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Autore: Harry Fine    09/04/2023    2 recensioni
Iselen Surana, Runaan Mahariel, Aida Tabris, Persephone Cousland, Micah Brosca e Aura Aeducan vivono ognuno la propria vita, tutti bloccati dai loro problemi e deliziati dai loro affetti. Nessuno di loro sa chi siano gli altri, ma molto presto dovranno unirsi e affrontare il Flagello, la calamità peggiore che loro e il loro mondo abbiano mai visto e che minaccia di inghiottire ogni cosa, insieme ad un'improbabile compagnia di alleati, facendo tutto ciò che è necessario per salvare il paese che conoscono. Anche se il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Alistair Therin, Custode, Morrigan, Nuovo personaggio, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Micah si stava mordendo la lingua per non imprecare. Credeva di poter sopportare ogni cosa dopo le vie profonde, e invece non c'era limite al peggio!

Prima lei, Sten e gli altri erano dovuti restare a girarsi i pollici per ore, poi un tipo che si diceva custode grigio si era presentato di punto in bianco al palazzo. E mentre lo stavano interrogando, Aida e Morrigan erano tornate di corsa insieme alla regina Anora, un tipo col muso da faina addormentato, un cretino simile ad uno stecco con gli occhi… e soprattutto senza Iselen, Runaan e Persephone!

La strega aveva raccontato loro quanto era accaduto: non credeva di aver mai visto Alistair e Sten così furiosi e lei aveva colpito il tavolo con tanta forza da farsi male. Gli unici in grado di risolvere i loro casini erano stati buttati nel peggior buco di tutto il paese nel peggior momento possibile!
Ovviamente Arle Eamon si era messo a strillare come un nug al macello, in pratica accusando Morrigan e Aida di non aver fatto abbastanza per salvarli!
Aveva pensato che sua moglie fosse insopportabile, ma lui era peggio: petulante, rumoroso e per di più un ingrato! Non appena gli avevano chiesto di inviare i suoi uomini, si era subito opposto con la scusa che “sarebbe stata come una dichiarazione di guerra”.


Sentì un'altra scossa di rabbia al solo pensarci. Era proprio come le teste di Marmo di Orzammar. Quando si era trattato dei loro interessi, tutti avevano dovuto rischiare il collo, ma oira che era il momento di ricambiare il favore, nessuno si azzardava ad alzare un dito!
Però non era poi così sorpresa: era inutile chiedere aiuto a quel branco di culi impomatati. Aveva imparato fin da bambina che per fare le cose bene era necessario farsele da soli. Anche se mai avrebbe pensato di ritrovarsi in una posizione tanto scomoda.
Era seduta su un carro che procedeva spedito lungo le strade polverose di Denerim. Leliana era insieme a lei e anche Zevran, trasportando delle enormi casse proprio verso Forte Drakon!
L'elfo era alla guida dei cavalli, perfettamente a suo agio nei vestiti di tela che avevano sostituito la sua armatura, mentre Leliana continuava a guardare la strada, lo sguardo azzurro distante.


La nana sbuffò, cercando di sistemare di nuovo la gonna del dannatissimo abito che aveva dovuto indossare: si era ritrovata in situazioni peggiori, ma non le aveva mai dovute affrontare conciata così!
Appena lei, Alistair e tutti gli altri avevano scoperto quanto era accaduto, avevano iniziato a cercare un piano per salvare i loro amici, ma espugnare una fortezza come quella era impossibile. Perciò, l’orlesiana aveva proposto l'idea di spacciarsi per semplici fattorini, usando casse piene di pezzi delle armature che gli aveva portato Erlina come scusa per entrare.
Come piano non le era dispiaciuto: l'avrebbero fatta sotto il naso alle guardie grazie al loro stesso equipaggiamento e avrebbero tirato fuori quei tre non appena fossero riusciti a defilarsi. Era migliore di qualsiasi idea Berath avesse mai avuto. Ma poi aveva scoperto cosa le donne che effettuavano consegne nella capitale fossero costrette ad indossare!

Le mancava l’aria: quel dannato corpetto la stava soffocando. Il peso del coltello nascosto in esso era confortante, ma senza tutti gli altri e la sua armatura si sentiva scoperta, nuda. Ma si impose di non farsi distrarre da quelle stupidaggini. Ormai mancava poco.

Forte Drakon si stagliava massiccio aldilà del ponte. Era una costruzione di pietra ormai annerita dal tempo e l’umidità, talmente enorme da far svettare le sue guglie contro le nuvole. Un grosso portone di legno e ferro bloccava l'entrata e sui lati c'erano quattro guardie armate di tutto punto a sorvegliarla.
Tutto in quel luogo sembrava voler comunicare paura. Persino il fiumiciattolo scorreva lento sotto il ponte, come se anche lui fosse spaventato, ma la nana si aprì nel suo celeberrimo ghigno: non era il posto peggiore in cui erano stati, almeno lì dentro non c'erano Alti draghi o Prole oscura. Ad essere onesta, temeva molto di più il doversi fingere un'innocua fattorina e rendere la recita credibile che doverci entrare.


Zevran fece proseguire i cavalli verso l'entrata con aria placida, il suo miglior sorriso in viso quando le guardie si avvicinarono
《Alt.》 Disse uno di loro, la spada già pronta ad essere sguainata. 《Per quale motivo siete qui?》
《Siamo qui per una consegna, mio buon uomo.》 Rispose l'elfo con naturalezza. 《Abbiamo delle armi e delle armature nuove solo per voi. Il migliore acciaio di Antiva, ve lo posso garantire.》
L'altro non parve convinto. 《Non siamo stati informati di alcuna consegna.》

Zevran assunse un'aria delusa alquanto convincente. 《Oh, disdetta, deve esserci stato un errore. Io e le mie colleghe abbiamo fatto tanta strada per nulla. Beh, allora suppongo toccherà a voi avvertire i vostri superiori che avete rimandato indietro equipaggiamento nuovo che dovrà essere pagato non meno di cinquanta sovrane.》
《A pezzo.》 Specificò Micah, reggendogli il gioco, trattenendosi a stento dal ridere quando li vide diventare bianchi come cenci.

L'antivano fece segno di tornare indietro, l'aria sempre a suo agio, ma i due si misero in mezzo. 《Fermi!》 Urlò il primo. 《Permetteteci di guardare nelle casse e se è davvero tutto in regola, vi lasceremo entrare.》
Zevran annuì con un nuovo sorriso, e i due salirono.
Micah li osservò aprire le casse e guardare le armature, la mano pronta a prendere il pugnale.

Leliana le mise una mano sulla spalla, l'espressione in apparenza rilassata, finchè quei due non parvero soddisfatti della loro ispezione.
La nana tirò un lieve sospiro di sollievo quando vide le enormi porte spalancarsi, ma sapeva che quello era solo l'inizio. Introdursi in certi posti era la parte facile, era uscirne tutta d'un pezzo il vero problema.


Gli uomini li scortarono verso un'arcata più piccola, dove ad attenderli c'erano altre guardie. Scesero dal carro con attenzione, e Zevran avanzò col suo solito sorriso gioviale. Lei invece si guardò intorno.
Quel posto era costruito in modo spartano, ma era molto ampio e con un'architettura intricata, di pietra buona, e soprattutto strapieno di guardie. Tirare fuori tre prigionieri tanto importanti e farli uscire in modo discreto sarebbe stata un'impresa.
Se solo Aida fosse venuta con loro: con quel suo naso avrebbe trovato i loro amici in un attimo e avrebbe potuto fiutare le guardie e avvertirli. Però, da quando era tornata dal palazzo di Denerim, l'elfa sembrava avere la testa da un'altra parte: a quanto pareva, c’erano stati grossi guai nella sua vecchia casa, e per quanto potesse tecnicamente capire come si sentiva, loro non potevano perdere altro tempo.


Si trattenne dallo sbuffare per l’ennesima volta e un fruscio d'ali attirò la sua attenzione. Vide un corvo posarsi su una delle poche finestre aperte, gli occhi gialli fissi su di lei, prima di rivolgerle un cenno col capo e iniziare a rimpicciolire.
Micah osservò il corpo di Morrigan diventare liscio, lucido e tondeggiante, le otto zampe striate che si muovevano rapidamente mentre risaliva il muro, gli otto inquietanti occhi sempre puntati su di loro.

La nana fu certa di essere l'unica ad averla notata, perché nessuna delle due guardie disse una sola parola, anzi fecero loro segno di seguirli. Sentì il nodo allo stomaco allentarsi un po': per fortuna, quei cretini non avevano scoperto il loro asso nella manica.


Le due guardie li scortarono lungo i corridoi, aiutandoli a spingere le casse e blaterando qualcosa riguardo al parlare col capitano. Micah invece contò le svolte, le stanze e persino i passi necessari per arrivare: i suoi sensi da membro del Karta attivi, alla ricerca di segni distintivi nelle da poter seguire al ritorno.

Però la cassa che stava trascinando Zevran urtò uno dei gradini dell'ennesima scala, rischiando di cadere; una delle guardie gli rivolse uno sguardo di fuoco.
《Attento, orecchie a punta. Se sarete voi a danneggiare la merce, non aspettatevi risarcimenti!》
L’elfo annuì senza scomporsi, mentre Micah lo aiutava a rimettere la cassa in posizione per tenere le mani occupate, i denti tanto digrignati da farle male.
Sapeva che in condizioni normali quei due idioti sarebbero stati sgozzati nel giro di cinque secondi, ma si ricordò ancora una volta che lei in quel momento non era un'ex sicario del Karta, ma la galoppina di qualche signorotto antivano che non aveva mai maneggiato armi se non per riporle e consegnarle!

Inghiottendo il rospo, aiutò il biondo a far muovere le casse senza farle cadere. Stavano scendendo verso il basso, su una scalinata talmente lunga da sembrare infinita. Le torce alle pareti erano diventate più rade, lasciando che il buio incombesse pesante su di loro.
Sentiva sopra di se la presenza di Morrigan, che danzava dolcemente sui suoi fili di seta, elegante e potenzialmente letale come al solito, finchè non giunsero all’ultimo scalino. La luce lì sotto era molto più fioca e fu lì che finalmente le sentì.
Urla, gemiti, pianti, preghiere, rumori di frusta e fruscii di spada. Si mescolavano in una cacofonia di suoni che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque altro. Sentiva il familiare odore dolciastro del sangue. Tanto sangue.


Attraversarono una porta piuttosto ampia, Zevran e Leliana subito davanti a lei, e sbucarono in un grande corridoio pieno di nicchie. Capì quale fosse l'origine dell’odore.
In ciascuna nicchia, decine di prigionieri giacevano a terra o legati a pali, mentre le guardie squartavano la loro pelle con spade, fruste o lacci di cuoio, sollevando urla disperate che si facevano via via più flebili.
Molte persone erano riverse a terra, abbandonate come spazzatura: maschi e femmine di ogni età, sia elfi che umani. I loro corpi erano gonfi di ematomi e tagli profondi che tingevano di scarlatto le pietre del pavimento, lo sguardo vitreo e fisso.

Zevran emise un fischio divertito. 《Uno spettacolo familiare. Sento nostalgia di casa.》
Micah vide Leliana tirargli una gomitata, ma per una volta quella bocca larga aveva ragione: neanche per lei era uno spettacolo familiare. Quel posto era buio, angusto, pregno della puzza di sangue, urla e lacrime: una copia sputata di città della polvere


Avanzarono lenti, le casse che stridevano contro il pavimento appiccicoso. I soldati non li degnarono di una seconda occhiata, troppo occupati con quel branco di poveracci e lei ringraziò la Pietra. Un uomo in lontananza urlò una preghiera confusa: fu stroncata dal sibilo di una lama.
Micah ignorò tutto questo e continuò a camminare, cercando di non incespicare sul sangue ancora fresco. Ma un singulto penetrò le sue orecchie. Sulla destra, una donna stava frustando la schiena già dilaniata di una ragazza. Quella emise appena un gemito, il volto rigato da lacrime esauste, gli occhi spenti di chi stava ormai per morire. Non poteva avere più di sedici anni
Arricciò il naso: anche quello spettacolo le ricordava casa sua, era probabile che quella poveretta si fosse difesa da qualcuno che voleva metterle le mani addosso.


Una delle guardie che li stavano scortando sorrise divertito. 《Ehi, Lusia!》 Urlò alla torturatrice, che aveva già alzato la frusta. 《Hai finito con lei oppure ti serve una mano?》
L'altra sorrise sorniona. 《No, ci sono quasi.》 Disse tranquillamente, frustando ancora. La sua vittima crollò a terra, altro sangue sporcò il terreno.
La nana notò Leliana stringere I pugni, I suoi occhi azzurri calmi solo in apparenza. Le afferrò una mano: era uno spettacolo disgustoso, ma non era il momento di fare la buona samaritana. 
La trascinò in avanti, i denti stretti, però scattò indietro per la sorpresa quando un uomo di si lanciò ai piedi della rossa, la faccia stravolta dal dolore, gli occhi sbarrati e la pelle ricoperta di squarci sanguinanti.

Si aggrappò all'orlo della sua gonna con un gemito inumano, stt parole incomprensibili prima che la spada di un soldato gli trapassò il cranio. Stramazzò a terra in una pozza rosso scuro, gli occhi spalancati e morti.
《Mi perdoni signorina.》 Disse l'uomo in armatura che lo aveva finito, un ghigno ferale sul viso mentre tirava un calcio al cadavere. 《Spero che questo avanzo umano non vi abbia spaventata.》
La rossa aveva gli occhi sbarrati, rivolti verso il sangue sulla sua gonna, ma si riprese immediatamente. 《No, vi ringrazio.》 Disse, la voce bassa, forzando un sorriso. Micah sapeva che la sua non era paura: l'aveva vista uccidere senza battere ciglio. Ma la tortura era una storia diversa.


Gettò uno sguardo verso l'alto: Morrigan era ancora nella sua forma di arachide. Penzolava seccata da un filo di seta, oscillando come per dirgli di sbrigarsi.
Era d'accordo con lei. Erano venuti lì per salvare i loro compagni, ma stavano perdendo troppo tempo. Non avevano nemmeno trovato una maniera per levarsi dai piedi gli uomini che li stavano accompagnando!
Prese il polso di Leliana e la costrinse a muoversi per la seconda volta. Stavpòta, ignorò le urla, ignorò il sangue, ignorò persino la donna che le cadde davanti quando un soldato la trapassò da parte a parte. Si limitò a spingere quella dannata cassa e ad andare avanti.


Attraversò i corridoi umidi, il suo cuore pulsava furioso mentre cercava una qualsiasi idea per sbarazzarsi delle guardie senza che l'intero forte gli si rivoltasse contro. C'erano uomini e donne armati in ogni angolo, troppi per poter sperare di vincere uno scontro.
Gettò uno sguardo a Zevran, che pareva fin troppo calmo data la situazione. Sperava davvero che per una volta l'assassino stesse provando a pensare ad un piano piuttosto che concentrarsi sulle solite idiozie, ma poi i due soldati si fermarono, interrompendo i suoi pensieri. 《Ok, basta.》 Disse quello a destra.

La nana si immobilizzò, gli occhi puntati su quei due. Li avevano scoperti? Come diavolo avevano fatto!?
Si guardò intorno. Per fortuna erano arrivati ad un crocevia dei corridoi: c'erano solo loro lì, avrebbero potuto far fuori quei due cretini in un attimo. Li guardò voltarsi, la mano che sfiorava il coltello.
Zevran rivolse loro un’espressione di magistrale curiosità, uno stiletto affilato nascosto nel palmo della sua mano, e Leliana fece altrettanto con naturalezza.


I soldati si rivolsero uno sguardo a vicenda. 《Direi che può bastare.》 Disse quello a sinistra.
《Si.》 Ribattè il suo compare.
Micah tese tutti i muscoli, pronta a tagliargli la gola, ma si rese conto che le loro facce esprimevano solo noia. 《Avete visto com'è l’andazzo.》 Proseguì il tipo a destra, sbadigliando. 《Seguite il corridoio, andate a sinistra, poi a destra, di nuovo destra e troverete l’armeria. Scaricate le casse e andatevene》


Micah fece del suo meglio per non apparire troppo sorpresa mentre li fissava allontanarsi. Si era preoccupata tanto per pensare ad un modo per sbarazzarsi di quelle zucche vuote, e invece se ne erano andati di propria sponte!
Le venne da ridere. Che dopo un anno di continue rotture, gli Antenati avessero deciso di stare dalla loro parte per una volta!?

《Il Fato è dalla nostra, mie coraggiose signore.》 Esclamò Zevran contento. 《Ora l’unico problema è trovare la cella dove sono rinchiusi i nostri amici!》
La nana annuì, guardandosi intorno. I soldati avevano detto loro come raggiungere l'armeria, ma di sicuro la cella di Iselen e gli altri era ben lontana da ogni arma!
Però Morrigan scese di colpo davanti ai suoi occhi, sempre appesa a quel suo filo di seta e quattro delle otto zampe puntate verso il corridoio davanti a loro. Le sue tenaglia stavano schioccando irritate, di certo dicendo qualcosa del genere “mentre voi perdevate tempo, io ho fatto ciò per cui siamo venuti qui”.


Seguirono le indicazioni, spingendo quelle dannate casse per non dare nell'occhio. Videro altri corridoi, altre torture, altri cadaveri, e nessuno fece caso a loro
Sentì due di loro sussurrare però. 《Hai sentito? Il selvaggio della foresta ha fatto fuori una novellina. Mi hanno detto che ha usato qualche magia Dalish per farsi spuntare zanne e artigli e l'ha ammazzata lì.》
Il suo compare scosse la testa. 《Stronzate》
《Ti dico che è vero.》 Replicò l'altro.
La nana drizzò le orecchie e accelerò il passo. Se Runaan aveva davvero fatto fuori una guardia, non aveva idea delle condizioni in cui lo avrebbero trovato.



La Strega li portò all'entrata di un ultimo corridoio, meno illuminato degli altri e uno dei pochi privi di nicchie e macchie di sangue. Un grosso portone di metallo sbarrava l’accesso all'ultima stanza.
Micah ghignò, accelerando il passo, ma poi una voce la costrinse nuovamente a fermarsi.
《Chi siete voi?!》
Imprecando sottovoce, la nana si girò verso un uomo dalla folta barba scura. L'armatura possente e lo spadone lucido segno che non era un banale soldato.
《Siamo dei semplici fattorini, messere.》 Disse Leliana. 《Siamo venuti qui da Antiva per consegnare delle nuove armature al vostro forte, ma temo ci siamo persi.》
Lo sguardo dell'uomo si indurì. 《No, siete intrusi.》 Sguainò la sua arma. 《Io comando qui e non ho richiesto equipaggiamento in più.》

Micah affondò la mano nella veste per recuperare il coltello mentre l'uomo li caricava tutti e tre. Alzò il coltello, pronta a lasciarlo, ma un lampo viola scintillò alle spalle del loro nemico.
Fu un attimo: gli occhi rivoltati all'indietro, l'uomo crollò a terra svenuto, rivelando la figura nuovamente umana di Morrigan, le braccia incrociate sotto il seno e l'aria irritata. 《E voi sareste sicari?! Avrei fatto prima se fossi venuta da sola!》
Micah avrebbe voluto risponderle che almeno loro non rischiavano di venire spiaccicati da chiunque avesse paura dei ragni, ma la strega la superò con passo stizzito, raggiungendo la porta. 《Rendetevi utili》
La nana si avvicinò alla serratura, il coltello e un lungo pezzo di metallo in mano. Sentì con soddisfazione lo scatto familiare dopo nemmeno qualche secondo. Si aspettava una sfida migliore.


Oltrepassarono la soglia lentamente: c'erano solo due guardie lì dentro, entrambe armate, ma girate verso la gabbia, e dal loro tono arrabbiato era facile intuire che stessero parlando con Runaan.
Il Dalish era coperto di lividi e tagli, con un occhio nero e gonfio che rovinava l'armonia dei tratti delicati. Dovevano averlo pestato più di una volta.
Micah non dovette dire nulla: Zevran e Leliana si mossero senza emettere un suono. La prima guardia cadde con una lama dell’antivano piantata nella nuca e quando la sua compare si voltò, trovò il pugnale di Leliana ad attenderla. Crollò a terra con un gorgoglio
《Non temete amici miei, siamo qui per salvarvi!》 Esordì Zevran sorridente, per poi cambiare di colpo espressione quando vide com'era ridotto Iselen.
Il mago giaceva disteso, la testa sul grembo di Persephone. I suoi occhi vacui e decentrati non sembravano nemmeno vedere cosa gli stesse intorno
《Che gli è successo?》 Sibilò, serissimo, mentre la rossa si occupava della serratura della cella
《Gli hanno dato una pozione per bloccare i suoi poteri magici.》 Spiegò la corvina, l'unica a non avere ferite gravi. 《L'effetto svanisce dopo alcune ore, ma l'ultima volta l'hanno costretto a berne molta di più.》

Micah vide chiaramente l'elfo stringere il pugnale insanguinato con forza, una vena che pulsava sulla sua fronte. Sapeva che avrebbe dovuto temere per il suo amico, ma non potè fare a meno di sorridere sorniona: Non aveva mai visto l'assassino arrabbiarsi prima. Iselen aveva davvero fatto colpo.
Gli diede una gomitata. 《Tranquillo, il tuo bello si riprenderà. Per adesso, facciamolo uscire.》

Lui annuì e quando la porta della cella si spalancò, si affiancò a Persephone, che uscì per prima, tenendo il mago sulle spalle. Runaan si fece avanti subito dopo, zoppicando leggermente.
Morrigan gli si avvicinò e lui inarcò un sopracciglio con fare divertito. 《Vedo che sei qui anche tu.》
Lei alzò gli occhi, fingendosi seccata 《Qualcuno deve pur salvarti dalla tua stessa idiozia.》

Il dalish sorrise, ma Leliana attirò la loro attenzione. 《Perdonatemi, ma forse sarebbe il caso di finire queste conversazioni fuori di qui.》 Poteva sentire dei nuovi passi risuonare lungo le scale. Passi concitati, di persone che indossavano delle armature
La Strega sbuffò, nuove volute oscure che danzavano sulle punte delle sue dita. 《Per quanto mi costi ammetterlo, ha ragione. Abbiamo lasciato Arle Eamon e Alistair da soli. Tremo al solo pensiero.》
Alzò le mani, la nube nera si allargò attorno a loro. Videro il portone spalancarsi, una serie di guardie che piombava all'interno con urla allarmate, ma poi le volute li nascosero alla vista. Si sentirono leggeri per istante, mentre i suoni del mondo esterno svanivano.


**


《Non ne ho la minima intenzione Eamon.》 La voce della regina Anora risuonò perentoria nella stanza.
Runaan si portò due al ponte del naso. Quella donna era una stronza. Loro le avevano salvato la vita e lei non solo non collaborava, ma stava parlando loro come se fossero stati un branco di bambini.

《Anora, vi prego, la situazione ormai è cambiata.》 Replicò inutilmente l'uomo.
La donna, seduta davanti a loro, scosse la testa, il viso colmo di derisione. 《Se pensi che rinuncerò al trono in favore di quel bamboccio di Alistair, temo che tu sia irrimediabilmente in errore.》


Il Dalish si trattenne dallo sbuffare. Mesi prima non avrebbe esitato un attimo a mandarla al Temibile Lupo, ma ormai sapeva che sarebbe stato un errore. Purtroppo molti shem nobili erano ancora schierati fermamente con Loghain e senza l'intervento di sua figlia, era probabile che avrebbero messo loro i bastoni fra le ruote finchè non sarebbe stato tardi
Gettò uno sguardo a Persephone, il cui viso non tradiva nessuna emozione. Lei, Iselen e Wynne erano seduti accanto a lui, i loro occhi puntati sulla regina.
《Inoltre, se mi facessi da parte, condannerei il Ferelden. Quel ragazzo non ha la minima idea di come si governi un regno.》 Proseguì la donna, mentre l'arle si sedeva con un sospiro esausto.
《Non lo farebbe da solo.》 Rispose la corvina.
Il suo tono era tranquillo, ma Anora assottigliò gli occhi. 《Naturalmente; sono secoli che i Cousland anelano al trono. Ma non dovrete scomodarvi, Lady Cousland.》 Affermò lei, il veleno evidente nel tono pacato. 《Ho governato per cinque anni e posso continuare: Sono la più adatta garantire il futuro del nostro paese. Cailan era un brav'uomo, ma non era lui a gestire la politica del nostro regno. Sostenetemi, e avrete il mio esercito per vincere l’arcidemone 》


“Al costo della testa di Alistair” pensò Persephone, ma rimase calma, gli insegnamenti di sua madre sempre in mente. 《A dire la verità, altezza, voi non potete garantire un futuro al Ferelden. La vostra impossibilità di garantire un erede al trono, anzi, potrebbe portare ad una futura guerra per la successione.》
Runaan osservò con una certa soddisfazione il lampo di sorpresa negli occhi della regina, ma lei non perse nulla della sua compostezza. 《Siete in una posizione davvero fragile, custodi. Vi aggrappate a pettegolezzi senza prove per cercare di ottenere ciò che volete?》

《In verità, noi abbiamo le prove, vostra altezza.》 Rispose Iselen, la voce e gli occhi ormai liberi dagli effetti della pozione antimagia, mentre Wynne tirava fuori dalla sua sacca una lettera.
Persephone la prese e iniziò a leggerla.《”Imperatrice Celene. La vostra ultima lettera mi ha fatto riflettere profondamente e ho realizzato che avevate ragione. Il mio regno, così come il vostro, merita di proseguire e prosperare, ma purtroppo temo che la mia consorte, la regina Anora, potrebbe non essere adatta a questo ruolo. Per anni ho voluto ignorare le voci secondo cui un erede sarebbe stato un sogno effimero, ma dopo tante speranze invano, sono costretto a vedere la verità. La vostra offerta, tuttavia, mi da speranza che la stirpe dei Theirin non si estinguerà con me. Sarò lieto di discuterne nuovamente quando la minaccia della prole oscura sarà sventata. Sinceramente vostro, re Cailan Theirin del Ferelden”》
Runaan stavolta sentì gli angoli della bocca alzarsi mentre il colore defluiva sempre più dal viso della regina. Gli ricordava le prede che cacciava nei boschi

《Quelle lettere, come il sigillo, potrebbero essere state falsate.》 Disse Anora ostinata, la voce acuta
La corvina annuì. 《È vero, ma io so che contengono la verità. Sia Iselen che Wynne sono dei guaritori spirituali esperti e quando vi hanno esaminata, hanno subito scoperto che voi siete effettivamente sterile.》

《Inoltre》 Si intromise Runaan. 《Noi vi abbiamo salvato la vita quando avremmo potuto lasciarvi a marcire nel palazzo di Howe. Siamo finiti a Forte Drakon per voi. Ci dovete molto di più che la vostra libertà, “altezza”.》 Terminò sprezzante
《Per non parlare del fatto che sia i Theirin che i Cousland sono le famiglie più antiche del Ferelden, mentre i genitori di vostro padre erano dei contadini. Se qualcuno mettesse in luce quanto re Cailan ha scritto, anche voi finireste senza più nulla in mano.》

Le unghie di Anora stavano rovinando la seta del suo abito, gli occhi schizzavano dai maghi alla giovane Cousland, brillanti d'ira. Aveva imparato a gestire i nobili fin da bambina: aveva appreso come ritorcergli contro le loro stesse bugie, ma quella ragazza non aveva mentito. Ogni singola parola era la verità.


《Se invece doveste decidere di sostenere me e Alistair come sovrani, la situazione sarebbe diversa》 Proseguì Persephone. 《Siete comunque erede del seggio di vostro padre a Gwaren: sareste Teyrna di una delle città portuali più importanti del Ferelden, e nessuno vedrebbe mai il contenuto delle lettere.》
La donna strinse I pugni ancora di più, ma poi si rilassò e si alzò con grazia. 《Io… ci penserò.》 Disse, dirigendosi verso la porta, ma attese prima di varcarla. 《Alistair desidera ancora la testa di mio padre, vero?》 Domandò, girandosi verso di loro.
Persephone rimase in silenzio, e la regina assottigliò gli occhi. 《Se volete il mio aiuto, Lady Cousland, fate in modo che viva. Ha commesso degli errori, ma è pur sempre mio padre e senza di lui, la prole oscura decimerà il nostro esercito.》


Non attese di sentire la risposta, ma la corvina strinse ugualmente le labbra. La Regina era una donna intelligente, ma soprattutto troppo furba: non riusciva a fidarsi di lei. Anche se avevano abbastanza prove da farle perdere tutto, avrebbe comunque potuto tradirli. Per non parlare della sua ultima richiesta.
Aveva ragione: anche se avessero vinto la prole oscura, l'esercito reale e i loro alleati sarebbero stati decimati senza Loghain. Ma era ben consapevole che Alistair l'avrebbe odiata per sempre se avesse anche solo proposto di risparmiarlo.


Arle Eamon accanto a lei trasse un profondo respiro. 《Anora è una donna… difficile.》
《Speriamo che mantenga la parola.》 Disse Iselen

La corvina annuì: si sentiva di colpo esausta. Lei, il mago e Runaan non avevano dormito neanche un’ora dopo essere evasi da Forte Drakon. Wynne le aveva dato una delle sue pozioni, ma non era servita a molto
《Ascoltate.》 Si intromise l'anziana maga. 《La regina è una donna testarda, ma intelligente: sa bene che abbiamo sufficienti prove per fare in modo che lei perda ogni cosa. Non serve a nulla preoccuparsi adesso, abbiamo fatto tutto quello che potevamo.》
Persephone sapeva che aveva ragione, ma sentiva comunque un fastidioso peso sullo stomaco. Voleva mostrarsi sicura, ma in realtà si sentiva spossata. Sapeva che stavano facendo tutto il possibile: in meno di un anno loro avevano fatto ciò di cui nazioni intere non erano capaci in decadi, ma non poteva mettere a tacere il terrore sordo che da giorni la stava divorando
L'Arcidemone era quanto di più orribile esistesse al mondo. Era puro male! Un male ormai vicinissimo, pronto ad inghiottire tutti loro. E se pensava che sarebbe bastato anche solo un singolo voto a sfavore all'incontro dei popoli per dichiarare la loro disfatta…

Sospirò profondamente, prima che la porta della stanza si aprisse nuovamente.
Riordan, il custode che avevano salvato al palazzo di Howe, attraversò la soglia insieme a Micah, Shale, Sten, Morrigan, Zevran e Jowan. Non aveva mai visto una combriccola più strana, ma l'uomo Aveva un sorriso cordiale in volto.
《La vostra amica ha ragione, Lady Cousland. E non temete: voi e I vostri compagni avete fatto un lavoro encomiabile.》 Disse, prima di esibire un inchino perfetto. 《E lasciate che mi presenti nuovamente: Riordan dei custodi grigi. La comandante Clarel mi ha inviato qui ad indagare quando i miei fratelli sono stati ricacciati indietro dalle forze di Teyrn Loghain. Vi ringrazio ancora per avermi salvato la vita e sappiate che le mie abilità saranno al vostro servizio.》
Persephone gli sorrise, grata per l'aiuto. Un custode esperto come lui sarebbe stato un alleato prezioso, però sapeva che solo quattro membri del loro ordine, per quanto potenti, avrebbero potuto non bastare.

Wynne dovette indovinare i suoi pensieri, perché si rivolse verso Riordan. 《Credete che la Comandante Clarel sarebbe disposta ad aiutarci adesso?》
L'uomo però scosse il capo. 《Purtroppo i miei fratelli si sono riuniti alla fortezza di Adamant, in una delle zone più occidentali dell'Orlais. Anche se partissi adesso, impiegherei almeno un mese per arrivare》

《Fenehidis.》 Ringhiò Runaan. Era troppo sperare di avere fortuna anche solo una volta!?
Riordan però continuò a sorridere. 《So che non è la risposta che volevate, ma non tutto è perduto. Qui a Denerim c'è un'antica armeria dei custodi. Potremmo andare lì a recuperare quante armi e armature sono ancora utilizzabili. I vostri compagni sono stati entusiasti all'idea》 Accennò a Micah, che si stava già fregando le mani.


La corvina sbarrò gli occhi. Un'armeria!? Non era un esercito, ma ogni aiuto sarebbe stato bene accetto!
Fece per alzarsi, ma Wynne le mise una mano sulla spalla. 《Voi rimanete qui, mia cara. Siete appena fuggita da Forte Drakon e purtroppo dovrete affrontare altre trattative. Avete bisogno di riposare.》
Persephone fece per protestare, ma poi annuì. Molto presto i nobili si sarebbero riuniti, e lei doveva essere vigile per aiutare nelle trattative. Inoltre, dopo la cella di Forte Drakon,l'idea di dormire su un vero letto anche solo per qualche ora era piuttosto invitante.

Dall'altro capo della stanza, Shale ghignò. 《Che la cosetta molliccia dorma, si perderà lo spettacolo.》


**


Runaan inspirò a pieni polmoni. La città puzzava di umanità, di alcol, di cavalli, eppure in quel momento era un odore quasi piacevole. Dopo chissà quante ore rinchiuso in una cella in un sotterraneo umido, poter rivedere il cielo lo faceva sentire in pace.
Osservò Riordan camminare davanti a loro: li stava guidando lungo le strade troppo affollate a passo sicuro, i pugnali che brillavano alla cintura. Ancora non si era fatto un'idea chiara su di lui e sui suoi modi affettati, ma se davvero l'armeria di cui gli aveva parlato era tanto fornita, valeva la pena seguirlo.

I suoi occhi si spostarono sugli altri: nonostante tutto quello avrebbero dovuto affrontare, sembravano allegri. Shale e Morrigan stavano rimirando le gemme esposte su una bancarella, e dal modo in cui a Micah brillavano gli occhi, non sarebbero rimaste lì per molto
Iselen e Zevran stavano camminando davanti a lui: l’assassino sorrideva allegro, una mano sul fianco del mago, mentre Invel gli trotterellava allegro accanto.
Wynne era subito dietro di loro, insieme a Jowan, e per una volta la maga non stava guardando nessuno dei tre con disapprovazione o sfiducia.
Sten invece era accanto a lui, la sua espressione ancora più dura del solito. I grandi occhi occhi viola erano puntati sulla strada, impenetrabili.


Aprì la bocca per chiedergli cosa avesse, ma Riordan attraversò la strada prima che potesse aprire bocca, passando davanti all’Emporio di Wade. Persephone gli aveva parlato spesso di quel fabbro e della sua fama apparentemente enorme: quando Arle Eamon aveva commissionato un’armatura per lei e aveva fatto riparare quella di Alistair, ne era stata molto lieta.

Però il custode anziano non si fermò davanti alla sua forgia, né di fronte alle case subito dopo: imboccò un vicolo stretto e angusto, in fondo al quale c'era… una catapecchia? Runaan alzò un sopracciglio.
L’edificio era piccolo, fatto di legno tarlato e appena vi entrarono, trovarono solo polvere e cataste di casse ormai coperte di ragnatele. Lui non aveva mai visto un'armeria, ma si aspettava qualcosa di diverso.
《Beh, se questo è il concetto di armeria che hanno i custodi, non voglio sapere cosa sia per loro una catapecchia.》 Commentò Micah, osservando con aria critica una vecchia spada rugginosa.
Riordan però non si scompose affatto, anzi si avvicinò ad un grosso armadio rovinato. 《La apparenze sono ingannevoli, mia giovane amica.》 Disse, tirando una leva nascosta. 《Lo imparerai col tempo》


La nana gli tirò un'occhiataccia stizzita, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, si sentì uno scatto di ingranaggi e l'armadio si spostò di lato, mostrando una scala di pietra che scendeva verso il basso.
Oltre essa, c'era una stanza a dir poco enorme. Alle pareti scintillavano coltelli, spade, frecce e archi di magnifica fattura, di ogni forma e dimensione. Effigi di grifoni rampanti erano state dipinte sul soffitto e una schiera di armature con i sigilli dei custodi proseguiva fino all’altro capo della sala. L'aria era stantio, ma non toglieva nulla alla grandiosità di quello spettacolo.
《È… incredibile.》 Disse Jowan a bocca aperta.
Runaan annuì, facendo scorrere le dita su una faretra colma di magnifiche frecce. Tutto lì dentro era coperto di polvere, ma le condizioni erano perfette.

《Molti di questi luoghi sono stati creati attraverso il Thedas.》 Disse Riordan. 《Erano necessari per dare rifugio ed equipaggiamento ai nostri fratelli nel caso ne avessero avuto bisogno. I nostri maghi usarono la loro magia per impedire che lo scorrere del tempo li intaccasse. Di solito solo ai custodi sarebbe permesso entrare, ma vista la situazione, faremo un’eccezione》
Wynne abbassò il capo in segno di ringraziamento, mentre Morrigan accarezzava gli affreschi sui muri, ma entrambe si girarono di colpo quando l’anta di un enorme armadio contro la parete crollò con un fragore assordante, sollevando una nuvola di polvere.
Jowan era davanti al suddetto armadio, la solita aria contrita sostituita da una di meraviglia. 《Iselen! Guarda!》 Disse al suo amico, indicando il mobile: diversi bastoni magici scintillavano al suo interno. Ne aveva già in mano uno: il metallo nero di cui era fatto era coperto di Rune dello stesso viola della gemma che ne decorava la punta.

L’altro mago si mosse rapidamente verso di lui, gli occhi luccicanti di interesse. Le sue dita strinsero un bastone di legno scuro, anch'esso intarsiato di rune e che terminava in una lunga punta di metallo acuminato. Una grossa sfera scintillava su di esso con tutte le gradazioni del blu, avvolta dai rami di legno lavorato. L’aria nella stanza si fece di gelida non appena lo alzò.
Iselen si aprì in uno dei suoi rari sorrisi, le dita che correvano sulle rune incise nel legno e ne studiavano le forme. Non aveva mai visto una creazione magica di simile fattura e potenza, sentiva l'energia scorrere limpida attraverso di esso. Lo faceva sentire sicuro.
Il suo gli era stato rubato quando gli uomini di Loghain lo avevano catturato, perciò era bello essere di nuovo armato.
Notò poco lontano Zevran e Micah rimirare dei coltelli di silverite dall'aria letale, ma poi lo sguardo gli cadde su due armature in particolare. 《Runaan, guarda.》


Il Dalish si avvicinò. C'erano decine di tenute da custodi grigi, e quelle due erano state create per due elfi. Entrambe di resistente cuoio blu borchiato, erano ancora in perfette condizioni.
Quella che stava guardando Iselen era leggera, con un alto bavero a difendere il collo, e il tessuto scendeva lungo dietro le gambe per simulare la veste di un mago e lasciare libere le gambe, protette da calzoni robusti e stivali marroni, lo stesso colore dei guanti lunghi fino ai gomiti e del cinturone attorno alla vita. Un grifone metallico spiccava fiero sulla spalla destra.
Ma fu quella accanto ad attirare lo sguardo
Pareva essere fatta apposta per lui: era più pesante di quella del mago, il cuoio era rinforzato da piastre di metallo sui fianchi e sul petto, su cui spiccava il sigillo dei custodi. I guanti da arciere di pelle lavorata coprivano solo due dita, perfetti per incoccare, e i calzari erano identici ai suoi: robusti, ma leggeri, con le punta delle dita scoperte. Erano fatti per muoversi nel silenzio della foresta come un vero cacciatore dalish.

《È degna di te, Kadan.》 Disse Sten alle sue spalle.
L'elfo annuì dopo averla rimossa dal suo sostegno, accarezzandone appena il pettorale. Non aveva mai visto un'armatura migliore e aveva notato moltissime frecce dall'aspetto letale che qualsiasi arciere avrebbe riposto nella propria faretra.
Non c'era un'arma lì dentro che non fosse perfetta per uccidere prole oscura. Quel posto sarebbe stato di grande aiuto a loro e al loro esercito.

Ma prima di seguire il Qunari verso l'uscita, l'occhio gli cadde su uno scudo: anche quello era di magnifica fattura e come tutto il resto. Il metallo robusto e più affilato sui bordi era decorato dal grifone rampante.
Era più grande e pesante di quello che Alistair utilizzava ormai da mesi, ma avrebbe potuto fargli comodo.


Uscì nuovamente sulla strada, il cappuccio ben calato sul viso per non farsi riconoscere dalla folla, mentre tornava con gli altri verso il palazzo dell'arle. Sten lo affiancò
《Io e il Bas Saarebas codardo volevamo venire. Volevamo salvarvi dalla prigione. Ci hanno impedito di accompagnare quei tre.》 Disse. Pareva… contrito?
Runaan sbarrò gli occhi, sorpreso, ma sorrise. 《Grazie Sten, però non devi preoccuparti. Ne siamo usciti bene.》
Il Qunari scosse il Capo. 《Tu hai fatto molto per me, Kadan. Grazie a te, io posso tornare a testa alta nel Qun. Mi hai dato la risposta che l’Arishok voleva: i custodi grigi sono degni di rispetto. Tu più di tutti. Mai prima avevo trovato chi potessi chiamare Kadan.》 Puntò lo sguardo viola in quello verde dell'elfo. 《Una volta tornato a casa, racconterò del tuo valore, così quando il Qun scenderà per conquistare queste terre, saprà di avere avversari degni》

Runaan si accigliò. 《Spero di non rivederti quel giorno Sten.》
《Se così sarà, combatterai con onore.》 Rispose il Qunari enigmatico, allontanandosi a grandi passi.


**


《Alistair?》 Chiamò Runaan bussando alla sua porta
《Si?》 Chiese il ragazzo, uscendo fuori. Aveva l'aria chiaramente stanca: delle vistose occhiaie spiccavano sotto i suoi occhi, i capelli erano in disordine e un velo di barba incolta ormai gli aveva indurito le guance. Ma il sorriso ottimista, seppur esausto, era quello di sempre

《Sei venuto a farmi visita? Che cosa premurosa!》 Disse in tono scherzoso, facendolo entrare nella stanza.
Il Dalish alzò gli occhi al cielo, prima di porgergli lo scudo che aveva preso all'armeria. 《Tieni.》

Il ragazzo lo rimirò sorpreso. 《Ma è…》
《Uno scudo dei custodi grigi. Riordan ci ha portato in un'antica armeria piena di armi e armature dell'Ordine. Ho pensato che potesse piacerti.》 Disse lui facendo spallucce.

《No Runaan, non è uno scudo qualunque! Leggi qui!》Rispose con gli occhi lucidi, indicando un’incisione all'interno che recitava “Duncan, Comandante dei custodi grigi”.
Alistair lo appoggiò tra di loro. 《Gli è stato donato quando è stato promosso a comandante, ma lui non usava mai gli scudi, sai preferiva usare due lame. Non lo aveva con sé quando…》 Represse un lieve tremore nella propria voce. 《Grazie per avermelo dato Runaan. Io… so che lo detestavi, ma grazie. E grazie anche di essere rimasto nonostante tutto.》
Il dalish abbassò lo sguardo, lieto che non avesse ricominciato a piangere. 《Non smetterò mai di odiarlo, Alistair, ma questo non significa che tu non possa volergli bene. In questa maniera avrai sia il suo scudo che la sua spada per combattere, è più di quanto si meriti》 Sibilò 《E sappi che sono stato tentato più volte di mollarti e sparire》Concluse schietto.

Il ramato si fece sfuggire una risata. 《Oh beh, ma non lo hai fatto. E di questo ti sono molto grato.》
《Per Elgar'Nan, non potevo lasciare Iselen ilsolo a reggere il fardello della tua presenza》 Rispose l'elfo con un sorriso sornione.
《Ehi. Così ferisci i miei fragili sentimenti!》 Esclamò melodrammatico Alistair, prima che entrambi scoppiassero a ridere per quello scambio ridicolo


《Però davvero, grazie per essere rimasto. So che è stata dura, soprattutto per ciò che è accaduto a Tamlen…》 Ma l'elfo alzò la mano per interromperlo, l'ilarità svanita in un lampo dal suo viso.
《No invece. Non lo sai.》 Disse, ignorando la stilettata al petto. Si girò verso la porta, il cuore di colpo accelerato.
Non voleva ripensare a Tamlen, a quello che la corruzione gli aveva fatto, a come lo aveva ridotto, così come non voleva dire ad Alistair che la vita da Custode non era mai apparsa come un regalo ai suoi occhi o che avrebbe volentieri massacrato Duncan appena lo aveva conosciuto se avesse scoperto che aveva abbandonato il suo fratello di sangue a consumarsi nel dolore e nella paura.
Se quel dannato Shem avesse fatto il suo lavoro, forse si sarebbe salvato da quel destino orribile, forse anche Tamlen avrebbe lottato con loro come custode grigio! E chissà, forse le cose sarebbero state diverse! Forse, non sarebbe stata un'esistenza così insopportabile!
Ma quell'idiota aveva pensato solo al suo bisogno di trovare una seconda recluta da trascinare ad Ostagar anche se aveva già Iselen. E quando aveva scovato lui, non aveva neanche pensato a salvare chi aveva davvero bisogno del suo aiuto!

Lo guardò con la coda dell'occhio e, per un secondo, Fu tentato di dirglielo. Fu tentato di urlrgli in faccia che il suo odio per quello Shem bruciava ancora come il primo giorno e che non si sarebbe mai estinto, ma si impose di ricordare che Alistair non aveva colpe per quello che era accaduto a lui e a Tamlen. Era andato lì solo per dargli quello scudo e poi defilarsi. Aveva voluto fargli un regalo, dargli qualcosa di utile, non farlo soffrire inutilmente solo per sfogarsi.


《Aspetta! Secondo te ce la faremo?》 Chiese però il ramato alle sue spalle, fermandolo proprio mentre stringeva la maniglia. 《So che ora c'è Riordan con noi, ma pensi davvero che riusciremo ad uccidere un arcidemone? Ed io? Sarò un buon re?》
Runaan si girò di nuovo, i pugni ancora stretti. 《Non lo so.》 Disse onesto 《Abbiamo fatto ciò che potevamo per riunire i maghi, gli elfi e i nani. Quando siamo partiti dalla capanna di Flemeth, tu hai detto che avevamo bisogno di un esercito e ora lo abbiamo: dovrà bastare. E riguardo l'essere re, peggio di quel felasil di tuo fratello non puoi fare.》

Stavolta il ragazzo ridacchiò perplesso. 《Grazie. Non Ho idea di cosa “felasil” significhi, ma grazie.》
《Inoltre》 Proseguì l'elfo. 《Molto presto avrai la fila di persone pronte a consigliarti su come essere re》

Il ramato emise una seconda risata, stavolta nervosa. 《Chissà perché, la prospettiva mi terrorizza》 Sospirò. 《Ma forse mi sto abituando all'idea. Non quanto andrà bene, ma so che sarà un onore combattere l'arcidemone al tuo fianco.》 Disse, tendendogli la mano con un sorriso
Runaan la fissò sorpreso, ma la strinse comunque. Il gesto gli parve naturale, caloroso: cancellò del tutto l'idea di rivelargli quello che stava pensando fino a poco prima. Gli tornò persino in mente quando lo aveva chiamato “fratello” anche se fino a pochi mesi prima erano pronti ad infilzarsi a vicenda. 
Si morse le labbra. Per quanto quel ragazzo agisse da idiota, era uno dei pochissimi umani onesti che avesse mai conosciuto.


《Poi pensa》 Proseguì il ramato, ignaro dei suoi pensieri. 《Una volta che il Flagello finirà, potremo iniziare a pensare a cosa fare dopo. Magari tu ed Iselen potreste restare qui ancora un po', a meno che Morrigan non voglia trascinarti nel suo covo a fare chissà che cosa.》 Disse, rabbrividendo
Runaan sbuffò per nascondere una risatina. 《Cerchiamo di sopravvivere prima di pensare al futuro. Ok?》
L'altro annuì. 《Hai ragione.》 Disse, prima di guardarlo. 《Allora… a dopo.》


L'elfo annuì ed uscì dalla stanza, la mente ancora in subbuglio. Alistair era cresciuto in quei mesi:non aveva perso il suo umorismo assurdo e i suoi modi di fare imbranati, ma era diventato più forte, più deciso, stava finalmente scendendo a patti con l'idea di diventare re, ed era pronto a tutto pur di uccidere l’arcidemone.

Sbuffò. Già, lo avrebbe affrontato a testa alta e con tutte le forze, perchè lui era come gli eroi delle leggende. Pur di fare la cosa giusta era pronto a fare sacrifici enormi, con un idealismo che lo irritava e al tempo stesso suscitava rispetto.
Era sicuro che anche davanti ad un enorme drago corrotto avrebbe continuato a rialzarsi e a brandire la spada nonostante le ferite. Non si sarebbe fermato finchè il suo nemico non fosse stato ucciso. E sarebbe morto pur di raggiungere il suo scopo.

Strinse I pugni fino a conficcarsi le unghie nei palmi, dirigendosi verso la stanza di Iselen.
   
 
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