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Autore: moira78    24/04/2023    6 recensioni
A volte basta un desiderio per cambiare il corso degli eventi. E se Anthony non fosse morto? Come sarebbero state le vite di Candy e di tutti gli altri?
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti: Albert si sveglia in piena notte con suo nipote Anthony davanti e confessa all'apparizione che vorrebbe tanto che lui fosse vivo. Così, per una strana macchinazione del destino, in una sorta di mondo parallelo, alla caccia alla volpe Anthony non muore e lui e Candy si fidanzano. Vanno insieme alla Saint Paul School, dove lei conosce Terence (già incontrato sulla nave) e comincia a nutrire per lui un interesse che porterà, tra mille tormenti e sensi di colpa per Anthony, alla rottura definitiva con quest'ultimo. Candy comincia a chiedersi se questa sua relazione con Terry la allontanerà dai suoi amici mentre Albert, in Africa, stringe un legame più forte con l'infermiera che somiglia a Candy. Intanto, gelosa del successo di Candy con i ragazzi che le piacciono, Eliza tende una trappola a Terence e Candy e lui si fa espellere dalla scuola al posto suo. Candy deciderà di raggiungerlo, fuggendo da Londra. Lo rivedrà brevemente dopo un lungo periodo di silenzio, mentre si allontana con un treno. E incontrerà di nuovo Anthony a Lakewood, ribadendogli che vorrebbe restare sua amica. Albert giunge in ospedale senza memoria e Candy si prende cura di lui, finché non decidono di vivere insieme. E, finalmente, avviene l'incontro tra uno smemorato Albert e Anthony.

 
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Inverno/Primavera 1918

Carissima Candy,
mi dispiace molto per quello che è accaduto. Se fossi lì con voi, giuro che vi aiuterei a cercare Albert, ma non potrò muovermi almeno fino alla fine della primavera, quando anche questa sessione sarà terminata. Confido che Archie, col supporto di Annie, possa farlo e anche quel medico per cui lavori che lo ha aiutato quando aveva perso la memoria.

Candy, mi dispiace dirti queste parole, perché so quanto Albert sia importante per te, essendoti stato tanto vicino dopo la rottura con Terence... ma se davvero ha recuperato la memoria, non hai pensato che forse è tornato dalla sua famiglia? Conoscendolo meglio ho visto in lui un uomo molto intelligente e maturo, potrebbe avere una moglie e forse addirittura dei figli che lo attendono a casa. Potrebbe non essere corretto che tu, una giovane donna che lo ha salvato ma che ha vissuto con lui per tanto tempo, lo stia cercando con tanta dedizione.

Sono sicuro che sarà lui, quando potrà, a darti sue notizie, quindi non temere: sa badare a se stesso e un giorno magari vi rivedrete. Nel frattempo, vai avanti con la tua vita e con il lavoro che tanto ami. Come hai sempre fatto.

Quando tornerò, manterrò la promessa che ti ho fatto nell'ultima lettera e verrò a vedere la tua Casa di Pony. Partiremo di nascosto, così la zia Elroy non avrà nulla da ridire!
Tuo Anthony.

Candy si strinse la lettera al cuore, traendone calore e conforto come se il suo dolce amico fosse lì con lei, seduto sul divano di quella casa diventata d'improvviso troppo grande. Nel cuore si rincorsero sentimenti contrastanti e non facili da interpretare: da un lato c'era la gioia di sapere che a breve avrebbe potuto mostrare la sua collina a Anthony come aveva sognato di fare da ragazzina; ma dall'altro c'era un dolore senza fine che la risucchiava quando pensava che l'amicizia tra lei e Albert potesse essere stata troncata così di netto da un giorno all'altro.

Innanzitutto, il suo istinto le diceva che Albert non poteva avere una moglie e dei figli, come Anthony sospettava, o non si sarebbe spostato così di continuo per il mondo, vivendo spesso nei boschi. Ma era pur vero che a Londra aveva un lavoro e lei non sapeva altro di lui, se non che era il custode del Blue River.

Aveva qualcuno che l'aveva seguito in Africa? Probabile, magari l'incidente lo aveva lasciato senza memoria e quella persona lo aveva cercato inutilmente per anni, credendolo morto. Oppure poteva darsi che Albert si fosse rifatto una vita proprio in Africa e stesse tornando in America assieme alla sua nuova famiglia. O momentaneamente da solo, per sistemare qualcosa lasciato in sospeso.

A Candy si strinse il cuore al pensiero che le parole di Anthony potessero avere un fondo di verità. Ma se invece Albert fosse stato davvero ancora libero come il vento, proprio come aveva detto quasi scherzando quando l'aveva salvata dalla cascata? Non c'era nulla di male nel cercarlo per accertarsi che stesse bene, dopo che le aveva lasciato solo una lettera e dei soldi.

In lei si era aperto un vuoto persino maggiore di quando Anthony si era allontanato per non soffrire; e di quando Terence era definitivamente uscito dalla sua vita, spezzandole il cuore. Albert era il suo unico punto fermo, il confidente e l'amico, le braccia sicure in cui rifugiarsi, il porto tranquillo dopo la tempesta.

Albert era...

La lettera le scivolò dalle mani: da quando Albert era così importante per lei? Possibile che se ne rendesse conto solo ora che se n'era andato? Eppure non lo aveva visto per anni, ritrovandolo per puro miracolo senza memoria nel proprio ospedale.

Come mai adesso aveva tanto bisogno di lui? La solitudine era solo una parte di quella necessità: lei era abituata a stare da sola. Era tuttavia probabile che fosse stufa di esserlo e avesse semplicemente bisogno di qualcuno al proprio fianco. Qualcuno che non fosse un Anthony ancora sofferente per un amore finito; qualcuno che non fosse la passione impossibile rappresentata da Terence.

Qualcuno come Albert.

Candy si chinò lentamente per raccogliere la lettera e tentò di analizzare i propri sentimenti mentre le mani le tremavano e divenivano gelide. Si stava sbagliando, ne era certa. Il dolore per quell'ennesima separazione l'aveva accecata al punto che aveva equivocato cosa c'era nel proprio cuore. Albert era come un fratello maggiore e lei una sorta di sorellina, proprio come avevano finto di essere per più di due anni.

Ripensò all'amore bruciante per Terence: la scintilla era ancora lì, ridotta a un lumicino che la feriva se vi si avvicinava. Era il dolore di una perdita definitiva. Era la speranza che lui potesse trovare la sua strada e la sua felicità. Era... era già nel passato. E Anthony: Dio solo sapeva se aveva provato a riaprire di nuovo il suo cuore all'amore dolce e rassicurante di un ragazzo che le aveva confessato di amarla ancora solo un anno prima! Ma la tenerezza che provava nei suoi confronti era rimasta immutata e l'amore, se mai c'era stato, era cristallizzato ai suoi tredici anni, prima che Terence le incendiasse il cuore facendo terra bruciata.

Quindi, al momento, non era innamorata di nessuno, vero? L'attaccamento che provava per Albert era riconducibile a quello che sentiva verso Anthony... eppure non era lo stesso.

Camminò per la stanza, avanti e indietro, posando la lettera sul tavolo e guardando fuori dalla finestra come se il cielo stesso potesse darle una risposta.

Neanche con Anthony aveva condiviso tante cose come con Albert: solo con i bambini della Casa di Pony aveva avuto in comune la casa, la cucina e persino la camera da letto.

Ma non era nemmeno tutto lì: Albert le aveva chiesto di condividere con lui sia le gioie che i dolori, proprio come avevano fatto con un sandwich tanto tempo prima. Albert l'aveva consolata quando credeva che il dolore per Terence l'avrebbe lacerata. Albert l'aveva protetta da tutto e da tutti, persino da un leone a costo della propria vita.

Perché lo ha fatto? Lui non...

Candy si lasciò ricadere sul divano, nascondendo il viso tra le mani. Anthony aveva dunque ragione e lei era stata così cieca da non vedere la verità? Non voleva, né poteva crederci. Albert se n'era andato, per quanto le volesse bene aveva cose più importanti da fare, ora che aveva recuperato la memoria, e lei non era inclusa.
E non si sarebbe mai, mai più innamorata di un uomo che non l'avrebbe ricambiata.

 
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Terence si chiuse la porta alle spalle e accese la luce nel corridoio. Si trascinò fino alla camera da letto e lo fece anche con il lume sul comodino. Se solo avesse potuto accendere gli angoli bui della propria vita allo stesso modo!

Candy era stata la sua luce in fondo al tunnel, ma non si era fermata per salutarlo, in quel teatro da quattro soldi. Gli aveva solo mostrato la via e se n'era andata. Eppure era certo che non fosse stata una mera illusione.

In qualche modo, Candy era riuscita ad andare avanti e lui aveva il dovere di fare altrettanto, come si erano promessi. Il sorriso di Susanna, la sera del suo ritorno, assieme alle sue lacrime sincere, lo avevano fatto sentire un verme.

Era riuscito a far soffrire due donne ed era motivato a farne felice almeno una. Quella che aveva scelto.

Forse, alla fine, Candy era veramente tornata al fianco del suo rassicurante Anthony. Poteva darsi che, nonostante il suo spirito libero, avesse bisogno di uno come lui, calmo e stabile. E non di un'anima affine che rischiava di entrare in conflitto con lei.

Non avevano mai provato veramente a stare insieme come una vera coppia. C'erano promesse ardenti di libertà selvaggia, di spensieratezza, di vita, di baci fuori da ogni canone... ma era rimasto tutto un sogno. Restavano il ricordo delle poche volte che l'aveva avuta tra le braccia, di un desiderio insoddisfatto e di dolori che superavano le gioie.

Candy si era innamorata di lui ed era pronta a correre lontano con le mani allacciate alle proprie. Eppure, era bastata una lettera falsa per troncare di netto tutto sul nascere.
Terence si gettò sul letto coprendosi gli occhi con un braccio. Avrebbe dovuto portarla via con sé anche se erano minorenni; avrebbe potuto cercarla prima; sarebbe stato meglio mandarle subito un biglietto di sola andata non appena aveva avuto la sicurezza di dove si trovasse lei.

Ma non l'aveva fatto. Perché, in nome del Cielo? Per inseguire un sogno che aveva appena rischiato di infrangere riducendosi a recitare ubriaco? Per diventare abbastanza importante e offrirle quello che si meritava? Sciocchezze! Candy faceva l'infermiera e divideva con Albert un appartamento mantenendosi da sola, in barba al nome che aveva.
Terence pensò che avrebbe potuto inseguire il proprio sogno insieme a lei e allora, forse, quel maledetto incidente non sarebbe accaduto. E anche se fosse successo, Susanna non si sarebbe gettata sotto al maledetto riflettore per salvare la vita a un uomo fidanzato. A quell'ora, poteva essere lui quello senza una gamba.

E forse lei sarebbe comunque rimasta con me.

Terence sbuffò, mettendosi seduto e guardando la notte fuori dalla finestra. La luna era nascosta dalle nubi, ma persino nell'oscurità si celava una luce: lui l'aveva vista e ne avrebbe fatto tesoro.

Quanto era difficile, però, andare avanti senza recriminare il passato! Come avrebbe dimenticato quella signorina Tuttelentiggini con la quale avrebbe potuto davvero essere felice come non mai? Forse, un giorno, avrebbe scritto a quell'Anthony o direttamente a lei. Oppure al loro amico Albert, che magari nel frattempo avrebbe recuperato la memoria.

Non voleva interrompere i contatti con Candy e desiderava davvero vederla felice. Ma sapere che poteva esserlo con qualcun altro al fianco... anche quello sarebbe stato molto, molto difficile.

 
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Estate 1918

Candy aveva ancora le mani che le tremavano, le gambe che sembravano fatte di gelatina e il cuore che batteva forte nel petto. Era a malapena riuscita a ringraziare Albert, ripetendosi nella mente e a voce alta che lui e lo zio William erano la stessa persona.

La stessa persona.

*"Io sono e rimango l'Albert che tu conoscevi", le aveva detto lui.

Facile a dirsi, dopo che era sparito di punto in bianco dalla sua vita con una lettera laconica, l'aveva fatta finire a Rockstown dove invece di lui aveva trovato Terence e si era persino dovuta mettere a discutere con la zia Elroy e i Lagan perché quel folle di Neil si era incapricciato di lei!

Certo, ora aveva la certezza che tutto sarebbe andato bene, ma aveva davvero bisogno di sedere a quel tavolo mentre Albert serviva il tè e lei cercava di calmarsi. E soprattutto di distogliere gli occhi dalla sua figura fin troppo affascinante con quel completo nero da camera, guardando i dipinti alle sue spalle.

"Che bella signora!", disse sinceramente ammirata indicando una donna bionda dal bel sorriso.

Albert si voltò un poco per inquadrare il dipinto alle sue spalle e la fissò per un istante prima di dirle: "Quella era Rosemary, la mia sorella maggiore".

Candy era certa di aver già sentito quel nome, tuttavia ci mise alcuni attimi prima di capire. Di comprendere davvero le implicazioni di quella frase.

"La madre di Anthony! Tu sei... suo zio?".

Albert annuì, quindi si alzò tendendole la mano: "Vieni", la invitò.

Uscirono nel roseto che presto avrebbe rivisto il suo legittimo proprietario e giardiniere e Albert le raccontò la triste storia della sorella morta quando Anthony era poco più di un bambino. Coincideva con quanto raccontato da lui stesso.

"Ecco perché non volevi che nessuno ti vedesse nei paraggi, all'epoca. Temevi che Anthony e gli altri potessero riconoscerti?".

Lui sospirò, facendo qualche passo verso un cespuglio di Dolce Candy: "In realtà non credo che mi avrebbero riconosciuto. Non lo hanno fatto neanche di recente, d'altronde, eppure ci siamo visti un mucchio di volte".

"Già, che sciocca... deve essere l'emozione che non mi fa ragionare", si schernì tirando fuori la lingua con fare giocoso. "Ma scusa, come è possibile? Te ne sei andato da casa così presto?".

Albert fece una risatina scomoda: "Diciamo di sì e anche quando ero in casa ero... ben nascosto. Un giorno te lo racconterò. Ora che ne dici di rilassarci un po' e approfittare della vacanza?".

E lo fecero. Ripercorsero la via dei ricordi, dalla cascata dove si erano incontrati la prima volta alla piccola barca di Stair a forma di cigno che li mandò puntualmente a mollo nell'acqua, tra le risate e un allegro disappunto: era come se il suo amico fosse stato lì con loro e avesse combinato l'ennesimo guaio.

"Andiamo ad asciugarci, accenderò il caminetto e ho asciugamani e coperte", propose Albert conducendola dove non tornava da anni, le gocce d'acqua che fuggivano dai capelli corti per ricadere sulla giacca. Lei stessa rabbrividì, zuppa e infreddolita nonostante la temperatura gradevole.

Nella capanna di Albert, dove lei aveva dormito la notte dell'incidente alla cascata, ben poco era cambiato e l'atmosfera tra loro era intima come alla Casa della Magnolia, mentre si asciugavano davanti al caminetto.

Eppure era cambiato tutto.

Persino quando le chiese di Terry fu Albert stesso a darle la notizia che aveva deciso di ritornare a recitare con la sua compagnia. Candy era stata tanto impegnata a cercarlo che, dopo Rockstown, non aveva più pensato molto a lui, né letto i quotidiani, anche se sperava che accadesse proprio quello che parevano confermare.

"E che mi dici di Anthony? Dovrebbe tornare per la mia presentazione, sai?". Disse Albert aggiungendo un ciocco di legno.

Fu quello il momento in cui il mondo si fermò. Perché il mondo, per lei, era ancora diviso in due dal dubbio. Sapeva che teneva a entrambi e che amava entrambi in modo diverso. Tuttavia, dopo essere stata completamente assorbita da un amore avvolgente e totale come quello di Terence, non era pronta a riaprire il proprio cuore. Soprattutto se avesse significato scoprire cose che non andavano scoperte.

Zio e nipote. Albert e Anthony sono zio e nipote. Dio mio, devo allontanarmi da tutto questo!

D'improvviso, la vicinanza di Albert era l'ultima cosa che desiderasse: la piccola stanza le parve di colpo enorme, il tavolo con le poche stoviglie persino minaccioso e quel caminetto una sorta di braciere che potesse risucchiarla e bruciarla.

Ora che sapeva che Albert stava bene, voleva solo fuggire lontano e avere un po' di pace dopo tanta sofferenza. Forse, una volta che la polvere si fosse posata, avrebbe potuto vedere con più chiarezza tra le macerie della propria anima.

L'unica certezza che aveva era che Terence era nel proprio passato, anche se il ricordo era doloroso.

Ho promesso ad Anthony che saremmo andati alla Collina di Pony. Forse sono stata troppo frettolosa a chiuderlo definitivamente fuori dalla mia vita. Forse devo dargli una possibilità...

Sì, era tutto lì il problema, non stava affatto cercando di

ignorare la verità

convincere se stessa che non poteva innamorarsi dello zio di Anthony. Doveva solo vedere con chiarezza laddove la preoccupazione aveva rischiato di mandarla in confusione.

Confusione. Sono solo confusa.

"Candy, tutto bene?". Il cipiglio preoccupato di Albert la riportò alla realtà.

"Oh, sì, certo. Scusami. Non vedo l'ora di riabbracciarlo". Non era una bugia. Per un istante, il sorriso di lui parve spento, ma di certo si trattava di un effetto della luce proiettata dal fuoco.

Albert socchiuse le labbra come se stesse per domandarle qualcosa, ma poi si volse e non lo fece. Sì, le era mancato; sì, gli voleva molto bene perché le era accanto da anni; e sì, in qualche modo si sentiva attratta da lui: quale donna con una buona vista e un minimo di raziocinio non lo sarebbe stata? Ma di lì a immaginare sentimenti più intensi... no, non avrebbe più permesso al suo cuore di soffrire inutilmente.

Non avrebbe fatto lo stesso errore che aveva commesso con Terence.

Avrebbe piuttosto cercato di dare un'altra opportunità ad Anthony, che l'amava ancora teneramente. E forse, chissà: avrebbe infine trovato quella pace che anelava.

 
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La sala delle feste risuonava di voci ora stupite, ora impegnate in una fitta conversazione. Risate, mormorii. E lui, al centro di tutta quell'attenzione, era dovuto rimanere vigile e composto per fare in modo che il fidanzamento mancato tra Neal e Candy, che si era appena trasformato nel ricevimento per la sua presentazione, non creasse scandalo.

Ed era certo che la comparsa improvvisa di quel fantomatico prozio William che tutti credevano in punto di morte, se non già all'altro mondo, avesse funzionato perfettamente.
Non mancarono commenti femminili che arrivarono alle sue orecchie provocandogli un estremo imbarazzo ma anche una punta di divertimento: "Hai visto quanto è giovane e bello? E noi che credevamo fosse un vecchietto decrepito, invece sembra quasi un angelo!".

Ma erano stati i visi sconvolti di Archie e degli altri che aveva conosciuto allo zoo di Londra e poi alla Casa della Magnolia ad averlo attratto di più: Albert aveva visto i diversi gradi di stupore negli occhi dei suoi nipoti, ma istintivamente quelli che cercò, quasi in contemporanea con quelli di Candy, che già sapeva la verità da almeno due giorni, furono quelli di Anthony. E gli parve di nuovo un ragazzino, come quello che aveva lasciato con sua sorella parecchi anni prima: non più il ragazzo innamorato di Candy che gli leggeva dentro e sembrava pronto a difenderla con le unghie e con i denti.

Nei suoi occhi, quasi rispecchiandosi, vide la vulnerabilità di un'anima che stia tentando di proteggersi da un'emozione violenta.

Troppo assorbito dalla mole di persone che si stavano riversando su di lui per fargli domande ed esibire commenti riguardo la giovane età, Albert dovette desistere dall'impulso di chiedere a lui e Candy di seguirlo in giardino e attese con pazienza che l'evento si concludesse riservandogli solo poche parole.

"Devo chiederti un mucchio di cose... zio William". Era stata tutta lì la conversazione, a senso unico, che aveva avuto con il suo unico nipote diretto.

E laddove avrebbe voluto abbracciarlo e parlargli con calma, si limitò a sorridergli in maniera quasi paterna, posandogli una mano al lato del capo, sfiorando i capelli biondi mentre mormorava, commosso: "Sei identico a Rosemary".

Ora, mentre finalmente lo stava raggiungendo nello studio dove lo attendeva in piedi davanti al fuoco, Albert si ripromise di ricordarsi che era quasi un uomo e non più un bambino da stringere fra le braccia con emozione. Rispettò la distanza che parve voler tenere e le parole che sembrava cercare mentre distoglieva gli occhi passeggiando per la stanza e mordendosi il labbro.

"E così... sei tu il ragazzo dei miei ricordi", esordì guardandolo di traverso come se fosse in dubbio.

Albert posò sulla mensola del camino il bicchiere ancora pieno di whisky e fece un passo verso di lui: "Vuoi dire che ti ricordi... di me?".

"Sì, ma solo vagamente", ammise tornando a guardarsi le scarpe. Il mento sfiorava la camicia ricamata che sembrava appartenere al secolo passato e pensò che se si fosse vestito con abiti più moderni avrebbero potuto quasi scambiarlo per il suo fratello minore.

"Io invece mi ricordo molto bene di te, Anthony. Mi dispiace essere sparito così, ma devi sapere che...".

"Da quanto tempo lo sai? Quel giorno, a casa di Candy, mi hai preso in giro?". Albert, che sulle prime era rimasto perplesso da quella veemenza, rilassò il viso in un sorriso.

"No, allora non ricordavo davvero nulla. Però posso dirti...". E lo colse, l'emozione, quasi si trovasse davanti Rosemary ancora viva e non il nipote che tanto gliela ricordava. E con cui finalmente poteva mostrarsi per chi era veramente. La voce s'incrinò e tentò di ricomporla, di renderla ferma. "...che quando ti ho visto per la prima volta dopo tanto tempo ho sentito che eri speciale per me". Il tono vibrò appena, ma Anthony dovette accorgersene perché vide i suoi occhi diventare lucidi.

"Il giorno che è morta mia madre te ne eri già andato a vagabondare per il mondo? Conoscevi già Candy? Perché non ho alcun ricordo di te al suo funerale?". Anthony non si era accorto della sua voce, spezzata al limite del pianto, o forse non gli interessava.

Albert voleva solo chiudere la distanza in un abbraccio, tuttavia si limitò ad avvicinarsi a lui facendo un profondo respiro: "Ci sono molte cose che ti devo raccontare, ragazzo mio. Sono stato costretto a nascondermi, a malapena ho potuto piangere la morte di mia sorella e vedere il suo funerale solo da lontano. Tutti, tutti dovevate dimenticarmi fino a che non fossi stato... pronto".

"Che cosa?! Che vuol dire? La zia e i membri del clan ti hanno obbligato a nasconderti?!". Anthony sembrava molto contrariato, quasi la colpa fosse da attribuire a lui e non agli adulti.

"Ero molto più giovane di te e dovevo evitare di farmi vedere troppo in giro. Studiavo con dei precettori, chiuso nella mia stanza a ogni ora del giorno. Ero solo e non potevo nemmeno presenziare agli eventi. Lo zio William sarebbe uscito allo scoperto solo quando fosse stato davvero in grado di tenere le redini della famiglia, non prima".

Anthony parve assorbire quelle parole con un misto di incredulità e pena: "Ma... ma tutto questo è... diabolico!".

Albert sorrise, in parte sollevato che il nipote non lo colpevolizzasse più direttamente. Non voleva vittimizzarsi ai suoi occhi, ma era importante che comprendesse che aveva preso il controllo della propria vita solo parzialmente, quando era già maggiorenne. "A volte guardavo te, Archie e Stair da lontano e desideravo solo correre con voi spensierato e libero da ogni responsabilità. Tua madre mi ripeteva spesso che avrebbe voluto nascere maschio per togliermi quel peso dalle spalle. Era l'unica persona che mi comprendesse davvero. Per me è equivalso ad avere quella madre che mi è mancata". Le emozioni che gli evocavano quei ricordi, con Anthony così vicino, furono come una macchina del tempo che lo risucchiasse nel passato, facendo sì che le provasse a fior di pelle quasi fossero attuali.

"Zia Priscilla... è morta prima che potessi conoscerla. E lo zio William, tuo padre...". Strinse le palpebre, quasi cercando a sua volta un ricordo che non poteva avere.

"Lui è morto l'anno prima che nascessi tu. Georges è sempre stato molto gentile con me, quasi un fratello maggiore e persino un padre, se serviva. Ma Rosemary... era tutto ciò che mi fosse rimasto. Amavo la zia Elroy, ma sapevo che lei non mi avrebbe mai trattato allo stesso modo. Anthony, non ti sto raccontando tutte queste cose per suscitare la tua pena, ma perché voglio che tu sappia quanto significhi per me: sei l'ultimo parente diretto che abbia in vita, a parte la zia, e non ci parliamo da quasi vent'anni come zio e nipote".

"Zio William...".

"Albert, per favore, sono solo Albert", lo supplicò quasi si trovasse di nuovo Candy davanti. "Vogliamo dimenticare per un attimo le questioni da uomini e posso abbracciarti come tuo zio, adesso?".

Anthony lo guardò e gli parve che scavasse nel suo animo, quasi desiderasse farlo regredire di vent'anni per poterlo inquadrare nella propria vita. Si beò dei suoi occhi così simili a quelli dell'amata sorella, cercò a sua volta il ricordo di un bambino così piccolo che a malapena ne rimembrava le fattezze e finalmente lo strinse, il ragazzo di alcuni pollici più basso di lui, l'ultimo vestigio della sua infanzia.

E, mentre lo sentiva rilasciare un unico singhiozzo composto, soffocò il proprio, stringendo forte le palpebre per non far scendere le lacrime di sollievo sulle guance: d'altronde, lui era anche il prozio William e doveva rimanere solido come una roccia.
 
 
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Anthony fece vagare lo sguardo sulla Collina di Pony, affascinato: era davvero bella come Candy gli aveva raccontato e valeva il viaggio in macchina. La natura sembrava infinita intorno a loro e i fiori parevano voler tappezzare ogni più piccola superficie disponibile. Era un luogo simile ma per certi versi molto diverso dai boschi di Lakewood, con la sua fitta foresta, per via degli spazi aperti che si perdevano a vista d'occhio. Da lontano, poteva intravedere il sentiero dal quale era arrivato e, dal lato opposto, il campanile rosso mattone di quella Casa di Pony dove Candy era cresciuta. Era come immergersi in lei, nella sua vita, nel suo stesso respiro.

Ridendo, Candy lo superò di corsa, calciando via le scarpe e cominciando ad arrampicarsi su un albero piuttosto alto che troneggiava proprio in cima.

"Non hai perso questo vizio, eh?", tentò di scherzare, meritandosi una linguaccia.

"Dovresti provarci una volta! Da quassù la vista è davvero mozzafiato!". Non ne dubitava, ma non era il momento di tentare quella scalata: ne aveva da affrontare un'altra ben più difficile. E il sorriso si spense, mentre lei saliva con un'agilità affatto diminuita negli anni. Come se si trovassero ancora sulla collina di Londra. C'era qualcosa che doveva dirle e cominciava a temere che l'avrebbe portata via per sempre.

Perché quell'Albert che aveva scoperto essere il prozio William si era infine allontanato da lei, una volta recuperata la memoria, e di certo le motivazioni erano tutte più che valide. Però Albert faceva parte della famiglia e quando lo aveva rivisto alla sua presentazione, tutti i tasselli di quel mosaico erano tornati al loro posto.

Il ragazzo dagli occhi chiari che sedeva vicino a sua madre non era altri che suo fratello minore. Il piccolo Bert. William Albert Ardlay.

Alla fine del ricevimento, davanti al camino quasi spento della biblioteca, avevano sancito la riunione con un abbraccio commosso in ricordo della sua mamma. E Anthony non aveva avuto il coraggio di chiedergli altro. Sembrava così adulto, così lontano dal mondo di Candy, che non pareva neanche più il suo amico smemorato.

Però non gli erano sfuggiti gli sguardi che si erano scambiati alla festa, magari in maniera inconsapevole. Tra quei due c'era un legame che affondava le radici in anni di amicizia e Albert era o era stato innamorato di lei. Non lo aveva mai negato, no?

Ora aveva un'estate intera per stare con lei e non l'avrebbe sprecata: voleva osservarla e accertarsi che fosse felice. Ma le doveva anche quell'ultima verità. Lo comprese mentre finalmente scendeva dall'albero e sedeva accanto a lui sul prato, di un verde così brillante che rivaleggiava con i suoi occhi ora fissi su di lui.

"Sembri lontano mille miglia", gli disse con le guance arrossate e il respiro appena un po' affannato.

"Devo dirti una cosa", cominciò esitante.

"Io... Anthony, io...".

"Ti prego, fammi parlare, Candy", sbottò alzandosi in piedi e appoggiando la mano al tronco. La sentì fare altrettanto, più lentamente, e vide che lo osservava trepidante, con le mani strette al petto. Era distante eppure vicina. Ma Anthony non voleva che ci fossero ombre tra loro. Mai più. "Ho scoperto... chi è il tuo Principe della Collina. Il tuo primo amore di quando eri bambina".

Gli occhi si spalancarono, le mani ricaddero sui fianchi e Candy fece persino un passo indietro, come se fosse spaventata: "Perché me lo stai dicendo proprio ora?".

Anthony comprese che Candy non se lo aspettava, che credeva si sarebbe di nuovo dichiarato e capì anche che non poteva fermarsi. Non poteva tacere: "Ti ricordi cosa ti dissi del ragazzino accanto a mia madre? Con gli occhi così simili ai suoi?". La voce gli tremò. Candy alzò lentamente una mano cominciando a portarla alle labbra, in un gesto di comprensione che fu più chiaro di mille parole. E tuttavia concluse: "Era suo fratello. Albert. Il tuo... amico Albert. Mio zio".

Le spalle di Candy tremarono e lei cadde in ginocchio, singhiozzando: "Lui era... è...".

"Lui è il tuo famoso principe, Candy. Il medaglione è quello della nostra famiglia, seppure diverso dal mio. E quando vivevate insieme era innamorato di te, non me lo sono inventato". Fece un passo verso di lei, aiutandola ad alzarsi.

Se la ritrovò così vicina che poteva quasi baciarla, ma si limitò a scostarle i capelli dal viso e ad asciugarle una lacrima che scivolava sulla guancia: "Te l'ha detto lui?". La sua domanda era piena di bisogno. Candy aveva bisogno di sapere. E, se ci aveva visto giusto, una volta saputo l'avrebbe persa. L'avrebbe persa sempre, perché a quanto pareva non era destinata a lui.

"Quando abbiamo parlato, mentre vivevate ancora insieme, non l'ha mai negato. Mi sono fatto promettere che il giorno in cui i suoi sentimenti fossero diventati insostenibili da nascondere, avrebbe dovuto lasciarti andare. E lo ha fatto quando ha recuperato la memoria. Nel momento in cui l'ho riconosciuto, però, non ho avuto più il coraggio di parlargliene".

Candy annuì piano, si asciugò gli occhi e lo guardò. Lo guardò a lungo. Stava scrutando lui o il proprio cuore?

"Albert mi è sempre stato vicino e io gli sono molto grata. Credo che lo stesso sia stato per lui. Ma ora ha preso il suo posto come patriarca e ha delle responsabilità precise da rispettare. Io... sono solo un'amica".

"Stai cercando di convincere me o te stessa?", le chiese.

"Sto dicendo la verità. Siamo due mondi molto diversi. E anche io e te, in fondo...".

"Non dirlo!", esclamò con veemenza, stringendola di più a sé come anelava da anni. Davvero aveva pensato di poterla dimenticare? "Io posso ancora decidere della mia vita e non sono a capo del clan come lo zio William! Ma non voglio essere la tua seconda scelta, Candy".

"Non lo sei! Non lo sarai mai!", disse lei posandogli le mani sul viso. "Riproviamoci, vuoi? Non voglio illuderti, né farti promesse che non posso mantenere. Un giorno, Terence è comparso nella mia vita e io mi sono semplicemente arresa a qualcosa che non c'è mai stato davvero. Ora voglio darmi... darci la possibilità di essere di nuovo felici".

Il suo mondo si fermò. Nonostante le avesse appena detto che il suo primo amore era lì, a portata di mano, Candy voleva ritentare con lui. Gli aveva detto che non era la sua seconda scelta e che non gli stava promettendo nulla. Ma non era disposto a farsi coinvolgere come un tempo. Anche se lei aveva amato il suo principe come una bambina di sei anni, oggi la vedeva rivolgere attenzioni e sguardi ben diversi all'Albert adulto. E, visto che erano la medesima persona, non ci sarebbe voluto molto perché tutto ciò mutasse in qualcos'altro. Se non era già accaduto.

"Saremo amici, Candy", patteggiò. "Amici e nulla di più. Non voglio fare parte di un tentativo che mi spezzerebbe di nuovo il cuore. Io... non potrei sopportarlo, non stavolta. Ne morirei. Per cui ti prego, lasciamo che l'estate sia solo una bella parentesi fra noi".

Candy annuì, come fosse incapace di parlare, e in lui cominciò a farsi strada la convinzione che avesse appena chiuso il suo cuore. Temeva forse che riaprirlo avrebbe significato soffrire per un amore persino più impossibile di quello con Terence. E Anthony, nel mezzo, non voleva essere per lei più che un caro amico, non il destinatario di un sentimento che poteva non appartenergli. D'altronde, quella resa così rapida era stata più che eloquente.

Su una cosa aveva ragione: lei e Albert erano due mondi distanti, ora. E non per una mera questione di età.

Il clacson di una vettura li riportò alla realtà: Candy si volse di scatto, quasi trasalendo: "È...".

"Dev'essere Georges, Candy. È ora che torni a casa. Ma tornerò a trovarti, lo prometto". Anthony s'incamminò e lei gli si accostò seguendolo fino alla macchina, ai piedi della collina.

"Allora ti aspetto. Sono contenta che tu abbia potuto finalmente venire qui. Sono davvero felice". Il sorriso di Candy era tanto sincero che si vide nell'atto di posarle una mano sul viso e baciarla. Ma non lo fece, o sarebbe venuto meno alla sua stessa promessa.

"A presto, mia dolce Candy".

 
- § -
 
 
Estate 1918

"Non avremo mai abbastanza parole per ringraziarla, signor Ardlay. I lavori che sta facendo ci consentiranno di accogliere almeno il doppio dei bambini che abbiamo ora!", disse Suor Lane alla sua destra, con le mani giunte come in preghiera e gli occhi chiusi.

Albert le sorrise: "La prego, mi chiami Albert. Non sono poi così anziano".

"Oh, no, certo che no! Ma...".

La voce di Candy che lo chiamava interruppe la risposta della donna. Si fermò a pochi passi da loro, mentre Anthony la raggiungeva senza correre: "Miss Pony ha appena portato in tavola la sua torta di fragole, venite!".

La tavolata in giardino era sontuosa e non c'erano solo le cibarie che aveva fatto portare assieme ad Anthony, ma anche una serie di dolci fatti da Miss Pony e Candy, di certo con l'aiuto dei bambini. Più che una merenda, sembrava una cena in piena regola.

Albert ogni tanto scoccava occhiate discrete a suo nipote e a Candy e fu davvero felice di vedere che sembravano essere allegri e spensierati. Dovevano avere proprio quella complicità quando, da ragazzini, si erano affacciati timidamente all'amore. Era certo che se non fosse stato per Terence, il loro rapporto non si sarebbe mai interrotto.

Poteva essere, però, che quella lunga separazione li avesse uniti ancora di più e che lei avesse infine trovato nel proprio cuore quello che aveva sempre cercato: il legame sincero e tranquillo con suo nipote. E andava bene così, era giusto. Se fossero state rose, sarebbero fiorite. Lui avrebbe comunque fatto tutto il possibile per accertarsi che fossero felici, insieme o divisi.

"Zio, hai mai visto la collina?", gli chiese Anthony quando furono soli, mentre Candy e gli altri sparecchiavano.

Suo malgrado, quasi sussultò: il suo tono aveva qualcosa di strano. "Certo che sì, che domande! Ci sono salito per vedere meglio la costruzione e decidere come...".

"Non parlo di adesso". E Albert capì. Ricordò di come Candy gli avesse riferito, mentre era senza memoria, di quel Principe della Collina che Anthony credeva di aver rivisto al fianco di sua madre, da piccolo. E che ormai aveva di sicuro collegato a lui.

"Pensi di riuscire ad arrivare prima di me?", lo sfidò cominciando a correre. Sì, se dovevano parlare era giusto che fosse lì. Anche perché avrebbero potuto farlo indisturbati.
Nonostante le scarpe italiane non fossero proprio il massimo della comodità, Albert arrivò per primo e pochi istanti dopo udì il respiro affannato di Anthony alle sue spalle.

"Hai... barato!", protestò con un lieve sorriso.

"Se per barare intendi essere più allenato di te nonostante io sia più vecchio, allora...".

"Non sei vecchio!", disse sedendo ai piedi dell'albero e appoggiando la schiena al tronco.

"Ma come no?", alzò gli occhi al cielo con fare tragico. "Sono il vecchio prozio William! Persino tu ti ostini a chiamarmi zio e non Albert". Gli sedette accanto e lui rise, alzando le mani.

"E va bene, ti chiamerò Albert. Anche perché devo parlarti di Candy e ci troviamo sulla stessa barca".

Il tono era leggero, ma lui divenne serio: "Anthony...".

"Ascolta, voglio solo dirti le cose come stanno, va bene? Candy sa la verità: le ho raccontato della misteriosa identità del suo Principe e devo dire che era abbastanza stupita. Immagino che tu e lei non abbiate più parlato, da allora".

Scosse la testa: "Ci siamo scambiati qualche lettera durante i miei viaggi. Le facevo sapere che stavo bene e non lavoravo troppo. Crede ancora di essere la mia infermiera". Ridacchiò, cercando di mantenere il tono della conversazione lontano da un terreno difficile.

"È vero quello che mi ha detto? Che l'amnesia può ritornare?". Albert sospirò, ma fu internamente grato per quel cambio di argomento.

"Si tratta di un'ipotesi molto remota, Anthony, e io non sono più un bambino. Prometto a entrambi che mi prenderò cura di me stesso, va bene?". Fece per alzarsi perché non voleva proseguire oltre quella discussione. Non dopo aver scoperto che Candy sapeva della sua terza identità.

"Zio... Albert, Candy potrebbe ancora essere legata al suo ricordo del principe, ora che con Terence è tutto finito", disse lui trattenendolo per un braccio.

"Sciocchezze, era solo una bambina e io un ragazzo ribelle in kilt che era appena scappato di casa. Era poco più di un sogno infantile". Si alzò in piedi, cercando di scacciare la sgradevole sensazione che stesse riducendo a una favola un ricordo prezioso che Candy gli aveva più volte raccontato con le lacrime agli occhi.

Anthony sbuffò e si alzò in piedi con le mani nelle tasche: "Sarai anche più grande di me, ma quando si tratta di questioni amorose sei davvero inesperto, sai? Non sei mai stato innamorato?".

Albert si accigliò a quella domanda scomoda: "Ha parlato il grande esperto. Anthony, il fatto che l'anno prossimo tu sia maggiorenne non significa che...".

"Io ho amato Candy in silenzio per anni, anche quando ha perso la testa per Terence. E quando è successo ho visto in lei il medesimo smarrimento che vedo in te: lei non voleva farmi del male e ha cercato di lottare contro se stessa. Ma alla fine è accaduto e ora siamo qui. Pretendo che ci parliamo da veri uomini come non abbiamo fatto quel giorno al parco".

Lentamente, si volse a guardare il viso fiero e serio di Anthony e lo vide: vide lo sguardo deciso di Rosemary quando dichiarava alla zia Elroy e al resto del clan che avrebbe preferito rinunciare al proprio nome piuttosto che a Vincent Brown. Perché la felicità, secondo lei, non era nei beni materiali, ma nel poter vivere accanto alla persona che si amava.

E aveva ragione. Ciò valeva per lei, che aveva tutto il diritto di sposare un uomo che amava anche se non era della medesima estrazione sociale; e per Anthony e Archie, che avevano scelto due ragazze meravigliose cresciute in un orfanotrofio. Però non poteva esserlo per lui e non perché fosse il patriarca.

"La amo ancora, Albert, però lei mi considera sempre un caro amico", continuò con una venatura di dolore.

"Mi dispiace. Ne sei sicuro? Mi sembrate così affiatati...".

"Anche voi lo siete sempre stati. E io volevo che tutte le carte fossero scoperte. Credo che Candy sia molto confusa, ora che conosce la tua identità".

"Non sai quello che stai dicendo". Albert scosse la testa, ridendo per l'assurdità della situazione. Lui era il fratello maggiore che Candy non aveva mai avuto. L'amico, il paziente, il confidente. "Ti ho già detto che...".

"Non è ciò che ho visto nei sui occhi quando ti guarda! Possibile che me ne debba accorgere io al posto tuo?".

"Anthony, anche se tu fossi un giovane esperto che riesce a leggere l'amore negli occhi altrui, questa conversazione non andrebbe da nessuna parte! Ti rendi conto di chi sono io e di cosa vuole essere lei? Senza considerare quello che puoi offrirle tu, che è mille volte meglio di ciò che potrei... offrirle io". Gli volse le spalle, sentendosi scoperto. D'altronde, Anthony aveva fatto di tutto perché accadesse.

"Dunque è vero. La ami. Puoi dirlo, sai? Non starò male per questo. Preferisco mille volte te a quell'attore". Non fu per il sorriso amaro celato nelle sue parole, ma per la sincerità che vi colse che infine si voltò ad affrontarlo.

"E va bene, Anthony, ti rispondo da uomo come vuoi tu, d'accordo? Sì, la amo. La amo da quando ero uno smemorato e forse... persino da prima di partire per l'Africa. Per anni mi sono illuso che quello che provavo per lei fosse un mero istinto di protezione, ma mentre cresceva e diventava donna mi rendevo conto che non era così. Perdere me stesso ha abbattuto ogni barriera e quando ho recuperato la memoria... avrei quasi voluto perderla di nuovo. Il giorno in cui ti ho fatto quella promessa ricordavo già tutto", confessò in un sussurro.

Anthony spalancò gli occhi: se non aveva battuto ciglio alla prima parte della sua confessione, parve davvero sconvolto dall'ultima. "Quindi sapevi...?".

"Sapevo chi fossi tu. Chi fosse lei. Sapevo che dovevo tornare presto a riprendere il posto che era rimasto vacante per tanto tempo. Ma sapevo anche che volevo la vostra felicità. Siete la cosa più preziosa che ho".

Anthony sospirò e chinò il capo: "E così ti sei fatto da parte reprimendo il tuo amore per non farmi soffrire di nuovo e per dare a Candy l'opportunità di riavvicinarsi a me, vero? Beh, mi spiace dirti che non ha funzionato".

"Dalle tempo".

"Non le stai dando la possibilità di scegliere".

"Di scegliere cosa?", disse esasperato, allargando le braccia. "Una vita dentro a una gabbia dorata? Con un uomo più grande di lei...".

"...Candy ha solo due anni meno di me...".

"...che lei ha sempre considerato un fratello".

"Ma allora non mi ascolti!".

"Non voglio neanche pensarci, Anthony. Ma l'hai vista? Candy è uno spirito libero e non potrebbe mai fermarsi come sono costretto a fare io. Ha bisogno del suo lavoro, dei suoi sogni e con me avrebbe solo delle catene ai polsi, per quanto io possa favorirla. Inoltre, sono certo che ti sei sbagliato".

Anthony rise e si rimise a sedere: "Mi picchierai se ti do del vigliacco, zio William?".

"Potrei chiederti la stessa cosa. Prima di arrenderti tenta un'ultima volta. L'estate è ancora lunga". Restò in piedi, senza interrompere il contatto visivo.

"Vorresti davvero che stessimo insieme come un tempo, Albert? Ci ami a tal punto... da rinunciare alla tua stessa felicità?".

"La mia felicità siete voi, ve l'ho già detto. Tu sei il mio unico nipote diretto, una parte stessa della sorella che amavo tanto. E lei... beh, lei è Candy". Albert volse gli occhi verso la Casa di Pony.

"Non credere che per me sia facile lasciarla andare. Ci ho provato un mucchio di volte, ma a quanto pare l'unico che è riuscito a catturare il suo cuore in maniera totale è stato Terence, da qualche anno a questa parte. Io stesso l'ho imprigionata, a Londra, parlandole di come avrei voluto che si comportasse perché la nostra famiglia l'accettasse: oggi so che è stato un errore, ma temo anche che non sia stata l'unica cosa che alla fine l'ha allontanata da me. Era destino, forse. Però tu fammi un'altra promessa, ora".

Albert scosse la testa: "Sta diventano un'abitudine. Cosa devo prometterti, stavolta?".

"Beh, ora che so chi sei ti chiedo di non allontanarti da lei, se non mi volesse più. Anzi, devi fare almeno un tentativo. Dopotutto, anche io desidero vedere Candy felice".
Non rispose, ma fissò quel nipote coraggioso e ormai adulto che si rialzava e gli tese la mano per suggellare un nuovo patto. Forse fu perché non ci credeva affatto che fu facile prometterlo, stringere quella mano e lasciarsi anche quella collina alle spalle.

 
- § -
 
 
Candy vide l'auto andare via e rimase in piedi senza risolversi a rientrare. Se n'erano andati entrambi, Anthony e Albert. Il primo aveva ancora qualche settimana di vacanza, il secondo sarebbe ripartito a breve per un viaggio di lavoro.

Così diversi e così uguali, non solo fisicamente. Così preziosi nel suo cuore.

Prese un respiro tremante, riempiendosi le narici del profumo estivo dell'erba e dei fiori, traendone calma e conforto come se si trovasse fra le braccia... beh, di tutti e due allo stesso tempo.

Se aveva pensato che averli accanto nello stesso momento l'avrebbe aiutata a chiarirsi si era sbagliata di grosso. Era stato invece corretto il primo istinto di fuggire. Tuttavia, ancora non poteva: Albert stava facendo tanto per la Casa di Pony e lei gli era grata dal più profondo del cuore; e Anthony aveva davanti un altro lungo anno di studi.

Doveva affrontare l'estate e attendere l'aria fresca e rigenerante dell'autunno per restare sola con se stessa. Pensò persino che se la guerra fosse continuata avrebbe potuto raggiungere le sue colleghe crocerossine come aveva pensato di fare prima che Frannie si offrisse prima di lei.

C'è poco a cui pensare, Candy: Anthony ti ama ancora e basta una tua parola perché possiate tornare a essere una coppia. Albert, invece...

Semmai era stato innamorato di lei, Candy non se n'era accorta in tempo e ora... ora sembrava completamente calato nel ruolo di prozio William. Quasi faticava a credere che fosse lo stesso Principe della Collina che aveva sognato per anni o l'Albert che aveva condiviso con lei i giorni alla Casa della Magnolia. Non sapeva perché, ma avvertiva una distanza che non c'era mai stata fra loro.

Lui è il patriarca degli Ardlay e tu una semplice protetta senza origini. Sa persino lui che la zia Elroy inorridirebbe al pensiero di una come te al suo fianco.

Per quanto anche Anthony facesse parte del clan, era certa che per lui sarebbe stato più semplice farla diventare parte della famiglia. Glielo aveva ripetuto un mucchio di volte e, anzi, le aveva persino ventilato la possibilità di fuggire non appena lui fosse diventato maggiorenne. Quasi sorrise, pensando che invece, ai tempi della Saint Paul School, era stato lo stesso Anthony a desiderare che diventasse una signora perché gli Ardlay non avessero nulla da ridire, un giorno.

La sua felicità poteva davvero essere a portata di mano e aveva amato Anthony con tutta se stessa. Quindi perché non riusciva a convincere il suo cuore ad amarlo come un tempo?

Perché il cuore... non sente la ragione. Dovresti averlo imparato con Terry.

Dimenticare Terence era stata la prova più dura che avesse mai dovuto affrontare e anche ora, mentre il sole accarezzava la collina con i suoi ultimi raggi rimandandole riflessi verdi e oro, desiderò averlo potuto riabbracciare un'ultima volta. Invece si era accontentata di vederlo da lontano, soffrendo per lui, troppo distratta dalla necessità di ritrovare Albert per fermarsi sul retro di quel teatro itinerante e scuoterlo finché non fosse tornato in sé.

Già allora, il suo cuore la stava tradendo. Terry era un amore impossibile. E anche Albert. Ma aveva ragione Anthony: lui non sarebbe stato la seconda scelta o il ripiego. Mai. Lui meritava il cuore di una donna per intero. E non sarebbe stata lei a illuderlo.

Doveva dimenticare il sentimento che stava crescendo suo malgrado dentro di sé

è già una luce accecante e non me ne sono resa conto

e al contempo smettere di obbligarsi a provare per Anthony quello che non provava.

"Candy, tesoro, non vuoi cenare? Se non sbaglio domattina il dottor Martin ti aspetta molto presto...".

Si voltò per sorridere a Miss Pony: "Grazie, ma penso di aver mangiato tanto oggi che non ho proprio fame. Credo che me ne andrò dritta a letto, non appena vi avrò aiutate a sistemare in giardino".

La donna corrugò la fronte e allungò una mano per carezzarle una guancia come quando era una bambina: "Sei sicura che vada tutto bene, cara? Lo sai che puoi confidarti con noi quando vuoi".

"Lo so, Miss Pony, ma non c'è niente che possa dire ad alta voce. Forse, se me lo tengo stretto nel cuore, smetterà di fare male, prima o poi".

Ma Candy si rese subito conto, mentre reprimeva le lacrime e osservava il viso preoccupato della donna, che sarebbe stato un processo lungo e doloroso.
 



 
*I dialoghi sono spesso ripresi dal manga, a volte seguendo fedelmente alcune tavole, altre rielaborati a seconda delle situazioni. Ovviamente, i diritti sono riservati all'autrice e io li riutilizzo senza scopo di lucro.
 
 
   
 
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