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Autore: Farkas    02/05/2023    2 recensioni
Per salvare la vita di sua zia Peter non ha altra scelta che fare un patto col diavolo. Non deve vendere l'anima, ma il suo matrimonio con MJ che verrà cancellato dalla storia, in modo che Mefisto possa cibarsi dell'infelicità che i due proveranno per l'amore perduto. Peter accetta e ottiene anche che tutto il mondo esclusa MJ scordi la sua identità, mentre lui e la rossa dimenticheranno di aver stipulato il patto. Ma Mefisto, vuole di più. E per ottenerlo fa leva su quello che è forse il sentimento più potente in grado di provare qualunque creatura senziente: l'amore.
Il demone dunque fa un'offerta ulteriore a Mary Jane: se entro un anno riuscirà a riconquistare Peter lui renderà loro il matrimonio, in caso contrario prenderà l'anima della rossa. Ma un uomo d'affari prudente sa che conviene diversificare gli investimenti e quindi Mefisto fa la stessa proposta anche a Felicia, permettendole di ricordare la vera identità di Peter ed eliminando tutti gli impedimenti a una sua storia con lui, garantendole una chance di successo.
Spinte dall'amore entrambe accettano. Chi vincerà questa diabolica scommessa?
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Curt Connors, Felicia Hardy, J. Jonah Jameson, Mary Jane Watson, Peter Parker
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Un nuovo giorno

 

Capitolo 17: La bufera

 
Malgrado al F.E.A.S.T. ci fosse sempre tanto da fare, molti si erano volentieri presi un momento di pausa, quando uno dei loro collaboratori era entrato di corsa e aveva annunciato di essere guarito da un cancro terminale.
-Me l’hanno detto ieri… non riesco ancora a crederci- disse Eddie Brock ridendo e piangendo contemporaneamente, mentre gli astanti gli davano pacche sulle spalle.
-È meraviglioso Eddie! Ha sentito signor Li? Un altro dei miracoli che avvengono in questo posto-.
-Via May non creiamo false speranze… comunque siamo molto felici per te Eddie- fece sorridendo Li. -Penso che la cosa meriti un festeggiamento. Che ne dici di sacrificare una delle tue meravigliose torte? -.
 
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-Guardiamo in faccia alla realtà: il Bugle è diventato un giornalaccio- sospirò Robbie, mentre lui e Ben Urich si concedevano un hot-dog durante la pausa pranzo. -Jonah non si è ancora svegliato, ma tutto sommato la cosa non ha molta importanza: anche se avesse i soldi per comprare il giornale, Bennett non glielo venderebbe. In tutta coscienza però, io non posso continuare a lavorare per lui-.
-E nemmeno io- ammise Urich. -Quindi per come la vedo io abbiamo due possibilità. La prima è la più semplice: ci dimettiamo e cerchiamo lavoro altrove. Non dico che lo troveremmo all’istante, ma avremmo buone possibilità. I nostri nomi contano qualcosa nel mondo del giornalismo-.
-La numero due? -.
-Prendiamo esempio proprio da Bennett e ci mettiamo a cercare qualcosa di compromettente su di lui. Se lo troviamo, lo passiamo a qualche nome grosso della concorrenza e con un po’ di fortuna riusciremo a farlo scoppiare-.
Robbie tacque qualche secondo, poi disse: -Bennett è un verme, ma l’idea di cercare di rovinarlo mentre mi paga non mi piace-.
-Nemmeno a me. Ma credo sia ciò che vorrebbe Jonah. Hai visto come sta trasformando il Bugle-.
-Possiamo attaccare Bennett anche da un altro giornale-.
-Potremmo non avere la libertà d’azione necessaria, e poi sembreremmo degli infami che cercano di affossare il Bugle dopo averci lavorato per anni. E lo sai anche tu-.
Robbie si passò una mano sulla faccia.
- Non mi piace, ma hai ragione. D’accordo allora, ma solo a patto che non tiriamo dentro nessun altro-.
Ben annuì:-Io e te non siamo più dei ragazzini, e non abbiamo mutui da pagare o persone a carico. Se pure perdiamo il lavoro, in qualche modo ce la possiamo cavare, ma…
-… Ma tra quelli che la pensano come noi, ci sono dei giovani a cui Bennett potrebbe rovinare la carriera con i suoi contatti e persone che devono mantenere una famiglia- completò Robbie. -Secondo me dovremmo anche indagare su Crowne. Visto che Bennett è legato a lui, se venisse fuori che è corrotto, sarebbe un duro colpo per la sua immagine-.
-Crowne è corrotto eccome. Si è affidato a Osborn-.
-Osborn al momento è off-limits. Un miliardario criminale per volta-.
 
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“Grazie al cielo Bennett non ha voluto me per le foto dell’articolo diffamatorio su Li. Però devo dirlo a zia May… tanto lo scoprirà comunque e preferirà saperlo da me”.
Mentre volteggiava in direzione del F.E.A.S.T. Peter si sentì l’amaro in bocca. Jonah non dava segni di ripresa e il giornale per cui lavorava da più di dieci anni, era diventato uno schifo di tabloid.
Il Bugle era stato qualcosa di passeggero all’inizio, un modo per tirare avanti economicamente dopo la morte di zio Ben, ma col tempo Peter era arrivato ad amarlo e sentirlo parte della sua vita. Certo, aveva lavorato anche altrove e fatto altro che il fotografo, ma comunque quel giornale era importante per lui.
C’era stato un tempo in cui aveva sognato di diventare scienziato, ma con stupore si rese conto che ormai non ci pensava più da un pezzo. Quando era stata l’ultima volta che si era occupato di scienza per qualcosa di diverso dalle sue attività di vigilante? Non lo ricordava.
Dopo essere atterrato si tolse il costume. Di certo la zia gli avrebbe chiesto di fermarsi per aiutare i volontari… quella mattina non sarebbe riuscito a passare all’ospedale, quindi. Be’ ci sarebbe andato la sera, anche se questo probabilmente avrebbe voluto dire non vedere Felicia… perché pensare a quella possibilità gli faceva sentire una sorta di vuoto al petto? Un quesito che era meglio accantonare per il momento. Meglio indagare sul perché si stava mangiando torta.
-Ehi, zia c’è una fetta anche per me? Che si festeggia? -.
-Una cosa meravigliosa: Eddie è guarito dal cancro! Il medico dice che scoppia di salute- fece sorridendo l’anziana signora.
-CHE COSA?!- urlò esterrefatto Peter.
“Osborn a capo dei Vendicatori, Brock che guarisce dal cancro… quale sarà la prossima? Doc Ock in lizza per il Nobel? Fisk sindaco?”.
Notando le espressioni confuse degli astanti, il supereroe si sforzò di sorridere.
-Cioè… è incredibile! Davvero fantastico! Comunque dovrei parlarti… so una cosa che potrebbe interessare a mister Li-.
Sentito l’avvertimento del nipote, May scosse il capo e sospirò: -Se lo sapesse il povero signor Jameson… sapevo già che il Bugle era diventato spazzatura visto come parlano del povero Bill Hollister, ma che se la prendano anche con noi, solo perché Martin lo sostiene…-.
-Ambasciator non porta pena- ci tenne a precisare Peter alzando le mani. - Ma sono sicuro che il peggio che potrà fare Bennett sarà inventarsi qualche panzana. Non ti buttare giù zia-.
-Certo. Be’ credo sia il caso che vada a parlare con Martin…-.
 
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MJ aveva deciso di schierarsi a favore di Hollister durante le elezioni: il supporto di una celebrità avrebbe potuto aiutare e quindi avrebbe fatto una dichiarazione a suo favore durante lo show, come le aveva suggerito Lily. Malgrado la conoscesse appena, era andata a trovarla più che altro per essere di supporto a Harry. Aveva sperato di trovare lì anche Peter, ma l’amico le aveva detto che era passato al ricovero per senzatetto dove sua zia faceva volontariato.
Non aveva impegni per il resto della mattina… se avesse corso, forse lo avrebbe trovato lì. Doveva parlargli. C’era una cosa che doveva dirgli.
In quel momento una figura attirò la sua attenzione. Era lontana e di spalle, ma la rossa era troppo abituata alla sua figura per non riconoscere la Gatta Nera.
Che diamine ci faceva in un ospedale? Non vedeva cosa ci fosse da rubare lì… ma se avesse voluto rubare qualcosa, non se ne sarebbe andata in giro con tanta nonchalance… forse si era unita a una di quelle squadre di supereroi sovvenzionate dal governo?
Per un attimo MJ penso di correrle dietro per salutarla, ma poi realizzò che Felicia non poteva ricordarsi chi fosse e si allontanò verso l’uscita.
 
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Grace Milton moriva dalla voglia di prendere a calci qualcosa. Sua madre possibilmente.
“Potresti provare a iscriverti all’Azione Cattolica, così conosceresti un po’ di gente nuova” era da anni il ritornello preferito di quella scema e la sera precedente era tornato all’attacco, lagnandosi che usciva poco, che non aveva un uomo e tutta la solita roba trita e ritrita che tutti in famiglia conoscevano a memoria.
L’Azione Cattolica! Proprio un bel posto per passare il tempo! Grace aveva controllato il sito internet e gli eventi in programma erano gite di uno o due giorni in vari monasteri, pasti inclusi, seguiti da esercizi spirituali e ovviamente da due messe al giorno con possibilità di confessione, mentre per chi volesse rimanere in città erano disponibili conferenze e processioni religiose. Una vera botta di vita, insomma.
Non che ne fosse sorpresa e in effetti non si poteva certo pretendere che un’associazione religiosa, proponesse ai suoi membri attività non connesse alla religione, ma ne aveva le tasche piene di sua madre che continuava a lagnarsi della sua inesistente vita sociale, mentre sua sorella aveva un fidanzato e usciva almeno tre sere a settimana.
Grace non aveva molti amici per il semplice fatto che era poco amichevole, e non usciva molto perché uscire non le piaceva tanto. Tutto qui.
In ogni caso lei non aveva la minima intenzione di pagare per buttare via un fine settimana in qualche convento di montagna, costretta a starsene in silenzio tutto il giorno, mentre si sentiva dire quanti monaci avevano ottenuto splendide visioni del Paradiso in virtù dell’impegno messo nella preghiera e dell’essersi confessati almeno due volte al giorno.
Fosse almeno stata una baciapile sua madre, invece aveva semplicemente paura che lei rimanesse zitella e non se ne andasse mai via di casa.
Ciò che Henrietta Milton non voleva capire era che non tutte le donne sono fatte per essere madri e che Grace era già innamorata della carriera. Non sarebbe mai stata capace di mettere da parte le sue ambizioni per occuparsi di un bebè o di un fidanzato che si sentiva trascurato.
Poi c’erano sempre quei posti in cui si poteva restare incinta artificialmente… se una volta raggiunto il successo professionale e una certa età si fosse davvero trovata sola, nulla le avrebbe impedito di farci un salto e di avere qualcuno che badasse a lei quando sarebbe stata vecchia.
Comunque di casa se ne sarebbe andata via presto: l’azienda per cui lavorava stava per aprire una filiale a Austin e Grace aveva buone possibilità di ottenere un posto di responsabilità lì. Un passo in più sul percorso che l’avrebbe portata a ottenere un posto di dirigente, uno stipendio da favola e di conseguenza una vita agiata. Inoltre a vivendo a più di millesettecento miglia di distanza, le ingerenze di sua madre nelle sue scelte di vita sarebbero per forza di cose diminuite.
Mentre si avviava verso l’ufficio, notò una ragazza bionda in lontananza. Carina, anche se aveva l’aria decisamente troppo corrucciata per qualcuno di quell’età.
“Di sicuro ha pure lei un genitore che la strazia. Oh, be’ ognuno ha la sua croce, anche se di sicuro in quei noiosissimi raduni parleranno solo di quella più famosa”.
 
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L’ingresso di MJ attirò un bel po’ di sguardi sorpresi. Non tanto dai senzatetto, che per ovvi motivi non erano molto informati sulle celebrità, ma da alcuni dei volontari.
-Guardate quella è Mary Jane Watson! -.
-L’attrice? Ma che ci fa qui? -.
-Forse, vuole parlare con mister Li… magari è anche lei una sostenitrice di Hollister! -.
A MJ piacevano i suoi fan, ma in quel momento desiderava vedere un’unica persona, che in quel momento stava distribuendo coperte. Si fece coraggio e lo chiamò.
-Accidenti che faccia…- fece la rossa quando Peter la raggiunse. Che ne fosse stata la sua apparizione la causa? Tutto sommato sarebbe stato comprensibile.
-Eddie Brock è miracolosamente guarito dal cancro e ho dovuto fingere di esserne felice, dopo che Osborn è stato trattato come l’eroe nazionale… mi perdonerai se non sono proprio al settimo cielo- brontolò Peter.
-Che?!- fece la rossa, sconvolta, ma anche felice di sapere che non era stata la sua presenza a dare sui nervi a Peter.
-È un piacere vederti MJ- commentò May raggiungendo i due giovani- Perché non dai una mano a Peter con queste coperte, già che sei qui? -.
-Volentieri-.
 
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-So che non ha più il simbionte, e che dovrei essere contento che sia guarito, però…-.
-… però sei umano e ti ricordi che ti ha quasi ammazzato una ventina di volta- sbuffò la rossa. – E quella porcheria non centrava niente con quello che faceva: ce l’hai avuta addossa pure tu, e non sei diventato un maniaco omicida. La colpa è stata solo di Brock-.
-Be’ adesso sembra davvero cambiato. E comunque ormai è inoffensivo- sospirò Peter.
Era stato bello poter perdere qualche momento a parlare di Eddie Brock, ma Mary Jane decise che era arrivato il momento di pilotare la conversazione sull’argomento principale, prima che saltasse fuori qualche invasione aliena, una carica di dinosauri, un attacco di troll o qualcosa del genere e lui dovesse correre a salvare il mondo.
-Non ci siamo visti molto da quando sono tornata in città- esordì.
Peter rimase in silenzio. Era vero, tra un’emergenza e l’altra non aveva dedicato molta attenzione a MJ… e soprattutto aveva passato un sacco di tempo con Felicia. La cosa lo fece sentire stranamente colpevole, sebbene non ne avesse motivo: primo era single ed era stata proprio Mary Jane a lasciarlo, secondo tra lui e la gatta non era successo proprio niente… anche se doveva ammettere che ne subiva ancora il fascino.
-Senti… non so se tornerà mai come prima fra noi due, ma tu… mi manchi. E voglio tornare a far parte della tua vita… se per te va bene-.
-Certo che va bene Mary Jane. Mi sei mancata moltissimo- rispose Peter. Si guardarono e per un istante fu come se tutti quei mesi in cui non si erano parlati non ci fossero stati… ma fu solo un istante e la voce di mister Li amplificata da un megafono li riportò alla realtà.
-Attenzione! È stata appena annunciato che una bufera di neve imperverserà sulla città per tre giorni. Per tutto questo periodo di tempo sarete i benvenuti qui e siete pregati di spargere la voce il più possibile-.
-Be’ passerò tre giorni di relax- commentò la rossa. Era felice che Peter volesse che tornassero ad essere perlomeno amici… poi magari… col tempo… non poteva negare di sentire sempre di più la sua mancanza… perfino il fattore Spider-Man, in certi momenti non le pareva più una cosa grave.
 
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Felicia uscì dall’ospedale un po’ abbacchiata per la mancata visita di Peter. Chissà cosa stava facendo… in ogni caso ricevuta la notizia della tempesta, Hollister aveva preteso che parte del gruppo si fermasse in ospedale e sinceramente sperava non toccasse a lei. Dovendo starsene tre giorni senza poter uscire, avrebbe preferito stare a casa sua piuttosto che in un ospedale.
 
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Vin avrebbe passato i tre giorni di bufera alla stazione di polizia, quindi Peter aveva l’appartamento tutto per sé e dopo essersi fermato per il saluto a Lily era andato a fare provviste, trovando i negozi presi d’assalto. Felicia non c’era quando era arrivato, ma non se n’era stupito. Zia May invece si sarebbe fermata al F.E.A.S.T. per aiutare come meglio poteva.
Forse, la bufera in arrivo era una cosa positiva: avrebbe bloccato tutto per un po’. Norman, Minaccia, Mister Negativo… per qualche giorno non avrebbe dovuto pensarci.
I primi fiocchi di neve avevano cominciato a cadere. Peter li guardò quasi con gratitudine.
 
 
 

ANGOLO DELL’AUTORE

 
Altro capitolo di passaggio, ma come ho detto devo per forza dare un po’ di spazio alle situazioni dei vari personaggi e la cosa alla fine ne occupa davvero parecchio. Comunque Peter non sta per godersi una vacanza e presto si tornerà alle super scazzottate.
Ci si vede nelle recensioni!
  
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