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Autore: Dreamer47    02/04/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's Legacies
Capitolo 57


"Jefferson Rooney? Il presidente degli Stati Uniti, Rooney?".
"Mi dispiace, lo dirò più lentamente così che voi possiate capirlo: Lucifer si è impossessato del Presidente!".
Dean scosse la testa e fulminò Crowley con lo sguardo, chiedendosi quanto fosse stupido e superbo il Re, ma istintivamente lo ignorò e si avvicinò ad Abby che teneva fra le braccia la piccola Mary e decise di allontanarsi per non far sentire a sua figlia ciò che il demone stesse dicendo.
"Mamma, chi è Lucifer?" chiese la piccola con tranquillità e pacatezza mentre giocava con i capelli della madre che le ricadevano sulla schiena.
Abby sospirò, chiedendosi quante altre volte ancora Mary avrebbe dovuto sentire qualcosa di sbagliato che non avrebbe dovuto sentire, e si diresse in cucina dove depositò la piccola sul bancone con un sorriso, per poi guardarla con aria divertita. "Vuoi cucinare qualcosa? Ti faccio i pancake, tesoro?".
Mary iniziò a battere le mani e annuire, gridando un assordante e acuto sii che fece ridere di gusto la madre, e presto Abby iniziò a prendere tutti gli ingredienti dal frigo con un sorriso per disporli sul piano da lavoro metallico dell'isola, mentre Mary in completa autonomia si mosse nella cucina per prendere il suo rialzo e vi salì sopra, arrivando così al top di acciaio. 
"Vi serve una mano?". 
Abby e la piccola si voltarono verso  la porta della cucina, trovando Mary appoggiata alla soglia a guardarle con un sorriso e la nipote iniziò ad urlare eccitata di sì, perché amava trascorrere il suo tempo con la nonna. 
Mary si avvicinò al piano, intimando alla donna di sedersi al tavolo perché facesse fin troppo in quel bunker e avesse decisamente bisogno di un po' di riposo, ed Abby accettò il consiglio sedendosi sulla panca ed appoggiando la schiena al muro per guardare perfettamente ciò che la nonna Mary e la nipote facessero insieme. 
"Allora, hai parlato con tua madre Abby?". 
Mary sollevò lo sguardo verso la ragazza, che scosse la testa con una smorfia e sospirò appena, facendo spallucce. "No, ma mio fratello ogni due giorni mi chiama per sapere come sto e se ho metabolizzato ciò che mi ha rivelato, se ho voglia di parlarne".
Mary distolse un momento gli occhi dall'impasto che sua nipote stesse sbattendo energicamente schizzando da ogni parte, correggendole il modo di tenere la forchetta ogni tanto, e li fissò su quelli della donna seduta con aria più seria. "E tu gliene parli?". 
"Non proprio.." sussurrò Abby sbuffando sonoramente, scuotendo la testa e distogliendo lo sguardo con nervosismo. 
La donna lasciò che la piccola Mary si divertisse a mescolare l'impasto dei pancake ancora un altro po' nonostante fosse già abbondantemente mescolato, e si avvicinò al tavolo per sedersi di fronte ad Abby con un sorriso dolce, tanto che Abby si ritrovò a pensare di non aver mai avuto una figura materna fino a quel punto, a parte Ellen. 
"Dovresti parlargliene, tenere tutto dentro non ti farà bene. E poi Isobel è comunque tua madre, chi non ha bisogno della mamma?" chiese Mary accennando un sorriso e stringendole una mano con dolcezza, volgendo presto lo sguardo verso la nipote che rise di gusto quando lasciò scivolare metà dell'impasto sul ripiano e guardò entrambe le donne con espressione imbarazzata lasciando sfuggire un piccolo Oops!.
Abby accennò un sorriso e poi tornò a guardare Mary negli occhi, sedendosi più composta per avvicinarsi di più e guardarla con aria tranquilla. "Tu come stai? Ti stai ambientando?". 
Non tardò a percepire il disagio negli occhi della donna che non si aspettasse quella domanda, nascondendo appena la verità dietro al muro che avesse costruito per non far percepire ai suoi figli cosa realmente provasse da quando fosse tornata sulla terra.
Mary annuì e fece un sorriso, alzandosi dal tavolo per raggiungere la nipote dicendole che fosse ora di prepare quei pancake per evitare che tutto l'impasto finisse sul pavimento. 
Abby le osservò cucinare insieme con un sorriso e doveva ammettere che sarebbe stato proprio bello se anche il suo papà fosse stato lì insieme a loro; diventare madre senza che sua figlia potesse avere dei nonni era già una grande privazione secondo lei, ma non avere un nonno come Jack.. Beh, forse pesava più ad Abby che a sua figlia. 
Avrebbe adorato se Jack fosse stato lì insieme a loro, se avesse viziato e coccolato Mary fino all'inverosimile come aveva fatto con lei quando era solo una bambina; vivere senza la sua presenza, senza i suoi consigli, senza la sua mano nella sua era già un fardello molto pesante da sopportare e le faceva così male nonostante fossero passati quasi dodici anni dalla sua morte. 
Non si era ancora abituata alla sua perdita, probabilmente non lo avrebbe mai fatto, ed era in momenti come quelli quando si sentiva più vulnerabile e aveva bisogno della sua guida ferma e sicura che Abby sentiva la mancanza di suo padre più delle altre volte. 
Lo stomaco le si rigirò improvvisamente come se le fosse esplosa una bomba all'interno e sentí un conato di vomito risalirle su per la gola, affrettandosi a coprirsi le labbra con una mano mentre si irrigidiva parecchio; quel dettaglio non sfuggì a Mary che si voltò a guardare la donna con espressione stranita, ed Abby provò a mandare tutto giù insieme ai sentimenti negativi che lasciava chiusi dentro di sé, ma la forza dei conato stava aumentando e la ragazza non riusciva più a controllarsi. 
Fece segno a Mary di stare attenta alla piccola solo per un istante e si diresse nel corridoio per correre nella sua stanza e nel suo bagno, badando poco al fatto che nel farlo si fosse scontrata contro i due Winchester che fossero andati a dirle cosa Crowley avesse riferito loro. 
Non disse nulla e continuò a coprirsi la bocca ed a tenerla sigillata mentre correva verso la stanza, raggiungendola velocemente e buttando giù quasi la porta del bagno, prima di accasciarsi contro il water e liberarsi di tutto ciò che avesse dentro il corpo; si tenne stretta alla ceramica mentre si sentiva improvvisamente debole e tutto prese a girarle, gemendo appena tra un conato e l'altro. 
Quasi si spaventò quando sentí le mani di Dean sostituire le sue e tenerle indietro i capelli, cercando di tenerla più dritta per favorire la risalita dei liquidi attraverso il corpo, ma presto Abby si accasciò contro il suo petto priva di forze respirando affannosamente. 
"Ti senti meglio, ragazzina? Che succede?". 
Abby scosse la testa perché non voleva parlare per sentirsi dire che quello fosse il risultato del reprimere i suoi sentimenti, che esplodessero dentro di lei in quel modo quando meno se lo aspettasse; si aggrappò alle sua braccia con forza per rialzarsi e tirare lo sciacquone, arrivando a tentoni fino al lavandino per sciacquarsi il viso e la bocca con acqua fredda, sentendosi appena meglio. 
Intercettò lo sguardo di Dean attraverso lo specchio e sospirò, scuotendo la testa e passandosi una mano sul viso ancora bagnato per scostare i capelli che fossero finiti sul lavandino, e respirò più lentamente; proprio quando stesse per aprire la bocca e canzonare il ragazzo ed il modo severo in cui la stesse guardando, lo sguardo di Abby cadde improvvisamente sugli assorbenti dimenticati sul mobiletto a muro vicino al lavandino da ormai quasi due mesi, ed inclinò la testa mentre aggrottava le sopracciglia chiedendosi quanto tempo prima avesse avuto l'ultimo ciclo. 
Dean seguì il suo sguardo e ci mise circa cinque secondi per capire a cosa stesse pensando la mente di Abby, e sgranò gli occhi con espressione sorpresa e quasi terrorizzata dischiudendo appena le labbra. "Ooh..".
Abby deglutí a fatica e si voltò verso il ragazzo alle sue spalle continuando a reggersi al lavandino ed intercettando i suoi occhi quasi scioccati. "Credo che abbiamo un problema, Dean". 


"Un generatore di impulsi iperbolici? Wow, sono senza parole.." sussurrò Abby avanzando sull'asfalto caldo di qualche passo fino a raggiungere ciò che il fratello avesse fra le mani, sollevando un sopracciglio ed osservando quello strano uovo metallico con aria alquanto sorpresa, per poi tornare a guardare Dan con un sospiro. "Questo non mette a posto le cose fra di noi. Non mi fido lo stesso di te". 
Dan sollevò gli occhi al cielo e studiò una risposta da dare alla sorella, perché dopo quasi un mese e mezzo era davvero stanco dell'atteggiamento indisponente di Abby che si rifiutò persino di vedere la madre, ma l'altro uomo che fosse con lui fece un passo avanti e tolse il generatore dalle mani di Dan; l'uomo era alto e aveva uno sguardo tipico di chi fosse sicuro di sé e di ciò che potesse fare, e sorrise audacemente nella direzione della donna mentre si avvicinava di più a lei, osservando però i due Winchester arrivare fino alle sue spalle e guardarlo con aria dura. "Non mi sono presentato: il mio nome è Arthur Ketch. Proveremo che la nostra organizzazione ha a cuore unicamente il bene dell'intero mondo lasciandovi questo, Ms. Harrison. È stato progettato per separare un demone dal proprio tramite, ma penso che potrà funzionare anche su Lucifer". 
Abby lo guardò con aria seria e arrabbiata e sollevò un sopracciglio perché non aveva nessuna intenzione di accettare un compromesso del genere con gli stessi Uomini di Lettere che avessero catturato e torturato Sam, ma sapeva di dover mettere da parte il suo orgoglio per pensare al bene del pianeta; si voltò appena per guardare i due Winchester alle sue spalle, che annuirono appena per farle capire che fosse la loro unica speranza, ed Abby si ritrovò a dire che andava bene e che avrebbe accettato il loro aiuto. "Sarà meglio che questa roba funzioni, altrimenti ti verrò a cercare e ti ucciderò, Arthur Ketch". 
L'uomo sorrise divertito ed annuí riconoscendo lo stesso temperamento di Isobel, osservando la ragazza voltarsi nella direzione opposta e dirigersi verso i due Winchester senza neanche ringraziare per averli salvati dalle forze armate del Presidente che Lucifer gli avesse mandato contro, né del prestito del generatore.
Proprio quando Abby stesse per entrare in auto, Ketch fece un passo avanti tenendo le mani giunte sul grembo e spalle dritte: la guardò in le labbra piegate in un sorriso compiaciuto, facendo spallucce. "Ci farebbe comodo il tuo aiuto, Abby: tuo fratello e tua madre sono bravi, ma tu sei sempre stata la migliore". 
La ragazza si voltò a guardarlo con aria confusa, aggrottando le sopracciglia e cercando la soluzione nello sguardo di suo fratello, che alle spalle dell'uomo scosse la testa in modo confuso. "Che vuoi dire?". 
"Non crederai che tutte queste armi pazzesche si siano sviluppate da sole?" chiese Ketch ridendo ironicamente e facendo spallucce, indugiando sul suo sguardo in un modo che non piacque molto a Dean, che si avvicinò con aria seria e intimò all'uomo di stare indietro. "Abbiamo un vasto campo di ricercatori, tutti bravissimi ed esperti, ma io ho parlato con qualcuno dei tuoi professori all'università e hanno tutti espresso delle parole particolari su di te: eri la migliore, sei sempre stata la migliore in ogni campo scientifico. La tua intelligenza ci farebbe comodo". 
Abby rimase a guardarlo con aria seria mentre ascoltava le sue parole che sembravamo somigliare vagamente ad una proposta di lavoro, ma la donna sapeva che dietro ci fosse Isobel, così scosse la testa e rise di gusto a tono molto alto mentre lo guardava con l'espressione di chi lo stesse prendendo in giro; entrò in auto senza dire neanche una parola, continuando a guardare l'uomo dal finestrino con aria ironica e divertita, notando come anche suo fratello stesse ridendo sotto i baffi.
Dean mise in moto l'Impala e insieme ai due ragazzi si diresse al motel in cui Castiel e Anael stessero facendo il possibile per attirare Kelly dopo aver avvertito un grande disturbo delle frequenze angeliche, cosa che avvenisse unicamente quando veniva procreato un Nephilim; l'obiettivo era far cadere Lucifer nella trappola e chiuderlo per sempre nella gabbia grazie all'aiuto di Rowena e di Crowley, contrastando prima l'arcangelo con tutto ciò che avessero per indebolirlo. 
Per tutto il viaggio Abby cercò di ignorare le continue occhiate del maggiore dallo specchietto retrovisore, che continuasse a chiederle incessantemente se stesse bene e se avesse bisogno di fermarsi, e notò persino il modo stranito in cui Sam guardasse tutti e due perché di certo non era il primo viaggio che Abby facesse in auto; quando finalmente arrivarono al motel, la ragazza ringraziò Dio di aver posato i piedi per terra e di poter cacciare e distrarsi dal continuo dubbio che le attanagliava la mente, spingendola ad innervosirsi per il modo diverso in cui Dean avesse iniziato a trattarla. 
Abby gli aveva detto che si sarebbero tolti il dubbio dopo aver rispedito Lucifer in gabbia, ma Dean era nervoso e poco concentrato sulla caccia, preoccupandosi per l'incolumità di Abby; proprio prima che potesse attraversare la soglia della stanza dentro cui vi fosse Kelly, Dean la afferrò delicatamente per un braccio e le aveva fatto segno di seguirlo senza darle chance di sfuggire. 
"Torniamo subito".
Abby aveva messo su un sorriso imbarazzato, chiudendo di scatto la porta e sfuggendo così agli sguardi di Sam, Rowena, Crowley e Kelly, che li guardarono chiedendosi cosa diavolo ci fosse di più importante di imprigionare di nuovo Satana stesso; Abby lo fulminò con lo sguardo liberandosi dalla sua presa e chiedendogli di smettere di essere così apprensivo dato che non avevano ancora una certezza, ma Dean non rispose neanche e la trascinò con sé senza dire una parola nonostante le lamentele della ragazza. 
"Ma che ci facciamo qui?!" esclamò Abby guardandolo con aria accigliata, dopo che Dean l'avesse spinta dentro ad una camera distante da quella in cui si trovassero tutti gli altri. 
Lo osservò chiudersi la porta alle spalle e guardarla con aria seria e perentoria con un sopracciglio sollevato e sguardo serio, mentre uscí dalla tasca interna della giacca un sacchettino bianco con dentro quattro pacchetti di carta che Abby riconobbe subito; la ragazza scosse la testa e li spinse via con aria sconvolta, sospirando. "Dean, non è il momento: dobbiamo catturare Lucifer e trovare una soluzione per Kelly, non possiamo pensare adesso anche a quest-..". 
"Abbiamo ancora qualche minuto, quindi fai questi maledetti test e sta' zitta, ragazzina". 
Abby sollevò un sopracciglio e lo guardò in cagnesco, avendo l'assoluta certezza che Dean non l'avrebbe fatta uscire da quella stanza a meno che non avesse acconsentito a fare ciò che volesse; sospirò e prese malamente dalle sue mani i pacchetti con dentro i test delle migliori marche, e si chiese ironicamente quanto Dean volesse esserne sicuro al cento per cento. "Ok, ma non usare questo tono autoritario con me o ti sbatto fuori". 
Si voltò senza neanche dargli la possibilità di rispondere alla sua frase, avanzando verso il bagno della stanza matrimoniale extra che Dean avesse preso sotto falso nome, ed iniziò a sbottonare la sua cintura ed i suoi jeans, ma si bloccò ancor prima di abbassarli, voltandosi a guardarlo con aria dubbiosa. 
Dean rimase appoggiato al lavandino con le braccia conserte ed aria accigliata, intercettando il suo sguardo e la maniera contrariata con cui lo stesse guardando. "Che c'è? Hai bisogno di una mano?". 
"No! Esci di qui: non lo farò davanti a te".
Sollevò gli occhi al cielo e scosse la testa, non muovendo neanche un muscolo e guardandola nuovamente con aria perentoria. "Hai fatto pipí davanti a me milioni di volte: abbassa quei pantaloni e bagna quei bastoncini, così ci togliamo il pensiero!". 
Abby soffiò forte l'aria dal naso e scosse la testa roteando gli occhi, perché odiava sentirsi dire cosa dovesse fare, specialmente in quel momento così delicato. "Dean, è già una situazione complicata e sono nervosa e tesa, non rendere le cose più difficili. Quindi esci di qui o almeno voltati!". 
Scosse la testa spazientito e le diede le spalle sollevando le mani in aria in segno di resa perché non aveva alcuna intenzione di discutere, né di perdere tempo in quel modo; sentí Abby abbassarsi i pantaloni e sedersi sul water mentre iniziava a scartare quei pacchi con aria di chi ne avesse già utilizzati in precedenza, e Dean si chiese cosa avesse provato Abby quando avesse scoperto di essere davvero incinta di Mary e si fosse ritrovata da sola, senza di lui al suo fianco che fosse rimasto intrappolato in Purgatorio.
Appoggiò le mani ai bordi del lavandino cercando di reprimere il senso di colpa per non esserle stata accanto la prima volta, ed iniziò a sentire l'agitazione nascere dentro di sé.
La osservò dallo specchio tirarsi su i jeans e sospirare, avvicinandosi a lui e mettendo i quattro test uno vicino all'altro sul lavandino, per poi sollevare lo sguardo ansioso verso il suo. "Ho fatto: adesso dobbiamo solamente aspettare il risultato". 
 
  
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