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Autore: tata_angel    17/03/2023    0 recensioni
Marta si ritrova in una guerra tra testa e cuore, ma il cuore vince sempre.
Almeno così dicono.
*NB Nella descrizione non ho inserito il tipo di coppia perché, in realtà, ho notato che non ho mai specificato il genere del secondo personaggio. Concludo nel dire che spero possa piacere. E' la prima volta che pubblico nella sezione 'Originali'
Genere: Angst, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo per un attimo la vita che vorrei


Le avrebbe spezzato il cuore e questo lo sapeva, ma quando sentiva le sue mani protettive sui fianchi non poteva tornare indietro. Marta sapeva che non sarebbe più fuggita da quel vortice di emozioni che aveva iniziato ad avvolgerla fino a stringerla forte. Avrebbe potuto scappare, correre via dalle sue stesse emozioni e far vincere la ragione,  come aveva sempre fatto, ma quando i loro respiri si confondevano, le sue gambe si opponevano con forza. Incapace di opporsi a quell’attrazione, Marta decise di deporre le armi e farsi trasportare da quel momento che non sapeva se sarebbe mai tornato. Aveva deciso, Marta, che avrebbe permesso al suo lato più emotivo e impulsivo di vincere sulla ragione che le sussurrava debolmente mille ragioni per le quali sarebbe dovuta scappare. Permise a quelle labbra che, per lei, sarebbero dovute essere proibite di sfiorare le sue. Permise a quel dolce respiro di solleticarle le guance leggermente arrossate. In un attimo di coraggio e di scelleratezza decise di chiudere totalmente quell'inutile e insopportabile distanza che era rimasta tra loro.
Si fece piccola tra le sue braccia, voleva essere avvolta totalmente dal suo calore. Voleva sentirsi protetta da quello che sarebbe potuto succedere. Ogni cosa si fece lontano, anche quei rumori che avrebbe dovuto sentire forti e chiari, le arrivavano ormai lontani e ovattati. Ogni cosa le appariva inutile e vuota. Si aggrappò saldamente al suo collo, con tutta la forza che aveva, quasi a lasciargli i segni delle unghie corte, con così tanto fervore da dimenticarsi del rischio che quei segni avrebbero comportato. Ogni cellula del suo corpo bramava quel contatto sempre più frenetico. In un attimo, percepì il respiro ormai affannato sul suo collo a procurarle un brivido che le percorse tutta la schiena.
La testa le gridava ancora di fermarsi, avrebbe avuto ancora del tempo per scappare dalla situazione; avrebbe potuto inventarsi qualunque scusa per allontanarsi e fare in modo, in futuro, di non ritrovarsi più in un momento come quello. Si maledisse, in un breve attimo lo fece, ma quegli occhi che ancora la stavano guardando la riportarono, di nuovo, dove non sarebbe dovuta essere. Non provò nemmeno a fuggire: restò ferma, pronta ad accogliere tutto quello che sarebbe successo in quell’attimo di assoluta libertà.

Un sospiro e il tempo si fermò, dando la possibilità a quelle labbra di incontrarsi e far scoppiare i due cuori che, per un attimo, si erano fermati. Si scontrarono quasi prepotenti, con la voglia di recuperare il tempo perso a scappare per delle paure, chissà forse inutili. Perché nel momento in cui le loro labbra si toccavano e si accarezzavano tutto ciò che sentivano intorno era ormai inutile. Forse le paure erano giuste, forse avrebbero dovuto ascoltare la ragione, ma come si può rinunciare a un momento, a una sensazione che ti fa sentire pieno di vita? Forse l’indomani il rimorso si sarebbe fatto sentire, ma in quel momento no.

Quelle labbra erano esattamente come le aveva immaginate in un bacio immaginario: erano morbide e le faceva assaporare il sapore del caffè che avevano bevuto poco prima. Si staccarono e, Marta, si passò la lingua sulle labbra voleva sentire ancora quella sensazione di quelle labbra che aveva tanto desiderato. Si chiese come poteva, quel sentimento forte e puro che provava, potesse essere così tanto sbagliato. Forse non lo era, in fondo.
Chiuse gli occhi mentre tirava le labbra in un sorriso leggero e portò le mani sul viso che aveva davanti a sé. Fece scorrere le dita sul volto per poter imprimere e memorizzare ogni particolare che con gli occhi non avrebbe potuto imprimere nei ricordi. Marta aveva sempre preferito percepire che guardare e lo fece: passò le dita tra le rughe di espressione che si erano formate sulla fronte, percependo qualche brufolo fuggito all’occhio, sorrise beffarda; fece scivolare piano la mano sugli occhi, portando delicatamente le dita sulla ciglia per premere, poi, i polpastrelli dei pollici appena sotto l’occhio e poi passò le dite sulle labbra che aveva appena toccato con le sue, le sentì ancora umide e gonfie. Passò, ancora, il pollice sul labbro screpolato, forse dal freddo, e lo baciò delicatamente. Infine, posò i palmi delle mani sulle guance e le accarezzò con estrema dolcezza. Soddisfatta, avvolse le braccia intorno al collo per poter godere di un altro abbraccio. Forse l’ultimo.

“Perché sorridi?” quella voce che, finalmente, aveva avuto il coraggio di spezzare la tensione
“Hai i brufoli sulla fronte”  stuzzicò
“Da quando fai caso ai brufoli tu?”
Marta sorrise riaprì gli occhi, agganciò di nuovo le braccia attorno al collo per tirare di nuovo a sé quel corpo che, almeno in quel momento, la teneva al caldo e passò lievemente la lingua sulle labbra che ancora desiderava.
“Hai anche le labbra screpolate e piene di pellicine. Dovresti usare del burro cacao”  stuzzicò Marta di nuovo

Restarono nel loro momento intimo, fronte contro fronte, godendosi il calore che i loro corpi vicini riuscivano a creare.
Si staccarono e si sorrisero
“Dovresti andare” sussurrò Marta.

Marta guardò le mani che le avevano avvolto i fianchi infilarsi nelle tasche del jeans. Si avviarono alla porta mentre Marta sentì di nuovo l’aria intorno assumere una nuova forma, un peso sollevarsi dalle spalle e la terra frantumarsi sotto ai piedi. Avrebbe voluto fare qualcosa, qualsiasi cosa. Avrebbe voluto poter fermare il tempo e, magari, cambiare la realtà nella quale si trovavano, ma non poteva. Si martoriò le mani per alleviare quel senso di disagio che improvvisamente la colpì, in modo da poter fermare qualsiasi gesto impulsivo che avrebbe potuto commettere. Perché se il cuore le diceva di fermare la persona che ormai aveva capito di amare, la sua mente le urlava, forte e chiaro, che doveva rinunciare, che la vita che sognava non poteva proprio viverla. Forse avrebbe potuto, magari in un mondo parallelo, forse nella prossima vita dove le cose avrebbero potuto essere diverse.
“Ciao” la salutò.
Sapeva perfettamente quale fosse il significato di quel saluto, lo sentiva pizzicarle sulla pelle.
Poi la porta si chiuse, proprio davanti ai suoi occhi, e quel piccolo momento, quel piccolo mondo che si era creato solo per lei svanì, lasciandola in balia di tutte quelle emozioni negative che, sapeva, sarebbero arrivate, ma che non era ancora pronta ad affrontare.
 
Si trascinò in camera e, gettandosi sul letto e affondato il viso nel cuscino per soffocare quel pianto che nessuno avrebbe sentito e asciugato, si lasciò cullare fino al momento in cui il sonno non l’avvolse completamente. Aveva deciso, anche se costretta a farlo, di affrontare il mondo il giorno dopo, sperando che quel senso di colpa che la stava divorando le lasciasse spazio per respirare.
Chiuse gli occhi, cercando di fermare il battito accelerato del suo cuore, cullandosi fino ad addormentarsi con un sorriso bagnato dalle lacrime.

 
  
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