Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: dirkfelpy89    15/04/2023    1 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 4, Lo Scandalo Fiammifero

 



Un'usanza ormai assai comune, all'interno del St. James Orphanage, era quella di festeggiare, il 25 dicembre, ovviamente la festività di Natale ma anche il compleanno di quegli orfani la cui data di nascita fosse incerta o sconosciuta.
Quel 1928, quattro ospiti della struttura festeggiarono il loro compleanno, ottenendo perciò una doppia porzione di dolce, un regalo consistente in una nuova uniforme invernale, e un sommesso coro di "Tanti auguri a te!"
Il coro, in quella particolare occasione, si rivelò particolarmente vivace: tutti si premonirono di cantare ad alta voce per il solo e semplice fatto che uno dei festeggiati fosse proprio Orco, il ragazzo che aveva attaccato Marius nel giardino dietro l'orfanotrofio, uno dei bulli più pericolosi e rispettati.
Osservò tutti, squadrandoli con attenzione, fino a quando anche i più refrattari cantarono.
Tutti i maschi, tutti tranne Marius.

Quello era il suo terzo Natale all'interno del St. James, anche se avrebbe potuto giurare che quei due anni e mezzo fossero sembrati lunghi un'eternità.
I suoi genitori, la famiglia, sembravano provenire da un'altra vita eppure solo un breve lasso di tempo era trascorso dal suo addio forzato ai Black.
La verità era che le giornate per gli orfani scorrevano tutte uguali, lente e noiose, senza mai un cambiamento oppure qualcosa di nuovo da fare, o vedere, che rompesse la routine.
Sulle prime, quel modo di vivere colpì particolarmente il giovane Black, abituato a giornate sempre diverse, ricche di divertissement e avvenimenti divertenti o istruttivi. Tutto il contrario di quell'orfanotrofio dimenticato.

Eppure, nonostante tutto, non impazzì come a volte capitava ai nuovi arrivati, perché lui, a differenza dei quasi cinquanta ospiti del St. James, aveva un qualcosa che riusciva a rompere la noia e l'apatia generale: le visite. Una volta al mese, infatti, ormai di consuetudine, Marius si rifiutava di partecipare alle visite delle famiglie e trascorreva un pomeriggio dedito solamente alla calma, alla tranquillità e alle chiacchiere con la sua nuova migliore amica, Spranga.
Nonostante quella ragazza fosse molto diversa da lui (era più intraprendente, estroversa, e possedeva una visione tutta sua del mondo che spesso cozzava con quella di Marius) quei due erano riusciti a stringere un rapporto molto profondo, l'unica consolazione in quel mare di nulla.
Il solo motivo per il quale Marius guardava il calendario e si rallegrava che un altro giorno fosse passato, perché la visita del mese successivo era sempre più vicina.
Spranga era sempre più vicina.

Maschi e femmine normalmente erano separati, ma a volte i loro turni di lavoro combaciavano e allora la giornata cambiava completamente: nonostante fosse chiaro che la vita della sua amica non fosse stata semplice, con lei Marius si sentiva davvero sé stesso.
Grazie alla ragazza, il giovane Black aveva imparato alcune utili mosse di difesa, nel caso Orco o qualcuno dei suoi sgherri lo avessero attaccato, allo stesso tempo Marius stava cercando di insegnare alla ragazza a leggere e scrivere, per prepararla minimamente quando avrebbe lasciato quel mondo a sé stante e sarebbe entrata nel mondo degli adulti.

Due giorni, tanto poco mancava alle visite di quel mese, ecco il pensiero che lo distrasse quel giorno di Natale, mentre tutti cantavano.
Ormai nei momenti più noiosi aveva preso l'abitudine di pensare alle visite successive, a quello che avrebbe insegnato a Spranga, un'abitudine ormai consolidate nella sua mente ma quel giorno, evidentemente, si distrasse nel momento sbagliato.
Terminata quella strana festa, suonò la campanella e tutti gli orfani tornarono nelle loro camerate, pronti per trascorrere un pomeriggio di festa.
"Hai fatto una cazzata, lo sai, vero?"
Spillo sussurrò, mentre i due misero per primi piede nel dormitorio che condividevano.
"Perché?"
"Ma dove avevi la testa? Era il compleanno di Orco e non hai cantato 'Tanti Auguri a Te'."
Merda. Poteva sembrare una cosa sciocca, ma in realtà sapeva bene come Orco cercasse in ogni modo di far valere il suo ruolo di leader all'interno dell'orfanotrofio. Facendo cantare a tutti gli ospiti, anche ai suoi rivali, gli auguri di compleanno tentava di far capire che era lui quello che comandava.
E perciò tutti dovevano rispettarlo e chi non cantava gli auguri, implicitamente, era un rivale, una persona che non lo rispettava, un nemico.
"Gli parlerò domattina, chiederò scusa e, insomma, non sarà una cosa così grave…" propose, ma sapeva bene come stavano le cose.

E a confermare i suoi dubbi, dopo qualche minuto, nella stanza entrò Spada, braccio destro di Orco.
"Che cazzo ci fai qui, nel mio territorio?"
Bulldog, che nel frattempo a sua volta era entrato nella camerata, sbraitò.
La tensione salì velocemente.
Bulldog e Orco erano stati nemici per la pelle fin dal loro arrivo al St. James.
Entrambi dotati di forte carisma, e pugni pesanti, era chiaro che non potevano coesistere e da mesi ormai tra le bande capitanate dai due contendenti non correva buon sangue.
Orco era il leader dei bulli ma tutti sapevano ormai che Bulldog stava preparando la sua rivincita; per quel motivo la tensione salì così rapidamente.
Spada rimase sulla soglia, fiutando il pericolo.

"Devo parlare con Damerino," disse, infine.
Bulldog soppesò la richiesta, grattandosi il testone rasato: da una parte Marius non significava assolutamente nulla per lui, dall'altra non poteva permettere che uno della banda di Orco entrasse nel suo territorio e facesse quello che più gli piaceva.
Infine annuì e Marius si alzò, seguendo Spada fuori dalla stanza.
Sapeva quale fosse il problema, ma non aveva nessuna intenzione di farsi pestare senza combattere.
Non questa volta.

I due passarono attraverso un paio di corridoi, fino ad arrivare a una zona fuori servizio.
Un tempo era stata la sede di una zona divertimento per bambini più piccoli, ma adesso di quella stanza non rimaneva che un ambiente polveroso e vuoto.
Al centro c'era Orco, le mani nelle tasche dei pantaloni, l'espressione cattiva.
Spada si allontanò, lasciando i due uno contro l'altro.
"Che cazzo credevi di fare, prima?" Chiese Orco, sputando per terra.
Marius indietreggiò, indeciso su cosa fare. Non poteva scappare, Spada correva molto più veloce di lui, non poteva chiedere pietà perché non ne avrebbe ricevuta.
Tremò leggermente ma rimase in piedi: fino a qualche mese fa sarebbe morto dalla paura ma adesso aveva bene in mente ciò che Spranga le aveva insegnato e sapeva che poteva avere una possibilità di salvarsi, se si fosse comportato nel modo giusto.
E poi rimaneva sempre un Black, anche se diseredato, era giunta l'ora di mostrare perché la sua famiglia fosse la più temuta e rispettata.

"Non ho cantato perché avevo la mente altrove…" borbottò.
Certo, sapeva la teoria, ma il suo avversario era comunque un ragazzo molto più grande, spietato e forte di lui.
Orco tirò fuori le mani dalle tasche e si avvicinò lentamente all'altro.
"Vedi, il tuo amico Bulldog sta cercando di fottermi. Posso credere alla tua versione dei fatti, ma chi mi dice che non sia un suo piano per indebolirmi davanti a tutti?”
"Io e Bulldog non…"
Il pugno arrivò veloce, preciso e letale. Per sua fortuna, quel movimento improvviso inconsciamente allarmò Marius il quale si ritrasse e il pugno lo colpì, certo, ma non sul naso bensì sulla guancia destra.
Il colpo si rivelò in ogni caso tremendo e il ragazzo cadde per terra, dolorante.
"Non mi interessa quel che cazzo hai da dire. Oggi ti faccio il culo, così tutti potranno vedere che cosa succede a sfidare la mia potenza," disse Orco.

"La cosa peggiore che ti può accadere è rimanere steso per terra con un avversario che si sta avvicinando. Rialzati, anche se fa male."

Marius lentamente si rialzò. Sentiva la metà destra del volto dolorante ma sapeva bene che l'elemento sorpresa poteva essere l'unica sua arma a disposizione perché Orco non si sarebbe mai aspettato una sua risposta; infatti rimase fermo, esterrefatto, vedendolo rialzarsi.
Doveva approfittare di quell'istante, altrimenti l'altro si sarebbe ripreso dalla sorpresa e non avrebbe abbassato la guardia.
Caricò in avanti, passando tra le braccia aperte dell'avversario, e tirò una poderosa testata al petto di Orco il quale incassò il colpo, indietreggiando con uno sbuffo.
Il bullo riprese però velocemente il pugno della situazione e sfruttò la posizione di Marius per tirargli una ginocchiata nello stomaco, facendolo cadere nuovamente a terra.

Gli aveva fatto del male, sentiva chiaramente che qualcosa non andava, quel moscerino aveva osato ferirlo.
Fece per colpirlo ancora quando Spada entrò nella stanza, urlando.
"Ci hanno scoperto, via, via!"
Lo prese per un braccio e lo costrinse a seguirlo, lasciando Marius, svenuto, per terra.
Aveva commesso un errore, lo aveva sottovalutato. Non sarebbe più successo.

/ / / / / / /

La tenue luce lunare filtrava dalle finestre dell’infermeria, una stanza lunga e tetra al primo piano.
Marius si era appena svegliato con una sensazione di dolore allo stomaco e praticamente metà volto gonfio e nero, la signorina Palmer aveva fatto il possibile ma ci sarebbero voluti dei giorni per guarire le ferite sul volto.
Si era ficcato in un bel guaio… però ne era uscito vivo e tanto bastava.
Forse avrebbe chiesto all’infermiera se avesse potuto passare la notte là, almeno fino al mattino e alle visite.

La porta si aprì di scatto, Marius si voltò e con sua sorpresa non vide la signorina Palmer, l’infermiera, ma bensì William McCorban, il responsabile del suo dormitorio.
Era davvero cambiato nel corso delle ultime settimane: non capiva bene cosa fosse successo ma aveva perso un bel po’ di capelli, era dimagrito e diventato ancor più pallido del solito.
Lo fissò con espressione torva poi, senza dire altro, si mise a sedere sul letto accanto a quello di Marius.
“William, io…”
“Non importa, so già tutto,” esalò il ragazzo, scuotendo la testa. “Chi ti ha attaccato?”

Ecco, rispondere a quella domanda poteva rappresentare un pericolo per il giovane Black. Se avesse accusato Orco, il bullo sarebbe stato punito, certo, ma poi sarebbe tornato, più arrabbiato e vendicativo che mai.
Sebbene desiderasse con tutto sé stesso mettere nei guai Orco, sapeva bene che non era quella la strada giusta.
“Non lo so,” rispose, infine, “stavo camminando e all’improvviso…”
“Qualcuno ti ha attaccato,” lo interruppe William. “Eppure ti ha tirato un bel pugno in faccia e un calcio nello stomaco, devi averlo visto in volto!”
“No, è successo tutto così velocemente che io…” borbottò Marius, cercando di risultare il più credibile possibile.
William rimase a osservarlo per qualche istante poi alzò le spalle.
“Immagino che il fatto che Orco sia stato in Infermeria, oggi pomeriggio, con due costole incrinate non significhi niente, vero?”
Chiese, non riuscendo a nascondere un sorrisetto.
“No, immagino di no,” rispose Marius.
“Se è così, non ho nient’altro da dire. Vestiti e vattene a dormire,” rispose l’altro.

I due uscirono così dall’Infermeria, qualche minuto più tardi, diretti verso le scale.
“William, scusami la domanda, ma che cosa ti sta…” chiese il giovane Black, cercando di rompere il silenzio che si era creato tra i due.
“Niente. Comunque, ora che hai attaccato…"
William si bloccò, di sasso. Erano arrivati nel corridoio del terzo piano e davanti a loro si pararono tre figure: una era il signor Macky, gli altri non li aveva mai visti, anche se indossavano delle strane divise blu.
Sentì distintamente il respiro del suo responsabile di dormitorio accelerare.
“Figliolo, tornate a letto. Bill, dobbiamo parlarti,” ordinò il direttore del St.James.
Marius rimase bloccato per un istante, la curiosità di capire che cosa stesse accadendo a William era troppo grossa, ma un'occhiata del direttore bastò per fargli girare i tacchi e dirigersi verso il suo dormitorio.
Chi erano quegli uomini? Perché il signor Macky lo aveva cacciato in malo modo? Bah, pensò, glielo avrebbe chiesto il giorno successivo.
Aveva ben altri problemi da affrontare.

Aprì la porta della camera e subito venne accolto da Bulldog.
"Gli hai detto qualcosa? Hai fatto qualche nome?" Chiese, spingendo Marius da parte e chiudendo la porta.
Capì immediatamente a chi si riferiva, non ci voleva certo un genio.
"N… no, non ho fatto nessun nome a William, né Orco né nessuno di voi. Sono stato zitto come un Vermi…. come un pesce," balbettò il giovane Black.
"E bravo il nostro Damerino," ridacchiò Tigre.
"Il piano ha avuto successo. Vedi, avrei potuto rompere il culo a Spada, per essere entrato nel nostro dormitorio ma ho pensato a una soluzione diversa," spiegò Bulldog, sorridendo soddisfatto, "e quindi ti ho usato come vittima sacrificale… invece sei riuscito a fare il culo a Orco! Chi se l’aspettava!”
Parlavano di lui come fosse un eroe, Marius riusciva a sentirsi solo confuso: lo avevano bistrattato per anni e adesso lo stavano riempiendo di elogi solo perché aveva tirato una testata a un loro nemico?

"Adesso possiamo usare questa storia come scusa per attaccare noi la banda di Orco!"
"Sì ma io non ne voglio avere a che fare," pigolò Marius ma sia Bulldog che Tigre non avevano evidentemente più alcun interesse nelle sue parole e così il giovane Black si trascinò verso il suo letto, ancora un po' dolorante alla faccia.
"Ti ha tartassato il vecchio William?" Chiese Carbone.
"No, ma mi è sembrato strano e prima di venire qui è stato fermato dal signor Macky e da due tizi vestiti di blu," sospirò Marius, mettendosi a sedere.
"Gli sbirri? Che cazzo avrà combinato quel coglione?" Chiese Spillo.

Lo scoprirono la mattina successiva.
Alle sei un inedito caos svegliò Marius, il quale ormai aveva sviluppato un sonno leggerissimo.
Urla, tramestio. Persone che correvano.
Incapace di riprendere sonno, il ragazzo si alzò dal letto e, ancora in pigiama, aprì la porta del dormitorio per capire che cosa diavolo stesse succedendo.

La porta della stanza di William era aperta, vide entrarci dentro la signorina Palmer e la signora Bellow, la bidella. Urlarono.
Marius si avvicinò, di soppiatto riuscì a scorgere che oltre alle due donne, nella stanza di William, c'era anche il signor Macky.
Tutti e tre sembravano osservare, sgomenti, qualcosa che le loro sagome bloccavano alla vista di Marius.
Il direttore si voltò, vide il giovane Black e subito urlò: "Che ci fai qui, fuori!"
Ma ormai era troppo tardi perché voltandosi Marius era riuscito a vedere quello che i tre stavano cercando di nascondere.

Era William, vestito di tutto punto, appeso a un gancio al soffitto, una corda annodata intorno al collo.

/ / / / / / /

Il suicidio di uno dei responsabili del St. James provocò una inedita ondata di tristezza e rabbia all'interno della piccola comunità.
I vari responsabili dei dormitori chiesero a gran voce di annullare le visite, gli orfani e gli adulti non erano proprio dell'umore adatto per accogliere nuove famiglie in cerca di figli e figlie, ma il direttore dell'orfanotrofio non volle sentire ragione.
C'era un bilancio da rispettare, fin troppe bocche da sfamare e da scaldare per dare adito a sentimenti nobili ma inutili.

E così anche quel mese Marius chiese di non partecipare e osservò malinconico l'arrivo delle varie carrozze, e sparute macchine, dalla sua posizione preferita, all'interno del giardino posteriore dell'orfanotrofio.
"E così il vecchio Bill ha deciso di farla finita," osservò Spranga, accendendo una sigaretta.
"Già," rispose l'altro.
Aver visto il suo cadavere lo aveva scosso molto e i compagni non si erano rivelati affatto comprensivi del suo malessere, dato che ogni ragazzo che incontrava voleva sapere nei più biechi e piccoli dettagli la scena e il corpo di William.

"Sai," disse infine, dopo qualche minuto di silenzio, "era una persona molto particolare ma penso che mi mancherà. È stato uno dei primi a darmi dei consigli qui dentro… penso che, insomma, in un qualche strano modo ci tenesse a me."
Spranga scosse la testa.
"Pensi che sia uno sciocco sentimentale, non è così?" Chiese Marius, deluso dalla reazione dell'amica.
"No, scusami, In realtà William ci teneva a te, era un tipo molto strano ma si prendeva a cuore i casi più disperati… nessuna offesa ovviamente," rispose Spranga. "È proprio questa abitudine che lo ha portato a impiccarsi.”
"Che cosa intendi?" Chiese Marius, abbassando la voce. Quella era nuova, come poteva un'abitudine così bella, aiutare il prossimo, averlo messo nei guai?

"Le cose che ti sto per dire me le ha rivelate la mia responsabile di dormitorio. Siamo amiche, lei mi passa un po' di sigarette e io in cambio faccio la brava."
"Fallendo miseramente."
"Fottiti. Comunque," riprese la ragazza, “non so se ti ricorderai, ma una settimana dopo il tuo arrivo una ragazza, noi la chiamavamo 'Fiammifero' perché era alta, magra e con pochi capelli rossi, venne cacciata perché trovata incinta."
"Sì, mi ricordo vagamente," rispose Marius, "Ma cosa c'entra lei con William?"
"La storia della ragazza era molto particolare, rimasta orfana giovanissima aveva vissuto per anni in strada, subendo le peggiori torture da parte degli altri barboni," continuò Spranga, scuotendo la testa. "Arrivò qui a nove anni e tutti i responsabili immediatamente le si affezionarono. In particolar modo uno che aveva appena diciotto anni e ben poca esperienza."
"Era William?" Chiese l'altro.
La ragazza annuì.
"William fin dall'inizio si interessò al caso di Fiammifero, la mise sotto la sua ala protettrice. Lei lo adorava, dovevi sentire come lo idolatrava, era il suo eroe in bianca armatura!"
Esclamò, sbuffando. "E poi, compiuti quindici anni, lei si innamorò del suo 'principe azzurro'."

"È stato lui a…"
"Sì, me lo disse lei stessa," ammise Spranga. "Rimase incinta, lo disse al suo amato e lui improvvisamente si rese conto dell'errore. Capisci, per i Babbani andare a letto con una minorenne se hai più di diciotto anni potrebbe essere considerato come un reato. Metterla incinta, poi…"
"E allora lei è stata cacciata e William è rimasto qui," sussurrò Marius.
"Già. A quindici anni Fiammifero protesse il nome del responsabile e si trovò incinta e sola al mondo. Il suo eroe si rivelò un bastardo viscido, senza palle per affrontare la situazione e l'inevitabile scandalo. La mia responsabile le rimase vicino, la aiutò a trovarsi una casetta in un piccolo villaggio qui vicino dove, con difficoltà, lei era riuscita a rifarsi una vita."
"E allora perché…"
Non capiva, sembrava un finale perfetto.
"Non so come, forse qualche vicino ha ascoltato una conversazione tra Fiammifero e la mia responsabile, fatto sta che qualche settimana fa il villaggio ha scoperto la verità," rispose Spranga, lo sguardo cupo, gettando via la sigaretta.
"La piccola comunità di vicini puritani e simpatici improvvisamente si era trasformata in un covo di vipere. La ragazza, rimasta sola ancora una volta, ha perso il lavoro e le poche amicizie in un colpo solo; ha scritto a William ma senza risposta risposta. A questi punti non ha avuto la forza per continuare a vivere..."

Ecco perché il suo responsabile era così cambiato da un giorno all'altro. Ecco la ragione dietro alle borse sotto gli occhi, al dimagrimento eccessivo e allo sguardo vuoto.
Sapeva che aveva condannato una persona innocente perché era stato un vigliacco, troppo pauroso per affrontare lo scandalo e per prendere una giusta posizione.
Se avesse preso la sua giusta fetta di responsabilità tutto quello non sarebbe accaduto e lo sapeva bene.
"Quella visita dei poliziotti Babbani può significare solo una cosa e cioè che stavano indagando sulla situazione. Williams sapeva che entro breve tutti sarebbero venuti a conoscenza dello scandalo di Fiammifero e quello che lui aveva fatto e non," spiegò Spranga. "Chissà, forse pensava a quel gancio appeso al soffitto da tanto tempo e quella è stata la molla che lo ha spinto ad agire..."

"Sì però è stata una scelta strana. I problemi si possono sempre affrontare, no?" Chiese Marius. "Si può trovare sempre una soluzione, Fiammifero si sarebbe potuta trasferire in un'altra città…"
L'altra scosse la testa, osservando malinconica l'orizzonte.
"Li posso capire perché anch'io ci ho pensato, farla finita, quando sono arrivata qui," ammise. "Dalla tua faccia vedo che non ci credi, ma puoi farlo. Ero viziata, coccolata; la stella di papà e l'amore di mamma. Sì, fino a quando non hanno scoperto che sono una Maganò e mi hanno cacciato di casa."

No, Marius non faceva affatto fatica a comprenderla, anche il suo mondo di coccole e giochi era crollato all'improvviso.
"Però, per quanto disperato io possa essere, non penserei mai a…"
"Non è una cosa che puoi dire con sicurezza, non se non ti trovi in quelle situazioni," obiettò Spranga, "Io c'ero e ci sono andata vicina, te lo posso giurare, ma poi mi sono chiesta se valeva la pena togliersi la vita per la mia famiglia… e che cazzo, no, ovviamente. A loro non importa più niente di me, mi hanno scaricata, sicuramente non sarebbero diventati tristi per la mia dipartita!"
"Non lo so. Io mi sono sentito perso ma, d'altra parte, so che mio padre non ha avuto altra scelta e mia madre e mia sorella mi vogliono bene," rispose Marius speranzoso, "magari adesso no, ma quando uscirò da qui e mi presenterò davanti a loro dopo anni di lontananza forse, io credo che ci sia una possibilità che cambino idea!"

"Come sempre invidio il tuo sciocco ottimismo, ma, credimi, non c'è niente ad aspettarci là fuori, figuriamoci una famiglia pronta ad abbracciarci," replicò la ragazza, accendendo un'altra sigaretta.
"Ti prego, non odiarmi se sono così schietta, ma per tua sorella e per tua madre è stato facile fare vaghe promesse… ma quando ti troveranno fuori dalla loro porta cambieranno idea."
La sirena che annunciava il termine delle visite interruppe la loro conversazione.

"Qualche anno fa sono scappata di qui, li ho cercati, i miei genitori, e non mi hanno accolto a braccia aperte," spiegò Spranga.
"Forse per me le cose andranno diversamente," sussurrò Marius, avviandosi insieme all'amica verso l'uscita del giardino.
"Forse. Ma non illuderti, ti prego. Ci sono già passata e… beh, fa male."

/ / / / / / /

Come spesso accadeva al termine di una visita, Marius trovò molto difficile addormentarsi.
Si girò a rigirò nel letto, incapace di prendere sonno, ripensando alle parole dell'amica.

William, che tutti avevano imparato a conoscere, in realtà nascondeva un lato di sé impenetrabile.
Forse non si finisce mai di conoscere a fondo una persona, pensò, forse esiste sempre un lato nascosto che non riusciamo, o possiamo, comprendere.
Lui era sicuro che sua madre e Cassiopeia lo avrebbero infine accolto… e se anche loro avessero nascosto un lato segreto? Se, dopo tutte le belle parole spese per lui, alla fine l'avessero dimenticato?

No, non poteva essere. Le conosceva troppo bene, forse poteva dubitare di suo padre o degli altri famigliari ma di loro due no.

"Non farti illusioni."
E come poteva se quelle erano le sue uniche ancora di salvezza per andare avanti ed aspettare di uscire dal St. James a diciotto anni compiuti?

Se quella illusione era l'unica cosa che lo facesse guardare al futuro.

/ / / / / / /

Ammetto che questi capitoli si stanno rivelando abbastanza problematici perché fuori dal mondo magico, in un ambiente prettamente Babbano, ho tante idee ma non so come metterle insieme .-.
Per questo motivo questo mese me lo sono sfruttato tutto, ed è una cosa che mi è piaciuta davvero tanto perché normalmente non lo faccio. Ho buttato giù delle idee, ho scelto quelle più interessanti e spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Si iniziano ad affrontare temi spigolosi, in particolar modo uno che avrà la sua importanza nel corso della storia.
Grazie ancora!

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: dirkfelpy89