Libri > Black Friars
Segui la storia  |       
Autore: Lady PepperMint    27/03/2023    0 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sophia fosse salita su quella carrozza? Se Gabriel non l'avesse rincorsa per dirle la verità sul legamento e sui suoi sentimenti?
Un finale alternativo al bellissimo romanzo di Virginia de Winter (l'ordine della penna, il 3° della serie), che approfondisce i sentimenti intensi e tormentati che legano Gabriel e Sophia.
Il loro amore dovrà affrontare la difficile prova della lontananza, delle insicurezze che rendono i giovani cuori innamorati fragili e spaventati.
Troverà lei la forza di affrontare i suoi errori e di ricomporre i pezzi del suo cuore per tornare alla vita che l'attende?
E lui avrà il coraggio di mettere finalmente da parte l'orgoglio per non perdere il suo amore?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gabriel Stuart, Justin Sinclair, Sophia Blackmore
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Gabriel


Un dolce profumo di agrumi e gelsomini in fiore, mescolato a quello più intenso della salsedine, avvolge i suoi sensi. Il sole caldo gli illumina il viso, obbligandolo a schermarsi gli occhi per osservare la scena bellissima del mare di Altieres e di Sophia che, come una bambina, corre sul bagnasciuga e gioca a rincorrere le onde. Anche la sua risata assomiglia a quella di una bambina, aperta e fragorosa, emana la spontaneità contagiosa di chi si sta divertendo un mondo e non conosce dispiaceri. Non sapeva bene quando, ma aveva iniziato a sognare di vedere quel tipo di gioia spensierata sul viso della sua principessa trovatella: mai più orfana, mai più sola, libera e lontana per sempre da minacce e turbamenti.
A un certo punto Sophia alza gli occhi, si accorge della sua presenza, e con quel meraviglioso sorriso sulle labbra inizia a corrergli incontro a piedi nudi sulla sabbia. Quando lo raggiunge, gli getta le braccia al collo e lo guarda adorante, come se al mondo non esistesse nient’altro di più importante.
«Stavi aspettando me principessa?» le chiede lui con una voce che stenta a riconoscere come sua, dolce, rilassata e piena dello stesso sorriso di lei.
Sophia non gli risponde, ma continua a guardarlo con quegli occhi di zaffiro e con quel sorriso pieno di un calore avvolgente, che inizia a sciogliere i suoi ghiacci perenni. Poi lei intona una melodia, un’antica ninna nanna di Altieres che gli richiama alla mente i pochissimi ricordi che ha della sua infanzia, di sua madre. La musica gli pervade la mente annullando tutti gli altri suoni e lentamente culla i suoi pensieri, stordendolo come il canto di una sirena. I raggi del sole gli accecano la vista e l’immagine di Sophia fra le sue braccia si fa sfocata, inizia a svanire lentamente, come un sogno lontano.
 
Gabriel scivolò lentamente via dallo stato di stordimento del dormi veglia, le membra pesanti e un leggero ronzio nelle orecchie. Una striscia di luce blu, flebile e incerta, gli raggiungeva gli occhi passando attraverso sbarre che non riconosceva, in una stanza fatta di pietre umide e di oscurità. Nell’aria c’era ancora la melodia del suo sogno, ma il calore e la pace erano completamente svaniti. Sembrava davvero la voce di Sophia, ma lei non poteva essere in quel luogo sconosciuto a cantargli una ninna nanna. Sbattè le palpebre per schiarirsi la mente e provò a muoversi, ma qualcosa glielo impediva. Un senso crescente di angoscia gli attraversò il corpo. Agitò le braccia e un rumore metallico confermò i suoi timori: era legato con delle catene. Quella era una vecchia prigione o qualcosa di simile.
«Capitano Stuart?».
C’era davvero la voce di Sophia! Tanto piena di dolore e di tristezza da risvegliarlo come un urlo.
«Capitano Stuart, siete sveglio?».
«Sì» riuscì a dire solo, perché improvvisamente ricordava tutto e la sua gola era serrata da una furia cieca: gli avevano sparato, per impedire a Sophia di urlare, per rapirla; e avevano preso anche lui, probabilmente come garanzia per la sua collaborazione. Ma era Sophia che volevano, viva, almeno per ora. Gabriel non ricordava nulla di quello che era avvenuto dopo l’agguato nella piazza dietro il teatro, ma per uscire da quella situazione aveva bisogno di indizi, informazioni, qualsiasi dettaglio.
«Principessa come siamo arrivati qui? Avete visto quegli uomini in volto? Hanno detto qualcosa riguardo alle loro intenzioni?».
«Perdete ancora sangue capitano? Le ferite si sono chiuse? Come vi sentite? Avete perso molto sangue, non ero sicura che vi sareste risvegliato. Non ho ancora capito come funziona esattamente il… il potere di guarigione della mia… della mia voce. Ho continuato a parlare, mentre ci trasportavano, vi ho tenuto vicino, perché non so se serve parlare all’orecchio di chi è ferito per… per fermare l’emorragia. C’era… c’era così tanto sangue» l’ultima parola fu interrotta da un singhiozzo, e tutte le altre erano pervase da un’angoscia che Gabriel non aveva mai sentito nella voce di Sophia, che non voleva sentire sulle sue labbra. Qualcosa sembrava averla scossa molto fra gli spari, il rapimento e la reclusione forzata. Avrebbe dato tutto il suo regno per poterla abbracciare in quel momento, per rassicurarla.
Non era bravo con le parole, ma provò ugualmente:
«Sto bene principessa, non dovete preoccuparvi. Non sanguino più. Sono rimasto privo di sensi così a lungo perché probabilmente la vostra voce mi ha indotto il sonno, fa parte del processo di cura. Mi sento riposato e forte. Sto bene».
«Mi hanno legata lontano da voi, quindi non ho potuto controllare se le vostre ferite si fossero rimarginate del tutto. Non sapevo cosa fare, ho continuato a parlare, e a cantare. Loro lo sapevano. Lo sapevano che non posso fare entrambe le cose contemporaneamente: finchè sono impegnata a guarirvi, non posso urlare per ferirli» stava piangendo a dirotto alla fine della frase.
«Perché eravate lì? Perché vi siete messo in mezzo? La mia sicurezza non è affare vostro! Non vi è mai stato chiesto di proteggermi. Siete la migliore opzione per Altieres e avete rischiato di morire. Lo capite che avete rischiato di morire?!»
Adesso stava urlando. Sophia era in preda a una crisi di nervi, sembrava fuori di sé dalla rabbia, o dalla disperazione. Gabriel non prestò attenzione a ciò che stava dicendo, perché era evidente che stava vaneggiando, e la lasciò sfogare.
«Siete rimasto lì immobile per così tante ore, e io non ero abbastanza vicina per sentire se stavate ancora respirando. E c’è buio, non vedo se il vostro torace si muove, se state sanguinando, se siete pallido come una persona che sta morendo... Non dovevate essere lì, non dovevate seguirmi» e a quel punto le lacrime presero il sopravvento e lei non riuscì più a parlare.
Gabriel attese in silenzio che il fiume di parole e di lacrime fluisse. Sophia aveva bisogno di un momento per scaricare la tensione accumulata e convincersi che la sua voce aveva funzionato: lui non era morto. Non sembrava minimamente preoccupata per sé stessa, ma solo per lui e la sua incolumità. Questa consapevolezza andò a ravvivare la fiamma della sua speranza e aumentò il desiderio di fare qualcosa per placare la sua agitazione.
«La canzone che stavate cantando, dove l’avete imparata?»
Un lungo silenzio accolse le sue parole, tanto da fargli pensare che lei non lo avesse sentito, o che non avesse intenzione di rispondere. Ma poi, con una voce ancora flebile ma più calma, lei disse:
«Me l’ha insegnata Justin. La cantava per me tutte le volte che non riuscivo a dor…». Si interruppe bruscamente, e Gabriel intuì che non voleva parlare di Justin con lui. Una fitta che non sapeva decifrare gli strinse il petto, ma la ignorò e cercò le parole per proseguire e distrarla:
«Parla di una madre, una giovane contadina, che, per far addormentare il suo piccolo ancora sveglio nel cuore della notte, gli racconta le leggende ispirate alle costellazioni della volta celeste, fino ad arrivare alla costellazione materna, formata dalle stelle che rappresentano l’amore di una madre per un figlio: cure, carezze, protezione, appartenenza, legame indissolubile e amore incondizionato. Così mi è sempre piaciuto immaginare che fosse. Grazie per averla cantata per me. Grazie per avermi salvato».
«Siete stato ferito a causa mia…».
«No» la interruppe bruscamente Gabriel, non sopportando l’idea che Sophia si torturasse con inutili sensi di colpa. «Gli uomini mascherati mi hanno ferito, mi hanno sparato. Devo capire chi sono e che intenzioni hanno. Magari anche come possiamo liberarci, così da restituirgli il favore. E ho bisogno del vostro aiuto per farlo: dovete riferirmi quanti più dettagli ricordate del posto in cui ci hanno portati. Avete sentito delle conversazioni? Hanno detto per quale motivo vi hanno rapita?»
«Non ho prestato molta attenzione alle loro parole, ero… stavo… ho parlato a voi più che altro durante il viaggio. Ogni tanto ho guardato il paesaggio, ma era buio nella carrozza. Inoltre non conosco il posto in cui siamo». A questo punto Sophia abbassò la voce prima di continuare, riducendola a un bisbiglio appena udibile: «Ma non dovete preoccuparvi, ho provveduto ad inviare queste informazioni a Eloise Weiss tramite il… il legame che ci connette. A questo punto avrà già avvisato i miei parenti Blackmore e il mio tutore».
«Bene. Hanno detto cosa intendono fare di voi i rapitori?»
Sophia fece una breve pausa prima di rispondere.
«Qualcosa ho sentito, ma dovete restarne fuori. Come dicevo prima, non fate parte della mia guardia personale, né della mia scorta. Proteggermi non è compito vostro. Direi che avete già rischiato abb…». Gabriel non la lasciò terminare:
«Io sono un capitano dell’esercito di Altieres, e voi siete la futura regina: proteggervi è un mio preciso dovere signora».
«Vostro preciso dovere è proteggere Altieres e pensare al suo futuro. Se mi succede qualcosa…»
«Non vi succederà niente. Non finché ci sarò io».
«Conosco il vostro coraggio Capitano, e conosco la vostra attitudine per le gesta eroiche. Ma vi faccio notare che siete incatenato a un muro in questo momento, e vi siete appena ripreso da un paio di ferite mortali. Quindi è al vostro senso pratico che sto parlando, nessuno mette in discussione il vostro onore di soldato. Siete secondo in linea di successione al trono di Altieres, la vostra vita è importante quanto la mia. Non possiamo… scomparire entrambi. È me che vogliono, su questo sono stati molto chiari. Hanno detto che vi spareranno ancora se sarà necessario».
Sophia era sfinita dalla stanchezza, ecco perché parlava a quel modo e faceva quegli assurdi discorsi. Gabriel capì che, per quanto desiderasse farle comprendere a fondo che la sua vita per lui era la cosa più importante, non era il momento di mettersi a discutere. Toccava a lui agire lucidamente. Ma non appena terminò quel pensiero, il cigolio di una porta pesante riempì la stanza: quattro uomini armati, con il volto ancora celato da un bavaglio, entrarono insieme alla luce di una lanterna.
«È arrivata la notte, siamo pronti a partire principessa» sentenziò uno di loro.
«Questa volta viaggerete da sola milady, quindi ora vi lascerete imbavagliare per bene e senza opporre resistenza, a meno che non vogliate che i miei uomini ficchino un paio di pallottole nella testa del vostro amico» aggiunse sghignazzando il brutto ceffo, mentre afferrava bruscamente Sophia per i capelli. Lei tremava visibilmente e aveva ripreso a piangere, ma, incurante del suo stato d’animo, lui le sollevò il viso senza delicatezza, con le sue mani lerce, e Gabriel decise in quel momento che lui sarebbe stato il primo a morire, non appena fosse riuscito a liberarsi da quelle maledette catene.
In quel momento si udirono dei rumori di cavalli provenire dall’esterno, e subito dopo degli spari e i suoni di spade che si scontravano con violenza.
Il tizio che stringeva Sophia per i capelli fece rapidamente segno a due sgherri di andare a controllare; nella cella restarono lui e il tirapiedi che puntava ancora una pistola alla testa di Gabriel. Il capo strattonò forte Sophia, provocandole un evidente dolore e, ormai in preda a una rabbia incredula, le urlò contro: «Cosa avete fatto maledetto demone? Quale oscura magia ci ha fatti trovare?»
Un movimento rapido attraversò la stanza e pose fine alle sue urla, mentre anche il tizio che teneva sotto tiro lui si accasciava al suolo, improvvisamente inerme. I vampiri Blackmore, subito seguiti da Bryce Vandenberg e Julian Lord, avevano fatto irruzione come il vento e stavano già liberando Sophia.
«Sophia come stai? Sei ferita?»
Fra lo stupore del salvataggio improvviso e i residui del dolore e della paura provati, Sophia non riusciva a rispondere, scossa da tremiti e da singhiozzi ormai fuori controllo. Lui la accompagnò con lo sguardo per tutto il tempo, anche mentre Adrian Blackmore – l’unico che sembrava essersi accorto della sua presenza – lo liberava dalle catene. Non era riuscito a fare nulla, non l’aveva protetta. Ormai certo che lei fosse al sicuro, si avviò barcollante verso l’uscita della cella con questo peso sul cuore.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Black Friars / Vai alla pagina dell'autore: Lady PepperMint