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Autore: Dreamer47    03/05/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
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Hunters' Legacies
Capitolo 66.


Guardando la donna dai lunghi capelli ramati seduta per terra con le lacrime agli occhi e il volto contratto in un'espressione sofferente, Dean e Sam non riuscirono a far altro che provare compassione e immedesimarsi in lei, comprendendo ma non condividendo il motivo per cui avesse dato la caccia a molti umani, uccidendoli uno dopo l'altro solamente per scombinare l'ordine naturale della terra e per attirare l'attenzione di Morte. 
Billy si era effettivamente presentata, ma non aveva concesso a Rowena il ritorno di suo figlio perché il destino di Crowley era compiuto e mai nessuno sarebbe stato capace di riportarlo indietro dopo che si fosse sacrificato in quel modo per salvarli tutti, chiudendo il portale sull'altro mondo che Jack avesse accidentalmente aperto mentre Kelly era in travaglio. 
I due fratelli ascoltarono bene le parole di Billy, che specificò che chiunque fosse morto non sarebbe più potuto tornare: non importava quanto loro si sarebbero sforzati, perché Morte non avrebbe mai lasciato che uno dei loro cari tornasse nuovamente in vita sconvolgendo l'equilibrio che lei stessa avesse faticato per ripristinare. 
In quel momento Dean si ritrovò a distogliere lo sguardo dagli occhi scuri e perentori di Morte e strinse la mascella, capendo che quello fosse il vero motivo per cui ogni volta che si fosse sentito quasi vicino a trovare un modo per riportare Abby indietro, esso fallisse miseramente. 
Morte glielo avrebbe sempre impedito, ma Dean sapeva essere tenace e caparbio quando voleva, tanto che sollevò nuovamente lo sguardo verso Morte e le sorrise con aria di sfida: erano passati ormai due mesi e mezzo da quando Abby avesse perso la vita e nonostante non riuscisse neanche a respirare quando si soffermava a pensare a cosa fosse accaduto, Dean stava imparando a conviverci. 
Era tornato ad essere il padre che Mary ricordasse, cercando sempre di distrarla quando capiva che la bambina stesse pensando alla madre, e aveva imparato anche ad occuparsi del piccolo Richard tutto da solo, divertendosi davvero molto con il suo bambino, che non faceva altro che regalargli grandi sorrisoni.
Rowena alternò lo sguardo fra i due fratelli, entrambi seduti a terra come lei con la schiena appoggiata al muro, e lì guardò con occhi sinceramente addolorati per ciò che fosse arrivata a fare spinta dal dolore della perdita. "Credete che io possa trovare un modo per redimermi? Per riempire questo vuoto che porto dentro da quando il mio unico figlio si è sacrificato e ha dato la vita per salvare quella del pianeta?". 
Entrambi accennarono un sorriso e annuirono, perché potevano comprendere il dolore che la donna si portasse dentro: il senso di vuoto che nemmeno il sesso o l'alcol potessero riempire, il dolore più profondo che bruciasse dentro. 
Dean la guardò negli occhi per dei lunghi istanti sperando di non sbagliarsi e capí che Rowena fosse davvero dispiaciuta, che probabilmente fosse davvero cambiata. "Il vuoto che hai dentro non passerà mai: farà male e brucerà sempre dentro di te. Sarà difficile da sopportare e preferiresti essere morta piuttosto che portare questo dolore, ma alla fine della giornata ti renderai conto che sei viva e che puoi scegliere come incanalare le tue energie. Puoi piangerti addosso o uccidere qualcuno, oppure puoi redimerti aiutandoci a fermare l'ennesima apocalisse. Di nuovo". 
Rowena accennò un sorriso intenerito verso Dean e presto guardò anche Sam nello stesso modo, dicendo loro che sarebbe stata pronta ad affrontare nuovamente Lucifer ed a fermare qualsiasi arcangelo volesse fare loro del male, confermando che all'occorrenza sarebbe stata lì per aiutare ed i due ragazzi riuscirono a mettersi in marcia verso il bunker con la consapevolezza di avere a fianco un'alleata in più in quella battaglia così dura e ardua da vincere. 
Il viaggio verso casa fu tranquillo e quasi piatto, e Dean pensava che avrebbe passato l'intera tratta ad ascoltare qualche brano delle sue solite tre cassette mentre Sam fosse impegnato a russargli accanto dormendo in delle posizioni così assurde, che Dean avrebbe fatto bene a scattare qualche foto per far sapere al fratello quanto sembrasse ridicolo raggomitolato su se stesse. Ma Sam riuscì a smontare tutte le sue aspettative quando in macchina intraprese dei lunghi e strani discorsi, chiedendogli di fermarsi a mangiare uno dei suoi soliti doppi cheeseburger e magari anche di passare in uno strip club per allentare un poa tensione, facendo ridere da matti il maggiore che non si lasciava andare in esternazioni come quelle da ormai più di due mesi. 
"Vuoi davvero portarmi in un luogo pieno di perdizione e di assenza paterna? Proprio tu, Sammy?" chiese Dean iniziando a ridere di gusto nonostante quella risata non coinvolse neanche lontanamente gli occhi e scosse la testa guardando il fratello con aria divertita. 
Sam aggrottò le sopracciglia e accennò un sorriso, voltandosi a guardarlo con una leggera ironia nello sguardo e facendo spallucce come se quella fosse una cosa del tutto normale anche per lui. "Si, perché no? Hai bisogno di un po' di tempo per rilassarti, ne hai il diritto dopo tutto! Ti farebbe bene allentare la tensione di tanto in tanto e scaricare il peso che porti sulle spalle". 
Dean indugiò sul sul sguardo per qualche secondo ed il suo sorriso scemò, tornando poi a guardare la strada davanti a sé mentre l'Impala masticava un miglio dopo l'altro.
Allentare un po' la tensione, mangiare un cheeseburger, entrare in uno strip club e sbronzarsi portando con sé una delle ballerine prima di lasciare il locale: erano tutte cose tipiche di Dean, cose che aveva sempre amato fare e che avesse fatto così tante volte da perdere il conto.
Dean avrebbe voluto avere ancora la voglia di fare almeno una di queste cose, ma da quando Abby era morta non c'era niente che potesse tirarlo su, se non i suoi due figli in cui vedeva una parte diversa di lei in entrambi.
Il maggiore sapeva cosa volesse davvero il fratello e di certo non era portarlo in un locale pieno di donne mezze nude a cui avrebbe inserito qualche banconota nell'elastico degli slip; Dean prese un lungo respiro e tornò a guardare brevemente il fratello, mordendosi nervosamente il labbro mentre diventava via via più serio. "Senti, lo so che hai capito che il discorso di Morte non fosse riferito solamente a Rowena: ho provato in tutti i modi a riportare Abby indietro, ci ho provato Sam. Davvero. Sono andato a parlare con persone di tutti i tipi, dagli sciamani ai guaritori, dai sensitivi ai demoni, ma nessuno ha potuto aiutarmi perché Billy non permetterà mai che lei possa tornare a vivere". 
Rimase per qualche secondo in silenzio con un'espressione seria mentre guardava il fratello con aria stranita perché non si aspettava che Dean si sarebbe lasciato andare a delle confessioni così facilmente, e aggrottò le sopracciglia mentre lo guardava con il dispiacere che si leggesse sul viso, riflettendo sulle parole del ragazzo mentre lo osserva stringere le mani attorno al volante con più forza e serrare la mascella per soffocare la sofferenza che provasse anche solamente a parlare. "Perché non me l'hai detto prima? Ti avrei potuto aiutare, Dean". 
"Se ti avessi detto che ero pronto a morire pur di riportarla indietro, tu me lo avresti lasciato fare?". Il maggiore scosse la testa accennando un sorriso amaro non togliendo lo sguardo di dosso all'auto davanti a sé, incapace di voltarsi a guardare brevemente il fratello per non mostrargli lo strato lucido che si fosse condensato nei suoi occhi. "Abby era.. è l'amore della mia vita, Sam. Non esisterà mai nessun'altra per me e.. e mi ha dato due figli. Mi ha dato una famiglia. Il minimo che io potessi fare era provare a riportarla indietro. Dio, ho perfino provato a tornare in Purgatorio per capire se fosse finita lì. Ma non c'è niente che io possa fare per farla tornare, quindi devo lasciarla andare. Non importa che io continui ad amarla in questo modo così folle, Abby non tornerà mai più".
Sam sentí gli occhi pizzicare udendo le parole di suo fratello ed abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia, stringendo le labbra in una smorfia sottile per non far capire a Dean  quanto quel discorso lo avesse toccato nel profondo; tirò su con il naso ed annuì, accennando un sorriso e tornando a guardarlo con aria quasi contenta. "Abby sarebbe fiera di te e di come ti stai comportando con i bambini: stai facendo un ottimo lavoro con loro".
Dean accennò un sorriso amaro e sentí le budella rigirarsi nello stomaco, costringendolo a fare una smorfia di sgomento mentre continuava a focalizzarsi sulla macchina davanti a sé e stringeva forte il volante fra le mani; prese un altro lungo respiro e fece spallucce, mentre il cuore batteva forte nel suo petto. "Quello che voglio adesso è far tornare indietro la mamma e Jack: di questo almeno posso occuparmi".
Sam annuì e presto si ritrovò a stringere la spalla del fratello con una mano, cercando di fargli sentire che fosse sempre accanto a lui pronto a sostenerlo ed a stargli vicino nei momenti bui che stesse passando, e lo vide voltarsi verso di lui accennando un sorriso amaro. "Ci riusciremo, Dean. Te lo prometto". 


"Il tempo passa, ma continua proprio a fare schifo!". 
Jack la guardò per qualche momento e poi scoppiò a ridere in una fragorosa risata quando vedeva sua figlia sputare nel lavandino della loro casa un intero sorso di Gin, facendo una smorfia ed uscendo la lingua per dimostrare tutto il suo disgusto mentre lo osservava starsene seduto a capotavola, con i piedi sollevati sulla sedia davanti intento a bere la sua preziosa bevanda alcolica che avesse sempre adorato. "Come fa a non piacerti? È sempre migliore del tuo Whisky, Scotch o Bourbon che ti piacciono tanto". 
Abby scosse la testa e fece spallucce, appoggiandosi con i gomiti al lavandino per osservare il cielo sempre azzurrissimo e sereno tramite la finestra rettangolare posta sopra il lavabo, accennando poi un grande sorriso prima di voltarsi per tornare a guardarlo. "Abbiamo fatto il nostro giro in auto come tutte le mattine, hai cucinato la tua ricetta segreta per colazione, ci siamo persi dietro qualche altro ricordo, abbiamo bevuto dell'orrendo Gin, e adesso che facciamo?". 
Jack accennò un sorriso e mandò giù l'ultimo sorso della sua bevanda, scendendo le gambe dalla sedia per mettersi in piedi, avvicinandosi alla figlia e facendole l'occhiolino. "Dovresti rilassarti: non hai più una vita frenetica come sulla terra. Non hai scadenze, non hai orari né nessuno a cui fare rapporto, qui funziona così: fai quello che vuoi, quando vuoi, come vuoi. Nessuno viene a disturbarti se non fai niente di sbagliato". 
"Cosa potrei fare di sbagliato? Siamo tornati a Louisville da, mmh, non lo so? Dieci anni e mezzo?" chiese Abby aggrottando le sopracciglia mettendoci qualche secondo per fare mente locale e calcolare il rapporto fra il tempo in Paradiso e quello terreno, e fece spallucce guardando il padre con aria annoiata. "Mi manca la vita, papà. Anael non è ancora venuta a trovarci e ad aggiornarci, e io non ho la minima idea di cosa stia accadendo lì giù". 
Jack fece un passo avanti e sorrise, mettendo le mani sulle spalle della figlia per scuoterla leggermente mentre la guardava con aria sicura di sé. "Vedrai che staranno bene: i tuoi fratelli, Dean, i tuoi bambini. Stanno vivendo le loro vite e presto arriveranno qui, dopo aver vissuto una lunga vita intera piena di amore e di soddisfazioni. Non essere impaziente". 
Abby scosse la testa e sospirò rumorosamente, liberandosi della presa del padre ed avanzando nuovamente verso il lavabo dove appoggiò le mani, sbuffando appena mentre guardava la forte luce del sole colpire il giardino e trasmetterle serenità e pacatezza. "Sono solo preoccupata per loro: vorrei solamente sapere che stanno bene e che se la cavano. Se Mary è già cresciuta o se Richard ha già messo su qualche dente. Tutto qui, papà: ho capito e ho accettato la mia morte, e anche se potessi non vorrei mai tornare in vita. Mi piace stare qui con te, anche se sei un vecchio brontolone". 
Jack la sentí ridere divertita e sapeva che stesse facendo un grosso sorriso anche se non poteva vederla in viso, e l'uomo sapeva che se la figlia avesse avuto anche un solo ripensamento sulla sua nuova vita avrebbe fatto di tutto per evadere e il temporale sarebbe ricominciato: ma il sole splendeva alto nel cielo ormai da anni ed Abby sorrideva, stava bene ed era felice della sua nuova vita. 
Il padre avrebbe anche provato a rispondere per le rime, perché dei due l'unica brontolona era sempre stata lei, ma un bagliore alla loro destra li fece voltare verso l'ingresso della casa, dove videro una figura troppo illuminata quasi accecarli, costringendoli a coprirsi gli occhi con le mani.
Abby pensò subito con un sorriso che si trattasse di Anael o di Castiel venuti a parlare con loro per fare una chiacchierata e aggiornarli su quanto fosse accaduto sulla terra, ma quando si scoprì il viso e il bagliore dimuí, la ragazza sgranò gli occhi e spalancò la bocca proprio come fece il padre, rimanendo sconvolta per la nuova presenza che si fosse palesata in quella casa. 
"La mia ragazza!". 
Abby udì le parole del padre giungere alle sue orecchie e lasciare il suo fianco per andare incontro alla donna che fosse appena apparsa sulla soglia di casa, osservando Jack prenderla fra le braccia e sollevarla da terra con un sorriso per poi girare su se stesso; quella visione sbloccò ad Abby tanti ricordi legati alla sua ultima incarnazione, ricordi che ormai fossero sbiaditi dal tempo e dalla frenesia della vita, perché appartenevano alla piccola Abby di sei anni che osservava i suoi genitori giocare e ridere in quel modo così unico e speciale, desiderando un giorno di trovare un amore come il loro.
"Mamma?".
Isobel distolse lo sguardo felice da quello di Jack quando l'uomo la rimise a terra e lo spostò sulla giovane donna che fosse rimasta ferma in cucina, a guardarla come se avesse visto qualcosa di impossibile con i suoi stessi occhi. 
Lasciò la presa sul marito e avanzò lentamente verso la figlia, sorridendole con tenerezza e stringendola in un forte abbraccio: ad Isobel si era spezzato il cuore quando aveva guardato negli occhi di Abby e li aveva visti privi di vita, stesa sul letto ancora sporco dalla massiccia fuoriuscita di sangue che l'avesse uccisa. 
La strinse forte a sé e trattenne le lacrime di gioia nel poterla vedere ancora una volta, nel poterla toccare e nel poterla stringere forte a sé mentre pensava che un genitore non dovesse mai sopravvivere ai figli, altrimenti sarebbero arrivati a compiere un gesto estremo come quello che aveva fatto Isobel per lei. "Ciao, bambina mia". 
Abby sciolse l'abbraccio e sgranò gli occhi, stringendo la madre dalle braccia mentre la guardava con aria incredula e preoccupata. "Sei morta anche tu? Che ti è successo?". 
Isobel le prese il viso fra le mani con tantissima dolcezza, spostandole i capelli sulle spalle e sorridendo con aria fiera mentre sentiva il cuore battere forte nel suo petto per la felicità, iniziando a pensare che non ci fosse modo migliore di concludere la sua vita, se non in quel modo; la sua voce venne incrinata dalle troppe emozioni che provò quando rivide la sua bambina dopo aver pensato per tanto tempo che non l'avrebbe mai più toccata o vista. "Voglio solamente che tu sappia che ho sempre amato te e i tuoi fratelli, vi ho sempre messi sopra ogni altra cosa anche se ero lontana: l'ho fatto per proteggervi, amore mio. Volevo ripulire il mondo per voi, per farvi vivere in un posto più sicuro, così come hai fatto tu quando già aspettavi il tuo secondo bambino. Spero che adesso tu possa capirlo..". 
Abby aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria confusa, scuotendo la testa e guardando per qualche istante il padre dietro la donna, il quale sembrava essersi tramutato in una statua troppo rigida e immobile, tanto da far irrigidire e preoccupare anche lei; tornò a guardare la madre che non aveva smesso neanche per un secondo di sorriderle e sollevò un sopracciglio, iniziando a sentirsi a disagio dentro il suo stesso corpo. "Io non capisco, mamma. Perché mi stai dicendo queste cose adesso? Dimmi cos'è successo e basta".
Isobel si chinò a baciarle teneramente la fronte con un dolce sorriso, guardandola per qualche altro secondo negli occhi azzurri di sua figlia così identici ai suoi e le sfiorò i capelli rosso mogano che avesse ereditato da lei, mentre pensava che non esistessero creature più belle dei suoi tre figli. "Buon viaggio, piccola Abby. Va' a riprenderti la vita che meriti. Ci rivedremo presto, te lo prometto". 
Non ebbe il tempo di chiedere per l'ennesima volta alla madre cosa diavolo fosse successo e perché anche lei si trovasse in Paradiso insieme a loro, quando la sensazione di disagio di Abby iniziò ad estendersi sempre di più a tutto il corpo, facendola tremare e sentire freddo nello stesso modo che provava quando era umana.
Ebbe così paura quando sentí il corpo come se si stesse sgretolando e guardò il padre con espressione supplichevole, chiedendogli aiuto perché non capiva cosa le stesse succedendo, ma presto vide Jack sorriderle ed annuire, dicendole con un po' di nostalgia negli occhi di non opporsi al processo e che fosse stato davvero felice di aver trascorso quei quasi vent'anni insieme a lei, nella loro vecchia casa a Louisville. 
Guardò i suoi genitori per un'ultima volta, chiedendogli di spiegarle e di aiutarla perché faceva davvero male, ma pesto Abby iniziò a vedere tutto buio attorno a sé, sentendosi immediatamente risucchiata all'indietro, come se venisse afferrata dalle spalle facendola urlare per il dolore e per la paura. 



Inizialmente fu soltanto una lieve sensazione piacevole sul viso e su tutto il corpo, facendola persino sorridere mentre teneva gli occhi chiusi e si rannicchiava di più su se stessa per non disperdere il calore e il tepore del suo stesso corpo.
Ma successivamente sentì la forte pioggia iniziare a picchiettare sul viso con prepotenza ed Abby si costrinse a sbattere le palpebre un po' più forte, aprendo gli occhi di scatto in preda alla paura. 
Si guardò attorno con aria smarrita, riuscendo a distinguere davvero poco dell'ambiente attorno a sé per via del fitto buio della notte, illuminato solamente dal chiarore della luna; Abby tremò per il freddo e la paura di trovarsi da sola in mezzo ad un bosco che non riconosceva mentre la pioggia incessante continuava a bagnarla da capo a piedi, inzuppandola e facendola tremare.
Fece leva con le mani sul terreno bagnato ed argilloso su cui si trovasse, sporcandosi il corpo ed i vestiti di fango e di foglie che le si appiccicarono addosso, e presto si mise in piedi iniziando a correre fra la fitta vegetazione senza neanche sapere in che direzione andasse. 
Ricordava di essere stata con suo padre nella loro casa a Louisville e che fosse arrivata anche sua madre, ricordava le parole senza senso di Isobel di cui non aveva capito il significato.
Corse velocemente, corse fino a non avere più fiato in corpo mentre cercava di schivare i rami e la pioggia le appannava la vista; corse fino a superare la coltre di vegetazione per raggiungere la strada asfaltata senza neanche capire come ci fosse arrivata, spinta dalla paura e dall'agitazione. 
Abby ricordava perfettamente di come si fosse svegliata in Paradiso, bagnata da quella stessa pioggia mentre stava sdraiata sul prato sempre verde di casa sua, ricordava come si fosse sentita subito in pace e al sicuro, niente a che vedere rispetto a come si sentisse in quel preciso momento: aveva bisogno di un luogo chiuso in cui ripararsi, in cui schiarirsi le idee e capire cosa fosse accaduto dopo l'arrivo di sua madre. 
Ma la strada statale in cui fosse sbucata era deserta e priva di case in cui potersi rifugiarsi, ma Abby continuò a correre come se fosse inseguita da qualcuno, come se dovesse scappare da qualcosa; tutto attorno a sé regnava il silenzio, rotto unicamente dalla pioggia che si scontrava contro ogni superficie che incontrasse: le cime degli alberi, i rami, le foglie, l'asfalto, il pietrisco. 
Ed Abby tremava mentre correva, tremava di paura e di confusione, mentre qualche lacrima di rabbia sfuggì al suo controllo quando si rese conto che nessuna di quelle emozioni le fossero appartenute in Paradiso e questo voleva dire unicamente che non si trovasse più lì e che.. 
Un lampeggiante rosso e blu e una sirena alle sue spalle interruppe i suoi pensieri e la sua corsa, e la ragazza si voltò di scatto, accecata dalla luce troppo forte dell'auto che le si fosse accostata accanto; si portò una mano davanti agli occhi per ripararli dalla luce abbagliante e udì la portiera aprirsi per poi tornare rumorosamente al suo posto, mentre due uomini sulla cinquantina iniziarono a puntarle delle torce contro. 
"Signorina, sta bene?". 
Abby vide i due poliziotti avvicinarsi a lei sempre di più, mentre la guardavano con aria interrogativa ma tenevano entrambi la mano sulla pistola posta ancora nella guaina della cintura, pronti a qualsiasi evenienza. 
Non rispose e abbassò la mano, guardandoli e studiandoli mentre la pioggia iniziò ad inzuppare le loro uniformi, e li vide scambiarsi un'occhiata stranita davanti al suo silenzio. 
"Qualcuno le ha fatto del male? Che cosa sta facendo a quest'ora della notte nel bosco? Morirà assiderata se non torna subito a casa!" esclamò uno dei due uomini aggrottando le sopracciglia e facendo un passo incerto verso di lei, mentre osservava i suoi vestiti strappati ed il suo corpo sporchi di fango e foglie. "Ce l'ha una casa, signorina? La possiamo accompagnare lì e potrà dirci perché correva sotto la pioggia alle quattro del mattino". 
Abby accennò un sorriso dolce e innocente, annuendo mentre osservava l'agente avvicinarsi a lei e porgerle una mano con delicatezza, sperando che la donna la prendesse senza fare scherzi e che potesse concludere il suo turno di notte accompagnandola a casa e poi tornando alla stazione di polizia; ma poi tutto accadde così in fretta che l'uomo non si rese neanche conto di essere rimasto intrappolato in una presa mortale fin quando non si trovò le braccia della donna attorno al collo, che lo stringevano forte fino a fargli mancare il respiro, animata da una violenza animalesca. "Christus
La ragazza strinse la presa sempre di più fino a quando non osservò l'agente non riuscire a contrastare la forza con cui lei lo stesse strangolando, del tutto convinta che quelli fossero due demoni venuti a portarle via il Paradiso che le spettasse di diritto. 
Abby non voleva andarsene, non voleva tornare a combattere, ma sapeva di doverlo fare per riuscire a raggiungere nuovamente i suoi genitori da cui fosse stata ingiustamente allontanata. 
Voleva solamente tornare a Louisville e trovare Jack ed Isobel ad attenderla sul porticato, come quando tornava da scuola e loro erano sempre li ad osservarla scendere dallo scuolabus con un grande sorriso sulle labbra. 
Lei voleva solamente tornare dalle persone che amava di più e che fossero in Paradiso, voleva una spiegazione per essere stata sputata via come se fosse un rifiuto; Abby meritava di riposare in pace insieme ai suoi genitori. 
Aveva perso troppo per essere scaraventata in un luogo come l'Inferno. 
Un urlo uscí dalla sua bocca costringendola ad allentare la presa fino a lasciare completamente la presa sul collo dell'agente che stesse stringendo fino ad ucciderlo, osservandolo cadere rovinosamente in ginocchio alla ricerca di aria mentre veniva colta da un forte dolore proprio alla schiena; si voltò per qualche secondo e fece in tempo ad osservare il secondo uomo che le avesse appena sparato contro usando un teiser, per poi crollare contro il freddo e bagnato asfalto sbattendo il viso mentre chiudeva gli occhi e tutto divenne immediatamente nero.

 
 
  
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