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Autore: Shadow Doom    11/04/2023    1 recensioni
Nella magica terra di Yamir un giovane apprendista fabbro è pronto ad entrare nell'esercito del Re, ignaro però di ciò che il Fato ha in serbo per lui.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ciondolo

 

Come da tradizione la delegazione del re consentì ai giovani che avevano superato la prima prova di tornare dalle loro famiglie per dare sia la buona novella sia per salutare e probabilmente per sempre.

A prescindere dall'esito dell'ultima prova nessuno di loro sarebbe tornato tanto presto: coloro che sarebbero diventati Cavalieri avrebbero fin da subito assunto i doveri di un membro dell'esercito del re partendo, nella maggior parte dei casi, per qualche campagna militare volta non alla guerra vista la pace di Yamir bensì all'esplorazione delle misteriose terre del Nord ricche di risorse, ma anche di pericoli.

Invece coloro che avrebbero fallito si sarebbero stabiliti nella capitale dedicandosi a qualche attività, soprattutto dal carattere economico. Non era una prescrizione, ma empiricamente tutti facevano così. Dopo aver visto la bellezza e la prosperità di Betelguese praticamente nessuno desiderava tornare da dove era venuto.

 

I cinque più si avvicinavano a casa più provavano un misto di emozioni contrastanti. Una parte di loro era al settimo per essere a metà dell'opera,  l'altra non poteva che essere triste ed amareggiata per dover lasciare indietro tutto ciò che conosceva e le persone che amavano.

Persino Shin provava ciò, ma non l'avrebbe mai fatto trasparire ritenendo che solo i deboli si lasciassero andare a certe emozioni.

Era stato lo stesso Sigfrid ad insegnargli di tenere a bada i moti dello spirito ed aveva fatto un buon lavoro in generale in tale senso, tuttavia l'istinto combattivo dell'apprendista si era sempre dimostrato indomabile. Infatti ogni volta che lottava, specialmente contro qualcuno di abile, la frenesia prendeva spesso il sopravvento su di lui esponendolo a grandi rischi; per poco non era accaduto con Romulus.

 

A proposito del Cavaliere, l'essersi reso conto che se la lotta contro Shin fosse proseguita sarebbe sicuramente finita in favore del ragazzo lo stava facendo imbestialire. Non si capacitava che un nullità del più basso Ceto immaginabile fosse al suoi livello, se non addirittura più forte.

La volontà di non credere a nulla di ciò lo spinse a riflettere attentamente allo scontro appena consumatosi nel tentativo o per meglio dire nella speranza di ricordare qualche strano gesto dell'apprendista che magari potesse indicare l'uso di sostanze vietate. Per sua sfortuna non c'era stato nulla del genere, però il suo sforzo non fu totalmente inutile: gli ritornò in mente la particolare spada usata dal fabbro. Sebbene la sua forma fosse standard non ne aveva mai vista una di quel colore mutevole dall'argento all'oro. Forse era proprio quello il segreto del suddito, l'asso nella manica che l'aveva reso tanto potente.

 

Magis doveva assolutamente analizzarla per capire se ci fossero state delle irregolarità, peccato che non sarebbe stato affatto facile farlo.

La legislazione di Lapis era sempre stata molto chiara sul concetto di proprietà: le terre e tutto quello che sorgeva su di loro appartenevano a Morax, fatta eccezione per le opere di artigianato tra le quali si ricomprendevano anche le armi ed armature fatte autonomamente. Queste non potevano essere mai sottratte ai legittimi proprietari fatta eccezione se il loro utilizzo fosse rivolto a minacciare la vita di un reale.

Nessuno aveva mai saputo perché Lapis aveva aggiunto suddetto corollario tanto particolare, coperto da pene molto severe che potevano giungere fino a quella di morte, ma era la sua volontà e non si poteva discutere.

Di conseguenza a Romulus non restava che prendere “in prestito” l'arma del ragazzo che l'aveva ferito nell'orgoglio non appena ne avrebbe avuto occasione.

 

Mentre il Cavaliere non onorevole pensava a questo, il gruppo si stava congedando con i propri cari.

Così come Shin si aspettava, Sigfrid non si lasciò andare a nulla di affettuoso. Inizialmente si limitò a fissarlo con il suo tipico sguardo severo che stava a significare “ Cosa ci fai ancora qui? Vai e fai ciò che devi”.

Il ragazzo a sua volta non disse una parola, ricambiando semplicemente lo sguardo con un leggero inchino in segno di rispetto, cosa che fece alterare l'anziano fabbro che lo rimproverò dicendo:

“ Che fai? Non devi inchinarti quando non lo richiede l'etichetta, dov'è finito il tuo orgoglio?” “ Avrò preso una botta in testa durante la prova” “...” “ Ora vado, ci si vede vecchio” “ Aspetta un attimo”.

 

Il fabbro lanciò un ciondolo spezzato al figlio adottivo raffigurante una creatura alata. Non era possibile capire che essere fosse senza la parte mancante, ma secondo Sigfrid rappresentava un Drago, il simbolo del coraggio e della forza.

 

“ Era vicino a te quando ti ho trovato” “ Ok, ma perché non me ne hai mai parlato?” “ Non era necessario, adesso invece le cose sono cambiate. Entrando nell'esercito del re viaggerai per il Mondo quindi potresti capirne l'origine e magari completarlo” “ Va bene, nel frattempo lo terrò come portafortuna” “ Fa come credi” “ Come sempre. Rinnovo i saluti, ciao vecchio”.

 

Vedendo il proprio ragazzo allontanarsi con la commissione reale, l'espressione di Sigfrid si ammorbidì leggermente.
“ Fatti onore ragazzo e vedi di non perdere quel ciondolo, è l'unica cosa in grado di collegarti alla tue origini...”.

   
 
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