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Autore: Meissa    13/09/2009    11 recensioni
“He’mione... quessto sciufato è davvero squiscito, escezionale,” commenta a bocca piena.
Lei lo guarda, i capelli arruffati, il grembiule addosso e un'aria scettica.
“Piantala, Ron, lo so che fa schifo. Puoi evitare di star male, apprezzo lo sforzo,” lo riprende contrariata.
“Grazie, He’mione,” farfuglia Ron scappando fuori dalla cucina, una mano davanti alla bocca.
Lei gli lancia un'occhiata di biasimo, odiandone la poca sensibilità, poi osserva il suo stufato. Ha davvero un aspetto disgustoso.
[21 sentences su Ron e Hermione, dalla A alla Z. Garantito l'intervento di amici e parenti.]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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A chiunque li ami e a Lia,
che li ama a sua volta.
Piccolo regalo, tesoro.

The sweetness of Love – from A to Z



A
volte sembra difficile da capire, ma per Hermione è sempre stato tutto molto chiaro.
Ha sempre programmato tutto, nella sua vita.
Ha stabilito l'orario in cui studiare, quello in cui svegliarsi e quello cui andare a dormire.
Ha deciso che nessuno avrebbe mai potuto dirle di essere inferiore solo perché nata Babbana, e così è stato.
Persino quando ha compreso di essere innamorata di Ron, ha previsto che ci sarebbero stati numerosi scombussolamenti nella sua vita, perché Ron è insicuro, permaloso e suscettibile.
Ciò che Hermione non ha mai effettivamente previsto, è che la gravidanza è davvero una brutta bestia; quella che ti fa urlare contro tuo marito nel cuore della notte perché l'acqua molto fredda che gli hai chiesto, è effettivamente fredda.

Bisogna dirlo, uno dei pregi di Hermione è la coerenza. È fedele a se stessa in ogni momento e ogni situazione.
Infatti, se Ron non avesse il calendario davanti ad indicargli che si trovano nell’anno 2003, darebbe per certo di trovarsi nel 1996, precisamente nella sera in cui la sua attuale consorte, in un atto di perfidia, gli ha scagliato contro uno stormo di canarini.
Ecco, la differenza è che ora gli sta lanciando dei piatti, senza magia, ma Ron non nutre alcun dubbio che sia ugualmente pericolosa. La conosce da troppo tempo.

“Cenerentola?” borbotta Ron, le sopracciglia inarcate. “Rose, bambina mia, sei proprio sicura di volere che legga Cenerentola?”
La bambina guarda il papà storcendo il nasino, poi annuisce, convinta.
“Ma...”
“Ron, leggi immediatamente a tua figlia la fiaba di Cenerentola, sono stata chiara?” li raggiunge una voce minacciosa dal soggiorno.
“Ma, Hermione! Non è colpa mia se sembra qualcosa che si mangia, e dice un sacco di falsità sulla...” Ron si interrompe, sotto lo sguardo ostile e pericoloso della sua adorabile consorte. Hermione inarca le sopracciglia, e lui scuote la testa, rassegnato. “Va bene... va bene,” afferma con un sospiro contrariato. “C'era una volta...”

Dare da mangiare alle galline non è così semplice come può sembrare. Lo sa bene Hermione Granger, alle prese con una gallinatoro -da lei così chiamata perché infinitamente grossa- che sembra avercela con la sua gonna. E le sue amiche devono avere un conto in sospeso con le sue mani, perché continuano a beccarla. Le galline sono esseri violenti. Violenti e terribili.
“Hermione, cosa stai facendo?” domanda una voce, quando il proprietario entra nel capanno e osserva la bizzarra situazione. “Sciò, via,” urla Ron scacciando le galline. “Tutto bene?” le domanda con un sopracciglio alzato.
Hermione annuisce, imbarazzata, pensando che non è così male dar da mangiare alle galline se poi c'è il principe azzurro a salvarti. Anche se di azzurro, Ronald Weasley ha ben poco.

È tutto lì, tra le righe di un libro che nessuno si è mai preoccupato di leggere attentamente, ma è sempre stato sotto gli occhi del mondo.
Era nei battibecchi al terzo anno, quando si pensava Crosta fosse stato mangiato da Grattastinchi; era nelle litigate e nelle prime scenate di gelosia l’anno successivo, quando Hermione è andata al ballo con Krum.
Era nelle discussioni infinite durante le riunione dell'ES su quante volte Ron avesse disarmato Hermione; era lì quando avevano sedici anni, e Ron e Hermione non si rivolgevano la parola perché Ron usciva con Lavander Brown, e Hermione lo ha colpito con uno stormo di uccellini e ha invitato McLaggen alla festa di Slughorn. Era lì quando Ron ha consolato Hermione, mentre progettavano la fuga dalla Tana, per l'insensibilità di Harry. Era in quel bacio, dove esistevano solo loro e la battaglia che infuriava al di fuori non poteva scalfirli.
È sempre stato tutto lì, solo che nessuno l'ha mai visto.

“Fra esattamente cinque minuti e quarantasette secondi dovremo andare dal funzionario del ministero, e gli invitati sono arrivati tutti, vero? Nessuno è in ritardo? Se lui non arriva entro cinque minuti e… trentacinque secondi, succederà un disastro!” esclama guardando continuamente l’orologio.
“Hermione, stai calma, Ron sarà puntualissimo dal funzionario del ministero, e tutti gli invitati sono già stati sistemati ai loro posto,” la tranquillizza Ginny. “Nulla impedirà a Ron di essere puntuale il giorno del suo matrimonio, ok?”
“Certo, nulla… eccetto un attacco di Lumifrani,” interviene una voce sognante.
Hermione spalanca gli occhi e apre la bocca senza riuscire a dir nulla, boccheggiando atterrita, mentre Ginny lancia a Luna un’occhiata a metà tra l’esasperato e il divertito. Non riesce a reprimere il sospetto che l’amica, dietro quell’aria innocente, sia un mostro di perfidia.

Godric’s Hollow è molto carino, di classe, oltre ad essere la sola comunità completamente magica di tutta la Gran Bretagna. Tuttavia Ron non riesce a farselo piacere completamente, si guarda attorno spaurito, e Hermione sa anche perché.
Ogni tanto, mentre stanno andando a casa di Percy, Parvati Patil li invita a prendere qualcosa da bere, e qualche volta c’è anche Lavander Brown.
Hermione trova infinitamente divertente vedere suo marito tenere gli occhi fissi sulla propria bibita e alzarli ogni tanto su Lavander, quando è convinto che nessuno lo veda.
Pare che la tema dagli anni di scuola, chissà perché.

“He’mione... quessto sciufato è davvero squiscito, escezionale,” commenta a bocca piena.
Lei lo guarda, i capelli arruffati, il grembiule addosso e un'aria scettica.
“Piantala, Ron, lo so che fa schifo. Puoi evitare di star male, apprezzo lo sforzo,” lo riprende contrariata.
“Grazie, He’mione,” farfuglia Ron scappando fuori dalla cucina, una mano davanti alla bocca.
Lei gli lancia un'occhiata di biasimo, odiandone la poca sensibilità, poi osserva il suo stufato. Ha davvero un aspetto disgustoso.

I momenti migliori, come qualsiasi mago sa, sono quelli in cui figli sono in età scolastica. Non è una cattiveria, ma quando i giovani maghi, all’età di undici anni, lasciano la casa per andare a scuola, i genitori possono finalmente respirare un po’.
Ovviamente, Ron Weasley fa eccezione alla regola, perché è da quando la figlia Rose è partita che sta torturando moglie, sorella, cognato e amici, in preda all’ansia che qualcuno, chiunque, possa toccare la sua bambina. D’altra parte, Hermione lo sa bene, Ron ha sempre avuto qualche piccolo problema di gelosia.

Lasciar perdere è spesso una strategia vincente. Di questo si è dovuta convincere Hermione Jean Granger in Weasley, in anni di onorato e fedele matrimonio.
“Hermione, non vorrei essere indiscreta…” inizia Audrey cauta.
“Oh, non preoccuparti, Hermione è abituata alle domande,” ghigna Ginny dall’altra parte del tavolo.
“Chiede pure Audrey,” la invita Hermione rassicurante, lanciando subito dopo un’occhiata di divertito rimprovero a Ginny.
“Ehm… dov’è Ron?” domanda allora Audry, vagamente a disagio.
“Nel garage,” risponde Hermione con un’alzata di spalle. “Sta cercando di capire perché si è rotto il carillon di Rose e cercando di aggiustarlo,” risponde quieta sedendosi.
“Ancora?!” interviene Harry aggrottando le sopracciglia. “Ma è da ieri che…”
“No, non da ieri, da due giorni,” risponde dolcemente Hermione bevendo un sorso di succo di zucca.
Non ha senso combattere battaglie perse in partenza.

“Morde, Hermione!”
“Ron, per favore, come può morderti?” sbotta Hermione stanca, una cesta di bucato pulito tra le mani.
“Ma, Hermione, ti dico che mi ha morso!” strilla Ron, le orecchie rosse mentre guarda torvo il fagottino che ha davanti.
“Ron, ha solo cinque mesi, non può morderti! Al massimo piange tanto, come fa da qualche giorno, ma non morde,” stabilisce Hermione tra i denti poggiando la cesta del bucato sul tavolo.
“Ti dico che…”
“Oh, basta!” sbuffa Hermione contrariata, interrompendo le sue proteste. “C’è la mamma qui, piccolina, su, c’è la mamma,” dice Hermione dolcemente prendendo il fagottino in braccio. “Oh, guarda Ron!”
“Cosa?” chiede Ron ancora imbronciato.
“Ha messo il primo dentino, ecco perché piangeva,” sussurra Hermione incantata.
“Che? E questo piccolo mostro ha scelto proprio me per provare la sua nuova arma?!” esplode Ron, la colorazione di un pomodoro maturo.
“Ron!” lo riprende Hermione dandogli un leggero schiaffo sul braccio.

Nelle grandi famiglie, c’è uno svantaggio: tutti sanno tutto di tutti. Hermione l’aveva vagamente intuito, grazie alla sua esperienza come amica di Ginny e prima anche di Ron, ma non ha mai avuto modo di verificarlo di persona, in quanto figlia unica.
Essere consapevole di questa massima, non l’ha però preparata a quello.
Lei, una miriade di parenti, inutile dire quasi tutti da parte di Ron, e un marito infimo e subdolo che per schivare questa frenesia da OhPerLeCalzeAReteDiMerlinoSeiIncinta! si è rifugiato al ministero a lavorare.

“Orribile, davvero orribile. Non puoi pensare di metterti davvero quel vestito al matrimonio, cara.”
“Veramente, Muriel,” interviene Molly Weasley molto coraggiosamente. “Siamo tutti d’accordo che il vestito scelto da Hermione sia molto sobrio, e indice di buon gusto…”
“Sciocchezze!” la interrompe rudemente Muriel. “Non fa altro che mettere in risalto la sua pessima postura e le sue anche secche!”
Molly lancia un’occhiata allarmata ad Arthur, che fissa figli e rispettivi consorti, cercando un’alternativa all’esplosione. Che invece, tra lo stupore generale, non avviene.
“Scusateci un attimo,” interviene Hermione con un sorriso, prendendo Ron, decisamente rosso, per un braccio e trascinandoselo dietro in cucina.
“Ron, se inviti quella vecchia megera al matrimonio, puoi scordarti della mia presenza,” sibila mostrando tutti gli istinti omicidi che prima ha tenuto nascosti.

Parlare con Hermione è come parlare con un muro, perché lei non ascolta. Cioè, Hermione di solito ascolta, tanto attentamente da poter ripetere a memoria, ma non quando è lui a parlare. Soprattutto se l’argomento in questione sono i figli.
Non è che lui si inventi le cose, ma Hermione gli crede una volta all’anno, e solo perché una volta, o forse due, be’ anche tre, si è leggermente agitato –forse appena più del dovuto- per le condizioni dei pargoli. Forse portarli al San Mungo non è stata proprio l’idea migliore, ma Ron ne è sicuro, qualunque genitore avrebbe fatto la stessa cosa se la propria figlia fosse arrivata con un morso sul braccio dicendo che l’autore era un Ghirabindo Di Qluana, anche se il Ghirabindo di Qluana non esiste.

Quando Ginny Weasley, furiosa, ha invitato il fratello a pomiciare un po', in modo da non rovinare la vita a lei, facendogli presente che Hermione ha baciato Krum e Harry Cho Chang, certo non si aspettava che avrebbe scelto Lavander Brown. E che, di conseguenza, avrebbe dovuto avere a che fare, per il periodo successivo, con una migliore amica sull'orlo di una crisi di nervi. Tanto disperata, bisogna aggiungere, da invitare Cormac McLaggen alla festa di Natale di Slughorn.

Rovina. Ecco quello che porteranno le amicizie di sua figlia e dei suoi nipoti. Insomma, lui ormai sa che le cose son cambiate e blablabla - di solito si perde più o meno a quel punto quando Hermione inizia la tiritera- ma c’è un limite.
E quel limite non è rappresentato dagli Slytherin, no. Ha accolto in casa propria amici di Hugo e Lily appartenenti a quella Casa; non entusiasticamente, certo, e la minacce di Hermione di sbatterlo fuori hanno aiutato, ma li ha accolti.
Ma lui no. Insomma non si può pretendere che in casa propria entri Scorpius Hyperion Malfoy, si parte così e poi ci si ritrova Malfoy e famiglia in giardino a invadere il salotto e la cucina, e le camere e qualsiasi posto dove possano arrivare.
Sa già come liberarsene, visto che Hermione gli ha proibito di cacciarlo.
“Ron?” lo chiama Hermione affacciandosi dalla porta di camera.
“Sì?”
“Sta arrivando Scorpius. Non provare a farlo scappare, chiaro?” intima Hermione.
“Sì, Hermione,” esala Ron fissando atterrito la moglie. E così, anche la sua ultima speranza è svanita.

Stare senza Hermione è come non riuscire a respirare, essere perennemente in apnea.
Ron sa cosa vuol dire, ha provato questa sensazione più volte, la loro amicizia è stata costellata da litigi e ammutinamenti, ma mai come quando ha abbandonato il campo dalla ricerca degli Horcrux.
Si è sentito così male da mancare il respiro, per questo è tornato subito indietro, anche se ormai era troppo tardi.
Forse è questa precedente esperienza a metterlo di cattivo umore e in uno stato di agitazione quando non la vede per più di un giorno.

Troglodita. Ron alle volte è un troglodita, questo è il termine adatto. Uno di quelli da evitare, con cui avere nulla a che fare, perché –parliamoci chiaro- nessuno vorrebbe mai accompagnarsi a un attaccabrighe professionista.
Eppure Hermione, mentre sistema il taglio del compagno con un colpo di bacchetta, non può non sentirsi lusingata all’idea che Ron si sia messo a litigare con quel babbano nel pub perché ha fatto apprezzamenti ben poco graditi. Certo, il labbro spaccato non era previsto, ma non si può volere tutto dalla vita.

“Un bel giorno ti svegli e decidi che i diritti degli elfi domestici non sono più così importanti. Certo, mi sembra giusto,” sibila Ron contrariato.
“Non è quello che è successo, Ron,” protesta Hermione risentita. “Ma non posso proprio adempiere al volere di Kreacher,” decreta funerea mangiando un biscotto.
“È stupido. Ti sei battuta sino allo sfinimento perché gli fosse riconosciuta dignità e un minimo di diritti, e poi, cadi così,” ribatte Ron battagliero.
“Ron,” lo ammonisce Hermione. “Non posso chiedere a Harry e Ginny di tenere la testa mozzata di Kreacher in giro per casa, mi odierebbero!” sbotta metà esasperata, metà furiosa.
Ron continua a sminuzzare pensoso la sua fetta di dolce, poi solleva lo sguardo sulla consorte.
“Sarà, ma non mi convince del tutto,” bofonchia assaggiando la torta ridotta in poltiglia.

“Venerdì? No, non va bene,” afferma Hermione scuotendo la testa.
“E allora che ne dici di sabato?” le domanda Ron con uno sbadiglio.
“No, sabato assolutamente no, non si può passano troppi giorni rispetto alla data-”
“Ok, Hermione, decido io, si fa di giovedì, punto,” stabilisce il marito puntando un dito sul giorno scelto.
Hermione guarda il calendario con aria di disapprovazione, poi capitola. “Va bene,” sospira poggiando il gomito sul tavolo. “E i bigliettini? Credo che dovrebbero essere rivolti sia agli invitati che ai genitori, e non di un colore sgargiante, qualcosa sui toni del pastello, ma niente rosa e niente azzurro, perché-”
“Hermione, la pianti con le tue manie di perfezione? Stiamo organizzando la festa di compleanno di una bambina, per le sottane di Morgana!”

“Zerbosie? Che sarebbero le Zerbosie, Neville?” domanda Ron aggrottando le sopracciglia.
“Uh? Perché? Non ho mai avuto l’impressione che interessassero particolarmente le piante,” argomenta Neville dietro il suo calice di burro birra.
“Perché ha rovinato i gerani di Hermione, e quando se ne è accorta le ha assicurato che l’ha fatto per rinnovare l’ambiente e che le avrebbe portato dei fiori strepitosi,” lo anticipa Harry con un ghigno.
“Grazie, Harry,” mugugna Ron adombrandosi. “E comunque lo faccio solo perché so quanto ad Hermione piaccia avere dei fiori. Quei gerani erano molto banali,” si giustifica.
“Sì, certo. La sola ragione per cui ti dai tanto da fare è perché temi che ti affatturi,” ribatte Neville soffocando una risata.












Grazie, a tutti voi che siete arrivati alla fine, a voi che mi seguite o che capitate per caso. Penso proprio di non meritarmelo.
Meissa
   
 
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