*Attenzione!*
Questo capitolo tratta di tematiche delicate che potrebbero disturbare. Data la loro natura spoilerosa, però, sono nascoste in questo pannello. Se pensate che qualcosa possa turbarvi, selezionate tutto il testo di questa box e appariranno due righe più sotto. Razzismo,
ossessione, misoginia, violenza, descrizione di un cadavere bruciato.
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E'
una stanchezza innaturale quella che le impedisce di
aprire gli occhi. E' una confusione artificiale quella che non le fa
comprendere se sia sveglia o stia ancora dormendo. Possibile che quella
mattinata che le sembra di aver vissuto sia, in realtà, solo
un sogno partorito
dalla sua mente ancora addormentata?
Eppure, perché, nonostante sia al riparo nel calore del suo
letto, le sembra di
sentire così freddo? Perché il cuore le pare come
raggelato in una morsa di
terrore? E' un sogno oppure un incubo?
Un mugolio le esce dalle labbra, non è piacere, è
sofferenza. Prova a girarsi
ma c'è qualcosa che la blocca in posizione supina. E' allora
che lo sente: un
fruscio, c'è qualcuno lì con lei.
E' decisamente un incubo, il cuore accelera i battiti ma
perché gli occhi non
si vogliono aprire?
Avverte una scarica di ghiaccio lungo il braccio: incredibilmente il
cuore si
placa e c'è il nero dell'oblio pronto ad attenderla. Lo
percepisce ma lotta,
non vuole caderci. Si arrampica con tutte le sue forze ma è
come scalare un
muro ricoperto di melma viscida che la fa scivolare. Non le lascia
alcun
appiglio, anzi, le si appiccica addosso: le imbratta le mani, il viso;
le copre
gli occhi, si insinua nelle sue narici. Soffoca, soffoca.
- Suvvia, faccia una pausa: le offro un caffè!
E' proprio l'aroma di quella bevanda ad esploderle nel cervello e,
chissà
perché, poco prima di abbandonarsi all'oscurità
le sembra di sentire le parole
di un'Ave Maria.
Se
il cercare fra le forze dell'ordine e i medici legali
che, a loro tempo, si erano occupati dei casi Fitzwater
e Greystoke non portò a nessuna corrispondenza
in particolare,
fra persone diverse o nomi privi di rilevanza, virare verso l'ambito
giudiziario fece trillare un insistente campanello d'allarme.
Tuttavia , il terreno su cui i due detective - perché
sì, Jackson era stato
riammesso sul caso - stavano per muoversi era estremamente instabile,
dato che
il rischio di fare una mossa falsa ed inimicarsi l'intera procura era
qualcosa
che la centrale di polizia voleva, a tutti i costi, evitare.
Per questo avevano deciso di agire
separati: il
primo aveva optato per seguire la via professionale, mentre il secondo
per
quella personale.
Kristoff si presentò, così, in tribunale, dato
che la sua visita in procura si
era risolta con un buco nell'acqua.
Questa volta, tuttavia, non gli servì neanche raggiungere il
bancone
dell'accoglienza che un buffo ometto dai baffi bianchi gli si
avvicinò
trafelato.
«Scommetto che lei è il detective Bjorgman!
» Affermò deciso, mostrandogli un
sorriso bonario.
Kristoff inarcò un sopracciglio, stupito. «Sono
io, sì... »
«Giudice Weselton. » Si presentò
porgendogli la mano. «Ero molto amico dei
genitori di sua moglie. »
Lui si illuminò. «Certo! Anna mi ha parlato di
lei: mi scusi se non l'ho
riconosciuta. »
«Non si preoccupi. Purtroppo non vedo Anna da anni ormai ma,
per via del
lavoro, ho avuto modo di mantenere i contatti con Elsa. »
Rafforzò la stretta,
che ancora non aveva abbandonato, con l'altra mano. « Come
state? Siete
riusciti a riprendervi un po' da quella brutta faccenda? »
Kristoff non fece fatica a comprendere a cosa si riferisse.
«Ci proviamo. »
«Sono sicuro che ci riuscirete! E, come ho già
detto ad Elsa, potete contare su
di me per qualsiasi cosa. »
«Lei è molto gentile, grazie. »
«Mi dica: cosa la porta qui, oggi? » Gli chiese,
poi, sinceramente curioso.
«Lavoro? Cielo, spero nulla di personale... »
Il detective fece un mezzo sorriso imbarazzato. «Lavoro,
lavoro: non ho nessun
conto in sospeso con la legge. Anche perché sarebbe il
colmo, non crede? »
Weselton si unì alla sua risatina «Il caso dei
Fearling? La cattura di quei due
ha dato i suoi frutti? »
«Forse... » Si tenne sul vago. «Per lo
più acerbi, temo. Ero giusto venuto a
chiedere aiuto per farli maturare. »
«Cercava qualcuno in particolare? »
«In effetti, sì!» Confessò,
sulle spine. «Durante i nostri vari approfondimenti, abbiamo
notato che il procuratore Frollo aveva seguito alcuni
dei
casi legati ai nostri omicidi. » Sospirò.
«Speravamo potesse darci una mano ad uscire dal vicolo cieco
in cui
siamo
incappati. »
Weselton annuì. «Sempre molto frustrante quando
succede. » Si prese, poi, qualche
secondo per pensare. «Se non sbaglio, Claude non aveva
udienze oggi. E’ venuto
presto, per alcuni documenti e se n’è andato
subito. So che sembra incredibile
dirlo ma, penso, avesse la giornata libera. »
«Sa, per caso, dove posso trovarlo? »
Il giudice scosse il capo. «Mi dispiace, non ha condiviso con
me i suoi
programmi. Ma, se posso darvi un consiglio spassionato, vi conviene
prendere un
appuntamento con la procura: Claude non ama particolarmente le
sorprese. »
Kristoff annuì. «Questo è decisamente
un ottimo consiglio, credo che lo
seguiremo. Grazie. »
Dall’altra
parte della città, Jackson aveva dato fondo a
tutto il suo fascino per convincere la giovane concierge –
dello stabile di
lusso, dove il procuratore Frollo aveva un appartamento – che
non era davvero
necessario disturbarlo, avvisandolo che sarebbe salito,
d’altra parte doveva
solo consegnarli un documento che stava aspettando e no, non poteva
mostrarglielo in quanto sotto segretezza assoluta. Ma la ragazza, una
giovane
rossa dalla capigliatura ribelle e
dall’accento improbabile, non si era
smossa di un millimetro: né davanti al suo distintivo,
né davanti al suo
sorriso più brillante.
Solo una geniale intuizione – in fin dei conti, non era
detective capo solo per
caso – gli aveva consentito di salire al piano senza essere
annunciato: certo,
parte del suo prossimo stipendio se ne sarebbe andato per
l’acquisto di due
biglietti in prima fila per una partita di hockey dei Bears
ma, almeno,
aveva raggiungo il suo scopo. Arrivato alla porta, però, si
era ben presto
accorto che tutti i suoi sforzi erano risultati vani: il procuratore
Frollo non
era in casa.
Dal sorriso che la ragazza gli aveva rivolto, quando era sceso per
andarsene,
aveva capito: lei lo sapeva.
Irritato per essersi fatto fregare come un pollo, prese il cellulare e
selezionò il numero del suo compare fra le telefonate
recenti. «Quanto credi
sia sconveniente per un detective di polizia non mantenere la parola
data? »
La voce di Kristoff trasecolò dall’altro lato.
Jack sbuffò. «Lascia perdere. Il procuratore
Frollo
non è nemmeno a casa… »
Ascoltò per un attimo «Oh no, non credo proprio
che aspettare di prendere appuntamento
in procura sia una buona idea… Come possiamo rintracciarlo
se nessuno sa dov’è?
Bella domanda! Mmm… » Rimuginò,
tamburellando un poco il piede sull’asfalto. «Beh,
ma noi la persona adatta ce l’abbiamo! »
Scostò il telefono dall’orecchio, travolto dalle
preoccupazioni del detective
Bjorgman. «Lo so che è una faccenda
delicata… No, non la metterò nei guai…
Stai
tranquillo, mi prenderò tutta la colpa, nel caso: lo
sai. » Riagganciò che
l’altro stava ancora blaterando.
Inspirò a fondo e selezionò un altro numero.
«Principessa, ho un favore da
chiederti. » Sorrise nel sentire la sua risposta.
«Fai bene a non farti piacere
il mio tono di voce: ti sto per chiedere una cosa molto
delicata… Sì, per
delicata intendo priva di qualsiasi autorizzazione.
» Tirò le labbra di
lato, mentre ascoltava i dubbi di lei. «Questa volta
è la pista giusta! Ne sono
convinto, ne siamo convinti! Abbiamo tenuto in
considerazione tutto! »
Annuì, anche se l’altra non poteva vederlo.
«Ascolta, nell’improbabile caso che
avessimo preso un granchio grosso come una casa - e non l’abbiamo
preso – dirò che ti ho
costretta, mostrato un mandato falso, quello che vuoi. Se una testa
dovrà
cadere, sarà la mia. »
La ascoltò ancora per un attimo, poi, sorrise.
«Quindi rintraccerai il suo
telefono? »
Ci fu un attimo di silenzio dall’altra parte: una flebile
esternazione positiva
arrivò alle sue orecchie. «Sapevo di poter contare
su di te, principessa!
Appena hai novità, aggiornami subito. Io, intanto, raggiungo
Kristoff. »
§
«Dai, zia, fai la
magia! »
Elsa alzò
lo sguardo, protetto da trasparenti occhiali di plastica, verso la
sorella che, ben aperta la porta del garage per fare entrare luce e
aria, la
ricambiò con un’espressione complice.
Perciò
infilò una mano guantata in un sacchetto e si rivolse alla
nipote, anche
lei protetta da una versione ridotta di occhiali. «Pronta?
»
Freja
annuì estasiata, salterellando trepidante da un piede
all’altro.
Quando il ghiaccio
secco entrò in contatto con l’acqua bollente, una
densa
nuvola di fumo si levò dalla superficie e si sparse nel
locale, sospinta verso
l’esterno dalla corrente d’aria creata
appositamente.
La bimba esplose in
un gridolino estasiato per assumere, poi, un’aria tetra ma
che, sul suo visino, risultava vagamente buffa. «Ecco che gli
spiriti
arrabbiati nascondono la foresta! » Disse con voce
misteriosa. «Valoroso Signor
Bunny, Cavalier Olaf: dobbiamo salvare i suoi abitanti! » E
si buttò
all’esterno, in mezzo alla rada nebbia artificiale.
Elsa si
avvicinò alla sorella, ancora appoggiata
all’ingresso del garage, lo
sguardo concentrato su ogni mossa della piccola. «Le hai
raccontato la storia
della Foresta Incantata di papà? » Le chiese, con
un sorriso malinconico.
«Sì!
» Le rispose Anna, ricambiandolo. «Ma temo che, al
momento, abbia una
visione delle cose più simile alla tua che alla mia.
» Sghignazzarono assieme
nel ricordare come la maggiore si concentrasse sempre sul fattore avventura,
mentre l’altra sull’amore. «Sei certa che
questa cosa sia sicura, sì? » Le
chiese, poi, vedendo la figlia lanciarsi verso un cumulo più
denso degli altri.
«Certo:
è all’aperto e le quantità sono
ridotte. Nessun pericolo per, a quanto
pare, un massimo divertimento. » La rassicurò, non
riuscendo a nascondere un
nuovo sorriso di fronte alle peripezie della nipote.
«Grazie.
» Le disse Anna all’improvviso, stringendo le
braccia al petto. «Aveva
davvero bisogno di qualcosa di diverso dal solito. »
Elsa le
posò una mano su una spalla, nel tentativo di darle un
po’ di conforto.
«Come sta andando? »
L’altra
scosse appena il capo. «Non così male, in
realtà, almeno credo. La
notte è il momento più difficile per lei, il non
averla sott’occhio è quello
più difficile per me. Ho così paura che possa
capitare di nuovo, capisci? »
Elsa
annuì. «E’ normale, è passato
ancora così poco tempo. Ma passerà vedrai,
supererete tutto, ne sono certa. Così come sono sicura che
non ricapiterà. »
Anna sorrise,
confortata da quelle parole, mentre una lacrima di tensione le
sfuggiva dalle ciglia. «Chi l’avrebbe mai detto che
sarei stata in debito a
vita con l’idiota? »
Buttò lì, mascherando con una mezza risata quel
singhiozzo che le era salito dalla gola, abbandonandosi al suo fianco,
in cerca di un abbraccio.
Per quanto
cercò di dissimulare la cosa, il solo riferimento a Jack
causò in
Elsa un’impercettibile rigidità. Anna,
però, conosceva bene la sorella per non
scorgerla, tanto più ora che erano a stretto contatto.
«Ho detto qualcosa che
non va? » Chiese, inarcando le sopracciglia perplessa.
«Niente…
» Cercò di tagliare corto l’altra.
«E’
uno dei tuoi soliti niente che vuol dire tutto? » Oh
sì,
decisamente troppo bene. «Che cosa ha
combinato questa volta? »
Elsa si morse il
labbro inferiore, nervosa. «Abbiamo litigato. »
Anna
sgranò gli occhi. «Litigat… Come?
Quando? »
«E’
venuto a casa mia, un paio di sere fa. »
«A casa
tua?!? » Continuò l’altra, sempre
più agitata: tanto che si allontanò
dal suo abbraccio quasi saltando, in un modo sin troppo simile a quello
della
figlia.
«Credo che
abbia una relazione con l’agente Sunlight. »
Bloccò sul nascere ogni
sua possibile errata conclusione.
Anna rimase senza
parole per un attimo, il che la stupì non poco.
«Con Punzie? »
Disse dopo qualche secondo, stranita anche al solo pensiero.
«E’ poco più di
una ragazzina… »
«Una
ragazzina molto carina. » Precisò
l’altra.
«Cosa ti fa
pensare che stiano insieme? »
«Quando
sono andata a trovarlo in ospedale, lei era già da lui. Li
ho visti
baciarsi… »
«Baciarsi?!?
» Esclamò. «Lo ha fatto di nuovo?
» Strinse i denti, ripensando al
loro passato.
Elsa
annuì. «Almeno credo… »
«Credi?
» La incalzò la sorella. «Lui che ti ha
detto al riguardo? »
«Che sono
solo colleghi ed amici… »
«E non
pensi possa essere la verità? Elsa, dai, non puoi non
esserti accorta
che è pazzo di te: non lo vedi come ti guarda? »
«Come mi
guarda? » Chiese, sperando di dissimulare, con un certo tono
di
noncuranza, l’effettiva curiosità che le
solleticava il petto.
«Come un
uomo innamorato, zuccona! » le svelò,
avvicinandosi
nuovamente per
poterle dare un deciso buffetto sulla fronte. «E anche come
un uomo che non
vede l’ora di recuperare tutto il tempo perso, non so se mi
spiego. »
«Anna!
»
«Che
c’è? » Ridacchiò quella.
«Hai ragione, Punzie è molto carina ma non
può,
di certo, competere con una Regina dei Ghiacci come te!»
Elsa si
portò una mano a coprire la risatina che le era salita
spontanea alle
labbra. «Regina
dei Ghiacci?
»
«Beh
sì, mi pare lampante che – fra le due –
la più focosa e passionale sia
sempre stata io… » Si pavoneggiò,
portando una mano a lisciarsi i capelli
ramati, giusto per rimarcare il concetto.
«Ah
sì? » Le rispose l’altra, alzando un
sopracciglio. «E questo l’hai
stabilito come? Di certo non puoi saperlo… »
Stette al gioco, maliziosa.
Anna
spalancò la bocca stupita. «Stai davvero
rispondendo alle mie battute a
sfondo sessuale? Oh mamma, ti devo sembrare proprio un caso disperato!
»
Elsa alzò
gli occhi al cielo e ricambiò il colpetto in fronte di poco
prima. «Ma
quanto sai essere sciocca? »
In tutta risposta,
l’altra le si buttò fra le braccia.
«Elsa? » Le mormorò sul
petto.
«Mmh?
»
«Ti voglio
bene. »
L'indagine
clandestina di Rapunzel aveva generato un
risultato a metà: era riuscita a rintracciare gli
spostamenti del procuratore
Claude Frollo ma, con estremo disappunto di tutti e tre, il dispositivo
era sparito da
ore,
dopo essersi connesso ad un'ultima cella verso i boschi fuori
città. Sebbene la
zona non fosse particolarmente coperta, non risultava neanche del tutto
priva
di segnale, perciò c'era una spiegazione soltanto: aveva
spento il telefono.
La portiera dell'auto rimbombò nel silenzio degli alberi,
non avrebbero potuto
più utilizzarla per andare avanti.
«Seriamente, Jack: cosa ci facciamo qui? » Chiese
Kristoff, guardandosi
attorno. «Siamo nel bel mezzo del nulla. »
Jackson scrutò lo schermo del cellulare, studiando con
attenzione l'immagine
satellitare della zona appena condivisa da Punzie. «Nulla che
nasconde un
rifugio di caccia dove, sono sicuro, si trova il nostro uomo.
»
«E una volta trovato cosa gli diremo? Procuratore, la caccia
all'alce in questo
periodo dell'anno è vietata: la dichiaro in arresto!
» Si grattò la nuca,
nervoso. «Finiremo in un mare di guai per questo, me lo
sento. »
Il detective Overland sbuffò sonoramente, alzando gli occhi
al cielo. «Il
procuratore Frollo è alla stregua di una macchina nel suo
lavoro: nella sua
carriera ha sempre - e dico sempre - ottenuto la massima pena per tutti
i suoi
indiziati. Eppure, quando era ancora agli inizi, ha
macchiato
indelebilmente il suo curriculum di vittorie. Ti va di ricordarmi di
quale caso
parliamo? »
«L'omicidio dei signori
Greystoke. In più ha supervisionato anche il processo Fitzwater... » Grugnì in
risposta.
«Esatto! » Lo incalzò l'altro.
«Aveva un solo modo per pulire questa macchia e
ha, per qualche motivo, trovato il coraggio di farlo: si è
trasformato in
giustiziere, il capo dei Fearling. Sa esattamente come la polizia
lavora, gli
iter che dobbiamo seguire, i metodi della scientifica e dei medici
legali:
tutto! E' un uomo colto, con rudimenti di chimica e medicina, da sempre
circondato da criminali e ha abbastanza soldi da comprarsi tutto il
distretto,
non solo la De Vil e i suoi scagnozzi. » Si portò
le mani ai fianchi. «Eppure mi
sembravi convinto tanto quanto me. »
«Lo sono, infatti! » Ribatté Kristoff.
«Ma ciò non toglie che non abbiamo uno
straccio di prova, solo ferme supposizioni. »
«Sono sicuro che questo rifugio ci darà le
risposte che cerchiamo: d'altra
parte, dubito molto che abbia ucciso le sue vittime nel suo
appartamento, no? »
Il detective Bjorgman fu colto da un'intuizione che lo fece tremare.
«Se così
fosse, perché è qui? Potrebbe non essere solo...
»
«Motivo in più per sbrigarci! »
«Tu giochi con il fuoco: è il fiore all'occhiello
della procura. »
Jackson ghignò. «Mi piacciono le sfide, che vuoi
farci? » Gli disse, prima di
addentrarsi nel fitto degli alberi.
«A me no. » Borbottò Kristoff,
nonostante il suo compagno non potesse più
udirlo. Lo seguì comunque.
«Ti sei svegliata, di nuovo. » Disse una roca voce di uomo al suo fianco.
Questa volta si ritrovò abbastanza lucida da riconoscerla. «Procuratore... » Sussurrò, la gola quasi chiusa dalla paura. Provò ad alzarsi dalla fredda superficie su cui era sdraiata, ma si riscoprì bloccata da alcune fascette di plastica. «Perché sono qui? Che cosa vuole da me? »
«Perché hai peccato, zingara. »
«Peccato? » Ribatté, provando a divincolarsi ma sempre invano. «Ho un lavoro onesto in tribunale, lo sa bene. »
La luce era poca e flebile, ronzante. L'ombra la faceva da padrona, scorgerne l'espressione era pressoché impossibile, ma il ghigno sulla sua faccia se lo poteva quasi immaginare.
«Quelle come te peccano sempre. »
«Quelle come me? » Chiese, la voce incrinata.
«Uscite dall'Inferno per tentare gli uomini di fede e giustizia - come sono io - e portarli alla perdizione. Siete come sirene ammaliatrici lungo la strada della dannazione eterna. » Le afferrò il mento con una mano. «Che colpe ho io, zingara, se non so resisterti? »
Lei scosse il capo di colpo, per liberarsi: gli sputò in faccia. Dal verso di disgusto che gli sfuggì dalle labbra, capì di averlo colpito. «Resistermi? Io non ho mai fatto nulla per tentarla, sono stata solo gentile, come con chiunque altro. Se si comporta così è, unicamente, perché è un animale: ecco cosa è. »
Claude Frollo sghignazzò. «Sentiti! Questo fuoco che ti brucia dentro, anche ora che sei in trappola, non può che essere quello del demonio! »
«Voi siete pazzo! » Gli urlò contro, riprendendo la sua lotta per la fuga, ferendosi la pelle ambrata.
«Pazzo di te, zingara: diventa mia o morirai! »
La giovane donna soppesò quelle parole, poi, aprì la bocca e urlò. «Aiuto! Qualcuno mi aiuti, vi prego! »
Un manrovescio la colpì dritta sul viso. «E' inutile che gridi, meretrice. Nessuno ti troverà, qui. » Le tappò la bocca con una mano, il viso stravolto dalla collera. «Dunque hai scelto la morte. » Le soffiò sugli occhi sgranati dal terrore. «Sappi che mi divertirò con te. Sarà soddisfacente tanto quanto... » Si bloccò, l'altra mano ad un soffio dal suo bassoventre.
Le liberò la testa e si allungò verso un tavolino lì vicino. Quando si voltò di nuovo verso di lei, fra le dita guantate stringeva una siringa.
«Qualcuno mi aiuti... » sussurrò nuovamente, ormai rassegnata al suo destino.
«Neanche Dio può aiutarti, zingara: perché questo è il suo disegno per te! »
Ma, prima che riuscisse a calare l'ago nella sua carne, un fascio di luce li investì in pieno.
«Procuratore Frollo, la getti! » Gli intimò Kristoff, la pistola puntata su di lui.
«Sappiamo cosa ha fatto: lasci andare la ragazza e si arrenda! » Lo incalzò Jackson, tenendolo sotto tiro a sua volta.
Claude Frollo sbatté le palpebre per un attimo, disorientato da quel cambio repentino di luminosità. Quando comprese l'inutilità del suo timore, dacché quella luce non aveva nulla di divino ma era semplicemente frutto dell'arrivo di due sciocchi poliziotti, ghignò in risposta e calò il fendente.
Fu allora che Kristoff sparò: non avrebbe saputo dire se l'avesse preso in pieno o di striscio, poiché il procuratore indossava un'ampia tunica nera, inquietante memento del suo potere, ma non poté indagare meglio perché, se lui era forte il suo compagno era veloce, e - prima ancora che potesse rendersene conto - si era già lanciato sul sospettato in una serrata lotta per disarmarlo.
Jackson era più giovane e più lesto ma Claude era atletico per la sua età e, scoperto, non aveva più niente da perdere: riuscì ad assestargli una testata, facendogli abbassare la guardia, cercando di approfittarne per colpirlo con l'ago della siringa. Il detective, fortunatamente, riuscì a bloccarlo: l'ago gli lambì la pelle del collo ma non la penetrò.
Con un fendente improvviso, colpì il gomito del procuratore, facendogli allentare la presa: la siringa gli scivolò di mano. D'istinto la fece diventare una sua arma e la calò sulla spalla di Claude Frollo vuotandone il contenuto; per colpirlo, poi, con un pugno dritto in faccia.
L'altro crollò a terra, immobile.
Tirò il fiato per un secondo soltanto. «Kristoff! La ragazza! » Gridò e, in un attimo, le furono entrambi al fianco.
«Ehi! Tranquilla, ci siamo noi adesso. » le disse quello, cercando di darle un po' di conforto: quella giovane tutto sembrava tranne che una criminale. «Come ti chiami? » Le chiese, armeggiando con il suo fidato coltello che non abbandonava mai in caso di avventure nei boschi. La prima fascetta cedette.
«Esmeralda... » Gli rispose, massaggiandosi il polso, ora che anche l'altro era stato liberato.
«Esmeralda. » Ripeté lui con un sorriso. «Ora ti portiamo fuori di qui. Ce la fai a camminare? »
Lei annuì ma, quando cercò di portarsi a sedere, un forte capogiro la costrinse a sdraiarsi nuovamente, soffocando a stento un conato di vomito.
«Dobbiamo portarla noi. » Concluse Jackson: chissà che cosa le aveva dato quel bastardo.
«Ve ne andate così presto? » Gracchiò la voce del procuratore: il viso stravolto, lo sguardo spiritato. La droga era entrata in circolo. Nel vedere il fucile che teneva fra le mani, tremarono: era un rifugio di caccia, come avevano potuto essere così sciocchi da non pensare che potesse essere armato? Senza aspettare oltre, sparò.
L'istinto, nient'altro che quello, guidò Kristoff nel proteggere Jackson ed Esmeralda, ancora troppo esposti per salvarsi: venne colpito in pieno petto.
Jack registrò a malapena l'urlo della ragazza al suo fianco, la fece scivolare ai piedi del bancone e ci trascinò anche il corpo inerme del suo compagno, mettendoli al riparo: un altro colpo saettò sulle loro teste.
«Ehi, amico, non farmi scherzi: dimmi che ci sei! » lo implorò, preoccupato.
Quello tossì in risposta. «Giubbotto antiproiettile... » balbettò con un mezzo sorriso: era provato ma sembrava cavarsela.
Jack tirò un sospiro di sollievo. «Ok che eri in debito ma non c'era bisogno di essere così plateali, per rimetterti in pari. » Ghignò, prima di rivolgersi ad Esmeralda. «Te lo affido, state qui dietro al riparo: al nostro pazzo ci penso io! » Caricò la pistola e uscì dal nascondiglio, scaricò alcuni colpi come diversivo e si spostò in un altro punto: doveva allontanare Frollo da quei due ad ogni costo.
Nel suo folle delirio, infatti, il procuratore sembrava comunque sparare con una certa lucidità, doveva essere davvero un cacciatore invidiabile per essere così preciso anche sotto agli effetti della droga.
«Egli castigherà i perversi... » Sentenziò, caricando ancora una volta il suo fucile, nascosto dal raggio di tiro del detective. «E li precipiterà in una voragine di fiamme! »
Jack capì troppo tardi a cosa si riferisse quell'apparente frase senza senso: riuscì a malapena a gridare: «Giù! » Sperando che Esmeralda e Kristoff lo sentissero. Il proiettile colpì la bombola del gas sul fondo dell'interrato: ci fu un'esplosione e tutto fu buio.
Il detective Overland recuperò i sensi e, per un attimo, gli sembrò di essere davvero precipitato all'Inferno: c'erano fiamme e un denso fumo nero dappertutto e le urla, Dio, erano strazianti. Tossì un paio di volte e aprì gli occhi lacrimosi per rendersi conto che quelle grida non erano che i terribili lamenti di dolore della figura del procuratore Frollo che andava a fuoco, la sua tunica completamente avvolta dalle fiamme.
Si alzò a fatica e tornò dove aveva lasciato il suo compagno e la ragazza, fortunatamente salvi. Si tastò la testa, nel vano tentativo di ordinare alle orecchie di smettere di fischiare: la mano gli si sporcò di sangue. Con le ultime forze rimastegli, cercò di rimettere in piedi Kristoff e, assieme, trascinarono fuori Esmeralda, ancora troppo esausta.
Caracollarono poco distanti, il telefono in una mano a chiamare i soccorsi: il rifugio stava ancora bruciando.
La dottoressa
Bleket e la sua assistente Jane Porter
arrivarono al rifugio di caccia che i vigili del fuoco, assieme alle
guardie
forestali, avevano già domato l'incendio: del modesto
edificio era rimasto ben
poco, sventrato a metà dall'esplosione nel sottosuolo, i
detriti sparsi
ovunque.
Kristoff, Jackson e l'inserviente del tribunale, che avevano salvato,
erano
stati portati d'urgenza all'ospedale più vicino ma le loro
condizioni erano
stabili e non sembravano critiche. Era chiaro che qualcuno
non avesse
imparato niente dalle sue recenti disavventure e qualcun altro
gli era
andato dietro.
Dalla ricostruzione che i due agenti le riportarono, Elsa
scoprì che i due
detective avevano raggiunto il rifugio dopo essersi convinti che Claude
Frollo
fosse il loro uomo. Non avevano specificato, ancora, come
avessero fatto
a rintracciarlo ma era piuttosto sicura che sotto ci fosse lo zampino
dell'agente Sunlight.
Per quanto le costasse ammetterlo, le era chiaro perché i
due idioti avessero
deciso di agire così: non avrebbero mai ricevuto il giusto
supporto
nell'accusare il procuratore sulla base di prove indiziarie, anzi,
avrebbero
rischiato di vedere bloccate le loro azioni sul nascere. Quello che non
le
andava giù era il non essere stata messa al corrente dei
loro piani, visto che
quello era anche il suo caso e gli aveva sempre
fornito la massima
collaborazione: ok, con Jack non si parlava ma Kristoff...
Rilasciò un piccolo sbuffo, quello non era il momento di
pensarci, doveva
concentrarsi. Si infilò i guanti e invitò la sua
assistente a seguirla. Se
c'era una cosa nella sua carriera a cui non si era mai abituata era
l'odore
della carne umana bruciata. Si portò una mano al viso, nella
speranza che il
profumo che aveva sul polso potesse mitigare quella morsa che le
stringeva lo
stomaco. Da come serrava le labbra, si accorse che Jane era in
difficoltà.
Guardando il cadavere del procuratore Claude Frollo non poteva darle
torto. Le
conseguenze degli impatti da energia termica erano devastanti: il corpo
era completamente
ricoperto da ustioni di vario grado che, in più parti,
raggiungevano lo status
di carbonizzazione. Non era immediato distinguere dove finisse la carne
e
cominciassero i rimasugli degli abiti che l'uomo indossava. La cosa
più
inquietante di tutte, però, era la testa dove il fuoco aveva
reso il teschio
ben visibile fra i tessuti sciolti, le orbite vuote e gelatinose,
qualche
capello ustionato superstite e quel ghigno inquietante dei denti
esposti.
«Convengo che non sia facile ma ti chiedo lo sforzo di
resistere. Non dobbiamo
lasciarci sfuggire nemmeno un dettaglio. Non voglio rischiare che la
nostra
ricostruzione non combaci con la versione di Jack e Kristoff.
»
Jane inarcò un sopracciglio. «Pensi che possano
metterla in discussione? »
Elsa le fece segno di fotografare alcuni particolari. «Stiamo
pur sempre
parlando della punta di diamante della procura. Non mi stupirebbe se,
ad
esempio, mi affiancassero un altro medico legale dato che Kristoff
è mio
cognato. Il fatto, che il caso dei Fearling fosse mio, ci ha permesso
di
essere
più rapide di una qualsiasi possibile reazione ma
è meglio essere preparate. »
«Era un pazzo! » Esclamò l'altra,
guardando con una smorfia di disgusto il
risultato di un primo piano. «Stava per uccidere una ragazza
innocente. »
«Che l'abbiano salvata, oltre ad essere un'ottima notizia,
è anche cruciale:
non potranno mettere in discussione la sua testimonianza più
di tanto... »
«Questo non ha senso. »
Elsa scosse il capo. «Credi davvero che lavorare per la
giustizia sia garanzia
dell'essere privi di orgoglio, ambizione e vendetta? » E, per
un attimo, non
poté fare a meno di pensare a tutte quelle sensazioni
negative che, nelle
sue collaborazioni con lui, il procuratore Frollo le aveva sempre
inviato.
«Dottoressa Bleket! » La richiamò un
ragazzo della scientifica. «Venga qui!
Abbiamo trovato quel che resta della siringa menzionata dal detective
Overland.
»
Li raggiunse solerte. «Ottimo! Classificatela e mandatela
subito ad analizzare:
se ha tracce di fenilciclidina sarà un passo in
più per dimostrare che Claude
Frollo fosse davvero il capo dei Fearling. »
In quel momento, una vibrazione insistente - proveniente dalla sua
borsetta -
la costrinse ad allontanarsi un poco. «Anna? »
Rispose allarmata. «E' successo
qualcosa a Kristoff? E' peggiorato? » L'altra la
inondò di parole concitate.
«Calmati, non capisco se parli così veloce:
c'è poco campo qui. » Le stesse
parole le vennero ripetute con più calma. «Che
cosa hai detto? »
Davanti alla porta divelta di quella che era stata la casa della loro
infanzia,
le due sorelle non poterono altro che farsi coraggio ed entrare per
valutare la
scia dei danni che quei balordi si erano lasciati alle spalle, una
volta
scoperto che di valore, in quella casa, non era rimasto praticamente
nulla. Restarono
strette e in silenzio nel vedere le poltrone e i divani, del grande
salone,
stracciati. I vetri dei portafoto in milioni di pezzi, il tavolino
distrutto.
Salirono con il cuore in gola per constatare che, purtroppo, neanche il
piano
superiore era scampato alla loro furia. Entrare nella camera dei loro
genitori
straziò il cuore di entrambe.
Elsa si fece forza e trascinò la sorella in quella che era
stata la sua camera:
non avevano risparmiato nulla, neppure i pupazzi.
«Ehi, guarda! » Le disse, lo sguardo puntato sul
loro vecchio baule dei giochi:
il coperchio in legno era stato divelto ma il resto era ancora intero.
«Te lo ricordi questo? » Le chiese, mentre un
sorriso malinconico le increspava
le labbra.
«Sì! » Annuì Anna, lo sguardo
acceso dal solito sentimento. «Funzionerà ancora?
»
Elsa si abbassò. «Non ci resta che scoprirlo.
» Fece scivolare una mano lungo
il bordo: ci fu un piccolo scatto e uno scompartimento nascosto si
aprì.
«Guarda un po'! »
Le passò i fogli che c'erano dentro: disegni per la
migliore sorella del
mondo e omini di neve ovunque, c'era anche un piccolo
portachiavi. «Vedi?
Se i pupazzi di neve mi piacciono tanto, è solo colpa tua!
»
Anna si strinse nelle spalle e, nonostante tutto, trovò la
forza di sorridere. «Andiamo a vedere cosa c'è
nel mio? »
A differenza di quello della sorella, dipinto sui chiari toni del blu,
il suo
era colorato su quelli del verde ma aveva le stesse dimensioni e lo
stesso
identico meccanismo nascosto. Anche quello non si era sottratto alla
furia
vandalica, dato che lo trovarono completamente capovolto e fuori posto
ma,
anche in questo caso, il loro comparto segreto aveva retto egregiamente
alle
angherie.
Lo girarono assieme, una da un lato e una dall'altro. Quando Anna lo
fece
scattare, però, le sue sopracciglia si inarcarono stupite.
«E questi? »
§
Quando Jack
vide la figura di Elsa ad attenderlo dietro allo
spioncino, non poté fare a meno di sospirare prima di andare
ad aprire. «Sei
venuta perché ti sei pentita di avermi cacciato? »
La accolse, tutt'altro che
compiacente.
Lei lo guardò dritto negli occhi. «Hai intenzione
di scusarti per quello che mi
hai detto? »
«No. »
«In questo caso non ho alcun ripensamento. »
Il detective alzò le spalle. «Allora
perché sei venuta? Vista la mia incredibile
influenza sulla tua acidità di stomaco... »
Elsa sospirò stanca. «Credo tu possa immaginare
cosa significhi per me essere
qui. Possiamo, per una volta, mettere da parte qualunque cosa siamo e
comportarci come semplici colleghi ed amici? »
Jack anelava ad essere amico di Elsa tanto quanto prendersi una
pallottola
dritta in fronte: qualunque cosa siamo. Si fece da
parte. «Prego... »
Lei entrò e, solo in quel momento, aprì le
braccia che teneva strette al petto
e le portò lungo i fianchi, con un breve fruscio di carta.
«Come stai? »
L'altro inarcò le sopracciglia. «Bene. »
Rispose,
sorpreso di quella improvvisa
premura. «Ho firmato per venire a casa: per un po', ho dato
con
gli ospedali. »
Ghignò appena, tastandosi la fronte fasciata.
«Cos'hai
lì? » Chiese, poi, sinceramente curioso: era, di
sicuro, per quello che era venuta.
«Hai saputo che cosa è successo alla casa dei
nostri genitori? » Lo vide
annuire dispiaciuto. «Io e Anna siamo andate a controllare
l'entità dei danni.
» Gonfiò il petto. «Hanno distrutto
tutto ma, nel girare fra una stanza e
l'altra, abbiamo trovato questi. »
«Cosa sono? » Chiese, mentre prendeva fra le mani
la busta che lei gli stava
porgendo.
«Guardalo da solo, per favore. Voglio sapere cosa ne pensi
tu. » Gli rispose,
mordendosi un labbro.
Era maledettamente nervosa e, con tutta probabilità, anche
un po' disperata per
essere lì, nonostante il loro ultimo litigio.
Annuì. «Siediti qui. » La
invitò,
accompagnandola verso il divano.
Elsa obbedì, mentre lo osservava estrarre i documenti dalla
busta e dirigersi
verso la cucina. Ne tornò poco dopo e le si sedette accanto,
passandole senza
nemmeno guardarla - completamente assorto dalla lettura - una bottiglia
di
birra ghiacciata. La accettò con gratitudine e rimase in
trepidante attesa di
un suo riscontro.
«I tuoi stavano seguendo un caso? » Le chiese dopo
quello che parve un
interminabile momento. «Come mai questi documenti sono
saltati fuori solo ora?
»
«Erano nascosti in camera di Anna. Io e lei avevano dei bauli
dove tenevano i
nostri giochi. Entrambi avevano uno scompartimento segreto dove ci
lasciavamo
dei messaggi o piccoli regali: è lì che li
abbiamo trovati. » Deglutì. «Hai
visto la data degli appunti? »
Jack annuì cupo. «Risale a poco prima del loro
incidente... »
Elsa cercò di dare aria a tutti quei pensieri che stava
cercando di mettere a
tacere fin da quando era entrata, ma la mano di lui le si
posò sulla bocca, a
zittirla, bloccandola in un rossore che, forse, non arrivava solo
dall'eccitazione della scoperta o dall'alcol della birra.
«Stavano indagando su qualcosa, qualcosa di grosso...
» Le spiegò la sua
teoria, senza lasciare che lei lo influenzasse con la propria.
«Indagavano da
soli, non si fidavano di nessuno e avevano paura di essere stati
scoperti:
altrimenti non avrebbero nascosto questi in un posto così
inusuale. »
Lei annuì e il sfiorargli la pelle con le labbra le fece uno
strano effetto:
non disse niente e aspettò che continuasse, in trepidazione.
«Stai pensando che, chiunque abbia distrutto casa vostra, non
fossero semplici
ladri ma fossero lì per questi, perché potrebbero
essere la prova di quello che
sospetti da sempre: la morte dei tuoi genitori non è stata
un incidente. »
«E' così! » Si drizzò sul
divano, ormai incapace di trattenersi. «E' sempre
stato tutto troppo sospetto: nessun testimone, telecamere fuori uso,
dinamiche
incerte, autopsia frettolosa... » Le lacrime le salirono agli
occhi. «Li hanno
uccisi... » Disse a fatica, un nodo alla gola. «Li
hanno uccisi prima che
potessero portare a termine le loro indagini. »
Jackson scattò ancor prima di rendersi effettivamente conto
di quel che stesse
facendo, offrendole il conforto delle sue braccia. Inaspettatamente,
lei
accettò quel segno di tregua, travolta dal proprio dolore e
ricambiò la sua
stretta, bagnandogli la maglia del pigiama.
Nel sentirla singhiozzare, Jack inghiottì una buona dose
d'orgoglio, la strinse
ancora di più e abbassò il capo per lasciarle un
bacio fra i capelli.
«Perché pensi che si siano mossi adesso? Dopo
tutto questo tempo. » Le chiese,
continuando a cullarla ma cercando di catalizzare quei cupi sentimenti
verso un
obiettivo.
Elsa tirò sul col naso: per quanto le costasse ammetterlo,
se c'era una persona
con cui poteva mostrare tranquillamente il suo lato meno
elegante, ad
esclusione della sorella, era proprio l'uomo che aveva di fronte.
«L'unica cosa che
mi può venire in mente, è l'idea di Anna di
vendere la casa... »
Lui inarcò le sopracciglia. «Vi eravate decise
alla fine? »
«In realtà, no. Ma come io ne ho parlato con te,
lei lo avrà fatto con qualche
amica, così come Kristoff: le voci girano. Tu... »
Alzò lo sguardo, la domanda
negli occhi ancor prima che sulle labbra.
«Non l'ho detto a nessuno. » Le
confermò, un pelo risentito per quel sospetto.
«Non era già stata perquisita all'epoca?
»
«Sì ma, in particolare, si concentrarono sul loro
studio, il resto della casa
fu controllato sommariamente. Pensavano a qualche regolamento di conti
con
qualche famiglia criminale ostacolata dal loro lavoro: non trovarono
niente.
Almeno così ci dissero. »
«Anche se, al momento, sembrano criptici, questi documenti
devono essere
fondamentali per la soluzione del caso, altrimenti non li avrebbero
nascosti
con così tanta cura. »
Elsa si staccò un poco, per guardarlo negli occhi.
«Stai dicendo che mi
aiuterai? »
Lo vide inspirare a fondo prima di rispondere.
«Perché sei venuta da me e non
sei andata da Kristoff? »
«Io... » Balbettò, presa in contropiede.
« Con tutto quello che hanno passato,
non volevo dargli ulteriori pensieri. » Distolse lo sguardo.
«Anna vuole che
vada avanti, che lasci perdere. Non capisce, non ha mai capito...
» Riportò lo
sguardo nel suo. «Tu sì. »
Jack scosse appena la testa, arruffandosi i capelli come faceva ogni
volta che
era combattuto sul prendere una decisione piuttosto che un'altra.
«Ti aiuterò.
»
Lei, finalmente, sorrise, mettendo da parte i singhiozzi. Si
allungò un poco,
quel tanto che bastava per arrivare a posare le labbra sulla sua
guancia.
«Grazie. »
E
no, non è ancora finita! Ma ciao! Sono abbastanza incredula di me stessa per essere riuscita a partorire questo capitolo in tempi, tutto sommato, in linea con le pubblicazioni iniziali. Sarà stato il momento topico da descrivere ma non riuscivo a pensare ad altro, con buona pace delle ore di sonno perse. Come avrete notato, è più lungo degli altri ma, converrete con me, che ci fosse veramente tanto da dire: ebbene sì, il nostro pazzo assassino di assassini pare che fosse proprio il fiore all'occhiello della procura e qualcuno di voi si era fatto venire i giusti dubbi. Inizialmente non era previsto l'inserimento di Esmeralda ma, dopo che mi è stata nominata da Spirit, ci ho rimuginato un sacco e, alla fine, ho pensato che non ci fosse modo migliore per far cadere il procuratore, sempre così attento con tutto ma non con la sua ossessione per lei. Per sicurezza, preciso che non condivido assolutamente tutto quello che Frollo dice (e fa) nei confronti di Esmeralda. Anche se avevo detto a Teony che Merida non sarebbe apparsa, alla fine c'è stato uno spazio per un suo piccolo cameo, dove - anche senza essere stata nominata - ha dato del filo da torcere al nostro Jack. Spero vi abbia fatto piacere! Jack che non ha proprio imparato a non rischiare l'osso del collo, anzi, si è trascinato dietro Kristoff. E, incredibile ma vero, Elsa (sì, proprio lei!) sembra aver messo un attimo da parte l'ascia di guerra! Miracolo! Come dite? Che fine ha fatto Pitch? Non preoccupatevi, non mi sono dimenticata di lui... d'altra parte, questo non è l'ultimo capitolo ù_ù. Grazie davvero per aver letto fino a qui (note deliranti comprese) e per tutto il supporto che mi date! <3 Spero davvero che questo nuovo tassello vi sia piaciuto. Un abbraccio e alla prossima (che come sempre arriverà!) Cida |