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Autore: Rumenna    19/03/2023    0 recensioni
Estate dei sedici anni: il momento in cui credi che sarete amici per tutta la vita, in cui pensi che basti crederci per farcela, in cui essere ricambiata dalla tua crush sia il dilemma più grande della tua esistenza, in cui una canzone da tre minuti e quaranta secondi può risollevarti di morale.
Ma poi in un batter d'occhio ti ritrovi a sfogliare un vecchio album di fotografie e a chiederti dove siano finiti quei sogni, quelle serate a confidarci di quanto detestavamo il mondo e soprattutto a chiederti dove siano finiti quegli amici.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Carolina, a che pensi?» papà si siede accanto a me, sulla panchina del parco, mentre controlla che i bambini non si facciano male sulle giostre.

«A niente.» li sto guardando da parecchio tempo ormai, i gemellini sono perfettamente integrati nel loro gruppetto di amici: Ethan è il capo del gruppo, mentre Filippo che è più timido lo segue come gli altri bambini.

«Secondo te da piccola ero più come Ethan o Filippo?» Ethan ha iniziato il dibattito su quale sia la tappa migliore per incominciare a fare il giro del mondo.

Papà sospira. «Tu non eri né come Ethan, né come Filippo.»

Lo guardo nei suoi occhi azzurri, mi sorride con le labbra sottili e mi sistema una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Tu eri quella energica, che voleva vedere tutti felici, testarda e che voleva diventare una rockstar. Hai ancora i piercing alle orecchie, guarda qua.» mi accarezza l'orecchio mentre sorrido nostalgica.

Già, che ironia.

Volevo che tutti i miei amici fossero felici ed è stato proprio per quello che ho rovinato tutto.

«Sai che ho visto la tua amica l'altra settimana? Quella con cui andavi sempre al Festanotte

Sobbalzo sul posto: «Chi?»

Sarà stata Rita, a quei tempi Giorgia era in procinto di trasferirsi all'estero nella villa del nuovo - anche se anagraficamente mica tanto - e abbiente marito della madre.

«Adesso non mi ricordo chi è chi delle due, ma era quella ragazza che aveva i capelli biondi e lunghi… ho fatto fatica a riconoscerla perché adesso ha i capelli diversi ed è un po' ingrassata, ma sono sicuro fosse lei perché aveva il neo sul mento.»

Un tuffo al cuore.

È Giorgia.

Che strano, che ci faceva in questa città se doveva trasferirsi con la madre all'estero?

«Dove l'hai vista?» stringo i pugni.

«Vicino alla chiesa, non ci siamo salutati perché ero di fretta, stavo accompagnando i bambini a scuola.»

«Capisco.» ricaccio indietro le lacrime, devo assolutamente cambiare discorso. «Quindi a che ora è il barbecue stasera? Cinzia ed io volevamo andare a fare un po' di shopping questo pomeriggio!» forzo una risata, ma anche se papà non la beve, dovrà farsene una ragione.

«Alle otto.» mi carezza la testa.

«All'orario dei bambini?» lo guardo con espressione indispettita.

«Secondo te quanti anni hanno Ethan e Filippo? Mangiamo presto così che possano mettersi a letto presto. Le birre le compro io, tranquilla.» mi sorride e va verso i bambini, io rimango con espressione ebete a sognare di fare il bagno in fiumi di alcolici e a ballare sulla sedia, ma è solo una cena con papà e Laura, mica una festicciola tra ragazzi.

Lo shopping è andato come al solito, Cinzia è stata difficile da gestire a causa del suo volere la botte piena e la moglie ubriaca, senza contare le moine imbarazzanti per ricevere degli sconti.

Arrivate all'ora di cena, dopo due aperitivi di troppo con ordinazione extra di cocktail, ci presentiamo a casa piuttosto divertite.

«Avete bevuto?» ci chiede papà aprendoci la porta.

Tratteniamo le risate, poi Cinzia risponde: «Ci siamo fatte un aperitivo! Perché? Non possiamo? Siamo giovani, single, belle, alte…»

«Parla per te, io passo da sotto la serranda mezza chiusa del ristopizza!»

Scoppiamo a ridere. Non so perché, ma la parola ristopizza associata a quella faccia da rana spelacchiata dello zio mi fa incredibilmente divertire.

«Non voglio fare il paranoico, ma siete sotto la mia custodia in questo momento. Se dovete bere, dovete farlo in mia presenza, capito?» è inutile che dice così, papà voleva semplicemente essere invitato a farsi un aperitivo con noi.

Il karaoke è d'obbligo nella nostra famiglia quindi, dopo un'abbuffata di carne, papà ha tirato fuori il microfono e le casse audio collegandole al computer portatile.

Tra le canzoni dello zecchino d'oro dei gemelli e quelle anni cinquanta di papà, la serata è trascorsa piuttosto piacevolmente.

«Credo che potrei diventare vegetariana dopo stasera…» Cinzia si accascia sulla tavola.

«Io invece credo che potrei farmi un altro goccino di limoncello!» canticchio una canzone senza senso e sorseggio il liquore.

Laura si stiracchia sbadigliando: «Scusate tanto, ma io ho una serranda da tirare su domani, quindi vado a letto, voi divertitevi pure!» da un bacio sulla testa ad ognuno, seguita da papà, che andando via decide di togliere di mezzo le bottiglie.

Io e Cinzia rimaniamo a parlare dello shopping che abbiamo fatto, del ragazzo bruttarello del locale dove siamo state e poi le racconto ciò che mi ha detto papà di Giorgia.

«Incredibile, Giorgia e Fred si sono trasferiti nella stessa città nel corso degli anni!» Cinzia si versa dell'acqua fino all'orlo del bicchiere.

«Chissà cosa le è successo, l'ho creduta all'estero per tutto questo tempo…»

«Ed è solo perché credevi fosse all'estero che non l'hai mai cercata? Ma non prendermi in giro.» Cinzia svuota il suo bicchiere d'acqua tutto d'un colpo.

Ha ragione, sono stata io a non voler cercare nessuno di loro.

«Mi piacerebbe molto rivederla… Ma con che faccia mi presento da lei?»

Dopo che sono stata io a distruggere la nostra amicizia…

Affondo il capo sulle braccia conserte, mettendomi comoda sul tavolo.

«Con la tua, ovvio! Certo, prima dovresti risistemarti il look… Magari puoi seguirla su Followgram!»

«Pensi che possa accettarmi dopo tutto quello che è successo?»

«Tesoro mio, avevate tutti sedici anni! Le facce ricoperte di fondotinta per coprire i brufoli, le voci squillanti che stavano cambiando, gli ormoni impazziti e le cotte sbagliatissime! Tu pensi di essere la stessa di allora? Di non essere cresciuta nemmeno un po'?»

«Lo sai? Sei convincente.»

«Lo so, lo so! E so anche che cosa faremo!»

«E cosa faremo?» l'ho guardata pendendo dalle sue labbra.

«Pubblica un post sulla pagina di gruppo "Butterfly"

Il profilo "Butterfly" …

È un profilo social su Followgram che abbiamo aperto tutti insieme quando avevamo sedici anni. Butterfly è il nome che avevamo dato al nostro gruppo.

Cerco il profilo e clicco sull'ultimo post, che è datato un 4 dicembre di ormai anni addietro.

Doveva essere appena prima della rottura, ricordo che quel Natale fu molto doloroso perché era il primo che trascorsi senza di loro.

Nella foto ci siamo tutti, sorridiamo.

I miei occhi si riempiono di lacrime.

«Che aspetti? Scatta una foto alla luna e pubblicala subito!» Cinzia mi prende la mano e mi guida verso il cielo.

Scatto.

«Non credo di poter riprendere a pubblicare qualcosa qua sopra Cinzia, gli altri probabilmente si saranno dimenticati del gruppo.»

Non voglio essere la scema che dopo dieci anni si mette a pubblicare post sul profilo di quando era piccola per nostalgia, sembrerò una sfigata.

«Dov'è finita la tua solita grinta? Dammi qua!» Cinzia mi sfila il cellulare di mano, pubblicando il post alla velocità della luce.

All'improvviso un messaggio sul cellulare mi avverte che dopo un sacco di tempo la pagina "Butterfly" ha pubblicato un nuovo post.

Ricordo che collegammo il profilo ai nostri numeri telefonici, se gli altri li hanno mantenuti presto sapranno che li sto cercando.

 

   
 
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