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Autore: Saekki    22/03/2023    1 recensioni
"...Qualcosa di antico aveva deciso di muoversi, strisciare tra le ombre per reclamare il compiersi di un'antica vendetta. I tempi erano maturi, i venti di tempesta soffiavano forti, il grande disegno si sarebbe compiuto." Calatevi insieme ad Ilyria, la protagonista di questa storia, nel selvaggio mondo di Ophiria. Tra misteri ed antichi rancori, un passato da svelare ed un mondo che scivola sempre più verso il nero abisso, riuscirà la ragazza dai capelli corvini a trovare la propria strada?
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Cap.2- Promesse

 

 

< Cosa vi porta al villaggio di Acque Grigie? >


Lunghi istanti di silenzio seguirono quella prima domanda, i rifugiati si guardarono tra di loro, confusione e forse vergogna nel loro sguardo mentre gli occhi color ametista di Ilyria su muovevano a scrutare le figure delle guardie imperiali davanti a loro. Aveva già notato le mani strette attorno ai pomelli delle spade che tenevano alla cintura, ancora infoderate certo, ma pronte per essere estratte in qualsiasi momento. E se lo sguardo del più anziano tra loro non tradiva nessuna emozione era ben visibile la paura sul volto di uno dei membri più giovani di quel drappello, le guance scavate, la posa nervosa e rigida. La ragazza si voltò poi in direzione di Damien, ancora avvolto nel suo straccio zuppo d'acqua nonostante il freddo, prima che l'attenzione dei presenti fosse attirata da un uomo abbastanza in là con l'età, non troppo alto dalla barba lunga e bianca oramai sporca di fango e dalla testa canuta seppure nascosta dal cappuccio di un mantello logoro, uno dei rifugiati che si era offerto di guidare quei carri malmessi attraverso le lande orientali in quei giorni di pioggia. Un fabbro che qualche anno prima dalle terre più centrali dell'Impero si era trasferito nel villaggio di Cohen nella speranza di vivere in pace gli ultimi anni di una vita alla quale gli Dei avevano evidentemente giocato un brutto scherzo. Lasciando le briglie degli animali smontò dal carro, non senza emettere qualche gemito di dolore, l'umidità e la stanchezza avevano decisamente fiaccato quelle ossa già indebolite dalla vecchiaia.


< Il mio nome è Caius, veniamo dal villaggio di Cohen, a tre giorni di cammino da qui. >

E mentre parlava con un gesto indicò gli altri presenti, che ovviamente si ritrovarono osservati non solo dal plotone in armatura ma da tutti gli occhi che si trovavano dietro le finestre poco illuminate aperte su quella piazza che, in giorni più soleggiati, sicuramente avrebbe servito da piazza del mercato.


< Il nostro villaggio è stato distrutto da… una calamità, noi siamo gli unici sopravvissuti. Chiederei di parlare con il vostro capo villaggio, chiediamo il vostro aiuto, non abbiamo più nulla. >


La voce dell'uomo che una Ilyria aveva sempre visto come possente, forte oltre ogni misura e sempre pronto a prestare una mano a lei e a sua nonna ora era ridotta ad un rantolo di dolore, una voce spezzata dalla stanchezza e dalla fatica che lasciava trasparire tutta la sofferenza alla quale era stato sottoposto. Tuttavia in un primo momento la risposta che giunse fu solamente il silenzio e lo scrosciare della pioggia, il volto contratto del vecchio pretoriano davanti a loro mentre la mano che teneva stretto il pomello della spada si sciolse, un mezzo sospiro ad abbandonare quelle labbra screpolate nascoste dalla barba.


< Il capo villaggio è venuto a mancare da quasi un mese ed il villaggio di Acqua grigia è sotto la giurisdizione pretoriana da allora. Io sono il pretore Alair, sono arrivato insieme ai miei uomini circa sette giorni fa dalla città di Dakia. >


L'uomo in armatura rimase al proprio posto mentre spiegava la situazione, le mani coperte dai guanti d'arme che sferragliavano leggermente mentre gesticolava.


< Potete sistemarvi nel granaio vuoto nella zona nord, è all'interno delle mura. Parleremo appena avrete messo in ordine le vostre cose. Gaius, scortali. >


E con uno schiocco di redini il pretoriano fece girare la propria cavalcatura al trotto, sparendo in un vicolo poco distante mentre proprio la guardia più giovane, quella adocchiata poco prima da Ilyria fece cenno allo spaurito gruppo di rifugiati di seguirli. La colonna si rimise in marcia mentre la ragazza, dopo aver assistito allo scambio di battute, tornò a sedersi all'interno del carro.

< Quindi ci accolgono? >


Una voce flebile le giunse alle orecchie e la ragazza dagli occhi ametista sollevando lo sguardo incontrò quello color foresta di Daminen. Stava per rispondere, le labbra spaccate dal freddo dischiuse come per parlare ma si trattenne. Era stato tutto troppo veloce, tutto troppo rapido. La notizia della giurisdizione imperiale, il fatto che nessuno abbia battuto ciglio nel vederli arrivare o che nessuno abbia posto domande e poi la tensione che caratterizzava i soldati. Qualcosa non sembrava in ordine ma osservando quello sguardo scavato e pieno di terrore misto a speranza negli occhi del ragazzo che aveva davanti, Ilyria tentò di sorridere, incurvando gli angoli delle labbra per poi sporgersi in avanti, una mano esile e diafana portata sul ginocchio dell'altro, deglutendo con forza forse per mentire anche a sé stessa.

< Si, andrà tutto bene. >


E quel contatto durò solo pochi istanti mentre sentiva le lacrime che tornavano a riempirle gli occhi, i denti che si serravano sul labbro inferiore nel tentativo di sopprimere quei sentimenti con il dolore fisico. Tirò su con il naso, portando la testa verso l'alto per impedire alle lacrime di rigarle le guance per l'ennesima volta. Un sospiro, una nuvola di condensa che si alzò verso un cielo che dopo le ultime, flebili gocce sembrava voler dare tregua ai rifugiati, seppure mantenendo il suo aspetto plumbeo.
Lo sparuto gruppo di reduci del disastro fu infine condotto in quella che sarebbe stata la loro temporanea sistemazione, un vecchio magazzino per il grano oramai in disuso, ma tutto sembrava una reggia in confronto al viaggiare per giorni e per notti tra il freddo e l'umidità delle lande orientali con solo stracci indosso. I carri e i cavalli oramai sfiniti vennero lasciati all'esterno mentre, su giacigli di paglia improvvisati i rifugiati avevano disposto i loro pochi averi.
Ilyria aveva scelto di sistemarsi sulle soppalco in legno che ancora in qualche modo aveva retto al passare del tempo, sapeva che quelle tavole in legno impegnate dall'acqua e dalle tarme non erano la migliore delle sistemazioni ma sempre meglio che sistemarsi sul terreno dove l'umidità la faceva da padrone. Ed aveva convinto anche Damien a seguirla, sistemando il giaciglio del ragazzo più giovane accanto al proprio. Adesso se ne stava da sola, seduta sul bordo del soppalco lasciando le gambe a penzolare nel vuoto mentre osservava i propri compagni di sventura finire la sistemazione nei giacigli di fortuna.
Tuttavia qualcosa attirò l'attenzione della ragazza, dall'altro capo del magazzino vide la porta in legno aprirsi leggermente, tracciando un segno arcuato sul pavimento polveroso della struttura e la figura di Alair stagliarsi contro la luce che veniva dall'esterno. Piombò il silenzio tra i presenti prima che la voce del pretoriano lo rompesse senza esitazione.


< Caius, vorrei parlare con te. >


Disse poi l'uomo in armatura, facendosi leggermente da parte sull'uscio della porta per lasciare spazio all'uomo per uscire. Seppure formalmente fosse una richiesta il tono del pretoriano non lasciava sicuramente spazio a repliche. La porta venne nuovamente richiusa dopo che fu il fabbro ad abbandonare la struttura, mentre un mormorio iniziò a serpeggiare tra i presenti Ilyria osservò Damien, che di rimando aveva sollevato lo sguardo verso quest'ultima. Portandosi un dito davanti al naso la ragazza dai capelli corvini gli fece cenno di rimanere in silenzio, per poi mettersi in piedi e muoversi lungo la parete che rappresentava il retro del granaio. Lì le assi che componevano il muro posteriore erano sufficientemente logore da lasciar trapelare la luce proveniente dall'esterno ed insieme a questa anche i suoni. Appoggiandosi contro le assi Ilyria portò lo sguardo attraverso una delle fessure, le iridi viola che si muovevano alla ricerca dei due uomini che poco prima avevano attirato la sua attenzione. Ed eccoli, poteva vedere distintamente la figura del fabbro e quella del capitano delle guardie poco distante dal retro della struttura, sembravano intenti a discutere in modo decisamente accesso, anche se la disparità di posizioni era ben evidente tra i due. Avvicinandosi leggermente in loro direzione muovendosi contro il muro e spostandosi una ciocca corvina dietro l'orecchio la ragazza appoggiò quest'ultimo contro lo spazio tra le assi, ringraziando sé stessa per l'ottimo udito che aveva sempre avuto.


< … Sto dicendo, e te lo ripeto, Acque grigie si trova in difficoltà, tuttele linee di rifornimento da Dakia sono interrotte per gli attacchi dei mezzi-umani, noi a stento siamo riusciti a giungere illesi. Con i mezzi che abbiamo non possiamo sfamare anche le vostre bocche. >

La voce di Alair era perentoria, seppure celava un velo di frustrazione per l'impotenza nella situazione che si era venuta a creare. Ma il fabbro non sembrava intenzionato a demordere

< Sto dicendo che capiamo la situazione, ma qualsiasi cosa abbia distrutto il nostro villaggio era ben più pericolosa di un manipolo di bestie o mostri. Quella… quella cosa è apparsa dal nulla, ha distrutto tutto, quasi trecento morti, Pretore, un'intero villaggio spazzato via in pochi minuti. Se quella bestia volasse in questa direzione si ripeterebbe di nuovo quello che è successo, moriremo tutti le dico! >

Caius era visibilmente agitato, gli anziani occhi incavati del volto raccontavano tutta la veridicità di quella storia, il terrore visto e vissuto sulla propria pelle. Lo sguardo dell'uomo in armatura si fece più duro, con un impeto prese la tunica del fabbro strattonandolo ed avvicinando le labbra all'orecchio dell'uomo. Parole bisbigliate che non riuscirono a giungere alle orecchie di Ilyria prima che i due si separassero nuovamente.
Un rumore alle spalle di Ilyria la fece girare di scatto, sobbalzando poi alla vista di Daminen e portandosi una mano al petto, tirando un sospiro di sollievo per poi lasciarsi scivolare contro il pavimento, la schiena poggiata alla parete.

< Hai sentito qualcosa di importante? Lì sotto hanno fatto tante di quelle ipotesi che ho la testa piena. >

Disse il ragazzo andandosi a sistemare accanto all'altra, un ginocchio raccolto al petto mentre una mano passava in quei capelli che sicuramente avevano visto condizioni migliori, un bellissimo biondo cenere sporcato dal fango e dalla pioggia, adesso spenti e crespi.
Scuotendo la testa Ilyria sbuffò, gli occhi sollevati verso l'alto ad osservare il soffitto mentre ripensava alla scena che aveva potuto osservare ed alle parole che aveva potuto sentire.

< A quanto pare hanno problemi con i mezzi-umani e la via verso Dakia è impraticabile, oltre a questo… nulla di che. >

Concluse infine, prima di posare lo sguardo sul ragazzo più giovane, sbilanciandosi leggermente da un lato per poi rifilargli una leggera spallata mentre un sorriso, dopo giorni, le increspò le labbra.

< Vedrai che ce la faremo, in qualche modo ce la faremo. >

Concluse poi, la mano che andò a scompigliare i capelli di Damien cercando di strappargli un sorriso che fortunatamente non tardò troppo ad arrivare, prima che questo poggiasse la propria testa sulla spalla di lei, lo sguardo fisso davanti a se, la voce improvvisamente seria

< Promettimi che ne usciremo insieme Ilyria, io e te. >

Lunghi istanti di silenzio seguirono quelle parole, prima che le parole di lei riempissero l'aria, quasi bisbigliate mentre una mano si poggiava sulla testa di lui, accarezzandola lentamente.

< Te lo prometto. >

 

 


-- Il secondo capitolo è arrivato prima del previsto, ma solo perché questa settimana sono impegnata e non sapevo se sarei riuscita a pubblicare Domenica così mi sono portata avanti. Alla prossima! <3 <3

   
 
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