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Autore: Dreamer47    05/04/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunter's Legacies
Capitolo 58
"Lo rivedremo mamma, sta tranquilla. Papà tornerà presto a casa. Io lo so". 
Abby era rimasta a fissare sua figlia con aria un po' sbalordita, le labbra schiuse e l'espressione confusa, quando fece scivolare lo sguardo su Mary ed Anael, sedute attorno al tavolo della sala centrale intente a fare delle ricerche su uno strano caso di mutilazione del bestiame che avevano trovato a Denver.
Abby si era avvicinata alla sua bambina seduta per terra e intenta a giocare con le sue bambole accennando un sorriso, sedendosi sul pavimento accanto a lei per sfiorarle i capelli, e la piccola si era voltata a guardare la madre con un grosso sorriso sul viso. 
Mary lo aveva rifatto, aveva detto nuovamente le stesse parole che avesse usato quando Dean le aveva salutate con il petto pieno di anime per andare ad affrontare l'Oscurità; nuovamente la stessa frase, di nuovo la stessa tranquillità nell'affrontare la lontananza dal padre da più di cinque settimane.
Abby le scostò i lunghi capelli biondi dal viso e li portò sulla schiena della bambina, sotto lo sguardo attento di Mary e Anael. 
"Che volevi dire, tesoro? Come fai a sapere che il tuo papà tornerà?". 
"Perché lui mi ha detto di non piangere per papà, tornerà presto" sussurrò la bambina ridendo come se quel concetto fosse la cosa più ovvia del mondo, muovendo le sue principesse ed immaginando la sua storia. 
Abby aveva deglutito a fatica quando sua figlia la guardò negli occhi con aria sicura di sé, molto tranquilla e spensierata sorridendo felicemente; si schiarí la gola e sospirò, perché si sentiva quasi rassegnata all'idea che Sam e Dean fossero morti, o fossero comunque molto lontani da dove fossero stati arrestati con l'accusa di tentato omicidio del Presidente degli Stati Uniti. 
C'erano alla fine riusciti: avevano imprigionato Lucifer e salvato il suo contenitore umano prima che l'arcangelo lo consumasse del tutto.
Avevano vinto ancora una volta.
Eppure adesso Abby si ritrovava a crescere Mary da sola ed a soffrire per la mancanza di Dean. "Chi te l'ha detto, amore mio?"
Abby aveva sentito Mary ridere e tornare a guardarla con aria seria, per poi afferrare una mano della madre con decisione e avvicinarla di più a sé. "È un uomo molto gentile, mi tiene spesso compagnia prima di dormire perché sa che ho paura del buio. E mi racconta sempre una bella favola prima di dormire, la favola del bambino e del leone". 
Abby sgranò gli occhi mentre guardava in quelli verdi di sua figlia e lasciò cadere il telefono ed il bicchiere di caffè che ancora tenesse fra le mani,  guardando la piccola Mary con aria incredula perché non c'era modo che lei potesse sapere il significato delle sue parole e che anche lei conoscesse bene quella favola, perché suo padre Jack era solito raccontargliela prima di dormire quando era piccola.
Abby sentí Mary e Anael alzarsi dalle sedie ed avvicinarsi per rimediare al pantano di caffè che si fosse riversato su tutto il pavimento e vide Mary portare via la piccola per cambiarla, dato che l'intero vestito fosse stato schizzato. 
Anael si affrettò a ripulire senza neanche capire cosa la bambina avesse appena detto e Abby la guardò con aria accigliata, perché probabilmente lei lo sapeva e non aveva mai detto nulla; bloccò la mano dell'angelo che stesse per raccogliere da terra i giochi ed i cocci della tazza che si fosse rotta scagliandosi contro il pavimento, costringendola a guardarla e leggendo nei suoi occhi l'ammissione di ciò che stesse accadendo. 
"Tu lo sapevi. Lui è qua, non è vero Anael? Mio padre è ancora qua! Ma perché ? Castiel mi aveva detto che vi eravate assicurati che non fosse rimasto sulla terra! Perché è ancora qua?".
Anael sospirò e si avvicinò alla ragazza, strofinandole una mano sulla schiena ed accennando un sorriso con dolcezza mentre si chiedeva se dirle tutta la verità le avrebbe fatto bene. "Io non potevo dirtelo, non spetta a me dirtelo. Noi angeli non possiamo farlo, è contro le regole". 
"Che si fottano le regole: che sta succedendo?". 
In aiuto di Anael era arrivato Castiel con il tipico battito di ali, avvicinandosi a loro per dirgli come Sam e Dean risultassero irrintracciabili persino per lui e che nessun angelo avrebbe partecipato alla ricerca, così come Crowley avesse espressamente detto che avrebbe preferito morire che aiutarli a trovare i due cacciatori. 
Anael si scusò con lo sguardo e raggiunse il fianco di Castiel, probabilmente comunicando con lui telepaticamente per spiegargli cosa stesse accadendo e cosa avesse detto Mary e i due angeli decisero che Abby avrebbe sicuramente scoperto la verità a tempo debito, e le dissero che sarebbero andati a Denver per occuparsi del caso. 
Abby rimase ancora qualche momento seduta sul pavimento, cercando di controllare il respiro per tranquillizzarsi mentre si chiedeva cosa diavolo stesse succedendo e con dolcezza sfiorò il proprio ventre che fosse leggermente più rotondo, carezzandolo con un sorriso mentre ripensava a ciò che fosse accaduto prima che attuassero il loro piano contro Lucifer, quando Dean l'avesse trascinata in quella stanza del motel per obbligarla a fare dei test. 
"Due lineette vuol dire incinta?". 
Abby si era voltata con occhi sgranati e si era allontanata dalla finestra del bagno a cui fosse affacciata per ingannare l'attesa di quei tre minuti, in cui Dean era diventato silenzioso come una tomba per il nervosismo. 
La donna si era avvicinata di corsa, rimanendo stupita quando osservò le due lineette rosa apparse su tutti e quattro i test di gravidanza, sgranando gli occhi e rimanendo in silenzio per dei lunghi istanti. 
"Dalla tua faccia immagino che sia un si" aveva continuato Dean sospirando rumorosamente ed appoggiando le mani al lavandino, scuotendo la testa ed osservando il riflesso della donna dallo specchio che sembrava essere diventata pallida più di un lenzuolo. "Noi siamo sempre stati attenti, com'è possibile Abby?". 
La ragazza aveva sollevato lo sguardo da quei test con molta difficoltà, fino a intercettare quello di Dean attraverso lo specchio: la sua mente iniziò a mettere in scena una dopo l'altra così tante ipotesi da farle venire l'emicrania, specialmente quando Abby iniziò ad avere dei dubbi su chi potesse essere il padre di quel bambino.
Abby scosse la testa per respingere quei pensieri e lo guardò con aria confusa, stringendo le dita attorno al lavandino per sorreggersi. "Attenti come quando ho scoperto di aspettare Mary o attenti come la notte in cui mi hai detto che stavi andando a suicidarti per uccidere Amara? Ecco, perché in entrambe le occasioni non siamo stati proprio attenti". 
Dean la guardò con un sorriso compiaciuto mentre ricordava quelle notti di passione, ma presto tornò più serio voltandosi ed appoggiando la schiena al bordo del lavandino.
Dean l'aveva osservata per dei lunghi istanti, notando il modo in cui Abby sembrasse sotto shock e chiaramente Dean era in grado di leggere sul suo viso tutti i pensieri che le passassero nella mente perché la conosceva meglio di chiunque altro.
Sospirò rumorosamente e afferrò le mani fredde e sudate della ragazza fra le sue per attirarla più vicina a sé. 
Incrociò il suo sguardo e le sorrise dolcemente, sfiorandole il viso con una mano per tranquillizzarla. "Come ti senti?". 
Abby lo guardò negli occhi con aria seria senza dire niente, perché la loro vita era già abbastanza incasinata con una bambina, figuriamoci due, e le si strinse il cuore perché probabilmente in un universo parallelo lei e Dean avrebbero esultato all'idea di aspettare un secondo figlio, lo stesso universo in cui non vivessero di caccia e avessero una casa tutta loro dove Mary potesse giocare senza aver la preoccupazione che qualche strana creatura potesse ucciderla. "Non lo so. Sotto shock, credo. E tu?". 
Dean avrebbe voluto dirle che sembrava tutto così surreale ma che probabilmente potesse costituire un ulteriore rinforzo del loro già profondo legame, che sarebbe potuto andare tutto bene e che avrebbero trovato un modo per farla funzionare, ma il suo telefono iniziò a squillare nella sua tasca facendoli sobbalzare appena. 
Abby lo osservò rispondere e sospirò, voltandosi ed iniziando a camminare per il bagno in maniera nervosa, perché non poteva credere di essere davvero nuovamente incinta, quando le mani di Dean la riagganciarono per avvicinarla più a sé. "Il piano sta partendo, io devo andare e finire il lavoro, ma tu devi restare qui per..". 
"No!". 
"Abby!".

"Non rimarrò dentro questa stanza da sola mentre voi rischiate la vita lì fuori, devo essere con voi! Io devo..
"Non lascerò che tu possa rischiare la vita così! Tu devi stare qui a proteggere il bambino e io tornerò presto, ma per favore non venire con me. È rischioso, ti supplico, resta qui!". Le parole erano uscite dalla bocca del maggiore senza neanche rendersene conto, avvicinandosi velocemente a lei fino ad afferrarle il viso fra le mani e supplicarla con lo sguardo di seguire ciò che le avesse chiesto di fare, avvicinando poi i loro volti e baciandole teneramente le labbra, accennando un sorriso. 
Dean lasciò scivolare una mano fino al ventre della ragazza per carezzarlo con delicatezza ed Abby rimase stupita quando lesse nei suoi occhi la quasi felicità, aggrottando le sopracciglia perché davvero non si aspettava una reazione del genere. "E comunque non sarai sola, c'è sempre lui con te". 
Abby sbatté le palpebre e tornò al presente, asciugandosi le lacrime che scesero lungo le sue guance a quel ricordo, scuotendo la testa e trovando la forza per alzarsi da quel pavimento, cercando poi di scacciare la rabbia e la frustrazione per non aver ancora trovato un modo per riportare indietro Sam e Dean; un'idea balzò nella sua mente, qualcosa a cui probabilmente avesse già pensato prima ma avesse subito scartato per orgoglio. 
Cercò di ripulire il telefono dal caffè che fosse caduto sopra con la manica della sua giacca e iniziò a digitare il numero che conosceva a memoria da tutta la sua vita; sentí il telefono squillare tante volte, così tante che Abby pensò che non avrebbe risposto, ma proprio un istante prima che chiudesse la chiamata in corso, la donna udì l'altra voce alla parte opposta del telefono. "Sorellina, sono sorpresa della tua chiamata!". 
"Vuoi riavere la mia fiducia, Dan? Allora aiutami!". 


L'auto nera sfrecciò velocemente sull'asfalto muovendosi nel buio della strada e masticando un chilometro dopo l'altro, mentre si avvicinavano di più alla meta; all'interno dell'abitacolo regnava il silenzio, perché dopo che Abby e Dan fossero partiti insieme dal bunker non si erano più detti neanche una parola. 
Dan si era subito mobilitato per aiutare la sorella, localizzando i due Winchester che fortunatamente erano riusciti a liberarsi da qualsiasi luogo nel quale fossero rinchiusi, ed Abby aveva tirato un sospiro di sollievo quando aveva sentito la voce di Dean nuovamente al telefono e Dan fosse riuscito a trovare esattamente il punto in cui i due ragazzi si trovassero. 
"Se mi avessi chiamato prima, saremmo riusciti a trovarli subito ed a scagionarli: gli Uomini di Lettere hanno conoscenze ovunque!" aveva detto Dan non appena era arrivato al bunker guardando la sorella con aria quasi arrabbiata, per poi ammorbidirsi e scompigliare i capelli della nipote con un sorriso. "Non trattarmi così, Abby. Sono sempre stato sincero con te". 
"Sincero tu? Omettendo di dirmi che la mamma fosse viva e che tu lavorassi con gli inglesi sei stato proprio cristallino" aveva risposto Abby scuotendo la testa ed allontanando la figlia dallo zio, non riuscendo ancora a capire se potesse fidarsi di lui, e condusse Mary fino ad Anael dicendole che avrebbe dovuto fare la brava e che presto sarebbe tornata da lei. 
Dopo averle lasciato un bacio in fronte, Abby si voltò verso il fratello e gli fece segno di andare, osservando brevemente il suo viso contrariato. 
Non si era più detti nulla, né si chiesero come stessero o che cosa combinassero in quelle settimane in cui non si sentirono più dopo essersi visti a casa di Silver; Dan sentiva tanto la mancanza delle sue sorelle: erano sempre stati loro tre contro il mondo, sempre uniti su ogni fronte a pararsi le spalle a vicenda sin da piccoli, e questa lontananza gli faceva male. 
Spense l'auto dopo qualche altro chilometro, fermandosi nel bel mezzo del nulla e rispondendo alla domanda della sorella ancora prima che Abby parlasse, dicendole che quello fosse il punto indicato dai tecnici dei Letterati.
Iniziò a picchiettare nervosamente le dita contro il volante mentre guardava la strada buia davanti a sé, iniziando a chiedersi quale fosse il modo corretto per far sì che la sorella tornasse a fidarsi di lui, e subito intuì che l'unico modo fosse dirle il resto della storia che avesse omesso di raccontare. 
"Sono padre". 
Abby si voltò immediatamente verso di lui, sgranando gli occhi per la sorpresa e guardandolo come se non avesse la minima idea di cosa stesse dicendo e sentendosi appena sconvolta dopo quella rivelazione. "Ma di che stai parlando?". 
Dan la guardò con aria seria e poi accennò un sorriso amaro, annuendo e afferrando il proprio portafoglio dalla giacca, estraendo una fotografia ripiegata ed osservandola quasi con nostalgia mentre passava un polpastrello sul volto del bambino raffigurato quasi fosse una carezza invisibile e dolce, per poi passarla alla sorella. "Questo è Henry, mio figlio. Ha sette anni". 
Abby osservò la foto con occhi sgranati e con aria incredula, mentre guardava l'espressione dolce del bambino che potesse avere non più di tre anni e mezzo, e con ancora gli occhi spalancati tornò a guardare il fratello con uno sguardo di rimprovero. "Daniel! Perché non me l'hai detto?". 
"Perché non mi hai mai detto che eri incinta di Mary, quando Dean è finito in Purgatorio?".
Lo vide sollevare un sopracciglio e guardarla con quasi un sorriso amaro sul volto ed Abby scosse la testa, capendo immediatamente il perché Dan avesse tenuto la bocca chiusa per tutto quel tempo e sospirò. "Per proteggerla e perché avresti fatto domande a cui non potevo rispondere, certo. Quindi tutte le volte che partivi per dei viaggi di lavoro o per i corsi di aggiornamento, in realtà andavi a trovare tuo figlio?". 
Dan annuí con un sorriso più grande, abbassando gli occhi sulla foto che la sorella tenesse fra le mani e pensando a quanto quel bambino gli avesse cambiato la vita e come tutto ciò che facesse fosse improntato unicamente sulla sicurezza di suo figlio e della sua famiglia. "All'inizio non volevo unirmi agli Uomini di Lettere, sai che non mi è mai importato nulla della caccia, non come a te o papà almeno. Ma quando Toni è rimasta incinta, io ho finalmente capito che dovevo farlo per mio figlio: lavorare duramente per permettere che Henry e tutti i bambini del mondo potessero vivere in un mondo senza mostri, senza demoni o angeli e.. ".
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria accigliata e incredula, spalancando addirittura la bocca. "Un momento: con Toni intendi Toni Bevell? La psicopatica che ha rapito Sam e aggredito me e Dean?". 
Dan fece spallucce e sorrise, annuendo e guardando l'espressione della sorella passare dall'incredulo allo sconvolto, così rise nervosamente e le sfiorò una mano com'era sempre stato solito fare, prendendola fra le sue. "Si, io e Toni stiamo insieme da ormai quasi nove anni. Avrà dei modi sgarbati, ma posso assicurarti che è una brava persona e una madre fantastica". 
"Spero che sia più amorevole con te e tuo figlio di quanto lo sia stata con noi!" esclamò Abby scuotendo la testa e sospirando, tornando a fissare la foto che avesse ancora fra le mani e le scappò un sorriso intenerito perché dopo tutto quello era pur sempre suo nipote. "Mi piacerebbe conoscerlo, sembra così dolce".
Dan sorrise teneramente ed annuì stringendo di più la mano della sorella con un sorriso, facendo spallucce e tornando a guardarla negli occhi. "Lo è. È intelligente e furbo, e assomiglia tanto a papà: la maniera in cui parla già a sette anni, il modo in cui pensa è incredibile per un bambino della sua età. E quando tutto questo sarà finito ve lo farò conoscere, promesso sorellina".
Abby lo guardò negli e ricambiò la stretta perché per un momento scordò la maniera in cui Dan l'avesse ferita e tradita, ma presto tutto ciò che Dan le avesse nascosto rimbalzò nella sua mente e la ragazza sciolse la sua mano da quella del fratello e sospirò, divenendo più seria e scuotendo la testa.
Se c'era una persona a cui Abby avrebbe voluto dire della sua seconda gravidanza, quella era proprio il suo fratellone Dan, ma adesso aveva persino paura che lui lo scoprisse, per paura che gli Uomini di Lettere potessero usare quell'informazione contro di lei. 
Il telefono di Dan squillò e il ragazzo lesse il messaggio con aria seria, annuendo appena e facendo segno alla sorella di scendere perché Sam e Dean erano stati avvistati correre nel bosco nella loro direzione e sarebbe stata solo questione di qualche minuto prima che li vedessero sbucare dalla fitta vegetazione. 
Abby non se lo lasciò ripetere due volte e si addentrò insieme al fratello all'inizio del bosco guardandosi attorno alla ricerca dei due ragazzi, quando udì dei leggeri scricchiolí qualche metro più in là e subito si voltò in quella direzione. 
Per primo vide Sam, che corse dritto liberandosi un varco fra i forti rami del bosco che impedissero il passaggio e quando incrociò lo sguardo di Abby e la riconobbe, sgranò gli occhi perché pensava che sarebbero venuti sua madre e Castiel.
Sam subito si avvicinò a lei avvolgendola fra le braccia a stringendola forte ringraziando il cielo che stesse bene, e dopo qualche istante fu il turno di Dean che non appena la vide sentí gli occhi pizzicare e si avvicinò a lei per abbracciarla forte e depositare dei baci sul suo viso fino a raggiungere le sue labbra. 
Abby ricambiò ogni contatto e tornò a gettargli le braccia al collo per trattenere le lacrime, ma presto sentí la mano sinistra del ragazzo scendere a sfiorarle il ventre, proprio come quando avessero visto le due lineette marcate sui test. 
"Mi siete mancati tanto. Come state tu e il bambino? Come sta Mary?". 
Abby si sollevò nuovamente sulle punte per baciarlo e per zittirlo, perché non voleva che Dan sentisse le parole di Dean e ne interpretasse il significato. "Andiamo a casa, ti racconterò tutto ma adesso andiamocene da qui". 


"Che diavolo ci fa lei qui?". 
La voce uscí dalla sua bocca come se fosse un ringhio degno di un animale, lasciando trasparire tutta la sua agitazione e la sua rabbia mentre osservava la donna dai lunghi capelli rossi intenta a sorseggiare un bicchiere di Whisky elegantemente seduta al tavolo centrale della sala lettura. 
"Non lo so, non l'ho neanche sentita arrivare!" esclamò Anael sgranando gli occhi e afferrando la piccola Mary per spingerla dietro la sua schiena ed indietreggiando per mettere maggiore distanza. 
Abby guardò il fratello con aria arrabbiata pensando che tutte quelle chiacchiere in macchina fossero state unicamente finalizzate a tenere la sua mente impegnata e non farle percepire che Isobel sarebbe arrivata a chiedere qualcosa in cambio dopo aver mobilitato i suoi uomini per trovare e salvare i due Winchester; Dan scosse la testa e sollevò le mani in aria, avanzando verso la sorella e guardandola in modo molto serio. "Io non ne sapevo niente Abby, te lo giuro. Puoi fidarti di me". 
Isobel roteò gli occhi al cielo e scosse la testa, sciogliendo le gambe magre perfettamente incrociate e alzandosi dalla sedia con eleganza, lisciando con le mani il completo nero che stesse indossando e lasciando scivolare i suoi capelli mogano sulle spalle, dopodiché accennò un sorriso e si avvicinò alla ragazza accerchiata dai due Winchester a mo' di scudo, facendola ridere di gusto. "Bei vestiti ragazzi, oggi i giovani si vestono così in America?". 
Dean sollevò un sopracciglio e fece un passo avanti, ignorando la battuta sulla divisa grigia da carcerato che gli avessero imposto di indossare gli uomini dei servizi di sicurezza mentre tenevano lui e suo fratello separati per settimane facendoli quasi impazzire.
Il maggiore aveva iniziato a temere che nessuno li avrebbe mai potuti far uscire da quella cella, per questo aveva stretto l'unico patto che sembrasse conveniente stringere.
Seduto sul letto della sua cella spartana di isolamento, Dean non faceva altro che pensare alla sua famiglia, si chiedeva come stesse crescendo Mary senza di lui e come stesse Abby ed il bambino che aspettasse; Dean si chiese se sua madre si fosse finalmente ambientata o se si aggirasse ancora per il bunker con l'aria spaesata. 
Dentro quella cella stava davvero perdendo il senno per questo aveva stretto un patto di sangue con Billy, così come fece anche Sam: la mietitrice lì aiutò a liberarsi, ingannando la morte per l'ultima volta, e fece sì che i due ragazzi uscissero incolumi dall'edificio in cui l'esercito li avesse portati con l'unica promessa che entro mezzanotte si sarebbe palesata e avrebbe preso la vita di uno di loro. 
Quando fu il momento e Billy pretese la sua ricompensa, il suo petto venne trafitto dalla lama angelica di Castiel, il quale ignorò le conseguenze cosmiche e disse loro che la terra avesse ancora bisogno di loro e che non potevano permettersi di morire. 
"Sei qui perché ci hai fatto un favore riportando me e mio fratello a casa e adesso vuoi qualcosa in cambio, quindi dimmi chiaramente che cosa vuoi". 
Isobel sorrise e si avvicinò al ragazzo studiando il suo volto ed osservando la maniera in cui avesse gonfiato il petto per farla sentire minacciata e come il suo viso fosse contratto e serio; si avvicinò con lentezza mantenendo il contatto visivo, ponendosi davanti a lui e fissandolo fin quando fu Dean ad iniziare a sentirsi minacciato, indietreggiando appena per tenere Abby dietro di sé. "Capisco cosa mia figlia veda in te, somigli molto al mio defunto marito: hai la stessa aria da duro, lo stesso atteggiamento di chi sacrificherebbe tutto per lei. Eppure dentro di te vedo un cuore molto più dolce che mi fa dubitare delle voci che ho sentito, Dean. Sei davvero l'assassino a sangue freddo che tutti dicono?".
Sam provò un forte fastidio quando udì il nome suo fratello associato alla parola assassino e fece un passo avanti parando persino Dean e guardando con aria intimidatrice Isobel, che lo guardò dall'alto in basso nonostante fosse molto più minuta e bassa di lui. "Ed eccolo qui, Sammy. Mi hanno detto che sei quello dal cuore più puro, ma in te leggo il fuoco della caccia". 
Il minore la fissò senza lasciarsi spaventare dai suoi sguardi e continuò a fare dei passi avanti fino a costringere la donna davanti a sé ad indietreggiare a sufficienza da allontanarsi dal fratello. "Non ci piacciono gli intrusi, specialmente tu".
"Ehi, è sempre nostra madre!". Dan si avvicinò velocemente e afferrò Sam da un braccio per allontanarlo, ma il ragazzo riuscì a ribaltare la presa e girò il suo avambraccio dietro la schiena, costringendolo a fermarsi. "Grazie per averci aiutati, ma questo non compensa ciò che la donna inglese mi abbia fatto alla fattoria, quindi fuori dai piedi". 
Abby distolse lo sguardo da quella scena, perché aveva visto lo sguardo dolorante di Dan e lo aveva anche sentito gemere, e ciò le fece male tanto che avvertì il suo stesso dolore; ma fu sufficiente un altro gemito ed Abby uscí dal luogo sicuro in cui Dean l'avesse confinata e si avvicinò a Sam senza neanche pensarci due volte, stringendo forte la mano con cui stesse stringendo il braccio a suo fratello. "Va tutto bene Sammy, lascialo andare". 
Sam sospirò rumorosamente e fece come la ragazza gli avesse chiesto con tono dolce e pacato, osservando poi Abby avvicinarsi al fratello e guardarlo con aria dispiaciuta, chiedendogli se stesse bene; non appena finí di controllare che si fosse ripreso, Abby si voltò verso la madre con un sospiro sentendo i passi di Dean raggiungerla e rimanerle al fianco. 
Guardò nei suoi grandi e splendenti occhi azzurri, gli stessi che avesse supplicato di rivedere almeno un'ultima da bambina quando piangeva fino a notte fonda perché le mancava la mamma, gli stessi occhi che vedeva nello specchio ogni giorno perché il colore era pressoché lo stesso. Sospirò appena cercando di ignorare il cuore che battesse un po' più forte nel petto e allargò le braccia. "Che cosa vuoi, Isobel?". 
"Ti sorprenderà, ma volevo parlare con mia figlia.." sussurrò Isobel accennando un sorriso dolce e tenero nei suoi confronti, facendo un passo avanti nella sua direzione. 
"Vieni fino a qui per parlare con me, ma non ti degni neanche di conoscere tua figlia Silver? Quanto aveva l'ultima volta che l'hai vista, 8 mesi?". 
"Abby.." iniziò la madre cercando di dire qualcosa che l'avrebbe potuta quasi giustificare per la sua assenza lunga 27 anni, ma la figlia la interruppe bruscamente. 
"Perché dovremmo darti la possibilità di spiegare? Tu ci hai abbandonati, Isobel!".
La donna sollevò lo sguardo verso quello di Abby e ciò che lesse negli occhi di sua figlia non le piacque per niente, tanto che per un attimo Isobel si chiese per la prima in tutti quei lunghissimi anni di distanza cosa sarebbe successo se fosse rimasta, invece di cercare una soluzione altrove. 
"Tu non sei mia madre, non fai parte della mia famiglia. Le persone che reputo tali non si lascerebbero mai indietro l'un l'altro come hai fatto tu con noi. Quindi esci da casa mia perché non ho nulla di cui parlare con te!". 
Isobel si trovò costretta ad abbassare lo sguardo dopo infiniti minuti in cui lesse negli occhi di sua figlia la profonda ferita che le avesse provocato rivelandole di essere ancora viva; notò la ragazza guardarla con durezza e poi con indifferenza, come se il fatto di essere legate dal sangue non fosse abbastanza per perdonarla.
Abby diede le spalle e si avvicinò a Dean che protese le braccia verso di lei, ed Abby si avvicinò a lui afferrando una delle sue mani che strinse forte perché tutto ciò che voleva era trascorrere un po' di tempo insieme a lui, date le molte cose che avrebbero dovuto dirsi. 
"Mi dispiace Abby, ma dopo la morte di vostro padre io ho sempre cercato di controllarvi, mi sono assicurata che stesse tutti e tre bene e..". 
Si irrigidì talmente tanto che Dean iniziò a pensare che avesse smesso persino di respirare mentre la guardava negli occhi, e vide Abby elaborare la frase della madre per poi voltarsi di scatto nella sua direzione piena di astio nello sguardo. "Vuoi dire che tu sapevi cos'è successo dopo che papà è morto?". 
Isobel sospirò lentamente e fece spallucce, stringendo le labbra in una smorfia dispiaciuta. "Si, lo sapevo".
"Sapevi di Silver che aveva perso il controllo, perché era a pezzi per aver perso l'unico genitore che le fosse rimasto a soli diciassette anni? Sapevi di Dan che beveva così tanto per svenire e dimenticare di essere diventato tutore legale di una ragazzina alla sbaraglio che non aveva la minima idea di come gestire? Sapevi di me, che ho preso la macchina di papà dopo il funerale e me ne sono andata per un anno? Che sono stata attaccata dai demoni più e più volte, che mi hanno quasi uccisa dozzine di volte? Sapevi tutte queste cose e non hai mai fatto niente?!".
Abby strinse forte i pugni e sentí nuovamente la rabbia scalpitarle nel petto, mentre i suoi occhi si imperlavano di un sottile strato lucido mentre ripensava a tutti quei momenti dolori che si fossero susseguiti dopo la morte di Jack.
Ma Isobel non si scompose: ascoltò le sue parole e tornò a guardarla sentendosi dispiaciuta, mortificata e addolorata, ma era anche troppo orgogliosa per mostrarlo in una stanza piena di persone. "Ma cosa volevi che facessi?". 
Nonostante ricoprisse uno dei più alti ruoli all'interno dei Letterati e fosse quindi sempre abituata ad avere un comportamento consono alla situazione, serio, freddo e distaccato, Isobel in quel momento riuscì a sentire un sonoro crack sull'armatura che si era cucita addosso ormai da tantissimi anni e da cui faticava a separarsi: vedere Abby così sconvolta le fece rigirare lo stomaco e sentire il senso di colpa riaffiorare a galla, perché nonostante tutto era sempre sua figlia e l'aveva amata dal momento in cui avesse saputo della sua esistenza, così come con gli altri due suoi figli. 
Si avvicinò velocemente e le afferrò le braccia con delicatezza, carezzandola ed accennando quello che fosse più simile ad un sorriso amorevole. "Non sono mai intervenuta perché sapevo che ve la sareste cavata perché siete in gamba e avete preso le parti migliori da tuo padre e da me!".
Abby sgranò gli occhi mentre ascoltava le sue parole e rimase incredula, scuotendo la testa e sentendo il dolore dissolversi e trasformarsi in totale indifferenza nei suoi confronti.
Non aveva battute sagaci con cui rispondere, non aveva frasi ad effetto per concludere quella conversazione.
Si limitò semplicemente ad osservarla mentre faceva spallucce e scuoteva la testa. "Ti ringrazio per avermi aiutata nel ritrovare la mia famiglia oggi. Solamente.. adesso va' via, Isobel".  
Dan osservò la sorella e sapeva che non ci fosse niente di peggio di quando Abby perdesse interesse in qualcuno. 
Cercò di salvare il salvabile e Dan si avvicinò ad Isobel, guardandola con aria seria e stringendole una mano attorno al braccio. "Mamma, andiamocene adesso. Lascia stare Abby".
"Io non ho ancora finito e poi..". 
"Invece si. Andiamo!".
Isobel rimase a guardare negli occhi di sua figlia per molti istanti, chiedendosi se Abby l'avrebbe mai perdonata e pensando che solamente suo padre sarebbe stato in grado di calmarla e di farla ragionare. Sospirò e afferrò in fretta la sua giacca piegata con eleganza ed appoggiata sullo schienale della sedia, abbassando lo sguardo e superando tutti i presenti con aria accigliata per dirigersi verso la scala in ferro battuto ed uscire dal bunker. 
Dan sospirò e si avvicinò alla sorella, afferrandole il mento fra indice e pollice per sollevarle il viso e guardare i suoi occhi con un sorriso. "Ti voglio bene, sorellina. Se le cose fossero diverse io resterei qui, ma sai che devo andare". 
Abby lo guardò negli occhi e sospirò, annuendo ed allungando le braccia nella sua direzione per stringerlo in un forte abbraccio: non era importante che stessero in due fazioni opposte, ma quella sera aveva proprio bisogno dell'abbraccio del suo fratellone e del suo conforto. Nascose il viso sul suo petto e sentí Dan avvolgerla fra le sua braccia, baciandole la testa e stringendola appena più forte. "Ti chiamo domani, ok? Tu riposati, sembri molto stanca". 
Annuì e accennò un sorriso, osservando il fratello sciogliere la presa su di lei e allontanarsi dalla sorella con aria dispiaciuta, per poi fare un cenno col capo ai presenti e salire le scale velocemente per raggiungere la madre, con la consapevolezza che della donna amorevole e dolce che era abituato a vedere quando era solo un bambino non fosse davvero rimasto più nulla. 
 
  
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