Fly me to the Moon
Mamoru era seduto al banco del Crown in attesa della sua
ordinazione.
Giocò nervosamente con il primo bottone della divisa
scolastica. Cosa diamine gli era saltato in mente di proporre a Usagi di
studiare insieme?
Motoki gli mise sotto il naso una tazza fumante di caffè colma
fino all’orlo. «Come mai sei così teso?»
Il ragazzo fissò il suo migliore amico dai profondi occhi
verdi. Era l’unica persona al mondo che riusciva a comprenderlo a pieno e scucirgli
le parole di bocca, un’impresa quasi eroica dato che Mamoru era una persona
piuttosto riservata e taciturna.
«Mi sono messo nei guai con Odango.»
«Ah, la piccola Usagi. Cosa le hai fatto questa volta?», il
biondino cominciò a pulire dei bicchieri di vetro con un canovaccio.
«Le ho proposto di studiare insieme», Mamoru cominciò a
torturare la maniglia della sua cartella piena di libri e quaderni. Aveva
passato l’intero intervallo a preparare schemi, appunti e nozioni varie per
aiutare quella piccola peste petulante. Si era reso conto che le piaceva,
diamine se ne era cotto, ma non riusciva a liberarsi di Rei, quella ragazza
appiccicosa che gli si era incollato addosso come la carta moschicida.
«È una bella cosa, Mamoru. L’ho sempre detto che sotto il tuo
cinismo si nasconde un cuore d’oro», Motoki continuò la lucidatura di un
bicchiere. «Perché sei nervoso? Hai paura che ti faccia perdere tempo?»
Il moro scosse la testa.
«Lei mi piace.»
«Che cosa?»
«Hai capito bene. Mi piace e anche tanto, ma ho un enorme
problema che si chiama Rei», fissò il proprio riflesso sulla superficie del
caffè «Non so cosa voglia da me, mi perseguita.»
«Diglielo!», il ragazzo incrociò le braccia poggiandoli sul
bancone «Si vede lontano un miglio che sei cotto di Usagi e che di Rei non te
ne frega nulla. Metti bene in chiaro le cose con entrambe le ragazze.»
«Motoki, lei è una delle migliori amiche di Odango» soffiò, disperato.
«Appunto. Sistema le cose e lasciati andare. Hai diciassette
anni, goditela questa vita!», scoppiò a ridere e si voltò quanto sentì il
rumore delle porte scorrevole aprirsi, rivelando una timida Usagi. «Vi lascio
soli, in bocca al lupo!»
Mamoru strinse forte la tazza di caffè tra le dita. Si morse
il labbro quando la vide avvicinarsi a lui per sedersi sullo sgabello.
«Ciao Mamoru-san», lo salutò timida. La biondina aveva le
guance arrossate e i suoi grandi occhi celesti puntati verso l’espositore delle
bottiglie dietro il bancone. Era a disagio e lui la vide torturarsi le dita.
«Ciao. Sei pronta per la prima lezione di oggi?», ingollò un
lungo sorso di caffè per evitare di parlare troppo.
Usagi annuì e si portò dietro l’orecchio una piccola ciocca
sfuggita dalla sua buffa acconciatura. «Dove ci mettiamo a sedere? I tavoli
sono tutti occupati.»
Si guardarono intorno notando come, in quel sabato
pomeriggio, il locale fosse al completo. Ottimo!
Mamoru si grattò il capo, nervoso per quello che stava per
suggerire.
«Le biblioteche sono chiuse e il parco è improponibile. Se ti
fidi, possiamo andare a casa mia.»
A quella proposta, la ragazza si strozzò con la propria
saliva. D’istinto pensò alla serata precedente quando, in seguito a un suo
momento di sconforto, il ragazzo la prese per mano portandola in spiaggia a
farla svagare per poi invitarla al Crown per studiare insieme.
Provava forti e contrastanti emozioni: felice per essere in
compagnia di Mamoru, in colpa nei confronti di Rei.
Oh, al diavolo! «Io…» si massaggiò il collo e annuì col capo «Va bene.»
Salutarono Motoki e uscirono rapidi dal Crown. Camminarono
per tutto il tragitto in silenzio, di tanto in tanto si guardavano con la coda
degli occhi per distogliere subito lo sguardo.
Erano in totale imbarazzo.
Mamoru era nervoso, lei di più. Si sarebbero trovati da soli
in un appartamento senza la supervisione di un adulto.
Tremò al ricordo di quella piccola peste che ballava a piedi
nudi sulla spiaggia sulle note di una canzone che lui aveva selezionato
appositamente per lei e sentì ancora una piacevole morsa al petto all’immagine
di Usagi, stretta tra le sue braccia.
L’avrebbe baciata e confessato i propri sentimenti per lei se
non fossero stati interrotti da alcuni passanti.
In quell’istante realizzò quanto fosse sconveniente averla
invitata a casa sua: si era cacciato in una situazione a dir poco spinosa.
«Ho tradotto la canzone che mi hai consigliato ieri sera»,
Usagi ruppe quel silenzio imbarazzante «Wake me up, di quell’artista
svedese. È molto bella.»
«Lo so, te l’ho fatta ascoltare di proposito. Non sono
abituato a vederti depressa.»
«A proposito di ieri», si fermò in mezzo al marciapiede e lo
osservò in volto, sorridendo «Grazie.»
Il cuore di Mamoru cominciò a battere all’impazzata. Amava
quel sorriso genuino, spontaneo e dolce. Non riuscì a dire una sola parola, ma
il suo corpo parlò per lui.
La prese per mano, intrecciando le dita con quelle esili di
Usagi e riprese a camminare verso il proprio appartamento.
«L’ho fatto con piacere.»
------- ⭐ -------
Usagi era seduta sul divano, tesa come una corda di violino.
Aveva cominciato a sfogliare il libro di grammatica inglese per studiare, ma la
sua mente era concentrata su ben altro.
Quella situazione era per lei insolita.
Le venne quasi da ridere.
Erano ormai mesi che si svegliava nel cuore della notte per
trasformarsi in una guerriera Sailor e combattere contro l’ennesimo demone
inviato dal Dark Kingdom, riusciva a gestire discretamente il suo alter ego
magico, eppure non sapeva come comportarsi con Mamoru.
Avrebbe preferito essere nel parco a combattere che trovarsi
lì.
«Ti va una tazza di tè?»
A quella domanda alzò il capo, vide il ragazzo con la giacca
dell’uniforme slacciata e per un secondo indugiò sulla maglietta bianca che
traspariva. Era indubbiamente molto carino e notò che aveva anche un bel
fisico.
«Sì, grazie mille», rispose e tornò a nascondere il viso
infuocato tra le pagine del libro di grammatica. Aveva solo quattordici anni ed
era in piena tempesta ormonale.
Si era innamorata diverse volte: di Motoki, del
postino, addirittura di Tuxedo Kamen senza mai averne visto il volto, cottarelle tutte basate sull’aspetto fisico.
Con Mamoru era tutto diverso. Si erano odiati fin dal primo
momento, presi per capelli, insultati, ma quei battibecchi quotidiani avevano
smosso qualcosa in lei. Aveva cominciato a scrutare oltre quella maschera di
cinismo che il ragazzo indossava e aveva visto in lui una premura e dolcezza
che nascondeva dietro le sue freddure.
Che fosse quello il vero amore?
Vide due tazze fumanti comparire sul tavolino insieme a un
piattino di biscotti dal profumo pungente e invitante.
«Oh! Sembrano invitanti. Cosa sono?»
«Biscotti allo zenzero. Spero ti piacciano.»
Usagi ne afferrò uno per assaggiarlo. Lo trovò delizioso. Chiuse
gli occhi per assaporare a fondo l’aroma dello zenzero mescolato con la
cannella quando sentì una musica leggera.
Mamoru aveva acceso lo stereo selezionando una playlist di
brani jazz. «Ti aiuterà a concentrarti. Con me funziona.»
«Io non riesco con la musica.»
«Beh, se ascolti i tuoi cantanti preferiti è normale. Questa
è quasi interamente d’ambiente. Su, prendi quel libro e cominciamo.»
Si mise a sedere al suo fianco, le spiegò varie nozioni
grammaticali. Dovette trattenersi nel non riderle in faccia quando Usagi provò
a leggere ad alta voce esibendo una pessima pronuncia, ma apprezzava il suo
impegno.
Lei era lì, con le labbra corrucciate in una strana smorfia
mentre tentava di leggere il termine frustrated,
sbagliandolo. La trovò buffa, tenera e molto carina.
La vide leccarsi appena il labbro inferiore con la punta
della lingua per ripetere quel termine così impronunciabile e lui provò un
brivido lungo la schiena.
«Ah, mi arrendo! È troppo difficile questa parola!»
«Vuoi provare con una canzone?»
Usagi annuì. Sì, forse con una canzone straniera era più
facile studiare quella lingua così complicata. Osservò Mamoru prendere il
telecomando dello stereo e selezionare una canzone a sua scelta.
Le casse acustiche riprodussero le leggere note di una
batteria accompagnate dagli accordi di un pianoforte. La ragazza chiuse gli
occhi e provò ad ascoltare quella voce calda che cantava strofe in inglese. Si
lasciò cullare dalla melodia dolce, travolgente e così romantica. Non capiva
nulla di inglese, ma riconobbe le parole moon, kiss
me e I love you.
Sentì la gola divenire secca e il cuore battere a mille. Si
toccò il petto, imbarazzata e alzò il viso incontrando lo sguardo blu intenso
di Mamoru nascosto dai capelli corvini che le sorrideva, imbarazzato come lei.
Cosa diamine stava succedendo?
«È molto bella. Come si chiama?»
Studiare. Si trovava
lì per studiare e tentò di riportare l’attenzione sul libro di grammatica
inglese aperto sul tavolino.
«Fly me
to the moon di Frank Sinatra. È molto famosa.»
«Non ascolto musica jazz, mi dispiace», Usagi prese un altro
biscotto e lo masticò molto lentamente. Decise di riempirsi la bocca per
evitare di esporsi e fare figuracce. Altro che nemico giurato, quel maledetto
ragazzo gli piaceva e anche tanto, ma non poteva cedere altrimenti si sarebbe
infilata in un guaio enorme. Poteva dichiararsi, ma se poi Mamoru non la
ricambiava? E Rei?
«Usagi, hai capito il testo della canzone?»
Accidenti. No che non
aveva capito niente. Scosse la testa e diede un secondo morso al biscotto per
non pensare ed evitare di guardarlo in viso.
«Ascoltala di nuovo e ripeti con me», Mamoru selezionò di
nuovo il brano e si avvicinò di più a lei fino quasi a sfiorarle in gomito. Era
nervoso e felice, avrebbe tanto voluto fermare il tempo in quel preciso istante
e assaporare quelle emozioni tipiche della sua età.
La vide voltarsi verso di lui, in attesa di ascoltare le
parole di quella canzone e ripeterle insieme. Notò due briciole sull’angolo
della sua bocca e gli venne quasi da ridere. Era decisamente carina e dolce.
La voce di Frank Sinatra aleggiò nell’aria, ma nessuno dei
due prestò attenzione. Mamoru si avvicinò di più a lei, con il pollice le pulì
quel labbro morbido senza distogliere lo sguardo da quelle iridi celesti, luminose
come le stelle.
«Mamoru-san. Non ho capito le prime frasi», mormorò Usagi, in
totale imbarazzo e panico.
«Fly me
to the moon, let me play among the stars, let me see what spring is like on a
Jupiter and Mars.»
Il ragazzo le accarezzò una seconda volta il labbro e azzerò
le distanze, posando la sua bocca su quella di Usagi.
La trovò morbida, calda e tremante. Non sapeva cosa fare né
come muoversi, era il suo primo bacio e sicuramente lo era anche per lei. Mosse
appena le labbra dischiudendole, come facevano gli attori in quei telefilm
americani e tentò di accarezzarle il collo, ma l’imbarazzo e l’inesperienza
presero il sopravvento e si allontanò.
Si guardarono entrambi negli occhi, con le guance in fiamme e
le labbra socchiuse per la sorpresa.
Usagi distolse lo sguardo, torturò una piccola ciocca di
capelli arrotolandola al dito e fissò il tavolino di fronte a lei. Si toccò la
bocca, incredula di aver ricevuto il suo primo bacio proprio da lui, il suo
acerrimo nemico. Era…felice.
«Oddio, Rei!» le sfuggì all’improvviso realizzando solo dopo
di aver baciato il ragazzo di cui la sua migliore amica aveva una cotta. Si
coprì il viso con le mani vergognandosi, di sé stessa per quel tradimento. Come
aveva potuto fare un simile torto a Rei?
«Usagi, calmati», Mamoru la prese per i polsi obbligandola a
guardarla in viso «Io e lei non stiamo insieme. Non c’è assolutamente nulla.»
«Ma lei-», le sfuggì un singhiozzo, pronta ad esplodere in un
pianto.
«Rei mi perseguita. Si fa trovare tutti i giorni fuori da scuola
e non so come abbia scoperto il mio numero. Se sono uscito con lei è stato solo
per accompagnarla al tempio e basta. Credimi, non mi interessa.»
Lei lo fissò negli occhi, incredula. Era confusa, felice, in
colpa, un mix di emozioni in netto contrasto tra loro.
«Non lo sapevo.»
Il ragazzo le sorrise, afferrò il secondo bottone della propria
uniforme e lo strappò dal tessuto per consegnarlo a Usagi che, fissandolo,
sgranò gli occhi per la sorpresa.
«Non so che fare, Mamoru-san»
«Io sì», si avvicinò a lei per darle un nuovo e dolce bacio «Fammi
volare fino alla Luna, Usako.»
Angolo
Autrice
Ho
scritto questo pezzo la scorsa estate per un contest indotto su Wattpad.
In
teoria, Fly me to the moon, fa parte della raccolta “DewDrops”,
la raccolta di scene strettamente legata alla serie Pandora, però quando l’ho
riletta ho pensato “Perché non pubblicarla ugualmente come oneshot?”.
Ed
eccola qui.
Spero
vi piaccia.
A
presto
Amnisya
PS:
Felice, Lucia? Surprise!