Anime & Manga > Le bizzarre avventure di Jojo
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Autore: Green Star 90    09/04/2023    0 recensioni
«Parla!»
«No che non parlo» sbuffò Mamezuku «sei proprio insistente, lo sai? Se non fosse per la mia vendetta ti avrei già buttata fuori a calci! E ringrazia che non abbia detto a Gina di distruggerti il cellulare, dovresti rivolgerti a me con più gentilezza per l’atto di generosità che elargisco nei tuoi confronti!»
«L’unica cosa che vorrei elargirti è un pugno sul naso!» Yasuho ormai non ne poteva più «Perché stai andando a casa di Josuke? Cosa c’entra lui con l’oca?»
«Gina» la corresse Mamezuku
«Gina!» ripeté Yasuho «Che avete a che fare con Josuke? E perché ci sono tutte queste uova, per Dio? E perché sei andato fuori strada?!»
«Le uova sono un regalo per Josuke» Mamezuku scavalcò il guardrail e imboccò il sentiero per la Collina di Occhi, sprezzante dei pietroni che rischiavano di far ribaltare l’autobus «ovviamente tu non avrai nemmeno un pezzetto di cioccolata».
***
[One-shot partecipante alla Goose AU indetta da Siluvaine]
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Nonsense, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le bizzarre avventure di Gina'
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Il triangolo

 

 

 

«Uffa, dove l’avrò messo?».
Yasuho Hirose non si dava pace. Aveva la certezza assoluta di aver messo il cellulare in borsa prima di uscire di casa, ma a metà strada, quando in lei si era insinuata la sensazione un pericolo imminente, l’apparecchio sembrava essere sparito nel nulla. Il contenuto della borsa giaceva rovesciato alla bell’e meglio su una panchina del parco cittadino, ma del cellulare non v’era nessuna traccia. Era probabile lo avesse davvero dimenticato a casa, ma andare a recuperarlo era fuori discussione: quella brutta sensazione le suggeriva che se avesse provato a tornare indietro avrebbe rischiato la vita.

 

«E adesso come faccio a usare Paisley Park?» si domandò Yasuho. Adesso aveva la certezza che il pericolo era tangibile, ma non sapeva se riguardasse soltanto lei o anche altre persone.
E se avesse a che fare col Locacaca? Si domandò in preda all’ansia: ultimamente ne erano successe troppe, e tutte avevano avuto a che fare con il Locacaca e gli Uomini Roccia, per cui maledisse sé stessa e la propria sbadataggine per aver dimenticato il cellulare proprio quel giorno.

 

Tuttavia il danno era fatto e non rimaneva che raggiungere casa degli Higashikata: aveva bisogno di rivedere Josuke per sapere se stesse bene.
Si armò di pazienza, rificcò la sua roba in borsa e tentò di scacciare il panico che iniziava a renderla nervosa: quella sensazione proprio non le piaceva.

Attraversò di fretta il parco e si diresse verso la prima fermata degli autobus che vide. Fortuna volle che un minuto dopo arrivasse un mezzo diretto proprio verso la destinazione di suo interesse, quindi salì subito a bordo non appena le porte anteriori si aprirono.
Ciò di cui non si era accorta, però, era che oltre al conducente e a un’altra passeggera non vi era anima viva.

 

«Ah, sei tu».
Una voce annoiata fece sussultare Yasuho. La ragazza si voltò di scatto e mancò poco imprecasse malamente.
«In circostanze differenti ti avrei ignorata, ma stavolta faccio un’eccezione perché sono di buon umore» Rai Mamezuku le rivolse il più fastidioso dei sorrisi dallo specchietto retrovisore prima di imboccare una traversa «afferra una maniglia e resta in silenzio finché non saremo arrivati, e non rompere le uova, d’accordo?».
Yasuho rivolse un’occhiataccia all’autista e si guardò attorno: tutte le seggiole, eccezion fatta per quella centrale, erano occupate da uova di cioccolato grandi come neonati che rimanevano in equilibrio precario per non si sa grazie a quale divinità; alla seggiola centrale stava seduta un’oca che guardava lieta dal finestrino. Al becco teneva un coltello, mentre da sotto le zampe era visibile lo schermo di uno smartphone.

 

«Ma quello è il mio cellulare!» strillò Yasuho indispettita: l’oca distolse lo sguardo dal finestrino e le rivolse un “quack” di avvertimento.
«Le ho detto io di prenderti il cellulare» intervenne Mamezuku «quando stamattina ho visto Gina correre verso di me mi sono ricordato di quando per colpa tua ho perso due dita della mano sinistra: sai chi è Gina, vero? Risparmiami la fatica di spiegartelo»
«Grazie mille ma so già chi è Gina» Yasuho gli fece la linguaccia e poi guardò l’oca: dalle informazioni che le erano capitate sotto gli occhi navigando su internet aveva letto che tentare di combattere l’animale era del tutto inutile e che chi teneva alla pelle faceva bene a unire il proprio destino a quello della persona da essa designata. Quello di cui non riusciva a capacitarsi, però, era la possibilità che Mamezuku potesse legarsi a qualcosa che non fossero le sue piante.

 

«Toglimi una curiosità» disse alla fine «per chi sono queste uova? E soprattutto chi sta cercando di fare accoppiare questa bestiaccia?».
Il ghigno sul volto di Mamezuku si fece inquietante.
«Nessuno di cui tu debba preoccuparti»
«Parla!»
«No che non parlo» sbuffò Mamezuku «sei proprio insistente, lo sai? Se non fosse per la mia vendetta ti avrei già buttata fuori a calci! E ringrazia che non abbia detto a Gina di distruggerti il cellulare, dovresti rivolgerti a me con più gentilezza per l’atto di generosità che elargisco nei tuoi confronti!»
«L’unica cosa che vorrei elargirti è un pugno sul naso!» Yasuho ormai non ne poteva più «Perché stai andando a casa di Josuke? Cosa c’entra lui con l’oca?»
«Gina» la corresse Mamezuku
«Gina!» ripeté Yasuho «Che avete a che fare con Josuke? E perché ci sono tutte queste uova, per Dio? E perché sei andato fuori strada?!»
«Le uova sono un regalo per Josuke» Mamezuku scavalcò il guardrail e imboccò il sentiero per la Collina di Occhi, sprezzante dei pietroni che rischiavano di far ribaltare l’autobus «ovviamente tu non avrai nemmeno un pezzetto di cioccolata»
«Ma chi se ne frega della cioccolata!» Yasuho si aggrappò al sedile di una seggiola per non rovinare a terra come le uova mentre Gina rimaneva al suo posto come se niente fosse «Fammi tornare indietro immediatamente!»
«Nemmeno se mi implori, devo vederti soffrire!» Mamezuku inchiodò proprio in cima alla Collina facendo sbalzare Yasuho e le uova in avanti «Bene, siamo arrivati e l’uomo della mia vita mi attende».

 

Il presunto uomo della vita di Mamezuku sedeva sulla pietra più grande della Collina e guardava esterrefatto l’autobus arrestarsi bruscamente a qualche decina di metri da lui. Anche con lo stridore dei freni le voci dei due litiganti erano perfettamente udibili.
«Ma quale uomo della tua vita!» sentì gridare Yasuho «Non hai letto il manga? Josuke ama me e gli si alza solo quando abbraccia la sottoscritta! Idiota che non sei altro!»
«Gina se ne frega del canone!» sentì poi ribattere Mamezuku «E poi chi vuoi che ci abbia letto, sono tutti in attesa di vedere Steel Ball Run animato, a nessuno frega un cavolo di noi!»
«Ragazzi...» intervenne Josuke avvicinandosi al mezzo.
«Dici così perché sei il Jobro meno famoso, l’autrice ti ha ficcato in questa fanfiction perché aveva pena di te!»
«Ragazzi… !» ripeté Josuke.
«L’autrice ha buon gusto in fatto di personaggi preferiti, e poi è asociale e adora le trecce come me, se il resto dei lettori è ancora fermo a Gyro e Johnny che scopano nel deserto dell’Arizona preferisco essere conosciuto da pochi ma buoni!»
«RAGAZZI!» urlò Josuke dando un pugno alla fiancata «Volete smetterla?»
«Ha cominciato lui!» di difese Yasuho.
«Ha cominciato lei!» di difese Mamezuku.
«Non mi interessa chi ha cominciato, non voglio che litighiate» disse Josuke, che nemmeno li aveva visti scendere dall’autobus e già aveva mal di testa «fatemi indovinare: Rai, hai incontrato Gina e hai pensato di sequestrare un mezzo pubblico e un lotto di uova di Pasqua per fidanzarti con me e fare un dispetto a Yasuho».
«Esatto» disse Mamezuku con un sorriso «però ti avverto che alcune uova potrebbero essersi rotte durante il trasporto»
«Ok, non importa» tagliò corto Josuke «Yasuho, tu invece hai avuto una brutta sensazione, hai pensato di andare a cercare il cellulare a casa ma, spinta dall’istinto, hai deciso di prendere l’autobus dove hai incontrato Rai e Gina e hai scoperto chi ti aveva rubato il cellulare»
«Questi due ladri!» esclamò Yasuho «Josuke, diglielo che è tutto un imbroglio, non puoi esserti innamorato di questo musone col colbacco!»
«Parla ancora e ti raso i capelli nel sonno!» riprese a urlare Mamezuku «Josuke, questa è pazza, dille tu che Gina ha deciso che...»
«Basta, diamine!» lo interruppe Josuke «Per prima cosa scendete da qui, tutti e tre»
«Ma...»
«Adesso!».
La porta posteriore dell’autobus si aprì sferragliando e Gina, Yasuho e Mamezuku obbedirono.
«Bene» disse Josuke «punto primo: il fatto io che voglia bene a uno non significa che l’altra venga esclusa e viceversa. Punto secondo: l’intento di Gina non è mai stato quello di congiungere uno solo di voi a me, ma di condurvi entrambi qui. Terzo: se fate i bravi vi porto tutti all’Higashikata Fruit Parlor e parliamo di come dovremmo andare d’amore e d’accordo davanti a una bella coppa di frutta esotica farcita alla panna, e ovviamente Gina verrà con noi. Prima di avviarci avete domande da porre?».
Sia Yasuho che Mamezuku sollevarono la mano.
«Si?» chiese Josuke.
«Da quel che so Gina unisce le coppie, non i triangoli» puntualizzò Yasuho.
«Non faccio triangolo con una che non apprezza i colbacchi» sputò Mamezuku stizzito.
«Gina è un tipo dalle vedute molto ampie» spiegò Josuke «se pensavate che sarebbe diventata vostra alleata avete fatto un buco nell’acqua; Gina non ha alleati perché non ne ha bisogno»
«Uffa, sapevo che c’era la fregatura» grugnì Mamezuku in direzione dell’oca, la quale si limitò a fissarlo coi suoi occhietti vacui e la coda scodinzolante.
«Adesso vogliamo andare?» fece Josuke indicando il sentiero per il centro cittadino «Conoscete le regole no? Non si sfugge al destino dell’oca».
 

Yasuho e Mamezuku si guardarono in cagnesco ma non dissero niente. Seguirono Josuke e l’oca verso il Fruit Parlor e giurarono internamente che se qualcuno avesse loro domandato del presunto avvistamento di un’oca con un coltello nel becco avrebbero negato la sua esistenza fino alla fine dei loro giorni.

 

 

***

 

 

È la prima volta che mi approccio ai personaggi di Jojolion e devo ammettere che scrivere Yasuho e Mamezuku che litigano è stato piuttosto divertente. Con questa ennesima avventura di Gina (della quale dovete ringraziare solo e soltanto Siluvaine) vi auguro buona Pasqua e felici abbuffate. :V

 

Mi trovate anche su Ao3, Su Twitter e su Instagram, dove pubblico gli aggiornamenti delle raccolte tuttora in corso.

 

Ancora auguri e alla prossima!

   
 
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