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Autore: Dreamer47    12/03/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's Legacies
Capitolo 51
 
"Hai già trovato l'incantesimo giusto? Davvero?". 
Sam aveva guardato la strega con aria stranita, sollevando un sopracciglio e chiedendosi se fidarsi di lei in una situazione delicata come quella sarebbe stata la scelta corretta da fare, nonostante rappresentasse la loro unica speranza; vide Rowena fare una smorfia quasi disgustata e guardarlo con la sua solita altezzosità, facendo spallucce. "Avete a che fare con una strega molto potente e anziana, Samuel. Non commettete l'errore di sottovalutarmi". 
Abby si era avvicinata con espressione sospettosa, studiandola bene e guardandola quasi in cagnesco, lasciandole intuire che ci sarebbero state delle conseguenze se solo avesse provato a fregarli dato che la tenessero prigioniera da ormai due giorni, e si appoggiò con entrambe le mani al tavolo sul quale Rowena avesse disposto tutti i suoi libri per decifrare il libro. "Oh, non è nostra intenzione farlo". 
Sam le aveva fatto segno con un cenno del capo di seguirlo appena fuori dalla 7b e Abby senza dire nulla lo aveva accontentato, guardandolo con sopracciglia aggrottate e braccia conserte. "Che succede?". 
"Crowley è pronto a farci scendere all'inferno, Rowena ha l'incantesimo e io devo scendere immediatamente se voglio capire a cosa alludono le mie visioni. Ma Dean non risponde e ho bisogno che tu lo trovi per dirgli che sto andando a incontrare Lucifer" aveva detto Sam sospirando e serrando la mascella per qualche secondo, guardandola con aria supplichevole e sedando sul nascere le proteste della ragazza. "Per favore, ho bisogno di sapere che mio fratello sta bene: sta ancora investigando sugli strani omicidi collegati ad Amara ed è da solo. Mi posso fidare solo di te, Abby". 
Scosse la testa e tornò al presente dopo aver rivissuto quel momento, mordendosi il labbro inferiore mentre guidava e seguiva il simbolo del GPS che lampeggiava sullo schermo del PC posto sul sedile del passeggero, che guardava di tanto in tanto per essere sicura che non si muovesse. 
Aver lasciato Sam da solo non la tranquillizzava per nulla, specialmente perché sapeva che il vero motivo per cui Sam non l'avesse voluta con sé fosse per evitare di farle incontrare Lucifer dato ciò che accadde fra loro l'ultima volta che si fossero visti, e subito le immagini delle estenuanti torture alle quali Satana la sottopose per quei lunghissimi cinque giorni tornarono nella sua mente; scosse la testa e si augurò che almeno Dean stesse bene, nonostante in quegli ultimi giorni non si fossero parlati poi granché. 
Dean era stato chiaro e aveva definito la loro relazione tossica,e aveva fatto male di nuovo, ma Abby in cuor suo sapeva di non potergliene fare una colpa: avevano fatto un casino dietro l'altro e forse avrebbero dovuto continuare a vedersi solamente quando Mary veniva portata in una delle due case; si passò una mano sulla fronte e sospirò, perché detestava l'idea che sua figlia dovesse assistere alla separazione dei genitori. 
Accostò l'auto davanti ad un bosco, proprio dove il GPS le dicesse che si trovasse Dean, e ringraziò il cielo che ci fosse ancora luce prima di addentrarsi nella fitta vegetazione un po' spoglia dell'autunno; camminò tenendo il telefono in mano per trovare il ragazzo, rischiando di inciampare almeno tre volte dato che non guardasse neanche dove mettesse i piedi, fin quando la sua corsa si fermò e sgranò gli occhi per la sorpresa. 
Scrisse un veloce Trovato insieme alla sorellina di Dio a Sam con tanto di indirizzo completo e posizione nel caso qualcosa fosse andato storto, e mise via il suo telefono mettendolo in tasca facendo qualche passo avanti in silenzio per non farsi sentire; non riusciva ad udire la conversazione, non capiva cosa stessero dicendo e perché Dean presse parecchio agitato, ma proprio quando stesse per intervenire e supportare il ragazzo, si accorse del modo tenero in cui Amara lo stesse guardando. 
La vide avvicinarsi a Dean e sollevarsi sulle punte per raggiungere il suo viso ed unire le sue labbra con le sue, baciandolo con dolcezza e delicatezza, mentre il ragazzo rimase rigido per qualche istante; Abby avrebbe scommesso che da lì a poco Dean si sarebbe sottratto da quel contatto e che le avrebbe intimato di non farlo mai più, ma vide Dean chiudere gli occhi e rilassarsi mentre si chinava per baciarla meglio e la stringeva a sé.
Vide il modo in cui la strinse a sé e come avesse intrecciato le dita con i suoi lunghi capelli, ed Abby in quel momento sentí lo stomaco rigirarsi su se stesso. 
Sentí il cuore battere forte nel suo petto e sgranò gli occhi, rimanendo incredula davanti a quella scena che non accennava a rallentare, ed Abby in un istante sentí la rabbia prendere il sopravvento. 
A quanto pare Dean non aveva bisogno di essere trovato. 
A quanto Dean aveva lasciato lei e suo fratello in asso per vedersi in segreto in un bosco con la sorella di Dio e per poter instaurare con lei un contatto diverso da ciò che immaginassero. 
Si voltò sentendosi arrabbiata e delusa, muovendosi a ritroso e tornando nuovamente sui suoi passi fino ad arrivare alla sua auto posteggiata in una piccola stazione di sosta; entrò in auto ancora fin troppo incredula su ciò che i suoi stessi occhi avessero visto e scosse la testa, mettendo in moto e andando via da quel luogo il più velocemente possibile. 
Fu un peccato, perché se Abby fosse rimasta ad osservare la scena qualche altro secondo non sarebbe mai andata via con tutta quella rabbia e delusione, perché nulla era come sembrava: Dean strinse Amara più forte a sé e la baciò fino a quando non si rese conto che fosse davvero presa da quel lungo bacio, fin quando non fosse completamente concentrata, ma Amara riuscì a far cadere la barriera invisibile che il ragazzo avesse eretto fra i suoi pensieri, permettendole di leggere e di vedere solamente ciò che avesse voluto. 
Amara si staccò presto e sgranò gli occhi guardandolo arrabbiata e confusa, aggrottando le sopracciglia mentre sentiva ciò che sentisse lui e la sua più grande sofferenza nel suo cuore. "Perché pensi a lei mentre baci me?". 
"Perché altrimenti non avrei potuto distrarti e fare questo.." sussurrò Dean accennando un sorriso e muovendosi velocemente per colpirla con forza al ventre con la Lama angelica che avesse estratto dalla sua giacca mentre la baciava, nel momento in cui fu più distratta. 
Il sorriso sicuro di Dean scemò quando vide la lama che avesse usato per pugnalarla infrangersi completamente contro il suo corpo, rompendosi in mille frammenti diversi e lasciandolo del tutto disarmato davanti all'Oscurita, che lo guardò in cagnesco e sollevò una mano a mezz'aria facendolo sparire completamente dalla sua vista. "Va via!".
 
 
Varcò la soglia del bar senza neanche rendersi conto di come fosse arrivata lì, trovandosi a guidare in quella direzione senza neanche rifletterci lucidamente e sperando tanto che la sua visita non preannunciata non fosse un problema per il ragazzone dietro il bancone, impegnato in una chiacchierata con uno dei suoi amici cacciatori. 
Quando Abby lo vide così assorto e sorridente nel suo discorso, sentí ogni cosa dentro di sé andare al giusto posto: era ancora arrabbiata e le faceva male ciò a cui avesse assistito in quel bosco, eppure solamente trovarsi nella stanza con Edward la faceva già tornare a sorridere. 
Fece qualche passo avanti muovendosi fra la folla ed il chiacchiericcio dei presenti, e si sedette su uno dei tanti sgabelli del bancone e guardò attorno a sé gli altri cacciatori che raccontavano le loro ultime avventure mentre Abby aspettava che Edward terminasse la sua conversazione e che si accorgesse della sua presenza.
Osservò la sua folta chioma riccia ricadere libera sulle spalle, mentre la ferita sulla sua fronte sembrava aver iniziato da poco la risanificazione. 
Ben presto lo sguardo militare di Edward vagò per il locale per controllare che tutti i cacciatori stessero bene e che stringessero una birra fra le mani, che non si scatenasse alcuna rissa nel suo locale che avrebbe poi dovuto sedare lui, quando i suoi occhi nocciola incrociarono quelli azzurri della ragazza che gli fece un cenno con la mano. 
Per qualche istante Edward rimase a guardarla come se fosse un miraggio e si chiese come avesse fatto a non accorgersi del suo arrivo; ma presto piegò le labbra in un sorriso mentre la guardava fare lo stesso. 
"Mi stai ascoltando, amico?". 
"Scusami Frank, mi racconterai questa storia un'altra volta".
Edward si mosse velocemente e congedò il suo amico senza neanche prestare attenzione alle sue lamentele dandogli una pacca sulla schiena, e prestò fece il giro del bancone dirigendosi a grandi passi verso la ragazza, ignorando i suoi amici che lo richiamassero per bere insieme a loro. 
Abby lo osservò per tutto il tempo mentre si muovevano e decidevano insieme di infrangere l'unica regola che avessero dato al loro rapporto: non permettere agli altri cacciatori di capire cosa ci fosse fra di loro. 
Edward si sporse verso di lei ed Abby si lasciò avvolgere in un forte abbraccio che la sollevò da terra come se fosse una piuma, stringendola a sé mentre lei gli passò le braccia attorno al collo ridendo di gusto. 
"Ma che ci fai qui? Pensavo che ti stessi ancora riprendendo!" esclamò Edward sorridendo di gusto e sciogliendo l'abbraccio tenendola sempre stretta a sé, tornando a guardare negli occhi azzurri della ragazza. 
Per qualche istante Abby dimenticò il motivo che l'avesse spinta a mollare tutto e guidare nella direzione opposta rispetto ad entrambi i Winchester, e rispose al suo sorriso mentre scioglieva il loro abbraccio, limitandosi a stringergli le mani. "Oh, per essere quasi morta mi è toccata una sola notte di riposo: poi siamo stati occupati col trovare la gabbia di Lucifer, con delle visioni divine ed una serie di altre cose a cui non mi va proprio di pensare". 
Edward rise di gusto e la guardò sorpreso, pensando che non avrebbe mai smesso di sorprenderlo e le sorrise nel modo più felice che i suoi amici cacciatori gli avessero mai visto fare; intrecciò le sue dita a quelle di Abby, portandola dietro al bancone con sé. 
Afferrò una bottiglia di un Whisky che avesse tutta l'aria di essere molto costoso e invecchiato e due bicchieri puliti, facendole l'occhiolino e portandola con sé verso la seconda sala del bar che quella sera appariva più vuota, mentre lasciava a bocca aperta i cacciatori che li vedessero insieme con quel comportamento così complice. 
Si sedettero al tavolo più lontano e più isolato dai presenti, e Edward verso due abbondanti bicchieri di Whisky per poi tornare a guardarla con felicità. 
"Alla tua, bartender" disse Abby facendo scontrare i loro bicchieri e guardandolo con un grosso sorriso, sentendosi più leggera e spensierata del solito in sua presenza. 
Iniziarono a chiacchierare di quei pochissimi giorni in cui non si fossero sentiti ed Abby gli raccontò senza freni ciò in cui si fossero andati a cacciare con il nuovo male che incombeva sulla terra e il grosso punto interrogativo per cui l'indomani avrebbe dovuto chiamare Sam, per sapere almeno ciò che fosse accaduto con Lucifer nella gabbia. 
Edward le raccontò del suo essere tornato a lavoro, della rissa scoppiata la sera precedente fra due cacciatori e di come li avesse sbattuti fuori per non farsi distruggere il locale, ed Abby non poté fare a mano di notare come due cacciatrici sedute al tavolo vicino l'entrata non le togliessero gli occhi di dosso dopo aver visto il modo in cui Edward l'avesse abbracciata non appena l'avesse vista. 
"Scusami Ed, ma Cliff si chiede quando darai un'occhiata ai suoi scritti in russo. Deve inoltrare i documenti e..". 
"Digli che lo farò domani". 
Edward non distolse neanche lo sguardo da Abby mentre rispondeva alla domanda del suo collaboratore, ma la ragazza si voltò a guardare quel ragazzino di neanche diciott'anni che portasse un grembiule bianco annodato in vita. 
Aveva un viso che tradiva l'età che avesse, nonostante il suo corpo appariva ben sviluppato e massiccio, aveva dei capelli lisci che gli ricadevano sulla fronte e le guance prive di qualsiasi pelo di barba. 
Abby accennò un sorriso divertito, aggrottò le sopracciglia ed alternò lo sguardo fra i due. "Tu parli russo?". 
"Più o meno. Mia madre voleva che io imparassi un'altra lingua quando andavo al liceo e quindi..". 
"Non fare il modesto: Edward parla fluentemente anche il tedesco, il cinese ed il francese, oltre che l'inglese!" esclamò il ragazzino guardandolo con ammirazione e sorridendo ampiamente, concentrandosi poi su Abby. "Aiuta alcuni dei nostri clienti in alcune traduzioni, sai. Molto spesso li aiuta ad imparare la lingua o a tradurre dei testi antichi". 
Abby sollevò le sopracciglia con aria sorpresa, rimanendo per qualche istante a bocca aperta e presto vide Edward fulminare con lo sguardo il ragazzo, che però sembrava essere abituato a quel trattamento e lo ingorò completamente. 
"Ciao, io sono Andrew Webber". 
Allungò la mano destra nella sua direzione e continuò a sorridere divertita, stringendola con piacere. "Abby Harrison, molto piacere".
Il ragazzo ricambiò la stretta e rimase ad osservarla per qualche altro istante, come incantato dalla sua bellezza, tanto che Edward dovette scoccare due dita davanti al suo viso per farlo destare dai suoi pensieri. "Ci sono i clienti: che ti pago a fare se li fai andare via senza aver preso neanche una birra?". 
Andrew sgranò gli occhi e si mosse velocemente per raggiungere nuovamente il bancone, scontrandosi con almeno due clienti durante il tragitto e facendo ridere Edward di gusto che scosse la testa divertito. 
Quando tornò a guardare Abby, la trovò con i gomiti appoggiati al tavolo sporta verso di lui a guardarlo con un grosso sorriso sul volto. 
Si schiarí la voce e verso un altro po' di Whisky nei loro bicchieri, aggrottando le sopracciglia. "Perché mi guardi così?". 
Abby lo osservò avvicinare nella sua direzione il bicchiere pieno di Whisky e le sorrise, facendolo scontrare col suo ancora sul tavolo e mandandolo giù tutto d'un fiato. 
Lo guardò con aria curiosa, mordendosi il labbro ed iniziando a giocherellare con il bicchiere. "Come diavolo hai fatto ad imparare tutte queste lingue?". 
"E tu come hai fatto a distinguere quei piccoli esserini che ti piace far crescere e osservare con la lente d'ingrandimento?". 
Abby scoppiò in una sonora risata, rilassandosi su quella sedia e scuotendo la testa mentre con l'espressione più divertita probabilmente dell'intera settimana. "È un microscopio, non una lente d'ingrandimento. E ti riferisci ai campi di coltura per virus e batteri di cui mi occupavo all'università, principalmente".
Edward aggrottò le sopracciglia e fece spallucce, passandosi una mano fra i capelli liberi per guardarla con aria seria e perentoria. "Sono esseri invisibili, come dei fantasmi, ed io uccido sempre tutto ciò che è invisibile". 
Abby rise ascoltando le sue parole, ma specialmente quando lo vide rilassare l'espressione in una serena e divertita. 
Bevve il suo bicchierino e si guardò attorno, notando come i cacciatori continuassero a lanciare loro delle occhiate occasionali ogni tanto.
Quando tornò a guardarlo, Edward le sorrise ed era pronto a dire qualcosa, ma Abby lo anticipò, dopo essersi inumidita le labbra con la lingua. "Mi sono appena resa conto che mi sono lagnata per più di due settimane su quanto la mia vita fosse terribile e su come solamente Mary riesca a portare un po' di luce, ma tu non hai mai fatto lo stesso". 
Edward ascoltò le sue parole in modo molto attento e si lasciò andare in una smorfia seria ma abbastanza sorridente da lasciare intendere ad Abby che fosse tutto a posto. "C'è qualcosa che vuoi chiedermi?". 
Abby ci pensò su e gli fece segno di riempirle il bicchiere ancora una volta, avvicinandosi di più sul tavolo ed abbassando di poco il tono della voce. "Le lingue, il ragazzo: hanno a che fare con la tua vecchia vita, non è vero?". 
Edward la guardò per qualche istante molto lungo, mordendosi la guancia mentre sentiva l'agitazione dentro di sé: di nuovo Abby stava accarezzando quel vaso dentro cui Edward avesse chiuso tutto ciò che riguardasse la sua vecchia professione. 
"Viaggiavo molto con il mio plotone, rossa. Ho dovuto imparare tante lingue per svolgere il mio lavoro".
Sospirò ed annuì muovendosi in modo rigido, facendo spallucce mentre la guardava più serio del solito. "Andrew è tutto ciò che rimane della mia vecchia vita: era solo al mondo ed era solamente un bambino quando suo padre Peter si è preso un intero caricatore di proiettili al posto mio, e lo ha affidato a me prima di morire".
Abby rimase ad ascoltare in silenzio, osservando Edward abbassare lo sguardo e stringere i pugni sul tavolo per la rabbia. 
La ragazza avrebbe tanto voluto poterlo aiutare, poterlo fare sfogare e permettergli di espellere tutto quel dolore racchiuso dentro di sé, ma sapeva che fosse un argomento troppo delicato per potersi aspettare che ne parlasse con più tranquillità. 
Così fece l'unica cosa che sapeva fare meglio: allungò le mani sul tavolo e gli sfiorò i pugni chiusi, sorridendogli con dolcezza quando finalmente sollevò gli occhi pieni di rabbia nella sua direzione. 
"Va tutto bene, bartender. Sei qui, insieme a me". Abby gli sorrise di più e sciolse quei pugni, stringendogli le mani aperte con tenerezza mentre osservava il modo lento in cui sollevò lo sguardo fino ad incrociare il suo e sentì il modo in cui Edward stesse ricambiando la sua presa. "E se queste sono le prove generali per il nostro appuntamento, dobbiamo rivedere qualcosa: io adoro, amo mangiare tutta quella roba che ti causa il colesterolo nelle arterie". 
Finalmente Edward sciolse la sua posa arrabbiata e seria di chi stesse rivivendo uno degli eventi più terribili della sua vita, e si rilassò con una leggera risata. 
Scosse la testa e bevve l'ultimo sorso dal suo bicchiere, tirandola leggermente dalle mani per indicarle di seguirlo. "Se è il cibo che manca a questo appuntamento, non voglio essere di certo io il responsabile di questo totale fallimento". 
Abby sorrise ampiamente e strinse di più la sua mano, si lasciò condurre nuovamente attraverso il locale e giunsero al bancone dove la fece sedere su uno sgabello e le disse di aspettarlo per qualche istante, richiamando Andrew con uno sciocco della lingua sul palato che il ragazzo udí nonostante il forte chiacchiericcio del locale, prima di sparire oltre la porte che conducesse alla cucina. 
La ragazza osservò il giovane avvicinarsi e guardarla con un'espressione sorpresa tanto quanto la sua, asciugandosi distrattamente le mani sul suo grembiule bianco che nel corso della serata si fosse sporcato sempre di più. "Ma che gli succede? Non ho mai visto Edward comportarsi così con nessuna delle ragazze che di solito porta qui e..".
"Andrew!!"
Abby scoppiò in una risata divertita udendo la forte voce di Edward provenire dalla cucina che avesse tutta l'aria di essere un rimprovero nei confronti del ragazzo, che sgranò gli occhi con aria innocente e fece spallucce. 
Il ragazzo si avvicinò al bancone e si curvò su di esso per giungere più vicino ad Abby, che gli sorrise e si avvicinò anche lei sentendolo bisbigliare. "Ha un udito pazzesco". 
"Già, sembra proprio un pipistrello!" esclamò Abby con un tono di voce molto basso, osservando il ragazzo davanti a lei ridere divertito.
Andrew le fece segno che andasse a controllare cosa stesse accadendo in cucina, da cui sopraggiungessero dei rumori di pentole che sbattessero, ed Abby annuí sorridendo divertita. 
Era incredibile come solamente la presenza di quell'uomo, che sicuramente non fosse perfetto ma che fosse premuroso e amabile ogni oltre modo, riuscisse a curarle le ferite. Ed a quanto pare anche Abby doveva avere lo stesso effetto su di lui, sul quel cuore che Edward considerasse ormai irrecuperabile. 
Abby sospirò lentamente e si tolse la giacca, appoggiandola sullo sgabello vuoto al suo fianco e si voltò ad osservare i cacciatori intenti a discutere animatamente su quale fosse il modo più corretto per uccidere un Ruguru, incuranti che alcuni clienti del tutto estranei alla caccia li stessero ascoltando e li credessero pazzi. 
Sorrise con nostalgia, perché davvero quel locale le ricordava tanto il luogo in cui fosse cresciuta insieme alla piccola Jo. 
Si voltò immediatamente verso il balcone quando Andrew le corse vicino e sgranò gli occhi, attirando la sua attenzione e scuotendo la testa mentre tornava a bisbigliarle vicino prima di allontanarsi velocemente. "Forse non conosci il lato permaloso di Edward, ma sappi che non vorresti averci a che fare: digli che è buono, anche se è la cosa più disgustosa che tu abbia mai mangiato". 
"Come.. Cosa?". Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa senza capire una parola di ciò che stesse dicendo, fin quando vide Edward uscire dalla cucina ed avvicinarsi a lei con un piatto fumante fra le mani. 
Aveva legato i capelli in una crocchia improvvisata e si era sistemato attorno alla vita un grembiule identico a quello che portasse Andrew, la sua espressione era così seria da incuterle quasi paura e Abby dedusse che Edward prendesse la cucina come qualcosa di altamente serio ed importante. 
Le porse davanti il piatto che contenesse una fetta di carne e qualcosa di verde come dei piselli, tutto ricoperto da una strana salsina marrone che non li rendeva per niente appetibili, e presto capì quale fosse l'avvertimento di Andrew. 
Edward le porse delle posate pulite e le sorrise in modo incoraggiante, invitandola con lo sguardo a mangiare.
Abby accennò un sorriso convinto e afferrò la sua forchetta ed il coltello, decidendo di concedergli il beneficio del dubbio: tagliò un pezzo di carne con il coltello e la rigirò in quello strano intingolo di cui non capisse il contenuto, e prese un lungo respiro annuendo e portandoselo alle labbra in silenzio. 
Mentre Edward la guardava con un sorriso speranzoso sul viso, Abby assaporava i sapori e sgranava gli occhi per qualche istante e rimaneva a fissarlo senza proferire parola mentre ingoiava quel boccone. 
"Sapevo che aveva bisogno di una revisione, vado a prepararti qualcos altro. Mi dispiace tanto, rossa".
"Non ti azzardare ad allontanare quel piatto da me!". Esclamò Abby sgranando gli occhi e dando uno schiaffo leggero sulla mano dell'uomo davanti a sé, che la guardò con aria sorpresa. Tagliò un altro pezzetto di carne e lo portò nuovamente alle labbra, sentendo quel sapore delizioso invaderle la bocca ancora una volta e farla sorridere. "Cos'è?". 
Edward aggrottò le sopracciglia per poi lanciare un'occhiataccia ad Andrew che stava guardando Abby con aria incredula, e presto il ragazzo tornò a parlare con i clienti come se nulla fosse. "È un piatto tedesco: Jägerschnitzel. Carne impanata e fritta, accompagnata dalla salsa ai funghi. Ma se non ti piace puoi anche dirmelo, non mi of-..". 
"L'hai assaggiata?". 
Edward scosse la testa e la guardò con aria confusa, mentre la vide tagliare un altro pezzo di carne e sollevarsi sullo sgabello quel tanto che bastasse per allungarsi sul bancone verso di lui. 
Gli porse la forchetta e lo guardò con un sorriso, e Edward si avvicinò assaggiando il cibo con titubanza: man mano che Abby lo osservava gustare il cibo, il suo sorriso diventava sempre più grande. 
Edward si avvicinò al bancone iniziando a litigare giocosamente con la ragazza per chi avrebbe dovuto mangiare il prossimo boccone, e stava per dire qualcosa quando qualcuno si schiarí la gola al suo fianco ed entrambi si voltarono nella direzione del suono, interrompendo le loro risate genuine.
"Un Bourbon liscio". 
Abby deglutí l'ultimo boccone e si voltò nella direzione della ragazza che si fosse posta al suo fianco, invadendo il suo spazio e spostando lo sgabello con la giacca sopra. 
Portava dei lunghi capelli biondi fino alle spalle e aveva degli occhi celesti che spiccavano sul suo viso piegato in un'espressione accigliata. 
Edward incrociò le braccia al petto e sollevò lo sguardo fino a lei, guardandola con aria scocciata e parecchio molto infastidita. 
"Non sto lavorando, Rose. Va' a dar fastidio ad Andrew". 
La ragazza sollevò un sopracciglio e lo guardò in cagnesco, per poi guardare nello stesso modo anche Abby che aggrottò le sopracciglia e la vide andare via, lasciando oscillare i suoi capelli biondi e lisci come spaghetti.
Sollevò un sopracciglio e si voltò a guardare Edward che fece spallucce e le sorrise con aria imbarazzata, confermando i dubbi che Abby avesse sollevato con una sola occhiata. 
Abby sorrise e sospirò, allungando il bicchiere vuoto verso di lui e mordendosi il labbro. "Spero che tu possa fare un'eccezione per me anche se non stai lavorando, bartender". 
Il volto di Edward si rilassò immediatamente e afferrò la bottiglia di Whiskey, riempiendo entrambi i bicchieri e facendoli scontrare. 
Presto fece il giro del bancone e si sedette al fianco di Abby, incastrando lo sgabello della ragazza fra le sue gambe per avvicinarla di più a sé mentre continuavano a ridere e scherzare come sempre avessero fatto da quando fossero entrati l'uno nella vita dell'altra. 
Tornarono ad essere loro stessi, spensierati e felici a divertirsi insieme non accorgendosi di niente di ciò che accadesse attorno: né del tempo che passava, né del locale che piano piano si andava svuotando. 
A ricordargli che fosse molto tardi e che fossero ormai rimasti da soli, fu proprio Andrew che si avvicinò loro dicendo che stesse andando via e che si sarebbero visti il pomeriggio successivo per aprire il bar.
Andrew si soffermò a guardare Abby prima di andare via e le fece un cenno con la mano mentre aveva la certezza che la ragazza fosse speciale per Edward e che l'avrebbe rivista molto presto. 
Abby si voltò a guardare negli occhi l'uomo seduto ancora al suo fianco e sorrise imbarazzata accorgendosi di essere rimasta fin troppo oltre ogni sua immaginazione, rendendosi conto che fossero ormai le tre e mezza passate e che avesse ancora tanta strada da fare. 
Edward sollevò un sopracciglio e ricambiò il suo sorriso, sollevando la mano per scostarle i capelli dal viso per guardare meglio nei suoi occhi azzurri; Abby sorrise e si morse il labbro, iniziando a sentire il cuore battere più velocemente nel suo petto. "Fammi indovinare, rossa: è il momento in cui mi dirai che si è fatto tardi e che devi andare". 
La ragazza sospirò lentamente mentre lo guardava e fece spallucce: la risposta era che si, doveva andare. 
L'indomani voleva essere accanto a Mary quando si sarebbe svegliata, voleva passare del tempo con sua figlia. 
Ma era piuttosto desiderosa di trascorrere altro tempo insieme a Edward e di non lasciare il locale, così si guardò attorno per evitare il suo sguardo magnetico e aggrottò le sopracciglia mentre osservava i tavoli ancora pieni di bottiglie vuote e bicchieri abbandonati, e tornò a guardarlo. "Devi rimettere in ordine il bar?". 
"Mi tocca, si" rispose Edward facendo spallucce e sorridendo, sentendo la ragazza mugugnare un corto Mmh ed osservandola scattare dal suo sgabello, trovandosi inavvertitamente troppo vicina a lui.
Abby lo guardò divertita e si lasciò andare ad una risata serena, allontanandosi da lui ed avviandosi fra i tavoli raccogliendo più bottiglie possibili, caricandosi completamente in maniera equilibrata senza farsi troppi problemi, e poi si voltò a guardarlo con aria seria. "Dov'è l'immondizia?". 
L'uomo sgranò gli occhi e la guardò sorpreso dalla maniera perfetta in cui riuscisse a tenere in equilibrio tutta quella roba senza farla cadere e senza apparire affaticata, e sollevò un sopracciglio. "Hai lavorato in qualche locale a sedici anni?".
Abby si finse offesa e scosse la testa, avanzando fino a girare il bancone e trovare da sé il contenitore dentro cui Edward gettasse il vetro, per poi sollevare lo sguardo e incrociare le braccia al petto. "Ero anche io una barista, molto tempo fa".
"Cavolo, non me l'aspettavo.." sussurrò Edward appoggiando le mani al bancone e sorridendo, provando un certo effetto mentre osservava la ragazza rimettergli in ordine il bancone. "Sarei andato ogni sera in quel locale, se lo avessi saputo in tempo". 
"Lavoravo nel bar di un amico a Louisville. Mi mantenevo gli studi in questa maniera, anche se mio padre aveva messo via una grossa somma per me" disse Abby ridendo di gusto e fermandosi un momento a pensare, accorgendosi che ciò che stesse raccontando fosse avvenuto più di dodici anni prima, e scosse la testa tornando a guardarlo mentre si sentiva felice di iniziare a condividere con Edward alcune delle parti più importanti della sua vita. "Alla fine quei soldi li ho spesi tutti per corrompere la preside della scuola di mia sorella, che circa ogni settimana provava ad espellere Silver, dopo che nostro padre è morto". 
Edward aggrottò le sopracciglia e si sporse sul bancone con aria sorpresa, accennando un sorriso. "Quindi provieni dalla patria del Colonnello Sanders e hai salvato la carriera scolastica di Silver. Non mi hai mai raccontato queste storie". 
"Te le sto dicendo adesso, no?". Abby si fermò e lo guardò negli occhi con un sorriso divertito e poi tornò dall'altro lato del bancone, continuando a gettare le grosse quantità di birre vuote che i cacciatori avessero disseminato nel locale; presto sentí le mani di Edward avvolgerle le braccia e udí la sua voce intimarle di fermarsi perché non voleva che sbrigasse il lavoro al posto suo, accompagnandola di nuovo al bancone. 
Ma Abby scosse la testa e rise di gusto cercando di tranquillizzarlo perché le faceva davvero piacere dargli una mano, dato che lo avesse distratto per tutta la sera dal suo lavoro. 
Edward si ritrovò a spazzare con la scopa in giro per il locale raccattando tutte le briciole ed i rimasugli di patatine o di cibo che trovasse sul pavimento, mentre osservava la ragazza mettere a posto con un sorriso sulle labbra e gli lanciava un'occhiata di tanto in tanto. 
La osservò muoversi nel suo locale e Edward non riusciva a trovare niente di più sensuale; la sentí canticchiare una delle sue vecchie canzoni preferite che Edward riconobbe immediatamente e senza che lei potesse vederlo, si recò al vecchio jukebox che si trovasse in fondo alla sala e che non usasse da molto tempo. 
Quando le note di I remember you dei Skid Row si diffusero per la stanza, la vide girarsi di scatto verso di lui ed arrossire appena, dato che non si fosse neanche accorta di canticchiare quella canzone ad alta voce; rise di gusto con nervosismo mentre indietreggiava avendo capito le sue intenzioni quando lo vide avanzare verso di lei con aria divertita. "Ma che fai? Sta' fermo. Non ballerò con te!". 
Edward rise divertito e le si avvicinò, afferrandole le mani e tirandola più vicina a sé fino a far aderire i loro corpi. "Oh, si che lo farai. E sai perché? Perché questo potrebbe ancora essere un buon appuntamento ed il minimo che possa fare per recuperare è proprio farti ballare".
Abby sorrise divertita e si lasciò trascinare più vicina sentendo la sua mano grossa e robusta adagiarsi alla base della sua schiena proprio sopra i jeans, mentre con l'altra le afferrò la mano per iniziare a farla ondeggiare sulle note della musica che Abby stessa avesse scelto inconsapevolmente, facendola ridere di gusto. 
Guardò nei suoi occhi nocciola e sentì il proprio cuore battere più velocemente nel petto, così come percepí nascere dentro di sé l'imbarazzo mischiato alla voglia di avere di più e di conoscere Edward fino in fondo.
Rise divertita e abbassò lo sguardo, sentendo anche il suo respiro accelerare mentre gli stava così vicina.
"Perché ridi così? Ti prendi gioco di me, rossa?". 
Abby sollevò un sopracciglio e lo guardò con aria quasi sorpresa, ma presto tornò a sorridergli con dolcezza appoggiando la sua mano delicatamente sulla sua spalla lasciandosi guidare ed abbandonandosi completamente a quel ballo. "Non lo farei mai, bartender. Mi fido di te ed è esattamente qui che voglio stare". 
Il sorriso di Edward si accentuò sotto ai suoi lunghi baffi e assottigliò gli occhi decidendo di cogliere quell'occasione in cui fossero da soli per poterle parlare.
Si schiaría gola e chinò il viso verso di lei, giungendo ancora più vicino. "Mmmh, allora perché mi tieni ancora a distanza?".
"Ti ho fatto dormire nel mio letto, nella mia casa: non la definirei proprio distanza" rispose Abby distogliendo lo sguardo e mordendosi il labbro inferiore, sperando che il ragazzo lasciasse cadere il discorso senza indugiare troppo perché questo argomento l'agitava ancora parecchio. 
Edward notò il suo cambiamento d'umore e le fece fare una giravolta stringendole la mano, per poi attirarla nuovamente a sé con un sorriso carezzandole il fianco con delicatezza.
Di nuovo Abby si ritrovò troppo vicina al suo viso, sentendo la bocca asciugarsi per il nervosismo e deglutendo a fatica facendo scivolare lo sguardo sulle sue labbra rosse e carnose solamente per un istante. "Sai a cosa mi riferisco, rossa: tu hai chiuso il tuo cuore perché hai sofferto e hai paura che tutti ti faranno male o ti tradiranno. Ma io non sono così, ti proteggerò sempre". 
Abby sollevò lo sguardo fino ai suoi occhi e ascoltò le sue parole con attenzione, fermandosi completamente al centro del locale smettendo di ballare e sentendo gli occhi pungere; lo guardò attentamente negli occhi e sorrise sfiorandogli la guancia con la stessa dolcezza con cui lui la stringesse a sé. 
Sospirò mentre lo guardava e vide solamente una grande sincerità e un alto grado di accettazione, capendo in quel momento che Edward sarebbe stato disposto a ricoprire qualsiasi ruolo lei gli avesse chiesto di assumere nella sua vita. "Hai mai pensato che ti tengo distante perché forse mi piaci un po' troppo e che forse non voglio lasciarmi andare con te, perché non so cosa potrebbe accadere?". 
Edward accennò un sorriso divertito, iniziando nuovamente a condurla sulle note di quella canzone che ormai stesse giungendo al termine e l'avvicinò di più a sé facendo aderire i loro corpi. "È proprio questo il bello della vita: non sai mai cosa ti riservi il futuro. Per questo ci si dovrebbe sempre mettere in gioco". 
Abby cercò di mantenere il respiro più tranquillo possibile e capí quando Edward fosse bravo ed esperto con le donne; il modo in cui la sfiorava e come la guardava la stavano portando a perdere il controllo ed a far emergere ciò che realmente il suo cuore desiderasse. Ma la ragazza distolse lo sguardo dalle sue labbra e scosse la testa, osservando i suoi occhi scuri e pensando che se non avesse trovato il modo di uscire da quella situazione, probabilmente non ce l'avrebbe mai più fatta ad andare via. "Forse hai ragione Edward, ma non sono pronta per ..".
Avvicinò i loro volti con velocità senza darle neanche il tempo di realizzare ciò che stesse accadendo, quando si trovò le labbra del ragazzo pressate contro le sue, avvertendo la stretta sulla sua schiena divenire sempre più salda così come quella alla sua mano; contro ogni logica, Abby si era ritrovata a ricambiare quel bacio come se lo stesse aspettando da sempre e lo strinse di più dalle spalle, smettendo persino di sentire la musica della nuova canzone che il jukebox avesse messo autonomamente mentre tutto ciò che riusciva a percepire era il suo battito accelerato e quella perfetta armonia e pace che provasse ogni istante che passasse insieme a lui. 
Edward la baciò con dolcezza e delicatezza, ma allo stesso tempo con la stessa passione che ardesse dentro Abby esattamente come la prima volta che si fossero baciati fuori da quel motel, incontrandosi per pura casualità perché alloggiavano nello stesso motel; con le sue labbra e con le sue mani che vagavano per il corpo senza però forzare troppo la mano, Edward le fece venire voglia di scrollarsi di dosso i vestiti e smettere di reprimere l'attrazione fisica che avesse sentito nei confronti dell'uomo dal primo momento che lo avesse incontrato proprio in quel locale. 
Si allontanarono per tornare a recuperare un po' di fiato e aprirono gli occhi, scambiandosi una lunga occhiata ed un lungo sorriso. 
Per la prima volta, Abby non cercava gli occhi di Dean. 
Le sue mani, il suo corpo, le sue labbra. 
Per la prima volta, Abby vedeva davvero solamente Edward. 
"Dannazione, dovresti zittirmi più spesso così.." sussurrò Abby sorridendo ed avvicinandosi nuovamente al suo volto per baciarlo ancora, sentendo il sapore dell'uomo mischiarsi col suo mentre la stringeva di più a sé. 
"Dimmi solamente che stanotte sarai mia e ti prometto che ti zittirò così ogni giorno, rossa".
Abby accennò un sorriso divertito e lo guardò negli occhi con un po' di titubanza, pensando alle milioni di ragioni per cui quella fosse una cattiva idea e alle poche che invece le suggerissero di proseguire e andare avanti, ma alla fine guardando nei suoi occhi scuri capí di non essere più legata a Dean.
Capí di essere libera. 
Che trascorrere la notte con Edward non significasse fare un torto a qualcuno. 
"Sono troppo stufa per continuare a negarmi ciò che voglio davvero". Abby prese un lungo respiro mentre guardava nei suoi occhi nocciola e si fece coraggio, facendogli un enorme sorriso più convinto mentre gli si avvicinava nuovamente. "Si. Sono tua, Ed".
Abby vide un grosso sorriso nascere sul viso di Edward e solo in quel momento permise a sé stessa di notare quanto fosse davvero affascinante l'uomo che la stesse stringendo: la carnagione olivastra e gli occhi scuri che l'attirassero come una calamita dal primo momento, i capelli lunghi e ricci legati in una crocchia improvvisata le spalle larghe e possenti che adesso stringeva, il petto tonico e muscoloso come le braccia e ogni parte del suo corpo. 
Si accorse solamente in quel momento di quanto la stringesse forte a sé con delicatezza infondendole sicurezza. 
E fu come se lo vedesse per la prima volta adesso che era pronta.  
Si tuffò di nuovo sulle sue labbra e Edward la sollevò dalle cosce con agilità avanzando fino ad uno dei tavoli, facendola appoggiare con i glutei su di esso e sbilanciandolo, facendo cadere le bottiglie vuote e due bicchieri che si infransero al suono, facendoli ridere divertiti, per poi tornare a baciarsi famelicamente.
Abby si sentí immediatamente bene e per nulla in colpa fra le sue braccia. 
Si sentiva al sicuro, si sentiva desiderata come mai prima d'ora e non c'era nulla che avrebbe potuto rovinare quella serata insieme ad Edward. 
Sarebbe andata fino in fondo perché lo voleva. 
Desiderava Edward da impazzire e voleva passare ciò che restasse della notte insieme a lui.
Ciò che Abby non sapeva, era che proprio Dean fosse andato a cercarla proprio quella sera e avesse seguito il suo GPS perché non rispondeva alle chiamate; Sam aveva detto al fratello che Abby fosse andata a cercarlo prima che lui scendesse all'inferno ed ebbe la conferma che la ragazza avesse trovato Dean grazie ad un messaggio che lei gli avesse scritto. 
Dean conosceva bene Abby e sapeva che se avesse smesso di rispondere alle loro chiamate doveva essere unicamente perché lo avesse visto baciare Amara nel bosco e si fosse arrabbiata. 
Per questo aveva guidato velocemente per raggiungerla e spiegarle: era arrivato fino ad un bar mai visto prima su cui spiccasse l'insegna a neon ancora accesa di rossa con scritto Red Right Hand e stava per andare via perché le porte erano chiuse, ma aveva notato l'auto di Abby posteggiata non troppo lontana e si era avvicinato. 
Aveva spiato dalla finestra perché il suono di vetri infranti proveniente dall'interno giunse alle sue orecchie e si era preoccupato che qualcosa di brutto stesse accadendo: ma i suoi dubbi e la sua paura scomparvero quando udì delle risate complici. 
Dean si avvicinò ad una finestra e li vide baciarsi stretti mentre Edward se la caricava addosso stretta, ed Abby lo baciava con un grande sorriso. 
Dean rimase qualche istante ad osservarli scambiarsi quelle effusioni in modo complice e divertito, per poi vedere Edward tenere stretta Abby a sé, muoversi a tentoni verso le scale e sparire per salire al piano di sopra. 
Tutto ciò che riusciva ad udire era un forte crack, probabilmente provenire dal suo cuore che batteva ancora velocemente nel suo petto quando Dean realizzò in quel momento di averla davvero persa per sempre. 
Pensò che Abby avesse davvero deciso di andare avanti, stancatasi di aspettare.
Sentí il cuore battere forte ed il dolore crescere dentro di lui, e abbassò gli occhi lucidi. 
Dean si mosse lentamente verso la sua auto con il cuore a pezzi e accese il motore, rimanendo per qualche secondo in silenzio con lo sguardo ancora verso il locale, pensando che avrebbe potuto impedire che tutto ciò accadesse semplicemente palesando la sua presenza, ma decise di non interferire e colpí con forza il volante, per poi spazzare via l'unica lacrima solitaria che scese dai suoi occhi; uscí dal parcheggio velocemente, pensando che fosse davvero tutto finito e spinse il piede sull'acceleratore per andare via il più presto possibile da quel luogo. 
 
 
  
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