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Autore: LadyG    12/09/2009    2 recensioni
Ogni essere umano è fatto per portare le proprie croci addosso, Hinata Hyuga la sua l'ha gettata. Nata mussulmana e violentata all'età di tredici anni, e stata ripudiata e spedita all'estero dal padre per lavare la vergogna, mentre la sorella minore, rimasta incinta in seguito allo stupro, sparisce misteriosamente. Richiamata nella sua città natale quattro anni dopo, dovrà integrarsi in un liceo, affrontando pregiudizi, suoi e altrui, pettegolezzi e malignità. Riesce a sopportare tutto questo solo grazie alla musica, e tramite quella troverà una protettrice Sakura Haruno, decisa a far accettare la giovane alle due amiche, Ino e Tenten, per oscuri motivi personali. Dovrà riallacciare i legami con il cugino, Neji, e con un mondo, quello mussulmano, che è decisa a lasciarsi per sempre alle spalle. Si innamorerà di Naruto Uzumaki, con il quale da un lato supererà il trauma dello stupro, mentre dall'altro dovrà fare i conti con il cristianesimo e suo padre. E quando un misterioso bambino comparirà dal nulla, chiamando Hinata mamma, e un uomo venuto dal passato tornerà a tormentarla, la ragazza comincerà a lottare per la sua libertà. Paring principali: NaruHina, SasuSaku (crack paring, lui partirà T-T), Inoshika, NejiTen(crack paring). Accenni di: KibaKarin, GaaraKarin, TemShika, SaiIno, PainKonan, Itachi e chi si vedrà. Spero Gradiate LadyG, è un piccolo e un po' mal riuscito omaggio alle donne e alla musica.
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La musica esprime ciò che non può essere detto e su cui è impossibile rimanere in silenzio.

Victor Hugo




Un piede avanti all'altro. Camminare è facile, spiegare il movimento, il meccanismo, un po' meno. É un gesto che viene spontaneo, qualcosa di profondamente radicato dentro di noi. Ma a volte nella vita, le persone smarriscono la strada. Vanno avanti incespicando nel buio, e tutto perde spontaneità. Per Hinata Hyuga non era facile camminare. Non ricordava più le regole, i principi, i sentimenti. Le gambe rigide, si muovevano contro voglia. Seguivano un imposizione ben chiara, ma venivano frenate dalla totale mancanza di desiderio. Le luci magiche e accattivanti della notte scemavano, insidiate da quella pure e genuine della mattina che deleiniavano, magicamente, una nuova strada immersa nella luce. Eppure era così dannatamente difficile avanzare. Un passante la urtò, e lei si scostò, come bruciata.

Mi hai fatto male.” urlò”Malissimo.” Sotto la frangetta scura, gli occhi si appannarono. L'uomo, imbalsamato in un elegante completo grigio, si ritrasse, spaventato. Tuttavia, non ci mise molto a recuperare il self control.

Scusi” Buttò lì, girandosi e proseguendo. Hinata restò immobile, fissando le auto che sfrecciavano sull'asfalto. Avrebbe trovato la forza di continuare a camminare? Alzò lo sguardo. L'aria mattutina le entrava nei polmoni, invadendoli, ghiacciandoli. Lasciandola senza fiato. Doveva solo arrivare a scuola, entrare, seguire le lezioni, e uscire. Doveva soltanto fingersi normale. Un uomo, una volta le disse che la sincerità è tutto, una volta imparata a fingerla tutto il resto è facile. Lo stesso valeva per la normalità. Tutti hanno dei problemi, dei segreti. Lei non faceva eccezione. Impiegò molto tempo per raggiungere la scuola. E altrettanto per decidersi a varcarne la soglia. Poteva solo sperare di riuscire in quello per cui si era esercitata per anni, essere invisibile.





Mi stia attentamente a sentire Uzumaki. Veda di tenere un comportamento consono quest'anno, sia nei confronti dei docenti, che con gli altri alunni. Non sarò avvezza a sopperire ad altre sue mancanze, sono stata chiara?”

Mhh” mugugnò il ragazzo, le mani nelle tasche dei pantaloni, e lo sguardo volutamente rivolto fuori dalla grande finestra della presidenza. Non sembrava molto pronto a collaborare, e neanche colpito dalle parole della donna. Affrontava una routine. Ogni maledettissimo primo giorno di scuola, era convocato in presidenza.

Signor Uzumaki, vorrei ricordarle che lei è un semplice studente nel nostro prestigioso istituto, e nonostante suo padre tenga molto alla sua educazione, se non migliora il rendimento...quella è la porta.” Il biondo fissava la donna ostentando indifferenza, spostando il peso del suo corpo da un piede all'altro. La preside, sospirò e congedò con un cenno il ragazzo. Lui esitò, poi allungò la mano tentando di afferrare le caramelle in bella mostra nella bacinella d'argento sulla scrivania di mogano, ma la donna li schiaffeggiò la mano. Naruto fece una smorfia, e borbottando sottovoce uscì, sbattendo pesantemente la porta. Una ragazza si ritrasse spaventata. Mingherlina, cerulea, avvolta in una felpa troppo grande, pareva un topolino spaventato. Forse fu proprio la sua insolita fragilità,ad attrarre inizialmente lo sguardo curioso di Naruto Uzumaki. Pareva sul punto di rompersi. Ma pian , piano gli occhi del ragazzo raggiunsero il suo viso. Si persero uno nelle profondità dell'altra. Il cielo infinito di Naruto, aveva scoperto le nuvole. Non c'era un perchè, e neanche un quando. Lei non aveva ancora razionalizzato, non sapeva di guardarlo. Eppure lo faceva. Ne lui capiva come poteva desiderare qualcosa con una tale intensità, qualcosa di cui ancora non riconosceva ancora l'esistenza. La voce inespressiva della preside risultò un facile appiglio per ritornare alla realtà.

Signorina Hyuga prego, si accomodi.” Lui proseguì senza voltarsi. Hinata si ritrovò a pensare di essersi immaginata tutto.





Ino ascoltava l'i-pod, appoggiata alla finestra. Scuoteva la lunga chioma bionda a tempo di musica, consapevole di mettere a risalto la sua figura. Si perdeva nella musica. Seconda ora: test d'ingresso di matematica. Sinceramente? Ecchisenfrega. Sakura, seduta a un paio di banchi di distanza, ripassava frenetica. Il libro aperto sulle ginocchia, la penna in mano e gli occhi cerchiati. Si mordeva frenetica il labbro, picchiettando con il piede sul pavimento. La sua mente era un groviglio intricato, simile al nodo di Gordio, di formule, teoremi, più e meno. A fianco a lei, Kiba, un ragazzo dai lunghi capelli arruffati la supplicava di aiutarlo. Ino ripose elegantemente l'i-pod nella tasca dei jeans,e si avvicinò ai due.

é inutile che la supplichi Kiba. Ora come ora potrebbe anche scoppiare la terza guerra mondiale, non si accorgerebbe di niente. A meno che” La bionda si accostò all'amica, e le sussurrò sibillina all'orecchio “Guarda c'è Sasuke-Kun” . Sakura alzò di scatto la testa dal libro, affrettandosi a sistemarsi alcune ciocche di capelli rosa dietro le orecchie. Chiunque avesse avuto un po' di pietà per quel povero cuore innamorato, le avrebbe risparmiato una simile atrocità. Nessun ragazzo dallo sguardo di fuoco. Nessuna fonte di riposo per quegli occhi stanchi. Nessuna fine per quella dolce pena. E piano piano i battiti rallentarono. Sakura si alzò in tutto il suo metro e settanta, pronta a fronteggiare Ino. Il libro cadde a terra, chiudendosi.

Quando diavolo la finirai? A me non interessa minimamente quel borioso, attaccabrighe, opportunista , don giovanni, cretino, stupido, insopportabile, moccioso!” esclamò brandendo il pugno.

Chiaramente” ribattè l'altra. “ lo consideri meschino e ipocrita, no?”

Ovviamente”

Fastidioso e inutile.”

Si”

Non soffriresti minimamente se sparisse dalla faccia della terra.”

Secondo te?”

E saresti felice se lui si mettesse con una ragazza altrettanto stupida.”

No! Assolutamente no! Lui non può, perchè...”arrossì, i brillanti occhi verdi a disagio “perchè” farfugliò, incapace di proseguire.

perchè ti piace, lo capirebbe anche un idiota. Vero Kiba?” Il moro annuì, poi , colto il significato della frase s'inbronciò. Ino li corse dietro facendo le fusa, al fine di farsi perdonare. Sakura sospirò, sarebbe stato inutile continuare a protestare. Si chinò per raccogliere il libro e una volta afferratolo, ancora piegata, tentò di ritrovare la pagina dell'ultimo teorema di Fermat.

Si ripassa eh?” la rosa si alzò di scatto, con un sorriso incerto stampato in faccia .

Ten. Come stai?” Mentre Ino era del tutto priva di difetti, quindi poteva piacere o non piacere ma restava innegabilmente bella, Sakura era il tipo di ragazza carina che più la guardi più la trovi piacevole. Tenten invece risultava alquanto banale, intrappolata in un corpo da bambina, si mascherava da maschiaccio. Essendo l'unica cinese della classe, veniva percepita, e si comportava, come una diversa. Eppure le bastava sorridere per sembrare molto più bella delle sue compagne di classe. Fuochi artificiali gli esplodevano negli occhi, e tutto di lei, con lei, rideva.

Sopravvivo. Anche se non sono molto preparata, consigli?”

fare sega?” buttò lì Shikamaru passando.

Buongiorno Nara, come stai? Io bene, grazie per l'interessamento, tu?” Ino si era materializzata dal nulla vicino alle due compagne di classe. Il ragazzo non la degnò di uno sguardo, si diresse seccato al suo banco. In fondo all'aula vicino al muro. Il posto perfetto per dormire. Shikamaru Nara. Diciotto anni. Ripetente. Interessi: di sicuro non i contatti umani.

sei di buon umore eh Ino? Comunque Sakura non è che magari potresti suggerirmi? Ti faccio la faccia pucciosa...”

ahah, tranquilla Ten. Vi aiuto io. Come al solito.”

Non capisco perchè vi preoccupate tanto, è solo un test.”

Tu stai tranquilla Ino vero? A te basta fare un sorriso al professore Asuma che quello ti da otto. Ma io non ho i tuoi begli occhietti. “ la cinese sorrise sconsolata, mentre la bionda si pavoneggiava. Kiba osservava le tre ragazze divertito, mentre Shikamaru frugava nello zaino alla ricerca di un accendino.

Hey Nara, mettere un po' d'ordine in quella cartella?” Un ragazzo dagli arruffatissimi capelli rossi entrò nell'aula lanciando un pacchetto di fiammiferi all'amico. Gaara. Al suo fianco c'era l'idolo di tutte le componenti di sesso femminile del liceo. Il taciturno, silenzioso, scorbutico e misterioso Sasuke Uchiha. Sakura seguì con la coda degli occhi tutti i movimenti del giovane. Lo vide lanciare la cartella verso il banco vuoto nell'ultima fila, vicino alla finestra, avanzare con le mani in tasca verso gli amici e rubare la sigaretta a un quanto rassegnato Shikamaru. Non degnò le ragazze di un solo sguardo. Nara se ne accese un altra, offrendole a gli altri ragazzi. Ino si stacco dalle due compagne di classe e con sguardo di sfida, lentamente, ne sfilò una anche lei. Gaara la salutò sorridendo, rivolgendo un cenno pure alle altre due rimaste in disparte. Seguivano il freddo Sasuke Neji e Sai, che parlavo tranquillamente. Mentre il primo fu letteralmente aggredito da un disperato Kiba, speranzoso di ricevere consigli utili per il compito incipiente, il secondo si fermò a parlare con Tenten e Sakura, subito raggiunte da Ino, raggiante per l'arrivo di uno dei più bei ragazzi della scuola. Sai era il cugino di Sasuke, ma a parte il cognome, determinati tratti somatici, gli occhi e i capelli scuri, la pelle diafana, non condividevano nulla. Ne interessi, ne modi di fare. Pur avendo ricevuto un educazione strutturalmente simile, ragionavano in maniera diversa. Sai era la versione cortese e simpatica di Sasuke. Ma il secondo era molto più affascinante.

Dov'è Naruto?” chiese Gaara, guardandosi intorno. Nara alzò le spalle, infilandosi le cuffie dell'i-pod per coprire il rumore delle risate delle ragazze.

In presidenza, come al solito” Ghignò Kiba.

strano che quest'anno non abbia convocato anche te e Sasuke, no?” Neji non sbagliava. Il trio d'oro della presidenza, al quale aveva ottimi requisiti per essere annesso anche Shikamaru, era composto da Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha e Kiba Inuzuka. I tre ragazzi più problematici della scuola. Non che i loro rendimenti fossero sotto la media, anzi, ma i loro atteggiamenti nei confronti dei docenti e degli altri compagni erano spesso fonte di preoccupazione per la preside. Di solito venivano tutti convocati per una bella lavata di capo il primo giorno, ma quest'anno a due di loro era stata risparmiata la paternale. Cosa di cui in fondo erano profondamente grati.

dammi tempo Neji. La scuola è appena iniziata. Un paio di mesi e la presidenza sarà la mia seconda casa. “ esclamò sicuro Kiba.

Si, e vanno fiero.” ribattè il primo”comunque vuoi che te la spiego o no il teorema di Fermat?”

Sasuke scosse il capo, provocando l'interruzione della catena di anelli di fumo che stava facendo. In quel momento avvertì un lieve pizzicore alla nuca, come quando si sentiva osservato. Attraversò con lo sguardo la classe, incrociando due attenti occhi verdi. Sakura Haruno. Lei si girò di scatto, iniziando a parlare concitatamente con Sai. Anche Tenten l'osservava, sorridendo. Lui le fece l'occhiolino e lei rise divertita. Era la sua migliore amica. In quel momento entrò il professore . Sasuke, veloce, spense la sigaretta sotto il banco. Nara lo imitò sbadigliando, mentre Gaara lo aiutava a levarsi le cuffie. Il docente sistemava il registro, e gli ultimi alunni riluttanti prendevano posto ai rispettivi banchi. Karin entrò di corsa. Era sempre in ritardo quella ragazza. Neji chiuse il libro elegantemente, sedendosi impettito al fianco di Sai. Si guardò intorno. Gaara e Tenten. Kiba e Shikamaru. Karin e un tizio nuovo con un orrendo taglio di capelli. L'Haruno e Ino. Dove cazzo era Naruto?






Stava fermò, appena più indietro della soglia della porta. Masticava una gomma, e guardava i suoi amici. Ino era sempre divina, fin quando non apriva bocca. Sakura, beh, assolutamente niente da dire sul suo sedere. Lo fissava spudoratamente mentre lei, ignara e piegata, estraeva dalla borsa il diario. Tenten non era niente di che, begli occhi, di Karin invece li piacevano solo le mani, ma entrambe avevano grinta da vendere. Si tutto sommato sarebbe stato un anno interessante. Si scompigliò i capelli ed entrò, biascicando un buongiorno. Il professore l'avrebbe ripreso volentieri, ma non gli andava di iniziare male l'anno scolastico. Così lasciò correre. Naruto fece il giro della classe, come fosse un eroe che torna vittorioso dal fronte. Cesare Augusto in persona non avrebbe saputo fare di meglio. Sorrise a Neji e Sai. Diede due sonore pacche sulle spalle di Gaara e Shikamaru, l'ultimo dei due sussultò. Diavolo, si era appena addormentato. Il biondino ghignò. Diede il cinque a Tenten, un bacio sulla fronte a Ino, un buffetto sulla guancia a Karin e tenne Sakura per ultima. Le scompigliò affettuosamente i capelli, mentre lei protestava e lo minacciava con il pugno alzato. Dio come l'era mancata. Se la bellezza aveva un nome, portava di sicuro quello di Sakura. Solo amici. Li sarebbe andato bene, per un po'. Rivolse un cenno a Kiba che in risposta li lanciò il pacchetto di sigarette di Nara, finito non si sa come in suo possesso. Il professore sembrava trovare il registro dannatamente interessante. Infine si sedette accanto a Sasuke. Non si dissero niente. Non c'è n'era bisogno. Si conoscevano dalle elementari, e tra un pugno e un insulto, erano cresciuti insieme. Naruto era sicuro che sarebbero anche invecchiati insieme.

Passate belle vacanze?”

Sicuro, e tu?”

Mare. Brasile. Giappone. Tutta l'estate con mio fratello, mio cugino e un idiota di cui non ricordo il nome...qualcosa come Uzumaki, forse?” Il biondo rise.

ciao Saske, quanto tempo...”

Eh, già “ ribattè l'altro con aria mesta. Ma dentro di se il suo cuore rideva.





Due ore. Trentacinque minuti. Ventotto secondi. Di lezione. Di raccomandazioni. Di battutine. Di parole vuote. Di rumore. Di silenzio. La classe. Hinata Hyuuga. Ed eccola lì. La terza, contando dalla fine del lunghissimo corridoio. La seconda, partendo dall'inizio. Quanti metri mancavano alla sua fine? Perchè continuava a camminare? Non lo sapeva. In quella classe c'era suo cugino. Il ragazzo dei suoi ricordi d'infanzia, quello con cui inseguiva le farfalle. Erano quattro anni che non lo vedeva. Non sapeva neanche più quale fosse il suo aspetto, era un bene. O forse un male. La preside si fermò. Quasi non le cadde addosso. Brava, fatti riconoscere il primo giorno. Arrossi. Diventa invisibile. Diventa invisibile. Cosa che le riuscì stranamente facile. Dalla seconda classe dall'inizio del corridoio uscivano urla disumane. Rabbrividì. Signore, non ho già patito abbastanza? Per avere il Karma per sopportare tutto questo, come minimo nell'altra vita doveva esser stata una vacca suprema. La preside spalancò la porta, come se tutto fosse perfettamente normale. I suoi occhi pretesero il silenzio, e silenzio fu. Appena il ghiacciolo umano entrò nella stanza, Kiba rabbrividì. Non ho ancora fatto nulla. Lo giuro vostro onore. La donna, alta con il naso aquilino, il seno prosperoso stretto in un corsetto, avanzò fino alla cattedra.

Ragazzi” salutò. Gli studenti si alzarono in piedi. Alcuni tanto velocemente da far pensare che avessero una molla sotto la sedia, altri lentamente, quasi svogliatamente, come se li costasse molta fatica mettere in funzione le gambe. “Seduti” questo comando fu eseguito con molto più piacere del primo. “Quest'anno avrete una nuova compagna di classe. É straniera, quindi siate gentili con lei. Non saranno tollerati comportamenti non idonei al nome di questa scuola, chiaro? Signor Hyuga?”

si” Neji si alzò elegantemente, la voce morbida e impostata.

Spero aiuterà sua cugina a integrarsi, e insieme alla signorina Haruno a colmare le carenze sul programma, vero?” Al ragazzo servirono svariati minuti per riprendersi, e se Sai non li avesse tirato un calcio da sotto al banco, molto probabilmente, sarebbe rimasto in piedi con lo sguardo nel vuoto. Sua cugina. Lì. Non era possibile.

Forza signorina Hyuga, entri. “ ma Neji non fu l'unico a trovarsi in difficoltà. Naruto, per la prima volta in vita sua, si ritrovò senza parole. La ragazza minuscola della presidenza. L'istinto lo soggiogò, avrebbe voluto afferrarla e baciarla, là davanti a tutti. Farla sua. Eppure una mano divina lo teneva ben incollato alla sedia. Il che, probabilmente, era un bene.

Neji” sibilò Kiba, lanciando una gomma contro la nuca dell'amico” perchè non ci hai mai detto che avevi una cugina così carina? “ ma lo Hyuga non diede segno di vita. Hinata avanzava lenta, la schiena dritta e un sorriso incerto stampato in faccia. Fissava un cartellone appeso sul fondo della classe, il titolo era scritto a grandi lettere: Tutto ciò che non dovreste sapere sulle canne. Molto utile. Il professore gentilmente le indicò un banco libero in prima fila, lei si sedette e per un attimo desiderò che la terra la inghiottisse. Sapeva di essere la novità, di conseguenza avrebbe avuto tutti gli occhi puntati su di lei per un paio di giorni. Serro la mascella,le mani si aggrapparono al bordo della sedia. Voglio sparire. Non accadde.





Appena suonò la campanella che indicava la fine delle lezioni, Ino la squadrò giusto il tempo necessario per accertarsi che non fosse più bella di lei, non lo era. Tornò a limarsi le unghie, occupazione molto più interessante. La nuova arrivata non l'aveva minimamente colpita. Karin si avvicinò a Neji, pronta a captare eventuali pettegolezzi da riferire il giorno dopo a ricreazione. Si appoggiò al banco, le orecchie tese e lo sguardo rivolto verso il cellulare, quasi fosse la cosa più importante del mondo. Sai attese un paio di minuti dopo l'arrivo di Karin, aspettava sicuro. Ben presto Gaara, Kiba, Tenten e persino un paio di nuovi arrivati si accostarono con circospezione. Inspirò. Espirò. E rivolse la fatidica domanda:

Allora?” lo disse come lo avrebbe potuto dire Sasuke, Neji doveva risponderli. Era un ordine,celato, ma restava tale.

é mia cugina.” l'altro si strinse nelle spalle.

E questo l'avevamo capito. Com'è che non c'è ne hai mai parlato?” Kiba era esploso. Piegato davanti all'amico, lo fissava nelle pupille. Dopotutto era single, e la nuova arrivata sembrava esattamente il tipo di ragazza che accettava volentieri un corteggiamento.

Non la vedo da quattro anni. Viveva in un altra città. Non sapevo che fosse tornata.” rispondeva a monosillabi. Tenten fu la prima a intuire che non avrebbe detto altro. Il giovane Hyuga restava un mistero, era l'unico della classe con cui non aveva legato. Sempre gentile con tutti, tranne che con lei. Non si sarebbe mai permesso di maltrattarla, quello no, però era freddo . Distaccato. Karin si allontanò delusa. Sakura era rimasta in disparte. Intuiva che Hinata, le pareva che questo fosse il nome della ragazza nuova, fosse vagamente nervosa. L'aveva osservata a lungo, si tormentava le mani, tenendo gli occhi incollati al banco. Sembrava riluttante ad andarsene. Forse, voleva uscire per ultima, per non attirare l'attenzione. Magari era una di quelle persone asociali, fissate con i manga o i videogiochi. Timida? Non lo sapeva. Però non voleva mischiarsi a quel gruppo di impiccioni, che pur tenendosi a distanza, volevano quante più informazioni potessero ottenere per poterla giudicare. Ma non approvava neanche il comportamento di Ino, Shikamaru, Naruto e Sasuke. Per loro la nuova arrivata non esisteva. Si alzò, stirandosi i jeans con le mani e mordicchiandosi il labbro. Man mano che si avvicinava al banco di Hinata, vedeva quella farsi più piccola, scivolando sulla sedia, e stringersi le mani con forza crescente.

Ciao, io sono Sakura. Se hai bisogno di qualcosa può chiedere a me, senza nessun problema .”

Ok.” la sua voce era dolce. Appena uno squittio, ma non acuto, morbido. Si portò una ciocca di lucidi capelli neri dietro l'orecchio, e continuò a fissare il libro. L'haruno ci riprovò.

Tu non sei di qua vero? Noi domani pomeriggio usciamo, se vuoi ti facciamo vedere il centro.” Ino smise di limarsi le unghie. Sakura era impazzita. Tenten invece corse in appoggiò dell'amica.

Oh si Hinata vieni. Ci farebbe tanto piacere,vero Ino?” La bionda annuì sorridendo, la cinese l'avrebbe sentita all'uscita della scuola. Si era presa troppa confidenza. La hyuga apparve disorientata, poi cortesemente rispose:

Ve lo farò sapere grazie.”

hey sei fidanzata?” Kiba mancava completamente di tatto. Ma dopo la domanda cadde un silenzio teso, e un po' imbarazzato. Naruto si alzò di scatto. Ma che domande erano? Hinata si irrigidì. Gli occhi le diventarono enormi, per un attimo il rumore dei suoi pensieri infranse il suo auto controllo.

no.” replicò. Dura, troppo dura. Più di quanto volesse. Il silenzio continuò.

Sei mussulmana?” Sasuke Uchiha aveva posto un altra domanda fondamentale. “Neji lo è, siete cugini no? Allora devi esserlo anche tu.” La ragazza arrossì. Ci aveva provato. Aveva tentato di apparire insignificante, di scomparire, o anche solamente di mantenere il controllo. Ma ora sapeva che non c'è l'avrebbe fatta.

Visto che sapevi già la risposta, potevi evitare di farmi la domanda no? Comunque io sono atea.” Si alzò di scattò, sbattè il libro in cartella e mandando al diavolo tutti i suoi ottimi propositi, uscì. Sasuke sorrise.

Istericuccia tua cugina, eh Neji?” Shikamaru aveva fatto la cartella, e stava aspettando Gaara e Kiba.

Tappati la fogna con queste Nara.” sibilò Naruto lanciandoli il pacchetto di sigarette. Poi uscì anche lui, seguito da Sasuke, Sai e da un imperturbabile Hyuga. Karin si avviò con Kiba e Gaara, parlando concitatamente, mentre Shikamaru si accendeva una sigaretta. Ino afferrò Tenten per un braccio.

Adesso io e te facciamo due chiacchiere, contenta?” una luce strana brillava negli occhi blu della bionda. “Sakura ti muovi?”

No tranquille andate avanti voi, io mangio qui. Devo strutturare la festa di sabato per raccogliere i fondi per la nuova biblioteca con la professoressa Kurenai. Ci vediamo domani. “

Salvata in corner. “ le disse Nara, sorridendole, mentre osservava Ino trascinare fuori Tenten.

palla al centro, Ciao bello.” Lui butto il pacchetto di sigarette e uscì, trascinando i piedi. Poi ci ripensò. Si affacciò all'interno dell'aula.

Sai perchè Naruto era così nervoso oggi?” lei scosse la testa. Un uccellino si appoggiò al davanzale, vide un ragazzo e una ragazza. Si distrasse un attimo, solleticato da un leggero venticello autunnale che scuoteva le foglie degli albero. Cantò. Quando si girò di nuovo, c'era solo una classe vuota.





Cresceva. Diminuiva. Due amanti che ridevano al sicuro accarezzati dalla schiuma del mare si trasformavano magicamente in una bambina danzante. Le dita pallide e affusolate, si rincorrevano scivolando leggermente sui tasti lisci del piano. Scavalcando. Raddoppiando. Il piede batteva sui pedali, regolava l'intensità del suono. Fluidamente, da un do all'altro. Leggero. Pesante. Un pazzo ride, una vecchia canta. Sakura si fermò davanti all'aula di musica. Socchiuse gli occhi. Un pianista straordinario. Si avvicinò curiosa alla porta, era Beethoven, se non sbagliava. La mano indugiò sulla maniglia, mentre la musica l'avvolgeva. E magicamente quella stessa maniglia diventava Sasuke. Il suo sguardo. Il suo corpo. Sakura spalancò la porta. La musica cambiò. Più lenta. Tormentata. Apparteneva a una persona sola. Dolce e forte, eppure triste. O magari era una vita, piena di momenti struggenti e ricordi amari. Il pianoforte a coda, seminascosto dietro alla batteria, accanto alla finestra nascondeva l'autore di tanta delizia. Avrebbe voluto piangere, e danzare a occhi chiusi come faceva da bambina accompagnata dal suono della chitarra del padre. Si avvicinò, tentando di fare meno rumore possibile. Il crescendo della melodia, le venne in aiuto. Improvvisamente severa e piena di note forti. Una guerra. E poi un nuovo giorno. Pieno di speranze e paure. Sakura si fermò e il suo cuore con lei. Una ragazza minuta sedeva dritta sullo sgabello. Le mani morbide volavano sui tasti. Gli occhi chiusi, la testa si muoveva seguendo l'intensità delle note. Un sorriso sul pallido viso ovale, incorniciato da una sottile goccia di sudore che le scendeva sulla guancia arrossata per lo sforza. La musica divenne più limpida, le scale si susseguivano fino a diventare quasi stridule per poi, incredibilmente, mutavano in altre più dure e pesanti. Basse e gravi. E di nuovo allegre come la risata di un bambino. Possibile che qualcuno capace di produrre tanta meraviglia, tante emozioni, così abile nell'incarnare sogni e speranze fosse un asociale? No, si era sbagliata su Hinata Hyuga. Qualcosa di lei le sfuggiva, ma rifiutava di credere che una persona usando solamente le sue mani era capace di farla stare cosi bene, ma contemporaneamente di farla soffrire trasmettendoli parte del suo dolore, fosse cattiva. Vi era qualcosa di oscuro in lei, di celato. Come se si fosse costruita un saldo muro, di emozioni instabili, dovuto a un trauma. Non avrebbe lasciato correre, non l'avrebbe permesso. Lo doveva a suo padre. Avrebbe fatto conoscere a tutti la vera Hinata, quella che aveva davanti ai suoi occhi proprio ora. La goccia di sudore scese fino all'incavo del collo, sparendo sotto al maglione. Sakura si sedette sul bordo della finestra. Osservo ancora per un attimo la giovane pianista, per ricordarla così, con il sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi. Infine si arrese alla musica. E cominciò a sognare. La bambina balla, con i fiori nei capelli. Gira in tondo, ancora. Ancora. Più in fretta. Più in fretta. E poi cade. Prova a rialzarsi, ci prova, si sforza. Ed arriva un elefante, è così pesante che affonda. Do. La bambina ride. Fa maggiore. Cresce. Danza più in fretta. Rallenta. Si ferma, la bella gonna colorata si affloscia intorno alle gambe grassocce . E piano, piano lei scompare. Si dissolve. Lentamente. Per poi ricomparire all'improvviso, più selvaggia e veloce che mai. Una guerra. Tutti fuggono. Arriva il re. Tutti festeggiano. E la bambina? Guarda l'elefante. Una lacrima scende. Si infrange sui tasti del pianoforte, venendo subito asciugata da mani esperte. Continua a danzare, e con te fa ballare anche il mio cuore piccina. Inganna la mia mente, seducila. Poi abbandonala, sola al suo oblio, e invadila quando sarà vuota perchè si colmi di te. Continua, lenta, veloce. Portami in luoghi lontani che solo con te posso vedere. Dai voce a le parole che non oso pronunciare, ai pensieri che non mi è permesso fare. Danza bella bambina, anche per me. Ti conosco, pezzo dell'anima mia, che attraverso le mie mani, tramite dei tasti, evadi la mia sorveglianza e mi porti in paradiso. Hinata aprì gli occhi, sospirando. Rimase ferma ancora qualche secondo, evocando l'eco delle note. Si asciugò il sudore e afferrò la borsa, si era trattenuta più del dovuto. Ma tanto a casa non c'era nessuno ad aspettarla. Si voltò, pronta ad andarsene e la vide. Fu solo un attimo, ma percepì chiaramente una figura uscire di corsa dall'aula di musica. Sembrava una ragazza. Che l'avesse vista? Era meglio andarsene. Velocemente, abbandonò la classe avvolta nel silenzio. La bambina non danzava più.





Premesso che sono atea, e che non intendo offendere nessuno di nessuna religione con questa storia, ma solo cercare di dare voce a una minuscola realtà, spero che l'inizio della storia vi sia piaciuto.

Si accettano commenti di tutti i tipi, anche critiche, e mi scuso per come ho stragiato la sonata per pianoforte di Beethoven n 27 ma non avevo assolutamente idea di come trasformare la musica in parole. Vi chiedo quindi umilmente perdono. Spero gradirete, grazie anche solo di aver letto LadyG....

  
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