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Autore: Dreamer47    09/04/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunter's Legacies
Capitolo 59



 
Il gel freddo a contatto con il suo addome la fece ansimare appena per il fastidio, muovendosi in maniera irrequieta sul lettino su cui la ginecologa l'avesse fatta stendere per dare un'occhiata alla crescita del suo bambino tramite l'ecografia di routine: il tempo sembrava essere letteralmente volato dato che Abby avesse superato il terzo mese di gravidanza di ormai tre settimane.
Sentí la sonda muoversi sulla sua pelle e sospirò rumorosamente mentre guardava lo schermo grigio con la consapevolezza di non riuscire a distinguere niente da quelle immagini poco nitide, al contrario della dottoressa che non faceva altro che indicare dei punti sullo schermo e parlare con una voce dolce. 
Spostò lo sguardo fino ad intercettare il viso di Dean completamente appoggiato sul lettino e totalmente assorto dalla parole della ginecologa a cui iniziò a fare tutta una serie di domande per sapere se il loro bambino stesse bene, se il cuore funzionasse così come tutto il resto, sentendo la dottoressa provare a placare ogni sua curiosità con un sorriso. 
"Non ho mai visto un papà così interessato e preparato come lei, molti rimangono ad aspettare fuori perché si impressionano, sa?". 
Abby soffocò una risata e roteò gli occhi, perché non avrebbe mai immaginato che Dean potesse diventare più apprensivo di quanto già non fosse da quando si era nuovamente trasferita nel bunker con la piccola Mary: adesso stava attento a ciò che Abby mangiasse o bevesse, vietandole tassativamente la caffeina in ogni forma. 
Non le dispiaceva sentirlo così presente e così attento a lei, ma non riusciva a fare a meno di pensare che Dean agisse in quella maniera per il senso di colpa di non esserci stato durante la prima gravidanza; Abby sentí la sonda pressare appena un po' più forte contro il suo corpo e si mosse appena più indietro nel tentativo di sfuggire, ma Dean le carezzò la testa e il collo nel tentativo di tranquillizzarla. 
"Volete sapere il sesso del bambino?". 
"Si!" esclamò impaziente Dean, sgranando gli occhi e stringendo la mano di Abby con più forza, sentendo il cuore battere più forte nel petto. 
Abby si voltò a guardarlo e sorrise, sollevando la mano per carezzargli il volto con dolcezza perché sapeva in cosa sperasse con tutto sé stesso e si voltò verso la dottoressa annuendo con decisione. 
Mosse la sonda in un punto preciso del suo addome ancora piatto ma leggermente più rotondo e indicò un punto particolare sullo schermo, con un sorriso.
"Congratulazioni mamma e papà: aspettate un maschio!". 
Dean si ritrovò a sorridere fin troppo, sentendosi fin troppo euforico e non vedeva l'ora di dirlo a Sam e a sua madre, di chiamare Castiel e Anael e festeggiare tutti insieme, e trattenne l'impulso di iniziare a gesticolare nervosamente e di stringere Abby contro il suo petto, limitandosi a guardarla senza dire una parola perché per l'emozione le parole gli morirono in gola. 
Abby lo guardò e sorrise, perché anche lei in fondo un po' ci sperava e solo in quel momento si sentí pienamente felice di quella gravidanza; ma presto i suoi pensieri vennero interrotti dal viso di Dean che divenne via via più pallido e della sua stretta contro la mano della ragazza che divenne sempre meno forte, facendole sgranare gli occhi. 
"Sta bene, signor Hegger?". 


"È stato solo un calo di pressione perché ho mangiato poco stamattina! E poi queste cavolo di visite le prenotano quasi ad ora di pranzo!" esclamò Dean scuotendo la testa dopo aver sollevato le sopracciglia con aria accigliata, spegnendo il motore dell'Impala all'interno del garage del bunker.
Abby rise divertita portandosi persino una mano alla bocca per camuffarne il suono, ma Dean la notò presto e la fulminò con lo sguardo mentre la donna ancora se la rideva.
Fece per scendere dall'auto perché aveva così tanta voglia di mangiare, quando sentì la mano di Dean posarsi sulla sua coscia per attirare la sua attenzione.
Abby si voltò a guardarlo e sorrise aggrottando le sopracciglia, chiedendosi ironicamente quale fosse adesso il problema e quale altro limite volesse imporle per far si che la sua gravidanza non corresse alcun rischio.
Dean guardò nei suoi occhi e sorrise con amore, sollevando la mano per sfiorarle il viso e scostarle una lunga ciocca di capelli rossi dietro le spalle. 
Poi prese un lungo respiro e quando fu pronto, disse ciò su cui rimuginasse da quando aveva scoperto che Abby fosse incinta. "Devo parlarti, ma non devi agitarti, ok? Non vado da nessuna parte, a meno che non sia tu a chiedermelo".
Abby sollevò un sopracciglio con aria confusa ed il suo sorriso scemò velocemente, mentre la preoccupazione iniziò a farsi strada dentro di lei osservando l'espressione seria di Dean che stesse cercando di camuffare con un sorriso tranquillo. "Che diavolo è successo adesso?".
Dean guardò nei suoi occhi ma presto distolse lo sguardo, puntandolo davanti a sé ad osservare le tante altre auto appartenenti a degli Uomini di Lettere che ormai fossero morti e sepolti da più di mezzo secolo. "Non sono mai stato una cima in matematica ed infatti sbagliavo quasi tutti i compiti che mi assegnavano a scuola, ma sono in grado di fare uno o due conti, Abby".
La donna continuò a guardarlo con aria seria e preoccupata, anche quando Dean si decise e tornò ad incrociare il suo sguardo sforzandosi di mantenersi calmo e sereno. "Conti? Stai parlando di..".
"Dimmi perché Edward se n'è andato, quasi tre mesi fa e mezzo fa". Dean mantenne un tono pacato nonostante nel suo petto il cuore battesse così forte da fargli paura. 
Osservò Abby deglutire a fatica e muoversi in modo nervoso all'interno dell'abitacolo: avrebbe voluto dare l'impressione che quel pensiero non l'avesse mai scalfita, eppure Abby ci aveva pensato spesso. 
Abbassò lo sguardo e fece spallucce, scuotendo appena la testa, fingendo che parlare di Edward non avesse alcun effetto su di lei, ma Abby non poteva negare almeno a sé stessa che sentisse ancora il dispiacere e la mancanza del ragazzone senza il quale non sarebbe mai riuscita ad arrivare dove si trovasse adesso. "A causa tua. Edward se n'è andato perché sapeva che avrei sempre amato te più di quanto avrei potuto amare lui, e non riusciva a sopportarlo".
Dean ascoltò le sue parole e avrebbe dovuto sorridere ed essere felice, il suo petto doveva essere gonfio di orgoglio, invece rimase serio ad osservare la donna che teneva lo sguardo basso e non riusciva più a guardarlo negli occhi. "Ed è davvero così?".
Incrociò il suo sguardo per qualche istante e scosse la testa guardandolo in modo allibito, iniziando a sentire lo stomaco rigirarsi dentro di lei. "Non voglio parlare del mio rapporto con Edward con te".
Dean sentì l'aria venirgli meno all'interno dell'abitacolo della sua auto, così scosse la testa ed aprí la portiera per uscire e tornare a respirare. 
Rimase qualche istante a riflettere per l'ennesima volta sul modo in cui avrebbe potuto affrontare quel discorso, mentre la bocca gli si asciugava e le mani gli sudavano perché aveva paura che qualcuno potesse sottrargli un pezzo della sua famiglia da un momento all'altro.
Fece il giro della vettura ed aprí la portiera del passeggero, incrociando lo sguardo confuso di Abby che aggrottò le sopracciglia quando lo vide piegarsi sui talloni per raggiungere il suo livello mentre ancora la guardava. "Quello che sto cercando di dirti è che lo so: ci sono delle buone possibilità che questo bambino possa non essere mio, ma non mi importa se non importa neanche a te".
"Cosa?". Aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa, studiando i suoi occhi verdi ed il suo sorriso sicuro di sé.
Dean prese le sue mani con le sue e se le portò alle labbra, baciandole con dolcezza mentre l'avvicina di più a sé. "Non mi importa di sapere di chi è questo bambino: è per metà tuo e questo è sufficiente per me per amarlo. Ma devi promettermi che nessuno verrà mai ad arrancare dei diritti su ciò che è mio".
Abby respirò in modo affannoso e scosse la testa mentre ascoltava le sue parole, non riuscendo a credere alle sue orecchie; credeva che se Dean avesse avuto un sospetto del genere si sarebbe infuriato e avrebbe reagito in tutt'altro modo.
Ma adesso che stava davanti a lei a guardarlo con aria supplichevole mentre le stringeva le mani, e tratteneva il respiro in attesa di una sua risposta, Abby sentì due lacrime solitarie scivolarle lungo le guance. "Ma certo, Dean. Come puoi pensare questo? Questo bambino è tuo e sarà sempre tuo".
Dean tornò a respirare dopo aver sentito la sua frase e annuí in silenzio mentre la guardava e si sollevava quel tanto che bastasse per depositarle un bacio sulle labbra con dolcezza, come per siglare quel tacito accordo fra loro due.
E presto Abby lo attirò a sé stringendolo forte, sentendo il modo in cui Dean si fosse appoggiato con la guancia al suo ventre.
Lo sfiorò con delicatezza e accennò un sorriso sereno, non riuscendo a fare a meno di immaginare come quel bambino avrebbe cambiato le loro vite.
Non lo disse ancora ad Abby, ma Dean stava già cercando una casa non troppo distante dal bunker dove potersi trasferire insieme a lei ed ai bambini; stava cercando un lavoro normale per avere una vita tranquilla in periferia, adesso che la sua famiglia fosse finalmente completa.
Chiuse gli occhi e si strinse al ventre si Abby mentre sentiva le sue esili mani sfiorargli la testa con dolcezza e Dean si beò di quel momento con gioia, perché sapeva che quella fosse solamente l'inizio di una lunga vita normale insieme.
"Mamma! Papà! Siete tornati?".
La voce della piccola Mary sbucò giunse velocemente alle loro orecchie ed Abby e Dean si guardarono ridendo divertiti, udendo i suoi passi veloci mentre correva prima lungo il corridoio e poi per le scale che conducessero al garage.
Dean si alzò e fece l'occhiolino ad Abby, afferrandole la mano con dolcezza per aiutarla ad alzarsi dalla macchina; lo guardò con gli stessi occhi innamorati con cui l'avesse sempre guardato e Dean si chinò velocemente per depositarle un bacio a fior di labbra.
"Papino, prendimii!". Mary urlò felice e saltò non appena fosse giunta proprio vicino al padre, che subito si distaccò da Abby per afferrare la figlia fra le braccia, sollevandola di peso. 
L'afferrò fra le braccia facendola ruotare e sentendola ridere mentre gli gettava le braccia al collo. 
"Mi siete mancati, ma dove siete stati tutto il giorno senza di me?". 
Abby si avvicinò e le diede dei baci sul visino che sbucava dalla spalla del padre e le carezzò i capelli biondi che diventavano sempre più lunghi e folti. "Anche tu ci sei mancata, piccolina. Ma avevamo delle cose da sbrigare prima di tornare qui". 
Mary si mise più dritta ed alternò i suoi occhioni verdi tra quelli del padre e quelli della madre, mettendo su un broncio parecchio triste e piegando le sottili labbra all'ingiù, segno che da lì a poco sarebbe scoppiata in uno di quei pianti inconsolabili che divennero molto frequenti da un paio di giorni a quella parte. "E non potevate portarmi con voi?". 
Dean la strinse più forte tra le braccia facendole poggiare nuovamente il viso sulla sua spalla e sospirò, accennando un sorriso e guardando Abby negli occhi trattenendo una risata perché la melodrammaticità doveva averla presa necessariamente da lei. "Ci penso io, ragazzina. Tu perché non vai riposarti un po'? Sarai stanca". 
Non le diede neanche il tempo di dire una parola e si avviò a grandi passi verso il corridoio per portare la piccola nella stanza dove le avrebbe fatto tornare il sorriso con una delle sue strane fiabe, iniziando a chiedersi se Mary riuscisse ad avvertire che fosse in arrivo un cambiamento, come un fratellino. 
Dean entrò nella camera di Mary ed accennò un sorriso, pensando a quanto la sua vita non fosse stata poi chissà che grande spettacolo fino a quando non aveva incontrato i suoi stessi occhi verdi in quelli della bambina, ricordando quanto fosse stato bello prendersi cura di lei. 
Ricordò ciò che fosse accaduto nelle ultime due settimane, dopo che lui e suo fratello riuscirono ad evadere dal carcere, come imbattersi in quella famiglia di stregoni che passo dopo passo erano riusciti a fargli dimenticare dalle cose più banali come il nome di una lampada, a cose molto più importanti come il nome di sua figlia, il suo gioco preferito, fino a far sparire anche il suo volto dalla memoria. 
Abby gli era stata accanto per tutto il tempo, occupandosi personalmente del caso insieme a Sam e Rowena, ma Dean ricordava il suo sguardo ferito quando l'aveva guardata senza riconoscerla. 
Mentre cercava di calmare sua figlia che avesse iniziato a piangere senza sosta, Dean iniziò a ripensare con dispiacere ciò che sua madre Mary avesse detto loro appena due sere prima, quando di punto in bianco fosse tornata al bunker dopo una caccia confessando loro di aver iniziato a lavorare con gli Uomini di Lettere e da quel momento lui e Sam non le avevano più parlato nonostante chiamasse e scrivesse spesso.
"Hanno una tecnologia formidabile, sapremmo sempre dove trovare i mostri e chi uccidere. Hanno delle armi molto potenti e insieme possiamo collaborare per rendere il mondo un posto migliore: un mondo dove non dovete più cacciare, dove i vostri figli non dovranno avere paura di cosa c'è nell'ombra!". 
Dean ricordò di aver guardato Mary in cagnesco e di averle puntato un dito contro in preda alla rabbia, alzando di molto il tono della voce. "Non usare mia figlia come scusa per la scelta che hai fatto: sei stata morta per trentatré anni! Adesso che sei finalmente tornata, decidi di partire e cacciare insieme a quegli stronzi vestiti bene che hanno quasi ucciso entrambi i tuoi figli, piuttosto che rimanere qui e fare la madre?!". 
"Ciò che è accaduto fra voi e gli inglesi è stato solo un grosso malinteso e Lady Bevell è stata allontanata! Ragazzi per favore, lo sto facendo per voi e per i miei nipoti!" aveva esclamato Mary muovendosi nervosamente al centro della sala lettura del bunker, guardando negli occhi i due figli e supplicandoli di capire il suo punto di vista, ma Sam scosse la testa ed abbassò lo sguardo e Dean l'aveva guardata con aria ancora più arrabbiata di prima.
Mary spostò lo sguardo sulla ragazza che stesse in piedi un po' più lontana, quasi di spalle per non risultare troppo invadente in quella conversazione in famiglia, ma Mary fece un passo verso di lei e le sfiorò una spalla. "Abby, per favore. Almeno tu..".
La ragazza si era voltata a guardare Mary accennando un sorriso amaro ma scuotendo la testa, non riuscendo a fare a meno di sentirsi un po' ferita dal completamento della donna a cui  stava iniziando ad affezionarsi. "Mi dispiace Mary. Ma gli inglesi hanno cercato di uccidere Sam e hanno provato a farlo anche con me e Dean. Quindi per quanto mi piacciano le armi all'avanguardia e saper sempre dove trovare i mostri: no, non posso aiutarti questa volta, scusami".


Picchiettò nervosamente le unghie della mano destra contro il tavolo della sala centrale e con l'altra si teneva il viso, col gomito appoggiato al legno scuro del ripiano. 
Stava in silenzio a pensare agli avvenimenti degli ultimi giorni, pensava a Isobel, a Dan e a Mary, agli inglesi ed al loro modo di lavorare e per un istante Abby valutò le parole che Ketch le disse l'ultima volta che lo vide, proponendole un lavoro. 
Sam le aveva raccontato della maniera in cui i britannici avessero completamente individuato e sterminato tutti i vampiri dal territorio americano, di come fossero riusciti ad uccidere l'alfa e di come la situazione sul territorio americano stesse cambiando così in fretta dal loro arrivo. 
Anche Dean era rimasto un po' sorpreso ed Abby aveva letto nei suoi occhi come stesse lentamente iniziando a cambiare idea, dopo essere tornato dalla caccia ai vampiri con Ketch.
E tutto ciò la faceva pensare che forse in tutto quel marcio dell'organizzazione, ci potesse essere un unico lato positivo che avrebbe potuto sfruttare. 
Sentí dei passi dietro di sé che la destarono dai suoi pensieri ed Abby prestò avvertì le braccia possenti del ragazzo cingerle la vita ed inclinare la schiena per raggiungere il suo livello, fino ad affondare il viso irsuto sul suo collo. "Ciao ragazzina..". 
Abby sorrise riconoscendo il tono di voce che avesse messo su per sussurrare al suo orecchio e presto i brividi iniziarono a percorrerle la schiena quando sentí le labbra del ragazzo stuzzicarle il collo; voltò il viso nella sua direzione e lo guardò per pochi istanti, per poi approfondire un lungo bacio dolce e tenero che accese in entrambi il fuoco. 
Sentí le sue mani sollevarla dalla sedia per approfondire quel contatto ed Abby rise divertita, afferrandogli una mano e muovendosi a grandi passi verso il corridoio; Dean la seguì senza opporre resistenza e si mosse più velocemente per evitare che qualcuno potesse vederli o sentire, nonostante Mary fosse a letto già da un pezzo. 
Una volta raggiunta la camera Abby lo spinse dentro e se la chiuse alle spalle con un sorriso, avvicinandolo nuovamente a sé e tornando a baciarlo con un po' più di trasporto riuscendo ad avvertire il sapore del Whisky dalla sua bocca. 
Presto si ritrovarono sul loro letto con i vestiti sparsi sul pavimento ed Abby sentí il modo impacciato con cui Dean cercasse di non pesarle troppo addosso e di non fare del male a lei e al bambino, e ciò la fece ridere divertita; lo strinse più forte e aumentò l'intensità e il ritmo delle spinte per fargli capire che non fosse fatta proprio di cristallo, e Dean parve tranquillizzarsi un po' di più. 
Appoggiò la fronte contro quella della ragazza dopo istanti lunghissimi in cui entrambi raggiunsero il culmine del piacere, ed Abby si ritrovò a sospirare di felicità tornando poi a baciarlo con dolcezza. 
Scese dal suo corpo con delicatezza per non farle male e l'attirò contro il suo petto, facendole appoggiare il capo su di lui e Dean la strinse a sé con delicatezza, baciandole la fronte con dolcezza e coprendola con il lenzuolo. 
Non solo si sentiva davvero super felice di aver avuto la conferma che aspettassero un maschio, ma dall'altro lato Dean tremava dentro perché aveva il terrore di sbagliare qualcosa e di non essere in grado di crescerlo, non dopo la maniera in cui John avesse cresciuto lui e suo fratello. 
Con Mary era diverso, era più semplice dato che la piccola non fosse altro che una mini versione di Abby più testarda e cocciuta, ma l'idea di avere un maschietto lo terrorizzava parecchio. 
Spostò lo sguardo sulla donna fra le sue braccia perché forse era arrivato il momento di esternare le proprie preoccupazioni e condividere con lei la paura che avesse nel crescere quel bambin, ma quando osservò il suo viso contratto in un'espressione pensierosa capí di non essere l'unico avvolto nelle preoccupazioni. "Ehi ragazzina, tutto bene?".
Abby sollevò lo sguardo serio su di lui e lo guardò per dei lunghi istanti mentre decideva se fosse davvero il caso di dire ciò che le passasse per la mente da qualche giorno a quella parte, sospirando appena e facendo spallucce. 
Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare quella conversazione, quindi meglio tardi che mai. 
Si scostò appena per guardarlo meglio e appoggiò il viso al braccio sinistro piegato e appoggiato contro il materasso, osservando i suoi occhi verdi così curiosi di capire cosa stesse accadendo. "Sto iniziando a pensare che forse dovrei accettare la proposta degli inglesi adesso che non sono troppo incinta per farlo".
Dean accennò un sorriso pensando che Abby stesse solamente scherzando, ma quando vide il viso della ragazza rimanere serio esattamente come prima, Dean sollevò un sopracciglio e la guardò con aria perentoria. "No". 
"Dean, forse potrei dare una mano per testare le armi chimiche contro i mostri. Ho parlato con Dan e mi ha raccontato degli esperimenti che sta conducendo da anni, ma gli manca qualcosa e se solo guardarsi il suo lavoro potrei aiut-..". 
"Ho detto di no!". 
Abby sollevò un sopracciglio e lo guardò con aria accigliata, perché di certo non stava parlando con Dean per ottenere un permesso, ma voleva solamente discuterne con lui e ragionare insieme sulla possibilità di poter trovare un compromesso con gli inglesi. "Sai che lo farei unicamente per Mary e per il nostro bambino, per Nathan e anche Henry, il figlio di quell'idiota di mio fratello! E sto iniziando a pensare che forse tua madre non aveva tutti i torti quando se n'è andata due settimane fa".
Dean si sedette di scatto sul letto lasciando scivolare il lenzuolo bianco fino al suo basso ventre, guardandola in cagnesco per aver tirato fuori l'argomento Mary e la guardò per un lungo istante prima di scuotere la testa ed iniziare a raccattare i suoi vestiti da terra. "È fuori discussione che tu ti unisca a loro, smettila di parlarne". 
Abby si sedette sul letto con un sospirò, appoggiando la schiena contro la spalliera di legno del letto ed osservando il ragazzo iniziare a rivestirsi con rabbia. "Perché? Non andrò a caccia, starò in laboratorio dove sarò protetta e dovrò solamente limitarmi a fare il mio lavoro, quello per cui ho studiato per anni all'università. E tu e Sam potreste cacciare insieme a Dan, guardarvi le spalle a vicenda e..". 
"Hai già sistemato tutto nella tua mente, vero?!" chiese Dean infilandosi la maglietta e chiudendo la cinta dei suoi jeans, per poi avvicinarsi nuovamente alla ragazza ancora a letto, puntandole un dito contro e guardandola in cagnesco. "Tu lavori con tuo fratello in laboratorio e studierai, che so?, i licantropi? Trovi un'arma efficace e mandi me, Sam e Dan a caccia per sterminare i lupi uno dopo l'altro. Sembra un ottimo piano, davvero. E dove sta la fregatura?". 
Abby lo guardò con aria seria e sospirò, facendo spallucce mentre si lasciava andare ad un leggero sorriso amaro. "È questo il punto, Dean. Non credo che ce ne siano. Vogliono aiutarci e non penso che farsi la guerra l'un l'altro possa portare all'estinzione di massa dei mostri. Mary ha solo quattro anni, prestò lascerà l'asilo e inizierà la scuola e avrà bisogno di un luogo diverso dal bunker in cui vivere e questo bambino che sta arrivando avrà le stesse esigenze. Non te l'ho detto perché voglio che tu prenda una decisione adesso, ma puoi pensarci, parlarne con Sam e decidere di non farne parte. Ma io lo farò: domani pomeriggio Dan mi mostrerà la base".
Dean ascoltò il suo discorso con attenzione e sospirò rumorosamente, scuotendo la testa e guardando nei suoi occhi così decisi un po' più a lungo, sapendo che Abby avesse già deciso e che glielo stesse solamente comunicando; scosse la testa sospirando e le diede le spalle, avanzando fino alla porta e sbattendosela alle spalle forse con troppa forza dato il forte tonfo che produsse, mentre sentiva la rabbia crescere dentro di lui.
Voleva proteggere Abby ed il bambino, era ciò che avesse sempre voluto.
Ma Dean sapeva che se Abby si fosse allontanata troppo da lui, probabilmente non sarebbe più riuscito a preservarla dall'attacco di ogni loro nemico. 
 
  
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