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Autore: Milly_Sunshine    10/04/2023    0 recensioni
La A+ Series è una sorta di evoluzione distopica della Formula 1, in cui i risultati possono essere condizionati dall'alto per esigenze di spettacolo e in cui i piloti sono stati privati totalmente della loro personalità, al punto da dovere tenere segreto il proprio nome e a non potere mai mostrare il proprio volto, riconoscibili soltanto dal colore della vettura che guidano e dal loro numero di gara, oltre che dagli occhi nei rari momenti in cui vengono immortalati con la visiera del casco aperta. Noto sportivamente come Argento Quattro, Yannick è sempre stato l'eterno secondo ed è ben disposto a piegarsi al volere della dirigenza, se questo può portarlo alla vittoria dell'ambito titolo mondiale contro gli avversari Viola Cinque e Rosso Ventisette. Il suo incontro con Alysse, che con la dirigenza della A+ Series sembra avere un conto in sospeso, gli apre gli occhi, ma le nuove consapevolezze si scontrano duramente con le regole della serie: Argento Quattro e i suoi stessi avversari rischiano di ritrovarsi con le loro stesse vite appese a un filo. // Remake di una mia fan fiction sulla Formula 1 pubblicata anni fa su Wattpad.
Genere: Azione, Mistero, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Il ritorno in Europa non riservò ad Argento Quattro grosse soddisfazioni. Il format prevedeva due sprint race la cui griglia di partenza era stilata dal risultato della sessione di qualifiche, una gara con reverse grid e infine il vero e proprio gran premio. Nelle prime due gare fu costretto ad accontentarsi del terzo posto, mentre fu il suo compagno di squadra a imporsi due volte. Nella prima fu Viola Cinque a separarlo dalla possibilità di andare a prendersi la vittoria mettendosi secondo tra lui e Tre, nella seconda quell’onore spettò a Viola Sei. La gara da reverse grid, invece, vide Rosso Ventisette scattare davanti a tutti, complice una rottura del motore in qualifica, a causa della quale sarebbe invece partito ventesimo in ogni altra gara dell’evento.
Rimasto in testa per oltre due terzi di gara, Ventisette iniziò a rallentare il ritmo negli ultimi giri, a causa del degrado delle gomme. Venne superato da Blu Ventuno, che lo staccò di parecchi secondi nei giri che li separavano dalla conclusione. Argento Quattro, partito dalle retrovie, non riuscì a risalire nella top-ten, ma era in buona compagnia: Viola Cinque arrivò alle sue spalle, mentre Rosso Ventotto rimediò un misero nono posto.
Il Gran Premio, la domenica, avrebbe potuto essere la gara della vita, per Argento Quattro. Bruciò i suoi diretti avversari alla partenza e iniziò a viaggiare in testa seminando il vuoto. Era imprendibile e tutto sembrava girare dalla sua parte, ma la peggiore delle delusioni lo attendeva dietro l’angolo. Mancavano appena tre giri quando il motore della sua monoposto esplose in una nuvola di fumo e i pensieri di molti appassionati - avrebbe scoperto più tardi - andarono a un episodio analogo, accaduto a Phil Corujas nel corso della stagione 2008. Fu uno shock e anche l’unica misera consolazione del fine settimana divenne del tutto ininfluente. Argento Quattro era stato molto felice di constatare che, dei suoi avversari più accaniti, soltanto Viola Cinque e Rosso Ventotto erano ancora due seri contendenti al titolo, ma di colpo le performance in netto calo di Rosso Ventisette iniziavano a non interessarlo più.
Nonostante tutto, non apprezzò di vederlo arrivare almeno decimo e artigliare l’ultimo punto disponibile. Si lasciò andare a un’assurda invettiva contro di lui, nelle interviste post-gara. Osservò che ormai chiunque doveva essersi accorto della sostituzione avvenuta in Sudafrica e Malesia, perfino chi era talmente idiota da non essersene accorto sul momento. Dipinse il pilota che aveva gareggiato a Kyalami e Sepang come un avversario degno di considerazione “a cui il vero Rosso Ventisette non è nemmeno degno di allacciare le scarpe”. Si lamentò del fatto che un pilota così scarso potesse occupare un posto di primo piano e arrivò a definirlo il peggiore che avesse mai gareggiato nella A+ Series. Soltanto quando era troppo tardi, si rese conto che le sue dichiarazioni non sarebbero state apprezzate. Anzi, si sarebbe probabilmente ritrovato addosso un cumulo di insulti, visto che buona parte delle sue affermazioni erano facili da smentire. Si immaginò che in molti rimarcassero che Ventisette era stato messo fuori gioco in qualifica da un guasto al motore e che, di conseguenza, fosse stato pesantemente condizionato da quel guasto. Qualcun altro, magari, avrebbe fatto notare che avrebbe potuto giocarsi la vittoria nella gara con reverse grid, sostenendo che, al massimo, si poteva tacciarlo di non essere un fenomeno nella gestione delle gomme. Avrebbe potuto avere dalla sua parte il pubblico più ignorante, incapace di fare simili ragionamenti, ma non era sicuro che fosse una consolazione.
Ben presto, tuttavia, scoprì di non avere tempo da dedicare a quei pensieri. Aveva appena smesso di essere Argento Quattro per tornare a essere Yannick Leroy quando fu raggiunto da Maelle Heidelberg in persona. Di solito non significava nulla di buono.
Cercò di non apparire turbato dalla sua presenza, nel domandarle, in tono cordiale: «Cosa posso fare per lei, signora Heidelberg?»
«Per me non può fare niente» gli rispose la donna, «Ma la invito a seguirmi, perché il CEO desidera parlarle di una faccenda seria.»
«Adesso?»
«Adesso.»
In tono della Heidelberg era irremovibile, quindi Yannick non aggiunse altro. Non voleva certo andare contro le volontà del CEO e della sua assistente, non quando poteva seriamente arrivare a giocarsi il tanto agognato titolo mondiale.
Mentre camminava alle spalle di Maelle, passò in rassegna tutto ciò che aveva detto o fatto nel corso dell’ultima settimana. Non gli sembrava di avere mai superato quel limite invalicabile che conduceva ad avere problemi seri con la dirigenza.
Fu condotto nell’ufficio del CEO, con il quale la Heidelberg lo lasciò solo. Yannick rimase in piedi, a fissare l’uomo che dettava legge sulla A+ Series, almeno finché questo non lo invitò ad accomodarsi.
«Prego, si sieda.»
Yannick fece ciò che gli era stato ordinato, azzardandosi a domandare: «Perché sono qui?»
Il CEO parve divertito da quelle parole.
«Davvero non ne ha la minima idea?»
«No.»
«Lo sospettavo.»
«Lo sospettava?» ripeté Yannick. «Mi devo preoccupare?»
«No, assolutamente» lo rassicurò il CEO. «Lei è uno dei piloti di punta del mondiale. Anzi, si potrebbe dire che sia l’unico pilota di punta del campionato.»
«Oh.» Yannick si guardò intorno, rendendosi subito conto di essere ridicolo. «Posso parlare liberamente?»
«Può identificarsi come Argento Quattro, intende?» Il CEO ridacchiò. «Certo che può, come ha avuto modo di vedere lei stesso, non c’è nessuno qui intorno, a meno che non esistano persone invisibili.»
«Sì, certo. Mi scusi se...»
«Se non sa come comportarsi? Non c’è problema. Molti non sanno come comportarsi, quando vengono nel mio ufficio. Lei, però, ha il coltello dalla parte del manico, o quantomeno non ce l’ha puntato alla gola. Se la sua preoccupazione è quella di avere potenzialmente violato le regole della categoria, le assicuro che non è accaduto. Nessuna regola le vieta di andare a letto insieme ad Alysse Mercier, oppure a fidanzarsi con lei.»
Yannick sussultò.
«A-Alysse?!»
«Non si inquieti, Yannick» continuò a rassicurarlo il CEO. «È tutto sotto controllo.»
«Cosa c’entra Alysse?» replicò Yannick, trovando un po’ di sicurezza. «Si tratta della mia vita privata, non ha niente a che vedere con il campionato. Non penso ci siano regole che ci impediscono di frequentare chi vogliamo.»
«No, affatto» mise in chiaro il CEO. «Però lei ha una relazione con Alysse Mercier e questo fa al caso mio. Ho bisogno, infatti, di qualcuno che la tenga d’occhio.»
«Cosa devo fare?»
Yannick stesso si stupì della facilità con cui gli uscirono di bocca quelle parole, ma non ebbe il tempo di rifletterci a lungo, dato che il CEO si affrettò a rispondergli: «Deve estorcerle delle informazioni. Ho bisogno di capire che cosa ne pensi la Mercier di me e dei miei collaboratori.»
«So che non dovrei chiederglielo, ma perché questo interesse per Alysse?»
«Non dovrebbe chiedermelo, ha detto bene.»
Yannick annuì.
«Lo so, ma ho l’abitudine di fare le cose per uno scopo. Non pretendo che mi spieghi per filo e per segno che cosa desidera da Alysse, ma almeno vorrei avere un minimo di comprensione. In più, mi piacerebbe sapere perché dovrei fare quello che mi chiede.»
Il CEO fece un sorriso subdolo.
«Avrebbe potuto dirmelo, che voleva sapere per prima cosa che cosa otterrebbe in cambio. In effetti mi rendo conto che pugnalare alle spalle la propria fidanzata - o amante, o qualsiasi cosa sia Alysse Mercier per lei - non è un’azione che si commette a cuore leggero. Però, se ho inteso bene le sue ambizioni, la mia impressione è che per lei il titolo mondiale venga prima di tutto.»
«Certo, gareggio nella A+ Series per il successo e questo, per me, conta più di ogni altra cosa» confermò Yannick. «Alysse è solo una donna che mi porto a letto. Ci tengo a lei, ma non tanto quanto alle vittorie. Non penso che potrei mettere una partner al di sopra del desiderio di diventare campione del mondo.»
Il CEO replicò: «Però è difficile diventare campione del mondo quando la meccanica si mette contro questa possibilità.»
«Cosa vuole dire?»
«Che oggi ha rotto il motore.»
«Sfortuna, ma mi rifarò.»
Il CEO scosse la testa.
«No, Yannick, non si è trattato di sfortuna. Dovevo dimostrarle chi comanda. Certo, è liberissimo di rimanere fedele alla sua Alysse Mercier, se lo desidera, ma in tal caso dovrò prendere le mie contromisure. Se, come ha detto, ci tiene così tanto al titolo mondiale, non sarà difficile per lei prendere una posizione definita. Vuole stare dalla mia parte oppure da quella di Alysse?»
Yannick aggrottò la fronte.
«Mi sta dicendo che il guasto al motore è stata una sua iniziativa? E che l’ha fatto per convincermi a collaborare con lei?»
«Vedo che capisce al volo.»
«Quindi, se io dovessi accettare, non accadrebbe più nulla di pilotato dall’alto e sarei libero di giocarmela? Mentre se rifiutassi, potrebbero succedere altri episodi come quello di oggi?»
«È molto perspicace, ma le offro di più.»
«Cos’altro potrebbe offrirmi?»
«Non metto in discussione né le sue capacità né le performance della monoposto che guida, ma potrebbe non essere sufficiente. Ha degli avversari pericolosi. Farò in modo che possa succedere a loro quello che oggi è successo a lei. Certo, dovrò lasciarli in lotta ancora per un po’, uno dei due magari fino alla fine della stagione, ma li fermerò quando sarà il momento opportuno.»
«Mi sta offrendo il sabotaggio dei miei nemici in cambio di collaborazione?»
«Mi piace il fatto che li definisca nemici, invece che avversari. Significa che posso contare su di lei?»
Yannick cercò di fermarsi un attimo a riflettere, ma si rese conto ben presto che non era possibile. Non sarebbe stato capace di tirarsi indietro, l’offerta del CEO era fin troppo allettante ed era disposto a piegarsi a tutto ciò che potesse ristabilire la giustizia.
«Come avrà capito, li detesto con tutte le mie forze. Credo che Viola Cinque sia un pilota finito che dovrebbe appendere il casco al chiodo. Tutto ciò che servirà a convincerlo che deve farsi da parte è ben accetto. Rosso Ventotto, invece, è un pilota eccessivamente caotico che si è messo in testa di essere un campione e di stare sulla strada di gente ben più quotata di lui. Infine, anche se non credo abbia molte possibilità di vincere il mondiale, Rosso Ventisette è un pilota di rara inutilità. Non so come sia capitato a gareggiare per un top-team, ma si stava molto meglio senza di lui.»
«Ha le idee chiare, Yannick.»
«Sì, so di meritarmi questo mondiale molto di più di chiunque di loro.»
«E lo avrà» gli assicurò il CEO. «Faccia quello che le chiedo e avrà ciò che merita.»
«Devo comunque chiederle perché» puntualizzò Yannick. «Non pretendo, ovviamente, che mi spieghi ogni singolo dettaglio, ma vorrei sapere che cos’ha fatto Alysse. Perché vuole tenerla sotto controllo?»
«Alysse, di per sé, non ha fatto niente» chiarì il CEO, «Ma si è convinta di molte idee sbagliate sulla morte di suo marito. Alexandre Mercier era un mio collaboratore. Purtroppo si è suicidato diversi anni fa, sul posto di lavoro. È stato un profondo dispiacere per me, perdere una persona che stimavo. La mia impressione è che Alysse abbia travisato. Vede qualcosa di poco chiaro nella morte di quel poveretto, ma solo perché non è in grado di accettare la verità.»
«Oh, non lo sapevo.»
«Alysse non le ha mai parlato di suo marito?»
«Mi ha accennato alla sua esistenza, ma credevo fosse divorziata, o quantomeno legalmente separata. Non ho mai sospettato che Alex fosse morto.»
«Come vede, Alysse le ha nascosto dei dettagli importanti.»
«In realtà non mi ha nascosto nulla. Non le ho mai chiesto di essere più chiara, in proposito. Mi bastava sapere che suo marito - che io consideravo il suo ex marito - non fosse presente nella sua vita e che non si mettesse tra di noi. Tutto ciò che mi interessava era di andare a letto con una donna che non fosse già impegnata con un altro e Alysse non lo era.»
«La capisco. Decisione saggia, perché complicarsi la vita per qualche scopata, dopotutto?»
Yannick decise di venire al sodo: «Cosa vuole che scopra su Alysse?»
«Voglio che si faccia raccontare per filo e per segno i suoi sospetti e me li riferisca. A quel punto agirò di conseguenza.»
«Perché non le parla?»
«Cosa intende?»
«Se Alysse sospetta che le stia nascondendo qualcosa a proposito del suicidio di Alex, potrebbe dare delle spiegazioni direttamente a lei.»
«Alysse Mercier non è il tipo di persona che si accontenta delle spiegazioni.»
Quello tracciato dal CEO era un ritratto che, secondo Yannick, si addiceva ben poco ad Alysse.
«Credo si sbagli.»
«Forse è lei che si sbaglia» replicò il CEO, con una strana luce negli occhi. «Mi dica, Yannick, è convinto di conoscerla bene?»
«Non benissimo, ma non penso sia in grado di nascondere nulla di serio.»
«Non come voi piloti, che siete costretti a nascondere la vostra identità e, di conseguenza, imparate facilmente a nascondere anche tutto il resto?»
«Una specie.»
«Mi dispiace deluderla, ma Alysse Mercier gareggia nella A+ Series. Questo, immagino, non fosse neanche lontanamente un suo sospetto.»
Yannick sussultò.
«Alysse... un pilota?!»
Il fisico ce l’aveva, in effetti, ma si era fidato di lei. Era riuscita a ingannarlo, mentre da parte sua si era sentito costretto a confidarle di gareggiare in quella categoria, seppure avesse mantenuta segreta la propria identità.
«Esattamente, Alysse Mercier è uno dei venti piloti titolari» ribadì il CEO. «Immagino che non sappia chi.»
«Immagina bene.» Yannick cercò di passare in rassegna gli occhi di tutti i suoi colleghi, per trovarne un paio che si adattasse alla sua partner. «Presumo sia un pilota delle retrovie.»
«Alysse Mercier è Rosso Ventisette, uno dei piloti che ha affermato di odiare» gli rivelò il CEO, a bruciapelo. «Questo cambia tutto, mi auguro.»
Quelle parole erano spiazzanti.
«R-Rosso Ventisette?»
«Rosso Ventisette» ripeté il CEO. «Non avrei voluto sconvolgerla, ma vedo quando questa notizia la turbi.»
Era più di quanto Yannick potesse sopportare.
«Maledetta stronza... e fuori dalla pista è sempre stata così dolce e carina!»
«Invece è una dei tanti che vorrebbero buttarla giù dal suo piedistallo» concluse il CEO. «Adesso che gliel’ho detto, so per certo da che parte starà. Non le sarà difficile estorcerle quello che vuole. “Alysse, raccontami tutto, oppure la tua carriera è finita, perché rivelerò al mondo che Rosso Ventisette sei tu”, come le pare?»
«Mi sta suggerendo di ricattarla?»
«Alysse Mercier fa parte di quella categoria che ha definito suoi nemici. Cerchi di non dimenticarselo.»
Yannick si arrese. Non l’avrebbe dimenticato. Si sarebbe vendicato di Alysse, avrebbe dato al CEO ciò che desiderava e sarebbe diventato campione del mondo. Tutto sarebbe filato liscio, con il trionfo del giusto vincitore.
   
 
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