Rapunzel chiuse il rubinetto
dell’acqua, stizzita. Sempre
più frustrata, recuperò uno straccio e
iniziò ad asciugare i piatti. Era sola
quella sera: la sua coinquilina l’aveva abbandonata per
andarsene a un qualche
tipo di festa. A nulla erano valsi i suoi tentativi di convincerla ad
accompagnarla, quella sera aveva spazio per una cosa soltanto: il
rimugino.
Non era un’operativa, lei, perciò aveva
accolto con entusiasmo la
richiesta di Kristoff di rintracciare il suo informatore scomparso; un
po’ meno
aveva gradito il compito di andare a stanarlo di persona. Trovarlo non
era
stata un’impresa semplice ma neanche impossibile, di fatti,
era convinta di
essere riuscita a contattarlo e a combinare un incontro. Si era
presentata sul
luogo dell’appuntamento tesa come una corda di violino ma,
più il tempo era
passato, più le era stato chiaro che non si sarebbe
presentato affatto. Aveva
peccato d’ingenuità e questo la metteva a disagio:
era pur sempre una
poliziotta e l’essere ingenui non era un punto a suo favore.
Fallire – inoltre
– non le risultava piacevole.
Rabbrividì, per un’improvvisa folata
d’aria proveniente dalla finestra che –
pensò, inarcando le sopracciglia – avrebbe dovuto essere chiusa.
«Ehi! »
Una voce profonda alle sue spalle la fece sussultare:
recuperò d’istinto la
prima cosa che le capitò sotto mano e vibrò un
fendente laterale, mentre un
grido acuto le sfuggiva dalle labbra.
La padellata colpì l’intruso fra la spalla e
l’orecchio, mandandolo al tappeto
con un grugnito di dolore.
«Chi sei tu? Come hai fatto ad entrare qui? »
Lui fece leva sulle braccia e si girò con fatica, portandosi
a sedere per
terra: impossibile capire chi fosse, coperto com’era dal
cappuccio della felpa.
«Ehi, calma, biondina: già che il naso mi
è stato incredibilmente risparmiato,
ci terrei a mantenere intero almeno quello. »
mugolò di dolore e si alzò.
Rapunzel non abbassò la sua arma improvvisata «Chi
sei? » ripeté.
L’altro si scoprì il viso, mostrando quelli che
avrebbero dovuto essere dei bei
lineamenti, ora deturpati da lividi ed escoriazioni «Flynn
Rider, mi stavi
cercando, no?» sorrise piacente, pentendosi non appena il
labbro spaccato gli
inviò una stilettata di dolore. Tuttavia, questo non gli
impedì di mantenere un
tono spavaldo «Se avessi saputo che il detective Bjorgman
aveva colleghe carine
come te, gli avrei chiesto di fare cambio.»
«Tu! » sgranò gli occhi lei
«Non ti sei presentato al nostro appuntamento! »
«Volevo capire con chi avessi a che fare... » si
giustificò.
«E hai pensato bene di introdurti in casa mia, rischiando di
farmi venire un
infarto. Come mi hai trovata? »
Flynn inarcò un sopracciglio e, dentro di sé,
imprecò nuovamente «Ti ho
seguita, non sei stata molto cauta… »
Rapunzel arrossì «Non credevo di dover stare
attenta. Come sei entrato? »
«Sono un ladro, no? » mosse un passo verso il
tavolo della piccola cucina «Posso
sedermi? Sai com’è… » le
chiese, mostrandole le sue ferite. Non aspettò una
risposta e si accomodò, con una smorfia di dolore
«La domanda è: come tu
sia riuscita a trovarmi… »
«Faccio parte del reparto informatico. » gli
spiegò, abbassando finalmente la
padella «Hai bisogno di qualcosa? » gli chiese,
preoccupata per le sue
condizioni.
«Scotch? Whisky? »
Lei scosse il capo «Non ci sono alcolici in questa casa.
»
L’altro si impose di non sorridere «Dovevo
immaginarlo. Dell’acqua fresca andrà
benissimo. »
Rapunzel recuperò un bicchiere, lo riempì e
glielo passò, andandosi a sedere
dall’altra parte del tavolo: di fronte a lui ma mantenendo
una certa distanza
di sicurezza «Dovresti andare in ospedale. »
«Biondina, non credi che se avessi potuto andarci lo avrei
già fatto? »
«Chi ti ha ridotto così? »
«Sono stato incauto, recuperare le informazioni per voi mi
è costato caro: con
le Iene non si scherza.» la guardò «Per
questo ho preferito seguirti: nessun
posto è più sicuro della casa di una
poliziotta... »
«A quanto pare no, » gli disse lei, sorprendendolo
«dato che chiunque può
entrare. » lo guardò di sottecchi.
«Ma hai un ottimo sistema di sicurezza…
» stette al gioco lui, lanciando
un’occhiata alla padella.
Rapunzel sorrise «Sono infallibile con quella, vedi di stare
attento. »
«L’ho notato… » concesse,
sfregandosi l’orecchio offeso.
«Perché hai mentito? » gli chiese
subito, senza ulteriori preamboli.
«Mentito? » ribatté, stupito.
«Non c’era fenilciclidina nel carico di cui hai
parlato a Kristoff. »
«Oh sì che c’era! »
ribatté Rider, piccato «Pensi davvero che mi
avrebbero
conciato così se avessi raccontato delle balle? Le Iene sono
convinte che sia
colpa mia se il loro carico è stato sequestrato dalla
narcotici! »
«Ma questo non è possibile! Quando hai parlato con
Kristoff, era già stato
confiscato e, forse, persino bruciato!»
«Vuoi andare a dirglielo tu? » le chiese sarcastico.
«Per questo sei sparito? »
«Beh sì: ci tengo alla pelle, più
dell’aiuto che mi date. »
«Perché sei venuto qui, allora? » volle
sapere, curiosa.
Lui si alzò, non senza fatica «Sono un ladro, un
truffatore – è vero – ma se do
la mia parola non mi piace passare per bugiardo.» si
incamminò, verso la stessa
finestra da cui era entrato.
Rapunzel lo seguì «Possiamo proteggerti, sai?
»
Flynn Rider le regalò un’espressione ammiccante
«Mi proteggeresti tu con la tua
padella, biondina? » la punzecchiò, provocando un
esasperato roteare di occhi
verso il cielo. Questa volta gli risultò impossibile non
sorridere «Ti
consiglio di mettere infissi più spessi. » le
disse, battendo un paio di colpi
sul telaio; poi, lo scavalcò e sparì
nell’oscurità della notte.
«È
stata veramente una fortuna che tutto si sia risolto per
il meglio. » Il giudice Weselton le diede un leggero buffetto
sulla mano «Sai
che avreste potuto chiamarmi, sì? Avrei fatto di tutto per
aiutarvi. »
Elsa annuì «È successo tutto
così in fretta che… »
«Non preoccuparti, » la bloccò lui con
un sorriso «quello che conta è che tua
nipote stia bene e che abbia potuto riabbracciare i suoi genitori. Non
oso
immaginare la paura… »
«Moltissima paura ma è finita. »
«E per questo bisogna festeggiare! » Le disse,
levando il calice di vino nella
sua direzione «Il detective che l’ha trovata come
sta? Ho saputo che è finito
in ospedale… »
Elsa si morse appena il labbro inferiore «Meglio…
» lo informò.
«Sei già stata a trovarlo? È il
giovanotto che ti ha accompagnato quella volta,
giusto? »
Annuì «Lui. Ma no, non sono ancora andata a
trovarlo. Aprono le visite solo
oggi, ci andrò nel primo pomeriggio»
Il giudice sospirò, mentre faceva spazio al cameriere
affinché posasse le loro
portate «Ci sono novità sui fuggitivi? »
Elsa fece altrettanto «Non per adesso, ma sono stati
segnalati a tutte le
autorità: è solo questione di tempo»
«Ne sono certo, » confermò, affondando
il coltello nella carne che aveva nel
piatto «Avranno quello che si meritano, quei
farabutti» si portò il boccone
alla bocca e lo assaporò con gusto «Ma basta
parlare di questa triste storia,
che ne dici? »
«Direi che è un’ottima idea. »
sorrise lei con sollievo, prima di assaggiare il
suo salmone.
«Gira un certo pettegolezzo fra le aule di
tribunale… » le disse, sorprendendola
«… è vero che state pensando di vendere
la casa dei vostri genitori? »
Elsa aggrottò le sopracciglia «A quanto pare le
voci girano in fretta. »
Weselton sghignazzò «E’ piccolo il
mondo, figurarsi una città: quando i nomi
hanno una certa importanza, stai pur certa che,
presto, tutti sapranno
tutto di tutti. »
«Non abbiamo ancora deciso, in realtà…
» gli spiegò «Io non sono sicura di
volerlo fare e, con quello che è successo, la terapia che
Anna dovrà affrontare
con la sua famiglia… non ne abbiamo più parlato.
»
L'altro si rabbuiò «Non ti rassegnerai mai, non
è vero? »
«Mi può biasimare? » gli disse,
guardandolo negli occhi.
Trattenne appena il fiato «Penso di no…
» rilasciò un piccolo sbuffo «Ma, nel
caso decideste e aveste bisogno di una mano per liberare la casa,
fatemelo
sapere: conosco un paio di aitanti giovanotti che potranno aiutare con
i
carichi di fatica. »
«Non credo ce ne sarà bisogno ma lo
terrò a mente, grazie… »
Davanti all'espressione incredula e divertita del detective Overland – semisdraiato su un letto d’ospedale – le guance dell’agente Sunlight s’imporporarono di vergogna «Ho preso la prima cosa che mi è capitata sotto mano: così impara ad arrivarmi alle spalle, quello scemo! »
«Ti ricordo che sei una poliziotta, dovresti essere preparata a tutto… »
Lei rilasciò un piccolo sbuffo «Una poliziotta che lavora con i computer, non una che viene aggredita di sera nel suo appartamento. »
Jackson sogghignò «Mi sembra che ad essere stato aggredito sia stato qualcun altro: pare tu l’abbia conciato per le feste… »
«Ehi, io l’ho preso solo di striscio: era già tutto pieno di lividi, poverino… »
«Che ti ha detto? »
«Qualcosa sul fatto di lasciargli stare il naso… »
Jack si morse le labbra per evitare di scoppiarle a ridere in faccia «Che ti ha detto del caso. »
«Oh! » comprese e le sue guance, se possibile, s’imporporarono ancora di più «Dice che non ha mentito ed è per questo che gliel’hanno fatta pagare, poverino. »
L’altro inarcò le sopracciglia «E’ già la seconda volta che ti rivolgi a lui con poverino: non è che questo tizio un po’ ti piace? »
Rapunzel avvampò di nuovo «Che dici? Era ridotto male, tutto dolorante: mi spiaceva per lui… »
«Gli credi? »
«Sì! » gli rispose subito, senza esitazione «Sembrava seriamente spaventato: sarà anche un ladro e un truffatore ma io penso che, in fondo, sia un bravo ragazzo. »
«Ok, » disse Jackson, quasi fischiando «ti piace sul serio! »
Rapunzel assottigliò gli occhi e rapida gli sfilò il cuscino da dietro alla schiena per, poi, schiantarglielo sulla faccia «Puoi fare la persona seria, per un momento? »
L’altro si liberò, massaggiandosi al tempo stesso lì dove aveva appena sbattuto sulla testiera di metallo «Ehi, io sarei in convalescenza qui! »
«Oddio, scusa! » lo spirito battagliero di lei scemò, lasciando spazio alla preoccupazione e al rimorso «Stai bene? »
«Sto bene. » sorrise bonario, per poi farsi serio di colpo «Li hanno trovati? »
«Non ancora... » rispose lei, sullo stesso tono.
«Non lavorano da soli! » buttò fuori all’improvviso.
«Oltre alla signora De Vil intendi? » lo vide annuire «Cosa te lo fa pensare? »
«Sapevano cose su di me. » le spiegò «Cose che solo chi mi conosce molto bene o ha letto il mio fascicolo può sapere. »
«Come l’hai capito? »
«Prima di colpirmi con il getto d’acqua hanno detto una frase che, subito, non ho colto ma mi è stata chiara una volta che mi hanno messo nella ghiacciaia… »
«Il tuo incidente nel lago! »
Jack inarcò le sopracciglia, non ne aveva mai parlato con lei.
Rapunzel comprese l’errore «Sì, ho letto il tuo fascicolo… » confessò, con vergogna.
«Quindi sei una piccola stalker… »
«Ero solo curiosa di sapere chi sarebbe stato il mio nuovo superiore, tutto qui. » gli spiegò, non priva d’imbarazzo «Quello che hai fatto per tua sorella, comunque, è stato davvero eroico: eri solo un ragazzo. »
«Ci siamo salvati a vicenda, se non fosse riuscita a trovare aiuto, le cose sarebbero andate diversamente. »
«Immagino siate molto legati. »
«Anche se facevamo di tutto per non darlo a vedere, lo siamo sempre stati, in realtà: anche ora che siamo distanti, questo legame non si è incrinato. » sospirò «Ma tornando ai nostri amici: è chiaro che sappiano che il killer lavora sulla paura ma, per mia fortuna, non avevano fenilciclidina… »
«O magari si sono spaventati e hanno agito d’impulso… »
Jack sbuffò «Vedi il buono proprio in tutti, eh? »
Rapunzel gonfiò le guance «Intendevo che se avessero voluto levarti di mezzo senza alcun dubbio, avrebbero potuto farlo in maniera molto più veloce e sicura che il lasciarti congelare con i rinforzi in arrivo, tanto più che eri svenuto. »
L’altro tirò le labbra in una smorfia «Mi hanno pur sempre infilato in una ghiacciaia, ben sapendo cosa significasse per me ma posso darti ragione che, magari, sia stato solo un timido tentativo di sbarazzarsi di me. Non mi sembrano tipi così svegli da mettere in atto piani ben congeniati. Ancora non capisco perché avrebbero dovuto fare tutto con estrema attenzione per, poi, capitolare non appena ci siamo presentati al loro cospetto, senza nulla in mano tra l’altro… »
«Io cercherei il lato positivo… » disse la ragazza.
«E quale sarebbe? »
«Intanto, non sei morto. » buttò lì, facendolo sorridere «Freja è sana e salva. » continuò «Prenderli è solo questione di tempo: quando succederà, sono sicura che avranno molto da raccontarci. »
«Principessa, devo dirlo, quasi lo invidio il tuo ottimismo! »
«E fai bene! » gli rispose lei con un’espressione furba «Lo mangi quello? »
Jack si girò appena, così da capire che si stava riferendo al suo budino alla vaniglia che gli era avanzato dal pranzo «Accomodati. »
Rapunzel si slanciò con entusiasmo verso il dolcetto. Quello che lei e, soprattutto, Jack non sapevano era che la finestrella della porta dava, sui loro corpi così vicini, una visuale distorta e, per quegli occhi azzurri che videro la scena di quelle due teste sfiorarsi, la dinamica prese un significato soltanto. La porta rimase chiusa, senza più nessuno davanti.
§
Jasper
e Horace vennero catturati il giorno seguente, ad un
aeroporto minore a molte città di distanza. Separarli fu
inevitabile, vista l’impossibilità
di metterli sulla stessa auto, per via dei continui battibecchi sul di
chi
fosse stata la brillante idea di scappare via aria con due valigie
cariche di
contanti.
Sul loro reale coinvolgimento nel caso, però, rimasero ben
zitti, anche quando
vennero trasferiti in carcere.
Solo quando il cadavere di Cruella De Vil venne ritrovato in pessime
condizioni
in un canale di scolo, si decisero improvvisamente ad essere
più collaborativi.
«Noi non abbiamo ucciso nessuno, diglielo Jasper! »
«È così! »
confermò l’altro.
«Difficile da credere, dato che avete lasciato a morire in
una ghiacciaia un
detective di polizia. » lì incalzò
Kristoff: con Jack ancora a riposo
consigliato,
il signor Bunnymund gli aveva dato una grossa
responsabilità, nel
metterlo davanti ai rapitori di sua figlia. Sapeva che, dietro a quel
vetro,
seguiva ogni sua mossa: doveva essere cauto.
«Ci siamo solo spaventati ma non avevamo dubbi che avesse
chiamato i rinforzi.
Vero, Horace? »
«Certo, neanche lo abbiamo preso quando abbiamo sparato!
»
«Quando tu hai sparato, idiota!
Fra un po’ è me che prendi! » solo
le manette legate al tavolino gli impedirono di dare un colpo sulla
nuca
dell’altro «Non abbiamo motivo di mentire, non
abbiamo neanche chiamato un
avvocato! »
«Se, dopo quello che avete fatto, sperate in uno sconto di
pena, sbagliate di
grosso. »
«Abbiamo trattato bene sua figlia, detective, bastava solo
mollare la presa e
l’avremmo lasciata andare senza un graffio... »
bofonchiò Horace.
«E se non l’avessimo mollata? »
sibilò Kristoff, assottigliando gli occhi.
«Non vogliamo uno sconto di pena, »
tagliò corto Jasper «ma neanche prenderci
colpe che non abbiamo… »
«E di chi sarebbero queste colpe, sentiamo. »
«Non lo sappiamo. »
Il detective inarcò le sopracciglia «Non mi pare
granché d’aiuto… »
«Noi eseguivamo solo gli ordini della signora De Vil.
»
Kristoff quasi sbuffò «Questo mi sembra un
po’ troppo comodo, visto che Cruella
De Vil è morta. »
«È proprio perché è morta
che vogliamo parlare! » sbottò Jasper.
«Non ci teniamo a fare la sua stessa fine per mano delle
Iene! » gli fece eco
Horace.
«Allora temo dovrete darmi qualcosa di
più… »
«Siamo stati noi a rapire John Lionheart…
»
«Come? »
«Attirandolo con la droga del deposito, no? » gli
rispose Horace, come se fosse
ovvio.
Era, in effetti, plausibile «E Sabor? » questa,
invece, era tutta un'altra
storia.
«A lei ci ha pensato la signora De Vil in persona. »
Kristoff ne fu comunque sorpreso «Sabor non sembrava
facilmente
raggirabile… »
«Per niente. »
Confermò Jasper «Ma sa meglio di me che svolgeva
un lavoro, come
dire, particolare.
Se ti prendevi una pallottola o una coltellata, non potevi
di certo andare in ospedale. »
«La signora De Vil, per prepararsi agli studi quando era
giovane, lavorò come
infermiera in un carcere femminile, potete controllare. Lì
la ricucì per bene,
l'avevano quasi sbudellata in una rissa. Da allora sono rimaste, come
si dice?
In contatto. »
«Erano amiche? » dare aria a quel concetto lo rese
ancor più strano del solo
pensarlo.
Horace rise «Non direi. Avevano un accordo: una
pagava e l'altra ricuciva.
Non si ammazzavano a vicenda, insomma. »
«Accordo che è stato spezzato da un miglior
offerente, immagino... »
«Proprio così, » Jasper
annuí «La signora De Vil riceveva dei
messaggi,
noi andavamo e facevamo quel che diceva. »
«E cosa diceva? »
«Prendere Lionheart, consegnarlo da una parte, recuperare il
suo cadavere da
un'altra, portarlo nel vicolo di Locksley, consegnare il biglietto,
prendere i
soldi... »
«Stessa cosa per Sabor, » continuò
Horace in un'alzata di spalle «Ad
eccezione del prenderla, s'intende. »
Kristoff non avrebbe saputo dire se fosse più stupito o
disgustato dalla
noncuranza con cui gli raccontavano quelle
cose «Dove consegnavate le
vittime? Dove recuperavate i loro corpi? I soldi? »
«Ogni volta un luogo diverso: » spiegò
ancora Jasper «Usavamo una vecchia
auto, la lasciavamo in un parcheggio isolato con le chiavi nel quadro e
la
persona richiesta nel bagagliaio. »
«Stessa cosa per recuperare i corpi. Solo dopo la consegna,
ci veniva detto dove trovare i soldi: sempre contanti. »
Kristoff li guardò e, per la prima volta, vide nei volti di
quei due poliziotti
- che aveva creduto semplicemente attempati e svogliati - una certa
vena di
malvagia avidità «Voi siete stati disposti a
rapire delle persone, sapendo la
fine che avrebbero fatto, e a maneggiare i loro cadaveri solo per un
tornaconto
economico? »
«Un bel tornaconto economico, detective. »
ghignò Jasper «Suvvia, erano
mele decisamente marce, vi abbiamo quasi fatto un favore. »
Il fatto di cominciare a reputarli esattamente allo stesso modo,
Kristoff se lo
tenne per sé «E se non lo fossero stati?
» chiese, invece, stringendo
d'istinto il pugno, ripensando a Freja chiusa in quell'armadietto,
stretta ai
suoi pupazzi.
Horace sospirò, socchiudendo gli occhi «I
soldi sono i soldi... »
Jane era preoccupata per Elsa: certo, il
rapimento della nipote e
il detective Overland – che, per quanto cercasse di
nasconderlo era chiaro non
le fosse affatto indifferente – finito con urgenza in
ospedale erano stati,
senza ombra di dubbio, duri colpi. In realtà,
però, era solo recentemente che sembrava
essere diventata glaciale: più del
solito, s’intende.
Sembrava infastidita, arrabbiata persino: come logorata da qualcosa, ma
Jane non si sentiva così in
confidenza da osarle chiedere in merito, era pur sempre il suo capo.
Capo che la raggiunse proprio in quel momento, attraversando con passo
trafelato la porta a vetri che divideva i loro uffici adiacenti.
«Jane! » richiamò la sua attenzione
«Ho appena ricevuto una telefonata da Kristoff:
puoi recuperare le foto dei ritrovamenti? »
Annuì «Che cerchiamo? » le chiese,
mentre si metteva al computer.
Elsa le andò vicino, piegandosi un poco verso di lei e lo
schermo «Mi sono
ricordata di una cosa che mi dicesti quando abbiamo controllato i
presenti con
il programma di riconoscimento facciale: a parte le forze
dell’ordine. »
La ragazza si stupì della memoria della donna al suo fianco.
«Guarda se ci sono questi. » bloccò ogni
sua possibile reazione sul nascere,
mostrandole un foglio con due foto, era chiaramente in tensione
«Trovi la
versione digitale nella nostra cartella condivisa. »
Jane recuperò i file e settò i parametri di
ricerca, la risposta arrivò rapida
e precisa «Eccoli lì! » erano ripresi
parzialmente e sullo sfondo ma era
indubbio che fossero loro, su entrambe le scene per di più
«Sono… »
«I rapitori di Freja, sì. » le
sembrò quasi di sentirla imprecare a denti
stretti «Come posso essere stata così
superficiale? »
«Che dici? »
L’altra sbatté un palmo sul vetro del piano
«Sono della polizia giudiziaria!
Hanno anche le divise, non avrebbero dovuto essere lì!
»
«Elsa, non è colpa tua! C’era pieno di
poliziotti, come avremmo potuto notarlo? »
«Invece dovevamo, dovevo! Ho dato per
scontato fosse qualcuno di
esterno, non sono stata abbastanza attenta. In qualche modo sapevano
che
avremmo potuto riconoscerli tramite queste foto: è per
questo che, quella sera,
hanno chiamato anche me. »
Jane scosse il capo «Non puoi avere sempre tutto sotto
controllo… »
«Poteva succedere l’irreparabile…
» liberò, d’un tratto, parte delle sue
preoccupazioni.
L’altra portò d’istinto la mano sulla
sua, ora chiusa a pugno sulla
superficie fredda «Ma non è successo…
»
le sorrise appena, cercando di darle un minimo di conforto
«Freja è
salva, il detective Overland si riprenderà, i rapitori
catturati: solo questo
conta! »
Elsa inspirò senza dire una parola, la mano non la
ritirò.
«Mi
spiace che tu sia ancora a riposo forzato, ma sono
contento di trovarti bene. » disse Kristoff, prima di
addentare la sua fetta di
pizza, davanti all’inizio imminente di una partita che,
già sapevano, non
avrebbero seguito.
Jackson, seduto sul divano al suo fianco, prese un sorso di birra
«Essendo
quasi morto per aver avuto la brillante idea di
fare tutto da solo, non
mi stupisce. » ghignò «Sarebbe stato
incredibile il contrario, avrei quasi
pensato di essere simpatico al signor Bunnymund. »
«Tu soffri di manie di persecuzione… »
lo prese bonariamente in giro l’altro.
Sospirò, facendosi serio di colpo: lo guardò
negli occhi «Grazie ancora per
quello che hai fatto. » gli disse d’un fiato.
Jack sorrise «L’aiuto di Rapunzel è
stato fondamentale, senza di lei non avrei
saputo dove andare. »
«Sì, ma non hai perso tempo e ti sei messo in
pericolo pur di salvare mia figlia. »
«La mia fidanzata, vorrai
dire… » lo punzecchiò senza ritegno.
Kristoff assottigliò gli occhi «Pensavo che del
rischio di morire ne avessi avuto abbastanza… »
Questa volta fu il suo turno di diventare serio «Grazie a te,
per essere arrivato
in tempo con la squadra. »
L’altro sospirò «Cavolo, ci hai fatto
prendere un colpo! Non ho mai visto Elsa
così sconvolta… » si lasciò
scappare «Anche se scommetto che, quanto è venuta
a
trovarti in ospedale, ha fatto la sostenuta e non ti ha detto niente.
»
Jackson inarcò le sopracciglia confuso «Eh
già… » decise di non voler indagare
oltre.
Kristoff sogghignò, ignaro dei suoi dubbi «Tipico!
Comunque preparati: quando ti sarai ufficialmente
rimesso, sarai nostro ospite a cena, Anna è stata
categorica. »
«Come sta? E come stai tu? »
«Ci stiamo riprendendo: Freja è a casa da scuola,
Anna non ha ancora riaperto
la galleria. La facciamo dormire con noi, ci rende tutti più
tranquilli. »
«Com’è stato averli davanti? »
«Difficile… » gli confessò
«Avrei preferito averti al mio fianco. »
«Mi dispiace… »
«Non è di certo colpa tua. »
sospirò «Il fatto che Freja fosse già a
casa,
fortunatamente, mi è venuto in aiuto. Nonostante tutti gli
anni di servizio,
però, temo di non essermi ancora abituato a fin dove
l’avidità possa spingere
le persone. »
«Quindi il tuo informatore non mentiva… »
Kristoff scosse il capo «No: a quanto pare era una
consolidata prassi che
qualche partita sparisse prima di finire nell’inceneritore.
Mescolavano i
sacchi veri con alcuni contraffatti, così che fosse tutto
perfetto sotto agli
occhi dei testimoni. Di sicuro, gran parte della fenilciclidina usata
dal
nostro killer proveniva da loro. »
«Il telefono della De Vil ha portato a qualcosa? »
«Purtroppo no. » scosse il capo «Punzie
ha fatto del suo meglio ma era pressoché
inutilizzabile. Le compagnie telefoniche hanno registrato comunicazioni
ma
tutte con telefoni usa e getta. Non abbiamo niente, solo la parola di
quei due. »
Jack buttò giù un boccone «Mi sento di
credergli: non hanno l’aria di
essere così svegli da fare tutto alla perfezione, come il
nostro assassino. L’abbiamo
visto, no? Hanno fatto decisamente troppi errori. »
«Hai ragione: probabilmente erano bravi ad eseguire gli
ordini ma pessimi ad
autogestirsi. »
«Chiunque li abbia guidati, sa esattamente chi siamo, come
lavoriamo… »
«Pensi a qualcuno di noi? » gli chiese allarmato.
«Non necessariamente qualcuno della polizia, magari qualcuno
che ci
collabora… »
«Se così fosse, » ragionò
Kristoff «abbiamo sempre guardato tutto dalla
prospettiva sbagliata. »
Jackson s’illuminò «E’ proprio
così! » esclamò, quasi saltando sul
divano «Ci
siamo lasciati guidare dal nostro lato umano e abbiamo sbagliato.
»
«Che intendi dire? »
«John Lionheart era una persona orribile, di Sabor neanche ne
parliamo. Erano
due criminali, due mostri: ci è venuto naturale concentrarci
su Locksley,
Greystoke e sua madre. Abbiamo cercato disperatamente cosa li
accomunasse ma… »
«Non ci siamo mai chiesto che cosa accomunasse Lionheart a
Sabor! » completò per
lui Kristoff.
«Si conoscevano? Chi li ha arrestati? Chi ha seguito i loro
processi? »
«Direi che è giunto il momento di scoprirlo.
»
Elsa
andò verso l’ingresso, richiamata dal
suono insistente
del campanello: aveva quasi aperto la bocca per rispondere quando la
telecamera
sul pianerottolo le aveva mostrato la figura del detective Overland al
di là
della porta, bloccandola. Si morse istintivamente il labbro in
silenzio, la
mano a mezz’aria, indecisa sul da farsi.
«Elsa… » la voce di lui
arrivò alle sue orecchie «Lo so che ci sei,
aprimi. »
Prese un grosso respiro e mise su la migliore delle sue maschere,
aprì «Che
cosa vuoi? » gli disse, senza nemmeno salutarlo.
La delusione, già abbondantemente presente sul viso
dell’altro, s’intensificò
«Che cosa vog… » non terminò
«Cristo, mi odi davvero così tanto? Nonostante
dici
in giro il contrario, non ti sei neanche degnata di venirmi a trovare
in
ospedale! »
Non lo odiava, affatto «Sì che
sono venuta, » gli disse «Ma eri già in dolce
compagnia e me ne sono andata. » gli fece presente, gelida.
Jackson scosse il capo, confuso «Cosa stai dicendo?
»
«C’era l’agente Sunlight con te,
sembravate così affiatati, non volevo
disturbare. »
«Io non so cosa tu abbia visto ma sono piuttosto sicuro che
ti sia fatta
un’idea sbagliata. Rapunzel è una collega e
un’amica. Certo, è una ragazza
molto carina ma non c’è assolutamente niente fra
me e lei. Non ti dico che
potrebbe essere mia figlia ma quasi: non sono quel tipo
d’uomo e, se lo pensi, forse
sono io a non voler continuare questa
conversazione. »
La maschera di lei scricchiolò appena ma non cedette
«Non sarò certo io a
trattenerti. » sentenziò, facendosi una certa
violenza, mentre spingeva la porta
verso di lui.
Jack espirò, con un nervosismo a stento trattenuto:
impuntò la mano in avanti e
le impedì di chiuderlo fuori «Io non capisco,
» sibilò «Credevo che le cose
stessero andando meglio fra noi e, invece... non
so neanche perché sono qui a giustificarmi,
dato che non stiamo insieme. Cosa vuoi da me?
» gli chiese, arrabbiato
«Non hai nessuno al tuo fianco, dici di non volermi ma, al
tempo stesso, non
posso neanche parlare con una collega che succede questo!
»
Elsa inarcò le sopracciglia, il petto gonfio di vecchi
rancori «Possibile che
tu sia diventato arrogante fino a tal punto? Credi davvero che io mi
sia tenuta
libera per te? »
«Non ho detto questo. » lui abbassò il
tiro «Per quanto non mi faccia piacere la
cosa, sei una donna talmente intelligente e bella che solo uno sciocco
potrebbe
credere che tu non abbia avuto altri uomini in tutto questo
tempo… quello che
non capisco è: cosa stai cercando? »
Lei fece un sorriso amaro «Non di certo l’amore, se
te lo
stai chiedendo. Quella è una cosa da Anna, non da me: mi
è bastato provarlo una volta, » lo
guardò dritto negli occhi «Per non volerne avere a
che
fare mai più. »
Jackson imprecò «Ancora con questa storia? Quante
volte devo ripeterti che non
sono stato io a cercarlo, quello stupido bacio? D’accordo,
magari mi sarei
potuto sottrarre e non l’ho fatto ma sai perché?
Ero molto arrabbiato con te,
avevi appena deciso di andare a studiare a migliaia di chilometri di
distanza,
rinunciare ai tuoi sogni, senza degnarti di chiedermi cosa ne pensassi.
»
Elsa inarcò un sopracciglio, piccata
«Perché, avrei dovuto chiederti il
permesso? »
«Certo che no! » rispose lui esasperato
«Ma avresti potuto dirmelo anziché
farmelo scoprire, per caso, tramite tua sorella. La cosa assurda
è che io ti avrei
supportato alla fine, sarei stato disposto a tutto per te ma tu avevi
già
deciso di tagliarmi fuori dalla tua vita. E sai perché?
Perché la felicità che
avremmo potuto avere assieme credevi di non meritarla. La
verità, Elsa, è che
la vita ti spaventa, è per questo che ti circondi di morti,
perché quel giorno
– con i tuoi genitori – sei morta anche tu!
»
Lei lo guardò gelida «Vattene! »
Ciao
a tutti! Per prima cosa mi scuso con voi per avervi fatto aspettare così tanto per questo nuovo capitolo °///° Purtroppo è un periodo (decisamente lungo) in cui sono sempre ed esclusivamente di corsa: trovare del tempo per scrivere - nel momento in cui l'ispirazioni è buona - è molto complesso. Quello che posso sperare è che la vostra attesa sia valsa a qualcosa e che questo capitolo vi abbia soddisfatto anche se, so bene, non si conclude nel migliore dei modi per i Jelsa-lovers come me (perché una certa dose di sano masochismo nella vita ci vuole). La dinamica non è ancora chiara, ma la cattura di Jasper e Horace pare abbia permesso di dare la svolta al caso: così i nostri detective si sono resi conto di aver sempre visto il quadro dalla prospettiva sbagliata. Prospettiva sbagliata che induce, inoltre, una certa testa molto dura e molto bionda a credere che fra Jack e Rapunzel ci sia quel che non c'è: riaprendo vecchie ferite mai del tutto rimarginate e solleticando l'orgoglio che non vuole ammettere i suoi reali sentimenti per un detective in particolare. Si è, quindi, scoperto che cosa avesse combinato Jackson da ragazzo per farsi mollare da Elsa: ebbene sì, ha baciato - o meglio - si è fatto baciare da una ragazza ad una festa, nel periodo immediatamente successivo alla morte dei genitori di lei. Non molto cavaliere, insomma, ma... c'è un ma che ancora non è chiaro. Tuttavia, si può cominciare ad intuire nelle parole, decisamente dure, di Jack. Il tatto non è mai stato un suo punto forte, lo sappiamo. Sono stata a lungo indecisa se mettere la scena fra Flynn e Rapunzel, perché la ragazza avrebbe potuto tranquillamente riassumere tutto nel suo resoconto a Jack in ospedale, ma alla fine ho pensato che un po' di sano fan-service non sarebbe guastato e avrebbe reso la lettura più interessante di un semplice riassunto. Spero abbiate apprezzato questa scelta. E, mentre Cruella De Vil è caduta per mano delle Iene, rendendo impossibile interrogarla per provare anche solo a capire chi fosse il suo cliente, il giudice Weselton continua a fornire il suo amabile supporto alla famiglia Bleket. Ma sarà tutto oro quello che luccica? Al prossimo capitolo per scoprirlo che, prima o poi, arriverà... abbiate fede! Grazie per seguire questa storia: come sempre, ogni vostro possibile riscontro sarà ben accetto <3 Cida |