NOTE: Draco è al quarto anno e
Astoria è al secondo anno.
SNOWY
“Oh, certo, sei stato da loro quest’estate, vero, Potter?”
sogghignò Malfoy “Allora dimmi, sua madre è davvero
così cicciona, o è solo la foto?”
“Hai presente tua madre, Malfoy?”
disse Harry che con Hermione tratteneva Ron per i
vestiti, per impedirgli di scagliarsi su Malfoy.
“Quella faccia che fa, come se avesse la cacca sotto il naso? Ce l’ha sempre
avuta o è solo perché era con te?”
Il volto pallido di Malfoy arrossì
appena. “Non osare insultare mia madre, Potter”.
“Tieni la tua boccaccia chiusa, allora” disse Harry,
voltandosi.
BANG!
Parecchi ragazzi urlarono. Harry sentì qualcosa di
incandescente graffiargli il lato del viso. Affondò la mano in tasca per
prendere la bacchetta, ma prima ancora di riuscire a toccarla, udì un secondo
forte BANG, e un ruggito che echeggiò per tutta la Sala d’Ingresso.
“OH NO CHE NON LO FAI, RAGAZZO!”
Harry si voltò di scatto. Il professor Moody
scendeva zoppicando la scalinata di marmo. Aveva estratto la bacchetta e la
puntava su un furetto di un bianco immacolato, che tremava sul pavimento di
pietra, esattamente nel punto in cui prima c’era Malfoy.
[…]
“Non mi piace chi attacca quando l’avversario gli volta le
spalle” ruggì Moody, mentre il furetto rimbalzava
sempre più in alto e squittiva di dolore. “E’ una cosa sporca, vile e infima…”
(Harry Potter e il Calice di Fuoco, J. K.
Rowling)
Il
furetto bianco cominciò a correre velocissimo non appena fu libero dall’incanto
Levicorpus. Un ruggito alle sue spalle lo fece
sobbalzare, ma non si fermò.
“Non ho finito con te! Torna qui!”
disse una voce furente e divertita insieme. Fortunatamente l’essere zoppo
impedì al professor Moody di tener testa al piccolo
batuffolo bianco, che riuscì a distanziarlo.
Dopo
circa dieci minuti di corsa affiatata, l’animaletto rallentò fino a fermarsi e
cadere a terra stremato. Tremava ancora, spaventato dagli innumerevoli voli che
il professore di Difesa contro le Arti Oscure gli aveva costretto a fare. Degli
occhi neri come la pece si puntarono su di lui e si accorse all’istante che una
ragazzina dai capelli corvini gli si stava avvicinando, con sguardo
incuriosito. Non riuscì a scattare in piedi e a riprendere la corsa, poiché la
ragazzina fu più veloce e lo agguantò all’istante.
“Che
carino” sussurrò, carezzandogli il pelo candido, al che Malfoy
ebbe un brivido simile ad un sfarfallio.
Il
ruggito di poco prima tornò a farsi sentire. Il professore lo stava
raggiungendo. “Stupido . furetto . fermati!” scandì col fiato corto e una
bacchetta puntata davanti a sé.
La
mora si voltò verso la voce, poi prese a fissare gli occhietti di Draco. Era certa che la stava implorando di salvarlo. Aveva
già deciso cosa fare. Quel professore le era sembrato un poco di buono fin
dall’inizio dell’anno. “Andiamo, Snowy” disse la ragazza, rivolta al dolce batuffolo bianco,
cominciando a salire a passo veloce le scale di pietra.
Draco la guardò stralunato, ripetendosi
in mente quel nomignolo orribile. Snowy!?
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Sala
Comune dei Serpeverde. Una ragazzina di nome Astoria
sfrecciò per la grande stanza, attirando l’attenzione di un’altra ragazza dai
capelli color mogano, che prese a fissarla esterrefatta. “Astoria!” la chiamò.
La
ragazzina si bloccò e voltò solo il capo, per impedire che nessuno notasse il
piccolo fagotto che teneva in mano. “Dimmi, Daphne”
biascicò con un sorriso tirato.
La
sorella la guardò con un sopracciglio inconsapevolmente inarcato. “Dove vai
così di fretta?” chiese.
“In
dormitorio” rispose subito l’altra. “Torno subito” concluse poi avviandosi su
per le scale. Arrivata in dormitorio, richiuse subito la porta ed emise un
sospiro di sollievo. “Qui sei al sicuro, Snowy”
sussurrò, avvicinandosi al suo letto e sedendocisi
sopra. Un’altra carezza scosse il candido furetto, che si irrigidì all’istante.
“Ascolta” gli disse la ragazzina prendendogli il viso tra le mani e guardandolo
dritto negli occhi – tra i loro nasi ora c’era la distanza di cinque centimetri
circa “Ora io vado di sotto a dire a mia sorella Daphne
che non ho ancora dato di matto. Tu non ti muovere”. Detto questo, corse alla
finestra del dormitorio e la chiuse, affinché il piccolo Snowy
non potesse scappare, poi si fiondò verso la porta e uscì dalla stanza.
Giunta
a pochi metri dalla sorella, Astoria cominciò a rimuginare su una qualche scusa
per poter rimanere assieme al suo animaletto. “Daphne”
chiamò, interrompendo la discussione che la castana aveva intrapreso con la
Parkinson.
“Ah,
eccoti” la interruppe la sorella. “Stasera ti va di stare fino a notte fonda in
Sala Comune a far baldoria?” le chiese eccitata.
Astoria
rimase interdetta. “Io veramente…” incespicò, poi
poco dopo le venne un’idea “Devo studiare. Devo finire un tema per domani”.
Aveva già raccontato alla sorella del tema chilometrico che Piton
aveva assegnato a lei e ai suoi compagni.
“Non
lo hai ancora fatto!?” domandò l’altra sbuffando.
“No”
rispose la più giovane della famiglia Greengrass con
sguardo dispiaciuto.
Daphne sbuffò di nuovo. “Va bene. Allora
sarà per la prossima volta” si rassegnò.
“Starò
in dormitorio stasera, anzi ci vado subito. Meglio portarsi avanti il lavoro”
continuò a fingere la mora.
“Okay!
Buon lavoro” rispose Daphne, ritornando a
chiacchierare con Pansy.
“Draco è scomparso” sentì dire dalla Parkinson, ma non ci
fece granché caso, poiché si affrettò a tornare in dormitorio. Quando entrò
nella stanza dovette soffocare un gridolino. Il povero Snowy
stava penzolando dal bordo della finestra tenendosi con una sola zampetta.
“Snowy!!” urlò correndogli incontro. La zampetta non resse
la presa e l’animaletto rischiò di cadere a terra, se non che la piccola
Astoria si tuffò e Draco cadde sul suo grembo. Un
sospiro di sollievo fuoriuscì dalla bocca di entrambi.
“Snowy, non si fa!!” lo sgridò la ragazzina, prendendolo tra
le mani, e stringendolo affettuosamente tra le braccia. “Mi hai fatto venire un
colpo” sussurrò lei, con la voce tremante, passando una mano sul collo morbido
del cucciolo. Dal canto suo, Draco cominciava a
detestare il brivido che gli percorreva la schiena ogni qual volta la ragazzina
lo coccolava. Lo rendeva inerme.
Astoria
si alzò da terra, si diresse verso il letto e ci si sedette sopra. “Non farlo
più” continuò senza smettere di accarezzarlo. Lui finalmente si riscosse dal
rilassante torpore che lo aveva avvolto e infatti, non appena l’abbraccio
sembrò allentarsi, Draco sgusciò via dalle braccia
della ragazzina e si mise in posizione di difesa, quasi fosse una tigre. “Snowy, mi ringrazi così?” lo rimproverò lei. Lui sembrò
rilassarsi un po’, come se fosse preso dal senso di colpa, e voltò lo sguardo
snobbandola. Subito dopo si udì il brontolio di uno stomaco. Astoria sorrise e
imprigionò di nuovo l’animaletto tra le sue braccia. “Hai fame?” gli chiese.
L’orgoglio
tipico dei Malfoy gli diceva di continuare a
snobbarla, ma il vuoto nel suo stomaco lo costrinse a cercare un modo per farle
capire che aveva davvero fame. Dunque spalancò la bocca e le morse un dito.
Chissà che spaventandosi non lo avrebbe lasciato andare.
“Allora
hai davvero fame” disse lei. Il morso non era stato poi così aggressivo.
Pessima mossa. Avrebbe dovuto per lo meno sbranarla per ottenere un po’ di
paura da parte sua. Draco doveva proprio ammettere
che la qui presente mocciosa aveva tutte le qualità possibili e immaginabili, ma
non la malvagità di un Serpeverde. Fosse stato lui
avrebbe già decapitato il furetto. Ringraziò il cielo con tutte le sue forze
per essere finito nelle mani di un angelo.
“Se
mi prometti che starai buono, ti andrò a prendere qualcosa di commestibile, altrimenti
dovrai accontentarti delle gelatine tutti i gusti” propose la mora.
Draco annuì, con un’espressione che
voleva significare peace and love.
Astoria
inarcò un sopracciglio. “Capisci la lingua umana?” domandò lei.
A Draco cascò la mascella. Nessuno avrebbe dovuto sapere che Draco Malfoy era stato
trasformato in un furetto da quel pazzo del professor Moody
a causa di Potter e compagni. Voltò lo sguardo, per sviare il discorso.
“Ma
che sto dicendo?” fece la ragazzina incredula “Questo furetto non può capirmi”.
Successivamente si alzò dal letto e si diresse verso il suo baule. Lo aprì e,
dopo averci frugato dentro per un po’, guardò Draco
con aria vittoriosa, mostrando una corda tra le mani. “Stavolta non ti muovi
per davvero” disse e, dopo essersi avvicinata di nuovo al letto, lo prese tra
le mani e gli legò la cordicella intorno al collo. “Così dovrebbe andare” disse
quando ebbe legato l’altro capo alla gamba del letto. “Allora vado nelle
cucine. Troverò sicuramente qualche elfo disposto ad obbedirmi” concluse la
ragazzina prima di scomparire dietro la porta del dormitorio. Draco sbuffò, pensando che perlomeno la ragazzina non aveva
pensato di chiedere per favore ad un
lurido elfo domestico.
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Dopo
una mezz’oretta Astoria fu di ritorno. Tra le mani aveva qualcosa,
probabilmente del cibo rimpicciolito con l’incanto Reducio. “Eccomi qua” disse con
un sorriso radioso, posando i piccolissimi oggetti sul letto. “Vedo che hai
fatto il bravo” continuò poi, notando che il piccolo Snowy
non si era mosso di un centimetro. Il suo sorriso si allargò quando gli
occhietti grigi del furetto la fissarono speranzosi. “Ti ho portato tante cose
buone” lo rassicurò, affondando la mano nella tasca interna del mantello, per poi
afferrare la bacchetta e puntarla verso il letto. “Com’era l’incantesimo?”
disse grattandosi una tempia in segno di riflessione, poi le venne in mente. “Engorgio!”
esclamò e in men che non si dica sul letto apparvero
un bel po’ di leccornie.
A Draco si illuminarono gli occhietti. Cominciò a tirare la
corda, ma si rassegnò presto poiché non faceva altro che strangolarsi da solo.
“Scusa, adesso ti libero” disse dispiaciuta Astoria, precipitandosi a
sciogliere la corda. “Ho preso parecchia roba così ceniamo insieme.” spiegò la
mora e, quando ebbe slegato il cucciolo, lo prese in braccio. Draco ebbe un altro brivido, una volta che fu tra le
braccia della mora.
I
due si accomodarono sul letto e il furetto inaugurò il banchetto fiondandosi
sulle crocchette di pollo. “Buon appetito” disse la ragazzina, ridendo di
gusto, divertita da quel buffo animaletto “E pensare che non sapevo cosa
mangiassero i furetti”.
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Poco più tardi arrivò l’ora della nanna. Astoria aveva passato
il resto del tempo a leggere un libro, tenendo sempre il povero Snowy sotto stretta sorveglianza e per la precisione in
grembo carezzandolo di tanto in tanto. Draco, ormai
mezzo addormentato, si era goduto il massaggio con gli occhi socchiusi. Dopo un’oretta
la ragazzina aveva chiuso il libro con un tonfo, che aveva fatto sobbalzare il
furetto. “E’ l’ora della nanna” disse, lasciando cadere il libro ai piedi del
letto. Poi si alzò e si diresse in bagno. Due minuti dopo, ne uscì con il
pigiama indosso. Prese di nuovo in braccio Snowy e
poi si infilò insieme a lui sotto le coperte. “Sogni d’oro, Snowy”
gli sussurrò lei, dandogli l’ultima carezza della giornata, per poi
addormentarsi all’istante. Lo stesso accadde per Draco,
che chiuse gli occhi tranquillo.
…
TO BE CONTINUED …
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ANGOLINO
DELL’AUTRICE
Salve a tutti! Ecco una nuova fan fiction che sarà
composta, bene o male, da due o tre capitoli. Ringrazio in anticipo tutti
coloro che la seguiranno. Spero che il piccolo Snowy
vi stia simpatico. Non ho altro da scrivere, quindi vi lascio ai vostri affarucci e vi mando un bacino. Ciau!
Vale-chan