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Autore: robertar    09/04/2023    3 recensioni
Draco, Harry, John, Charlie e Goyle a un matrimonio.
Missing moment di Skin III
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Charlie Weasley, Draco Malfoy, Gregory Goyle, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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REGALO DI NOZZE

 

“Dove diavolo sarà finito il mio lupetto blu di cachemire? Harry, hai visto il mio lupetto blu?” domandò Draco, affacciandosi in salotto. Harry alzò la testa dal divano e lo fissò, immaginando un John Dawlish cucciolo, col pelo color indaco, e scoppiando clamorosamente a ridere.

“Abbiamo un lupo in casa? Un lupo blu? J.D. che dice? È favorevole? Gli ha dato buone referenze?”
“Sei irrimediabilmente cretino. Lupetto è un maglione a collo alto e stretto. Volevo portarlo in Cornovaglia per la luna di miele, ma… niente. Non lo trovo” disse, sospirando.

“Tanto, non usciremo dal letto. L’unica cosa sensata sarebbero dei pigiami. Ma tu odi i pigiami. E poi non useremmo neanche quelli. Possiamo partire senza valigie, direi” rise Harry.

Draco gli lanciò uno sguardo tra l'innamorato e l'omicida, poi tornò a occuparsi della sua valigia in costosa pelle di... cervo. A volte, nella vita, uno doveva pur prendersele le sue segrete, piccole, anche meschine soddisfazioni, pensò, guardando il bagaglio.

 
***

Gli sposi erano bellissimi.
Entrambi in un impeccabile smoking di velluto nero.
Draco, alto, sottile, i lunghi capelli lisci, color della luna nuova, con quegli assurdi occhi grigi che brillavano di felicità nel viso diafano.
Harry, beh: era Harry. Non troppo alto, figura imponente, capelli scarmigliati, barba folta e morbida, e un sorriso felicissimo che illuminava gli occhi strepitosamente verdi.
Accanto a loro, i testimoni non sfiguravano, anzi.

Vicino a Harry, Charlie Weasley, in smoking grigio fumo, i lunghi capelli rosso tiziano che scendevano in onde fino a oltre metà schiena, gli occhi oltraggiosamente azzurri, e un sorriso armato di fossette, convinceva chiunque lo guardasse di avere almeno una mamma Veela, o, più verosimilmente, due.

John Dawlish, alto e sicuro di fianco a Draco, anch’egli in grigio scuro (e non solo quanto allo smoking, avendo anche i folti capelli brizzolati e gli occhi di un grigio quasi incolore), era così solenne e imponente che l’idea di delinquere in sua presenza ti faceva preferire di recarti direttamente ad Azkaban a suonare il campanello, confessando il misfatto e chiedendo rifugio e ospitalità.

I voti furono pronunciati, sicuri quelli di Draco, emozionati quelli di Harry, e qualche tempo dopo il luogo era irriconoscibile, tra persone che ballavano, mangiavano, bevevano, chiacchieravano.

Gregory Goyle, impeccabilmente in smoking blu “Puddlemere”, tese a Harry una scatola, con un sorriso vagamente freddo.
“Oh, grazie Greg. Cioccolatini. Che regalo originale! Guarda Draco, il tuo Goyle ci ha regalato dei cioccolatini” disse Harry, agrodolce, mentre Goyle porgeva un piccolo pacchetto argenteo nelle lunghe mani pallide di Draco.

“E questo invece è per te” disse, con quella voce assurdamente dolce, quasi stonata nella sua stazza impegnativa, che aveva solo quando parlava con Draco.
Il quale Draco, che adorava i regali, stava già scartando la scatolina, tutto incuriosito, sotto gli occhi affettuosi di Gregory.
“Oh. Ma è bellissima! Una tabacchiera in argento dei Goblin. Anno mille, direi, forse più antica. E gli smeraldi tagliati a brillante. È bellissima, Greg, davvero”

“Se inizi a masticare tabacco pur di tenerla in tasca, è la volta che perdono Goyle di esistere” disse Harry, serafico, ma Draco gli lanciò un’occhiataccia.

“Veramente, il regalo è dentro” precisò Goyle, mentre John e Charlie, incuriositi, si univano al gruppetto.
Draco aprì con attenzione e delicatezza la scatola, sbirciando. Al suo interno, un piccolo… serpente alato, dal corpicino grigio perla e dagli occhi di un vivido color smeraldo, si muoveva piano. Aveva delicate ali piumate, con screziature verde e argento, piccoli artigli argentei e un becco aquilino, affilato, argenteo.

“Oddio, è graziosissimo! E meno male che la tabaccheria ha le prese l’aria, così respira. Ma a casa starà fuori. Grazie, Greg. È tenerissimo!” disse Draco, mentre John Dawlish fissava due occhi penetranti e severi su Goyle, che ricambiò il suo sguardo con aria perfettamente innocente.
“Tranquillo, Draco. Puoi tenerlo nella tabacchiera, o in tasca, anche in casa. Si adatterà alle dimensioni del suo rifugio e ci starà comodissimo. È un Occamy. Sono creature aggiustaspazio, occupano lo spazio che possono occupare”  disse Goyle.

“Sì, ma ogni tanto, se vuole sgranchirsi un po’… ciao cosino, ma quanto sei bellino…” sussurrò Draco con una voce affettuosa che causò in Goyle uno sguardo assolutamente prediabetico, nell’idea di Harry.

John, invece, era sempre più accigliato.
“Vieni, sgranchiamoci quelle belle alucce” disse Draco, prendendo nella mano la piccola creatura che, annusatolo, gli abbracciò tutta soddisfatta il pollice con le alucce, facendo un verso che ricordava le fusa dei gatti. Draco lo guardava incantato e Harry già immaginava, rassegnato, la Stamberga Strillante sede di un allevamento di Occamy colorati.

“Vediamo se ti piace il prato” disse Draco e, prima che Goyle o Dawlish potessero fermarlo, mise l’Occamy sull’erba.

“Attenti a non calpestarl…” stava dicendo, mentre l’Occamy, non più delimitato dalla tabacchiera o dalla mano di Draco, si ampliava al massimo della sua dimensione.
Ossia quattro metri di lunghezza e circa sette di apertura alare.

I grandi occhi smeraldo splendevano freddi, illuminandosi di una luce dorata solo quando guardarono Draco, un’ala scese a coprirlo. Il becco era quasi mezzo metro, affilato e dall’aspetto mortale, così come gli artigli, lucenti e argentei, affilati come lame. Le squame che lo ricoprivano, argentee, sembravano un’armatura.
La creatura strofinò il grosso becco da falco sulla spalla di Draco, gorgheggiando, mentre lui fissava Goyle.
“Stavo dicendo, è un aggiustaspazio. Se non sente confini, riprende la sua massima dimensione, se no, adegua la sua dimensione allo spazio”

“Tutto ciò è meraviglioso Greg, ma portarlo al parco mi diventa impegnativo” mormorò Draco, mentre l’animale gli si avvolgeva dolcemente intorno, fissando ostile tutti gli altri invitati, stupiti.

“L’Occamy è… molto protettivo. Abbiamo capito che il tuo punto debole è l’autodifesa quando non ti è possibile la magia. Ecco. Tieni l’Occamy in tasca. Se non ci sono io, o Harry, o devi difenderti anche da Harry” e qui scattò uno sguardo sospettoso verso Harry stesso “liberalo. L’Occamy difende i suoi cuccioli a costo della vita. Le sue squame e le piume proteggono anche dalle maledizioni senza perdono, se ti avvolge le ali intorno, sei protetto, e gli artigli e il becco sono taglienti come rasoi. L’Occamy attacca per difendere i suoi cuccioli e lo fa per uccidere”

“Mi ripeto, è meraviglioso, ma io non sono un suo cucciolo” obiettò Draco.
“Oh sì che lo sei! Ti ha, ehm, covato” disse Goyle, tendendogli, imbarazzato, i resti di un lupetto di cachemire blu. L’Occamy, che si era fatto piccolo e rifugiato nella piega del collo di Draco, annidandosi sotto i suoi capelli, studiò con diffidenza la mano di Goyle. Draco gli soffiò un buono, buono, e questo tornò tranquillo a fare le fusa contro il suo colletto.

“Se fossi in servizio, dovrei chiederti conto formalmente di come lo ha avuto, Goyle. Sono creature magiche di classe XXXX, sottoposte a uno scrupoloso controllo da parte del Ministero, in quanto Materiali Commerciabili di classe B” disse freddo John Dawlish.

“E allora meno male che non sei in servizio, J.D.!” rise Goyle, lanciando un’occhiata divertita a Charlie, di fianco a John che, al sentirsi chiamare J.D., aveva avuto un rapido brivido.
Charlie rise innamorato e divertito, e John gli lanciò un’occhiataccia.
“È meraviglioso, amore. Credono di chiamarti con le tue iniziali e invece ti stanno chiamando Johnny, darling, come faccio io quando siamo soli” gli mormorò all’orecchio.

All’idea che Gregory Goyle lo stesse chiamando Johnny, darling, John Dawlish si rabbuiò vistosamente, irrigidendo le spalle larghe e la mascella squadrata.
“Tu e la tua dannata passione per gli acrostici, Charlie Weasley-Dawlish” sibilò, mentre l’altro sorrideva, baciandolo impunito.

Draco, intanto, coccolava il suo draghetto, che gli trotterellava affettuosamente sulla mano.
“Ora devo sceglierti un nome” tubò affettuoso, ma Goyle si schiarì la voce, sotto lo sguardo incuriosito di Draco, Harry, Charlie e quello diffidente di John.

“Veramente ha già un nome. Si chiama, ecco, St. George” disse, imbarazzato.
Draco annuì perplesso, poi si accigliò, poi guardo Goyle con un’occhiata in tralice.

“St. George. San Giorgio. St. George & Draco. San Giorgio e il Drago. San Giorgio che difende il drago… Sei proprio, proprio sicuro, Goyle, di non aver dimenticato di dirci che hai il senso dell’umorismo?” chiese all’amico, difensore, alleato, paladino, di sempre, con la stessa, rapida smorfia incredula con cui, tanti anni prima, gli aveva chiesto se davvero sapesse leggere.

 
FINITE INCANTATEM  
 



 
   
 
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