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Autore: luvsam    23/04/2023    2 recensioni
Non era la prima volta che i Winchester mettevano piede all’Excalibur Hotel a Las Vegas, ma Sam proprio non ricordava di esserci stato prima nonostante il fatto che Dean avesse provato nelle ultime tre ore a riportargli alla mente la precedente permanenza avvenuta quando aveva più o meno sei anni.
Genere: Avventura, Azione, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Bobby, Famiglia Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
Capitoli:
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Confusione, brividi, vista annebbiata, pareti che gli andavano addosso…
Sam conosceva fin troppo bene quelle sensazioni, non era la prima volta che le provava da quando Jessica era morta mesi prima e tirò un profondo respiro tentando di riprendere il controllo. Il suo corpo però non ne voleva sapere di collaborare, anzi sembrava remargli decisamente contro, e strinse forte i pugni per impedire alle lacrime di venir fuori e cedere alla disperazione.
Aveva sognato Jess, ancora, ne era certo, e l'eco delle urla della sua ragazza gli stava facendo scoppiare la testa. In realtà era cosciente che non era stato investito da un vero e proprio ricordo, perché la poveretta non aveva emesso un fiato quando l’aveva vista sul soffitto della loro casa, ma nella sua anima sconvolta albergava la certezza che avesse gridato in cerca di aiuto, quando era stata aggredita da un figlio di puttana rimasto senza nome.
Aveva pensato a lui mentre scivolava lungo la parete? Aveva invocato il suo nome mentre le si squarciava il ventre?
Il pensiero di non esserci stato per difenderla era qualcosa con la quale non riusciva a venire a patti e giorno dopo giorno si era tormentato, chiedendosi che cosa stesse facendo mentre l'amore della sua vita moriva.
Era impegnato a fare due chiacchiere con Dean?  Stava ancora sorseggiando quella maledetta birra che il fratello lo aveva convinto a bere in nome dei vecchi tempi?
Quando gli aveva proposto di fermarsi, aveva tentato di rifiutare, ma Dean era Dean e lo aveva canzonato invitandolo a scappare fin quando il guinzaglio era ancora abbastanza largo per concedersi qualche colpo di testa. Aveva capitolato dinanzi alle sue insistenze, ma la verità era che lui non voleva scappare, voleva solo tornare da Jess e buttarsi la caccia alla Donna in bianco alle spalle.
Certo, era stato felice di passare di nuovo del tempo con suo fratello, gli era mancato davvero tanto negli ultimi quattro anni, ma la caccia no, quello era il passato e voleva rimetterlo fuori dalla porta, anche se stavano tornando a Palo Alto dopo aver fatto un buco nell’acqua. Non aveva smesso di essere in pensiero per John, perché, nonostante tutto quello che era successo tra di loro, lo amava e in cuor suo aveva mantenuto accesa la speranza che un giorno avrebbero potuto sistemare le cose, ma il suo posto non era più sui sedili dell'Impala. La sua vita era a Stanford tra libri e notti insonni prima degli esami, era lì che voleva tornare, eppure aveva acconsentito a quel momento tra uomini.
Se non lo avesse fatto, se la voglia di vivere ancora Dean non lo avesse bloccato, avrebbe potuto salvare Jess?
Il senso di colpa, per essersene andato, e il rimorso, per essersi attardato sulla strada del ritorno, gli avevano provocato quasi da subito degli attacchi di panico, che aveva taciuto a suo fratello, non voleva che diventasse ancora più protettivo. Era riuscito a nascondere le crisi per settimane, a volte anche ricorrendo ad ansiolitici, ma adesso la diga era crollata.
Fece ancora uno sforzo per riprendere il controllo, ma l’aria non sembrava mai riempirgli a sufficienza i polmoni e quel senso di oppressione sul petto era terribile.  Sentiva il cuore andargli a mille e rivoli di sudore percorrergli la schiena, e in un altro momento avrebbe cercato disperatamente il flacone con le pillole, ma stavolta non era solo. Seduto accanto a lui c’era il suo punto di riferimento numero uno e si aggrappò alla voce di Dean, che gli diceva che andava tutto bene e continuava a stringergli un braccio in segno di sostegno.
Si chiese da quanto fosse lì e in che condizioni lo avesse trovato tornando in stanza. Conoscendolo, aveva immediatamente reagito ed era evidente che doveva averci messo un po’ per svegliarlo, perché la sua maglietta era stropicciata come se fosse stata strattonata a lungo.
Ancora quella voce, stavolta più urgente che in precedenza.
“Sammy, se non mi non rispondi ora, trascino il tuo culo in ospedale”
L’idea di finire sotto le mani del medico di turno scosse Sam, che si impose di dare un cenno di vita, e mormorò:
“Niente ospedale, sto bene”
“Col cazzo che me la bevo, sei paonazzo e stavi urlando quando sono entrato nella stanza”
“Mi dispiace, io..”
“Ancora Jessica, vero?”
“Dean”
“Niente stronzate, non sono né sordo né cieco”
“Che cosa vuoi che ti dica?”
“Qualsiasi cosa, vorrei che abbattessi il muro che hai alzato e mi dessi la possibilità di aiutarti”
Sam si passò una mano sul viso e rispose:
“E’ stato solo un incubo, non farne un dramma, anzi fammi alzare, devo andare in bagno”
Dean non si mosse e a quel punto il giovane si divincolò dalla presa e scese dall’altra parte del letto. Si avviò verso la porta dei servizi cercando di mettere un po' di spazio fra lui e il fratello e stava quasi per sentirsi in salvo quando sentì dire alle sue spalle.
“Se stai battendo in ritirata per imbottirti di pillole, cambia programma, sono in un cesso dell’ultima stazione di servizio in cui ci siamo fermati”
Sam si voltò furioso e urlò:
“Hai frugato tra le mie cose?”
“Sì, Sam, ho violato la tua privacy, fammi causa”
“Non dovevi, non ne avevi il diritto”
“Sì che ne avevo il diritto, sono tuo fratello maggiore e non ti voglio dipendente da quella merda”
“Non sono dipendente da niente”
“Davvero? Dal flacone ne mancavano parecchie e ho trovato le prescrizioni”
“Cazzo, Dean”
“Cosa, Sam? Credi che non sappia che ti incolpi della morte di Jessica?”
“Non sono affari tuoi e non parlare di lei”
“Non l’ho fatto in tutti questi mesi sperando che riuscissi a gestirla da solo, ma non è così e quando ho capito che cosa stavi facendo…”
“E come diavolo avresti fatto? Sono stato attento, non ho mai lasciato niente in giro”
“A Gresham hai passato una notte di merda e quando il giorno dopo eri praticamente uno zombie, ho pensato che fosse la mancanza di sonno. Mentre stavamo viaggiando verso l’Idaho, però, ti sei addormentato e ti è scivolato il flacone della tasca della giacca. All’inizio non avevo capito, poi, quando l’ho raccolto, mi è venuto un colpo e alla prima occasione ho svuotato il tuo borsone. Vorrei dirti che mi dispiace di averlo fatto, ma non è così”
“Sei un bastardo”
“No, sono tuo fratello e mi stai spaventando a morte. So che non posso nemmeno immaginare che cosa stai provando, ma una volta venivi da me quando eri nei guai, una volta non mi avresti nascosto una cosa così importante. Perché lo hai fatto? Perché non ti sei confidato con me?”
La distanza tra i due fratelli si era ridotta a zero e ora Dean stava urlando in faccia a Sam tutta la sua frustrazione, scuotendolo violentemente.
“Rispondimi”
“Non lo so”
“Smettila di mentire. Perché, Sammy? Le prendevi già all’università?”
“No, che ti viene in mente?”
“E, allora, perché?”
“Non mi fanno sentire il dolore”
Il maggiore dei Winchester guardò con tenerezza il fratello e rispose:
“Lo allontanano solo per un po', ma non è quella la soluzione”
“Lo so, però in certi momenti è l’unico modo per tirare avanti”
“E io che ci sto fare? Non hai bisogno di quelle pillole, sono qui”
“E’ complicato”
“Spiegamelo”
“Non è facile dire a chi si ama che si sta male”
“Non mi devi proteggere, quello è il mio lavoro, non il tuo”
“Quando eravamo piccoli”
“No, sarai la mia spina nel fianco per sempre”
“Dean”
“Basta pillole, Sammy, giuramelo. Se non riesci a dormire, mi svegli, se andare a caccia in questo momento è troppo, ci prendiamo una pausa. Farò qualsiasi cosa, ma fermati ora che sei ancora in tempo”
“Okay, te lo giuro”
“Sul serio?”
“Sì, ma sono ancora incazzato perché hai frugato fra le mie cose”
“Tranquillo, le tue riviste porno sono al sicuro e anche i sex toys, pervertito”
Sam sorrise all’uscita di Dean e al suo discutibile senso dello humor e tentò a sua volta di stemperare la tensione.
“Mi fai andare in bagno adesso?”
“Certo, non vorrei che la tua vescica geriatrica ti facesse qualche scherzo”
“Sono più giovane di te, non dimenticarlo”
“Tu sei nato vecchio, gigante”
Il giovane sorrise ancora, poi andò in bagno e quando rientrò nella stanza, guardò con riconoscenza suo fratello, che nel frattempo stava curiosando nella cronologia del pc stravaccato sul suo letto.
“Hai trovato qualcosa di interessante?”
“No, questo tizio era di una noia mortale”
“Disse mr Perfettino”
“Non stavamo parlando di me, piantala”
“Okay, non ti scaldare!”
“Pensavo che forse stiamo sbagliando l’approccio al caso”
“Che vuoi dire?”
“Ripartiamo dall’inizio, vuoi?”
“Spara, cervellone”
Sam si sedette accanto a suo fratello e dopo una breve pausa cominciò a ripercorrere i fatti, improvvisando uno schema sul block notes di cortesia dell’albergo. Annotò date, spostamenti e fatti e rileggendo i suoi appunti, le cose non gli sembrarono più chiare.
Sapevano che un signor nessuno aveva prima avuto una sfiga tremenda e poi una fortuna sfacciata, il tutto intervallato da un probabile patto con un demone. Quello che però non quadrava era la tempistica: nessuna persona sana di mente avrebbe fatto un accordo sapendo che sarebbe morto pochi giorni dopo, non avrebbe avuto senso. Per quanto ne sapevano, i patti con i demoni avevano sì una durata soggettiva, ma mai così breve. A conferma della loro ipotesi i due fratelli chiesero aiuto al diario del padre e giusto per essere ancora più convinti, fecero una telefonata a Bobby esponendogli al situazione.
“Beh, ragazzi, effettivamente è strano. Chi venderebbe la propria anima così a cuor leggero?”
“Qualche suggerimento?”
“Lasciatemi fare qualche ricerca, vi richiamo appena possibile”
“Bobby?”
“Sì, Sam?”
“Hai sentito papà?”
“No,vi avrei avvertito, so che lo state cercando”
“Grazie lo stesso”
“Ragazzo, stai bene? Hai una strana voce”
“Tranquillo, ci penso io a lui”
L’intervento a gamba tesa di Dean fu quanto mai provvidenziale per evitare un altro crollo del più giovane dei Winchester, ma Bobby era un esperto delle cose dette ma non dette. Dietro quelle poche parole c’era un messaggio poco rassicurante e un’implicita richiesta del maggiore dei figli di John a tenersi pronto ad accoglierli all’improvviso. Sospirò e si chiese perché mai quella testa di legno fosse sparita e non si fosse precipitato a confortare i suoi figli, perché stavano entrambi male, anche se per motivi diversi.
“Bene, allora ci sentiamo presto, ragazzi. Tenete gli occhi aperti in quell’hotel, a pelle questa storia non mi ispira nulla di buono”
“Staremo attenti e grazie”
“Di nulla”
Il proprietario del Singer Salvage si lasciò andare sulla sedia dello studio e pensò di aver bisogno di una birra. Si alzò e andò in cucina. Aprì il frigo e tirò fuori una bottiglia, che andò a sorseggiare in veranda ripensando al tono di Sam. Non aveva voluto forzargli la mano, ma sapeva per certo che le cose non andavano bene. Aveva parlato spesso con Dean in quei mesi e gli aveva proposto più volte di prendersi una pausa per permettere a suo fratello di elaborare il lutto, ma l’Impala non aveva fatto capolino nel suo cortile e alla fine non aveva più insistito. Questo non significava che aveva smesso di preoccuparsi, anzi più di una volta si era sfogato con la segreteria di John, chiamandolo bastardo, perché trovava inaccettabile che stesse riversando tutto il peso del mondo sulle spalle di suo figlio maggiore. Gli aveva anche dato del vigliacco una volta sperando che l’insulto lo avrebbe tirato fuori dal nascondiglio, ma niente, solo silenzio radio interrotto qua e là da coordinate mandate ai suoi figli.
“Che cazzo ti passa per la testa, Winchester? Spero per te che tu abbia davvero un ottimo motivo per non ricongiungerti con i tuoi ragazzi perché non hanno mai avuto tanto bisogno di te come in questo momento”
Dopo aver finito la birra, Bobby rientrò in casa e disse:
“Okay, Excalibur Hotel, vediamo che cosa nascondi”
   
 
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