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Autore: Khailea    12/03/2023    0 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo: 
Jack
Daimonas 
Ailea
Khal 
Lighneers 
Zell 
Astral 
Lacie 
Hope 
Grace 
Milton 
Seraph 
Alexander 
Johanna 
Samantha 
Nadeshiko 
Ayame 
Ryujin
Yume
Cirno
Vladimir
Annabelle
Wyen
 
 
 
 
 
 
 
 
La musica rimbombava nelle orecchie di Ayame, l’alcol l’aiutava a rimanere dove si trovava, ed a non scappare dal belloccio con cui si era messa a parlare.
Era un tipo come tanti, aveva un bel faccino, corti capelli marroni ed occhi castani. Sembrava una brava persona, e parlava di cose comuni. Onestamente nulla di quello che diceva le importava molto.
Continuava a pizzicarsi le labbra, facendo il possibile per non incontrare lo sguardo di Lighneers.
Si sentiva tesa, chiedendosi cosa potesse star pensando di lei. Durante il ballo aveva cercato di avvicinarsi, ma lei era scappata.
Era ancora troppo presto per parlargli, non era pronta, le sarebbe sembrato troppo crudele dirgli come si sentiva dopo tutti i mesi passati ad inseguirlo.
… ma crudele per cosa? Non erano mai stati una coppia…
Una fitta di vergogna la colpì allo stomaco. Le persone avevano ragione quando dicevano che l’amore ti cambiava.
Forse era migliorata per certi aspetti, aveva costruito delle solide amicizie grazie al legame con Lighneers, ma dall’altra aveva tradito sé stessa.
Lei, che era stata corteggiata da decine di persone, aveva strisciato a terra umiliandosi per qualcuno che non l’aveva mai voluta.
Ayame non era questo.
Si pizzicò nuovamente il labbro, facendolo sanguinare. Lo sguardo passò dallo sfondo al ragazzo, poi gli afferrò la mano e lo trascinò via.
L’alcol l’aiutava ad ovattare tutti i pensieri che le correvano nella mente, anche quelli che pur sentendo faceva il possibile per ignorare.
-Ehi, dove vuoi andare?- chiese lui colto alla sprovvista.
La ragazza gli rispose solo quando ormai furono distanti. -Non ti va di divertirti?-
Lui sbatté le palpebre. Era impossibile che non ci avesse pensato, ma sembrava comunque preso in contropiede.
-Ecco… io pensavo di andarci piano…-
-Non sto cercando un ragazzo, ma una bella serata. Se non vuoi farlo non ti costringerò, sarebbe una cosa di una volta e basta.-
Il ragazzo annuì, grattandosi un braccio, prendendosi qualche secondo per pensare. -D’accordo…-
Ayame abbandonò il polso per stringergli la mano, e riprese a camminare verso la propria camera. Il cuore le batteva forte nel petto, e si sentiva tagliata a metà tra il desiderio di fermarsi e quello di farlo, per ottenere quello strappo definitivo che le serviva per ricominciare da capo.
Arrivati alla porta l’aprì velocemente con la chiave, chiudendosela alle spalle senza nemmeno accendere la luce.
Spinse il ragazzo, di cui non sapeva nemmeno il nome, sulla parete vicina, afferrandogli il volto con entrambe le mani insinuando la lingua nella sua bocca.
Sapeva di alcool e ghiaccio.
Lui la lasciò fare, accarezzandole i fianchi con le mani. Durante il bacio Ayame schiacciò il corpo contro quello di lui, strusciandovi contro prendendo a mordergli le labbra lasciandogli dei segni con le unghie sul petto e sul collo.
L’adrenalina e l’estasi del momento arrivarono presto. Aveva dimenticato come ci si poteva sentire: liberi, ed inebriati.
Era lei ad avere il controllo, e lo trascinò verso il letto senza smettere di baciarlo, facendo cadere entrambi sul materasso con una spinta.
Si sentirono i loro denti sbattere, ma non aveva importanza. Lui le slacciò rapidamente il costume, liberando i morbidi seni cominciando ad accarezzarli.
Chissà se poteva sentire il cuore continuare a martellare nella cassa toracica, o se riusciva percepire i suoi pensieri. Allungando una mano lei raccolse dal portafoglio lasciato sul comodino un preservativo, ed abbassandogli il costume rivelò la sua erezione.
Con un gesto rapido gli mise il preservativo, e sfilandosi anche l’ultima parte del costume si mise seduta sopra di lui, stringendolo nella mano e posizionandolo su di sé.
Forse era un bene che non avessero acceso le luci. Quelle che filtravano dalla finestra non erano sufficienti a mostrare le lacrime della ragazza.
Quello era il suo addio a Lighneers.
Emise un rantolio gutturale quando fece entrare completamente l’erezione dentro di sé. Sentì le lacrime spingere più forte per uscire, ma le ricacciò indietro cominciando a muoversi ritmicamente, concentrandosi solo sul proprio piacere.
Quella notte la vecchia Ayame sarebbe tornata.
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano forse le sei del mattino, o poco più tardi.
Lighneers non lo sapeva, e non gli importava più di tanto. Non aveva chiuso occhio, e gli allenamenti del professor Zero non centravano.
Non riusciva a togliersi dalla testa quel ragazzo che Ayame aveva portato via con sé.
Perché l’aveva fatto? Cosa avevano fatto? Dov’erano adesso?
Per le ultime due domande poteva essere semplice trovare una risposta, ma gli sembrava impossibile, non era da Ayame.
Forse aveva solo bisogno di un caffè, visto si era svegliato così presto poteva avere qualche possibilità di incrociarla e parlare con lei.
Gli sembrò una buona idea, almeno fino a quando uscendo dalla porta non si aprì anche quella della ragazza.
A pochi metri da sé Lighneers si ritrovò di fronte lo stesso ragazzo di ieri sera, collo e petto ricoperto da segni rossi, ed alle sue spalle Ayame con solo una lunga canottiera.
I capelli di lei erano scompigliati, il trucco sbavato, e sotto non indossava nemmeno il reggiseno.
Lo sconosciuto si bloccò dalla sorpresa per qualche secondo, poi abbozzò un sorriso imbarazzato. -Ehm… giorno…-
Lighneers non rispose, il che contribuì a mettere l’altro a disagio. Guardò Ayame, che non disse nulla, ed intuì fosse meglio andarsene.
Salutandola con un sussurro si allontanò nel corridoio, lasciando i due soli.
Ayame lottò per trattenere il tremore al labbro inferiore, e si chiuse nelle sue braccia, ma non si mosse. Lighneers era ancora immobile di fronte a lei.
Fu la ragazza a rompere quel silenzio che era entrato nel cervello del ragazzo, punzecchiandolo come migliaia di piccoli aghi. -M-mi… mi dispiace… per averti lasciato solo, quella notte. Quando sei stato male…-
Lighneers a malapena la sentì, non riusciva a connettere quanto era appena successo. La mente era completamente vuota.
Il modo in cui restava fermo a guardarla mise ancora più in difficoltà Ayame.
Non voleva che lo scoprisse, non così, eppure se ci pensava sapeva che quella vergogna era insensata.
Non stavano insieme, poteva fare sesso con chi voleva, non doveva più aspettare qualcuno che non la cercava, anche se era Lighneers.
-… possiamo restare amici?-
Amici? Voleva che rimanessero amici?
Quindi non aveva scoperto la verità su di lui, credeva solo che si fosse sentito male.
Però… questo significava che era comunque fuggita quando credeva che avesse bisogno di aiuto? Ed aveva appena fatto sesso con uno sconosciuto dopo averlo ignorato per giorni?
-Certo…-
La risposta arrivò senza che nemmeno lui se ne fosse accorto, e lei abbozzò un sorriso.
-Io… andrò a sistemarmi. Ciao.-
Ayame richiuse rapidamente la porta, ma Lighneers faticò per ancora una manciata di minuti a muoversi.
Sentiva il corpo pesante, e la mente vuota.
Riuscì a ritrascinarsi in camera, senza l’intenzione di uscirne tanto presto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Era almeno la decima volta che Jack contava i soldi che aveva guadagnato in quei giorni, più alcuni risparmi che aveva deciso di utilizzare, ed i conti non cambiavano mai.
Aveva abbastanza soldi per comprare il regalo a Daimonas.
Quando finalmente lo realizzò fu sul punto di lanciarsi giù dal letto per urlare come un ossesso, ma si trattenne ben sapendo che l’udito di Daimonas quasi certamente lo avrebbe sentito.
Era ancora prestissimo, se partiva subito poteva tornare al resort in giornata, ma prima avrebbe dovuto andare da Astral per avvertirlo che se ne tornava a Rookbow.
Aveva bisogno di qualcuno che gli coprisse le spalle, ed il ragazzo si era sempre dimostrato disponibile nei suoi confronti.
Affacciandosi oltre l’uscio della porta si assicurò che non ci fosse nessuno in circolazione, e camminando sulle punte dei piedi raggiunse la camera di Astral, bussando un paio di volte.
Non ricevendo alcuna risposta decise di chiamarlo al cellulare, non potendo certo alzare la voce in mezzo al corridoio, ma gli servirono comunque almeno un paio di tentativi prima che l’altro rispondesse.
-Mmh… dimmi…-
-Sono qui fuori.-
Riagganciando, Jack contò sul fatto di averlo incuriosito abbastanza da farlo alzare dal letto.
Passarono altri minuti, e proprio quando il ragazzo era sul punto di chiamarlo di nuovo Astral aprì la porta, in mutande e con il sonno che si leggeva benissimo nonostante la maschera.
-Che vuoi…-
-Ho i soldi per il regalo, ma ho bisogno che mi corpi per la giornata. Daimonas non deve accorgersi che sono tornato a Rookbow.- spiegò frettolosamente Jack, e con i soldi in tasca corse verso le scale. -Grazie, ti devo un favore!-
Dal suo punto di vista, aveva già perso abbastanza tempo, per questo non aspettò la risposta di Astral, al quale servirono un paio di secondi per capire cosa fosse successo.
-Poteva mandarmi un messaggio…-
 
 
 
 
 
 
 
 
Per una volta Daimonas si concesse di indugiare nel letto, rimanendovi a lungo anche dopo essersi svegliato. Le coperte erano calde ed i cuscini morbidi. Erano stati giorni tanto piacevoli anche grazie a quei dettagli.
La sua mente era calma, ed anche Wyen nell’altro letto riposava serena. Aveva preso un libro al negozio vicino, in modo da aiutarsi a passare il tempo. Non aveva particolari preferenze di lettura, ma da quando era andata via dal castello del padre leggeva soprattutto di libri storici e geografici.
Aveva provato anche a prendere delle riviste nel tentativo di conoscere meglio gli usi di quel mondo, ma le informazioni all’interno di queste ultime non le avevano dato nulla di utile, riguardavano più che altro offese e sproloqui su persone che nemmeno conosceva, e si era trovata a disagio nel continuare a leggere, perciò le aveva restituite.
Gli umani provavano un tale interesse per le vite altrui? Ed era così comune parlare male degli altri?
Non aveva fatto queste domande a Daimonas, anche se il fratello le aveva ripetuto più volte che poteva chiederle qualsiasi cosa liberamente, temeva che fare domande scomode sugli umani l’avrebbe messa in cattiva luce ai suoi occhi.
Se tutto ciò che vedeva in loro era negativo, forse avrebbe pensato che era proprio come il loro padre, e l’avrebbe mandata via…
-“Tuo fratello ti vuole bene. Non lasciare che le paure ti controllino”.-
Come sempre, Armonia arrivava al momento giusto per tranquillizzarla, e riportarla con i piedi per terra.
Non doveva paura di chiedere, per quanto le sembrassero domande scomode.
Posando il libro sul comodino, Wyen guardò l’ora dal cellulare che Daimonas le aveva regalato.
Erano le dieci e mezza del mattino. -Vuoi scendere per fare colazione?-
-Mmh… forse. Gli altri probabilmente saranno già tutti in spiaggia.- annuì il ragazzo, mettendosi a sedere.
Per abitudine si passò una mano tra i capelli aspettandosi un intrigo di nodi, ma erano talmente corti che non ce n’erano quasi. -Hai fame?-
-Un po’. Non mi dispiacerebbe prendere un thè. Se vuoi stare nel letto, posso portartelo in camera.- si offrì gentilmente Wyen.
-No, non preoccuparti. Ho poltrito abbastanza. Andiamo pure.-
Come per i giorni precedenti avrebbe indossato un costume da bagno ed una maglietta a maniche corte.
All’inizio aveva pensato di nascondere la coda e di fare qualcosa per le corna, ma si era subito fermato. Lacie gli diceva sempre di non permettere che il giudizio altrui influisse sui suoi comportamenti, e voleva renderla fiera, inoltre, per quanto ammetterlo gli lasciasse l’amaro in bocca, il tempo al castello l’aveva cambiato, forse addirittura in meglio.
Una volta pronto, vedendo Wyen con uno dei vestiti comprati da Nadeshiko e Yume, ovvero un paio di pantaloncini che arrivavano sopra al ginocchio ed una canotta con sopra la maglia a rete usata i giorni scorsi, andò verso la porta, aspettandosi di trovare il corridoio vuoto.
-Buongiorno Daimonas! Stavamo proprio per bussare.-
Quasi facendolo sobbalzare, Hope gli si parò davanti non appena la porta fu aperta.
Assieme a lei c’erano anche Alexander, serio come al solito, e la piccola Sammy, che salutò entrambi con un enorme sorriso. -Buongiorno!-
Wyen, alle spalle del fratello, era sorpresa quanto lui.
-Buongiorno, ci stavate aspettando?- chiese il ragazzo.
-Oh no, siamo appena usciti dalle camere. Vi va di fare colazione insieme?-
-Certo, stavamo giusto per andare.- annuì Daimonas, seguendoli nel corridoio.
-Allora, la vostra stanza come è? La nostra è fantastica, abbiamo un letto gigantesco!-
-Anche i nostri sono molto comodi, e ad una piazza e mezzo. Vero Wyen?-
-Sì, sono molto confortevoli.- confermò la sorella.
Evitò di fare commenti sul fatto che Alexander ed Hope, nonostante fossero una coppia non sposata, dormissero nella stessa camera.
Ormai le era duramente chiaro che molte dei suoi canoni e credenze non combaciassero con quelli delle altre persone, e non voleva apparire sempre come una persona chiusa di mente.
Era meglio tenersi quelle cose per sé, comprendendo di non potere controllare quello che pensavano e facevano gli altri, ma questo valeva anche viceversa.
La domanda su che genere di persona le piacesse le rimbombava ancora in testa, perché in quel mondo così aperto poteva benissimo capitare prima o poi che qualcuno provasse un interesse fisico nei suoi confronti, e che lei sentisse lo stesso, ma se pensava all’individuo in questione non c’era altro che una pagina bianca nella sua mente.
Non sapeva né a chi sarebbe potuta piacere, né chi le poteva piacere.
-La mia camera è talmente spaziosa che potrebbero dormirci tutti! Si potrebbe fare un pigiama party!- esclamò Sammy felice.
Johanna aveva già fatto un sacco di foto alla loro camera, ed entrambe la sera giocavano a rincorrersi o fingendo che il pavimento fosse lava.
-Ooh sarebbe fantastico! Però non penso che possiamo dormire tutti nella stessa stanza, il resort non credo lo permetterebbe.-
Di questo Wyen ne era grata.
Non sapeva cosa fossero di preciso i pigiama party, ma da quanto aveva intuito una parte di essi riguardava varie persone che dormivano in una stessa stanza, e per quanto probabilmente non avrebbe avuto problemi a farlo con altre ragazze era diverso se la situazione comprendeva anche i ragazzi.
Se l’avessero invitata ad un evento simile, con ogni probabilità per evitare di essere additata negativamente, avrebbe detto di sì, ma come minimo non avrebbe chiuso occhio e sarebbe stata molto lontana da qualsiasi presenza maschile ad eccezione del fratello.
-Comunque, se avessi uno di quei letti a casa probabilmente non mi alzerei più ahah.- disse allegra Hope.
Alexander subito intervenne. -Se vuoi posso trovare la ditta che li produce.-
-Oh! Puoi trovarlo anche per me!- gli chiese Sammy alzando una manina, Hope invece scosse la testa.
-Non preoccuparti, sono affezionata al mio letto.-
Il ragazzo annuì, anche se dispiaciuto.
Hope non gli chiedeva mai di comprarle qualcosa o di viziarla, ed ogni volta che le proponeva simil regali lei rifiutava.
C’erano volte in cui temeva che i suoi rifiuti dipendessero dal fatto che non lo amava, ed altre che invece fosse lui a non saperle dimostrare il suo amore.
I quattro continuarono a camminare fino a quando non raggiunsero le scale, e scendendo si lasciarono le porte del corridoio alle proprie spalle.
Pochi secondi dopo, quasi tutte si aprirono.
-Caspita, cominciavo a credere che Daimonas non sarebbe mai uscito dalla sua camera.- sbuffò Nadeshiko annoiata. -Non è che mi andava tanto di trascorrere tutto il giorno in camera.-
-Occhio a quello che chiedi, perché potrebbe avversarsi.- replicò Vladimir, irritandola.
-E che cavolo vorrebbe dire?-
-Che ora dovremmo trascorrere tutta la giornata standogli dietro.- le spiegò Ayame.
-Se non volete dare una mano potete anche farvi i fatti vostri.- disse acida Seraph, irritata dalla poca empatia che quelle due avevano.
-Ehi, abbiamo detto che avremmo dato una mano!- rispose Nadeshiko offesa, venendo subito zittita da Ailea.
-Sssh! Fate piano, o Daimonas ci sentirà!-
Tutti rimasero in silenzio per qualche secondo, per accertarsi che il ragazzo non tornasse improvvisamente indietro per controllare cosa stesse succedendo.
Quando la via fu libera cominciarono ad uscire.
-Non potevamo chiedere una mano anche a Wyen però? Il suo aiuto ci farebbe comodo.- chiese Milton ancora sussurrando.
-Però avrebbe dovuto mentire al fratello, e magari non se la sarebbe sentita di mantenere il segreto.-
Johanna aveva ragione, non conoscevano ancora Wyen abbastanza bene da fidarsi di lei, anche per cose tanto piccole, e non sapevano se le loro richieste l’avrebbero messa a disagio visto doveva ancora abituarsi a tante cose della sua nuova vita.
-Le spiegheremo tutto al momento adatto nya.- disse Lacie positiva della cosa, anche se non tutti erano d’accordo.
-Per ora procediamo con il nostro piano e basta.- rispose Khal accennando ad un sorriso, che irritò solamente la ragazza.
Ora più che mai, visto aveva detto così, voleva dire tutto a Wyen.
Alla fin fine, solo Astral alla fine era stato incaricato da Jack di tenere occupato Daimonas, ma il ragazzo aveva saggiamente deciso di condividere il compito con gli altri.
-Allora, sapete tutti cosa fare?- chiese conferma Astral.
-Sì, abbiamo tutti i nostri compiti.- annuì Zell.
-Per il momento, aspettiamo che Hope, Alexander e Sammy rubino quanto più tempo possibile a Daimonas.- disse Ryujin.
-E aspettiamo il ritorno del suo ragazzo.- ridacchiò Yume, riferendosi a Jack.
-Non gli portare sfortuna, Daimonas non ha ancora detto sì!-
-Così la fai sembrare come una proposta di matrimonio Cirno.- rise Annabelle, ma in fin dei conti la situazione per il povero Jack era altrettanto importante.
Una sola parola di differenza avrebbe potuto cambiare tutto.
 
 
 
 
 
 
 
 
Grace era sveglia da parecchie ore, ma si rifiutava di guardare l’orologio. Un nodo le stringeva lo stomaco dandole quasi la nausea.
Odiava sentirsi così, come una bambina che ha paura di dire al padre che ha preso un brutto voto, ancora incapace di confrontarsi con un adulto.
Aveva appena diciotto anni, era tutto tranne che un adulto, ma era capace di tenere testa anche a persone di sessant’anni, e di fare valere le proprie opinioni.
L’aveva già fatto anche con il padre, ma in quei casi nessuno dei due era stato mai molto “adulto”.
Ricordava quando le insistenze del padre sul genere di scuola che avrebbe dovuto seguire, e su che futuro doveva puntare ad ottenere, avevano cominciato a starle strette. Ricordava di come aveva cominciato ad esplorare nuove possibilità, ed ogni volta lui le etichettava come sciocchezze, cose frivole che sarebbero passate, o addirittura inutili e che l’avrebbero solo portata a rovinarsi una vita.
Una vita che però, Grace cominciava a non sentire più sua.
Il rancore, l’amarezza e la rabbia avevano cominciato ad accumularsi dopo ogni discussione, i momenti di pace erano diventati sempre meno, ed anche solo stare nella stessa stanza con lui la mandava su tutte le furie.
Riusciva quasi a sentire i suoi pensieri, i suoi giudizi perforarle la schiena.
Sapeva da parte sua di avere qualche colpa, durante i litigi aveva detto delle cose di cui si pentiva profondamente, ed a cui non voleva pensare.
La notte prima il sonno si era rifiutato di arrivare, e così aveva praticamente trascinato Nate nella sua camera per giocare a qualche gioco di società, come Cluedo o Monopoli.
Avevano fatto decine di partite, finché il fratello non era crollato sul letto. Lei l’aveva lasciato dormire, ed accoccolandosi accanto a lui era riuscita a prendere sonno.
Naturalmente la sveglia era arrivata fin troppo presto, ed in quel momento Grace stava scorrendo le pagine sul suo telefono per ammazzare il tempo, lasciando Nate dormire.
Le aveva detto che sarebbe stato con lui quando avrebbero parlato con il padre, ed a cena l’aveva avvisato che Grace voleva parlarle, ora però la ragazza si sentiva in colpa a chiederle una cosa simile.
Era felice che la supportasse e rimanesse al suo fianco, ma non poteva combattere tutte le sue battaglie tenendolo per mano.
Doveva crescere, ed essere così anche da esempio ai suoi fratelli minori. Non avrebbe permesso al padre di trattarli allo stesso modo in cui aveva trattato lei, ed avrebbe fatto di tutto per insegnare ai due a combattere.
Concentrandosi su pensieri simili però, lo sapeva bene, non faceva altro che aumentare la rabbia dentro di sé, partendo prevenuta sulla conversazione nella convinzione che tanto il padre non sarebbe mai cambiato, ed aveva promesso a Nate di dargli una possibilità.
Sospirò, sentendo la pancia brontolare.
Era il momento di fare colazione.
Senza svegliare Nate si alzò infilando le pantofole ai piedi, ed aprendo delicatamente la porta si avviò verso la cucina, trovandovi seduto a tavola il padre, anche lui in pigiama e con una tazza di caffè tra le mani.
-Buongiorno.- sorrise lui, imbarazzato, cercando di sistemarsi la zazzera di capelli rossi.
Grace abbassò gli occhi un attimo, tentata di tornare indietro, ma rimase ferma.
-… buongiorno.-
   
 
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