“Così sia”.
sibilò la Regina.“Sarai soddisfatto, ora”,
“Soddisfatto?”
“Andiamo Arthur. Pensavi davvero che la ragazza non si sarebbe legata al dito il rifiuto di Merlin? Artax non è un uomo che incassa facilmente un no, soprattutto se riguarda Koral”.
puntualizzò il Re.“Affronteremo la cosa, Gwen. Abbiamo comunque la maggior parte dei clan dalla nostra parte e, cosa più importante, abbiamo con noi il druido più potente di tutti”,
“Ma certo”.
“Dubiti forse dei poteri di Merlin?”
“Arthur, non cambiare discorso. Sai benissimo che ti bastava imporgli di accettare quella benedetta proposta”.
“Imporgli? Ti ricordo che Merlin non è più il mio servitore, e non lo avrei fatto comunque, nemmeno se lo fosse stato ancora”.
gli fece eco la donna, sarcastica.“Oh, non lo avrei mai detto”,
"Ti faresti tagliare un braccio, pur di non separarti da lui”.
Gwen ebbe un moto di stizza:“Hai ragione. Non voglio e non posso separarmi da lui. Mi sembrava chiaro, del resto, visto che non parliamo d’altro”.
Arthur sgranò gli occhi di fronte all’impudenza della sovrana:“Evidentemente non lo è abbastanza. Non è chiaro come possiate agire sconsideratamente, mettendo in pericolo il regno”.
sibilò.“Fingerò di non aver sentito”,
sfidò lei.“Fidati, mi hai sentita”,
fece Arthur, e la sua voce si abbassò di un tono.“Fermati ora, Gwen. Fermati, ti prego”,
La Regina non lo ascoltò:
“Un ragazzino capriccioso si sarebbe comportato con più senno…”.
tuonò l’uomo.“Ho detto basta!”,
“Ti ricordi di chi stai parlando vero? Se non fosse per lui, sarei morto! Sarei morto mille volte! Ha fatto tutto per Camelot, per me!”.
chiese Gwen con rinnovato sarcarmo.“Quindi adesso la tua sarebbe semplice gratitudine?”,
concluse il Re, guardandola negli occhi e accorgendosi di aver detto più di quanto voleva.“No. Non è gratitudine, e mi spiace davvero che tu non capisca, ma sono stanco di provare a spiegare. Il legame che ci unisce è unico, imprescindibile. Deciso dal Fato. Non c’è nulla che lo equivalga e nulla, assolutamente nulla, per cui vi rinuncerei. Non vi rinuncerò”,
Era scivolato dalla sua bocca così, sgorgando direttamente da suo cuore, per una volta senza essere filtrato dalla mente.
Con un ultimo, glaciale sguardo, la Regina si voltò e si allontanò dalla camera.
Mio Signore.
Aprì gli occhi e agganciò quelli grandi, color oceano, di Merlin.
la voce di Merlin era turbata.“Arthur, che succede? Ho incontrato Gwen nei corridoi e…”,
Il Re gli passò la lettera:
“Leggi”.
Merlin scorse rapidamente la pergamena, mentre un’espressione di rammarico si dipingeva sul suo viso. Sospirò, prima di sussurrare:
stava proseguendo, ma Arthur lo interruppe:“Avrei dovuto immaginarlo. Ho sottovalutato l’orgoglio ferito di Koral, a quanto pare. Avrei dovuto parlare io direttamente con Artax. Avrei…”,
“Merlin. Non ti permetterò di prenderti tutte le responsabilità. Siamo insieme in questa cosa, ricordi?”.
Merlin scosse la testa:
“No Arthur, non capisci. Questo potrebbe dividere i clan e portare a una battaglia, magari armata. Era proprio quello che volevo evitare, che dovevamo evitare”,
concluse con tono disperato. La paura serpeggiava già nella sua voce, quella stessa paura che da un anno cercava di mettere a tacere ogni volta che i ricordi di Camlann riaffioravano.
cercò di stemperare la tensione.“Combatteremo, se ce ne sarà bisogno. Non ho dimenticato come si fa, sai”,
concluse.“E ho te al mio fianco. Ho visto quanto sei potente. Non sono spaventato”,
Io sono terrorizzato, invece. Non posso perderti ora. Merlin respirò profondamente per scacciare l’angoscia.
“Non dovevo decidere in base a ciò che voglio io. È sbagliato. Il destino trova sempre la sua strada. Non dovevo farmi condizionare… dai miei sentimenti”,
fece, in un soffio.
terminò, abbassando la testa.“Dovevo agire con maggiore cautela”,
Il Re gli prese il viso tra le mani, costringendolo a guardarlo:
“Un saggio giovane, anni fa, mi disse che un Sovrano infelice rende il suo regno debole”.
“Io non sono il Re”.
“No ma…Mi sembra di ricordare che il Re non abbia dato la benedizione al matrimonio, perché non ne era felice”.
“Mi dispiace per quello che ho detto quel giorno, quando sono tornato dalla dimora di Artax. E anche per quello che ho detto sul giorno delle tue nozze. Non…”,
deglutì, lo sguardo di Arthur profondo che scavava nella sua anima.
“Ci sono cose che è meglio tacere”,
Il Re continuava a guardarlo come abbagliato, senza lasciare il suo viso.
ribatté, anche lui così piano che fu appena un fruscìo.“Oh, lo so bene”,
Ci sono tante cose da dirti, così tante, che ho sempre rimandato.
Che non riuscirò mai a ripagare i tuoi sacrifici per me.
Che non ne sono degno.
Che sei così potente, glorioso e io sono solo un Re e non capisco come tu possa amarmi così totalmente, incondizionatamente come fai. Come fai, Merlin?
La mente di Arthur rincorreva le parole mai dette. Il solito nodo piantato in gola gli impediva di tirarle fuori. Scalpitavano per uscire, dopo anni di repressione.
Diglielo. Diglielo.
Fu la voce di Merlin a scuoterlo dai suoi pensieri.
fece lo stregone, rompendo così la bolla in cui si erano rifugiati. La perdita del calore del tocco di Arthur gli provocò una lieve fitta di dolore.“C’è una cosa che devo fare. Un posto in cui devo tornare”,
rispose il Sovrano.“Certo. Ti accompagno”,
Merlin sorrise, dolce e lieve.
Un lampo di delusione attraversò il bel viso del Sovrano, che tuttavia annuì:“Non puoi. Devo andare da solo. È un posto magico. Vorrei davvero che tu venissi con me, ma sarebbe troppo, per te”.
aggiunse Merlin, sempre con lo stesso sorriso.“Va bene. Sai che mi fido di te”.
“Però posso mostrartelo”,
Protese le mani e i suoi occhi si illuminarono d’oro, scintillanti, travolgenti.
Con un gesto di Merlin, la visione sparì.
mormorò, emozionato, Arthur.“Meraviglioso”,
si interruppe, notando il modo in cui Arthur lo guardava.“Si chiama Caverna di Cristallo. É la fonte più potente di magia. È da lì che ti ho parlato la notte di Camlann. Quando… Che c’è?”,
ammise, a voce roca.“I tuoi occhi. Sono ancora d’oro puro”.
“Non è la prima volta, Arthur”.
“Mi affascinano sempre. Come la prima volta”,
Merlin distolse lo sguardo, arrossendo appena.
disse Arthur, schiarendosi la voce e riacquistando compostezza.“Vai, allora. Ma fai in fretta. Perché al tuo ritorno, sono io che devo portarti in un posto”,
Merlin lo fissò intensamente per un momento, quasi a voler memorizzare la sua immagine.
e rapido si avviò, per raggiungere l’uscita del castello.“Come ordinate, mio Signore”,