Sono qui per te, Arthur.
Lui era il Re.
“Emrys aveva ragione. Siete un grande Re, Vostra Maestà. Siete giovane, ma saggio, attento, coraggioso. Trattare con un intera comunità di Druidi è da pochi”,
fece la voce profonda di Artax alle sue spalle. I complimenti, tuttavia, erano accompagnati da un tono che ad Arthur non piacque.
"Sono onorato da quello che mi dite. In verità, non sono solo. Al mio fianco ho il migliore dei consiglieri”,
rispose tuttavia cortese.
Andiamo, vieni al dunque, sfidò tra sé il Sovrano.
Artax sorrise, sagace.
“Il vostro Stregone è una grande risorsa, certo. La fama del vostro rapporto si estende in tutto il regno. Deve essere veramente prezioso, per voi”,
dichiarò. Lo stava guardando dritto negli occhi, indagatore.
Arthur sostenne lo sguardo, pur sentendo la provocazione, fiero.
“Lo è”.
“Beh, vedete, Vostra Maestà… Sarebbe un marito perfetto per mia figlia Koral. Una coppia così potente, così saggia… Pensate che vantaggio per tutta Albion. E Camelot non dovrebbe più temere la magia”.
Arthur si sentì gelare il sangue. Respirò profondo, come se avesse il fiato mozzato, poi rispose:
“Camelot non teme la magia da tempo. E Merlin… Emrys, decide in autonomia della sua vita. Non posso e non voglio imporgli nulla”.
“Bene”,
concluse il Druido, e con un cenno del capo in saluto, si allontanò.
Dove sei, Merlin?
Arriva da te, mio Signore.
L’eco della magia preannunciò i passi leggeri di Merlin. Arthur lo sentì giungere alle sue spalle, ne percepì il tocco mentre gli sistemava il mantello.
“Arthur, andiamo. Hai bisogno di mangiare, di riposare”,
fece con dolcezza.
“Aspetta. Aspetta un attimo”.
“Vuoi che accenda il fuoco?”,
chiese lo stregone, e le sue iridi balenarono d’oro.
“No. Non ti preoccupare”.
Artur si alzò e si voltò per guardarlo. Si fissarono in silenzio, anche senza la luce potevano vedersi, potevano scrutare le loro anime. Il Re deglutì a fatica.
“Ho parlato con Artax”.
“Lo so. Koral me lo ha detto”.
“Certo”,
sibilò Arthur.
Merlin non aggiunse nulla.
chiese, in un soffio.“Quindi hai intenzione di sposarla?”,
la voce di Merlin era sofferta,“Arthur”,
il tono del Sovrano era quasi disperato.“tu devi fidarti di me”.
“Mi fido di te. Con tutta la mia vita. Come potrei non farlo?”,
“Ma non mi hai risposto”.
“Lascia che mi occupi della ragazza. Ho ascendente su di lei”.
“Cosa hai provato quando ho sposato Gwen?”.
Arthur non sapeva perché stava entrando in quel terreno. Era minato, per entrambi. Ma era più forte di lui.
“Arthur, perché dobbiamo…”.
“Rispondimi e basta, Merlin”.
“Io ho sempre solo voluto che tu fossi felice”,
mormorò lo stregone, roco, appena udibile.
“Ho sempre saputo che non sarai mai del tutto mio”.
Alzò una mano per sfiorargli dolcemente una guancia, e vide Merlin chiudere gli occhi al suo tocco.
“Anche io voglio che tu sia felice, Merlin”,
sussurrò il Re, con la voce che gli tremava.
Merlin aprì gli occhi. Anche al buio, riuscì a distinguere le lacrime in quelli di Arthur. Desiderava solo stringerlo.“Decidi ciò che ti rende felice, perché nessuno lo merita più di te”.
Ma prima di riuscire a farlo, Arthur si era già voltato per allontanarsi.