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Autore: oscar 82    16/03/2023    2 recensioni
Arthur non è morto a Camlann. Merlin lo ha salvato e ora i due sono sull'isola di Avalon, in attesa che il Re si riprenda del tutto. Da qui partono i fatti, da qui Mago e Re iniziano il capitolo più importante della loro relazione...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gwen, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Merlin scrutò solo un attimo nel suo armadio, prima di tirare fuori la giacca rossa regalatagli da Arthur poco dopo il loro rientro da Avalon.
Da quando era entrato a far parte del Consiglio Reale, il suo abbigliamento era stato drasticamente rivoluzionato e arricchito. Di solito vestiva di blu o di verde, ma la scelta quel pomeriggio era stata ben ponderata.
 
Era stato convocato a colloquio dalla Regina. E indossare il rosso Pendragon - il colore che era l’essenza stessa di Arthur -  era la prima cosa da fare. 
 
Merlin aspettava da tempo quel confronto, sapeva che sarebbe arrivato.
 
Erano rimasti soli una  volta soltanto, durante il breve viaggio del Re, ma allora le questioni di Camelot avevano rimandato qualsiasi discorso personale. 
 
Era giunto il momento.

Bussò alla porta delle stanze reali e sentì la voce della donna che lo invitava a entrare.
 

“Volevate vedermi, mia Regina?”,

esordì deferente, ma incrociando con fierezza gli occhi della sovrana. Non gli sfuggì il moto di stizza, sebbene celato, che passò sul viso di Gwen nel vedere come era vestito. 
 

“Siediti”.
“Preferirei stare in piedi, se non è un problema”.
“Vengo subito al punto”,


fece secca la donna.
 
“Credo sia opportuno, in questo periodo, che tu organizzi al più presto un viaggio. Per sondare gli umori delle comunità dei Druidi. Sai, dopo l’abolizione del bando…”.
 

“Non ne abbiamo parlato l’ultima volta che siamo rimasti a Camelot insieme”,


la interruppe Merlin.

“E l’argomento non è stato sollevato dal Consiglio”.
 

“Ma è comunque la cosa migliore da fare”.
“Arthur lo sa?”.
“Credo che converrà con me”. 

Merlin la fissò, solo un attimo. Aveva una chiara aria di sfida sul volto. Sentì la sua magia iniziare a vorticare, sotto la punta delle  dita. Respirò prima di parlare.

“Arthur mi ha detto, pochi giorni fa, che non vuole che io lasci Camelot”. 
“Posso sempre fargli cambiare idea”.


Lo stregone fece un passo verso la scrivania, dietro la quale Gwen era seduta. 
Un altro respiro ampio.
 

“Perché non la smetti di torturare tuo marito, Gwen?”,


sibilò.
Il passaggio inaspettato dall’etichetta al tono informale fece sgranare gli occhi alla Regina.
 

“Chiedo scusa?”

 

“Mi ha sentita. Non capisco il motivo, onestamente”,


proseguì Merlin, abbassando la voce di una tacca,

“di sottopporre ad Arthur questioni inutili. Non capisco perché ti ostini ad angustiarlo con questa tua puerile gelosia”,


terminò, tagliente.
 

“Come osi parlarmi così?”,


si alzò in piedi Gwen, guardandolo adirata.
 
“Oso, perché dovresti avere più premura verso colui che hai giurato di amare nella buona e nella cattiva sorte, verso un uomo che è praticamente tornato dalla morte. Dovresti soltanto gioire di averlo con te”,

scandì il mago.  
 

“Con me, appunto”,


sottilizzò Gwen.
 
Eccolo, il punto della questione, pensò Merlin. 
 
Distolse un attimo lo sguardo dall’espressione provocatoria della Sovrana, mentre le sue iridi lampeggiarono dorate per qualche istante. Si sforzò di richiamare alla mente la dolce, saggia amica alla quale aveva consegnato la persona che per lui valeva la vita stessa. 
 
Chiuse gli occhi, per stabilizzarsi, e il blu oceano ritornò.
 
“Sono stato nell’ombra per dieci anni, Gwen. Dieci anni ho atteso che Arthur mi accettasse per quello che sono. Tu hai tutto di lui. Sei sua moglie, la rispettata Regina del suo regno, gli darai dei figli. Cosa temi del nostro tempo insieme?”,

 

cercò di addolcire.
 
“Mi prendi in giro, Merlin? A quale tempo insieme esattamente ti riferisci? Credi che non mi accorga che Arthur non riesce nemmeno a dormire bene, lontano da te? Credi che non veda come vi parlate, come vi guardate?”

Il tono di Gwen era sarcastico, sgradevole.
 
Il mago percepì i battiti del suo cuore accelerare. Una leggera brezza si era alzata nella stanza malgrado le finestre chiuse. La sua magia si stava ribellando alle parole di Gwen, rivendicando il suo diritto su Arthur. Deglutì, a fatica.
 

“Il legame tra me e Arthur”, 


fece una pausa, inspirando,

“è soprannaturale. Sacro. Non mi aspetto che tu lo comprenda, ma non ti permetto di alludere. Devi rispettarlo”.

 
Gli occhi di Gwen lo fulminarono.

“Vuoi dettare tu le condizioni? Lo hai detto: sono la Regina. Questo tuo ardire nel parlarmi si fermerà adesso”.

 
Scattando come un felino, Merlin gli fu davanti, posando le mani sulla scrivania per contenere l’irruenza della magia, ma i suoi occhi erano oro liquido che minacciava di strabordare. La donna sussultò.
 

“No. Non mi fermerò. Non farmi dimenticare chi sei stata per me e chi sei per Arthur, Gwen. Non provocarmi ulteriormente”.


La voce del mago era bassa, pericolosa e lei ebbe un tremito. 

 “Arthur è una parte di me. È mio, prima che di chiunque altro. Per il suo bene, soprattutto per il suo bene, tu smetterai con questa storia. Ora!”. 
 
Gli occhi di Merlin brillarono una volta in più, e la finestra dietro la scrivania si spalancò  lasciando entrare un’ impetuosa folata di vento che fece svolazzare le pergamene e spegnere le fiamme nel camino. 
 
Il freddo improvviso che attraversò la camera li congelò per alcuni momenti, l’uno di fronte all’altro, guardandosi senza riconoscersi. 

Poi lo sguardo di Merlin si spense. Senza proferir parola, si voltò e con passi veloci si allontanò dalle camere, precipitandosi fuori dal castello.
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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