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Autore: Stormtroopers in stilettos    12/09/2009    5 recensioni
Tonks strinse ancora di più la mano sulla bacchetta, furibonda, e fissò con astio malcelato la sua schiena che si allontanava. Era ufficiale, ormai: odiava Bill Weasley. Tanto. Ma davvero, davvero tanto.
Fu questione di un attimo: senza quasi rendersene conto, la sua mano corse alla bacchetta, e un attimo dopo stava urlando uno Schiantesimo in direzione di quell’odioso Grifondoro.

Scritta da Ladyhawke e RobyLupin per il compleanno di Alektos.
Genere: Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Weasley, Nimphadora Tonks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nota: Con mesi e mesi e mesi – aiutatemi a dire ‘mesi’, per favore – di ritardo, ecco a voi la storia scritta da Ladyhawke e RobyLupin per il compleanno di Alektos.

Nonostante la lentezza nello scriverla, lo sai che ti vogliamo tanto, tanto bene, Polla! X33 Ancora auguri! XD



- Che fine ha fatto Cathrine? Non aveva detto che scendeva a studiare con noi, dopo le lezioni? – domandò Elyse, cominciando ad aprire il libro di Antiche Rune. – Non ha detto che andava a prendere i libri?

- Probabilmente mentre era in camera ha visto qualcosa che le ricordava il suo William. – borbottò Esther, con aria non troppo compassionevole. – E’ da quando l’ha piantata che non fa che sospirare su cartine di Api Frizzole e quasi ogni cosa le ricorda di lui. L’ha presa proprio male, l’altro giorno mi sono svegliata verso l’una è l’ho sentita piangere. – aggiunse sospirando.

- William? – domandò Elyse, perplessa.

- Sì, Bill Weasley, sempre lui. Cathrine preferiva sempre chiamarlo con il nome per intero perché le piaceva di più. – sbottò Tonks, infilandosi una piuma dietro l’orecchio. – Quell’idiota è riuscito a trovare il modo di far star male Cathy anche troppo.

- Non ho nemmeno capito perché si siano lasciati; ho provato ad accennare l’argomento, ma Cathy ha cominciato a piangere come una fontana, e ho deciso di lasciar stare. Infierire era inutile. – commentò Esther, sfogliando svogliata il suo dizionario.

- Evidentemente per il signor Weasley la nostra giovane amica non era abbastanza. Avrà paura di perdere il suo fascino se sta con la stessa ragazza due mesi di fila. – berciò Tonks, velenosa.

- Che razza di troll indecente. – fece eco Elyse.

- Vado a vedere come sta. – annunciò Tonks, mettendosi in piedi. Raggiunse in un attimo la porta del dormitorio dove Cathrine aveva battuto in ritirata. Aprì delicatamente la porta, e chiamò l’amica sottovoce. – Cathy?

- Vai via Tonks, per piacere. Non me la sento di studiare Antiche Rune, oggi. – piagnucolò la giovane con aria da eroina di tragedia. Aveva tirato tutte le tende del dormitorio, la stanza era completamente buia. Tonks fece per entrare, ma inciampò nel gradino, facendo un gran chiasso. – Lumos! – sbottò, inviperita. – Non sono certo qui per venirti a dire che devi studiare, ma per dirti che non è il caso di giocare al piccolo vampiro. È una bella giornata di sole, possiamo andare nel parco a fare due passi. – suggerì, incoraggiante. – Mi tingo i capelli di blu così facciamo impazzire la McGranitt, ti ricordi l’ultima volta? – non era proprio il caso che la sua amica fosse così giù, Tonks si sarebbe abbassata a fare il pagliaccio, pur di farla sorridere.

- No, lui potrebbe essere in giro, potrebbe vedermi in questo stato. – mugugnò Cathy, soffiandosi il naso.

Oh, no, proprio no. A tutto c’era un limite! Quasi a tentoni, Tonks raggiunse il letto dell’amica, e si sedette di fronte a lei. Mancò di qualche centimetro il materasso e il suo sedere si trovò a mezz’aria, ma riuscì a non capitombolare.

- Dimmi che stai scherzando, ti prego.

- E perché dovrei? Non ho voglia di incontrarlo per i corridoi. – sbottò Cathrine, soffiandosi il naso con una certa verve.

- Cathy! Bill Weasley è un emerito idiota, come fai a non averlo capito? – esclamò Tonks, scocciata. – Che razza di persona ti lascia di punto in bianco in questa maniera? E adesso apriamo pure le tende. – con un colpo di bacchetta la giovane strega scostò le tende, permettendo al sole di invadere il dormitorio. Fu in quell’istante che si accorse di essere seduta su un’immensa distesa di fazzoletti usati, si alzò lentamente evitando di commentare.

- Ma quando stavamo insieme era carino con me. – tentò di difenderlo l’amica.

- Oh be’, ci mancherebbe altro. Per forza lo era, era nel suo preciso interesse trattarti bene.

- Ma…

- Avanti, non dargliela vinta: vieni fuori con me. Se non ti va di studiare o di passeggiare nel parco gozzovigliamo nei corridoi. A Bill Weasley poi penserò io. – sorrise Tonks.

- Quel tuo ghigno non mi piace, Tonks. – disse l’amica, a bassa voce.

- Non piacerà nemmeno al mio nemico!

Non senza fatica e non senza grandi ripensamenti, Tonks riuscì a convincere Cathrine a scendere dal dormitorio e a stazionare in sala comune in compagnia. Il tè con pasticcini per merenda furono un momento quasi sereno, ma quando scesero per cena e tutte loro videro Bill in compagnia di una ragazza dall’aria particolarmente trasognata, Cathrine ebbe una ricaduta mostruosa.

- Lo fa apposta a spassarsela in giro, vero? – berciò Esther.

- Ora gli faccio passare la voglia. – sibilò Tonks, accoltellando il suo arrosto con veemenza. Lo fissò con astio tutta la sera, pensando a come placcarlo, ma lo vide alzarsi dopo cena in dolce compagnia, e sarebbe stato troppo imbarazzante andare a interrompere… qualsiasi cosa ci fosse da interrompere. Tra una lezione e l’altra era certamente più semplice poterlo cogliere in flagrante. L’occasione si presentò il venerdì successivo, al termine della sua doppia ora di pozioni, piazzata proprio prima dell’ora di pranzo. Quella specie di Augurey del malaugurio di professore aveva avuto il merito di far fumare per bene le orecchie alla povera Tonks, che aveva dovuto subire in silenzio i commenti sul suo modo di tagliare a fettine sottili una lumaca del Nicaragua, per sua natura estremamente viscida; gran parte dell’invertebrato erano infatti finite sulla sua divisa, più che nel calderone. Per questa ragione quando incrociò Bill Weasley di ritorno dalla sua rilassante lezione di Erbologia, garrulo e felice, decise che era il momento di intervenire.

- Ehi Weasley! – lo apostrofò, appena si trovò a meno di trenta metri da lui. – William Weasley!

Il Grifondoro si voltò sorpreso: solo il corpo insegnanti si rivolgeva a lui in quel modo, già pensava alla McGranitt pronta a chiedergli di stringersi il nodo della cravatta, quando la giovane ragazza di fronte a lui, bassina e con una ciocca di capelli viola, lo fissava astiosa.

- Che c’è? – chiese, rendendosi conto che data l’aria bellicosa che la giovane aveva non si trattava di una sua fan.

- Non usare quel tono saccente con me, razza di diavolo rosso! – tuonò Tonks, puntando il dito contro Bill, che indietreggiò, perplesso.

- Ragazzi, vi raggiungo fra un attimo. – disse rivolgendosi agli amici, che osservavano la scena alquanto confusi.

- Come vuoi Bill, a dopo. – disse uno di loro, prima di andarsene con gli altri.

- Senti, è successo qualcosa? – domandò Bill, rivolgendosi nuovamente alla sua interlocutrice, sempre più spaesato. Che diavolo voleva quella furia da lui?

- Sì, tra te e Cathrine Curtis, te la ricordi o sei troppo preso dalla tua vita sentimentale, per tenerne il conto? Si può sapere che le hai detto per ridurla in questo stato? E’ da una settimana che la vedo andare in giro con gli occhi lucidi, troll! – sbottò Tonks, sempre più inferocita, razza di subdolo, maledetto essere! Con che coraggio la guardava con quell’aria interrogativa, eh?

Bill Weasley la osservò stupito; tanto chiasso per Cathrine? Credeva che si fossero lasciati in maniera del tutto amichevole, o così almeno a lui era sembrato…

- Non credevo l’avrebbe presa così male, abbiamo preso la decisione praticamente insieme… - balbettò per giustificarsi.

- Be’, a quanto pare no, razza di insensibile! – strillò Tonks, cominciando ad attirare l’attenzione dei passanti. – Sono veramente stanca di vederti in giro per il castello tutto pomposo e gongolante come un pavone da giardino mentre la mia amica piange in bagno, lascia che te lo dica. – disse, ansimando per la rabbia.

Bill arrossì appena e si accigliò, sporgendosi in avanti verso di lei, astioso.

- Punto primo, – iniziò, alzando l’indice a due centimetri dal suo naso. – Se Cathy non era d’accordo con la fine della nostra relazione, avrebbe dovuto dirmelo per tempo, invece di fingere di essere d’accordo con me. – Tonks strinse meglio la mano sulla bacchetta, accigliandosi. – Punto secondo, se la suddetta Cathy ha qualcosa da dire sul mio comportamento durante e dopo la nostra storia, credo sia abbastanza grande da venirmelo a dire di persona. Infine, punto terzo, quello che io faccio nella mia vita privata non sono affari tuoi, e vedi di mettertelo bene in testa. E ora, non so tu, ma io avrei una lezione, quindi a mai più rivederci. – E si voltò, allontanandosi visibilmente arrabbiato.

Tonks strinse ancora di più la mano sulla bacchetta, furibonda, e fissò con astio malcelato la sua schiena che si allontanava. Era ufficiale, ormai: odiava Bill Weasley. Tanto. Ma davvero, davvero tanto.

Fu questione di un attimo: senza quasi rendersene conto, la sua mano corse alla bacchetta, e un attimo dopo stava urlando uno Schiantesimo in direzione di quell’odioso Grifondoro.

Forse, però, l’aveva urlato un po’ troppo forte, perché il ragazzo riuscì a voltarsi, registrare il pericolo e gettarsi a terra, schivandolo. Il raggio di luce rossa finì per oltrepassare una porta aperta, perdendosi all’interno dell’anonima aula vuota che Bill fissò per qualche secondo senza parole, quindi si voltò verso di lei, furioso. Si rialzò da terra, avvicinandosi alla ragazza a grandi passi e con la bacchetta sfoderata che mandava scintille.

- Si può sapere che diavolo ti è saltato in testa, pazza che non sei altro?! Avresti potuto colpirmi!

Dopo un attimo di stupore che la lasciò momentaneamente senza parole, Tonks si ricordò che il verme era il ragazzo che aveva di fronte e che aveva fatto soffrire la sua amica, e non lei che aveva tentato di… vendicarla, diciamo.Si accigliò, sporgendosi a sua volta verso il nemico, la fronte aggrottata.

– Beh, lo scopo era proprio quello, genio mal riuscito! – gli urlò in faccia; anche la sua bacchetta prese a mandare scintille. – Non ti sopporto! Sei solo uno sbruffone arrogante e pieno di sé che mi dà dannatamente sui nervi!

– E tu sei solo una nanerottola rompiscatole e ridicola! Creati una vita tua, invece di intrometterti in quella degli altri!

Tonks si morse con forza il labbro, cercando nella sua mente un motivo – uno solo – che le impedisse di gettare la bacchetta per aggredirlo alla Babbana. Infine, si ricordò che Bill, nonostante fosse un verme, era anche alto parecchi centimetri più di lei ed era decisamente più forte. Dannazione!

Rabbiosa, stava già per aprire la bocca e ribattere qualcosa di sicuramente velenoso, quando qualcosa – o meglio, qualcuno iniziò a sbraitare dall’aula dentro cui era sparito il suo Schiantesimo.

– Esigo all’istante una spiegazione per il fatto di essere stato improvvisamente sbattuto contro il muro da uno Schiantesimo di pessimo livello! E pretendo che sia convincente, se non volete ritrovarvi entrambi appesi per i pollici nell’ufficio di Gazza! Intanto, trenta punti in meno alle vostre Case, chiunque voi siate!”

I due sbiancarono completamente: Merlino pelato, tutti ma non Piton!

– Ragazzina?

– Sì?

– Per favore, dimmi che non era la voce Piton quella che ho sentito.

Tonks deglutì rumorosamente, troppo presa dal terrore per notare quel ‘ragazzina’ e rispondergli a tono.

– Beh, se proprio insisti…

Bill imprecò sottovoce, quindi sospirò rassegnato.

– Oh beh, suppongo che ormai ci sia solo una cosa che possiamo fare, no?

Ninfadora non osò nemmeno staccare gli occhi dall’aula da cui il naso spropositato di Piton stava certamente per uscire.

– Ovvero?

Per tutta risposta, Bill le afferrò il polso e iniziò a correre, trascinandosela dietro a peso morto.

– Scappare, brutta stupida! Che altro vorresti fare?

Le proteste per quel ‘brutta stupida’ le morirono in gola quando sentì le urla di Piton di fronte alla loro fuga. Mise le ali ai piedi e smise di farsi trascinare, seguendolo istintivamente. Avrebbe preferito che i corridoi non fossero deserti a causa delle lezioni, ma ignorò questo particolare e corse come se avesse Voldermort alle calcagna. Cosa che, dato il soggetto in questione, non era poi così improbabile.

Alla fine, dopo aver messo parecchi piani e corridoi tra loro e l’essere spaventoso che insegnava – purtroppo per loro – Pozioni, si infilarono in un’aula vuota e chiusero di schianto la porta dietro di loro. Scivolarono a terra, ansimanti.

– Cre-Credo che… l’abbiamo seminato. – Sbuffò Bill, abbandonandosi contro il legno della porta.

– Già… – convenne Tonks, imitandolo. Si permise di rilassarsi, e sorrise lievemente: però, chi l’avrebbe mai detto? Aveva – quasi – schiantato Piton e si era data alla fuga per i corridoi come una pazza forsennata. E pensare che avrebbe dovuto semplicemente insultare quel Weas-

Oh no. Oh no, no, no, no.

Ripensa a come ha trattato Cathy, Tonks, si disse. Ripensa a quanto la tua amica sta male per lui. Non poteva - non doveva nemmeno provare a considerare come divertente qualcosa fatto con quel verme!

E quel che era peggio, rifletté, era che l’aveva obiettivamente tirata fuori dai guai. Per dirla come avrebbe fatto suo padre, “le aveva salvato le chiappe di mezza Black, per le mutande di Merlino”!

Senza farsi notare troppo, si scostò leggermente di lato, allontanandosi da lui.

Era in debito con Bill Weasley il Verme. Voleva morire. Possibilmente, in modo istantaneo.

– Certo che sei veloce, – commentò intanto lui, ridacchiando e osservandola di sottecchi. Si accigliò, notando che aveva iniziato a fissare il pavimento imbronciata e concentrata su chissà cosa. Che Morgana le prendeva, ora? – Tutto bene? – Lei mugugnò qualcosa in assenso, e strinse di più le braccia attorno alle gambe. Bill era sempre più confuso; inclinò la testa di lato, osservandola. – Si può sapere che ti prende, ora?

– Non t’illudere, bello, – sbottò tutt’ad un tratto lei, scattando in piedi e incrociando le braccia al petto. – Anche se mi hai salvato la pelle, stavolta, ciò ti rende anche solo vagamente simpatico ai miei occhi. Né, tantomeno, non fa di noi due amici.

Ora toccò a Bill accigliarsi.

– E chi te l’ha mai chiesto, scusa? – si alzò in piedi a sua volta, combattivo. – E poi, vedi di portare rispetto, ragazzina! Ti ho salvato le chiappe con Piton, prima. Piton. Dovresti baciare il terreno su cui cammino!

– Non bacio il terreno su cui camminano i vermi, stupido cafone! – urlò lei di rimando.

– Guarda che chiamo qui Piton e ti denuncio!

– Ah sì? E io gli dico che sei mio complice!

– Oh, e pensi che ti crederà?

– Chi è il Grifondoro, qui dentro? Io sono solo un’innocente Tassorosso. – Ribatté, sorridendo di sbieco. Bill la fissò con odio.

– Ah, è così? Allora vorrà dire che gli manderò una lettera anonima. Poi voglio vedere come finirà, mocciosa.

– Non puoi farlo, stupido zuccone!

– E chi me lo vieta?

– Il fatto che non sai nemmeno come Merlino mi chiamo, idiota! Che ci scrivi sulla lettera? Che l’ha Schiantato il gatto?

– No, una mocciosa stupida e rompiscatole!

– Come la metà del genere umano di questa scuola!

– Sì, ma le altre mocciose stupide e rompiscatole non cambiano colore di capelli cinque volte in venti minuti, genio incompreso che non sei altro! Quanti Metamorfomagi pensi che ci siano ad Hogwarts?

A questo, Tonks non seppe proprio cosa ribattere; gonfiò le guance e lo fissò in cagnesco, profondamente indispettita. Rimasero a squadrarsi per qualche secondo, quindi Bill si mise una mano a coprirsi la bocca, cercando di soffocare una risatina. Del tutto inutile: qualche istante dopo, infatti, stava ridendo profondamente, le braccia a tenersi la pancia.

– E ora che ti prende? – chiese Tonks, minacciosa. Lui non smise di ridere impunemente.

– È… È che… sei tremendamente buffa quando fai quella faccia… con quei capelli, poi…

Tonks sbatté le palpebre un paio di volte, stupita, quindi si voltò verso uno dei vetri dell’armadio dell’aula. Una se stessa dai capelli rosso acceso pettinati in una cresta puntuta e il naso decisamente troppo somigliante a quello di Piton ricambiò il suo sguardo. Spalancò gli occhi, rendendosi conto che, inconsciamente, doveva aver tentato di assumere un aspetto che fosse il più minaccioso possibile.

Ovviamente, così risultava semplicemente ridicola.

Ovviamente, scoppiò a ridere a sua volta come un’idiota. E che nessuno provasse a dire che non aveva autoironia, prego.

– Sono… sono, – biascicò tra una risata e l’altra. – Sono assolutamente ridicola.

– Su, non essere modesta. ‘Ridicola’ è piuttosto riduttivo: io direi che sei decisamente e indiscutibilmente assurda.

vGià, e chissà per colpa di chi, eh? – ribatté, senza smettere di ridere.

Continuarono così ancora per qualche minuto, finché il dolore al ventre li costrinse a frenare le risate. Bill la guardò con la coda dell’occhio, asciugandosi una lacrima.

– Sei divertente, sai? Completamente pazza, d’accordo, ma divertente.

Tonks gli lanciò un’occhiata, divisa tra l’ancora fresca depressione post-rottura della sua amica e la convinzione che, chiunque riuscisse a salvarla da Piton per poi farla ridere sguaiatamente e insensatamente, era necessariamente un potenziale, buon amico.

Sbuffò, ricordandosi che Cathy era pur sempre Cathy.

– Anche tu sei divertente, – concesse. – E, credo, una bravo ragazzo. Ma rimani pur sempre il verme che sta facendo soffrire da cani la mia amica. – Concluse, mogia, incrociando le braccia al petto. Bill si passò una mano tra i capelli, lievemente deluso.

– Oh…

– Quindi, non vedo altra scelta, Weasley.

– Beh, ragazzina, mi spiace sentirtelo dir-

– Credo sia il caso di ricominciare.

– Come? Che cosa…

Una mano tesa a due centimetri dal suo viso lo azzittì.

– Tonks, Tassorosso, Metamorfomaga e persona decisamente ed indiscutibilmente assurda. Piacere di conoscerti.

Bill fissò prima la mano e poi lei, alzando un sopracciglio.

– Ma non ero un verme schifoso?

– Mai detto ‘schifoso’, prego.

– Sempre un verme rimango.

Lei sospirò.

– Weasley, sei un verme, ma mi hai aiutata nonostante avessi cercato di Schiantarti. Inoltre sei divertente. Tutto ciò mi fa supporre che, sotto quello strato di… di vermitaggine che ti porti dietro, tu sia una persona decente che vale la pena provare a conoscere. Ciò non significa che diventeremo amici per la pelle, ma magari, quando la tua vermitaggine diminuirà ai miei occhi, si potrà fare un tentativo. E ora prendi questa stupida mano prima che cambi idea e ti Schianti sul serio.

Ridacchiando, Bill le afferrò la mano e la strinse con forza.

– Bill Weasley, Grifondoro e persona decente che vale la pena provare a conoscere. Piacere mio.

Si sorrisero, quindi Tonks si lasciò cadere seduta sul pavimento, poggiando la schiena al muro.

– Bene, ora direi che non ci resta che aspettare un’altra ora che le lezioni finiscano, quindi svignarcela di qui e pregare che Piton non ci scopra mai. Facile, no?

Bill ridacchiò, sedendosi accanto a lei.

– Oh, una passeggiata. Che facciamo nel frattempo?

– Ci riempiamo di domande sulla nostra vita privata, ovviamente. Non sai che è una tradizione, quando si sotterrano le bacchette di guerra?

– Davvero? Per esempio?

Tonks ci pensò un po’ su.

– Ah, non ne ho idea. Non ho mai avuto bacchette di guerra da seppellire, io.

Bill ridacchiò di nuovo.

– Posso farti una domanda semplice, per il momento?

– Quale?

– Qual è il nome di battesimo, Tonks?

Lei sorrise in modo strano, quasi sinistro, considerò Bill.

– Per questo dovrai aspettare di perdere tutta la tua vermitaggine, Weasley. E ora, dimmi: slip o boxer?

E mentre Bill scoppiava a ridere in modo incoerente per l’ennesima volta in mezz’ora, Tonks sorrise lievemente: sì, probabilmente non sarebbe stato poi così male, se fossero diventati amici. Forse, avrebbe anche potuto rivelarsi piacevolmente divertente.

  
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