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Autore: Fede883    28/04/2023    0 recensioni
11 settembre 1973 - Con un colpo di stato Augusto Pinochet sale al comando del Cile, instaurando una pesante dittatura militare repressiva
Presente: Isabella, la rappresentate del Cile all'ONU scrive una lettera sulla dittatura di Pinochet ai figli Salvador e Carlos e di come la libertà sia stata conquistata con il sacrificio di molti sotto il regime del dittatore cileno e di quanto questa debba essere sempre preservata e che il mondo possa progredire senza più guerre e odio
:" Da un cielo grigio di piombo piovevano lacrime di rame, il Cile piangeva disperato la sua libertà perduta".
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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11 settembre 1973

11 settembre 1973 – Santiago del Cile


Figli miei…. Non ricordo quel giorno, ancora non ero nata, mia madre aveva la mia età, mi ha raccontato di due uomini, uno era Salvador, un uomo giusto, leale, onesto, serviva il Cile da alcuni anni, le persone si fidavano di lui, il Cile gli voleva bene.

L’altro uomo ha invece cambiato per sempre la vita a mia madre e anche a me e anche a voi, ma io ancora non lo sapevo purtroppo, l’altro uomo ha cambiato per sempre la vita della mia nazione, del mio popolo e della mia terra.

Tutto è cominciato a Santiago l’11 settembre del 1973, quando l’esercito ha iniziato a bombardare il Palazzo della Moneda, il palazzo presidenziale cileno, Salvador si suicidò, è morto da uomo con un fucile in mano mi dice sempre mia madre, quel giorno di settembre del ‘73 nelle nostre vite è entrato lui, Augusto Pinochet.

Pinochet con un colpo di stato riuscì a diventare presidente del paese, quel giorno il Cile piangeva disperato la sua libertà perduta. Pinochet ci ha portato via tutto, i nostri diritti, i nostri sogni, i nostri familiari, i nostri figli, tutto ciò che c’era di bello lui l’ha portato via. Mia madre aveva paura del regime di Pinochet, aveva paura dei militari che quel giorno brindavano alla vittoria nei palazzi del potere con bicchieri colmi di sangue innocente, persone che volevano vivere, strappati alla vita per una vile dittatura. Pinochet portava via i nostri figli, i nostri familiari, venivano caricati su degli aerei militari e da li in poi non sarebbero mai stati più trovati, persi nel vento, nessun cadavere, nessuna bara su cui piangere, nemmeno una tomba su cui posare un fiore,un ricordo o qualsiasi cosa volessimo, Pinochet ci aveva negato anche questo diritto, quale persona potrebbe solo pensare una cosa del genere? Quale persona dopo quello che era successo con la seconda guerra mondiale avrebbe continuato a massacrare persone innocenti e inermi in nome di una ideologia politica o di razza? Quale persona avrebbe sostenuto un folle del genere? Perchè mai l’avrebbe fatto? Ancora oggi le domande che ho sono tante, le risposte poche, ma di una cosa sono sicura Pinochet si è portato via per sempre mio padre e di conseguenza vostro nonno. Mia madre era incinta di me, era difficile per una donna sopportare una gravidanza in quel momento storico, Pinochet aveva negato ogni diritto alle donne che non potevano accedere a nessun luogo pubblico come università, enti istituzionali, riunioni politiche fino ad usare i mezzi pubblici o andare semplicemente a mangiare in un ristorante. Un giorno a Santiago mio padre partecipò ad una protesta contro il regime, lui odiava Pinochet, ovviamente ci fu una repressione violenta dell’esercito che minacciò molti partecipanti a sciogliere immediatamente la protesta, ogni forma di dissenso popolare veniva violentemente repressa con la forza e con le armi. Mio padre però non si voltò dall’altra parte, affrontò i “Falchi” di Pinochet e ad uno di questi che gli puntava il fucile in mano gli disse:” ¿Por qué apuntas con tu fusil a un chileno? somos hermanos tu y yo” . Il soldato inizialmente non rispose alla domanda di mio padre, ovvero:”Perché mi punti un fucile addosso ad un cileno? Siamo fratelli io e te”. Il soldato rimase impassibile, con il fucile puntato addosso e mio padre incalzò ancora:” Si matas a tu prójimo, que sepas que llevarás el peso de las lágrimas de Chile, que también sepas que es una locura.” Ancora nessuna risposta e in quel momento preciso arrivò anche un carro armato davanti a mio padre, il mezzo cingolato gli si pose davanti, il messaggio era chiaro ma lui scelse il dissenso davanti alla forza, alle armi e alla brutalità del regime, scelse di non chinarsi a chi stava distruggendo il Cile ma in quel momento il soldato rispose:” Ahora se irán sin hacer preguntas ni presentar una queja, de lo contrario los mataremos a todos, no lo repetiré una segunda vez”. A quel punto per evitare una strage si fece da parte e così i soldati si allontanarono ma in quell’istante, forse mosso dall’orgoglio lanciò una bottiglia contro il carro armato urlando:” Odio a los fascistas, odio a Pinochet, vive Salvador Allende”. La bottiglia colpì il carro armato e mio padre scappò, fortunatamente i soldati lasciarono perdere, la cosa era strana ma il giorno capì il perché.

Il giorno dopo a casa nostra si presentarono i militari dissero alla mamma:” Suo marito deve seguirci, dobbiamo solo fare un normale controllo sui suoi documenti, pura formalità signora”.la nonna disse:” Vengo io al posto di mio marito! Oppure andiamo insieme, da solo lui non va da nessuna parte”. In quel momento il nonno aveva capito tutto e disse a mia madre:” Torno subito, è solo un controllo, ti amo… Anzi vi amo”. Il nonno non tornò mai più a casa, è stato uno dei tanti desaparecidos del regime di Augusto Pinochet. Per cui figli miei sappiate quanto è importante la libertà, non giratevi mai dall’altra parte davanti alle ingiustizie, combattete per i vostri diritti, non permette a nessuno di calpestarli, specie se vuole farlo in maniera violenta. I politici hanno il compito di aiutarci, di farci progredire e di pensare ai nostri bisogni, non di farci vivere nel terrore. Vostra nonna da quel giorno non si è mai più ripresa, a distanza di 50 lunghi anni rivive quella scena continuamente, il nonno si è sacrificato per permetterle di crescermi e di vedermi crescere, di vedermi sposare, di conoscere voi due, i suoi nipotini che gli avete riempito il cuore ogni giorno andando in parte a contrastare quell’enorme dolore e quella grande rabbia che Pinochet le ha procurato anzi che ci ha procurato. Voglio che sappiate che vostro nonno sarebbe fiero di voi, che vi amerebbe come nessuno mai, come amava la libertà, come amava il Cile, la sua terra, la sua nazione e per la sua libertà dal seme del terrore, dell’odio e e della violenza che ogni giorno dal 11 settembre del 1973 accomunava la vita di noi cileni. Amate sempre vostra nonna, ha vissuto cose orribili che voi nemmeno potete immaginare, ha visto cose che farebbero impallidire chiunque, da madre voglio che sappiate che la guerra fa schifo, che la guerra è la risposta degli idioti, che la guerra porta solo dolore al aldilà di come la si pensi politicamente o socialmente su alcuni aspetti, voglio che sappiate che la libertà è un dono importante, va maneggiata con cura, va preservata in ogni modo, perché la libertà è come una farfalla deve volare in alto ma se qualcuno gli spezza le ali questa non potrà più volare, voglio che sappiate che ora sono qui negli Stati Uniti D’America a rappresentare il nostro Cile all’ONU e questa cosa mi rende orgogliosa di voi, mi rende orgogliosa di essere vostra madre e di combattere per i nostri diritti e di essere cilena, perché il Cile non deve mai più piangere la sua libertà perduta. Salvador devi essere sempre forte, porti il nome di un grande presidente e di un grande uomo, che ha dato la vita per noi, si forte sempre, sorridi perché ricordati sempre che contro ogni terrore che ostacola il cammino il mondo si rialza col sorriso di un bambino e tu Carlos, porti il nome di tuo nonno, del mio papà, entrambi non abbiamo potuto conoscerlo ma quello che fece quel giorno ci ha dato molto di più, il regalo più bello anche se questo gli è costato tutto, la nonna ogni tanto rimane ferma li alla porta o guarda fuori dalla finestra sperando che possa ritornare da un momento all’altro, che sia stato solamente uno scherzo di pessimo gusto o che quel controllo documenti fosse davvero una cosa senza intenzioni cattive. Anche tu devi essere forte, ogni giorno, ricordati che tuo nonno era la persona più coraggiosa del mondo, ha perfino sfidato un carro armato, figli miei Pinochet ci ha tolto tutto ma una cosa non ci ha tolto… L’amore, la forza di andare avanti nonostante fossimo a pezzi, la forza del perdono per chi ci ha fatto del male. Potranno toglierci tutti i diritti, minacciarci con le armi, i carri armati, le bombe o di farci chissà quale tortura fisica o psicologica ma ricordatevi che non esiste forza più bella e forte della libertà e dell’essere liberi. La nonna mi ha mandato una foto bellissima, oggi a Santiago c’è un tramonto meraviglioso che rischiara e colora le Ande come non mai, una colomba bianca cerca il suo nuovo nido e sono sicuro che prima o poi lo troverà, c’è ancora troppo odio nel mondo ma se sarete voi i primi a non girarvi mai dall’altra parte avrete sempre fatto la cosa giusta, Salvador… Carlos… Abbiate sempre speranza che le cose possano cambiare, sperate sempre che i sogni possano avverarsi, mamma vi ama e anche se un giorno non ci vedremo più mi potrete cercare in quel tramonto nelle Ande o nella colomba che cerca il suo nido, sarà simbolo di rinascita, che è anche più forte della morte e della cattiveria.

Vi amo tantissimo dal profondo del mio cuore…

Viva la libertà

Viva la democrazia

Viva il Cile

Viva Salvador Allende

Un mondo migliore e senza l’uso della violenza si può costruire, basta solo gettare le prime basi e la consapevolezza figli miei, un giorno ognuno vivrà in pace e persone come Pinochet, Hitler, Stalin, Mussolini, Saddam Hussein, Franco e via compagnia bella non esisteranno più o almeno voglio sperare che possa essere così, perché in fondo si sa, la vita è strana, per un desiderio che esprimi altri cento rimangono fuori.

Vi voglio un mondo di bene e ricordatevi come la nostra colomba bianca vola solo chi osa farlo. Mamma Isabella

   
 
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