e un rutto segue la sua frase. Entrambi sanno che non è così, ma il moro non se lo fa ripetere due volte: è imbarazzato, e sa che, se continuasse a parlare, le lettere nelle sue parole si mischierebbero, attorcigliandosi su se stesse, creando un pasticcio senza senso. Morty se ne va, balbetta un saluto, e suo nonno nemmeno prova a guardarlo negli occhi. Sulle labbra un debole scusa si forma, e il suo suono è talmente impercettibile che un sussurro parrebbe simile a delle grida indemoniate. Rick sembra non accorgersene, ma sta tremando.

Il moro ripensa solo alla notte di anni fa, suo nonno ubriaco e con gli occhi spenti e vacui, che gli mormora quanto la sua gentilezza a volte lo colpisca peggio di uno schiaffo in pieno viso.

Morty ringrazia suo nonno per aver soppresso il desiderio di colpirlo veramente — il minimo della decenza, il limite che lo avvicina pian piano a una maschera di gentilezza.



C'è un uragano nella mente e nel cuore di Morty, giorni dopo il suo incontro con Rick. Chiede delle risposte, anche se già le sa, supplica per delle conferme, ma Rick è bravissimo a celare le verità, nascondere la polvere sotto il tappeto. Finché non si inciampa. Forse è proprio questo quello che il moro deve fare: aspettare, aspettare e aspettare finché non sarà troppo distratto da cadere, ritrovandosi la verità davanti i propri occhi. Non potrà più ignorarla, nemmeno se lo volesse.

Le pagine del calendario volano via come colombe bianche nel cielo, e senza accorgersene Morty si ritrova già in sessione. E ha fallito. Il suo secondo esame è andato male, malissimo; la colpa è sua perché non ha studiato abbastanza. Può masticare nella sua mente quanto vuole come siano stati gli assistenti ad essere troppo pignoli, ma sa qual è la verità. La sua verità.

Il mondo gli ricorda che Rick non può e non deve essere il centro dei suoi problemi. È l'amaro promemoria che è indipendente, perché per questa indipendenza ha lottato, col sudore e il sangue; non può rinunciarvi alla prima difficoltà, nonostante quelle braccia possessive e fin troppo auto-indulgenti — Morty lo sa — non aspettano altro che un passo falso per accoglierlo di nuovo, per far in modo che il moro ritorni nello spazio e nel ruolo che Rick ha prefabbricato per lui.

Eppure la vita senza Rick non sembra degna di essere vissuta. È difficile e, se suo nonno è sempre stato sia il problema che la soluzione, quando si tratta della propria persona, Morty si ritrova in labirinti e selve scure contaminate dalla sua incapacità di pensare per sé stesso.

Vorrebbe poter chiedere aiuto ma non sa effettivamente cosa domandare, quale sarebbe l'aiuto concreto che qualcuno può dargli. Il suo istinto primordiale gli suggerisce di fare tutto da solo, perché è così che ha sempre fatto — fin da quando ha mosso i suoi primi passi, senza nessuna mano ad accogliere il suo errore ed aiutarlo a rialzarsi. Forse è per questo che la solitudine gli fa meno paura rispetto a Rick. Suo nonno guarda la prospettiva del rimanere soli come l'infestazione di un fantasma portatore di traumi e sconfitte; Morty guarda la solitudine con gli occhi dolci che un pargolo riserva alla propria madre. Con Rick la perdita diventa fobia, in Morty la privazione è matrice e costituente di ciò che è adesso.

Ma stare solo senza Rick riesce a far del male pure a lui.

La mente del moro si fa campo di battaglia, dove il popolo insorge per l'indipendenza, e se ci vuole la violenza, così sia. A contrapporli ci sono i cavalieri dell'esercito del Sovrano Scienziato, che non hanno paura dello sterminio di massa, anzi: mirano proprio a quello. Il loro Re li ha dotati di ogni arma, ogni mezzo che fosse parola, frase, gesto, per incatenare a sé Morty. Non deve sfuggire mai, e poi mai, dal suo dominio. È il territorio più prezioso che possiede.

"Il Sovrano Scienziato vuole proprio questo! Se ci abbattiamo, saremo deboli e manipolabili! Ma noi siamo stanchi dei suoi soprusi! Siamo stanchi di vivere secondo le sue regole! Non ci accontenteremo più delle briciole!". È il discorso del leader carismatico che anima tutto il conflitto. Le sue parole sono aggiunte di immaginari straordinari che rinnovano e scaldano la mente del povero popolo che ne ha abbastanza, di questa giustizia a metà.

Scoppia la crisi.

Il popolo si scatena contro le guardie del Re, con spade, lance e fiaccole, mentre i cavalieri utilizzano i loro scudi migliori per proteggersi dagli attacchi iniziali. "Il potente Sovrano Scienziato ha i mezzi per risolvere ogni nostro problema. Basta chiedergli una mano!".

La fame del Paese Reale non può estinguersi facilmente. È un fuoco che inizia a bruciare e ardere lungo tutto il territorio. "Rick non aspetta altro! Vuole vederci fallire, così ritorneremo scodinzolanti al suo comando!".

Non serve altro per mettere in moto la fanteria, che con le sue carabine mira sui corpi dei popolani e li colpisce con "Che cosa siete, senza di lui? Avete bisogno di Rick, avete bisogno del vostro Sovrano e padrone! Che senso avete se non potete inchinarvi al vostro Dio?".

Il Paese Legale non raggiunge l'effetto sperato. "Noi non viviamo in sua funzione!".

"Invece sì! Siete minuscoli, insignificanti e inutili senza di lui! Qual è il vostro scopo nella vita, se non servirlo? Perché innamorarvi di lui? Rick ci ha dato un senso!".

"Per il Sovrano tutto segue le regole del relativismo, o quel che è! Non hai studiato abbastanza filosofia per saperlo, Morty".

"Ma Rick ci vuole bene!".

"Non l'ha mai ammesso!".

"Lo ha fatto!".

"Solo quando gli serviva!".

I cavalieri si danno alla carica con un grido disperato: "Va bene lo stesso!".

"Non è abbastanza".

Dal conflitto si genera il caos, dal caos il disordine, il delirio, la distruzione. Le uniche sicurezze, le uniche terre salve, iniziano a sporcarsi anch'esse di sangue e dolore; delusione e lacrime sono i suoi effetti collaterali.

L'ordine sociale si disintegra e capovolge. La crisi, come ogni guerra, alla fine trova il suo vincitore: il popolo festeggia e balla sopra i cadaveri delle guardie. Il Sovrano verrà decapitato.

Morty sceglie l'indipendenza. Morty si chiude a riccio, e nessuno ha più sue notizie.

Se qualcuno prova a contattarlo, sembrerà che non l’abbia mai fatto. Morty è morto per il mondo, vivo solo per completare la sua sessione invernale.

C'è chi inizia a preoccuparsi.



Beatrice prova a bussare la porta del suo coinquilino, senza alcun successo. Sembra non esserci anima viva dall'altra parte. Lo chiama: "Morty? Morty, ci sei?". Niente. L'ansia sale in lei e bussa più forte: "Mi sto preoccupando! Morty!".

"Sto bene!", si sente ovattato dall'altra parte, e la bionda ha paura sia solo un'illusione uditiva per darsi conforto da sola. La verità è che Morty non lo vede più, né a colazione, o gli altri orari di pasto, nemmeno la mattina presto quando si prepara per assistere alle lezioni di Fisica, nemmeno la sera per commentare qualche programma trash in TV insieme, o a mostrarle gli show provenienti da chissà quale strano pianeta nella galassia. Sa che è ancora vivo perché ogni tanto di notte sente dei passi dirigersi verso il bagno, il rumore della doccia che è proprio accanto alla sua stanza. Morty esce dalla sua stanza solo dopo la mezzanotte, come un fantasma risvegliato da suo riposo, vampiresco gironzola per casa alla ricerca di provviste per il giorno dopo e per raggiungere un livello minimo di decenza igienica. Qualcosa fa storcere ancora il naso alla biondina.

L'ultima volta che l'ha sentito parlare era durante un discorso frammentato da lacrime e singhiozzi, su come l'esame di Marketing e Comunicazione della Moda sia stato un disastro. Morty non ha detto altro, ma Beatrice immagina, sa, come si sarà sentito: inadatto alla vita accademica - il primo voto andato bene forse è stata solo fortuna, ha fatto perdere tempo e soldi ai suoi genitori, deve mollare, è finita, è un fallimento.

È una prassi per chiunque si affacci al mondo universitario. La delusione e la stanchezza possono portare a momenti molto bui.

Potrebbero aggravarsi ancora di più. Se non ben gestiti, sfocerebbero in qualcosa di peggio.

L'ansia germoglia nel suo petto come un'invasiva edera velenosa. È preoccupata, molto preoccupata.

Vorrebbe irrompere nella sua stanza ma non ha così tanto coraggio nel farlo — e se fosse solo lei a preoccuparsi per una sciocchezza e in realtà Morty sta bene?

No, non sta bene! E se Morty si arrabbiasse con lei? Perché ti sei preoccupata troppo?

La sua mancanza di determinazione la lascia a penzoloni a metà, in un limbo di rimorsi e possibilità, immagini fluttuanti di quest'ultime.

Lei magari non ha abbastanza spina dorsale per farlo, ma conosce chi non ha scrupoli.

Beatrice chiama Rick. Per qualche strana ragione, ha ancora il suo numero.

Non risponde, quindi riprova ancora, ancora e ancora. Gli lascia un messaggio in segreteria. Il suo tono di voce è tremolante e non riesce a ricacciare indietro qualche lacrima. Il suo panico non si calma fino a mezz'ora dopo, finché un portare verdastro non sembra squarciare il salotto.

Non si scambiano per davvero delle parole, ma con dei gesti del capo sembrano avere una piccola conversazione.

"Dov'è?".

"Ancora nella sua stanza".

"Vado a controllare".

C'è un pericolo non detto tra i due, che ha incupito entrambi gli animi, ma che non osano dirsi a parole: sanno quanto il mondo universitario possa rodere la psiche di uno studente, soprattutto se fragile e sensibile come Morty, che pian piano cerca l'autoaffermazione attraverso i propri sforzi di indipendenza, ma pronunciare quella parola, solo l'iniziale S, rende il tutto troppo reale. Nessuno vuole immaginare che sia davvero così.

Rick non ci ha pensato due volte a rispondere alla chiamata d'aiuto di Beatrice. Probabilmente perché chi deve aiutare non è proprio Beatrice.

Forse è solo il suo istinto primordiale a comandare il suo passo, quello di proteggere la prole e i propri discendenti e mantenerli in vita, per vantaggi biologici e sociali. Forse si preoccupa davvero di Morty. Forse, se amasse essere sincero con se stesso, dovrebbe togliere il "forse".

Si ritrova davanti alla porta della stanza del moro e, pensa con beffarda ironia, come ci si senta sempre più forti chiudendosi in una stanza, come se alla fine le persone non trovassero lo stesso il loro modo per entrare. A differenza di Morty, che infatti ha aspettato il permesso di Rick per farsi spazio nel suo mondo, lo scienziato non ci ripensa due volte: apre un portale con la sparaporte e si ritrova nella stanza del più giovane.

È scarsamente illuminata fatta eccezione per una piccola abat jour sulla scrivania, che mette in luce un fagotto di coperte che a sua volta nasconde una figura china su qualche libro e dispense stampate. Se non fosse per il piccolo suono dell'evidenziatore sulla carta e della penna intenta ad appuntare chissà che cosa, Rick penserebbe che Morty stia dormendo.

Nota con non dissimulato fastidio che suo nipote non ha ancora riconosciuto la sua presenza. Di sicuro deve aver percepito le luci della stanza diventare del verde intenso e familiare emesso dal portale, e deve aver anche ascoltato per certo i piccoli passi che suo nonno ha fatto per uscire da suddetto portale.

Tossisce rumorosamente, le braccia al petto in un'aria scontrosa e stizzita, perché come osa suo nipote ignorarlo ancora?

"Lasciami in pace, Rick. Sto studiando". Morty risponde con un tono piatto, senza mai lasciare con gli occhi i suoi libri.

"Da quanto?".

"Da due.. tre... boh". Il moro non riesce a trattenere uno sbadiglio.

"Tu non mi rispondi con boh", lo sgrida Rick mentre va alla ricerca dell'interruttore della luce, il suo piccolo viaggio intralciato da spazzatura sul pavimento. "Che cazzo, Morty, è un merdaio!".

Vestiti ovunque, scatole del McDonald sparpagliate per terra, bottigliette d'acqua e cartoni della pizza.

"Sono sempre più ordinato di te", è la risposta piccata del giovane, che si merita un colpo alla nuca. “Ahi!”.

Rick si copre le narici per la puzza. "Gesù Cristo". Apre un portale, sparisce, ma Morty non può nemmeno tirare un sospiro di sollievo perché Rick è già di ritorno con una scatola di Migurardi sottomarca.

"Sono Mr Guardame! Guarda me!", esclama l'essere violaceo che appare.

"Pulisci questa stanza, e subito!", un rutto si mette in mezzo all'ordine del vecchio.

"Sarà fatto!".

Nel frattempo che Mr Guardame pulisce, Rick si ritrova alla ricerca di un oggetto ben specifico.

"Da quanto tempo non accendi il tuo...Schifo, non voglio sapere perché è così appiccicoso", Rick si pulisce una mano sul tessuto rigido del pantalone mentre prova ad avviare il telefono di Morty. È sorprendentemente ancora carico. Rick inserisce la password di suo nipote con disinvoltura, come se non fosse la prima volta che sblocca il telefono del moro, e subito gli compare una marea di notifiche.

"Rick — chiamata persa alle 2:30 del 2/2"

"Summer — chiamata persa alle 9:50 del 2/2"

"Rick — chiamata persa alle 14:03 del 17/02"

"Jerry — chiamata persa alle 16:04 del 18/02"

"Rick — chiamata persa alle 0:01 del 27/02"

"+ altre chiamate perse"

"Messaggi ancora da leggere di Rick"

"+500 messaggi non letti nella chat Gruppo Anno I Acc..."

Rick rimane accigliato alla quantità di notifiche contenenti il proprio nome. Da ubriaco dovrebbe imparare a spegnere il telefono. Meno male che Morty non ha visto niente. Cancella quei messaggi il più velocemente possibile. Il moro può vivere benissimo senza dichiarazioni di qualunque genere sconnesse. Rimane a fissare solo un messaggio, come ha chiedersi se l'abbia scritto veramente, ma poco importa, perché lo cancella subito. La tipica vulnerabilità emotiva post sesta bottiglia di Scotch, olio su tela, pixel su pixel.

"Sei qui solo per rompere le palle?", sbuffa Morty, e finalmente distoglie lo sguardo dai suoi libri. Ha le occhiaie, così scure da rendere incavato lo sguardo, e i capelli sporchi e scompigliati.

"Sei un disastro", è il commento spontaneo di Rick, che non riesce a frenare la propria lingua, non che ne abbia intenzione "peggio del quinto film di una saga di serie B".

"Rick!".

"Sul serio, da quanto non ti fai una doccia?".

"Da... uh... io...".

"Non lo voglio più sapere". Si avvicina a passo svelto verso suo nipote, prendendolo per la maglietta e facendolo saltare fuori dalla sedia. "Devi uscire da qui".

"Ma—".

"Niente ma. Muoviti!".



Rick l'ha trascinato fino a spingerlo dentro al bagno. Se Morty ha provato ad uscirne, avrà trovato una porta serrata davanti a sè. Sospira. Non gli resta che lavarsi, anche se la sensazione di star perdendo tempo gli fa venir voglia di piangere. Sta dando tutto ciò che ha per un test, e non dedicarsi anima e corpo allo studio sembra per lui un sacrilegio. Non ha un approccio sano allo studio, non c'è da meravigliarsi non abbia mai avuto un approccio sano nemmeno con Rick al tempo. Ce l'ha adesso? Ignorarlo definitivamente gli ha fatto davvero bene?

No, certo che no, Rick gli è mancato. La sua voce burbera, il suo tocco indelicato, le maschere perfette che sanno celare ogni sentimento genuino.

Sotto la doccia, Morty prova a rievocare le mani di suo nonno sul suo polso, che si spostano lente sul braccio, arrivano al petto, accarezzano il collo e poi giù, giù verso l'inguine. Immagina Rick lì con lui, nudo, i muscoli ben definiti nonostante l'età, i lunghi capelli bagnati e un po' afflosciati, lo sguardo beffardo ma famelico. Lo sta prendendo in giro, lo stuzzica e lo provoca, ma vuole la stessa cosa che vuole Morty. Si immagina la sua lingua tagliente e arguta, "Ah-ah-ah, viziato Morty, devi aspettare", "Tu sei mio, solo mio, io sono il tuo padrone e io decido quando e se farti venire". Morty pensa alle carezze sulla guancia, il gentile scompigliare i capelli. Le labbra di Rick che fanno un Grand Tour tra le Tappe più sensazionali del corpo del giovane. Le sue mani, vecchie e callose, stringere il suo pene. Morty scoppia a piangere, ma l’acqua scivola su di lui e nasconde le lacrime.


Tornato in camera sua, trova sul letto ad aspettarlo dei semplici jeans e una maglietta gialla. Deve averli scelti Rick per lui, che inarca un sopracciglio ed esclama: "Che c'è? Erano gli unici puliti, animale". Da quanto tempo hai aborrito il giallo, Morty? Da quanto tempo hai voluto scappare da quel ruolo, il ruolo del piccolo aiutante e scudo umano, Morty? Ecco che Rick ti ci riconfina di nuovo, è lì che germogli. Il Sovrano Scienziato non ha mai perso. Vince sempre.

Rimane a fissare i panni per troppo tempo con fare pensieroso, il che non sembra aiutare con la crescente perdita di pazienza di Rick.

"Vestiti", comanda burbero, "abbiamo da fare".

Morty nota con leggero disappunto che Rick non ha intenzione d'andarsene mentre si dovrebbe cambiare. Non ha più alcol nel suo corpo, niente che possa schermarlo dall'imbarazzo del doversi spogliare davanti ad occhi indiscreti. Quando si toglie l'accappatoio e rimane come Madre Natura l'ha fatto, con lo sguardo non riesce a fare a meno di mettersi a cercare quello di Rick. Suo nonno è appoggiato con la schiena al muro, le braccia rilassate e poggiate sul ventre, il capo inclinato che mette in mostra il collo. Morty si ritrova affascinato dalla sua figura, così alta e sottile ma allo stesso tempo imponente e minacciosa. Basterebbe poco e, se solo Rick volesse, del moro non rimarrebbe nient'altro che una pozza di sangue. Solo certe volta realizza come una delle persone più care della sua vita, il miglior nonno che abbia, sia un pluriomicida psicopatico.

Uno psicopatico che gli ha concesso un minimo di privacy, voltandosi leggermente dall'altra parte. Morty sente il respiro farsi più caldo e rumoroso, spera Rick non lo percepisca, mentre si ritrova ad ammirarlo, come fosse la Gioconda al Louvre. L'ultima collezione di Moncleire. Il più bel completo da uomo di Armani. Pensa come sul fisico di suo nonno ogni capo starebbe alla perfezione. È il modello perfetto.

Lo guarda con gli stessi occhi ammaliati, ispirati e sottomessi di un poeta, che riserva il suo sguardo di devozione religiosa solo alla sua musa.

Per un millisecondo il loro sguardo si incontra, il respiro e il battito nel cuore di Morty si congelano. Rick si riconferma come minaccioso e, possono pure passare anni, ma l'effetto è sempre lo stesso. Paura, miscelata al desiderio.

Il moro si sbriga. Sempre con uno psicopatico ha a che fare.

"Fare che cosa, Rick?".

"Non fare domande".

Il solito, pensa Morty mentre si infila le scarpe. Fa ancora troppo freddo per una semplice t-shirt, così il moro esce e va a recuperare il suo blazer nero in pelle. Potrà pure ferirsi gravemente in qualsiasi pianeta alieno in cui andrà, ma almeno lo farà con stile.

Un urlo e una colluttazione fanno sobbalzare Morty, di ritorno verso la stanza dove c'è ancora Rick ad aspettarlo. È sorprendentemente troppo paziente, per essere semplicemente Rick, il che un po' gli puzza, ma non ha abbastanza tempo per rifletterci perché si ritrova imprigionato da braccia morbide.

"Oddio Morty! Sono così felice che tu stia bene!", è il cinguettio di Beatrice, che dopo un po' lascia andare il moro, non riuscendo però a smettere di sfiorargli il braccio con una mano.

"C-ciao, Bea", saluta imbarazzato. Tanto spavento per niente! Però adesso deve far i conti che con la sua assenza ha fatto preoccupare delle persone. O almeno una. Rick non è affatto sembrato preoccupato, anzi, più interessato alla sua avventura. Bastardo. "Mi dispiace averti fatta preoccupare".

Bea gli sorride e lui sente una fitta al petto mentre nota gli occhi lucidi. Ha pianto per lui. Qualcun altro l'ha mai fatto? Nemmeno sua madre! È strano, bello, spaventoso, avere persone che lo hanno finalmente a cuore. "L'importante è che tu stia bene".

Morty le sorride, e in gesto spontaneo con un dito le asciuga una lacrima, accarezzandole la guancia e abbracciandola a sua volta. "Grazie per esserti preoccupata per me. Non è da tutti. Scusa ancora".

La studentessa di fisica fa un gesto con il capo come per dire “Lascia stare”, mentre gli rivolge un sorriso così tenero e caldo, che Morty si dimentica che è inverno e deve ancora indossare il suo blazer. Si abbracciano ancora.

Un tossio rumoroso avverte che non ci sono solo loro due nel corridoio.

Morty nota lo sguardo truce di Rick. Quell'espressione negli occhi che significa distruzione, lo stesso che lo ha accompagnato durante stermini intergalattici, saccheggi e conquiste. Ed è tutto rivolto a Beatrice, al modo in cui sta abbracciando Morty, le braccia candide intorno le spalle del giovane.

Beatrice sorride al vecchio, molto inconsapevole di come lui stia forse fantasticando su come tritarle le mani.

"Neanche cinque minuti nel mondo reale e ti dai già da fare, eh, Morty?", Rick prende un sorso dalla sua fiaschetta, non lasciando mai con lo sguardo né suo nipote né la biondina.

Morty viene colpito da un'intuizione improvvisa: Rick è geloso. Probabilmente gli si starà bollendo il sangue nelle vene e, con fare dispettoso, il moro si avvicina ancora di più alla sua coetanea. Manipola la variabile indipendente per vedere che effetto fa su quella dipendente: Rick sta digrignando i denti. Nel suo sguardo il desiderio di commettere un omicidio si fa evidente.

Morty non trattiene un sorriso mentre si sente potente, dominante.

"Allora, come l'hai trovato?", è la domanda interessata della ragazza, che però Rick prontamente ignora, essendo ben più intento ad eliminare il contatto tra i due giovani. Prende di nuovo Morty per un braccio e lo trascina a sè.

"Abbiamo da fare", dice con fare scorbutico.

Beatrice non si accorge che il motivo di tale aggressività è proprio lei. "Ah, uscite?".

Rick la ignora ancora mentre con la pistola portale apre un vortice verdastro. Morty la congeda con uno sguardo di scusa. "Sì, ma torno presto, non preoccuparti". Reprime una risata quando sente Rick trasalire rumorosamente.

"Portami Morty in un bel posto, Rick!", è il saluto di Beatrice.

"Non sono cazzi tuoi!", è l'ultima frase che sente da Rick, prima che scompaia nel portale, suo nipote a seguito.



"Grazie per il pranzo, Rick".

Il nonno non risponde, ma un sorriso gli adorna le labbra per un po', come guarda il nipote mangiare con gusto il suo secondo secondo. Gli ha detto "Vacci piano! Nonno Rick non ha tutti questi soldi", quando ha visto il giovane ordinare per se stesso un antipasto, due primi, due secondi e pure un dolce, perché c'è sempre spazio per il dolce. "Nonno ruba e spaccia, ma questo è un ristorante d'elite anche per i narcotrafficanti intergalattici". Ma non ha davvero impedito Morty dall'ordinare tutto ciò che voleva. Da quanto tempo si è privato di un vero pasto? La missione "prendersi cura del nipote" non è ancora finita.

Morty l'avrà fatto per lui un milione di volte. Portargli il cibo quando si rinchiudeva nel garage, preparargli una doccia o un bagno caldo quando si stava davvero trascurando troppo, accompagnarlo nella propria stanza quando esagerava con l'alcol. Gli ha ordinato i mille fogli di progetti sparpagliati in giro, ha messo da lavare i vestiti sporchi, ha fatto un milione di cose per lui trascurando se stesso. Rick annega lo sguardo nel proprio caffè nero, mentre pensa che il lavoro di Morty può benissimo essere sostituito da quello da un Mr Miguardi, ma sa che è diverso. Il moro ha quella marcia in più. Affetto, dice a se stesso ma scaccia il pensiero. Amore.

Probabilmente ha sentito dentro di sé l'esigenza di restituire il favore, così gli è venuto così naturale. D'altra parte, ha avuto il miglior maestro da cui imparare.

Non parlano durante il pranzo, Morty non vuole toccare l'argomento “esame fallito” perché vuole farcela da solo, e per Rick se meno si parla di emozioni e stati d'animo, meglio è.

Il peso delle verità sospese tra loro si fa più leggero, complice quell'accordo simultaneo di non parlare di qualcosa se non ne hanno voglia. Finalmente riescono a costruire quello che spesso nella loro relazione è mancato: dei confini sani. Forse un giorno affronteranno l'argomento, ma non ora.



Escono dal locale e il moro vuole sgranchirsi un po’ le gambe. Il lungomare di Alpha T-wax è bellissimo. Camminano in silenzio, ogni tanto il moro balbetta come gli piacerebbe vivere su un pianeta talmente affascinante, e Rick lo smonta subito parlando di quanto la popolazione sia razzista e le tasse troppo elevate. Qual è la differenza con la Terra?

Morty vorrebbe prenderlo per il braccio, accoccolarsi sulla sua spalla, ma non può. Non crede di poterlo fare. Quando Rick gli scompiglia i capelli, ride di gusto e il sorriso non lo lascia per un bel po'. I gesti ultimamente hanno lasciato molto più intendere delle parole. La verità è diventata esplicita anche dietro la sua maschera, ma il moro vorrebbe così tanto delle conferme.

Cammina con suo nonno, che sta rallentando il passo per lui e ancora non ci crede, che sia stato così gentile. Non è da Rick. Cosa c'è sotto? Un tranello? Rick gli rivelerà di non essere il suo vero Rick e lo rapirà per chiedere il riscatto? Non è che forse...

"Sei un robot?".

"Ti uccido".

No, reazione troppo spontanea anche per un tostapane ben programmato.

Il lungomare magenta di quel pianeta è una delle cose più mozzafiato che abbia mai visto. Il paesaggio perfetto per una coppia in luna di miele. Morty ogni tanto ci ripensa e sorride: Rick, suo marito, gliene deve ancora una. A proposito di matrimonio...

"Beatrice...", incomincia e non sa bene come andare a finire. "È stata lei ad avvicinarsi", dice Morty, come se in qualche modo dovesse delle spiegazioni a Rick. Non gli deve nulla. Non sono davvero una coppia di sposini. Ma non sarebbe bello?

Rick fa un verso stizzito. "E che altro poteva fare, quell'appiccicosa".

"Vuoi smetterla di trattarla così? Stai solo facendo lo stronzo".

"Beatrice è intoccabile mentre tuo nonno puoi mandarlo a mangiare la terra, mi sembra giusto", il sarcasmo di Rick è pungente come al solito.

"Si può sapere che ti prende?", Morty scuote il capo alle scemate di suo nonno. "Sei geloso?". Lo sta sfacciatamente stuzzicando. Sorride, e questo fa arrabbiare Rick.

"Non giocare con me, non provarci neanche", lo sguardo di Rick si fa truce, il linguaggio del corpo suggerisce un irrigidimento dell’atteggiamento. "Non farlo come se non sapessi che sono pericoloso".

"I giochi però ti andavano bene finché non sono fuggiti dal tuo controllo, marito".

"Lo sai". Non è una domanda.

"Lo so". Quel sabato non è più un mistero per nessuno dei due.

Un silenzio teso passa tra i due. Non c'è bisogno di parlare, ma c'è bisogno di spiegazione. Non è più avvertita la necessità di restare, perciò: "Sei ancora in vita, posso togliere il disturbo".

Morty non capisce a pieno il significato di quella frase (Rick è venuto a trovarlo solo per sapere che fosse ancora vivo? Era preoccupato per lui?), ma alla vista del portale appena aperto un commento ferito e acido sfugge dalle sue labbra: "Codardo".

Rick ritorna indietro come una furia, si scaraventa sul giovane, prendendolo per il colletto della maglietta. "Ripetimelo, ripetimelo dritto in faccia, merdina".

"Pochi secondi stavi scappando, e io —"

Nello sguardo dello scienziato la fame di una bestia uscita dalla propria gabbia. "E tu cosa?", ruggisce.

Ha Rick così vicino e, anche se lo sa che dovrebbe difendersi, dirgli le cose come stanno, l'unica azione che vale la pena di compiere per il moro è avvicinarsi a baciarlo. Ma non ha il coraggio. Perché resistergli? Perché mentire? "Ti voglio ancora". L'ultima parte è un sussurro.

"Smettila". Rick lo guarda come se fosse schifato, e Morty ammutolisce.

"Non riesco". Se una lacrima gli solca il viso non se ne accorge, se la sua frase è un grido d'aiuto Rick sarà sordo alla sua voce.

"Cosa ti ho detto prima? Che sono —"

"Pericoloso.", ripete Morty, che si fa e si sente più bambino del solito.

"Allora cosa non riesce ad entrare nella tua testolina? Come te lo devo dire che devi starmi lontano?".

"E se volessi il pericolo? Se mi piacesse?"

"A te non è mai piaciuto. Non eri tu a dirmi "perché queste avventure sono sempre pericolose, Rick? Perché non possiamo fare mai qualcosa di semplice e divertente, Rick?" Ti do una notiziona: stare con me non è semplice e divertente, Morty".

"Non lo è anche adesso" sputa Morty, la verità nuda e cruda. "Perché allora ti ho seguito nello spazio per anni secondo te?".

Rick scoppia a ridere, si fa beffe di lui. "Avevi davvero scelta?". Ma non è niente di straordinario o mai visto: suo nonno ammette la verità solo quando gli fa comodo.

"No, ma —".

"Smettila di convincermi che ora lo vuoi".

Morty è irremovibile. "Ti voglio". Stupido bambino capriccioso, pensa Rick.

C'è un altro silenzio. Ma solo uno stolto non penserebbe che quelle pause sono ben mirate: la scelta di parole deve essere efficace per far desistere il nipote, devono essere deterrenti. Se lo ferissero? Rick si risponde: niente potrebbe ferite di più Morty come l'entrare in una relazione non platonica con lui. Tanto vale farglielo capire subito. "E se io volessi qualcun altro, Morty? Ci hai mai pensato? Che cosa potrebbe attrarmi di te? Il tuo aspetto è basico e a malapena sei convenzionalmente attraente. Non conosci la definizione di sistema esadecimale o nominarmi una legge della meccanica quantistica, non hai argomenti che possano interessarmi oltre le tue stupide sfilate o quel tuo mondo che ami tanto pieno di DCA".

Rick non vuole giocare ma sta giocando, con le proprie regole, solo così potrà vincere.

Lo sguardo del moro inizia a farsi molle, deluso. Morty sta piangendo e Rick non ha mai desiderato così ardentemente dell’alcol. "Chi vuoi, allora?". È appena un sussurro. Un punto per Sánchez.

"La tua coinquilina non è male", Rick mette in mostra l'espressione più menefreghista che ha, scoprendo i canini mentre Morty scuote i bei riccioli scuri con disappunto.

"Nemmeno la sopporti!", protesta il ragazzo.

"Tutte le persone con cui ho fatto sesso cercavano di uccidermi, o io cercavo di uccidere loro..."

"Non ti credo".

"Fallo. Ti ricordi Jennith Chunt?* Quella dei biscotti della fortuna e - ah, no, lì ero con tuo padr-"

"Non credo che tu voglia Beatrice". Morty ne sa poco di ragionamento o calcolo probabilistico, ma la possibilità che a Rick piaccia davvero Beatrice gli sembra ridicola. Non ha abbastanza prove a suo carico per poterlo affermare con la disinvoltura impavida che sta dimostrando di avere, anche se per finta, ma vedere suo nonno accigliarsi e tremare, tremare dalla rabbia, sono già punti a suo favore.

"Mettimi alla prova", Rick ha incrociato le braccia al petto, guardando il nipote con sufficienza. "Se voglio qualcosa me la prendo subito".

Morty avrebbe voluto chiedergli "Allora perché ci metti così tanto tempo con me?", solo per vedere Rick fumare dalla rabbia e dimostrargli che ha ragione, che lo vuole anche lui; o con ancor più ritrovata pavidità, dirgli: "Sei tremendo, Rick. Sei veramente tremendo. Ora fai come i ragazzini? Eri proprio geloso, prima!". In qualche modo le due frasi hanno un loro frutto, qualcosa che le riunisce, ma apparso così fuori dal nulla non ha proprio senso. "Sei adorabile". Scappa fuori dalle sue labbra. Quando se ne accorge, spalanca gli occhi.

Pure Rick non può negare di esserne colto alla sprovvista. "Che cazzo dici?".

Morty, con fare fulmineo, schiocca un bacio sulla fronte di Rick. O la va o la spacca, o qualunque altra cosa dicano gli italiani. Continua la sua recita. Sorride, fino a mostrare i denti quando incrocia i suoi occhi chiari, che non riescono a nascondere la sorpresa.

Rick lo afferra per il polso, lo costringe a rigirarsi verso di lui, mentre con l'inferno nello sguardo e i denti in mostri come un cane arrabbiato, sibilla: "Non. Giocare. Con. Me."

Il viso di Morty si stropiccia in un'espressione dolorante. "Per me non è gioco, Rick", ammette non a cuor leggero.

"Smettila di provocarmi".

"Smettila di scappare da me".

Questo è amore, pensa Morty, deve esserlo. Amore e dolore vanno sempre di pari passo, non si può sbagliare.

Rick strattona Morty a sé, indurendo la presa. Vuole che i suoi occhi si impregnino di terrore, disgusto e quasi odio, lo stesso che Rick ha riservato al suo riflesso per tanto tempo. Vuole che Morty la finisca. "Perché per una volta non vuoi lasciarmi fare la cosa giusta?".

Lo sguardo di Morty però non ha niente del genere. Le scure iridi sono grandi e dolci, comprensive — perché dopotutto anche Morty ha fatto schifo a se stesso per anni — ma piene di un sentimento che brucia, indomito e potente. "Forse — forse perché per una volta io voglio fare la cosa sbagliata".

In realtà, Rick non ha mai voluto che Morty smettesse di volerlo. In realtà, una parte morbosa di Rick non ha mai desiderato così ardentemente di perdere in vita sua. In realtà, il viso così vicino di Morty basta già da solo ad abbattere qualunque resistenza. Rick osserva il collo giovane e delicato — che una notte ha sfiorato con l'intenzione di imprimere il proprio marchio, dimostrare a chi appartiene veramente Morty. Non a una biondina qualsiasi, o chiunque altro, ma all'uomo più temuto della galassia. L'unico e vero Dio. Lo sguardo si sposta dalla clavicola alle guance diventate vinaccia, dal dolore e dalla rabbia. Rick le prende a coppa con una mano, in un gesto non troppo rude ma neanche necessariamente gentile. Non ha bisogno di toccarle per capire che sono morbide, come quelle di un bimbo, tranne dove le cicatrici dell'acne sono ancora presenti. Il viso di Morty gli ricorda che è adolescente, non ancora un adulto fatto e finito, anche se pian piano lo sarà. Morty è cresciuto così tanto. Il suo piccolo Morty non è più piccolo. È un disastro come sempre, ma guardalo ora mentre va all'università! esce con le ragazze (forse)! sa prendersi cura da solo (anche lì Rick dovrebbe nutrire qualche dubbio)!

Morty sospira sognante. La presa rigida di Rick sulla guancia diventa più morbida, una sottile carezza, senza alcuna malizia dietro, né lussuria. Il gentile tocco familiare che a Morty non ha mai concesso e, forse, se fosse stato più indulgente con suo nipote, ma anche con le proprie emozioni, non si sarebbero ritrovati così: a trovare l'unico amore in quello erotico, perché nessuno dei due ha mai avuto qualcosa di simile ad amore familiare per capire effettivamente cos'è.

Non lo guarda negli occhi perché si rende conto di essere incapace di prevedere la propria reazione. Guardare negli occhi Morty significa renderlo reale, significa vedere qualunque emozione (paura, rimorso, disgusto) nel suo sguardo e ignorarla, perché neanche questo ferma Rick Sánchez.

Ma anche gli dei ogni tanto provano il senso di colpa.

"Che c'è di male, se succede solo una volta?", Morty sussurra, schiude le labbra, mostra il collo e invita suo nonno a fare ciò che avrebbe voluto fare già da un pezzo.

Rick non ha del tutto smesso di combattere mentre avvicina la propria bocca alla pelle ambrata del moro. "Solo una". Ma chi deve convincere adesso?

Rick, infondo, difficilmente è stato un uomo di parola.

Succederà, succederà ancora, e amerà quei momenti tanto quanto odierà il pensiero del loro arrivo, e il senso di colpa che ne deriverà. Distruggerà Morty nella loro ennesima luna di miele e non lo rimpiangerà — i sentimenti negativi derivano dalla mancanza di questi quando ha Morty sotto le lenzuola, Morty in un cena elegante al nascosto del resto della famiglia, Morty soggiogato e sottomesso nel buio di un motel, finché sudato e lacrimante non gli supplicherà di farlo venire. Rick non si odia quando stringe la mano di suo nipote, quando incrocia quello sguardo che lo guarda con tale amore e dedizione da accompagnarlo fin in Paradiso.

È l'unico momento in cui è in pace con l'Universo.



NdA

Sono viva! Strano ma vero.

La mia prima sessione universitaria mi ha tolto anche il tempo per piangere, ma almeno è andata molto bene (mi sono tolta tutti gli esami del primo ciclo. Domani andrò a farmi un regalino, ehehehe), e posso dedicarmi alle fanfic *.*

Siamo arrivati all’ultimo capitolo pure di questa mini-long, che avrei in realtà voluto far durare di più, magari con i punti di vista di altri personaggi, ma poi non avrebbe mai avuto una fine. Mi conosco purtroppo.

Ho voluto esaltare quanto Rick e Morty siano due contrapposti, due facce della stessa medaglia, passando dai semplici atteggiamenti e pensieri, fino all’analogia con la rivoluzione sociale. Me la son studiata in sociologia e mo ve la beccate lol.

Non ho indugiato troppo nell’angst ma nemmeno nel fluff, spero, perché dolcini sì, ma non devono mai perdere la loro toxicity che li caratterizza. Bonus points per Rick geloso, amo Rick geloso, che ci posso fare.

La canzone all’inizio è di Lana del Rey (vera regina della r1ck0rty, anche se Madame a Sanremo ci regala sempre degli ottimi anthem per la ship) e io ho guardato troppi meme di Lundini e Fanelli. Se li beccate vi amo.

*Per me c’era del feeling tra quei due. Rick era troppo felice che lei sapesse il suo nome (very sus) + lei sembra la versione business woman di Diane.

Ho detto tutto.

A presto!

- Mo

   
 
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