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Autore: Bombay    01/04/2023    1 recensioni
Dal testo: - La sveglia suonò con insistenza, ma il giovane era già sveglio da un po' si allungò e la spense rannicchiandosi sotto il lenzuolo.
Sospirò chiudendo gli occhi, per la prima volta in vita sua non aveva voglia di andare a scuola. Era il primo giorno del suo terzo e ultimo anno di liceo. -
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Genere: romantico, malinconico

Tipo: one shot

Coppia: yaoi

Personaggi: Keiji Akaashi, Kotaro Bokuto

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life

PoV: terza persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

 

Il primo giorno di scuola

 

La sveglia suonò con insistenza, ma il giovane era già sveglio da un po' si allungò e la spense rannicchiandosi sotto il lenzuolo. 

Sospirò chiudendo gli occhi, per la prima volta in vita sua non aveva voglia di andare a scuola. Era il primo giorno del suo terzo e ultimo anno di liceo.

La voce di sua madre arrivò da dietro la porta.

“Keiji alzati la colazione è pronta”

Sospirò ancora, era in ampio anticipo e poteva stare a letto ancora.

“Bagno libero” gridò suo padre passando nel corridoio.

Akaashi si ritrovò a sorridere. Ecco che era iniziata la routine scolastica come la chiamava sua madre.

Come evocata dai suoi pensieri, ma più semplicemente perché non aveva ottenuto risposta alcuna, la donna fece capolino sulla porta “Keiji farai tardi” mormorò sapeva anche lei che non era vero.

Entrò ed aprì le tende, la luce del mattino inondò la stanza, si volse vedendo che il figlio non accennava ancora ad alzarti, quindi si sedette sul bordo del letto e gli scostò i capelli dal viso.

“Cosa c'è tesoro?”

“Niente” mormorò la donna piegò il viso fissandolo intensamente, era lo stesso gesto che faceva lui con Bokuto.

Lo stomaco gli si contrasse, sospirò ancora.

“Mi alzo” proferì scostando il lenzuolo, ma la madre non si mosse: voleva una risposta.

“Sono un po' nervoso, è l'ultimo anno” rispose non era tutta la verità, ma non era nemmeno una bugia.

Sembrò bastare per lei si alzò sorridendo lasciandolo solo.

Si lavò e si vestì indossando l'uniforme. Annodò con cura la cravatta, prese cartella e giacca e scese le scale posando tutto in ingresso, in modo da trovarlo pronto.

Rimase immobile sulla porta della cucina.

“Ehi, ehi, ehi, Akaashi” lo salutò Bokuto seduto a tavola.

Il più giovane rimase interdetto per un secondo, spostando lo sguardo dai suoi genitori al suo compagno, un nodo gli strinse ancora di più lo stomaco. 

Bokuto abitava ad un isolato di distanza e per andare a scuola passava davanti a casa sua e molte mattine, se non tutte, si fermava ad aspettarlo per fare la strada insieme, alcune volte era arrivato in anticipo e i suoi lo avevano invitato in casa e da allora finivano sempre per fare colazione insieme. Kotaro era di casa a sua madre e suo padre era sempre piaciuto ed andavano anche d’accordo con i genitori di quest’ultimo.

La strada dalla sua abitazione non era tanta ma ne approfittava sempre per mangiare e bere qualcosa.

“La seconda colazione come gli Hobbit” aveva scherzato un giorno strappando una risata a Keiji.

Bokuto chiacchierava con suo padre mentre sua madre gli mise la colazione davanti con un sorriso comprensivo e dolce e gli strizzò l'occhio.

Keiji sentì le guance infiammarsi sua madre sapeva, ne aveva la certezza matematica.

 

Bokuto gli sorrideva “Spero di non aver disturbato, ma mi faceva piacere accompagnare Akaashi a scuola un'ultima volta”

“Tu non disturbi Kotaro, sei di casa” asserì suo padre dandogli una pacca sulla spalla.

 A quelle parole il cuore di Akaashi si scaldò ed era davvero fortunato ad avere dei genitori così.

 

“È giusto quell'orologio?” domandò alzandosi l’uomo alzandosi.

“Sì, papà, come tutte le mattine” ribatté il giovane finendo di fare colazione.

“Scappo. Allora buona giornata, Keiji”

Quindi si rivolse alla moglie baciandola sulle labbra e dandogli una sonora pacca sul sedere scatenando le scherzose proteste della donna.

Quel siparietto succedeva tutte le mattine, sembravano eterni ragazzini, e divertiva sempre parecchio Bokuto.

“Li adoro” mormorò Kotaro nella sua direzione dandogli un colpo con il ginocchio sotto il tavolo.

“Andiamo anche noi” mormorò Keiji pulendosi la bocca, diede un bacio a sua madre e raggiunse l’altro in ingresso si stava mettendo le scarpe da ginnastica.

Faceva davvero strano non vederlo con l’uniforme scolastica, improvvisamente Akaashi sentì l’ansia montargli dentro, ma doveva farsene una ragione, Kotaro si era diplomato e presto sarebbe andato all’università con Kuroo, mentre a lui e Kenma rimaneva un altro anno di liceo, gli sembrava un tempo lunghissimo.

Camminavano fianco a fianco di tanto in tanto le loro mani si sfiorano.

“Grazie” bisbigliò Keiji dopo un po' incapace di tranquillizzarsi.

Bokuto sorrise apertamente non c'era nessuno in quel momento nella via si fermò e gli posò un bacio sulle labbra Akaashi chiuse gli occhi a quel tocco leggero e caldo.

“Andrà tutto bene” gli disse riprendendo a camminare “Questo anno volerà vedrai, ti troverai all’università in men che non si dica”

“Lo spero” rispose con lo sguardo basso riprendendo a camminare, dopo un po’ chiese: “Perché hai scelto me come capitano?”

Bokuto lo fissò con un sorriso, scuotendo il capo.

“Io ti ho proposto, è la squadra che ti ha scelto. All’unanimità!”

“Non credo di…”

“Ehi lo interruppe hai sempre condotto la squadra senza nemmeno rendertene conto, quante volte il coach ti ha elogiato?” disse “Quante volte ho perso la testa e tu mi hai riportato in carreggiata?”

Akaashi si strinse nelle spalle, ecco un’altra cosa che cambiava, una bella fetta della squadra si era diplomata, sarebbero entrate nuove leve, chissà se senza il loro asso si sarebbero riusciti a qualificarsi per i nazionali

 

Arrivarono davanti al cancello della scuola, nonostante avessero camminato più piano del solito.

Keiji lo fissò, aveva gli occhi lucidi, non osava attraversare quella soglia, anche se sapeva che era solo una sciocchezza che tutto era già cambiato e continuava a mutare che loro lo volessero e meno.

“Ci vediamo, Kotaro” mormorò ed avrebbe voluto baciarlo ancora, ma c’era troppa gente in giro, di volse e si avviò verso l’edificio scolastico.

 

Kotaro lo osservò camminare, congiungersi ai suoi compagni di classe, lo vide sorridere e sentì il cuore più leggero.

Mise le mani in tasca avvertì il cartoncino rigido del biglietto da visita, nero con la testa di sciacallo stilizzata, con una data scritta sopra.

Non era il momento di caricare Akaashi di altre ansie, aveva ancora tempo per dirgli quello che gli avevano proposto e che lui desiderava accettare.

 

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Note dell’autrice

Storiella piccina piccina senza pretese, il primo aprile in Giappone è il primo giorno di scuola e così ecco questa fanfic.

Grazie a chi è arrivato fino a qui e ha voglia di dire la sua!

A presto

Bombay

 

   
 
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