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Autore: Fiore di Giada    05/04/2023    1 recensioni
− La guerra mi attende, mia cara… Ma qui, sulla tua tomba, prometto che non avrò debolezze. Questo pugnale farà giustizia dei demoni di Namida. Non mi fermerò davanti a nulla. Per te, mia amata, e per gli innocenti feriti sotto il giogo di Morrigan. – promise, deciso. L’amarezza non era svanita, ma riusciva a scorgere un senso nella realtà.
Il suo mondo, da tempo instabile, chiedeva il compimento d’una promessa dolorosa.
E lui l’avrebbe portata a termine.
Fissò per alcuni istanti la statua, quasi cercasse di catturarne le sembianze, poi girò le spalle e si allontanò dal cimitero, come un’ombra nel vento.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo, coperto di nubi grigie, copriva la necropoli di Sirtar e un vento gelido soffiava tra le statue, sollevando fiori, foglie e terra.
Di tanto in tanto, un tuono rimbombava, riempiendo l’aria d’un cupo boato e il bagliore livido del fulmine si irradiava nell’intera area sepolcrale.
Kaidan era inginocchiato davanti ad una statua raffigurante una donna alta e snella, vestita d’una lunga tunica.
I capelli, lunghi e ondulati, scendevano in elaborati boccoli sulle spalle e gli occhi, dal taglio allungato, fissavano decisi un punto davanti a sé.
La sua mano destra stringeva una fiamma, che sembrava pronta a divampare in un forte incendio.
Le lacrime, lente, bagnarono il viso dell’uomo, perdendosi sulla sua barba. Aveva votato la sua esistenza al benessere dell’indomito e sfortunato principe di Namida, ma, in quel momento, il pensiero di Roran era una fugace ombra nel suo cuore.
La sua mente, di solito risoluta, era concentrata sul ricordo della sua indomita e dolce sposa.
La crudele Morrigan si era servita delle sue arti malefiche e aveva evocato Aine come uno spirito infernale, privo di qualsiasi volontà cosciente.
Eppure, i suoi occhi, mentre combatteva, erano umidi di lacrime.
I moti del suo cuore riuscivano a oltrepassare la prigionia del suo corpo d’argilla.
− Mia amata… Perdonami per quello che ho fatto. Ma tu sai che la mia esistenza è votata alla salvezza di un giovane innocente. E Morrigan ha creduto di potermi fermare servendosi di te e del mio amore. – mormorò.
Per alcuni istanti, tacque e strinse il pugno. Aine, ne era sicuro, avrebbe preferito la prigionia nell’Abisso alla sottomissione ad una maestra della crudeltà.
Ma il suo cuore, dilaniato dalla pena, creava immagini del suo splendido viso, devastato dalle lacrime, distorto in una maschera d’ira.
I suoi occhi, ardenti d’odio e rabbia, lo accusavano della sua seconda, crudele morte.
Il suo Fuoco Purificatore aveva sciolto le catene magiche che avevano imprigionato l’anima di lei.
Ma il prezzo pagato era la consumazione, in un doloroso olocausto, della sua essenza spirituale.
D’istinto, portò la mano sul pugnale, lo estrasse e lo puntò contro la sua gola. Quale era il senso di una simile pena?
Poi, lui, così inetto, poteva aiutare Roran nella sua impresa?
La tenebrosa pace della morte, in quel momento, gli appariva allettante.
La sua mano, ad un tratto,  cominciò a tremare e una leggera linea rossa si aprì sulla gola dell’uomo. No, non poteva uccidersi.
Roran, tanto buono quanto ingenuo, aveva bisogno del suo aiuto.
Certo, era forte e coraggioso, ma il suo cuore, pur buono, era sferzato dai venti di sentimenti contrastanti.
Aveva giurato che lo avrebbe aiutato, a qualsiasi costo, e gli era stato insegnato a dare concretezza alle sue promesse.
Le sue parole non erano vento incostante, ma acciaio ferreo.
E, se non avesse mantenuto la sua parola, il peso della vergogna avrebbe oppresso la sua anima per tutta la sua vita.
Alzò la testa e fissò lo sguardo sulla statua di Aine. Lo scultore, per quanto abile, non era riuscito a catturare la luce del suo spirito.
Ma, quantomeno, aveva un pur vago riflesso della sua bellezza.
E tale presenza leniva un poco il dolore di una perdita crudele.
− La guerra mi attende,  mia cara… Ma qui, sulla tua tomba, prometto che non avrò debolezze.  Questo pugnale farà giustizia dei demoni di Namida. Non mi fermerò davanti a nulla. Per te, mia amata, e per gli innocenti feriti sotto il giogo di Morrigan. – promise, deciso. L’amarezza non era svanita, ma riusciva a scorgere un senso nella realtà.
Il suo mondo, da tempo instabile, chiedeva il compimento d’una promessa dolorosa.
E lui l’avrebbe portata a termine.
Fissò per alcuni istanti la statua, quasi cercasse di catturarne le sembianze, poi girò le spalle e si allontanò dal cimitero, come un’ombra nel vento.
 
 
   
 
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