Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: Lartisteconfuse    03/04/2023    1 recensioni
FutureFic aibaku/endgame dkbk
Dal testo:
"Shouta lo notò subito, ma decise di ignorarlo, chiuse gli occhi e andò avanti con la sua vita, perché amava Katsuki e sapeva che Katsuki amava lui. Forse il ragazzo lo amava fin troppo.
Ma dopo un anno passato a vivere insieme, non poté ignorarlo più. Lo stava mangiando vivo."
.
.
.
Shouta e Katsuki hanno iniziato a frequentarsi quando Bakugou ha finito la scuola. Katsuki è completamente innamorato dell'uomo ed è felice, o questo è quello che pensa, fino a quando Shouta non decide di rompere con lui.
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shōta Aizawa
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Eccomi qui con un'altra fic!! Ci ho messo secoli per pubblicarla perché l'avevo scritta solo in inglese e me la sono dovuta tradurre in italiano lol
Allora un paio di cosette prima di iniziare: Sì è un aibaku, ovvero un Aizawa x Bakugou (my guilty pleasure), ma la dkbk rimane la main ship ^-^ 
I personaggi sono tutti maggiorenni anche se è comunque grevino l'age gap tra Aizawa e Bakugou (data l'età di quest'ultimo), ma a chi importa? è tutto finto quiiindi.  
Il titolo è evidentemente tratto da "Somebody that I used to know" di Gotye, quanto amo questa canzone, help T-T 
Vi lascio alla lettura e a un altro modo che ho trovato per far soffrire Katsuki! Se avete voglia di lasciare una recensione sappiate che sono sempre ben accette <3

TW tentato stupro




Shouta lo notò subito, ma decise di ignorarlo, chiuse gli occhi e andò avanti con la sua vita, perché amava Katsuki e sapeva che Katsuki amava lui. Forse il ragazzo lo amava fin troppo. 
Ma dopo un anno passato a vivere insieme, non poté ignorarlo più. Lo stava mangiando vivo.
Fu una conversazione tra Midoriya e Kirishima che origliò durante una missione insieme a loro due. 
“Kirishima” aveva mormorato Izuku, catturando l’attenzione del suo amico. “Hai visto Kacchan recentemente?”
Shouta aveva visto come il volto di Kirishima si fosse fatto sorpreso, poi perplesso e dubbioso. “Mmh, non credo? Nel senso, non ricordo l’ultima volta in cui l’ho visto. A volte ci scriviamo ma lui chiude sempre subito le nostro conversazioni.”
Midoriya aveva sospirato. “Sì, uguale anche con me. Sembra quasi che ci stia evitando. Avevo pensato che diventare eroi insieme sarebbe stato divertente, ma Kacchan non c’è mai se non obbligato.”
Kirishima aveva annuito ma poi Shouta aveva cercato di ignorarli e aveva girato la testa nell’altra direzione. 
Era confuso. Recentemente era stato via per una missione, lontano da casa e Katsuki gli aveva detto che era uscito con i suoi amici. 
Shouta sapeva che Kirishima e Midoriya erano tra le poche persone che Katsuki definiva davvero amici, ma se loro non lo avevano visto…
Aveva cercato di mettere da parte quei pensieri e concentrarsi sulla missione. 
“Sono a casa.”
“Ciao!” Katsuki si presentò all’ingresso per salutarlo, circondandogli il collo con le braccia e mettendosi sulle punte dei piedi per baciarlo. 
“Com’è andata?” domandò.
“Bene. Ho lavorato con Kirishima e Midoriya.” Shouta notò una punta di panico attraversare gli occhi di Katsuki, ma fu solo un attimo e l’uomo cercò di dirsi che se lo era solo immaginao. 
Katsuki sorrise teneramente e cominciò a baciarlo su tutto il volto. “Bé, sono certo che sei stanco e vuoi rilassarti vero?”
Shouta catturò le labbra di Katsuki con le sue per un bacio profondo e bagnato, si beò dei piccoli gemiti di Katsuki, che avevano sempre l’abilità di mandarlo fuori di testa. 
“Non sono davvero così stanco” disse e sorrise malizioso. Prese Katsuki in braccio, permettendogli di abbracciare la sua vita con le lunghe gambe.
“Mostramelo allora” mormorò il biondo dritto nel suo orecchio. 
E Shouta lo accontentò e mise di nuovo da parte i pensieri e i dubbi su quello che stavano davvero facendo.
Nessuno sapeva che si stavano insieme, solo i genitori di Katsuki, che non ne erano stati molto felici di sapere che loro figlio stesse uscendo con un uomo di quindici anni più grande e che era stato un suo insegnante.
Ma Katsuki aveva mantenuto il punto e ci aveva litigato. Adesso, non parlava più molto con i suoi genitori, ma, come Shouta aveva iniziato a scoprire, Katsuki non parlava quasi più con nessuno.
Dopo il sesso, Katsuki amava appoggiare la testa sul petto di Shouta e restare in sienzio. Una volta aveva detto a Shouta che gli piaceva solo sentire: stare appoggiato a lui e sentirlo intorno a lui senza l’urgenza che il sesso portava ogni volta.
“Katsuki.” 
Non ricevendo risposta, Shouta pensò che il biondo si fosse addormentato, ma Katsuki si mosse appena e poi mormorò a “sì?” con voce assonnata. 
“Sei felice?”
Shouta poté sentire il respiro di Katsuki interrompersi di colpo. Il ragazzo alzò la testa e lo guardò. “Cosa?”
Shouta lo fissò. 
"Certo che sì!”
“Io no.”
A questo, Katsuki ruppe l’abbraccio e si sedette sul letto, guardandolo confuso. “Che stai dicendo?”
“Mi menti Katsuki e questo mi fa capire che c’è qualcosa che non tra noi.”
“Non sto ment-”
“Non provare a negarlo, lo sai che lo so.”
Katsuki lo guardò spaventato. 
“Perchè lo stai facendo?"
Katsuki strinse le labbra in una linea dritta e, per la prima volta da quando Shouta lo conosceva, spostò lo sguardo da lui.
“Perché non parli e esci con i tuoi amici?”
“Non mi va.”
“E perchè hai sentito il bisogno di mentirmi?”
“Smettila di usare il tono da professore con me!” Katsuki urlò improvvisamente.
“Cosa? Non lo sto-”
“Sì! Lo stai facendo! Lo fai sempre!”
Shouta notò come le lacrime stessero affiorando agli occhi di Katsuki. 
“Ok, hai ragione. Dovremmo finirla qui.”
Katsuki sbarrò gli occhi, scioccato. “Cosa?”
“Abbiamo chiuso.”
“No! Perchè?”
“Non possiamo più continuare così. è stato un errore.”
“N-non è vero!”
Katsuki provò ad afferrarlo, ma Shouta si spostò e si alzò, abbandonandolo in mezzo al letto. 
Katsuki lo guardò mentre si vestiva. 
“Lo è stato e lo è ancora. Sei troppo giovane e ti stai perdendo tutto quello che dovresti fare per colpa mia.”
“Non è vero!”
“Ne sei sicuro Katsuki?” Shouta aveva usato un tono frustrato. “Hai diciannove anni, è quasi un anno che stiamo insieme e tu stai costruendo la tua nuova vita di giovane adulto intorno a me. Non esci con i tuoi amici e non parli con loro, sei costretto a vivere la tua relazione solo nell’ombra per colpa mia, perchè non voglio che le persone facciano domande-”
“Ma io sono felice così, voglio stare con te, ti amo.”
“No, Katsuki. L’amore per me non può impedirti dall’avere una vita fuori da questa casa. Sei diventato troppo dipendente da me e se continuiamo così sarà sempre peggio.”
“Stai decidendo anche al posto mio?”
“Sì.”
“Non te lo permetto. La vita è mia!”
“Sono io l’adulto qui!” Shouta urlò e Katsuki sobbalzò. “So com’è avere diciannove anni e cosa dovresti fare e questo non va bene! Hai vissuto tre anni dentro un dormitorio, devi uscire e vivere, pensare a te stesso, non solo al lavoro e al venire qui, a passare il tuo tempo libero ad aspettarmi, fare solo le cose che piacciono a me. Mi sembra come se ti stessi frenando. E non dirmi che non è vero perché se non lo fosse, tu non saresti scomparso con  i tuoi amici.”
Ormai Katsuki stava singhiozzando. Aveva provato a non crollare definitivamente, ma Shouta gli aveva appena urlato in faccia quella che era davvero diventata la sua vita.
Lui stesso non sapeva cosa stava facendo. Da quando aveva iniziato a uscire con Shouta, si era sentito sommerso di dubbi e sentimenti contrastanti. Amava Shouta, forse dalla guerra, e ne era certo, ma quando avevano iniziato a frequentarsi le cose erano cambiate intorno a lui e anche lui era cambiato. 
Prima di tutto il rapporto con i suoi genitori si era fatto più freddo, sua madre ancora non accettava il fatto che stesse frequentando Shouta e a malapena si parlavano. Masaru provava ad essere di più supporto, ma non era molto abile a nascondere i suoi veri pensieri e così, le chiamate con entrambi erano abbastanza imbarazzanti. 
Non li vedeva da molto tempo.
Il fatto che i suoi genitori non fossero d’accordo della sua relazione con Shouta, lo rendeva insicuro anche con i suoi amici. Ovviamente loro non ne erano al corrente, ma Katsuki era ormai certo che non l’avrebbero approvato come avevano fatto i suoi genitori. 
Così, le poche volte in cui era uscito con loro dopo aver iniziato a frequentare Shouta, si era sempre sentito in ansia e vergognato di se stesso. Per questo motivo aveva smesso di contattarli. 
Fingeva che tutto andasse bene, perchè l’idea di perdere Shouta non gli piaceva. Katsuki era certo che si sarebbe sentito perso senza Shouta accanto a lui. 
Ma ora tutto stava crollando, Shouta stava rompendo con lui e Katsuki non si sentì bene. Perché era sia disperato per quella decisione ma allo stesso tempo sollevato. 
Shouta lo stava liberando dalla gabbia in cui lui stesso si era messo. 
Al pianto disperato di Katsuki, Shouta si calmò, un sorriso triste apparve sul suo volto. Si avvicinò a Katsuki sul letto e lo prese tra le sue braccia, quasi cullandolo mentre l’altro continuava a piangere. 
“Mi dispiace, ma lo sai perchè lo sto facendo, no?”
Katsuki annuì e basta e provò ad avvicinarsi ancora di più a Shouta, anche se era impossibile. 
“Ti amo così tanto, ma non può funzionare. Ti meriti qualcuno che può darti quello che necessiti, io non sono adatto. Non puoi vivere la mia stessa vita, nascosto da tutti. Tu devi brillare, tutti devono vederti e necessiti dei tuoi amici, hai bisogno dei tuoi genitori.”
Provò ad asciugare le lacrime di Katsuki con i pollici, poi baciò la fronte del biondo con tenerezza. 
Katsuki si calmò un po’, tirò su col naso, ma cercò di ricomporsi. 
“è tutto così stupido” mormorò. “Ma lo farei di nuovo. Non me ne sto pentendo.”
Shouta sorrise. “Nemmeno io.”
“Vado a lavarmi e poi andrò via,” disse Katsuki, rompendo l’abbraccio. 
“Dove andrai?”
“Dai miei.”

***

Quando Mitsuki aprì la porta di casa era quasi mezzanotte. La donna era pronta ad urlare a chiunque si fosse trovato dietro la porta, ma si fermò a metà frase quando vide suoi figlio in piedi sull’uscio. 
I suoi occhi erano cerchiati di rosso e ancora umidi, era pallido. Ai suoi piedi c’erano poche borse. 
“Katsuki? Che succede?”
Katsuki non rispose, si limitò a superarla e ad entrare. 
“Ho rotto con Shouta, ora puoi essere felice.” Gli sarebbe piaciuto usare un tono risentito, sicuro di sé, ma la sua voce aveva tremato mentre parlava. Oh, si sentiva così stanco. I suoi occhi erano pronti a piangere di nuovo, ma non poteva, non voleva. 
“Rotto? Perché? Katsuki, per favore, guardami.”
Masaru arrivò, sorpreso di vedere il figlio in casa.
“Hanno rotto” mormorò Mitsuki, quando lo vide. 
Masaru, il suo caro Masaru, non disse niente, si avvicinò a Katsuki e lo abbracciò stretto. Katsuki rispose subito. 
“Mi dispiace, perché avete rotto?”
“Voleva che tornassi da voi, mi ha lasciato libero.” Aveva parlato guardando sua madre dritto negli occhi. 
Voleva ferirli.
E ci riuscì.
Mitsuki si sentì stordita, il senso di colpa affiorò dentro di lei. Masaru allentò l’abbraccio, ferito anche lui da quelle parole.
Katsuki finse di non vedere quello che aveva causato con quella frase, prese le sue cose e andò in camera sua. 

***

Katsuki dovette ammettere a se stesso che stava male e si vergognava per questo. I giorni subito dopo la sua rottura con Shouta furono difficili per lui e i suoi genitori.
Provava rancore verso di loro, perché da una parte pensava che se loro avessero accettato la sua relazione lui non si sarebbe sentito così insicuro, ma dall’altra parte, non ne era così sicuro, forse avrebbe avuto quei sentimenti contrastanti lo stesso. 
Ovviamente lasciò che i suoi genitori sapessero solo il primo pensiero e non era una novità se iniziava ad urlare o insultare con crudeltà ogni volta che sentiva il bisogno di farlo.
Masaru non era il tipo di cascare nei tranelli del figlio, ma Mitsuki era esattamente come Katsuki, quindi rispondeva con lo stesso atteggiamento e i due si trovavano litigare, spesso esagerando fin troppo con le parole.
Una volta, litigarono così ferocemente che Katsuki non ce la fece più e decise di lasciare la casa per calmarsi. Era notte e non sapeva dove andare. Pensò di pernottare in un hotel, solo per quella notte - era certo che il giorno dopo sarebbe tornato a casa - ma poi passò davanti la vecchia casa di Izuku. 
Sapeva che Izuku non si era trasferito e stava ancora vivendo con sua madre per aiutarla, quindi forse…
No, che diavolo stava pensando? Stava per girarsi e andare via per cercare un hotel ma ci mancò poco che si scontrasse con Izuku, dietro di lui. 
“Kacchan!”
Quella voce. Quand’era stata l’ultima volta in cui l’aveva sentita?
“Deku…” salutò con voce scocciata, provando a non mostrarsi incomodo. 
Izuku sorrise come sempre. “Che stai facendo qui?”
“Andando via, ora spostati.” Katsuki provò a passargli accanto ma Izuku lo fermò.
“Aspetta, è da un po’ che non ci vediamo, non andare via così presto.”
“Non posso.”
Izuku vide la borsa che Katsuki aveva su una spalla. Aggrottò la fronte. “Dove stai andando? Casa tua è nell’altra direzione…o forse sei stato un po’ dai tuoi genitori e ora stai tornando a casa? Aspetta, non so dove vivi, è lontano?”
Kastuki lo spinse. “Stai zitto, cazzo! Che palle, perchè parli sempre, è snervante!”
Izuku sorrise imbarazzato. “Scusa, sono nervoso. Non mi aspettavo di vederti e non so che dire.”
“Non dire nulla.”
Rimasero in silenzio. Izuku pensò che Katsuki stesse per andare via ma il biondo non si mosse. 
“Quiiiindi, vuoi salire? Mamma è andata a trovare alcuni parenti in campagna. Sono solo, se vuoi- Kacchan aspettami!” Izuku corse dietro Katsuki, che aveva già iniziato a camminare verso il palazzo di Izuku, sordo ai richiami dell’altro.
Che cavolo stava facendo?
Una volta dentro, Izuku guardò Katsuki un po’ a disagio. L’altro si stava guardando intorno e a Izuku sembrò così strano che fosse lì. Kacchan non metteva piede dentro casa sua da quando erano bambini e giocavano insieme. 
“Questa casa è sempre la stessa.”
“Ah, bè…sì."
Restarono in silenzio, in attesa che l’altro facesse qualcosa.
Katsuki si stava ancora chiedendo perchè aveva accettato di andare a casa di Izuku, mentre Deku stava provando a controllarsi e a non mostrare quando fosse felice di avere Katsuki vicino a lui. Gli era mancato.
“Hai fame? O sete?” Izuku domandò all’improvviso.
“Mmh, sì un bicchiere ci starebbe bene.”
“Oh, ok, acqua o tè?"
“No, Deku con un bicchiere intendo /un bicchiere/”
Izuku guardò Katsuki confuso. Il biondo sospirò. “Alcool, nerd. Ce l’hai?”
“Oh. Ah. Sì! Cioè, forse.”
Katsuki sbuffò e prese posto sul divano mentre Izuku andava in cucina alla ricerca di quello che aveva chiesto. 
"Bè, sai, qui siamo solo mia madre e io e lei non beve e, insomma, tecnicamente noi non possiamo ancora bere, quindi non abbiamo molto. Ho trovato queste due.”
Izuku tornò con due bottiglie di un qualche liquore sconosciuto. “Penso che mamma li tieni per gli ospiti.”
“Bè, io sono un ospite.”
Izuku ridacchiò e prese posto vicino a Katsuki. Mise le due bottiglie sul tavolino insieme ai due bicchieri che stava tenendo. 
Riempì i bicchieri e ne passò uno a Kacchan. “Tieni.”
Katsuki era confuso dal comportamento di Deku. Non stava chiedendo nulla, lo aveva semplicemente accolto in casa sua e gli aveva dato quello che aveva chiesto e ora stava svuotando il bicchiere come se fosse un esperto.
Katsuki fece lo stesso, ma non era un esperto. 

***

“Te lo ripeto Kacchan, è stato così divertente.” Deku scoppiò a ridere e Katsuki lo seguì, mentre cercava di riempire di nuovo i bicchieri. Non sembrava così facile e non riusciva a capirne il motivo. Sapeva che ne era stato capace fino a pochi minuti prima. 
Izuku stava ancora ridendo quando gli passò il bicchiere. “Grazie Kacchan. Oh, le tue guance sono rosse!” Con la mano libera Izuku provò a strizzare una guancia di Katsuki. “Oi idiota, rovescerò tutto così” sbiascicò Katsuki. Cavolo, perché tutto sembrava così lento.
Izuku ridacchiò. “Voglio strizzarleeee.” Si sporse verso Katsuki, che alla fine si rovesciò il liquore sui jeans, ma non poté dire nulla perchè Izuku era sopra di lui ed era impegnato a strizzargli e toccargli le guancie arrossate. 
“Vedi, sono così soooffici.”
Katsuki guardò quei brillanti occhi verdi e fu in quel momento che realizzò che Izuku fosse sopra di lui. Chiuse gli occhi e immaginò che il calore del corpo di Izuku fosse quello di Shouta, che la mano che stava toccando il suo volto era di Shouta.
“Sai, mi piaci,” fu il mormorio che colpì il suo orecchio e lo fece tremare. “Kacchan.”
Quello non era Shouta, lui lo aveva lasciato. Quello era Deku e Katsuki voleva dimenticare.
Circondò il collo di Izuku con le braccia e lo attirò più vicino a sé. Le loro labbra si sfiorarono, ma poi Katsuki fece la prima mossa e baciò Izuku, che dopo un attimo di sorpresa, rispose con entusiasmo. 
In poco tempo entrambi si trovarono nella stanza di Izuku, sul suo vecchio letto, troppo piccolo per ospitare entrambi. 
Velocemente si tolsero i vestiti a vicenda, provando a non perdere mai il contatto tra le loro labbra. Fu così rude, urgente, non stavano pensando chiaramente, le loro menti erano annebbiate dall’alcool che avevano bevuto. 
In una piccola parte dei loro cervelli, entrambi pensarono che forse stavano facendo un grande errore, ma le mani dell’altro sul proprio corpo, le sue labbra, la sua lingua, il suo odore erano più forti di quel piccolo barlume di buon senso. 
Quando Izuku entrò dentro Katsuki, quest’ultimo spense la mente. 
Niente pensieri. 
Niente preoccupazioni. 
Niente Shouta.
Niente urla di sua madre.
Niente sguardi preoccupati da parte di suo padre.
C’era solo il piacere che Izuku gli stava dando. Deku tra tutti. 
Era così giusto ma così sbagliato. Non sarebbe mai dovuto andare in quel modo. 
Quando finirono, Katsuki sentì come tutto tornasse a invaderlo. Quella piccola bolla che si era creata durante il sesso era esplosa e ora si sentiva soffocare per il senso di colpa nei confronti di Izuku, ma anche verso Shouta. Si, sapeva che avevano rotto ma si sentiva come un traditore. 
Sentì Izuku sedersi sul letto e poi alzarsi. Katsuki fece finta di star dormendo.
Avrebbe pensato ai suoi problemi in mattinata. 

***

Quando il suono della sua sveglia lo svegliò, Izuku aprì gli occhi e si accorse di trovarsi nella camera di sua madre.
Si sedette immediatamente, confuso, ma poi si ricordò tutto.
Giusto.
Kacchan era a casa sua e avevano fatto sesso. 
“O mio dio” mormorò.
Izuku non era ingenuo e nemmeno stupido. Quella notte, quando la sua mente si era un po’ schiarita, aveva capito che quello che era successo con Kacchan non era stato giusto. Infatti non aveva nemmeno provato a dormire vicino a lui nel letto, preferendo andare in quello di sua madre.
Ma il sesso era stato bello, oh così bello che Izuku non l’avrebbe mai potuto immaginare, ma era certo che era stato semplicemente frutto dell’alcool. 
Niente di più.
Kacchan era suo amico e dubitava che il biondo provasse anche un briciolo di sentimento romantico nei suoi confronti. 
E lui? Izuku non lo sapeva, anzi, non voleva proprio pensarci, soprattutto in quel momento. Aveva mal di testa e doveva sbrigarsi per andare a lavoro.
Si alzò e uscì dalla camera. Non sapeva quale fosse l’orario lavorativo di Kacchan e così, per essere certo, andò nella sua camera per svegliarlo. 
Il biondo stava dormendo profondamente e non si mosse nemmeno di un millimetro quando Izuku entrò. 
Strano, pensò Izuku, sapendo bene come Kacchan avesse il sonno leggero. 
Era completamente sotterrato dalle coperte Izuku gli aveva messo addosso prima di andare via quella notte. 
Izuku fissò il volto addormentato di Katsuki, incantato. Era così bello e gli fece provare emozioni che in quel momento Izuku provò a ignorare.
Non era il momento. O meglio, non doveva proprio pensarci.
“Kacchan” chiamò, scuotendo piano Katsuki. “Kacchan, sveglia.”
“No” rispose Katsuki e con un gesto lento e scomposto, schiaffeggiò Izuku al centro del volto, poi cambiò lato e gli dette le spalle. 
“Kacchan!” urlò Izuku.
“Cosa?!” rispose Katsuki con lo stesso tono e si sedette sul letto, guardando Izuku ostile. Le lenzuola caddero sul suo ventre, scoprendogli il torso nudo e Izuku non poté evitare di fissare il petto di Katsuki, i suoi occhi si erano semplicemente posati lì!
Si ricordò come la notte precedente aveva afferrato e succhiato quei pettorali mentre Katsuki emetteva piccoli gemiti di piacere-
“AH ehm, bè, non so se questa mattina devi andare a lavoro, quindi ti ho svegliato.”
Katsuki spostò lo sguardo. “Sì, devo lavorare” borbottò. 
“Oh, ok, allora vado a preparare la colazione.”
Izuku uscì e poi sospirò. Forse non sarebbe stato così facile ignorare quello che lui e Kacchan avevano fatto. 
Quando Katsuki si unì a Izuku per colazione, indossava un paio di boxer e una t-shirt.
“Buon giorno Kacchan!”
“Ma sei stupido? Abbiamo parlato già.”
“Sì, ma non ti ho detto buon giorno.” Izuku sorrise felice e Katsuki sbuffò. Non era sveglio abbastanza per quel sorriso. 
Iniziarono a mangiare in silenzio, ma Izuku non era mai stato capace di stare tranquillo e alla fine dovette porre la domanda che lo stava torturando. “Sai cosa è successo l’altra notte?”
Katsuki smise di mangiare e lo guardò. “Abbiamo scopato.”
“Sì, quindi ti ricordi anche tu.” Izuku non avrebbe mai immaginato di dover avere quella conversazione con Kacchan tra tutti. 
“No, non ricordo nulla, ma so dire quando qualcosa mi è stato infilato nel culo.”
Izuku sbarrò gli occhi e quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Tossì ripetutamente e poi prese un sorso di latte dal suo bicchiere.
Katsuki aveva ricomiciato a mangiare, per nulla toccato.
“Ok, quindi nessun ricordo?”
“No e ti domando di non aprire più l’argomento.”
“Ehm, sì, certo.”
“Mh.”
Anche Izuku ricominciò a mangiare, si sentiva un po’ triste che Kacchan non ricordasse la loro notte insieme, ma forse era una benedizione. In questo modo, si sarebbe potuto convincere più facilmente a dimenticare tutto e ad andare avanti con la sua vita come sempre.
Dall’altra parte del tavolo Katsuki stava provando a mostrarsi indifferente, ma dentro di sé c’erano fin troppe emozioni. 
Aveva mentito a Izuku. Ricordava tutto molto molto bene, ma mentire a Deku era stato un modo per rendere le cose meno reali. In questo modo poteva fingere ancora meglio che il piacere che aveva provato durante il sesso con Izuku non fosse mai accaduto.
Amava ancora Shouta e non accettava di averlo perso. Prima di quella notte era stato convinto che nessun uomo oltre a Shouta lo avrebbe mai fatto sentire così bene, ma poi c’era stato Deku. 
Ok, era ubriaco e continuava ripetersi che forse era stato bello solo perché aveva avuto la mente annebbiata dall’alcool. 
Sì, Katsuki era certo che scopare con Deku da sobrio gli avrebbe fatto schifo.
Con questa convinzione in mente Katsuki era pronto a iniziare quella giornata.

***

“No, papà, non torno a casa stasera…ieri? Ehm, ho incontrato Izuku e sono andato a casa sua, sarò lì anche oggi…Non me ne frega un cazzo, dì a tua moglie di calmarsi, io ero tranquillo prima che lei iniziasse-...No! Non ho fatto nulla!...non è una bugia, ha rotto con me per colpa vostra, lei non lo accetta…NON MI SCUSERÒ, CIAO!”
Katsuki chiuse la chiamata con suo padre con rabbia. Aveva chiesto a sua madre di capire i suoi errori, solo per una volta! Non chiedeva mica la luna. Ma Mitsuki, come Katsuki, era testarda e di tempo ne doveva passare prima che si arrendesse.
Katsuki sospirò e si guardò allo specchio. Aveva appena finito il turno ed era pronto a tornare a casa. Oh bè, a quella che aveva chiamato casa per un anno. Non era nella sua forma migliore, aveva profonde occhiaie e il volto era spento. Sospirò.
Doveva parlare con Shouta, dirgli che non accettava le scuse che l’uomo gli aveva dato e che non poteva prendere le decisioni al posto suo. 
Era la vita di Katsuki e lui poteva fare quello che voleva. 
Quando suonò il campanello non arrivò nessuna risposta.
Suonò di nuovo, ma nulla.
Prese le chiavi e aprì la porta. “Shouta?” chiamò. La casa era vuota.
Shouta era ancora a scuola quindi, conoscendolo sarebbe tornato a casa tardi. Non era una novità, Katsuki lo sapeva molto bene sin dai tempi della UA.
Decise di restare lì e aspettarlo.

***

Quando Shouta entrò in casa vide le luci del salotto accese e sentì il rumore della televisione accesa. 
“Katsuki?” chiamò, mentre si avviava verso il salotto. Guardò il ragazzo, che dalla sua posizione distesa, spostò lo sguardo dalla televisione per rivolgerlo su di lui.
“Ciao” disse con un sorriso timido, poi si alzò con un movimento lento. “Pensavo fossi già a casa…”
“Che stai facendo qui?”
Katsuki camminò verso Shouta per mettersi davanti a lui. “Dobbiamo parlare.”
“Di cosa?”
“Noi.”
Shouta gli dette le spalle e si allontanò. “Ne abbiamo già parlato abbastanza.”
“No!” Katsuki lo fermò, afferrandolo per un braccio. “No, non lo abbiamo fatto! Tu hai detto un sacco di cose e io…io ho avuto modo di processarle e bè non sono d’accordo con te!”
Shouta si liberò dalla presa, ma si girò per guardare Katsuki, per confrontarlo. “Non mi interessa se concordi o meno, ho già preso la mia decisione.”
“No, tu hai deciso al posto mio!” Katsuki stava iniziando ad arrabbiarsi e l’espressione impassibile di Shouta non faceva che peggiorare il suo stato di rabbia. 
“Hai detto che tu non sei giusto per me, bè io sono in grado di decidere cos'è giusto e cos'è sbagliato per me.!”
“No, Katsuki. Non lo sei. Come ho già detto, hai diciannove anni e hai trascorso la tua adolescenza in un dormitorio, non sai nulla a parte ciò che riguarda il lavoro da eroe.” 
“Ma ora sto vivendo fuori! Con te!”
“No, non più con me. Incontrerai qualcun'altro che ti renderà felice.”
“Ero felice con te” mormorò Katsuki con voce tremante.
“Eri solo.”
Katsuki scosse la testa. “No, ero felice, mi rendi felice e so che io rendo felice te. Ti conosco bene.”
Velocemente Katsuki si sporse verso Shouta e lo baciò, tenendo la sua testa tra le mani e provando a spingere il suo corpo verso quello di Shouta per sentirlo il più vicino possibile. 
Shouta non rispose al bacio e con forse troppa forza, afferrò Katsuki per entrambi i polsi e lo spostò da lui.
“Che cazzo stai facendo?” domandò il biondo con rabbia, ma senza alzare la voce.
“Katsuki, è finita, devi superarla. Non voglio più stare con te.”
Katsuki avvertì i suoi occhi farsi umidi, ma cercò di non lasciarsi andare al pianto. 
“Sono stato a letto con Izuku” mormorò. Fece quella rivelazione con la speranza di vedere della disperazione sul volto di Shouta oppure pentimento per ciò che stava perdendo. Sperò che forse l’uomo sarebbe stato geloso e avrebbe capito che voleva ancora stare con Katsuki. Ma ciò che vide fu solo l’espressione fredda che conosceva da quando aveva quindici anni.
“Per quanto mi riguarda puoi scoparti l’intera città, Katsuki. Non stiamo più insieme. Ora, ti chiedo di darmi le chiavi e di andare via.”
Quindi era davvero finita, Shouta non lo voleva, non gliene importava niente.
Prese le chiavi e le consegnò all’uomo. “Sei un pezzo di merda.”
“Lo so, non sei il primo che me lo dice. Addio Katsuki.”
Katsuki non rispose, si avviò verso l’uscita, prese la sua borsa e uscì da lì sbattendo la porta dietro di lui. 
E ora?
Non voleva tornare dai suoi genitori, non se si sentiva sul punto di crollare.
Prese il cellulare e chiamò l’unica persona che sapeva avrebbe potuto aiutarlo a dimenticare.
“Oi, dove vai stasera?”
 
***

“Kacchan, siamo così felici di averti qui!”
Katsuki alzò gli occhi al cielo e ignorò lo stupido sorriso di Kaminari mentre entrava in quella che era casa sua e di Kirishima. 
I due avevano deciso di condividere un appartamento subito dopo il diploma. In realtà avevano chiesto anche a Katsuki se avesse voluto stare con loro, ma lui aveva rifiutato e dopo poco tempo aveva iniziato a uscire con Shouta. 
“Sarò veloce” disse, andando già verso il bagno. Non metteva piede dentro quella casa da mesi, ma la conosceva bene.
“Ok, ti aspettiamo qui. Ah, Kiri, chiama Mina e Uraraka, dì loro che c’è anche Bakugou e che potremmo fare un po’ più tardi.”
“Già fatto. Eravamo già in ritardo per colpa tua.”
“Oh bè, capita.”
Mentre Kaminari e Kirishima si erano messi a battibeccare scherzando, Katsuki si era chiuso nel loro bagno per farsi una doccia e cambiarsi. 
Non aveva nulla di davvero adatto a una discoteca, ma la sua t-shirt nera e i jeans neri sarebbero potuti andare bene lo stesso.
Come aveva detto ai suoi amici, in poco tempo fu pronto. 
“Possiamo andare,” disse.
“Grande e oi Bakugou, hai usato il mio eyeliner?” domandò Kaminari quando notò il trucco sul volto di Katsuki.
“No, idiota, ho usato il mio o non ti ricordi che sono stato io a insegnarti come si mette?” 
“Andiamo ragazzi, è tardi,” li spronò Kirishima e li spinse verso l’uscita.
Mentre erano in macchina, Kaminari notò il borsone che Katsuki aveva messo accanto a lui sui sedili posteriori.
“Bakugou, dove sei stato? Stai girando con questa borsa.”
“Non sono affari tuoi.”
Kirishima lanciò una veloce occhiata a Katsuki accanto a lui e poi spostò di nuovo l’attenzione sulla strada. “Bè, Bakugou, dovremmo sapere dove lasciarti dopo.”
Katsuki sospirò. “A casa.”
“Ah, ok.”
“Sei tornato dai tuoi?” domandò Kaminari. 
“Di nuovo, non sono affari tuoi.”
Kaminari sbuffò. “Stavo solo chiedendo, sei stato così misterioso dopo il diploma. Cioè, hai lasciato casa dei tuoi genitori e ti sei trasferito chissà dove.”
Kirishima avvertì come Katsuki stava diventando sempre più nervoso mano mano che Kaminari continuava a parlare. 
“Kami, forse non è il momento per avere questa conversazione.”
“Come? Perchè? Stavo solo chiedendo.”
“Non ora,” ripeté Kirishima e lanciò uno sguardo di avvertimento a Kaminari attraverso lo specchietto retrovisore. 
Kaminari sbuffò di nuovo e incrociò le braccia al petto. “Come vi pare.”


***

“Finalmente ce l’avete fatta! Sapete? Non è bello far aspettare!” urlò Mina quando vide i tre camminare verso l’entrata della discoteca.
Uraraka annuì accanto a lei, fingendosi seria. 
“Non è colpa nostra, questo qui è semplicemente apparso di fronte la nostra porta,” rispose Kaminari, indicando Katsuki dietro di lui. 
“Kaminari, sappiamo che non  è colpa di Bakugou” disse Uraraka. 
Dopo quella piccola conversazione, entrambe le ragazze salutarono Katsuki e gli dissero che erano felici di averlo lì con loro. 
Katsuki venne a sapere che tutti loro erano soliti andare in quella discoteca, a volte si aggiungevano anche gli altri compagni. Soprattutto Izuku, che quel giorno aveva, però, deciso di stare a casa. 
"Scommetto che se avesse saputo che il suo Kacchan sarebbe venuto, sarebbe corso qui immediatamente” scherzò Mina. 
Katsuki la ignorò, anche perché al pensiero di Izuku, immagini di quello che avevano fatto la notte precedente gli tornarono alla mente. 
No, dimenticalo.
La discoteca era piena di persone, ma i suoi amici si muovevano lì dentro come se fosse la loro seconda casa. Katsuki scoprì che era Kaminari ad avere i contatti lì. Era stato abbastanza fortunato a salvare il proprietario e l’intero locale durante i suoi primi giorni come pro hero e per questa ragione aveva ottenuto come regalo il permesso di entrare con i suoi amici senza mai pagare l’entrata. 
Una volta dentro Katsuki non seppe bene cosa successe.
Si ritrovò con un drink in una mano e che poi aveva bevuto un po’ troppo velocemente. 
Kirishima e Kaminari provarono a convincerlo a farlo ballare, ma non volle, non sapeva ballare e non aveva bevuto abbastanza per fregarsene. 
“Bakugouuuu ti avevo chiesto di tenermi il drink non di finirlo!” urlò Mina, ma ridacchiò, non curandosene poi molto. “Vai a prendermene un altro” ordinò.
“Oh, aspetta Bakugou, vengo con te.” Kirishima provò a seguire Katsuki, ma lui era ormai già perso tra la folla. 
Troppo rumore e sudore. Katsuki si domandò perché aveva deciso di venire.
Arrivò al bancone del bar. “Due...bè non lo so, due di quello che vuoi tu” disse al barista, che ghignò e basta.
In quel momento qualcuno si avvicinò fin troppo a Katsuki.
“Ciao.”
Katsuki voltò la testa per guardare all’uomo che gli aveva appena parlato: capelli scuri, occhi blu e un po’ di rughe intorno agli occhi. Sembrava avere l’eta di Shout, se non forse un po’ più grande e stava sorridendo a Katsuki. 
All’inizio Katsuki pensò di ignorarlo, prendere il suo drink e tornare dove aveva lasciato i suoi amici. Ma l’uomo decise di offrirgli i drink che aveva ordinato prima e poi continuò a provare ad avere una conversazione con lui.
“Non sento un cazzo, idiota, la musica è troppo alta!” urlò Katsuki ad un certo punto. 
L’uomo sorrise di nuovo e si sporse verso di lui per parlargli all’orecchio. “Vuoi uscire?”
Se la mente di Katsuki fosse stata vigile e sobria, gli avrebbe urlato di strozzarsi con il drink e morire, ma non era sobrio e stava soffrendo per colpa di Shouta.
Sapeva cosa voleva quell’uomo e rifletté su quello che avrebbe dovuto fare.
A Shouta non era importato che Katsuki avesse dormito con Izuku, ma forse gli sarebbe importato se avesse saputo che Katsuki era andato con un uomo più grande di Shouta stesso. Katsuki avrebbe potuto ottenere una reazione. 
Annuì all’uomo e lo seguì verso l’uscita, il drink di Mina dimenticato sul bancone. 
Appena furono fuori, nel vicolo vuoto, Katsuki fu spinto verso il muro, la lingua dell’uomo era già dentro la sua bocca e delle mani stavano accarezzando la sua pelle sotto la maglietta.
I tocchi dell’uomo e i suoi baci erano rudi, quasi violenti, Katsuki stava iniziando ad avere difficoltà a respirare. Non fu capace di rispondere ai baci e le sue braccia rimasero immobili lungo i fianchi. 
Un senso di nausea lo invase. “Spostati” disse con un sussurro, ma l’uomo non lo sentì. 
“Togliti!”
Katsuki spinse l’uomo lontano da lui completamente in preda al panico e con il cuore che batteva forte nel petto. 
Aveva usato troppa forza e l’uomo era caduto a terra. 
“Sei pazzo!” urlò l’uomo. 
Nel frattempo Katsuki era scivolato a terra e stava cercando di prendere profonde boccate d’aria per calmarsi, ma l’altro, sentendosi ignorato, si lanciò su di lui e lo spinse sull’asfalto per poi mettersi sopra.
“Che pensavi di fare?” domandò l’uomo. Katsuki non rispose, gli girava la testa e non riusciva a vedere bene, tutto sembrava così confuso. 
“Rispondimi, puttana!”
Lo schiaffo che l’uomo dette a Katsuki fu ciò che lo portò a usare il suo quirk. Confuso, con la vsta annebbiata e ora metà della faccia in fiamme, Katsuki si spaventò e lasciò che fosse il suo corpo a guidarlo. 
L’esplosione fece volare l’uomo lontano da lui. Katsuki si alzò e corse via, lontano dalla discoteca e dove avrebbe potuto fare una chiamata senza essere disturbato. 
Si nascose in un vicolo e assicurandosi di essere al sicuro prese il suo cellulare per chiamare l’unica persona che voleva sentire. 

***

Quando Shouta vide il nome di Katsuki sullo schermo del suo cellulare non ne fu sorpreso. Katsuki era testardo.
Sospirò, preparandosi ad essere cattivo con il ragazzo che ancora amava. 
“Katsuki, questa è l’ultima volta che ti rispondo. Non chiamarmi.”
“Shouta” mormorò Katsuki e la sua voce si spezzò. “Per favore, vieni, Shouta.”
Shouta sospirò. Capiva che Katsuki stava soffrendo ed era in completa balia della emozione, ma doveva comprendere che in questo modo avrebbe incontrato solo ulteriore dolore se continuava a chiamarlo. Shouta odiava quella situazione, odiava se stesso perché aveva permesso che quell’impossibile relazione avesse inizio. 
Ora doveva affrontare le sue responsabilità.
“Katsuki, non posso, te l’ho detto, è meglio per entrambi.”
“No, Shouta. Ho bisogno di aiuto” pianse Katsuki, inetrrompendolo.
A quel punto Shouta si fece più attento. “Che è successo?”
“Sono, sono fuori…Una discoteca e…C’era quest’uomo…era più grande di te sai e io volevo ferirti Shouta, volevo ferirti così tanto, perchè ti meriti di soffrire.”
“Katsuki, per favore, concentrati, possiamo parlare della tua voglia di farmi male dopo.”
“Cazzo! Mi ha attaccato credo? Non lo so, l’ho quasi fatto esplodere. Mi ha chiamato puttana.” Mentre parlava Katsuki sembrò calmarsi un poco, il suo discorso era stato confusionario, sbiascicato e interrotto da qualche singhiozzo, ma stava parlando più lentamente e meno in panico. 
“Ok, dove sei?”
“Non lo so, ti mando la posizione.”
“Dove sono gli altri.”
“Ancora dentro, non li voglio vedere.”
“Ok, non ti muovere.”
Katsuki rise e quella risata fece rabbrividire Shouta di terrore. Era vuota.
“Hai visto, Shouta? Ho provato a divertirmi con i miei amici.”
Quando Shouta trovò Katsuki, il ragazzo era seduto per terra, abbracciandosi le ginocchia. 
L’ultima volta che lo aveva visto in quella posizione era stato durante i giorni di ricovero all'ospedale, dopo la guerra. 
Quel periodo era stato difficile per tutti e Katsuki non ne era stato immune. 
"Katsuki" chiamò, inginocchiandosi davanti a lui.
Kastuki alzò la testa, la sua faccia era un disastro: gli occhi erano circondati dall’eyeline nero sbafato e che aveva disegnato linee nere sulle guance. L’angolo sinistro della bocca aveva un taglio e il sangue era colato sia sul mento che un po’ sul collo. 
“Riesci ad alzarti?”
“Sì.” La voce di Katsuki era roca, ma il ragazzo aveva provato a sembrare sicuro di sè, come sempre. Si alzò, aiutandosi con il muro dietro di lui. Traballò un poco, ma fu capace di rimanere in piedi senza l’aiuto di Shouta.
“Vieni, ho la macchina laggiù.”
Katsuki seguì Shouta in silenzio, il che disturbò l’uomo. Non gli piaceva quando Katsuki stava zitto, significava che qualcosa di brutto sarebbe accaduto. 
Una volta dentro la macchina, Shouta fissò Katsuki, ma l’altro non lo stava guardando, preferendo rivolgersi verso il finestrino.
“Devi andare in ospedale?”
“Mpf, fanculo, no.”
“Sei sicuro?”
“Sì! Mi ha solo…graffiato.” Katsuki portò le dita alla bocca nel punto dove aveva il piccolo taglio. “Niente che non possa sopportare.”
“Ok, allora ti porto a casa.”
“No!” Katsuki fermò Shouta, che stava per mettere in moto la macchina. 
“Cosa?”
“Non portarmi a casa, i miei mi uccideranno. Loro, loro non devono vedermi così. Non li posso affrontare.”
Shouta sospirò. “Katsuki non posso portarti a casa con me.”
Katsuki si accigliò. “Perchè no? Ho bisogno del tuo aiuto.”
“E te lo stando, credimi. Non portarti a casa mia è un aiuto.”
“Cazzate. Mi stai dicendo così tante bugie e posso benissimo dire che a malapena tu ci credi.”
“Katsuki, non adesso.”
“Dovrei essere io a dirlo.”
Nel frattempo che discutevano Shouta aveva messo in moto, pensando a un unico posto dove Katsuki avrebbe potuto stare al sicuro. 
Katsuki era troppo occupato a discutere e a sentirsi male per capire dove stessero andando. 
Dovettero fermarsi quando Katsuki lo richiese, perché doveva vomitare. Erano vicini, ma ancora non aveva capito dove stavano andando. 
Era così arrabbiato per tutto e la testa lo stava uccidendo. Gridare e insultare Shouta era l’unica cosa che era capace di fare in quel momento. 
Quando Shouta fermò la macchina davanti a un edificio ben conosciuto, il cervello di Katsuki collegò. 
“Stronzo! Non esco!”
“Andiamo.”
“No!”
Shouta sospirò e uscì dalla macchina, andò dalla parte di Katsuki e aprì la portiera. Prendendo il ragazzo di sorpresa lo prese in braccio. 
“Mettici giù! Stronzo mettimi giù! Non voglio andare! Stronzo!”
“Smettila o la gente ti sentirà."
“Non me ne frega un cazzo, non me n’è mai importato!”
“Entrambi sappiamo che non è vero. Sei un eroe ora, hai un’immagine, che questa notte è già stata messa in pericolo.”
Questa volta Katsuki provò a liberarsi in silenzio, ma Shouta lo stava tenendo troppo stretto. 
Katsuki si stava ancora dimenando quando Shouta suonò il campanello di casa Midoriya. 
 
***

Quando Izuku vide che si trovava dietro la porta non poté credere ai suoi occhi.
Il professor Aizawa stava tenendo Kacchan tra le sue braccia mentre quest’ultimo cercava di liberarsi. Quasi subito dopo, però, si accorse dello stato in cui si trovava la faccia di Kacchan. 
“Che è successo?” domandò con apprensione.
In quel momento Shouta lasciò andare Katsuki, che inciampò quand i suoi piedi toccarono terra. 
“Stronzo” ripeté, poi spinse Izuku da parte ed entrò in casa. 
“Ti prego di ospitarlo per la notte” rispose Shouta. “Io vado.”
Katsuki si voltò verso di lui, con il fuoco negli occhi. “Sì, vai via, codardo!”
“Katsuki” disse Shouta con tono di avvertimento. 
“Shouta,” lo scimmiottò Katsuki, poi rise. “Sei così egoista ed egocentrico. La gente pensa che io sono così, ma non hanno conosciuto il vero Aizawa Shouta.” Continuò a ridere, come se fosse impazzito. 
Izuku era senza parole. “Cosa sta succedendo?”
Non aveva mai visto Kacchan in quello stato, era completamente fuori di testa e in uno stato pietoso. 
Dall’altra parte, poi, c’era il professor Aizawa, che mostrava un’espressione stanca, ma allo stesso Izuku poté vedere che c’era anche qualcos’altro. Era preoccupato per Kacchan sicuramente, ma negli occhi del loro ex professore c’era qualcosa di più.
Avevano usato i loro nomi  per chiamarsi. 
“Perchè non lo dici a Izuku, eh Shouta? Digli tutto.”
Shouta rimase in silenzio, mentre Izuku continuava a seguire la conversazione spostando la sua attenzione dall’uno all’altro. 
“Digli come mi hai scopato per un anno, come mi hai detto che mi amavi e che poi mi hai gettato via come se fossi niente!”
Izuku non sapeva proprio come commentare. Kacchan stava dicendo la verità? Guardò Aizawa, domandando una spiegazione solo tramite lo sguardo.
Aizawa non lo stava guardando, aveva gli occhi puntati su Kacchan. 
“Katsuki, lo sto facendo per te, te l’ho detto.”
“Mi hai rovinato! Stavo bene prima! Sono quasi stato stuprato per colpa tua!”
Izuku sobbalzò, stupito per quelle ultime parole. La situazione stava peggiorando. 
“Kac-”
“Vado a vomitare” e con questo Katsuki corse verso il bagno, sbattendo la porta con forza.
Izuku non sapeva che fare, era totalmente confuso e scioccato e l’ansia aveva iniziato a invaderlo. 
“Midoriya.”
Izuku si girò verso Aizawa, gli occhi spalancati per lo shock. 
“Mi dispiace.”
“Aizawa, stavate insieme? Davvero?”
“Sì. Ma questo ha portato Katsuki a isolarsi e a litigare con i suoi genitori. Non potevo dargli la vita che merita. So che fin dall’inizio la colpa è stata completamente mia, ma oltre che a rompere con lui non posso fare altro.”
Entrambi restarono in silenzio, Izuku stava cercando di assimilare quella notizia. 
Il professor Aizawa e Kacchan. 
O mio dio.
Quindi la notte prima Kacchan aveva rotto con Aizawa? 
Gli venne da piangere e nemmeno sapeva se era giusto che lo facesse. 
“L’ultima cosa che ha detto è vera?” domandò, cercando di mascherare la sua agitazione. 
“Era fuori con alcuni amici, non so chi, domandaglielo e informali dove si trova, scommetto che non li ha avvisati. Ha solo detto che è stato attaccato da qualcuno, ma che è scappato.”
“Ha detto che è stata colpa sua.” Izuku aggrottò la fronte. Il suo bisogno di proteggere Kacchan stava affiorando e Shouta lo notò. Sorrise triste. 
“Gli ho solo detto di divertirsi con i suoi amici per una volta. Stava sempre a casa con me se non era a lavoro.”
Quindi Kacchan era scomparso con tutti perché stava trascorrendo il suo tempo con il loro ex professore. 
“Stava diventando troppo dipendente da me, mi sentivo come se stessi uccidendo quel brillante ragazzo che era e che può ancora essere. Mi ha mentito, mi diceva che vi vedevate, sapeva che quello che stava facendo non andava bene e quindi mentiva.”
/Kacchan non mente mai./
“Professor Aizawa, la conosco come lei conosce noi. Posso vedere nei suoi occhi che questa decisione è difficile per te come lo è per Kacchan. Lei lo ama e lo sta lasciando per il suo bene prima che sia davvero troppo tardi. Lo sta proteggendo and sta proteggendo anche se stesso.”
Aizawa annuì, Midoriya era sempre stato bravo a leggere le persone.
“Sono davvero scioccato da questa cosa tra voi due, ho sempre conosciuto Kacchan e pensare a lui con uno dei nostri insegnanti è davvero strano, ma…non so, ha senso.”
In quel momento Katsuki uscì dal bagno. “Mi fa male la testa! Ah? Sei ancora qui, pezzo di merda? Pensavo che non mi volessi più vedere.”
“Stavo andando” borbottò Shouta.
“Ti farò sapere come sta” disse Izuku, ma Shouta scosse la testa. “No. So che starà bene con te, questa è l’unica cosa che necessito di sapere.” Detto questo se ne andò e Izuku chiuse la porta.
Si girò verso il punto in cui aveva visto Kacchan poco prima, ma l’altro non era più lì. Lo trovò mezzo addormentato sul divano. Izuku sospirò.
“Kacchan, svegliati, dobbiamo pulirti.”
“Zitto, voglio dormire.”
“No, devi farti una doccia e dobbiamo pulire quel labbro. Credimi Kacchan, dopo starai meglio. Scommetto che sei andato alla discoteca di Kaminari eh? è impossibile restare sobri, solo Kirishima ci riesce.”
Izuku prese Katsuki da sotto le ascelle e provò a tenerlo sollevato mentre parlava. Katsuki ridacchiò.
“Quindi anche tu sei andato lì e hai rischiato di venire stuprato Deku? Sì, molto divertente.”
“Smettila di dirlo.”
“Cosa? Deku o stupro?”
Izuku rabbrividì. “Kacchan, per favore.”
Katsuki ridacchiò di nuovo e permise a Izuku di portarlo in bagno. Izuku iniziò a svestirlo, Katsuki ghignò. “Vuoi scopare? Devo capire bene se sei meglio di quella testa di cazzo.” Katsuki provò a baciarlo, ma Izuku lo fermò.
“Non più alcool per te Kacchan.”
“E poi cosa? Sembra che voi tutti ci troviate gusto a prendere le decisioni al posto mio.”
“Basta Kacchan, solo basta” sussurrò Izuku mentre finiva di spogliarlo.
Alla fine riuscì a mettere Kacchan sotto la doccia e a lavarlo. All’inizio il biondo aveva provato a combattere mentre gli rifilava qualche insulto, ma poi si calmò quando Izuku si mise a lavargli i capelli e il viso con tocchi delicati. 
Dopo la doccia Izuku controllò il labbro di Katsuki, poi controllò se ci fosse qualche altra ferita, ma non ne trovò nessuna. 
Nel frattempo Katsuki, ormai calmato del tutto,aveva iniziato a chiudere e aprire gli occhi più volte, si sentiva così stanco, la sua mente si era completamente spenta.
Izuku gli prestò alcuni dei suoi vestiti e lo seguì fino alla sua stanza per paura che sarebbe caduto da un momento all’altro. Non sembrava così stabile.
“Ti porto dell’acqua e poi ti lascio dormire, va bene?”
Katsuki annuì e si lasciò cadere sul letto di Izuku. 
Dopo che si fu assicurato che Katsuki si fosse addormentato, Izuku sospirò e decise di chiamare Kaminari. 
Sapeva che di certo Kacchan era stato con loro, perché era stato invitato anche lui ad uscire, ma aveva rifiutato. Ovviamente aveva rifiutato senza sapere che ci sarebbe stato Katsuki o sarebbe andato. 
Le cose sarebbero andate diversamente.
“Pronto? Midoriya?” Dalla voce di Kaminari, Izuku poté capire che fosse ubriaco. Perché non aveva chiamato Kirishima? Uh, era stanco e non riusciva a pensare bene.
“Kaminari mi passi Kirishima, per favore?”
“No, no, non posso. Sta andando fuori di testa perché non riusciamo a trovare Bakugou.”
“Sta con me, passami Kirishima.”
Kaminari ridacchiò. “Ooooh, il piccolo Kacchan è andato dal suo fidanzato.”
Izuku sospirò, bè non aveva tutti i torti, Kacchan aveva chiamato Aizawa. Oddio, no non doveva pensarci in quel momento. 
“Kaminari, Kirishima. Ora.”
“Ok, ok.”
Izuku sentì alcuni rumore e poi la voce di Kirishima arrivò alle sue orecchie. “Cosa? Perché è lì? Pronto, Midoriya?”
“Ciao, Kirishima, Kacchan è con me, a casa mia.”
“Ma come? Perché se ne è andato senza dirci nulla? Eravamo preoccupatissimi!”
“Lo so, mi dispiace, ma è successo qualcosa.”
“Ti porto le sue cose che ha lasciato nella mia macchina e voglio sapere che è successo, perché, davvero Midoriya, ci ha fatto spaventare.”
“Lo so.”
Kirishima sembrò capire dalla voce di Izuku che qualcosa non andava, perché quando riprese la parola usò un tono preoccupato. “Sta bene?”
“Non lo so, solo…vieni e ne parliamo.”
Quando Kirishima e Kaminari arrivarono, Izuku fece loro segno di stare in silenzio. “Kacchan sta dormendo.”
Kaminari non disse niente, forse aveva capito la serietà della situazione o Kirishima gliel’aveva spiegata durante il loro viaggio fino a lì.
Izuku raccontò loro cos’era successo in casa sua e da quando si era ritrovato Aizawa trasportare Katsuki davanti la sua porta. 
Sia Kirishima che Kaminari rimasero senza parole, sia per il tentato stupro che il loro amico aveva rischiato di vivere mentre loro si stavano divertendo dentro il locale e sia per la notizia che aveva frequentato Aizawa Shouta, il loro insegnante. 
“Ora capisco molte cose,” commentò Kaminari. 
“Come sta ora?” domandò Kirishma, sentendosi in colpa perché il suo amico stava passando un brutto periodo e lui non lo sapeva. Bè, dentro di lui era cosciente che non si sarebbe dovuto sentire in colpa dato che Katsuki non ne aveva mai parlato con lui, ma non poteva fare a meno di sentircisi.
“Sta bene, penso, cioè fisicamente ha solo un taglio sul labbro e una guancia livida, ma non lo so, tutto questo e Aizawa lo hanno ferito a livello emotivo.”
Kaminari sbuffò. “Ragazzi, stiamo parlando di Aizawa, ovviamente lo ha ferito. Non è conosciuto per essere gentile e dolce con le parole, ma noi tutti sappiamo che aveva un debole per Bakugou. Gli sta facendo un favore e Bakugou lo capirà presto.”
Izuku avrebbe voluto concordare con Kaminari, perché se ci pensava aveva ragione, ma era stato lui a vedere la disperazione e il dolore negli occhi di Kacchan e ogni volta che soffriva, Izuku soffriva con lui.
“Bè, grazie per averci detto tutto, ti lasciamo dormire, sembri sul punto di addormentarti tra un momento.” disse Kirishima, alzandosi, seguito da Kaminari. 
Si salutarono e Izuku rimase da solo.
Prima di andare a dormire nella camera di sua madre, controllò Kacchan. Il biondo dormiva profondamente come l’ultima volta. 
Izuku sorrise tristemente e chiuse la porta con delicatezza. 

***

Izuku si svegliò e avvertì un senso di déjà vu. Si trovava di nuovo nella stanza di sua madre, di nuovo per colpa di Kacchan. 
Guardò la sveglia sul comodino: 11:00. Quel giorno non doveva lavorare, pensò con un sospiro di sollievo. Un momento, e Kacchan?
In quel momento sentì il materasso muoversi e un leggero rumore. Girò la testa verso l’altra parte del letto e spalancò gli occhi. 
“Kacchan?”
Kacchan era lì e dormiva accanto a lui. Ma lo aveva lasciato nella sua stanza, perché era lì? A quel punto Katsuki si svegliò con occhi spalancati e un sussulto. Iniziò a respirare velocemente, troppo velocemente e sembrava che non fosse davvero sveglio.
“Kacchan, oi Kacchan, va tutto bene, stai bene.” Izuku provò a scuoterlo fino a quando la vista di Katsuki non si focalizzò sul suo volto. “Izuku?”
Izuku sorrise. “Sì, sono qui.”
Katsuki si guardò intorno, confuso. “Perché sono qui? Oddio, lo abbiamo fatto di nuovo?”
Izuku si accigliò. “Cosa? No! Kacchan, non ti ricordi?”
Katsuki era completamente perso, il suo sguardo era così diverso da quello della mattina precedente. Era davvero confuso e agitato. 
“Kacchan, che cosa ti ricordi?” provò a domandare Izuku, per aiutarlo. 
“Io-io ricordo…ricordo…Non può essere…per favore Izuku, dimmi che non era reale.” Lo sguardo implorante di Katsuki gli faceva piangere il cuore. Gli sarebbe piaciuto abbracciarlo, ma non sapeva se sarebbe stato apprezzato.
Katsuki si sentiva sommerso dalle emozioni. Stava iniziando a ricordare qualcosa, niente di troppo chiaro, ma almeno le cose più importanti, sì: l’uomo alla discoteca e Aizawa in casa di Izuku. 
Quindi Izuku sapeva? Quanto?
“Ah, Kacchan, Kirishima mi ha scritto che ha chiamato la tua agenzia e mi ha detto che li ha avvisati della tua assenza, ma dovrai fare un doppio turno venerdì” lo informò Izuku mentre leggeva sul cellulare. 
Katsuki ignorò quell’informazione, gli fischiavano le orecchie. 
“Che cosa ho fatto?” domandò in un sussurro. “Izuku dimmi cosa è successo.”
“Oh? Quindi non ricordi proprio?”
Katsuki scosse la testa. “Non molto.”
Izuku annuì, poi si alzò. “Ti porto qualcosa da mangiare e un’aspirina per i mal di testa che sicuramente hai.”
Con lo sguardo, Katsuki seguì Izuku uscire dalla camera. Non aveva davvero molta fame, ma voleva quell’aspirina. 
Mentre Katsuki mangiava lentamente, Izuku iniziò a raccontargli tutto.
Verso la fine, Katsuki stava cercando di trattenere le lacrime e più il tempo passava e più sapeva che non sarebbe riuscito a trattenerle ancora a lungo.
“Ho rovinato tutto, eh?” disse, provando a far scomparire le lacrime premendo i palmi delle  mani sugli occhi. “Shouta mi ha lasciato e io nemmeno mi ricordo l’ultima volta i cui l’ho visto.” Gli sfuggì un singhiozzo, stava perdendo quella battaglia. “Po-posso restare solo? Ho bisogno…ho bisogno di spazio.”
“Certo, non preoccuparti, chiamami se hai bisogno di qualcosa.”
Quando Izuku chiuse la porta, anche quel briciolo di autocontrollo, che Katsuki aveva mantenuto fino a quel momento, crollò. Pianse come non aveva mai fatto prima. Si rannicchiò su stesso sul letto e desiderò di sparire. 
Aveva perso Shouta e sapeva che non lo avrebbe mai potuto riavere. 
Nel profondo di se stesso aveva sempre saputo che la loro storia non avrebbe funziona troppo a lungo. 
Shouta era un uomo di trentatré anni, un insegnante del liceo, che stava uscendo con un suo ex alunno e ovviamente non voleva che le persone lo sapessero così subito. 
Katsuki aveva provato lo stesso. Non aveva voluto che la gente sapesse che stava frequentando Shouta - la reazione dei suoi genitori era stata abbastanza -, ma allo stessto tempo avrebbe voluto vivere una vita come qualsiasi persona della sua età: andare agli appuntamenti senza aver paura di essere giudicato, parlare ai suoi amici dei problemi della sua vita sentimentale e richiedere i loro consigli…All’inizio si era detto che poteva rinunciare a quelle cose, aveva sempre contato solo su se stesso - anche se la maggior parte delle volte non era andata benissimo - era solo che era così felice di stare con Shouta. Ma quasi subito si rese conto che non se la sentiva di stare con i suoi amici. Parlavano delle loro cotte e uscivano con persone che portavano con loro quando uscivano tutti insieme. 
Una volta Katsuki aveva dovuto ascoltare Kaminari parlare di una ragazza che lo aveva mollato e poi dei problemi di cuore di Kirishima. /Grandi/ problemi. 
Quando Shouta lo aveva lasciato Katsuki si era sentito spaventato ad affrontare quel dolore da solo, perché nessuno sapeva, ma ora i suoi amici sapevano e si domandò se sarebbero rimasti al suo fianco. 
Izuku.
Izuku era stato così paziente con lui fino a quel momento. Izuku era buono e Katsuki si sentiva al sicuro con lui. 
Lo aveva cercato anche quella mattina presto, quando si era svegliato da un incubo su mani viscide che lo toccavano. ma appena si era steso accanto a Izuku, il suo cuore si era calmato un po’ e alla fine era stato capace a riaddormentarsi, rivolto verso l’espressione pacifica di Izuku. 
Fu con quell’ultima immagine in mente che Katsuki si sentì pronto a chiudere gli occhi, il sonno lo stava chiamando.
Era contento di addormentarsi, in quel modo non avrebbe pensato alla sua vita.


***

Izuku bussò alla porta della camera di sua madre intorno alle 12:30. Aveva iniziato a domandarsi cosa fare per pranzo e voleva chiedere a Kacchan. 
Entrambi non avevano mangiato molto quella mattina e Izuku aveva fame.
“Kacchan?” chiamò. Aprì di un poco la porta e vide la figura di Katsuki sommersa dalle coperte. Sembrava star domando tranquillo.
Izuku si avvicinò e si sedette sul letto, vicino a lui. Si sentì male quando notò il volto di Katsuki bagnato dalle lacrime e quel evidente, orribile livido viola sulla guancia sinistra.
Sentì il bisogno di baciarla, ma non lo fece.
Non poteva. 
Kacchan era un suo amico ed era rimasto ferito dalla rottura con il suo ora ex fidanzato. 
Izuku doveva dimenticare quello che era successo tra di loro, Kacchan aveva bisogno di lui come amico e lui un amico sarebbe stato
Il resto della giornata trascorse tranquillamente, Izuku aveva convinto Katsuki a chiamare i suoi genitori e dire loro che sarebbe tornato a casa quella notte.
“Sei felice ora?”
Izuku rise. “Sì, molto felice Kacchan.”
“Mpf, io no. Faranno domande.”
“E tu risponderai.”
“No! Non dirò loro cosa è successo!”
“Kacchan!”
“Deku!”
Izuku si imbronciò. “Devi dirglielo.”
“Sta’ zitto.”
Izuku non insistette. Katsuki era troppo testarde e alla fine era capace di prendere le decisioni da solo - tema molto delicato in quel momento - quindi Izuku lasciò perdere. 
“Se hai problemi a casa puoi stare qui” disse improvvisamente. 
Katsuki sbuffò una risata. “E poi cosa? tu ed io a dormire nel tuo lettino? O vuoi dormire con la tua mammina?”
Izuku lo spinse mentre Katsuki scoppiò a ridere dopo aver visto la sua faccia rossa. “Non intendevo questo, ma possiamo trovare una soluzione! E se non qui, possiamo…bè, possiamo sempre trovare un posto per noi?”
Katsuki smise di ridere e guardò Izuku senza parole. Izuku sarebbe andato così lontano per lui?
“Cosa?” domandò in un sussurro. 
Izuku era visibilmente in imbarazzo, le sue guance e il collo erano di un rosso brillante. Puntò il suo sguardo sulle sue mani poggiate sulle ginocchia. 
“Stavo pensando che…che potremmo vivere insieme, condividere un appartamento, in questo modo tu potrai stare per conto tuo…”
“No.”
“Cosa?” Izuku alzò la testa per guardarlo, troppo sorpreso per essere timido. 
“Ho detto no. Non possiamo.”
“P-perché?”
“Ho bisogno di tempo. Devo ancora accettare la fine della mia relazione con Shouta e…”
“Kacchan! Aspetta, non intendevo in quel senso! Ma solo condividere!”
“Lo sai che Kaminari e Kirishima sono stati a letto insieme durante il nostro ultimo anno?”
“Eh? No? E perché me lo stai dicendo?”
“Dissero che è successo una volta sola e non sarebbe più accaduto, ma poi hanno deciso di andare a vivere insieme anche senza di me e indovina? Hanno scopato, di nuovo. Hanno deciso di essere amici con benefici fino a quando uno di loro non si sarebbe interessato a qualcun altro. Bè, noi tutti sappiamo come va la vita sentimentale di Kaminari. Bè, io sono quello che sa come Kirishima si sente davvero.”
Izuku non sapeva cosa dire, quei due avevano nascosto il loro rapporto davvero bene, non lo avrebbe mai potuto immaginare.
“E noi già lo abbiamo fatto una volta, penso che potremmo farlo di nuovo se ci capita di avere l’atmosfera giusta.”
“E tu non vuoi.”
“Perché? Tu sì?”
Izuku non rispose e Katsuki sospirò. “Vedi? Ti conosco, Izuku, e non voglio ferirti.”
Gli occhi di Izuku iniziarono a riempirsi di lacrime. Non avrebbe voluto piangere, ma non era mai stato bravo a controllarsi in momenti simili. 
Katsuki allungò un braccio verso di lui e le sue dita sfiorarono una guancia di Izuku.
“Quando siamo stati insieme, non ho pensato a te, ai tuoi sentimenti, non volevo pensare al dolore che stavo provando. E poi ho usato quello che era successo per provare a ferire i sentimenti di Shouta, ma non penso di esserci riuscito” aggiunse, parlando più a se stesso, ma Izuku lo sentì e rise. Stava ancora piangendo, ma aveva un grande triste sorriso sul suo volto. “Kacchan, penso che tu lo abbia ferito, lui sa nascondere bene le sue emozioni.”
Katsuki scosse la testa, non credendogli. “Se lo dici tu.”
“Ti ama, me lo ha detto. Forse in futuro avrai un’altra chance?”
Katsuki sorrise e guardò Izuku con tenerezza. “Sei troppo buono Izuku” commentò, poi scosse la testa. “E no, non voglio più pensare a lui. In un certo senso eravamo troppo simili e troppo differente allo stesso tempo. Nessuno dei due vorrà ritentare e rischiare di ferire l’altro un’altra volta.
“Ora devo ricostruire il rapporto con i miei genitori, tutti e tre abbiamo molte cose da dire.”
Izuku annuì. “Per esempio quello che è successo ieri?”
“Vuoi iniziare la conversazione di nuovo, Deku? Perché sono pronto.”
Izuku ridacchiò e scosse la testa, divertito. “No, no, fa come ti pare.”
“Bene.”
Non parlarono per qualche minuto, poi Katsuki, senza guardare Izuku, domandò: “Puoi darmi un passaggio a casa?”
“Sì, Kacchan. Hai intenzione di prendere la patente prima o poi?”
“Oh, sta zitto Deku! Sono un uomo impegnato!”
“Non più.”
“Deku!”
 
***


Sei mesi dopo

Kirishima e Kaminari fissarono Katsuki, in attesa. Li aveva chiamati trenta minuti fa, domandando di venire a casa sua perché doveva parlare con loro.
Era strano che Bakugou li invitasse perché aveva bisogno di parlare.
Bakugou e parlare non andavano d'accordo, tutti loro lo sapevano. 
Ovviamente dovevano ammettere che il loro amico era cambiato leggermente dopo la rottura con Aizawa e i giorni che l’avevano seguita.
Era stato in pessime condizioni e aveva faticato a gestire le sue emozioni e i suoi sentimenti, non capendo bene come fare e il tentato stupro si era aggiunto alla sua instabilità emotiva. 
Fu sua la decisione di vedere uno psicologo, perché forse i suoi problemi non sarebbero spariti da soli. 
E ora, aveva invitato Kirishima e Kaminari, li aveva fatti mettere comodi sul divano ed era rimasto in silenzio. 
“Ehm, Bakugou, perché siamo qui?” domandò Kaminari incerto. 
Katsuki era seduto sulla poltrona vicino al divano, non li guardò e il suo comportamento mostrava quando nervoso fosse. 
Era un po’ preoccupante.
“Voi-voi pensate che uscirebbe con me?” bisbigliò.
Non ci fu risposta. I due amici lo fissarono troppo stupiti per rispondere. Ovviamente sapevano di chi stava parlando Bakugou e non avrebbero mai pensato che l’amico avrebbe mai posto quella domanda. 
“Oi, ma sei serio?” esclamò Kaminari ridendo, ma Bakugou lo fulminò con lo sguardo e lui smise subito. “Zitto, sei l’ultimo che può ridere,” disse. 
Kirishima scoppiò a ridere mentre la faccia di Kaminari si tingeva di rosso. 
“O-oh non-non ricominciare!” balbettò imbarazzato. Kirishima lo abbracciò con un braccio e gli baciò una delle guance rosse. “Non ti preoccupare Denki, ti amo proprio perché sei un idiota.”
“Eijirou!”
Katsuki guardò quello scambio di battute in silenzio, ma era certo che quei due avrebbero potuto continuare a lungo, così decise di interromperli. “OI! Stavamo parlando di me!” esclamò, schioccando le dita davanti le facce dei suoi amici. 
“Sì! Hai ragione!” disse Kirishima.
Kaminari fece spallucce. “Come volevo dire prima che tu ti prendessi gioco di me, stiamo parlando di Midoriya. è ovvio che uscirebbe con te.”
Katsuki non era molto convinto. “Ma sono passati sei mesi, forse è andato avanti, forse sta uscendo con qualcun altro ed è felice…”
Sia Kirishima che Kaminari lo fissarono interdetti. “Aspetta, non sai nulla della vita di Midoriya al momento?” domandò Kirishima. “Non parlate?”
“Sì…ma non parla mai di queste cose.”
“Scusa, ma siamo sicuro che sono io l’idiota?” Katsuki era pronto a insultare Kaminari, ma l’altro fu veloce e corse via e si allontanò un po’ da lui. “Intendo, Bakugou, che forse Midoriya non parla di appuntamenti perchè non ne ha?”
Katsuki si bloccò. “Sei sicuro?” domandò incerto.
Kaminari scrollò le spalle. “No, questo lo dovrai chiedere a lui.”
Kirishima guardò l’amico, sentendosi triste nel vederlo così spaventato alla possibilità di venire rifiutato da qualcuno che amava. 
“Parlagli, Bakugou e…se le cose vanno male sai che puoi contare su di noi.” 
Katsuki annuì, sì, lo sapeva, finalmente capiva quanto importante fosse parlare dei suoi sentimenti ai suoi amici più stretti. Si sentiva spaventato, ma non come quando Shouta lo aveva lasciato, non era più solo, o meglio, non lo era mai stato, ma solo ora lo sapeva. 
“Grazie,” mormorò.
 
***

“Ciao Kacchan!” esclamò Izuku, salutando Katsuki con entusiasmo. Lo prese per un braccio, stupendo Katsuki. “Cavolo Deku! Perché tutta questa allegria?”
Izuku ridacchiò. “Non lo so, oggi mi sento felice e…non lo so, sembra davvero una bella giornata!”
Katsuki deglutì, non si sentiva molto bene, forse doveva tornare a casa. Non voleva rovinare la bella giornata di Izuku.
Ma Izuku stava stringendo il suo braccio con forza. Avvertì le sue guance scaldarsi. 
Camminarono per un po' fino a quando non decisero di sedersi su una panchina del parco, vicino a una fontana. 
“Izuku,” chiamò Katsuki, nervoso. “Stai…stai uscendo con qualcuno?”
Izuku si girò per guardarlo. “Mh? No?”
Katsuki si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, ovviamente Izuku lo notò. “Kacchan…puoi guardarmi?” Toccò il volto di Katsuki e lo fece girare verso di lui. Sorrise quando gli occhi rossi di Katsuki incontrarono il suo sguardo. “Perchè?” domandò Izuku con un ghigno, vide come il viso di Kacchan divenne rosso. 
“B-bè, mi stavo domandando se…ehm, bè, se tu…e io…insieme.”
Era il discorso peggiore che avesse mai fatto, ma per Izuku fu il migliore che aveva mai sentito. Abbracciò Katsuki improvvisamente. “SI!” Urlò dritto nell’orecchio dell’altro. 
“Katsuki lo spostò. “OI STUPIDO DI UN NERD, CHE CAZZO-”
Izuku bloccò la replica di Katsuki baciandolo e l’altro si sciolse completamente rispondendo al bacio. 
“Te lo avevo detto, questa è una bellissima giornata.”

 
***

Shouta sedeva sul divano dopo una lunga giornata a scuola. Era stanco e voleva rilassarsi. Accese la tv, trovò un canale di notizie e la sua attenzione fu subito catturata dalle scena che stavano mostrando. 
L’eroe Deku e l’eroe Dynamight. Erano coperti di polvere e da un po’ di sangue, ma stavano sorridendo. Avevano appena sconfitto un villain, ma non era quello il tema del notiziario. Si stavano tenendo per mano e Katsuki si girò verso Izuku e lo baciò. Quel bacio fu di fronte a tutta la nazione, se non all’intero mondo. 
Shouta sorrise. Sì, aveva voluto questo per Katsuki ed era grato che il ragazzo era riuscito ad accettare la loro rottura e ad andare avanti. 
Si era sentito così male per come lo aveva trattato, ma conosceva bene Katsuki, se non avesse rotto in quel modo, Katsuki avrebbe continuato a combattere e sarebbe diventato pazzo. 
Aveva amato quel ragazzo, forse lo amava ancora e per questo motivo era davvero felice per il lieto fine che il ragazzo aveva trovato con Izuku. 


 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: Lartisteconfuse