CAP. II
I SOPRAVVISSUTI
Dell’equipaggio che ammontava a circa 40 uomini, solo 20 scamparono al disastro. Con loro avevano portato i viveri per 1 mese, 2 fucili, 2 pistole (appartenenti al capitano Stewart e al colonnello Sprangton) la bussola e diversi oggetti personali. Si trovavano tutti su una spiaggia bianca, con palme alte anche trenta metri, seguita da una vegetazione nell’entroterra di fitta foresta verde, lussureggiante ed esotica.
—Allora capitano Stewart?— Chiese il colonnello al l’uomo sopracitato —Devo ancora fidarmi di lei?
—Cosa intende?
—Prima di partire mi ha promesso la massima efficenza! Se questa è la vostra efficienza, cosa sarebbe successo se foste stato svogliato?
—Lei pensa davvero che avrei potuto impedire tutto questo?
—Si capisce.
—Ma se non ha neanche guidato una barca a remi.
—Io sono un colonnello, faccio lo stratega, ma so che se un uomo vuole può fare di tutto!
—Anche sconfiggere il mare?
—Certo.
—Le sue parole hanno senso quanto mettere un toro in una vetreria!
La discussione andò avanti per minuti, e tutti gli uomini dell’equipaggio rimasto, li cirocndavano, dipigendo leggeri sorrisi sui loro volti. Alla fine il colonnello esclamò:
—Basta stare a discutere! Dobbiamo organizzarci a passare la notte.
—Più che giusto— Lo seguì il capitano.
—Dobbiamo creare un rifugio per la notte.
—Ha un’idea?
—Certo. Nell’esercito ho costruito castelli con due pietre ed un bastone.
—Qua mi pare che abbiamo più che due sassi ed un bastone.
—Appunto! Mettiamoci all’opera!
Prima di mezzanotte un piccolo rifugio, dal tetto di foglie e sorretto da alcuni paletti fu eretto sulla spiaggia, ma vicino alla foresta , sotto consiglio del capitano, in quanto l’alta marea così non li avrebbe raggiunti. Montarono due vedette, scelte a caso fra i marinai, ma per tutta la notte non ce ne fu bisogno, o almeno fino al mattino.
—Un serpente!!— Gridava una vedetta, seguita da rumore di spari. CInque, sei, sette… Dodici colpi esplosi. Tutti si svegliarono di soprassalto già al primo sparo. Il gruppo volse il suo sguardo verso la provenienza degli spari. Le vedette stavano sparando all’impazzata coi due fucili a quello che sembrava un grosso serpente, che sbucava con il suo lungo collo fuori dalla vegetazione. Con una colorazione verde scuro ed una testa con un rialzamento a cresta sulla nuca. La bestia, ferita, gemette e aprù la bocca, mostrando denti grossi e schiacciati, in un lungo verso di dolore dal tono basso e forte. Fatto ciò, dopo il 13° colpo cadde a terra, trascinando con sé anche una grossa roccia.
—Cos’è quella mostruosità?— Chiese stupefatto il colonnello Sprangton.
—Nulla che possa essere definito un animale— Gli rispose il capitano Stewart.