Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Ephram    24/03/2023    0 recensioni
a fuga di un disertore che dopo aver lasciato l'esercito va alla ricerca di una vita migliore.
Genere: Azione, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avviandomi sotto la neve verso la stazione ferroviaria notai con sorpresa che c'era un certo numero di militari che ispezionavano il perimetro, compreso il parcheggio, molto probabilmente si aspettavano che avrei tentato di lasciare il paese attraverso le ferrovie ad alta velocità.
Accidenti, dovevo aspettarmelo.
Inoltre avevo lo zaino militare uguale nel colore a tutti quelli che lo usavano al campo dalla quale ero fuggito, senza dubbio qualcuno avrebbe potuto notare qualcosa di familiare.
Non ero del tutto sicuro che stessero cercando proprio me, ma le probabilità non giocavano in mio favore.
Cercando di non dare nell'occhio mi avvisi con aria indifferente ma costantemente in allerta in direzione della biglietteria dove dovetti, impaziente, attendere cinque minuti di fila.
Quando fu il mio turno il bigliettaio dall'altra parte della vetrina mi chiese attraverso il citofono dove dovevo andare.
-Un biglietto per Tapa.- dissi.
Il personaggio con I baffi dall'aria annoiata lavorò per qualche istante con il pannello semitrasparente del computer, poi dopo aver stampato il biglietto pagai e lui me lo consegnò.
Non attesi lo scontrino e mi avviai verso i sottopassaggi che portavano alle rotaie dei treni in cerca degli orari.
-Cazzo.-
Il treno più recente era partito alle 01.30, dieci minuti fa, il prossimo sarebbe partito alle 04.30 del mattino.
Avevo perso il treno per Tapa dieci minuti fa, questo significava che per le prossime tre ore avrei dovuto elaborare qualcosa, programmarmi le prossime tappe prima di andare in Germania.
Innanzitutto però non sarei rimasto in giro per Narva senza prima essermi andato a riscaldare da qualche parte, possibilmente un locale.
Non avevo sonno, avevo già dormito a sufficienza a casa di Anastasia, quindi infilai i biglietti nel portafogli e mi avviai rapido verso l'uscita della stazione dei treni, osservando e annotando le posizioni dei soldati.
Nessuno aveva un'aria familiare, sicuramente non appartenevano al mio battaglione norvegese.
Un battaglione in genere era composto da 2000 soldati, in Estonia le forze armate europee ne avevano schierati due di due differenti paesi, uno britannico e uno norvegese.
Uno tedesco e uno austriaco invece erano posizionati in Lettonia ecc.
Tutti schierati in modalità intimidatorio lungo il confine russo.
Tuttavia anche la presenza militare nelle aree urbane spesso congiunta con altri Paesi era diventata la norma.
Attentati di varia matrice e spionaggio erano diventati la norma di questo decennio
Non andava meglio in altre parti del mondo dove proteste di varia natura, spesso economica erano diventate frequenti.
Uscendo rapido sotto la fitta nevicata, iniziai a percorrere le strade di Narva, attraversando strisce pedonali e guardandomi in giro con attenzione finché non vidi un locale ancora aperto nonostante l'ora tarda.
Avevo proprio bisogno di qualcosa di caldo.
Quando entrai notai che il locale era frequentato da almeno una ventina di uomini tra i venti e i cinquant'anni, alcuni seduti ai tavoli con il boccale di birra, altri che facevano una partita a biliardo nella sala apposita.
Il locale di per sé aveva un aspetto momento moderno come vasta parte della città, fatta eccezione una serie di palazzi più che incrociavano uno stile combinato con quello ancora dell'era URSS.
Mi sedetti su uno sgabello metallico al banco e ordinai un caffè beccandomi un occhiata bizzarra da parte del barista vista la tarda ora.
-Grazie.- dissi una volta che strinsi tra le mani una bella tazza fumante.
Mi ci scaldai per qualche istante le mani intirizzite dal freddo, nonostante i guanti, prima di sorseggiare con calma.
-Non sei di queste parti, vero?- mi chiese il barista intento ad asciugare i bicchieri per poi metterli l'uno sull'altro pronti per spinare le prossime birre.
-Norvegia,- dissi -sono in vacanza per qualche giorno qui in Estonia.- mentii.
-Al posto tuo avrei scelto la Spagna, almeno da quelle parti le spiagge sono sempre calde anche d'inverno.- disse passandosi una mano sulla sua testa calva.
-Da come ne parli sembra che tu ci sia già stato.- dissi.
-Ci vado ogni estate a luglio. È un posto che non stufa mai.- rispose.
Il barista aveva l'aria stanca, eppure non sembrava che discutere lo stufasse.
-La prossima volta ci farò un pensiero.- dissi sorseggiando il mio caffè.
-Perché hai scelto proprio l'Estonia?- mi chiese poi lui.
-Non ci ero mai stato, ed ero curioso di vedere questo paese in questo periodo dell'anno.-
-Allora spero che ti sia piaciuto, che lavoro fai?-
-Cameriere in un locale italiano nel mio paese.- mentii nuovamente.
-Dall'aspetto pensavo fossi un soldato. Negli ultimi anni da queste parti ho perso il conto di quelli con differenti nazionalità che sono passati da queste parti.- disse lui.
"Ma non mi dire." pensai.
-...americani, svedesi, tedeschi..- continuò ad enumerare.
-Capisco, - finii il caffè - quindi sta arrivando la guerra?- chiesi incuriosito dalla sua opinione.
-Ormai credo che siamo alle porte.- disse arricciando le labbra come se avesse mangiato qualcosa di amaro.
-Senti, fammi una birra.- dissi quasi senza pensarci.
-Meglio che cambiamo discorso...- fece il barista.
-Si figuri, per me non c'è problema, - dissi - possiamo continuare se vuole.-
Dal momento che era da un po di tempo che non giravo e non ero aggiornato sugli avvenimenti nel resto del mondo, le informazioni che avevo erano frammentarie, viste le poche uscite con i permessi che facevo, sapere qualcosa di più su come stavano andando le cose avrebbe potuto essermi utile.
Sempre con il rischio che correvo di essere riconosciuto dalle foto segnaletiche che indubbiamente ora circolavano tra i reparti dell'esercito e della polizia estone.
In tempi normali la pena per un cosiddetto disertore erano dai 3 ai 7 anni di carcere.
In tempi di guerra invece un esecuzione marziale.
Mi guardai un istante in giro mentre il barista spinava la birra.
Tutti erano intenti a discutere i propri affari, uno si era addormentato con le braccia incrociate sul tavolo, gli altri invece mostravano altrettanti segni di stanchezza vista la tarda ora.
-Ho sentito che recentemente sono iniziati i test nucleari nello spazio.- disse il barista porgendomi la birra.
-Grazie. Avevo sentito qualcosa di simile, stanno testando le armi ad impulso elettromagnetico.- dissi.
-Già, per neutralizzare l'elettronica del nemico in caso di guerra.- disse lui.
-Lo facevano anche ai tempi della Prima Guerra Fredda.- commentai sorseggiando la birra.
-Si ma stavolta è diverso, parlano di far saltare i satelliti spia stranieri.- disse il barista.
-Dove lo hai sentito?- chiesi.
-In televisione, ne hanno parlato tutti i notiziari, non li guardi.- disse il barista.
-Non ultimamente.-
La conversazione si protrasse a lungo, interrotta solo periodicamente da qualche cliente che ordinava l'ultimo giro.
Poco dopo decisi di levare le tende, sperando di non essere riconosciuto dalla polizia o dai militari.
Pagai il conto e mi avvisi verso l'uscita.
-Buon viaggio di ritorno.- mi salutò il barista.
-Grazie. Buon lavoro.- risposi di rimando.
Quando uscii, con lo zaino in spalla, mi accolse una fredda ventata di aria gelida.
La neve continuava a scendere e periodicamente le strade erano attraversate dagli spazzaneve.
Cominciava a starmi stretta questa città, quindi non mi dispiacque rivedere le luci della stazione dei treni dall'altra parte della strada, nonostante i rischi che correvo.
Rividi la strada la strada fatta con Anastasia e il luogo in cui aveva parcheggiato l'auto.
Incredibile a dirsi, mi sarebbe mancata.
Mentre attraversavo la strada vidi una volante della polizia estone venire nella mia direzione.
Non ci feci caso, non potevano avermi riconosciuto così su due piedi...
Nella direzione opposta un'altra volante della polizia estone accese i lampeggianti, seguita poi stessa cosa dalla prima.
Seguì poi un ululare di sirene in avvicinamento. Mi avevano trovato.
Guardai in direzione della stazione come primo pensiero di fuga, ma poi mi ricordai dell'ampia presenza militare, i quali dovevano indubbiamente aver ricevuto aggiornamenti sull'avvistamento del "disertore."
In uno scatto di adrenalina mi voltai e cominciai a correre in direzione opposta a quella della stazione.
Il tentativo di circondarmi della polizia estone venne reso inutile, ma mentre correvo lungo le vie poco affollate della città anticipai che si sarebbero coordinati con le altre pattuglie per bloccarmi la strada.
Alla prima strada secondaria tra gli edifici svolta a sinistra mentre nella fredda aria notturna risuonavano le sirene delle pattuglie.
I disertori erano tra le prime priorità dell'esercito e dello stato, in quanto su temeva che potessero passare informazioni al nemico.
Dall'altra parte ad attendermi c'erano già due poliziotti che mi puntarono contro le pistole.
Chiaramente correndo ero io che svoltavo alla cieca, loro erano i cittadini, io lo straniero.
Mi bloccai e iniziai a correre nella direzione opposta, tornando indietro.
Uno di loro mi gridò qualcosa poi un colpo secco al muro accanto a me fece esplodere alcuni pezzi di calce.
Avevano sparato un colpo, con il silenziatore a giudicare dall'assenza di boato.
Rapido passai accanto ad un bidone della spazzatura dove mi nascosi per evitare possibili proiettili, quindi estrassi la pistola elettrica ed esponendomi per un breve istante sparai un colpo mirando alla gamba di uno dei due.
Seguì un suono secco seguito da un urlo, centro.
Avrei costretto i poliziotti a ripararsi per evitare altri colpi.
Fu proprio di quegli istanti di tempo che approfittai per correre fuori dal viottolo e tornare sulla strada principale.
Sentivo le sirene delle pattuglie che si avvicinavano, probabilmente coordinati con i loro colleghi.
Ripresi a correre, avevo il fiatone e l'aria polare mi bruciava i polmoni mentre correvo.
Alle finestre alcune persone spostavano le tende per vedere cosa stesse succedendo.
-'Fanculo.- sentivo che non ce l'avrei fatta.
Sentii un auto sgommare e venire nella mia direzione.
Un Pickup dall'aria familiare inchioda accanto a me con il finestrino abbassato. Mi fermai.
-Muovi il culo!- gridò Anastasia.
Rimasi sbalordito nel rivederla, ma non me lo feci ripetere due volte e salii alla sua destra.
Quindi lei partì svoltando a destra e poi ancora a destra per poi inchiodare e parcheggiare in un area non trafficata accanto ad altre auto.
-Ma che cazzo fai, dobbiamo seminarli...- gridai.
-Sta zitto, abbassati e non fiatare. Quest'auto potrebbe essere qui da ieri per quel che ne sanno.- spiegò lei.
Ci abbassammo proprio mentre una volante della polizia svoltava l'angolo nella nostra direzione, rallentando mentre perlustrava con una torcia i vicoli secondari e avanzando fino a scomparire svoltando.
Io e Anastasia ci rimettendo a sedere, io stavo ancora cercando di riprendere fiato.
Lei inserì l'impronta digitale nello schermo e partì.
-Tu e io dobbiamo parlare.-


 

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Ephram