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Autore: teensyears    02/05/2023    1 recensioni
"Erano passate quasi due settimane da quando la vide per l’ultima volta, due settimane da quando le disse di tenerci a lei, tanto da considerarla parte della famiglia. L’immagine di Olivia girata di spalle, intenta alla ricerca dello zucchero negli sportelli della cucina, mentre evitava a tutti i costi il suo sguardo era ancora impressa nella sua mente".
SPOILERS SVU 24x12.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elliot Stabler, Olivia Benson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le luci soffuse dell’appartamento illuminavano il salotto e contribuivano a conferire all’ambiente una certa quiete; fuori, la città era ancora viva e frenetica e il suono distante dei clacson alleviava il silenzio della stanza.

Elliot, però, si sentiva tutt’altro che tranquillo: la parola giusta con cui definire il suo stato d’animo era irrequieto, pensò, mentre appoggiava il bicchiere ormai vuoto sull’isola della cucina di fronte a lui. Deglutì l’ultimo sorso di vino ancora in bocca per poi spostare la sua attenzione verso Olivia, il cui sguardo era rivolto alla parete.

Non sapeva cosa aspettarsi quando si presentò alla porta; la conversazione che aveva avuto con lei quella mattina continuava a ripetersi nella sua mente, mentre un’infinità di interrogativi aveva distolto la sua concentrazione dal lavoro, tanto che Ayanna gli intimò di andare a casa dopo che passò metà della giornata a ignorare i suoi ordini. Quando Olivia lo invitò dentro, sul suo viso non era più visibile alcuna traccia di trucco, i suoi capelli erano raccolti in una coda disordinata dalla quale cadevano due ciuffi ondulati e il suo abbigliamento formale era stato sostituito da un largo pullover celeste e dei leggings neri.

Era bellissima. Il pensiero era sulla punta della lingua, ma dovette mordersi un labbro per evitare di pronunciarlo ad alta voce; aveva il presentimento che nel momento in cui le sue gambe avrebbero varcato la soglia d’ingresso, la serata non sarebbe stata poi così serena da permettere quello scambio di parole. Qualsiasi cosa dovesse dirgli, era importante e intima al punto di non poter essere discussa altrove.

“Grazie per essere venuto” spezzò finalmente il silenzio Olivia.

Elliot annuì senza rispondere e voltò leggermente il capo nella sua direzione; fu sorpreso nel vedere un paio di occhi castani cercare i suoi.

“Non so da dove iniziare… ma voglio che tu lo sappia prima che qualcun altro te lo dica”.

“Non devi fare niente per cui tu non ti senta pronta, posso aspettare”.

Lei continuò a guardarlo: la sua espressione era cupa e le sue labbra strette tra i denti.

“Il mio psicologo mi ha suggerito di iniziare a essere onesta con me stessa…” disse, “e con te” aggiunse, spostando le gambe appoggiate allo sgabello e dirigendo il corpo verso di lui, “se voglio che questo funzioni”.

“Ti ascolto” la incoraggiò, imitando il suo movimento e trovandosi faccia a faccia con lei.

“Sono successe tante cose da quando te ne sei andato” iniziò alzando lo sguardo verso il soffitto, “ma una in particolare mi ha cambiata per sempre”.

Elliot posò gli occhi sulle sue mani: erano chiuse l’una nell’altra in quella che sembrava essere una forte presa. Era chiaramente nervosa e ciò era evidente nei suoi gesti.

“C’è stato un caso… tempo fa…” disse riprendendo a guardarlo, “uno dei più terribili che abbia mai visto”.

Olivia cominciò a raccontare di come, nel lontano 2013, un sospetto di nome William Lewis venne fermato dalla detective Rollins a Central Park, dei suoi precedenti e del suo sadismo nell’infliggere dolore alle vittime che avevano la sfortuna di capitare tra le sue grinfie.

“È entrato nel mio appartamento” mormorò, abbassando lo sguardo, “e mi ha torturata”.

Elliot strinse involontariamente le mani in pugni; i suoi lineamenti si indurirono di colpo e percepì un feroce senso di rabbia. Inspirò profondamente per cercare di calmare i nervi, ma fu del tutto inutile: aveva voglia di colpire un muro, di rovesciare qualcosa a terra e di trovare la canaglia che l’aveva ferita per fargliela pagare cara. Sapeva che la violenza non era una soluzione, le sedute terapeutiche lo avevano aiutato a trovare altre valvole di sfogo decisamente più sane, ma in quel momento non era sicuro di riuscire a controllarsi.

Avvertendo il suo sconforto, Olivia lo scrutò attentamente e fece una pausa per prendere fiato a sua volta.

“Olivia” sussurrò Elliot – la sua voce flebile e tinta di dolore – “io non… non ne avevo idea. Devi credermi”.

“Ti credo” rispose piano.

“Se lo avessi saputo…”.

“Elliot”.

“Se lo avessi saputo, avrei preso il primo volo per tornare”.

Elliot la osservò mentre i suoi occhi si inumidirono e le sue labbra tremarono lievemente; voleva allungare le braccia per toccarla, per sentire che fosse effettivamente ancora lì con lui, ma pensò che non fosse la scelta più indicata.

“Volevo che tu fossi qui” riprese lei con la voce spezzata e chiudendo gli occhi per non far uscire le lacrime, “più di qualsiasi cosa”.

Al suono di quelle parole, le sue mani si chiusero ancora di più, fino a che le sue unghie non forarono i palmi. Sentire Olivia così vulnerabile non faceva altro che accentuare il suo interminabile senso di colpa, il suo rimorso per averla lasciata sola ad affrontare l’inferno.

“Mi ha rapita e tenuta con sé per quattro lunghissimi giorni” continuò lei tra i singhiozzi, “ho… ho ancora le cicatrici di cosa mi ha fatto”.

“Olivia…”.

“Non voglio scendere nei dettagli” replicò, scuotendo fortemente la testa mentre le lacrime le bagnavano il viso, “è troppo doloroso farlo”, aggiunse dopo qualche secondo di silenzio, “ma volevo che–”.

A quel punto Elliot la interruppe e si alzò in piedi per stringere le braccia attorno alla sua schiena; Olivia era ancora seduta, ma appoggiò il capo sul suo petto senza proteste. Proseguì a piangere mentre lui la sosteneva per alcuni secondi, fino a quando lei stessa non allungò le braccia per cingergli la vita.

“Va tutto bene” cercò di rassicurarla mentre le accarezzava il dorso, “sei al sicuro ora”.

“Ero così impaurita Elliot” sussurrò dopo qualche minuto di silenzio – la sua voce soffocata dal loro stretto abbraccio – “e volevo chiamarti…”.

“Mi dispiace tanto Olivia” bisbigliò, “mi dispiace”, ripeté.

Il dolore che provava in quell’istante era inimmaginabile, ma era nulla in confronto a quello che lei aveva dovuto sopportare; quella sera, doveva dimostrarle di essere l’uomo del quale poteva ancora fidarsi.

“Sei la persona più forte che io conosca” disse piano Elliot, sollevandole delicatamente il viso per guardarla negli occhi, “sei sopravvissuta e sei qui”, aggiunse, “questa è la cosa più importante”.

I suoi polpastrelli asciugarono le lacrime ancora presenti sulle sue guance e scivolarono gentilmente lungo i suoi lineamenti. Iniziava ad avvertire un bruciore agli occhi e riuscì a malapena a trattenere le gocce che minacciavano di scendere; i sentimenti che provava per la donna di fronte a lui erano sconfinati e se c’era una cosa che desiderava, era quella di proteggerla da tutte le ingiustizie del mondo, anche se aveva miseramente fallito da circa dieci anni.

“Ciò che ti è successo non definisce chi sei” asserì con fermezza, tentando di mascherare l’emozione presente nella sua voce.

Olivia tirò su con il naso e si alzò; il suo respiro era irregolare e i suoi occhi incerti.

“Ti ho pensato tutto il tempo in quei giorni” confessò sottovoce, quasi imbarazzata al pensiero, “eri l’unica persona che avrei voluto vedere”.

Elliot abbassò il capo e una lacrima scese irrefrenabile: era arrabbiato con se stesso.

“Mi dispiace Olivia” disse con voce roca, “non hai idea di quanto” continuò, “vorrei poter riparare ai miei errori”.

“Te l’ho raccontato perché… il caso con Oscar Papa e ora Moreno mi ha fatto ritornare alla mente… quei momenti… e in entrambe le circostanze, ti avrei voluto al mio fianco” ammise adagio.

“Non mi perdonerò mai di non essere stato presente” rivelò, “ma ora sono qui… di qualsiasi cosa avessi bisogno… sono qui”.

Lei lo guardò per qualche istante senza dire nulla per poi avvicinarsi a lui.

“Lewis ora è…” parlò di nuovo Elliot.

“Morto” rispose, intuendo la sua domanda.

“Bene” disse, “bene”.

“Non mi ha… lui non ha–”.

“Dio, Olivia” ansimò, chiudendo la distanza che li divideva per abbracciarla, “è tutto finito, sei al sicuro ora”.

Olivia gettò le braccia al suo collo, accostando la testa sulla sua spalla; la sentì rannicchiarsi il più vicino possibile a lui, mentre percepiva il suo respiro caldo vicino alla gola, provocandogli dei piccoli brividi sulla schiena. Elliot la strinse ancora più forte a sé: non voleva lasciarla andare.

“Non sono la stessa persona che ero prima, Elliot” confidò a bassa voce.

“Sei molto di più” controbatté lui, portando le labbra all’altezza del suo capo, sfiorandole appena la fronte.

In quell’istante, la avvertì rabbrividire e lasciar andare un lungo respiro affannoso.

“Mi sei mancato” mormorò, sfregando la sua guancia contro la sua.

“Anche tu” rispose piano, accarezzandole la schiena.

Sentì Olivia strofinare il viso sul suo ancora una volta prima di staccarsi leggermente.

“Sai che ti voglio qui, vero?” domandò, facendo scendere le braccia dal suo collo per appoggiarle delicatamente sul suo addome, “non voglio che tu ti faccia di nuovo del male”.

“Sto provando ad essere presente” replicò, guardandola negli occhi con sincerità.

“Lo so” disse annuendo, “è solo che… ho paura”.

“Lo capisco” rispose, mettendo le mani sopra le sue, “ma sono qui. Possiamo fare le cose una alla volta”.

“A patto che tu stia lontano dai proiettili” disse lei, avvicinandosi lentamente, “mi hai fatto spaventare l’altra volta”.

“Ti prometto che starò più attento” replicò lui con sicurezza.

Elliot la osservò mentre continuava ad avvicinarsi, fino a quando non si fermò per dargli un bacio sulla guancia; fu colto alla sprovvista da quel gesto d'affetto, ma prima che potesse commentare, Olivia parlò.

“Voglio che tu sia presente nella mia vita Elliot” confessò guardandolo, “ho solo bisogno di tempo, credo… e che tu sia qui…”.

“Sarò qui Olivia” la rassicurò, “non c’è nessun altro posto in cui vorrei essere”.
   
 
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